Brano: [...]no da riva, Nino si voltava a guardare i due che seguivano, ormai distanziati. C'era ancora, in quel momento, Michele? Ma come poteva saperlo? Anche lui, aveva meno forza di Nino: pensava solo a inseguirlo, col cuore che gli martellava, e
162 LILIANA MAGRINI
nella bocca quel gusto tepido di sfinimento, più forte della frescura dell'acqua e del morso del sale. Non ne aveva colpa. « Non ne ho colpa » si ripeté, preso da un'accorata pietà di sé.
Provò ora un oscuro bisogno di provocare gli sguardi degli altri. Lasciò_ l'angolo dov'era tornato, si fece vicino al tavolo, sotto la lampada, e stette a guardare fisso sua madre che condiva l'insalata.
« Hai brutta cera! » disse Teresa fermandosi. Nel visetto smunto e abbronzato, le palpebre pallide, venate d'azzurro, sembravano larghe e fragili.
Marco senti lo sguardo della madre scorrere su di lui, come se essa cercasse i segni di un nuovo torto che le venisse fatto. La sua mano gli tastava il collo, le ascelle, la fronte, per sentire se avesse la febbre; una mano che interrogava in modo ben più incalzante dello sguardo.
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[...] tastava il collo, le ascelle, la fronte, per sentire se avesse la febbre; una mano che interrogava in modo ben più incalzante dello sguardo.
« No, sei fresco », concluse Teresa con aria rassicurata. « E guarda in che stato ti sei ridotto i pantaloni! », aggiunse dopo un momento. Ne scosse la polvere con la mano, Marco si senti oscillare come un fantoccio. « Tutto il giorno che mi sfinisco a lavare e stirare, e guarda come ti riduci! »
E Marco provò quasi piacere a vederla irritarsi così, senza che sapesse. E un senso di forza, appena alterato da un gusto amaro di vendetta.
Antonio mandò un sospiro. « Lascialo stare », disse. «È stanco ».
Lavorava sull'asticciola che aveva piallato prima, già incisa di foglie. L'altro pezzo di legno non era più sul tavolo. Il suo viso, piattamente illuminato dalla lampada, era stanco, le sue mani sembravano mortificarsi con impazienza a quel minuzioso lavoro. Teresa diceva che non ne poteva più, Marco non sapeva di che. Antonio depose l'asticciola sul tavolo e la sua mano, serrandosi lentamente, s'alzò[...]
[...]ltri, veniva in mezzo alla stanza. Fu prima un ometto segaligno dai lunghi baffi spioventi, il quale modulò con diligenza una complicata melodia, corrugando di tanto in tanto la fronte. Poi un balbuziente, che stava vicino a Marco (nelle pause, lo aveva visto lottare, scarlatto, contro quell'incepparsi del suono sui denti). Cantò invece con facile pienezza : il rossore che gli durava sulle guance pareva ora nato da una felicità infantile.
Marco provò, molto piano, ad articolare la voce. Impossibile. Pensò con angoscia di essere diventato muto: accadeva talvolta, lo aveva sentito dire, per uno spavento. Provò ancora, e gli sfuggì un lieve lamento. Se lo avessero chiamato a cantare, sarebbe quello, si disse, il suono che avrebbe emesso con tutte le sue forze. Lo conosceva : lo stesso grido con cui, risalendo dall'acqua, lui e Nino avevano chiamato Michele.
Fu per scappare. Nel lieve movimento che fece, vide finalmente suo padre. Era seduto in un angolo. Vicino a lui, un vecchietto gracile seguiva coi moti del viso il canto degli altri, ora accigliandosi, ora facendo cenni di lieta approvazione. Antonio aveva un'aria più distaccata. Teneva una mano nella tasca dove aveva nascosto il garofano. Marco[...]
[...]to punteggiato di spruzzi di sapone, come di domenica. Era forse per andare in questura che Luigi s'era fatto la barba alla mattina, e non come il solito al ritorno del lavoro. Teresa doveva anche aver pulito le scarpe buone d'Antonio, perché c'era fuori il lucido nero e la spazzola.
Si vesti, poi sedette sull'orlo del letto, preso da una grande spossatezza. Non comprendeva più la propria ira. Soltanto, si sentiva come derubato di qualche cosa. Provò a ritrovare il viso di Michele, come l'aveva visto la sera prima : ma non ne era capace. Per un istante,. gli pareva di afferrarne una linea, isolata: le sopracciglia schiarite dal sole sugli occhi mobili, l'orecchio un po' sporgente sul collo esile. Ma subito lo perdeva.
Pensò vagamente che i questurini sarebbero venuti, e che forse li avrebbero arrestati per aver taciuto; ma senza paura, piuttosto con un'acre soddisfazione.
Fu solamente il ritorno di sua madre a farlo muovere. Teresa mise subito sul fuoco la pentola per il brodo, e vi gettò dentro un pezzo di carne che aveva nella borsa. [...]