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Il segmento testuale Près è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Massimo Mila, Guillaume Dufay, musicista franco-borgognone in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]e di Guillaume de Machault (13001377) nella musica e nella poesia francese, la vicenda terrena di Guillaume Dufay sembra ripeterne la parabola protoumanistica d'una giovinezza attiva nei civili negozi e nelle esperienze di corte, poi, con l'età matura, il ritiro nella quiete studiosa d'un canonicato, in compagnia d'una ricca biblioteca e magari d'una buona cantina.
Nato intorno al 1400 in un villaggio di nome Fay, forse vicino Gâteau Cambrésis, presso Chimay, nel Hainaut, questo gentile e colto umanista, laureato in diritto forse all'Università di Torino, oppure alla Sorbona, ebbe strette relazioni con l'Italia. Putto cantore nella cattedrale di Cambrai, vi fu probabilmente condiscepolo del coetaneo Gilles Binchois (14001460) alla scuola musicale di Richard de Loqueville, magister puerorum a Cambrai dal 1413 al 1418. Sono pure da supporre relazioni con Nicolas Grenon, canonico a Cambrai e maestro di cappella nella cattedrale durante il 1408 e il 1409. Si ritiene che nel 141718 il giovane Duf ay abbia fatto parte del seguito che accompagn[...]

[...]460) alla scuola musicale di Richard de Loqueville, magister puerorum a Cambrai dal 1413 al 1418. Sono pure da supporre relazioni con Nicolas Grenon, canonico a Cambrai e maestro di cappella nella cattedrale durante il 1408 e il 1409. Si ritiene che nel 141718 il giovane Duf ay abbia fatto parte del seguito che accompagnò Pierre Dailly, vescovo di Cambrai, al concilio di Costanza, e là abbia stretto relazioni altolocate che gli permetteranno ben presto di venire in Italia, presso la corte dei Malatesta a Rimini, dal 1419 al 1426. « Charles gentil, c'on dit de Malateste » proclamano le 3 voci unite in accordi di sonorità organistica, nel verso che conclude ogni strofa della ballata Resveillezvous, per le nozze di Carlo Malatesta con Vittoria Colonna, nipote del papa Martino y, nozze avvenute a Rimini il 18 luglio 1423.
Oscura è la sorte del musicista negli anni 142628: sembra che sia ritornato in Francia, forse a Parigi, forse in contatto con la corte di Borgogna nella residenza estiva di Lannoy, di cui salutò i buoni vini e la lieta dimora in una canzone che non è [...]

[...]a, potesse recarsi in patria a visitare sua madre. Nel 1435, il 21 marzo, risulta dai conti della tesoreria ducale il pagamento d'un salario annuo di 25 franchi a Dufay, qualificato ora magister capelle [sic! ] domini e non piú semplice cappellano.
Rientrato nella cappella pontificia (1435), la lasciò definitivamente nel 1437 e il 12 dicembre ottenne un vantaggioso canonicato nella cattedrale di Cambrai, su proposta di Nicolas Grenon. Ma non vi prese residenza stabile che a partire dal 1450; prima si ha notizia di soggiorni temporanei nel 1440, 1445 (l'anno prima, a Cambrai, gli era morta la madre) e nel 1446. Nel marzo 1449 risulta a Bruxelles e a Mons, dove aveva ottenuto un altro canonicato e dove il 3 marzo s'incontrò con l'antico condiscepolo Gilles Binchois, ora musicista nella cappella della corte borgognona di Filippo il Buono.
L'assorbimento di Duf ay nell'area francoborgognona, definitivo dopo il 1450, non troncò gli amichevoli rapporti con la corte dei Savoia, presso i quali Dufay afferma nel proprio testamento d'avere trasco[...]

[...]nei nel 1440, 1445 (l'anno prima, a Cambrai, gli era morta la madre) e nel 1446. Nel marzo 1449 risulta a Bruxelles e a Mons, dove aveva ottenuto un altro canonicato e dove il 3 marzo s'incontrò con l'antico condiscepolo Gilles Binchois, ora musicista nella cappella della corte borgognona di Filippo il Buono.
L'assorbimento di Duf ay nell'area francoborgognona, definitivo dopo il 1450, non troncò gli amichevoli rapporti con la corte dei Savoia, presso i quali Dufay afferma nel proprio testamento d'avere trascorso sette anni, forse tra il 1443 e il 1449. Gli ultimi contatti documentati sono del 1438 a Pinerolo, per tutto l'inverno a servizio di Ludovico di Savoia e Anna di Cipro, e nel 1450 a Torino, dal 26 maggio al 1 giugno. In quest'occasione, però, Dufay viene già registrato come cantor illustrissimus ducis Burgundiae.
Non si sa con certezza in quale università Dufay abbia compiuto gli studi di legge, conseguendo, non prima del 1441, non dopo il 1446, il titolo di baccalarius in decretis: forse a Parigi, forse a Torino o a Bologna. L[...]

[...]LLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 161
grandi avvenimenti storici o per invocare l'intercessione della Madonna e la grazia di Dio nell'ora della propria morte, attesa con la calma del saggio.
Qualcosa però non cambia mai nell'arte di Dufay, nonostante la sua evoluzione, ed è la coerenza della personalità: Dufay è un mite, un gentile. Affatto alieno dall'atletismo muscoloso di atteggiamenti eroici o dalla retorica della grandiosità, ci si presenta come un Mozart del Quattrocento.
Si potrebbe accostare la sua arte al compromesso stilistico di certa pittura quattrocentesca, che pur possedendo già la scienza della prospettiva e la capacità di rendere masse e volumi, d'altra parte ancora soggiace alla lusinga decorativa del fondo d'oro. L'eleganza lineare che accomuna l'espressione sacra e quella profana nelle Madonne di Lorenzo Monaco e di Gentile da Fabriano e nelle flessuose figure araldiche di cavalieri, di dame, di destrieri e levrieri delle scene « cortesi » d'un Pisanello. La mistica innocenza del Beato Angelico, e chete, silenziose armonie di borghesi interni fiamminghi: Van Eyck, Memling che dipinse il ritratto di Carlo il Temerario, ultimo duca di Borgogna dopo il lungo governo di Filippo il Buono. Al giovane principe, allora conte di Charolais, Dufay legò nel suo testamento « six livres de diverses chanteries », riservandosene però l'uso vita natural dur[...]

[...]nel Liber de arte contrapuncti, scritto a Napoli nel 1477, tre anni dopo la morte di Dufay: « La maggior parte delle opere di questi compositori respirano una tale soavità che si devono, secondo me, tener degne non soltanto degli uomini e degli eroi, ma ancora degli dei immortali. E certo io non le sento e considero mai senza provarne una nuova gioia e trarne nuovo affidamento ». Cosí noi si difenderebbe Strawinsky di fronte all'alluvione dell'espressionismo, e Dallapiccola e Petrassi di fronte alle frettolose liquidazioni dell'avanguardia.
Credette Cimabue nella pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
si che la fama di colui è oscura.
162 MASSIMO MILA
Cosí ha tolto l'uno all'altro Guido
la gloria della lingua; e forse è nato
chi l'uno e l'altro caccerà dal nido.
Il succedersi delle generazioni artistiche è fertile di tali scavalcamenti. Bonagiunta da Lucca, in Purgatorio, quando udí Dante proclamare il proprio credo poetico (« Io mi son un che quando Amor mi spira, noto, ed a quel modo, Che ditta dentro, vo significando[...]

[...]GNONE 163
sull'esecuzione, si trova nella Cronica di Giannozzo Manetti). Studi recenti sostengono che le proporzioni ritmiche della talea (6:4:2:3) ripetono, con fiamminga ricercatezza, le stesse sulle quali è costruita la cupola del Brunelleschi 2. Se questo è vero, si resta quasi sgomenti di fronte alla leonardesca acutezza intellettuale d'una costruzione musicale dove la gotica complicazione delle formule non compromette la resa poetica ed espressiva della composizione né il senso festivo e gratulatorio della lieta solennità religiosa,
e tuttavia fa quasi passare in sottordine il valore estetico, perché, in fondo, che cosa conta un bel mottetto in piú o in meno, di fronte a una cosí sbalorditiva esibizione di intelligenza costruttiva? In verità, il Dufay di Nuper rosarum flores non ha nulla da invidiare alla sapienza costruttiva degli ingegneri musicali fiamminghi, quali Obrecht e Ockeghem, e lo « agencement », la messa in opera di queste sottili strutture musicali ci fa pensare, con un balzo di cinque secoli, alla straordinaria luci[...]

[...]sso di « diminuzioni », la variazione melodica di Dufay meglio si giova dell'atmosfera lirica di Benedictus e Agnus Dei, e della concisa indeterminatezza verbale del Kyrie.
La religiosità è veramente la sostanza dell'anima di Dufay, ma non è una religiosità drammatica come quella di Josquin, di Orlando di Lasso e di Victoria; né solennemente pontificale come quella di Palestrina. E un bene intimo, serenamente posseduto, che ha la sua luminosa espressione giovanile nel citato mottetto fiorentino Nuper rosarum flores (1436). Nei capolavori della vecchiaia (Ave Regina coelorum, mottetto e messa) quella religiosità si colora di commovente autocommiserazione, ma mai il Dio di Duf ay potrebbe prendere la figura temibile del judex venturus (purtroppo è perduta la Messa da Requiem che Dufay aveva scritto per se stesso). È un Dio pietoso, tutto compassione, carità, amico della bellezza, dei fiori; forse non ha nulla in contrario nemmeno nei riguardi delle « mirandae puellae » fiorentine.
Nell'età matura si spiega la sollecitudine civile dell'art[...]

[...] amici eius spreverunt earn ») conferisce vibrazioni epiche al lutto della cristianità, dando voce a un musicale sentimento del tempo e della storia. Un curioso colorito russo sembra rivestire il melos del Tenor per voce di basso, che richiama irresistibilmente alla memoria l'esotico canto delle schiave persiane nel quarto atto della Kovanscina. Dello straordinario banchetto in cui la composizione di Duf ay venne eseguita, con elementi scenicorappresentativi, resta una pittoresca descrizione nei Mémoires di Olivier de la Marche (ca. 14251502) e nella Chronique di Mathieu d'Escouchy.
5. Dopo la smilza e magrolina consistenza della Missa sine nomine (forse 1420), della Missa Sancti Jacobi (142728) e della Missa Sancti Antonii Viennensis, tutte a 3 voci, ma le ultime due rimpolpate dall'impiego del fauxbourdon, è con la Missa Caput, del 1440, che Dufay accoglie definitivamente lo stile a 4 voci, conseguendo una pienezza di suono, un equilibrio di parti in sé autonome (mentre nello stile a 3 voci delle KantilenenMessen il Superius prevaleva [...]

[...]ufay assume per la prima volta a cardine d'una Messa) è legata per qualche occasione sconosciuta alle norme della liturgia inglese (per esempio tutti i pezzi sono bipartiti, e il Kyrie, che nell'uso inglese non veniva cantato polifonicamente, ma intonato all'unissono su una melodia gregoriana, Dufay lo aggiunse nel 1463, cioè nell'età della sua piena maturità, ma gli mantenne forma binaria, intonando solo Kyrie eleison e Christe eleison, senza ripresa del Kyrie).
La piena e maestosa maturità polifonica dello stile a 4 voci, inaugurato con qualche timidezza nella Missa Caput, si spiega nella messa Se la face ay pale, databile intorno al 1450. A passare dalla Caput a questa si ha l'impressione, per cosi dire, di cambiar di secolo: uscire dalla magrezza adolescente del Quattrocento ed entrare in una specie di anticipazione del Rinascimento. Il Tenor, profano, è la melodia d'una ballata a 3 voci dello stesso Duf ay, forse di derivazione popolare e tipico esempio di chanson équivoquée, cioè con ricercati giochi di parole tra « amer = amare », « amer = amaro », « mer =mare », e cosí via 4. Assegnata alla terza voce (detta appunto Tenor) la melodia del Cantus firmus rimane inalterata nel suo profilo, ma sottoposta
4 Si vedano nel primo volume della Storia della Letteratura frances[...]

[...]itmo. Cosí lo nominano di passata Pietro Aron, nel Toscanello in musica (1523), Spataro nel Trattato di musica (1531), Sebald Heyden (De arte canendi, 1537), Adrien Petit Coclicus (Compendium musices, 1552).
« Verso la fine del xv secolo — scrive il Van den Borren — si vede affluire una tal quantità di musicisti di prim'ordine, che il ricordo del grande antenato non tarda a obliterarsi. La polifonia sempre piú consonante e soave dei Josquin des Près, dei Brumel e dei Pierre de la Rue fa sembrare quella di Dufay come rozza e imperfetta nella sua fattura primitiva, e una nube sempre piú spessa viene ad interporsi tra quest'arte nuova e l'Ars nova, ormai passata al rango di Ars antigua, con cui s'era illustrato il nostro Maestro ».
Cala cosí la notte su di lui, tanto che nel 1880 uno studioso piemontese, F. Saraceno, imbattendosi nel nome di Dufay in alcune carte dell'Archivio di Stato di Torino, lo prende per un Carneade qualunque e non s'avvede dell'importanza del ritrovamento.
Tuttavia l'eclisse della fama di Dufay dura soltanto fin ve[...]

[...]a soltanto fin verso la metà dell'Ottocento. Il romanticismo s'impadronisce del suo nome in maniera fantasiosa ed altamente improbabile con una novella La vieillesse de Guillaume du Fay, pubblicata nel 1837 in un giornale di mode parigino. Fr. X. Haberl ne dà un riassunto, non di prima mano, bensí dedotto da una recensione della « Leipziger Allgemeine Zeitung ». La spassosa invenzione del giornale parigino ci mostra Dufay e il giovane Josquin Desprès a Parigi nel marzo 1465 (Josquin avrebbe avuto 15 anni!), entrambi invaghiti della povera vedova d'un grande sonatore di rebecca, certo Thomas Chevru, ma entrambi ostacolati da bisbetiche governanti e portinaie. Il bambino della vedovella Elena s'ammala e muore nell'incendio delle cortine del suo letto. In preda al delirio Elena canta svagate canzoncine natalizie, come un'eroina di Donizetti. Dufay s'avvede che il canto ad ogni ripetizione è diverso, ma tale che può combinarsi con la versione precedente (il che, incidentalmente, può corrispondere esattamente allo stile di WechselMelodik attri[...]

[...]te e con la frequenza d'esecuzioni che ne deriva, la sua arte si risveglia come una bella addormentata nel bosco. Comincia a risplendere il valore d'una vasta produzione posta a un crocevia dell'evoluzione musicale, e capace di condensare in una sintesi personale le diverse culture del suo tempo: quella francofiamminga o borgognona, quella inglese e quella italiana. La sua penetrazione è lenta e insinuante, ma non è destinata ad arrestarsi tanto presto, e già si va facendo strada presso certi studiosi la convinzione che in Duf ay si debba vedere uno dei piú grandi musicisti d'ogni tempo.
MASSIMO MILA
BIBLIOGRAFIA
FRANZ XAVIER HABERL, Wilhelm Du Fay. Monographische Studie über dessen Leben und Werke, in Bausteine für Musikgeschichte, Breitkopf und Härtel, Leipzig 1885; JOHN STAINER, Dufay and his contemporaries, Novello, London 1908; CHARLES VAN DEN BORREN, Guillaume Dufay. Son importance dans l'évolution de la musique au XV. siècle, Marcel Hayez, Bruxelles 1925; RUDOLF BOCKHOLDT, Die frühen Messekompositionen von Guillaume Dufay, H. Schneider, Tutzing 1960; CH. E. HAMM,[...]

[...] Breitkopf und Härtel, Leipzig 1885; JOHN STAINER, Dufay and his contemporaries, Novello, London 1908; CHARLES VAN DEN BORREN, Guillaume Dufay. Son importance dans l'évolution de la musique au XV. siècle, Marcel Hayez, Bruxelles 1925; RUDOLF BOCKHOLDT, Die frühen Messekompositionen von Guillaume Dufay, H. Schneider, Tutzing 1960; CH. E. HAMM, A chronology of the works of Guillaume Dufay based on a study of mensural practice, Princeton University Press, 1964; AUGUST WILHELM AMBROS, Geschichte der Musik, Zweiter Band, F.E.C. Leuckert, Leipzig 1891 (3a ed.), pp. 339395 e 437540; CHARLES VAN DEN BORREN, Dufay e la sua scuola, in Storia della musica (The New Oxford History of Music), IH, Ars nova e Umanesimo (13001450), cap. VII, pp. 239266, Feltrinelli Editore, Milano 1964; N. BRIDGMAN, La vie musicale au Quattrocento, Ed. Gallimard, Parigi 1963; H. C. WOLFF, Die Musik der alten Niederländer, Leipzig 1956; M. BUKOFZER, Studies in medieval and renaissance music, New York 1950; ARNOLD SCHERING, Studien zur Musikgeschichte der Frührenaissance, C[...]

[...]BARTOLOMEO TROMBONCINO, Che fa la Ramacina di LOYSET COMPÈRE, La Alfonsina, strumentale, di J. GHISELIN, Occhi miei di MARCHETTO CARA, Morte che fai (su poesia di Serafino Aquilano) e La Morra, strumentale, di HEINRICH ISAAC. Di ANONIMI: Tuba gallicalis, strumentale, Epitaphe de l'amant vert (su quartina di Jean Lemaire des Belges), Dit le Bourguignon, strumentale, Perla mia (su parole di Leonardo Giustiniani), Coda di volpe, strumentale).
* Il presente saggio è destinato a un volume di studi in onore di Giovanni Macchia.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Près, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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