Brano: [...]ale meno forte, che lasciasse alle « altre isole » la loro autonomia. Così, durante la guerra contro i guerriglieri Indonesia
ni, l'Olanda cosa comprensibilissima — incoraggiò le tendenze
separatiste, di modo che il Governo dell'Indonesia indipendente si vide costretto ad esercitare una autorità centrale anche più forte per contrastare queste tendenze. E il forte « Stato Unitario », sotto ,l'influenza del capo del movimento di indipendenza, il Presidente Sukarno stesso, non fece che accentuare la rivolta regionale contro la preminenza accentratrice e « parassitica » dell'inesperta Giava.
Fin dal principio questa resistenza assunse una forma militare. La più importante era un'organizzazione ortodossa Musulmana, la DarulIslam, opposta alla Stato secolare e decisa ad organizzare l'Indonesia sulla base delle prescrizioni Coraniche. In un paese Musulmano al 90% non poteva mancare di avere una considerevole influenza. Già nei primi anni dell'indipendenza essa si era insediata in vaste zone occidentali di Giava, e aveva simpatizzanti a Borneo, Cele[...]
[...]rtanti regioni e riconoscevano l'autorità di Giacarta solo quando conveniva ai loro interessi. L'ambizione personale di questi capi militari locali era in realtà sostenuta dalla possibilità di commerciare le materie prime delle loro regioni direttamente con Singapore, le Filippine e altri porti stranieri, escludendo dal circuito i rappresentanti del Governo centrale.
Al di sopra di questa confusa situazione prevaleva l'autorità di Sukarno, come Presidente della Repubblica, e del Dott. Hatta, come VicePresidente. Come personificazioni della mistica della liberazione, essi continuarono ad essere molto stimati, e perfino i Capi militari ribelli, di solito, ritenevano opportuno manifestare ad essi la loro fedeltà. In realtà i due uomini si completavano mirabilmente a vicenda. Sukarno, un tribuno impetuoso ed eloquente con il dono particolare di saper trascinare le folle, rimase il sim
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bolo dell'elemento « rivoluzionario » nella lotta per la liberazione. La sua lunga e coraggiosa battaglia contro l'Olanda, durante e dopo la guerra di liberazione, gli accattivò l'affetto delle masse e, in[...]
[...]erciò con i sentimenti della popolazione delle « altre isole », scontente della predominanza di Giava.
L'incompatibilità di carattere dei due uomini, la sempre maggiore differenza di opinioni sulle questioni politiche di tutti i giorni, come pure le pressioni dei partiti politici sorte dietro i loro nomi, in diverse occasioni hanno messo a dura prova la difficile collaborazione tra loro. A Giacarta erano frequenti le voci di un conflitto tra il Presidente e il VicePresidente, e nessuno in realtà fu sorpreso quando, dopo le ultime elezioni generali, essi furono costretti a separarsi. Il dott. Hatta dette le dimissioni e Sukarno rimase da solo al timone. Tuttavia, il potere incontrastato aggiun to all'inevitabile aumento delle difficoltà politiche ed economiche non poteva non far crescere le critiche a Sukarno. Come in tanti altri paesi Asiatici di recente indipendenza, la corruzione crebbe, ci furono scandali pubblici e, per la prima volta, lo stesso Sukarno fu violentemente attaccato. Durante la sua visita in Cina e nell'Unione Sovietica egli fu ricevuto regalmen[...]
[...]i altri paesi Asiatici di recente indipendenza, la corruzione crebbe, ci furono scandali pubblici e, per la prima volta, lo stesso Sukarno fu violentemente attaccato. Durante la sua visita in Cina e nell'Unione Sovietica egli fu ricevuto regalmente e tornò apparentemente entusiasta di ciò che aveva visto; le critiche, fino a quel mamento vaghe e saltuarie, si fecero più forti e puntarono a riunire i Capi Musulmani e l'opinione pubblica contra il Presidente. Questa opposizione fu sottolineata solamente dall'intenzione dichiarata da Sukarno di modificare il tipo occidentale della democrazia parlamentare del paese e sostituirla con una « idea » sua per
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sonale di una « democrazia guidata » nella quale un Consiglio no minato, comprendente tutti i partiti in un comitato di esperti, avrebbe avuto la facoltà di veto sul parlamento.
Fin dall'inizio dell'indipendenza Indonesiana risultò chiaro che il paese era diviso in due principali correnti politiche. La prima era vagamente Marxista, nazionalis[...]
[...]bbe avuto la facoltà di veto sul parlamento.
Fin dall'inizio dell'indipendenza Indonesiana risultò chiaro che il paese era diviso in due principali correnti politiche. La prima era vagamente Marxista, nazionalista antioccidentale e aveva, le radici del suo dinamismo nella lotta anticoloniale. Si attuava principalmente nel Partito Nazionalista, fondato dallo stesso Sukarno. Alla sua sinistra c'erano i Comunisti, all'inizio rivali del Partito del Presidente, ma dopo i primi anni di indipendenza, suoi principali alleati. La seconda era essenzialmente conservatrice e la religione fungeva da comune denominatore. Era antimarxista, musulmana progressiva o ortodossa e, nel complesso, pronta ad accettare una stretta collaborazione coll'Occidente. In questa corrente religiosa di opposizione, il Partito principale era il Masjumi, con alla destra vari partiti Musulmani ortodossi. Tra i due gruppi i Socialisti, i quali, pur avendo un capo capace ed esperto nella persona di Sjahrir, persero importanza e, numericamente parlando, cessarono di avere la minima [...]
[...] sufficientemente stabile, che si appoggiavano sempre
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di più sulla forza equilibratrice di piccoli e discordi partitini. Di fronte a una tale instabilità di Governo — benché i Nazionalisti avessero ottenuto mezzo milione di voti in più dei loro principali avversari, i Masjumi — inevitabilmente venne a formarsi un blocco di sinistra sotto forma di una collaborazione sempre più stretta tra i Nazionalisti e il Partito Comunista. Il Presidente Sukarno, fidandosi della sua popolarità personale nel paese, si convinse che i Comunisti gli sarebbero serviti come strumento per vincere il blocco religioso. Secondo l'opinione di diversi osservatori, comunque, si correvano seri rischi che i Comunisti — piuttosto che servire come strumento — si infiltrassero nei ranghi nazionalisti e trasformassero lo stesso Presidente in un loro strumento per ottenere una posizione dominante nel Governo.
Fu nel belmezzo di queste manovre di coalizione che « l'idea » di una « democrazia guidata » del Presidente Sukarno fu lanciata nel vivace dibattito politico indonesiano. Retrospettivamente, sembra ora che essa rappresentò una svolta decisiva sia nella vita di Sukarno che in quella dell'Indonesia.
Nel giugno del 1957, dopo prolungate discussioni, si formò un Consiglio Nazionale, presieduto dallo stesso Presidente Sukarno. I membri del Consiglio erano nominati dal Governo e dovevano rappresentare tutti i principali elementi della società Indonesiana. Gli operai e i contadini, gli intellettuali e i soldati, i rappresentanti della gioventù e degli exguerriglieri, gli artisti, i leaders di minoranze nazionali, i capi di regione e i notabili in genere, i giornalisti nonché le donne, tutti dovevano avere i loro rappresentanti nel Consiglio. I due partiti più rappresentati erano quello nazionalista e quello comunista. Il Nahdatul Ulama, uno dei partiti Musulmani, decise dopo molte esitazioni di parteciparvi.[...]
[...]eri, gli artisti, i leaders di minoranze nazionali, i capi di regione e i notabili in genere, i giornalisti nonché le donne, tutti dovevano avere i loro rappresentanti nel Consiglio. I due partiti più rappresentati erano quello nazionalista e quello comunista. Il Nahdatul Ulama, uno dei partiti Musulmani, decise dopo molte esitazioni di parteciparvi. Ma i Masjumi si schierarono tutti all'opposizione e, ciò che è anche più grave, lo stesso ex VicePresidente Hatta espresse energicamente la sua ostilità. Il consiglio, comunque, fu formato col compito di dare, richiesto o no, il' suo parere al Gabinetto.
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È probabile che « la democrazia guidata » del Presidente Sukarno abbia dato ai Comunisti un'influenza maggiore di quanto non avrebbe consentito la loro forza numerica nel tradizionale gioco politico dei governi di coalizione. Nello stesso tempo è bene tener presente che « l'idea » rispondeva, entro certi limiti, a una necessità sentita in tutta l'Asia non Comunista. Parti sempre maggiori di opinione pubblica credono che il complicato sistëmä di democri zia parlamentare, ereditato per lo più dalle ex colonie, non potrà mai andare incontro aIlë reälí necessità del popolo ed è destinato a soccombere sotto il peso crescente dei prablemi economici. Nell[...]
[...]afforzare il potere esecutivo, può essere, ed è in realtà, interpretata in Asia come una preferenza dell'Occidente per le strutture democratiche inefficienti e superficiali che — secondo questa inter
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pretazione — rendono relativamente facili gli interventi economici da parte di imprenditori o uomini politici occidentali.
Cosi, mentre una grossa parte dell'opinione pubblica Indonesiana era sinceramente contraria all'« idea » del Presidente Sukarno, era relativamente facile convincere l'altra parte, altrettanto grossa e anticolonialista che tale opposizione non era che l'espressione di interessi personali da parte di stabili posizioni occidentali.
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Sulla sfondo particolare dell'opposizione latente fra l'Indonesia « affollata » e quella « vuota », le discussioni per la formazione del Consiglio Nazionale non potevano fare a meno di rafforzare la rivalità tra la « sinistroide » Giava e le altre isole « conservatrici », in particolare la più ricca fra queste: Sumatra. Il primo risultato concreto fu quello di confermare le paure[...]
[...]interventi fu l'insurrezione delle truppe cinesi nazionaliste a Burma quando, tra il 1949 e il 1954, il governo socialista del paese cercava di consolidare la sua politica estera neutrale e non impegnativa. L'inclusione del Pakistan nella S.E.A.T.O., l'aiuto finanziario del signor Diem, e il continuo armarsi di Ciangkaishek, non furono che gradi successivi.
Tuttavia questa volta la strategia in un certo senso falli. E non perché la politica del Presidente Sukarno fosse perfetta o perché gli indonesiani, con i loro atteggiamenti sconsiderati, si fossero già procurati gravi danni economici. Falli semplicemente perché, ancora una volta, si era basata su una valutazione errata della pubblica opinione asiatica.
Per tutta l'Asia il colonialismo olandese ha lasciato un amaro ricordo e, nel caso di un'azione che, sia pure con approssimazione, possa esser chiamata lotta contro un'indiretta ripresa dell'intervento
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Occidentale, gli indonesiani possono contare sull'appoggio della maggior parte dei[...]