Brano: [...]so: 11,5 q/ha in media contro circa 35 nella Valle Padana. È vero che il grano duro siciliano é qualitivamente superiore a quello tenero del Nord. Ma a conti fatti il bilancio granario dell'isola è largamente deficitario, giacché le sue esportazioni di « duro » non bastano a compensare le importazioni di « tenero ». Occorre migliorare le tecniche di coltura, riducendo l'area investita a cereali sia per effettuare rotazioni più lunghe sia per far posto a colture più redditizie. Per passare dall'agricoltura estensiva, che si sviluppa sulla maggior parte della superficie dell'isola, soprattutto all'interno, a quella intensiva, che viene praticata lungo la fascia costiera (con un maggiore assorbimento di manodopera sebbene non ancora con un livello di produttività pari a quello della concorrenza straniera), bisognerebbe investire ingenti capitali, allo scopo di modificare non solo le condizioni di lavoro ma anche quelle di vita della popolazione agricola. Si tratta di costruire vie di comunicazione, di sistemare i corsi d'acqua, di procurare a[...]
[...]rmazione della coltura. Il clima della regione e la richiesta del mercato, a suo giudizio, consiglierebbero di sviluppare al massimo la coltura del cotone e del lino, che sono state finora trascurate. Per farlo, occorrerebbe per() che ci fosse la certezza di un collocamento del prodotto. Ora questa certezza non ci sarà — egli sostiene da convinto autonomista — fino a quando non sorgeranno in Sicilia i cotonifici e i linifici °che lavoreranno sul posto il prodotto stesso. Sull'industria del Nord' non ci si può contare; anzi non c'è da fidarsene. Occorre che i siciliani stessi costruiscano un certo numero di stabilimenti (25 o 30 al massimo) di media grandezza per la trasformazione della produzione agricola; soltanto allora sarà possibile procedere a una riconversione dalla coltura cerealicola estentiva, ormai insostenibile, ad una coltura più redditizia, che alimenti una sana attività industriale.
Il suo predecessore, La Loggia, dice che si deve procedere a una trasformazione radicale dell'economia agraria dell'isola, condannata inesorabil[...]
[...] di bonifica e dei consorzi agrari o una più ampia partecipazione ad essi dei contadini, che finora sono stati esclusi, potrebbe aumentarne l'efficienza. Ma il problema non é di un semplice per fezionamento . degli strumenti esistenti: il problema é dell'uso che si intende farne. In mano ai comunisti certi organi di direzione della politica agraria possono servire ad imprimere un determinato indirizzo; in mano ai monarchici possono servire all'opposto. E in mano ad en
trambi diciamo la verità —. servono solo a generare confusione e
contrasti che hanno come unica risultante l'immobilismo.
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Purtroppo c'era poco da fare. L'exPresidente Milazzo aveva bisogno dei voti dell'ala sinistra e dell'ala destra della sua striminzita maggioranza all'Assemblea Regionale e non avrebbe potuto concedersi il lusso di scontentare né Macaluso né Majorana della Nicchiara. Ma non poteva nemmeno accontentarli entrambi con un programma di rinnovamento dell'economia agraria perché le concezioni e soprattutto gli interessi, di cui sono gli espone[...]
[...]a, applicazioni domestiche e commerciali) è stato nello stesso periodo per l'Italia dell'8,83%, si deve riconoscere che iï miglioramento avutosi in Sicilia è stato, relativamente, superiore, come media, a quello nazionale.
(10) L'incremento della produzione elettrica in Sicilia, per quanto apprezzabile in valore assoluto e relativo, non deve farci dimenticare che l'isola con una popolazione
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Posto in questi termini, il problema si riduce a una ripetizione di quanto si è già detto. In realtà, se si tiene conto della funzione prioritaria che la produzione energetica ha in un'economia in sviluppo, non ci si può accontentare di un ragionamento così limitato e meccanico per commisurare i progressi compiuti al fabbisogno dell'isola. Intanto si deve precisare che cosa si intenda per « fabbisogno ». Se si intende dire la richiesta attuale degli utenti, praticamente non si giustificherebbe la costruzione di nuove centrali (11). Se si pensa invece alla « richie sta potenziale » allora è un altro[...]
[...]i fosse stato un uomo come Mattei si dice — a quest'ora la centrale dell'E.S.E. sarebbe già entrata in funzione da un pezzo. Bastava che non si respingesse l'offerta di credito di un'impresa appaltatrice (offerta che sarebbe stata integrata e garantita dai fondi della Regione), per il timore di insinuazioni o sospetti.
Chi ha ragione? Il dirigente dell'E.S.E. o gli uomini politici che hanno sulla coscienza il rimorso di averlo collocato a quel posto? È difficile dirlo; bisognerebbe saperne molto di piú. In mancanza di una inchiesta che permetta di accertare come siano andate le cose, è più saggio sospendere qualsiasi giudizio sul passato e concentrare l'attenzione sul presente. Perché non si provvede ora a procurare il finanziamento necessario per completare l'opera intrapresa e restata a metà? Chi lo impedisce? Qui non c'entrano più i «monopoli ». Il problema, a quanto è dato capire, riguarda invece i rapporti tra Stato e Regione. Nel corso del dibattito sul bilancio all'Assemblea Regionale, nel novembre scorso, l'on. Fasino, che fu, in[...]
[...]mico, se è costruito secondo le tecniche più moderne in modo da ridurre al minimo i costi di produzione, non può assorbire più di un certo numero di addetti, che é, come tutti sanno, molto limitato rispetto al capitale investito. Non c'é nulla da fare: nel ramo dell'industria di base, o si costruiscono impianti moderni ad elevata produttività che comportano una notevole intensità di
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 141
capitale per ogni posto di lavoro, o è meglio rinunciarvi piuttosto che creare aziende destinate a soccombere di fronte alla concorrenza o a far pagare al contribuente le spese di una produzione antieconomica. Quando si è assillati, come in Sicilia, dal problema della massima occupazione, è giusto avviare gli investimenti in un'altra direzione, dove a parità di capitale sia possibile dar lavoro ad un maggior numero di persone, senza elevare i costi di produzione al di sopra di quelli della concorrenza nazionale o straniera. Ciò non significa che si debbano trascurare quelle industrie di base che hanno o dovrebbero a[...]
[...] verso il Nord, allora è doveroso correggere un'impressione, in parte sbagliata e in parte ingiustificabile. Si capisce: gli utili delle imprese settentrionali in Sicilia tornano alle stesse, cosi come tornano alle loro famiglie le rimesse dei tecnici e degli operai trasferitisi dal Nord per lavorare nell'isola. E non. potrebbe essere altrimenti, fino a quando non ci saranno imprese, tecnici e maestranze siciliane che provvederanno a prendere il posto dei settentrionali. Ma non è giusto ignorare che, anche allo stato at tuale, una parte non irrilevante di quegli utili e soprattutto di quelle rimunerazioni rimane nell'isola, dove alimenta se non altro uno svi luppo del commercio e dei servizi. Molto più ragionevole sarebbe studiare come si potrebbe accrescere questa aliquota che va a beneficio della Sicilia invece di perder tempo in recriminazioni.
Una terza osservazione viene fatta meno di frequente, sebbene offiirebbe maggiori spunti per una critica convincente. È un fatto: che
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attorno ai grandi complessi sorti in Sici[...]
[...]o estratto in loco. E se così fosse anche quel poco, a cui ridurrebbero lé royalties, tenderebbe a zero.
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farlo. Quella crisi che deriva dal fatto che il prezzo internazionale é sensibilmente inferiore a quello dello zolfo prodotto in Sicilia, potrà trovare solo in parte un'attenuazione se si verticalizzerá la produzione dello zolfo, bruciando direttamente il minerale sul posto per produrre acido solforico. Anche cosí, secondo il parere dei tecnici, l'Italia non potrà affrontare le conseguenze dei M.E.C. per quanto si riferisce alla unificazione delle tariffe doganali nei confronti delle importazioni provenienti da paesi non aderenti alla Comunità: resterà sempre uno scarto tra il prezzo siciliano e quello mondiale. Ora, appunto in considerazione di tale difficoltà, l'Italia si riprometterebbe di chiedere alla stessa Comunità un impegno a contribuire al programma di riconversione dell'industria zolfifera e di assistenza ai disoccupati. Il prodotto di Gela — si chied[...]
[...] ci vorrà molto tempo per colmare questo svantaggio ereditato dal passato.
Tutte queste condizioni sfavorevoli esistono e non si possono ignorare. Ma la vera difficoltà é nel fattore umano. Quello che manca in Sicilia sono gli imprenditori. È inutile ripetere che ciò si deve in gran parte all'opera di soffocamento compiuta dall'industria del Nord con la complicità dei poteri dello Stato, dopo l'unificazione nazionale. E vero: il protezionismo imposto per favorire l'affermarsi delle industrie, dislocate nel triangolo settentrionale, lo hanno pagato i meridionali — e tra questi i siciliani — con la contrazione delle loro esportazioni agricole e l'impoverimento della loro economia. Ma anche prima che questo processo di polarizzazione della ricchezza e della miseria nel nostro paese si sviluppasse in pieno, i siciliani avevano già quella propensione a concepire l'economia isolana piuttosto in termini di consumo locale che in termini di scambio. C'é una grande verità nelle parole che il vecchio Prii.cipe del « Gattopardo » rivolge agli intrapr[...]
[...] si diceva, non si nasconde che, anche a voler usare il metodo più appropriato, l'opera di riforma della mentalità isolana é molto ardua e di lungo respiro. E se non riuscisse? Se nonostante tutto l'impegno appassionato e i mezzi impiegati non si riuscisse a formare una classe imprenditoriale siciliana, quale situazione si verrebbe a creare? È inutile nasconderselo: se l'iniziativa privata siciliana non sarà capace di affermarsi, dovrà cedere il posto o a quella « settentrionale » o a quella pubblica, regionale e statale. Non vi é alternativa, fuori di questa.
Qui non si é più nell'ambito del certo, bensì in quello dell'opinabile. La scelta di indirizzo che la classe dirigente siciliana è chiamata a compiere non si basa unicamente su un calcolo razionale dei vantaggi e degli inconvenienti prevedibili. Molti altri fattori intervengono nella determinazione di tale scelta; fattori che hanno un'importanza decisiva, anche se sfuggono ad una precisa identificazione da parte di chi é estraneo alla mentalità ambientale, e forse degli stessi sicil[...]
[...] è detto, con una quota anche superiore al 25%. Se, tanto per fare un'ipotesi, la Sofis promuovesse un'attività industriale, impiegando tutte le sue disponibilità in imprese ove partecipasse in media con un 50% del capitale si avrebbe un investimento complessivo che si aggirerebbe attorno ai 280 milioni. Sulla base di quanto risulta dall'esperienza della zona industriale di Catania, stimando che occorrano circa due milioni per la creazione di un posto di lavoro, si potrebbe prevedere un assorbimento globale di 140.000 persone. Questa cifra va però corretta, tenendo presente che l'incremento di occupazione sarebbe superiore per gli effetti moltiplicatori che lo sviluppo industriale esplicherebbe nel mercato siciliano, e va al tempo stesso riferita ad un periodo minimo di tre anni, occorrenti per realizzare un programma di tale portata. Anche così, nella ipotesi di un pieno impiego delle disponibilità teoriche, si arriverebbe, con una stima molto approssimativa, ad una previsione incoraggiante. La Sofis potrebbe contribuire efficacemente a r[...]
[...] la chiave per la soluzione del problema della massima occupazione in Sicilia. E questo è sentito da tutti.
Ma, per tornare a ciò che non può misurarsi con dati statistici, bisogna riconoscere a questo punto, che il funzionamento della Sofis dipenderà in larga misura dai criteri e dai metodi dei suoi dirigenti. E qui il discorso si sposta necessariamente dall'economia alla politica. Il calcolo di ciò che può essere più utile, qui deve cedere il posto al calcolo di chi può ricavarne un maggior utile. Entrano in giuoco interessi di gruppi, siciliani e non siciliani, che non consentono più di ragionare in astratto per il bene dell'isola. Nella classe dirigente regionale vi é una
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divisione di opinioni e convergenza occasionale di interessi, che presenta un'immagine confusa, contraddittoria e quasi incomprensibile di quella società in evoluzione.
Cercare di spiegarsi che cosa sia il c milazzismo », non è semplice. Come fenomeno politico si può pensare che all'origine del movimento ci sia stato l'impulso a formare un second[...]
[...]nto a modello per il resto del paese.
Ancor più impacciata e preoccupata è stata la D.C. La frazione che
da essa si era distaccata per dar vita al movimento di Milazzo non era
quella che aveva dimostrato in precedenza di avere una propensione
per l'apertura a sinistra. Al contrario era sostanzialmente l'ala conser
vatrice del partito, allarmata dai propositi e soprattutto dai metodi di Fanfani e dei fanfaniani. Andandosene, quella frazione spostò l'equilibrio interno della DC. siciliana, che si venne a trovare cosí su posizioni più vicine a quelle dei partiti di sinistra, anche per effetto del contraccolpo subito e della preoccupazione di non restare tagliata fuori dal nuovo clima diffusosi nell'isola. Ne é derivata una situazione contraddittoria. La D.C. siciliana, diventata suo malgrado opposizione di destra ha continuato a professare idee più avanzate di quelle di una parte della. maggioranza formatasi attorno a Milazzo. In tema di industrializzazione, per esempio, si é arrivati a uno stato di cose veramente parados
LA CONTRASTATA[...]
[...]be da chiedersi, oggi come ieri, che cosa abbia vietato in Sicilia il formarsi di una maggioranza coerente. D'accordo: il veto della direzione di alcuni partiti impedisce che si sperimenti a Palermo una formula di governo che non si vuole ammettere a Roma. Ma non potrebbe impedire una convergenza nelle scelte di politica economica se da ogni parte si volesse fare sul serio ciò che si dice. La verità è che quello che manca è precisamente il presupposto di una qualsiasi maggioranza costruttiva, cioè il programma. In Sicilia tutti sono per l'industrializzazione, tutti sono per la Sofis. Ma in quale modo e con quali intendimenti? Questo resta ancora da chiarire. Per uscire da ogni ambiguità non vi é che un solo mezzo sicuro : formulare un piano con impegni e scadenze che non consentano equivoci. Soltanto allora la maggioranza latente verrà alla luce e potrà contarsi. Soltanto, allora si incomincerà a veder chiaro.
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Che cosa si è aspettato a farlo? L'operazione Milazzo, dopo tanti mesi perduti nella schermaglia parlamentare e nel lavoro di[...]
[...]za capace di realizzare una politica coerente ed efficace.
L'autonomismo, se si riduce alla ricerca affannosa di un quarantaseiesimo voto qualsiasi pur di raggiungere la maggioranza nell'Assemblea regionale, diventa una semplice etichetta senza contenuto. E lo si è visto.
Ora bisogna decidersi a riconoscere che per fare una politica di progresso ci vogliono uomini di progresso. Credere che chiunque dichiari di essere autonomista sia davvero disposto a contribuire allo sviluppo dell'economia e al rimodernamento della società siciliana sarebbe una imperdonabile ingenuità. Oltre alle forze di conservazione, che non nascondono di essere tali o che cercano di salvaguardare i privilegi del passato, vi è un ceto che, considerandosi come mediatore naturale e insostituibile tra i siciliani e il resto del paese, fa di questa sua inconfessata vocazione una vera e propria professione. Ieri era con Milazzo, perché si vedeva maltrattato e minacciato, nella propria sopravvivenza, dagli industriali del Nord e dai dirigenti dei partiti di Roma. Oggi è in[...]