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da Saverio Montalto, Memoriale dal carcere in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]omini, oserei affermare che in certi momenti delFindividuo, solo il nulla può essere Tunica ancora di salvezza. Perché, perché, mi domando, Tu, o regolatore del Mondo, hai voluto scegliere me per attore a rappresentare una delle più orribili tragedie della realtà ? Non ero parte anch’io del tuo complesso organismo, oppure sono stato uno degli indegni? Non mi sembra, perché anch’io, per la mia poca parte, ti ero servito al comun scopo di bene! E spero almeno riconoscerai, che la tua intenzione non è stata quella di far rivivere un secondo Caino!

(*) L’autore del presente memoriale, Saverio Montalto, era un modesto impiegato comunale in un paese qualunque della Sicilia. Aveva fatto la prima guerra mondiale con le classi più giovani, era stato ferito e fatto prigioniero. Ritornato al suo paese natale ed ottenuto un posto di impiegato nel comune di un paese vicino, si era dato ad una vita disordinata confondendosi con la borghesia inutile e vana che lo circondava. Però non ne era soddisfatto. Innamoratosi di una ragazza di quella borghesia[...]

[...]vere un secondo Caino!

(*) L’autore del presente memoriale, Saverio Montalto, era un modesto impiegato comunale in un paese qualunque della Sicilia. Aveva fatto la prima guerra mondiale con le classi più giovani, era stato ferito e fatto prigioniero. Ritornato al suo paese natale ed ottenuto un posto di impiegato nel comune di un paese vicino, si era dato ad una vita disordinata confondendosi con la borghesia inutile e vana che lo circondava. Però non ne era soddisfatto. Innamoratosi di una ragazza di quella borghesia, si accorse a sue spese come, in tale ambiente, l’amore non sìa un sentimento apprezzabile. Riprese la sua vita dissipata, trascinato dal demone dell’immaginazione e della sensualità, finché non si trovò avvinto nelle reti di una famiglia insidiosa, dove era caduta pure la sorella, sposa infelicissima.

A questo punto Saverio Montalto si ritira dalla società, preferendo la solitudine della sua cameretta in una modesta casa di affitto. Uno scrittore che lo conosce gli offre la sua amicizia, incoraggiandolo; e Saverio Mon[...]

[...]pite? Ma ci ha colpa mio marito! Ma lui me l’ha pagata! Sapete che io non lo voglio più vedere e che siamo divisi? È da tanto tempo che dormiamo ognuno per conto nostro. Ed è stato anche per causa sua che i miei fratelli, quello che sta qui a N... e quello dell’America mi hanno abbandonata e non vogliono più saperne di me. Ma a me interessa poco anche di loro. Mi accontento che le mie figlie ed i miei figli facciano i servi, ma da loro non vado. Però io spero che il Signore m’aiuterà e che quanto prima sposo le mie figlie, giacché per i maschi non ci penso affatto, e così poi voglio divertirmi e scialarmi, perché io ancora sono giovane e bella ed è proprio ora che incomincio a gustare e a capire che significa divertimento, perché fino ad ora, si può dire, che sono stata una ragazzina ingenua! Io e voi non sembriamo di eguale età, non è vero? », Io sorridevo e non potevo fare a meno a non acconsentire a tuttocciò che diceva. La figlia poi sembrava per davvero un’angela calata dal paradiso: nei modi, nel comportamento, nella benevolenza verso mia so[...]

[...]iene aspettare, perché intanto forse i tempi cambieranno e da cosa nasce cosa ».

«Per me figurati! Era per te che io mi preoccupavo, perché pensavo che volessi stare libero. Ma ormai che è così, per noi tanto di guadagnato. Significa che quando ti sposerai poi se ne parlerà. Del resto neanche Giacomo ha detto più nulla, perché sa bene che con cinquemila non c’è niente da fare e che se ne andranno di qua e di là senza alcuno profitto. Io penso però che le voleva per Aurora, ma ormai che hanno scombinato il matrimonio, credo che non ci pensa più neanche lui. E poi come potevano fare? Se non hanno, come si dice, neanche per comprarsi il pane? Come facevano a dare le diecimila lire che il padre di Spezzano chiedeva? ».

Passarono diversi mesi. In questo frattempo mi era capitato un fatterello degno di essere raccontato. Ad un certo punto me n’ero accorto che la madre di mio cognato anziché venire da noi in compagnia della figlia, preferiva venire piuttosto sola ed allo spesso. Un giorno, non ricordo più come fu, ci trovammo soli in cucin[...]

[...]ose, se sono io, si può dire, che vi sto campando a tutti? ».

«Intanto lo pretendono. La madre e gli altri, pur di sposarla, sarebbero capaci di farci andare tutti quanti di porta in porta a chiedere Pelemosina. Me Phan fatto capire chiaramente. Anzi la madre mi ha detto che se lei ha acconsentito al mio matrimonio, ha acconsentito proprio per questo e che se tu la sposi, poi non si preoccupa più, neanche se la tieni come una donna qualsiasi. Però Giacomo, son sicura, che non c’entra».

«Questo non avverrà mai! E non perché son poveri in canna, ma principalmente per altre ragioni che non è neanche il caso di ricordare. Si dicono troppe cose sul loro conto! ».

«Anche questo c’è? Ed allora che cosa vogliono?».

«Ed io penso che la colpa non è tanto della figlia quanto della madre. E tieni presente, giacché tu ormai sei anche madre di una figlia, che quando succede una qualche cosa in una famiglia la colpa è sempre della madre, giacché se non vede o finge di non vedere ciò che fa la figlia, significa che la commedia piace anche a l[...]

[...] mia moglie, lo feci perché mi fu obbligato con la rivoltella in pugno dai suoi familiari, no; ma lo feci di mia pura e spontanea volontà, giacché nessuno aveva il diritto di obbligarmi ad un fatto simile, e per motivi che sicuramente non dimenticherò di dire fra poco. So bene che più d’uno asserì che mia moglie era già incinta all’atto del matrimonio, e, del resto, non si poteva non pensare altrimenti, data la fama e l’andamento della famiglia; però i fatti, in seguito, smentirono completamente le lord gratuite asserzioni, giacché per sfortuna o fortuna, io non lo so, mia moglie non ebbe mai figli.

Passò circa un anno e mezzo senza che io potessi sposare ed intanto erano successi diversi fatti. Avevo dovuto cambiare casa per due motivi: primo perché la famiglia Armoni aveva incominciato a dare fastidi al padrone di casa che abitava al piano terreno, per cui abbastanza seccato si era permesso di tenermi un discorso poco corretto, e poi anche perché avevo trovato una casa più corroda ed indipendente per me e che mi faceva risparmiare ci[...]

[...]ci vogliono perché siamo belle, ci metteremo sulla strada a chiamare chi passa e così staremo meglio d’ora...». Rifacendomi un po’ indietro debbo dire che dopo il mio primo fidanzamento, l’Aurora smise di frequentare la mia casa dimostrandosi con me indifferente e sprezzante; ma io, per far capire a tutti che li avevo trattati sempre come parenti e non per altre ragioni, continuai a frequentare, quando potevo, lo stesso la loro casa. Mia suocera però non si preoccupò affatto dell’Aurora e continuò anche lei nei miei rapporti ad essere tanto affabile e buona; e, senza perdersi d’animo, mandava ora a casa mia, colla scusa di aiutare mia sorella nelle faccende domestiche, considerato che la povera Anna era sola, diceva lei, Iva la mia attuale consorte. E perché, si potrebbe obiettare, non mandava l’altra, l’Elena, visto che l’Elena era più grande e quindi pronta per andare a marito? Eh, no! L’Elena non la poteva mandare per due ragioni essenziali. Prima perché c’era stata già una certa diceria con un certo Vincenzino Sofia figlio di marinaio[...]

[...]nto il fitto e poiché il locale era molto grande fu stabilito di dividerlo a metà mediante un tramezzo e così provvisoriamente la metà anteriore fu adattata a magazzino e la metà posteriore per dormire mio cognato e mia sorella considerato che andare e venire da me non era possibile perché abbastanza lontano ed anche perché ormai ognuno di noi voleva rendersi libero per i fatti suoi.

Intanto la Iva aveva smesso anche lei di venire a casa mia, però

io avevo continuato lo stesso ad andare da loro, ma ora sia la madre che il resto della famiglia, benché si sforzassero di accogliermi come prima, pur si capiva benissimo che lo facevano per necessità e perché sapevano che ancora senza di me sarebbero morti di fame. La madre in ispecie si vedeva così chiaro che schizzava veleno da tutti i poriSAVERIO MONTALTO

della pelle che solo chi non avesse voluto per partito preso non avrebbe intuito la feroce malvagità contenuta e son certo che se lei avesse potuto mi avrebbe senza pietà e misericordia pestato sotto le piante dei piedi. Ma io pel[...]

[...]avevo fatto io, l’avevo fatto esclusivamente per mia sorella e non per loro; e, forse, in ciò, non aveva torto). «Ma tutto il sacrificio che hai fatto fin’ora se tu ora ci abbandoni, è andato perduto, perché ora più di prima abbiamo bisogno d’aiuto. Di tutto quello che per il momento si guadagna, che sarà certamente ben poco, noi non possiamo toccare niente, giacché dobMEMORIALE DAL CARCERE

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biamo pensare d’ingrandire il negozio ed io spero fra pochi anni, con Giacomo che compra la roba, poiché in ciò è molto bravo come tu stesso hai potuto vedere, ed io che vendo come mi hai consigliato tu, e stai certo che io mi lascerò guidare da te e non da altri e che non farò come facevano loro che se un individuo entrava la prima non entrava la seconda volta nel negozio, di metterci in condizione di guadagnare per tutti e di non disturbare più a te. Perciò tu finché noi non ci metteremo a posto definitivamente ci darai due o trecento lire al mese, perché a te in fondo non ti fanno niente, e così noi pagheremo l’affitto del negozio e con q[...]

[...] non ti fanno niente, e così noi pagheremo l’affitto del negozio e con qualche altra piccola cosa che arrangeremo possiamo, se non altro, comprare almeno il pane per vivere. Se poi abbiamo bisogno qualche volta di altro danaro per comprare momentaneamente della merce, ce lo darai lo stesso, se puoi, ma di questo m’impegno io stessa di restituirtelo non appena fatta la vendita, mettendolo da parte per te ».

«Non ti preoccupare, che farò tutto. Però vedi che ti avverto fin da ora, e lo dirai anche a tuo marito, che là dentro non deve venire nessuno a fare il soprastante e specie il padre e la madre, altrimenti non farete niente di buono ».

«Per questo neanche Giacomo ha fiducia in loro e glie lo ha detto già che nessuno deve venire a fare confusione. E loro, veramente, benché a denti stretti, hanno acconsentito. Momentaneamente, visto e considerato anche che si tratta di pochissima vendita, ci starò io ed Iva, perché Iva, come sai, mi vuole molto bene, ed anche a te, del resto, e son sicura che farà come le dico io. Io verrò da te ogn[...]

[...]ccortomi che riferiva tutte le mie cose ai suoi non lo feci venire più e mi feci fare tutto dal padre della persona di servizio che avevo ultimamente, dato che per trasportarmi l’acqua, giacché in casa non c’era, veniva da me da tempo.

Intanto io andavo quasi tutte le sere a sedermi nel negozio di mia sorella e qualche volta anche dagli Armoni e mia sorella veniva da me, ma la vedevo sempre più triste e che sfioriva e deperiva sempre più. Lei però allora non mi diceva mai niente, perché non voleva disturbarmi e perché, si vede, ancora i suoi guai erano alquanto sopportabili. In questo frattempo mi ero accorto che il barbiere Armando Romeo, colla scusa che tagliava i capelli alle ragazze della famiglia Armoni, frequentava allo spesso e qualche volta anche con la moglie la loro casa e che l’Aurora, a sua volta, accompagnata di quando in quando dal fratello Lorenzo, frequentava anche lei la casa del Romeo.

11 Lorenzo la portava fino alla soglia della casa del Romeo e se ne andava. Il Romeo grato verso il Lorenzo lo forniva di qualche [...]

[...] casa Giuseppe Panetta sarto. Si sedè e mi raccontò più morto che vivo che la sera avanti mentre la famiglia Armoni era in chiesa (perché mia suocera ed il resto della148

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famiglia sono assai devoti e pii, a modo loro, s’intende) il Lorenzo aveva attirato in casa una bambina di circa nove anni del Panetta ed aveva sfogato su di lei la sua libidine. Il Panetta aveva chiamato un dottore del luogo per far visitare la bambina, però non c’era stato alcun danno. Ma il Panetta si era rivolto lo stesso al Maresciallo e questi gli aveva detto di esporre regolare denunzia che poi ci avrebbe pensato lui. Allora io pregai e scongiurai il Panetta, dato che non c’era stato niente di positivo, di voler lasciar perdere altrimenti avrebbe rovinato il Lorenzo, perché sicuramente con un addebito simile non avrebbe potuto fare più l’insegnante, e più che per lui per il resto della sua famiglia.

Il Panetta per sua bontà mi esaudì e così finì la cosa a questo punto. Dopo qualche giorno chiamai il Lorenzo, gli raccontai il fatto, gli d[...]

[...]lire per il ritorno. Ora, se tu non fai quest’altro sacrificio, siamo perduti. Mi ha chiamato anche la suocera, perché la suocera quando ha necessità, io e te siamo i loro salvatori e tante altre cose belle. Poi quando non ha più bisogno, allora siamo.. Basta! Tu del resto quello che fai lo fai per me! ».

«Lo sapevo che tutti i guai li debbo aggiustare io?! E benché loro non meritano nulla, te le dò lo stesso, perché sennò ne vai tu di mezzo. Però tuo marito dovrebbe convincersi che il superuomo lo può fare solo con te e con me e non con gli altri! ».

« Lo so! Ma che vuoi che faccia, ormai che ci sono capitata? ».

Quando mia sorella se ne andò era molto contenta, perché sapeva che con queste altre mille lire, forse per qualche tempo non l’avrebbero tanto tormentata. Difatti, anche con me, si mostrarono alquanto affabili i signori Armoni per qualche tempo.

Verso l’estate del 1935, mi sembra, vidi di nuovo arrivare mia sorella trafelata e confusa : « Questa volta — mi disse — non vengo per me; ma vengo perché penso che conviene [...]

[...]agna per pagare e ritirare la cambiale e mi ricordo che mio cognato Giacomo e suo padre pretesero anche una certa ricevuta, una specie di ricatto, per un altro certo imbroglio di altre quattro o cinquemila lire che avevano fra di loro, collo zio don Bruno Zito. Mentre accompagnavo questi verso casa sua ed eravamo rimasti soli, mi disse:

« Mi hanno rovinato e loro non si sono aggiustati! Mi hanno rubato più di quindicimila lire. Tutta la colpa però è di quella serpe della madre, perché il marito è un trastullo che lo comanda a bacchetta ed ora anche i figli. Compiango quella povera martire di vostra sorella! Dovete sapere che quella donna è stata la rovina di quattro famiglie: della sua, di quella di vostra sorella, della mia ed ora anche della vostra. Vi basti sapere questo: mentre erano falliti e sull’orlo del precipizio, quella signora ha preteso di essere portata dal marito a Palermo per divertirsi. Basta! » e mandò un sospiro.

E giacché mi trovo faccio presente che il locale da me acquistato, dopo due anni e quando ero già sposa[...]

[...]o. Con questa occasione seppi anche che mio suocero, oltre a dormire giù in un basso di casa come

il servo, mentre mia suocera sù a parte da principessa, mangiava e beveva anche a solo. Seppi anche, circa un anno fa dal cav. Giuseppe Levantino, che mio suocero aveva sparsa la voce che l’orto l’aveva dato a me per dote quando m’ero sposato con la figlia.

Si era arrivati così verso la fine del 1935. Io mi recavo la sera sempre da mia sorella però da qualche tempo a questa parte la vedevo più triste del solito e che si riduceva sempre peggio anche fisicamente dato che allattava ancora la seconda bambina. Gli affari del negozio andavano bene principalmente per opera sua, giacché sapeva accogliere con le buone maniere i clienti giusto come l’avevo consigliata io, tanto vero che un giorno di quelli era ritornato per acquisti il cav. don Giacomo Tavella dopo un certo tempo ed aveva esclamato: «Ma qui avete fatto proprio cose da pazzi in pochi anni! ». E poi anche i vicini amavano e stimavano molto mia sorella, perché lei amava e stimava tu[...]

[...]giacché sapeva accogliere con le buone maniere i clienti giusto come l’avevo consigliata io, tanto vero che un giorno di quelli era ritornato per acquisti il cav. don Giacomo Tavella dopo un certo tempo ed aveva esclamato: «Ma qui avete fatto proprio cose da pazzi in pochi anni! ». E poi anche i vicini amavano e stimavano molto mia sorella, perché lei amava e stimava tutti. Una sera la vidi più triste del solito. Io volevo domandarle che avesse, però non dicevo niente perché avevo paura di sapere. Lei allora quasi facendo una risoluzione improvvisa diede la piccina ad Iva e mi portò dalla parte di dietro del magazzino al di dà dove dormivano vicino al gabinetto in un sottoscala ove lei faceva con la spiritiera qualcosa da mangiare per sé perché il marito mangiava sempre dai suoi. Lì giunti si mise a piangere. Io intesi che il cuore incominciò a tumultuare e che tremava tutto. Domandai: «Ma ch’è successo?».

« Oggi mi ha preso colla correggia! » e così dicendo si scoperse un braccio e mi fece vedere le lividure. Mi mostrò anche al collo [...]

[...]a da mangiare per sé perché il marito mangiava sempre dai suoi. Lì giunti si mise a piangere. Io intesi che il cuore incominciò a tumultuare e che tremava tutto. Domandai: «Ma ch’è successo?».

« Oggi mi ha preso colla correggia! » e così dicendo si scoperse un braccio e mi fece vedere le lividure. Mi mostrò anche al collo e mi disse che aveva anche nelle spalle. «Io non volevo dirti nulla ma non ne posso più! Non è la prima volta. Fino ad ora però non l’aveva fatto nel negozio, ma oggi anche nel negozio in presenza di gente.

Io non per le botte, perché ormai sono abituata alla sofferenza, ma per la gente e perché penso che certe cose non le merito dal marito».

« Ma perché tutto questo? ».

«Per niente! Per un nonnulla! A volte è una bestia, non ragiona affatto! Ma non è lui, è la madre! Forse lui non sarebbe così cattivo! ».152

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A questo punto uscì nel negozio e ritornò. «Non voglio che arrivi qualcuno e che sospettino che ti racconto qualcosa, perché altrimenti mi ammazza del tutto. Iva non parla! È Tuni[...]

[...]nata quantunque debbo allattare la bambina; vedono che io so fare tutto meglio di loro, vedono che io so vendere anche meglio di loro, vedono che non dico mai niente, vedono insomma che io non sono come loro e per questo, apriti cielo! Se poi parli con loro?! Loro son belle e giovani ed io son vecchia che non mi meritavo mai un giovane così bello, così sapiente e che so io; loro sanno fare tutto e sono econome ed io non so fare niente e sono sperperona, loro sono aristocratici ed io sono figlia di gente bassa e di pezzenti, che non ho portato dote, perché per un giovane come lui dovevo almeno almeno portare centomila lire; loro poi sono le più oneste e tutte le altre compresa io sono tutte prostitute. Figurati che non potendo dire altro, hanno detto che tu vieni nel negozio perché ti faccio da mezzana per Grazietta Morabito, solo perché hanno visto che qualche volta è entrata qui. Ti ricordi quella sera quando mio marito venne cogli occhi stralunati? Menomale che ha trovato Grazietta sulla porta altrimenti sarebbe stato capace di fare non[...]

[...]così. Cerca di spiegare ciò a lei con parole tue. Mi capisci? ».

«Ti capisco! E son certa che con te non avrà a soffrire anche se tu non dovessi volerle bene; per quanto questo, non è possibile. Ma sì! E poi dobbiamo restare in perpetuo a questo mondo? Tu stesso hai sempre detto che fra cinquantanni, al massimo, saremo tutti cenere ».

«Tu a lei dirai che la sposo perché le voglio bene e perché non parla mai ed è la più affezionata con noi. Però il matrimonio si faràMEMORIALE DAL CARCERE

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sotto certe condizioni: anzitutto dobbiamo dormire a parte e tuttocciò non per venire meno agli impegni coniugali. Con te si può parlare perché sei sposata. Il fatto di dormire separati, se mai, dovrebbe servire a maggior stimolo dei sensi. Ma la ragione è ben altra. La ragione è che io ormai mi avvicino ai quarantanni ed abituato a dormire finora sempre solo, non sarei capace ad abituarmi in compagnia. E poi gli aristocratici dormono ognuno per conto loro. Fingiamo di essere anche noi aristocratici e tutto è fatto! In secondo luogo lei mi[...]

[...] sono finiti i miei guai!».

« Che ti hanno detto? ».

«Figurati! Tutti contenti: tranne di Aurora, s’intende. La madre ha fatto una smorfia, quando ha sentito che non vuoi saperne di lei,156

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ma poi contentissima anche lei e non sanno ora tutti come carezzarmi e volermi bene. Anzi la suocera mi ha dichiarato espressamente che ora che si fa questo matrimonio, è pensiero suo come deve trattare me e i miei figli. Giacomo però sai che cosa mi ha detto ridendo? Non credo che tuo fratello farà anche con noi come cogli altri fidanzamenti? Io Tho rassicurato ed allora egli mi ha fatto capire che il letto ed una cassa li fa lo stesso, a spese sue, tanto per fare vedere che c’è il letto matrimoniale se viene qualcuno. Per dormire assieme o divisi, son cose, che riguardano te e tua moglie. Egli, quando vuole, certe cose le capisce bene».

«Ed Iva?».

« Iva mi ha detto che lei è contentissima anche se tu le dirai di stare o di dormire in cucina. Per tutto il resto quando sentirai una parola dalla sua bocca di cucirglie[...]

[...] in seguito quando ci troveremo meglio, poi, se dobbiamo fare qualche spesa in più, la faremo. E poi come sai anche c’è mio padre a cui debbo pensare solamente io e c’è anche mia sorella di R... che ha molto bisogno ed ogni tanto la debbo aiutare pure. Che vuoi; son fatto così! Non sono capace vedere soffrire i miei ed io scialare e godere. Per il fatto di tua madre, io non ti dico di non andare a vederla, perché so che non te lo posso proibire; però ricordati che meno vai o se non vai del tutto è meglio ancora. Tua madre è combinata in modo che uno più lontano sta e meglio è. Ti dico ancora che io le voglio tutt’altro che male; anzi il male che voglio a lei, Iddio lo faccia ricadere su di me; ma è così. Forse poveretta, dato che è fatta così, neanche lei ci ha colpa».

Mia moglie fu molto contenta di questo discorso. In casa stava sempre in silenzio, non faceva mai niente senza di me, anche perché non lo sapeva fare e così pian piano sotto la mia guida, si abituò a fare tutto ed anche bene. Per qualche anno le cose procedettero a merav[...]

[...]i definitivamente. Faccio presente a questo punto che il bene di mia suocera era sterminato ed immenso come il mare per i suoi familiari che sapeva che gli potevano dare da mangiare e da bere, ed infatti il marito dopo che fallì e che non fu più in condizione di darle pranzi suntuosi, divertimenti ecc. non lo potè più né vedere e né sentire. In questa occasione me ne accorsi che il Castagna aveva già un certo de^ boluccio per mia cognata Aurora, però per mia moglie non potevo pensare mai che avesse fin d’allora forse lo stesso debole. Mi dispiacqui, perché non mi aspettavo mai, non per loro, ma per me, dato che il Castagna lo credevo un amico, che lui avesse abusato a tanto. Né dissi mai niente a nessuno, perché sapevo come la pensava la famiglia Armoni e che certamente sarei passato per calunniatore e che le conseguenze le avrei dovuto sopportare sempre io e la mia povera sorella. In questo frattempo però avevo incominciato a notare che mia moglie andava acquistando sempre più il carattere della madre, specie se veniva in casa qualcuno d[...]

[...]glie non potevo pensare mai che avesse fin d’allora forse lo stesso debole. Mi dispiacqui, perché non mi aspettavo mai, non per loro, ma per me, dato che il Castagna lo credevo un amico, che lui avesse abusato a tanto. Né dissi mai niente a nessuno, perché sapevo come la pensava la famiglia Armoni e che certamente sarei passato per calunniatore e che le conseguenze le avrei dovuto sopportare sempre io e la mia povera sorella. In questo frattempo però avevo incominciato a notare che mia moglie andava acquistando sempre più il carattere della madre, specie se veniva in casa qualcuno di condizioni sociali piuttosto basse, giacché si faceva avanti sempre lei per cercare di civettare e mettere in mostra le sue fattezze. Io tremavo dentro di me senza darmi neanche ragione del vero motivo. Dopo meno di un anno dalla morte di mio padre, mia moglie si tolse il lutto dicendo che le faceva male e mentre

io e mia sorella continuammo a portarlo, lei vestiva gli abiti smaglianti; non solo, ma pretendeva che io l’avessi accompagnata per le vie della [...]

[...]nata, mi strinse

il cuore, ed era forse questa una delle ragioni principali per cui io evitavo anche di andarci allo spesso. Mi sedei vicino e mi disse:

« Non ti volevo disturbare, perché so che tu soffri; ma non ne posso più. Ormai ho deciso di andarmene».

« E dove vai? ».

« Non mi perdo! Per il momento andrò da Catuzzella a R... Poi troverò un posto di serva a Palermo o a Catania, perché io so fare tutto, e campo. Purché mi lascino però portare con me la bambina, perché ha bisogno del latte e non ho il coraggio di abbandonarla, diversamente andrò a buttarmi a mare! ».

«Tu non andrai a nessuna parte. Significa che te ne verrai da me! ».

«Da te? Se fossi solo, va bene, perché trovavano la cosa molto comoda; ma dato che c’è la loro figlia, anzitutto non la debbo disturbare e poi ormai lei m’odia più degli altri. Tutti mi odiano! » e si sollevò in mezzo al letto. « Anche le mura, anche l’aria che respiro di questa casa! Ma io perciò non volevo venire ad abitare qua, perché lo sapevo! ».

«Ma che vogliono, insomma?» e men[...]

[...]ni? Adesso se ne vuole andare! E dove andrà? Ed io poi come potrei continuare a vivere con mia moglie? ».

Dopo pranzo mandai a chiamare mio cognato Giacomo. Lo feci sedere nello studio e gli parlai così: «Vi prego, abbiate un po’ di carità per quella donna! Vostra madre lo sapete, è insopportabile con166

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noialtri, immaginate poi con la nuora. Io non vi dico di non trattarla e non crediate che io le voglia del male, no; però non è giusto che per causa sua voi dobbiate malmenare così mia sorella. Vostra madre è così e forse neanche lei ci ha colpa! Ma se non ha fatto mai pane con nessuno? E se è nemica con suo fratello, volete proprio che vada d’accordo con mia sorella? Vi prego, cambiate casa, giacché son disposto di pagarvi anche l’affitto. Adesso dice che se ne vuole andare! Capirete che un fatto simile, porterà varie conseguenze anche per mia moglie ».

<c Ma io in questo momento non posso cambiare abitazione, perché la mia famiglia ha bisogno di me e specie che ci sono ancora le mie sorelle in casa».

« E[...]

[...] questo momento non posso cambiare abitazione, perché la mia famiglia ha bisogno di me e specie che ci sono ancora le mie sorelle in casa».

« Ed allora, vi prego, abbiatele un po’ di carità! ».

« Ma che volete; anch’io son fatto così! Quando perdo la bussola non vedo più nessuno e più di una. volta ha schiaffeggiato e preso a calci anche mia madre ed anche mio padre ».

« Male; perché coi genitori non si deve arrivare mai a questo punto! Però se vi dicono di andare a buttarvi sotto il treno non lo dovete fare neanche! Il rispetto e l’aiuto è un conto,, ma il capriccio è un altro. Sapete che cosa dice uno storico a prop< iko di Caterina dei Medici una pessima imperatrice di Francia? Dice "e solo il figlio aveva saputo tramandarci il suo carattere chiamando i « madama la vipera»! Ma con ciò, dice lo stesso storico, il figlio \J>n venne mai meno ai doveri di figlio».

«Allora sapete per ora che facciamo? Mia moglie, dato che sta anche poco bene in salute, se ne viene qui da voi per un pò di tempo, perché qui ha anche il modo di cur[...]

[...] pò di tempo, perché qui ha anche il modo di curarsi meglio e vostra moglie se ne viene provvisoriamente da mia madre »

« Purché accettino, dispostissimo! ».

« Ora vado e cercherò di persuadere mia madre ».

Faccio presente a questo punto che in fondo mio cognato Giacomo è stato sempre in mezzo a tutta quella gente feroce e malvagia, forse il più buono; opinione che conservo tuttavia, anche dopo che mi spinse nell’abisso in cui mi trovo. Però allora dopo che mi rivelò che aveva percosso anche sua madre e suo padre, andandosene, fui invaso da un sacro terrore, perché pensavo che anche con me, a maggior ragione, un giorno o l’altro avrebbe potuto fare lo stesso. Dopo che mio cognato se ne andò, come se il cuore mi dicessé che sua madre non avrebbe di certo accettato la sua proposta, rimanevo trepidante,MEMORIALE DAL CARCERE

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e più tardi mi vestii ed uscii. Andai dritto al negozio. Imboccata la soglia vidi mio cognato Giovanni con la rivoltella in mano che faceva come un pazzo dicendo « Mi perdo io, ma si salvano due famigl[...]

[...]tardi entrò il marito dicendo: «Ciò che abbiamo stabilito tra di noi, non è fattibile, perché mia madre asserisce che non si dica mai al mondo che sua figlia debba ritornarsene in casa sua! ».

« Ma io non ho detto né ho pensato tutto questo! Si trattava semplicemente di una cosa che tutti fanno. Del resto la proposta era venuta da voi! ».

«E se l’è presa anche con me! Ma o fanno o no, è così! Se mia moglie non vuole stare se ne può andare! Però la bambina deve restare con me, perché lei non è donna di educare bambine! ».

« Sta bene! Per il momento consiglio a tutti la calma! Ora andrò io giù da vostra madre e la pregherò, se si vorrà persuadere, che ritorni amica con mia sorella e che venga nuovamente sopra e che faccia d’ora in avanti ogni cosa come piace a lei ».

Più tardi scesi da mia suocera e la pregai di ritornare sopra e di perdonare mia sorella per quella volta se aveva mancato in qualche cosa. Ma lei s’impuntò dicendo che mia sorella non si doveva permettere mai di calunniare lei, la signora Armoni, conosciuta in ogni[...]

[...]a la sua grande intelligenza, sapeva molto bene che un ufficiale superiore non si sarebbe messo mai a fare a coltellate con lui. E se al posto mio ci fosse stato anche il suo barbiere Armando Romeo, son sicuro che anche a me mi avrebbe restituito le cinquemila lire e mi avrebbe dato credito nel suo negozio.

Faccio presente che molte cose atroci e dolorose e se vogliamo anche ridicole della famiglia Armoni non le ricordo più in questo momento, però sto certo che la Giustizia intuisce da sé, anche attraverso i pochi saggi che sto dando di scorcio e molto alla rinfusa.

Ritornando ora alla piaga che mi brucia, dico che quale ricompensa verso mia sorella della famiglia Armoni,. dato che lei si era adoperata premurosamente presso di me perché dessi le L. 2500 per l’andata di Bologna e Milano, dopo partiti i due fratelli, giacché ora bisognava fare economia per tutte le spese sostenute per la disgrazia della caduta di Lorenzo, la lasciavano morire di fame e non solo che mia sorella doveva morire di fame, ma doveva star zitta, benché lei no[...]

[...]ora bisognava fare economia per tutte le spese sostenute per la disgrazia della caduta di Lorenzo, la lasciavano morire di fame e non solo che mia sorella doveva morire di fame, ma doveva star zitta, benché lei non dicesse mai niente a nessuno, compreso me; ma loro sospettvano che dicesse perché si sentivano l’anima macchiata. E difatti io lo seppi in seguito quando un giorno mi disse: «Guarda, ora dicono che bisogna fare economia ed io approvo; però l’economia la debbo fare solamente io, perché loro mangiano e bevono meglio di prima ed io la sera debbo accontentarmi con pane ed olio se lo voglio; altrimenti172

SAVERIO MONTALTO

nessuno si preoccupa se mangio e se bevo compreso mio marito, il quale non mi domanda mai se son viva o morta. Sì sì; la sera mi ritiro e trovo solamente una goccia d’olio nella bottiglia ed un pezzo di pane che mi porto io stessa dal negozio. Tanto per dirti una, l’altro giorno hanno comprato un pesce di circa due chili: hanno mangiato tutti a mezzogiorno ed alla sera ed inoltre la madre ha conservato un po[...]

[...]aiale delPanno serviva se non tutto buona parte per gli Armoni. Un giorno mentre mi mettevo a tavola, pensando a mia sorella, mi venne da piangere e non volli mangiare. Mia moglie allora mi domandò : « Perché questo ora? ».

«Perché? Perché io mangio e mia sorella non mangia! ».

« Ho capito! D’ora in avanti significa che non debbo mangiare neanche io».

Si alzò ed andò a coricarsi a letto, ove rimase per vari giorni senza volere mangiare. Però dopo che io uscivo mangiava e beveva e faceva i comodi suoi ed io per non aggravare la situazione fingevo di non capire niente. Né era questa la prima e l’ultima volta che mia moglie si metteva a letto e non solo che quando si metteva a letto non neMEMORIALE DAL CARCERE

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voleva sapere di cucinare e quindi dovevo cucinare io dato che la serva era piccola ed incapace, ma per quanto proibiva la serva di scopare e di fare gli altri servizi che poteva fare. Due volte presi a schiaffi mia moglie durante i continui momenti di disperazione e di follia: una mi sembra verso quest’epoca ed una[...]

[...]letto e non solo che quando si metteva a letto non neMEMORIALE DAL CARCERE

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voleva sapere di cucinare e quindi dovevo cucinare io dato che la serva era piccola ed incapace, ma per quanto proibiva la serva di scopare e di fare gli altri servizi che poteva fare. Due volte presi a schiaffi mia moglie durante i continui momenti di disperazione e di follia: una mi sembra verso quest’epoca ed una qualche mese prima della mia ultima sventura. Però in ambedue le volte dovetti accorgermi che il vero male fisico e morale lo facevo solo a me stesso e che le bestie effettivamente a prenderle a schiaffi è tutto tempo perduto.

Una sera mentre i due fratelli maggiori erano a Bologna ed a Milano uscendo di casa mi vidi avvicinare da mio cognato Giovanni dicendomi che mi doveva parlare di cose molto serie. Era sceso il crepuscolo ed andammo al Parco della Rimembranza. Quivi giunti mi disse con aria truculenta e minacciosa:

«Vostra sorella la deve finire! Diversamente voi lo sapete come la penso io! ».

Io fremevo non so più se in quel mo[...]

[...]al male».

« Noi non pensiamo mai al male e vi dico, anche a voi, di finirla. La mia famiglia è la prima di N... per correttezza, onestà e tutto e vostra sorella non era meritevole di entrare nella nostra famiglia, perché lei è la regina di N..., perché ha un giovane di marito che non lo174

SAVERIO MONTALTO

ha nessuno ed è trattata meglio di tutti, per mangiare, per bere, per dormire e per vestire. Avete capito? ».

« Ho capito tutto. Però ti prego di essere più umano e di non andare dietro a tua madre».

« A mia madre non la deve nominare nessuno, perché neanche voi siete degno di nominarla. Avete capito? ».

A questo punto m’intesi venir meno e mi vergogno ancora della mia viltà di quel momento. Mi umiliai di fronte a costui, perché la paura delle sofferenze di mia sorella era superiore a qualunque umiliazione e pregai a lungo e scongiurai a lungo Giovanni che si stesse al suo posto, perché a mia sorella glie ne avrei ora parlato io e sicuramente per l’avvenire non se ne sarebbe permessa più neanche una parola. Poi lo las[...]

[...]la è quella che è ed io e la mia famiglia siano quelli che siamo! E ti proibisco di venire più qua e di dare retta a tua sorella, capisci? ».

Io e tutti i presenti si rimaneva paralizzati, tanto vero che il mio cognato Giacomo si sentì in dovere di dire: « Ci siamo ridotti come i... » e nominò una famiglia di facchini del paese famosa per le continue risse fra di loro. Io, incoraggiato da queste parole, ebbi la forza di dire a mia moglie:

«Però neanche voi dovete avvicinare più i vostri?».

« Sì, neanche io! ».

« Andiamo allora! » ed andammo muti e senza più dire una parola.

Rimasi tutta la notte e buona parte del giorno appresso sdraiato nello studio con la testa fra le mani. Non saprei descrivere ciò che mi passava per la mente. La mattina il padre ed i fratelli, tranne di mio cognato Giacomo, entravano di colpo nella mia casa, parlavano sottovoce con mia moglie e poi se ne andavano. Quando non volevano entrare fischiavano, perché un’altra caratteristica degli Armoni era quella di chiamarsi col fischio, mia moglie apriva i[...]

[...]e ti volevo! Ormai non mi interesso più neanche di te! ».

«E mi lasci sola, in mezzo a loro? Ti prego, per l’anima della mamma! ». Al nome di mia madre ebbi una trafitta al cuore e non fui capace di vedere ancora soffrire quella donna. Mi calmai un po’ e domandai: «La gente hanno sentito le sue parole?».

« Se non sentito, hanno capito ed hanno detto che ormai hai paura e che forse non verrai più da me per questo! ».

« Va bene, resto! E spero anche col tempo di poter dimenticare! ».

Mia sorella dopo un poco se ne andò ma io non mi calmai e dopo qualche giorno andai dall’amico Sacerdote. Gli raccontai ancora una volta delle mie sventure e gli dissi che ormai volevo separarmi da mia moglie. Egli mi ascoltò, mi consigliò la calma, mi confortò, mi disse che difficilmente nei miei fatti si potevano trovare le determinanti di una separazione e mi consigliò in fine, dato che c’era anche la guerra in vista, di attendere pel momento, che poteva darsi che con la guerra tutti saremmo stati richiamati e quindi poi da cosa poteva nascere co[...]

[...]nato a casa seguitavo a persi > stere nella mia decisione.

Chiamai mio cognato Grandi e feci sapere agli Armoni che intendevo dividermi, benché sapevo che non mi sarei diviso perché avevo paura, ma io cercavo di tenere duro proprio per soffocare la paura, e che anche mia sorella si sarebbe divisa. Dopo qualche giorno venne mio cognato Giacomo col Grandi per comunicarmi con la sua aria magna, che io non avevo nessun motivo di potermi dividere; però se mia sorella avesse voluto dividersi poteva farlo anche subito. Io non ricordo più che cosa risposi e lui se ne ndò. Ma dopo alcuni giorni gli Armoni, capito il pericolo, vennero a più miti consigli e mio cognato mi fece sapere che ormai era disposto a fare famiglia a parte dai suoi, ma che però da quel momento in poi lui doveva fare l’uomo e non mia sorella, giacché fino ad allora lui aveva fatto la donna e mia sorella l’uomo. Io capii a lampo quest’altra sua recondita malvagità e siccome ormai la piaga recente causatami da mia moglie andava scomparendo, tremai ancora una volta per mia sorella. Lo presi col dolce, mi umiliai ancora una volta e lo esortai che avesse per l’avvenire una certa carità per quel rudere di donna, quasi impazzita dal dolore e se anche non sentisse alcun affetto per lei, almeno che glielo dimostrasse simulando, giacché pensavo che una delle cause principali c[...]

[...] sorella era proprio il fatto che lei ormai si senMEMORIALE DAL CARCERE

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tiva di non potere essere gradita ad un marito più giovane e più bello di lei. Lui mi rispose che da quel momento, dato che aveva deciso di stare diviso da sua madre, cosa che avrebbe messo in atto se non prima al ritorno di lei a giugno venturo da C..., ognuno doveva farsi

i fatti suoi e non ingerirsi delle faccende degli altri. Io capivo sempre più e tremavo, però nutrivo una certa speranza che una volta che mia sorella si fosse divisa dalla suocera forse le cose si sarebbero aggiustate e lo feci sapere anche a lei, dato che anche lei aveva capito e s’era già impaurita più di me. Dopo alcune sere vi fu una specie di riconciliazione generale voluta da me, perché sapevo bene che se mia sorella fosse rimasta nemica colla suocera non avrebbe trovata mai la pace; ma la riconciliazione non avvenne lo stesso. Mia suocera dichiarò che momentaneamente acconsentiva, va bene, ad ammettere alla sua presenza me e mia sorella, perché non si dicesse mai che lei dovev[...]

[...] dopo avermi dato uno sguardo da uomo di forza e di comando. Io ormai di fronte a quella gente non ero più capace di dire più nulla e se parlavo, parlavo semplicemente per umiliarmi e sottomettermi a loro. Dopo che Gk> vanni se ne andò, io pregai mia suocera di permettere me e mia sorella di andarla a trovare a C..., ma lei disse che se io e mia sorella ci fossimo permessi di andare a C..., avrebbe fatto cose che non aveva mai fatte. Mia suocera però parlava così non per me, perché a me se fossi andato solo, mi avrebbe accolto a braccia aperte, ma parlava per mia sorella. Io capii fin troppo tutta la sua malvagità e dove voleva arrivare e non insistei più.

Quando verso i primi di novembre mia suocera partì per C... si portò con sé tutte e due le figlie femmine dicendo che non poteva lasciare le sue figlie con una donna traviata come mia sorella. Ma la ragione non era questa: la ragione vera era che intendeva aggravare180

SAVERIO MONTALTO

mia sorella del peso di quattro uomini compreso il suocero e di due bambine piccole, perché [...]

[...] che lui andasse a trovarla. Il Papalia capì subito e non ci andò più. Anche il Papalia, se volesse, potrebbe dire tante cose sulla disgraziata vita di mia sorella oltre a coloro che ho indicato di già aH’Ill.mo Signor Giudice Istruttore.

Vengo ora ai casi che più da vicino interessano me e mia moglie. Sento che mentre mi avvicino a quest’ultima epoca mi assalgono iMEMORIALE DAL CARCERE

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brividi fin dentro al midollo delle ossa; ma spero di farmi forza e coraggio e di poter raccontare.

La vigilia di Natale mia moglie pretendeva insieme al fratello Lorenzo, sceso a bella posta, che io fossi andato insième a loro a C... per passare il Natale colla madre. Io dissi allora a mia moglie che ero pronto ad andarci ma che però doveva venire con noi anche mia sorella Anna. Mia moglie e suo fratello mi risposero che per mia sorella Anna era impossibile ed io quindi di rimando lasciai libera mia moglie di andare lei dove avesse voluto perché io mi stavo a casa mia. Mio cognato Lorenzo capita l’antifona se ne andò e mia moglie subito si mise a letto. Io passai il Natale del 1939 e non ricordo più se anche il Capodanno del 1940 solo a tavola e con la serva e la madre della serva in cucina e con il pranzo preparato da me. Da mia sorella non ci potevo andare, perché avrei suscitate delle reazioni poco piacevoli non solo d[...]

[...]o alla quale rispose: «Se quel miserabile del tuo padrone vende l’orto io ammazzo sua sorella! ».

Verso i primi di marzo, arrivato al colmo dell’esasperazione per la continua presenza del professore, un giorno chiamai mia moglie eMEMORIALE DAL CARCERE

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le feci capire che io intendevo studiare ed occuparmi dei fatti miei e che data la continua presenza del fratello non lo potevo fare.

Lei allora mi rispose che l’aveva capito bene, però, dato che il fratello era ammalato non aveva il coraggio di dirgli d’andare da mia sorella oppure in casa dell’Aurora. Poi concluse che se io avessi voluto, potevo anche metterlo alla porta. Io tacqui e non parlai più. Fu dopo quest’epoca che ebbi una serie di attacchi al cuore ed al cervello che per poco non restai. C’erano dei momenti in cui la testa non me la sentivo più ed in me subentrava allora un altro individuo navigante nell’infinito delle tenebre e destinato a perire miseramente ed inesorabilmente. In un giorno che la testa non me la sentivo affatto ed il cuore batteva più del solit[...]

[...]o guardavo, notavo la sua perplessità, ma badavo al mio stato. Egli poi si decise, mi fece un’iniezione di canfora, mi ordinò il canfidrolo e se ne andò. Dopo che il Castagna se ne andò l’attacco si ripete più forte. Verso sera presi alcune gocce di canfidrolo e si ripete più forte ancora. Allora smisi la canfora e non mandai più a chiamare il Castagna. Né lui si sentì in dovere di venire più da me, non dico come amico, ma neanche come ammalato; però ogni tanto mandava la serva ad informarsi come stavo. Dopo alcuni giorni mi intesi un po’ meglio ed allora decisi di recarmi a M... dal dott. Nino D’Ascola mio medico di fiducia. Il dott. D’Ascola mi osservò attentamente e mi esortò di stare tranquillo, perché non c’era niente né al cuore, né altrove che mi dovesse impressionare. Io allora mi tranquillizzai da questo lato ed in seguito stetti un po’ meglio anche perché mi sforzavo di pensare

11 meno possibile ai guai e sempre allo scopo di star meglio.

Verso aprile vidi all’improvviso in casa mia cognata Elena, dato che da mia sorella n[...]

[...]ento non conoscevo l’odio, ma da questo momento in poi odiai non solo mia moglie e tutta la sua famiglia, ma anche il genere umano, dato che anche il genere umano, contribuiva per la sua parte alla186

SAVERIO MONTALTO

mia completa rovina, per opera di un Castagna che io, fra l’altro, avevo stimato sempre amico. Ora più di prima non potevo sopportare la gente e specie la casa del Castagna che avevo di rimpetto. A mia sorella non la odiavo, però le sue sofferenze non mi facevano più né caldo e né freddo e così fu, si può dire, fino alla fine. Dopo un certo tempo mi calmai un po’ perché pensavo di aver trovato la via d’uscita. Mi dissi : « Adesso farò di tutto per farmi richiamare, a fine guerra me ne andrò all’estero e così lascerò per sempre questa terra maledetta ». Cercai d’impormi la calma e di mostrarmi piuttosto cortese con mia moglie per quanto le mie forze me lo acconsentirono, sia per non rivelarle in qualche momento di maggior stravolgimento il suo fallo, altrimenti sapevo che lei sicuramente si sarebbe rivolta alla sua fam[...]

[...]. Un certo individuo strano introdottosi di colpo nella mia testa mi disse: «Te lo dicevo io che la cosa era già di pubblica ragione? Tu non ci volevi credere! ». Quel certo individuo strano non mi lasciò quasi più ed ancora di quando in quando si piglia gusto a perseguitarmi. Né mi ricordo più ciò che avvenne in seguito con precisione, giacché la continua presenza di quel maledetto individuo mi faceva vedere tutto indistinto ed avvolto d’ombre. Però mi accorgevo con un certo compiacimento che ormai il cuore non mi tumultuava più come prima e se non fosse stato che di quando in quando avvertivo come un chiodo conficcato sulla sommità del cranio, per il resto, potevo dire di sentirmi bene. Io però, d’ora in poi, continuerò a raccontare lo stesso come se nei giorni che si susseguirono vedessi tutto distinto e sgombro d’ombre.

La notte non dormii e me la feci girandomi e smaniando nel letto come mi accadde anche le altre notti che vennero dopo. E se dormivo facevo dei sogni opprimenti ed ossessionanti che lo strano individuo poi me li faceva subito dileguare. Il giorno dopo, mentre mia moglie gridava con la servetta in cucina ed io mi trovavo nella stanza da letto e gli operai nel salotto, profferii: «Dì alla puttana che si stia zitta, ché basta quanto si è frustata e che ci sono gli [...]

[...]subito dileguare. Il giorno dopo, mentre mia moglie gridava con la servetta in cucina ed io mi trovavo nella stanza da letto e gli operai nel salotto, profferii: «Dì alla puttana che si stia zitta, ché basta quanto si è frustata e che ci sono gli operai in casa! ». Mia moglie mi raggiunse nella stanza da letto e mi disse: «Cosa avete detto? Perché avete detto quelle parole? ». Io risposi: « Io non so niente! Tu lo sai meglio di me! Se tu sapessi però che cosa dice largente di188

SAVERIO MONTALTO

te, andresti or ora a buttarti a mare! ». Mattina di giovedì mi alzai presto ed incominciai la nenia di questa canzone: «Quanto è bella sta figliola, manco a Napoli ci sta; e si pettina e s’incannola, tutti quanti l’amore fa». Ogni tanto sostituivo la parola figliola con puttana o fontana e ci provavo un gusto matto a gridare forte ed a farmi sentire anche dai vicini. Poi vennero gli operai e smisi di cantare. Più tardi uscii per un po’ perché mi mantenevo calmo ed affabile, non solo cogli estranei, ma anche con mia moglie, e, benché meccan[...]

[...] affabile, non solo cogli estranei, ma anche con mia moglie, e, benché meccanicamente, agivo e facevo tutto secondo il solito. Verso mezzogiorno gli operai se ne andarono ed io mi intesi assai più libero. Nel pomeriggio ripresi la nenia; mia moglie allora si avvicinò a me e mi disse: «Questa canzone la dovete cantare per le vostre sorelle e se continuate ancora mando a chiamare i miei fratelli! ». Io sorrisi per farle capire che non avevo paura, però non cantai più. Dopo che mia moglie si fu allontanata, lo strano individuo pronto mi disse: «Te lo dicevo io di stare zitto perché altrimenti ne buscavi? Beh, non ti dar pensiero, che anche così si sta bene! ». Io però più tardi ricominciai la nenia, perché ormai non potevo farne a meno, ma la durai un poco e sottovoce in modo che non mi sentisse mia moglie e poi la smisi completamente. Sera di venerdì, dappoiché mia moglie aveva dato l’allarme, venne mia sorella da me, mi portò nello studio e mi disse: « Son venuta per stare con te stasera, perché Giacomo non c’è — era da molto che non veniva più da me —. Ma insomma che hai? Ti sembra giusto che la devi ingiuriare puttana? ».

« A chi ? ».

« Andiamo! Dimmi che cosa è successo! ».

«Nulla! Ma giacché lo vuoi sapere, a te, lo dico! Mia moglie mi fa le[...]

[...]rtò nello studio e mi disse: « Son venuta per stare con te stasera, perché Giacomo non c’è — era da molto che non veniva più da me —. Ma insomma che hai? Ti sembra giusto che la devi ingiuriare puttana? ».

« A chi ? ».

« Andiamo! Dimmi che cosa è successo! ».

«Nulla! Ma giacché lo vuoi sapere, a te, lo dico! Mia moglie mi fa le corna col medico Castagna. Hai capito ora? ».

« Vedi, mi si accappona la pelle! » e mi mostrò il braccio. « Però io non ci credo! E come l’hai saputo? ».

« Ho ricevuto una lettera anonima; però io lo sapevo da tempo e perciò me ne volevo andare ».

« Senti, io ti dico di calmarti perché non è vero. Ma se dovesse essere vero certo che il dott. Castagna è stato un vero mascalzone, perché con te non si doveva permettere un fatto simile! Però io, ti ripeto, non ci credo e ti dico di calmarti, perché sicuramente si tratta di gente che vuole male a te ed a tua moglie e non bisogna dare loro gusto ».

Poi mia sorella insistè ancora che mi calmassi, mi portò tanti paragoni, mi disse anche che tutto al più si poteva trattare di un semMEMORIALE DAL CARCERE

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plice corteggiamento e siccome io non ne avevo più voglia di sentire parole le promisi che mi sarei calmato e così andammo a raggiungere gli altri in cucina dopo averla raccomandata di non dire niente a mia moglie della lettera anonima. Più tardi però si chiusero tutt’e d[...]

[...] e non bisogna dare loro gusto ».

Poi mia sorella insistè ancora che mi calmassi, mi portò tanti paragoni, mi disse anche che tutto al più si poteva trattare di un semMEMORIALE DAL CARCERE

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plice corteggiamento e siccome io non ne avevo più voglia di sentire parole le promisi che mi sarei calmato e così andammo a raggiungere gli altri in cucina dopo averla raccomandata di non dire niente a mia moglie della lettera anonima. Più tardi però si chiusero tutt’e due nel salotto e mia sorella messa alle strette lasciò capire a mia moglie che io forse avevo ricevuta una lettera anonima; ma nel contempo le disse di stare tranquilla che si trattava sicuramente di gente perfida che voleva mettere zizzanie nelle famiglie, poiché si sapeva molto bene che non c’era niente di vero e quindi non si potevano dire che delle falsità.

Mattina di sabato andai a M... ed al ritorno seppi che mia moglie durante la mia assenza aveva mandato a chiamare il fratello Ottavio.

Così mi spuntò l’alba di quel maledetto giorno del 17 novembre 1940. Né av[...]

[...] vigliacco, ma anche mascalzone, perché debbo credere ora che la lettera l’avete inventata voi! Ma io so ben donde proviene la lettera, e perché non la volete consegnare, perché stamattina appena arrivato, non volendo, la piccola Giuseppa mi ha dichiarato che tempo fa, durante la mia assenza, una sera venne dalla mamma mia sorella Aurora col bambino e con Antonio e mangiarono insieme tante cose belle ».

L’Aurora era sgravata dopo mia sorella, però mia sorella non conosceva il suo bambino perché il marito le aveva proibito di andarla a trovare.

Mio cognato concluse:

«Io ancora non ho parlato con mia moglie, ma parlerò subito e poi faremo i conti ».

Al ricordo di mia sorella tremai ancora una volta e pensando a lei cercai anche ora di umiliarmi di fronte a mio cognato, pigliandolo colle buone e dicendogli che non era il caso di badare a delle sciocchezze; che io non ci facevo caso di niente, che ormai andava pigliando piede il libero amore e tante altre cose belle. Mio cognato per tutta risposta si alzò e si avvicinò con queste [...]

[...]o cuore non sa cercare vendetta, ma perché si ricordino, una volta tanto nella vita, che anche loro sono uomini e non soltanto bestie feroci.

E poi voglio ancora che la Giustizia scenda per un istante dalle alte sfere in cui la Divina Sapienza l’ha messa, e mettendosi a cercare attraverso le miserie del mio cuore, si faccia anch’Essa miserie del mio cuore; indi, risalendo con calma e serenità al suo giusto posto, mi giudichi.

Ed ho finito. Però prima di chiudere definitivamente mi permetto ancora di richiamare l’attenzione della Giustizia su di un fatto molto importante. Se al mio posto i componenti la famiglia Armoni avessero trovato uno dei frateli Audino o altro individuo consimile, sto sicuro che non solo avrebbero rispettato e venerata mia sorella, ma per quanto mia moglie non si sarebbe mai azzardata a mettermi il disonore in casa. Ma loro sapevano di avere a che fare con un coniglio, con un uomo accondiscendente, che si umilia, incapace a reagire, trepido e pauroso come lo sono tuttavia ed ora che vado rientrando in me. Né so[...]



da Angelo Muscetta, Memorie del cavaliere Angelo Muscetta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]ordo a tutti che i migliori nemici sono i parenti) ed insieme alla serva e [al] garzone,. fecero man bassa di quello che era rimasto, così fu completato quasi la distruzione della casa, che il mio povero padre, e perché no? anche. mia madre, con sudore di sangue avevano acquistato.
Tirando avanti alla meglio, e per la lunga convalescenza di mio padre, e per la tenacia di mia madre fino al mese (non ricordo) dell'anno 1886 rimanemmo a Benevento. Però ai miei genitori sopravennero (malgrado fossero giovani) due cose. Mio padre divenne apatico, e poveretto non aveva torto, e a mia madre la mania di cambiar casa e paese, che completò il disastro. Ci trasferimmo ad Avellino, io pieno d'intelligenza, e desiderio vivo di entrare in convitto, sogno che svanì, rimanendo coll'aver frequentato pochi mesi la terza elementare e Basta — niente più scuola —. Ad Avellino trasferimmo con due carrette una piena di mobilia e che, ricordo, era bellissima, s'intende di quei. tempi, e l'altro carretto ben carico di merce, cioè terraglie e cristalli.
Ad Avell[...]

[...] sua sorella che aveva negozio di tessuti e siccome questa sorella di mia madre non aveva figli, pensò bene mia madre non pagarglielo più: pagò,, s'intende, solo al sarto, pochi soldi. Descrivervi la moda della confezione è inutile, ricordo solo questo, che le mani si affaticavano per trovare le tasche, e dimenticavo dirvi che la stoffa [non era] di marca Made Englis ma semplicemente cotone cécere, qualche cosa come le tute dei muratori moderni. Però ero felice, la sera frequentavo la casa di un lontano parente di mia madre, calzolaio, e con suo figlio mio cugino, imparai qualche cosa, però ero retribuito bene, avevo 12 soldi. La domenica al giorno (1) quando tornavo dal mercato di Caiazzo ed insieme a mio cugino si usciva a fare qualche passeggiata, ed in tempo di stagione estiva, prendevamo lo spumone dell'epoca, e cioè 1 soldo quattro
(1) Di pomeriggio
MEMORIE DEL CAV ANGELO MUSCETTA 55
giarrette di neve zuccherato, con colori variopinti, anche se non nocivi (I), e dalla sera, specie d'inverno, al Teatro dell'Opera ossia l'Opera dei pupi. Quando avevamo il borsellino pieno, prendevamo i primi posti, 2 soldi. Ero felice.
Le cose andavano maluccio, il capitale di mio padre [...]

[...]ossibile mangiarsi, ma qualche marinaio ci venne in soccorso con qualche galletta. Arrivammo come Dio volle a Marsiglia alle ore diciannove e trenta con diverse ore di ritardo. Il vapore approdò quasi alla banchina, e nell'affacciarmi riconobbi, malgrado la modesta luce del gas che illuminava il porto, il povero papà che ad alta voce chiamai, e mi rispose. Credetemi, scrivo e sento il tremito di quella voce di circa cinquantacinque anni or sono. Però data l'ora tarda, non poteva aver luogo la visita sanitaria, ma una commissione di donne si recò dalle autorità, e con l'attenuante di aver fatto un disastroso viaggio, ottennero eccezionalmente, dopo una visita sommaria, di sbarcare.
L'incontro fra noi e il povero papà fu commoventissimo. Un piccolo carretto a mano ci aspettava per caricare le nostre masserizie e i nostri bagagli, consistenti di quattro materassi ottimi che la povera mamma prima di partire ebbe cura di rifare la lana, insieme ai cuscini, e diverse valigie di pura pelle (no, erano sacchi vuoti, puliti però, pieni di tutta la[...]

[...]uante di aver fatto un disastroso viaggio, ottennero eccezionalmente, dopo una visita sommaria, di sbarcare.
L'incontro fra noi e il povero papà fu commoventissimo. Un piccolo carretto a mano ci aspettava per caricare le nostre masserizie e i nostri bagagli, consistenti di quattro materassi ottimi che la povera mamma prima di partire ebbe cura di rifare la lana, insieme ai cuscini, e diverse valigie di pura pelle (no, erano sacchi vuoti, puliti però, pieni di tutta la biancheria necessaria). I genitori noleggiarono una carrozza, ed io fedele al posto lasciato in Italia, seguii a piedi il carretto, però senza il mio somarello, che avevamo venduto in Italia. A piedi, seguendo il carretto, e facendo buona guardia alle masserizie, feci circa quattro chilometri. La distanza, e la fame sopraggiunta, pareva quella strada che non finiva mai. Mio padre aveva avuto cura di fittare una bella casetta di due stanze e una bella cucina al primo piano, senza balconi, con due finestre, e propriamente in una traversa, sul Gran
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 57
Chaimin d'Aix, Rue Pherafins n. 6, poco lontano, dalla casa dello zio; e cosí, dopo averci pulito alla meglio, ci recammo a pranzo da questo zio. [...]

[...]uii alla meglio il famoso bancariello di ciabattino. Ebbe inizio il lavoro, il mio propagandista fu il nostro portiere, un vecchio, con la moglie piú vecchia di lui: poveretto, viveva anche lui nella piú squallida miseria, spesse volte mia madre gli scendeva qualche residuo, e così facemmo che o rutto porta o sano (1).
Il primo mio lavoro fu di riparare gratis un paio di ciabatte vecchie della portiera, che non sapevo da che punto incominciare, però la propaganda fece il suo effetto, ed i clienti aumentavano giorno per giorno, e i guadagni con soddisfazione venivano consegnati a mia madre, che mi baciava con tanta effusione, e si rallegrava di aver un figlio d'oro, come lei diceva. Alla domenica non mancava mai un bel pezzo di carne in abbondanza e un buon ragù. Restituii al parente le lire 15, e gli anticipai lire 20, perché mi accompagnasse dal suo sarto (perché lui vestiva molto elegante) per farmi fare un bel vestito ma di buona stoffa, pagandolo ratealmente. Ed infatti fu il primo vestito di lusso che indossai. Feci delle amicizie, [...]

[...] buona sera; grazie, arrivederci. Chiesi del proprietario il quale era oriundo genovese, e capiva e parlava bene l'italiano, perché come ho detto innanzi, quel rione era abitato da migliaia d'Italiani: un simpatico uomo sulla trentina, al quale riuscii molto simpatico. Ma mi fece comprendere che non poteva assumermi in servizio, senza il libretto di lavoro, e che per avere questo era necessario il certificato di terza classe elementare francese, però poteva, in via provvisoria, assumermi in qualità di apprendista, naturalmente senza stipendio. Io accettai per le sole ore del mattino, e si rimase cosí di accordo, ed il lunedì successivo alle otto del mattino, [andai] a prendere servizio.
La domenica alle ore diciassette ricordo pioveva dirottamente, ed io non avevo ombrello, mi rincresceva sciupare il vestito nuovo e bello che avevo indossato. Aspettai, pochi minuti, smise di piovere e in fretta mi recai in casa del maestro, con un poco di ritardo, e feci le mie scuse. Mi ricevette nel suo studietto piccolo, ma pulito ed elegante, cosí co[...]

[...]mana (in quell'epoca si pagava per settimana) e con i lucri delle mancie e l'economia dei tram, incominciavo a sentirmi un impiegato di concetto. Avevo finito di pagare il sarto e ordinai un altro vestito: ero diventato un giovanottino bello ed elegante (non mi tacciate di immodestia). Non vi nascondo, che seguitavo a fare qualche riparazione per arrotondare il bilancio domestico.
Alla povera mamma mia non era passata la mania di cambiare casa, però questa volta aveva ragione). Aveva trovato una casa più bella, con un pezzetto di giardino e con un risparmio di qualche liretta mensile in meno, in una strada meno centrale, ma questo non aveva importanza (I). Vi erano in quel palazzetto altri quattro inquilini, due famiglie francesi una famiglia Algerina, e una famiglia Italiana. Sul medesimo pianerottolo, di fronte a noi, vi era la famiglia francese: due figlie, marito e moglie, operaio anche lui come mio padre. Debbo raccontare a questo proposito un episodio curioso.
Una domenica, come sempre, mia madre era tutta intenta a cucinare il ri[...]

[...]ancando raccomandare le sorelline di vigilare i genitori), presi una cesta ed andai in campagna, tagliando e raccogliendo della cicoria selvatica e altra verdura. Di corsa lo portai a casa, lo feci pulire e lavare dalla sorella Maria piú grande, e lo portai a vendere, ricavando una bella sommetta che comprai qualche cosa di somma urgenza per i genitori ammalati. Avevo avuto cura di portare a vendere tale verdura in altro rione per non umiliarmi, però per caso mi riconobbe una donna vicino di casa, e rimase talmente stupita del mio atto (uomo, giovanotto, andare a vendere la verdura il giorno di Natale) che si commosse, che sparse la voce in tutto il vicinato che la sera facevano a gara, a chi. portare piú roba, dal pane ai dolci rituali di Natale. Le mie sorelle man
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 63
giarono con avidità ogni cosa, ma io piangevo ed ero tanto umiliato, che non mi veniva la voglia di assaggiare cibo. Insieme con me piangevano i genitori, però alla sera, dietro loro insistenza, dovetti mangiare qualche cosa.
I giorni dop[...]

[...] stupita del mio atto (uomo, giovanotto, andare a vendere la verdura il giorno di Natale) che si commosse, che sparse la voce in tutto il vicinato che la sera facevano a gara, a chi. portare piú roba, dal pane ai dolci rituali di Natale. Le mie sorelle man
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giarono con avidità ogni cosa, ma io piangevo ed ero tanto umiliato, che non mi veniva la voglia di assaggiare cibo. Insieme con me piangevano i genitori, però alla sera, dietro loro insistenza, dovetti mangiare qualche cosa.
I giorni dopo il Natale, mia madre si guarí completamente, e nei. primi giorni dell'anno 1890 seguí anche la guarigione di mio padre. Io intanto avevo scritto in Italia allo zio Sabatino, e [a] zia Angelarosa, e ricevetti dopo pochi giorni da entrambi lire 50, che sparirono per incanto, per alimentare i poveri genitori durante la convalescenza. Io intanto al mia principale avevo nascosto ogni cosa, e per la mia assenza giustificai che ero ammalato. Ripigliai il mio servizio, ' ed a furia d'in. vestigazioni, seppe ogni cosa, e [...]

[...], e si rammaricò tanto. Volle vedere i miei genitori per disuaserli da tale decisione, ma non ci fu verso. Voleva per forza.
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farmi rimanere con lui, come un figlio, assumendo qualunque responsabilità, ma specie mio padre non ne volle sapere.
Decisi allora di darmi da fare, per le dovute pratiche. Avevo saputo che per le famiglie bisognose vi era una disposizione del console italiano a Marsiglia: concedeva il viaggio gratis, però senza vitto, naturalmente dopo le burocratiche pratiche di accertamento di famiglia povera. Intanto il tempo stringeva, il padrone di casa minacciava lo sfratto. Io conoscevo Marsiglia palmo per palmo, e tutte le mattine alle nove mi recavo al palazzo del console alla Rue Canebière per vede re se la pratica nostra era ultimata. L'usciere capo, un tipo nervoso, non mi dava neanche il tempo di domandare, e mi mandava fuori dalle scatole. A furia di andare, a furia d'insistere tutti i giorni, una mattina non vi era quell'usciere capo, che tanto aveva preso ad odiarmi, e con buoni modi cercai per[...]

[...] introdotto al suo cospetto, narrando ogni cosa, e mi ascoltò col massimo interesse. Dopo di che, chiamò un impiegato per sapere a che punto stava la mia pratica, ma la mia domanda era sul tavolo e nessuna informazione ancora era stata chiesta. Il segretario diede ordine, in mia presenza, che le dette informazioni il giorno dopo dovevano essere pronte. Fui licenziato ed avvertito di ritornare dopo tre giorni, che puntualmente ritornai, trovando, però; di servizio l'usciere capo, di cui ero l'odio suo. Di questo non mi potevo rendere ragione: mentre tutti mi volevano
bene, costui mi odiava. Come mi vide: Ebbene, ragazzaccio sempre
insistente, oggi non potete essere ricevuto —. Però feci presente che ero atteso dal segretario generale del Console, e così finalmente, si degnò introdurmi da lui. Ricordo che fui ricevuto molto benevolmente col sorriso sulle labra, compiacendosi della mia sveltezza, dicendomi che la pratica rispondeva esattamente alla verità, e che avrei potuto ritirare, fra qualche giorno, da un ufficio (che non ricordo) i biglietti d'imbarco, e che la partenza era fissata per il 12 agosto, con una vapore francese. Vi era una sola difficoltà, che questo vapore impiegava cinque giorni, perché vapore misto, e che doveva fermarsi a Genova e Livorno per carico [...]

[...]r le salite mi toccavo a tirare, perché il povero somarello non ce la faceva. Eppure ero felice. Per le discese, salivo a cavallo e cantavo sempre, specie quando si avvicinava l'ora del pasto alla sera. In quell'epoca in tutte le taverne si mangiava a pasto, il mezzogiorno e la sera, e si aveva per ogni pasto insalata verde, maccheroni, o pasta e fagioli, baccalà o carne, formaggio, pane e vino senza limiti. Ogni pasto costava soltanto soldi 13. Però io e mio padre, non consumavamo che solo il pasto della sera, saltando quello di mezzogiorno, perché il bilancio non consentiva, e mio padre si era prefisso di farsi qualche capitaluccio proprio, e non essere schiavo di un solo fornitore, il quale ne incominciava a profittare. Si tirò avanti cosí per due anni e piú, lavorando notte e giorno, e il mio compagno di lavoro era Sabino Venezia, il di cui padre era il nostro padrone di casa, e usciva una sera si e una sera no, col carretto carico di verdura che portava a vendere sui mercati, camminando tutte le notti per fare arrivare fresca la verd[...]

[...]nne, di risparmiare. In quell'anno vendemmo quasi tutto, rimanendo qualche poco di merce dispari che vendevamo l'ultimo giorno a qualche rivenditore locale. Dimenticavo, che la caratteristica della fiera era la sera, ed in una diquelle sere, quando la folla sostava per ammirare non per comprare, perché compravano o di mattina o nel pomeriggio, ne feci una delle mie. Feci cucinare mezzo chilo di maccheroni, e mettendolo in un vaso da notte (nuovo però) gridavo ad alta voce: — La mia porcellana è perfetta, liscia, che si può utilizzare anche un vaso da notte usato —. (Ma il mio era nuovo).
I1 mio concorrente barese, che si era messo fuori del convento, credendo che la clientela a prima vista comprasse da lui, ma fece pochissimi affari. Prima di lasciare S. Egidio, volle farmi delle proposte per l'anno prossimo, fare una società. Avevo diciotto anni ed avevo una certa esperienza, e gli risposi che non avevo difficoltà a fare tale società, solamente gli articoli che rimanevano invenduti doveva ritirarli chi li aveva portati, (perché io ero s[...]

[...]he acquistavo con gusto, e difficilmente ne rimanevano invenduti). Rimanemmo cosí d'accordo. A noi conveniva tale società, per due ragioni. La prima, non vi era concorrenza, e vendevamo esattamente con un guadagno abbastanza forte, e la seconda perché il barese portava degli articoli correnti, ma ricercati, per esempio delle grosse lan
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gelle di terra cotta di Grottaglie (Taranto) per conservare olio, vino, peperoni in aceto, i piatti per contadini, e tante altre cose, in modo che il cliente da noi trovava tutto. Ai miei articoli avevo aggiunto coltellerie e posaterie di alpacca e falso alpacca.
Il capitale era cresciuto abbastanza. Avevo l'aria di grossista, incominciavo a fornire dei piccoli rivenditori, ad Atripalda ed Avellino. Si rese necessario fittarsi un locale per mettere un magazzino e deposito, e fittammo precisamente quei bassi che attualmente è il magazinetto di Santomauro alla Ferrovia. Preparai dei bei scaffali, con un vetrinone che si girava (unico superstite del magazzino di Benevento[...]

[...] e Palmira, tipo allegro, di cuore e lavoratore. La moglie, zia Matilde, tipo diverso dalle sorelle, bella, elegante, insomma signorile, terribile come mia madre (poteva dalla signorilità passare alla donna del popolo), aveva la stessa mania di mia madre, di effettuare spesso traslochi. Di fatti dopo quattro anni si trasferirono a Saviano, poi a Napoli, a Cagliari, Iglesias, e poi a Palermo dove mori: i figli intelligenti, con educazione benina, però sciuponi, (come la madre), e sfortunati.
Presi le consegne del buffet, alla Stazione, e siccome questo mio zio, sardo cucinava molto bene, pregai mio zio Sabino di prenderlo in servizio, in qualità di cuoco, per lire 10 mensili. Ebbe inizio il mio nuovo lavoro, di cui ero profano, sia perché non avevo mai frequentato caffé (per mancanza di denaro), sia perché non avevo nessuna cognizione di liquori e di ristorante. Avevo un poco di pratica della trattoria di mio zio Sabino, ma era una cosa diversa. Sempre tenace e sempre passione nel lavoro, tutto ciò che iniziavo lo portavo a buon fine. Una[...]

[...] di gradimento a mio zio, ma poco per volta con le buone maniere fini per convincersi, e la baracca incominciò, con altre direttive piú o meno caotiche.
Per l'esazione a Napoli continuai ad essere io delegato per i mesi di aprile, maggio, giugno sempre dell'anno 1897. Si era in luglio, e si approssimava la fiera a Montefusco, e dovetti darmi da fare per l'approvviggionamento e fare, come sempre, piú buona figura. La solita affluenza di clienti; però la prima sera e cioè il 29 agosto 1897 vedemmo entrare in una cameretta del convento, adibita da noi a sala da pranzo e camera da letto, due formose contadine con delle grosse ceste piene di ogni bene di Dio, dicendo a mia madre che venivano da parte di Don Ciccio Bocchino, e che erano sue colone. Le ceste contenevano gnocchi, carne di vitello, polli arrosto, pane, vino e frutta in abbondanza. Ave
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vano fatto questo atto di cortesia, perché la nuora di Don Ciccio, Donna Mariannina, madre di Manfredo e del Dott. Bocchino, ci teneva far rimanere per sé (segn[...]

[...]venivano da parte di Don Ciccio Bocchino, e che erano sue colone. Le ceste contenevano gnocchi, carne di vitello, polli arrosto, pane, vino e frutta in abbondanza. Ave
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vano fatto questo atto di cortesia, perché la nuora di Don Ciccio, Donna Mariannina, madre di Manfredo e del Dott. Bocchino, ci teneva far rimanere per sé (segnandoci Venduto) ancora in esposizione un servizio di piatti che era una meraviglia: però ci teneva, un poco vanitosa, perché le altre famiglie lo vedessero. Il terzo giorno, nel pomeriggio (vi erano pochi clienti) vedo avvicinare una donna anziana ed una signorina, per scegliere un bichiere col manico. La signorina, nel chiedermi il prezzo, s'incontrò col mio sguardo, e siccome aveva un dente avanti piú grande, come suo fratello, gli domandai: — Scusate signorina, siete forse sorella al Capotreno Recine? — E lei mi rispose di sí, chiedendomi il perché di questa domanda, e come conoscessi suo fratello. Dissi che per caso l'avevo conosciuto ad Avellino, e che gli rassomigliava molt[...]

[...], s'incontrò col mio sguardo, e siccome aveva un dente avanti piú grande, come suo fratello, gli domandai: — Scusate signorina, siete forse sorella al Capotreno Recine? — E lei mi rispose di sí, chiedendomi il perché di questa domanda, e come conoscessi suo fratello. Dissi che per caso l'avevo conosciuto ad Avellino, e che gli rassomigliava moltissimo, e il nostro discorso fini cosí. Gli dissi il prezzo del bichiere, è lei di rimando mi disse: — Però siete molto carestoso (1). Acquistò lo stesso il bichiere, salutarono e andarono via, chiamai a mia madre (ché essa veniva sempre alla fiera) e gli raccontai questo episodio.
Io non potetti pronunciarmi dippiú, perché ignoravo se il Capotreno ne avesse fatto qualche .accenno alla sorella.
Finí la fiera, sempre con ottimi risultati, e tornammo ad Avellino ed a mio zio raccontai il piccolo episodio, dicendogli che ne avevo ricevuto buona impressione. Pregai mio zio Sabino di parlarne di nuovo al fratello Capotreno perché a sua volta ne avesse parlato a Don Ciccio Bocchino suo tutore, alla zio[...]

[...] suo tutore, alla zio Canonico e a zio Francischiello, e poi saremmo andati a Montefusco, a parlare di ogni cosa. Passarono due mesi dalla fiera, ed il fratello Capotreno Carlo Recine era stato a Montefusco e ne aveva parlato alla sorella, ed agli zii, e cosí id 15 novembre 1897 nolleggiammo una carrozza chiusa e partimmo alla volta di Montefusco, io, lo zio Sabino, e il compare Fusco — ed eravamo diretti alla casa dello zio Don Ciccio Bocchino. Però il compare Ciro propose di andare prima alla casa della sposa, e cosí facemmo. Per quanto preavvisati della nostra visita, la futura sposa rimase sorpresa, e dopo di averci lo stesso ricevuti ci disse gentilmente che la richiesta doveva essere fatta in casa dello zio Bocchino, giusto come si era rimasto stabilito, si parlò del piú e del ;meno, e bastò questo perché i nostri cuori incominciassero a battere all'unisono, e bastò fra noi due .un furtivo sguardo (che è il primo linguaggio dell'amore) per intenderci. Preceduti da un buon tratto, da una strada diversa lei si diresse dallo zio Bocchi[...]

[...]aveva ricevuto di me buona impressione: poche riservate parole, e che mi davano adito ad una buona speranza.
Dopo circa un mese, e dopo tutte le informazioni sul mio conto, che in sostanza erano ottime, tranne naturalmente quelle finanziarie, lo zio Bocchino ci invitò di nuovo a Montefusco per vedere eventualmente superare qualche difficoltà incontrata nel consiglio di famiglia. Un giorno che non ricordo, partimmo con la stessa carrozza chiusa, però munita di un cesto con polli salame formaggio e vino (tutta questa roba rimase nella carrozza, e che avremmo dovuto mangiare dopo). Ci recammo in casa dello zio Bocchino, il quale ci riferí del consiglio di famiglia da lui
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presieduto, in qualità di tutore, e che tutti erano rimasti soddisfatti per le buone informazioni morali sui mio conto, ma non si trovavano d'ac
dordo per la posizione finanziaria. E non avevano tutti i torti: io non
possedevo nulla, la sposa portava in dote circa 6 mila lire, in contanti 3.800 e 2.200 una casa e terra, ancora in comu[...]

[...]riferí del consiglio di famiglia da lui
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presieduto, in qualità di tutore, e che tutti erano rimasti soddisfatti per le buone informazioni morali sui mio conto, ma non si trovavano d'ac
dordo per la posizione finanziaria. E non avevano tutti i torti: io non
possedevo nulla, la sposa portava in dote circa 6 mila lire, in contanti 3.800 e 2.200 una casa e terra, ancora in comune col fratello Carlo
Capotreno. Però mio zio Sabina e mia zia Angelarosa mi donavano lire 1.000 ciascuno alla rispettiva loro morte, e ,il contante della sposa veniva ipotecata su una loro casa, e quindi .garentita; lo zio Sabino s'impegnava fare tutte le spese del matrimonio, mobilio, vestiti per me e per la sposa, quel poco di oro, ecct. ecct.
I zii della sposa quasi non volevano aderire a questo matrimonio, perché non avevano voluto accettare due .matrimoni, uno di un ricco orefice di Gesualdo, e un altro in quell'epoca esattore di Montefusco, tutti e due ricchi, di buona famiglia, ma di pessimi precedenti giovanili. Lo zio [...]

[...] festeggiare tale evento.
Ebbe inizio il nostro fidanzamento ufficiale, e fu stabilito di andare ogni mese a Montefusco, e trattenermi tre giorni per ogni mese. Il primo viaggio fu da me effettuato il 6 gennaio del 1898, con una sgangherata carrozza postale che partiva tutti i giorni alle quattordici, e arrivava a Montefusco alle ore diciassette. La prima sera cenai dalla fidanzata, e a dormire andiedi dalla zia Teresa, sorella di zia Cristina, però all'indomani andammo a salutare un altro zio in secondo grado, Giacomino Recine, ammogliato senza figli, ed abbastanza ricco, e costui volle assolutamente che fossi andato a dormire da lui tutte le sere che mi trattenevo a Montefusco, per tutto il periodo di fidanzamento, e per quest'altro zio,
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diventai piú di un figlio. E quindi la seconda sera fui suo ospite: la sua abitazione era poco lontana dalla casa della fidanzata, e dal balcone della mia camera da letto alla finestra della camera da letto della fidanzata ci divideva un piccolo vicolo stretto. Io dormivo in un let[...]

[...]a non si usava il pigiama). Mi domandò che denaro avevo, allora incominciai a comprendere, che qualcuno lo aveva insinuato. Mi spogliai nudo, rivoltando tutte le tasche, e non uscirono che lire: 1,15, — dico ventitrè soldi, ed un pacchetto di sigarette, e una scatola di cerini. Io rimasi male, ma piú male e umiliato rimase mio zio Sabino, il quale mi disse queste testuali parole: —Dapo il tuo fidanzamento, ti sei circondato di invidia e gelosia, però questo risultato negativo non ha fatto altro che cementare il mio bene e la mia fiducia, per quanto quest'ultima, mai perduta —. Voleva darmi
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del danaro, ma rifiutai energicamente, dicendogli: — Non mi serve, perché a Montefusco non mi fanno mancare neanche le sigarette. — Mi vestii in fretta, presi la mia piccola valigetta, presi pasto nella carrozza, facendo le mie scuse ai miei compagni di viaggio, chè per un contrattempo li avevo fatti attendere venti minuti, e partimmo.
Posso assicurarvi che furono tre ore di tortura per me, avrei voluto ritornare i[...]

[...]ei, cioè mia madre e le mie sorelle Maria e Carolina, che anche loro lavoravano nel buffet (che aveva preso un buon sviluppo) avevano fatto quistione con zio. Sabina, e da due giorni non erano andati nel buffet. Indagai la ragione, e mia madre era solita ingrandire le cose ed era sempre quella che inventava delle cose inutili, a volte gravi, inesistenti, e mi trascinò per qualche giorno anche a me a scioperare. Intanto per due giorni feci lo sciopero
Al
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della fame e piangevo amaramente la mia sorte, pensando che il matrimonio potesse andare a monte, e l'amare era cosí potente, balenandomi nel cervello di commettere qualche sciocchezza. Però fidavo sempre nella preghiera, e di cui non mi sono mai staccato, e nella mia vita ho trovato sempre conforto. Un giorno mia zia Angelarosa, [di] nascosto del marito Sabino, venne a trovarmi e si rammaricò per quello che era successo, e lo stato mio compassionevole e disperato. Mi mandò subito dalla trattoria da mangiare, e venne di nuovo ad assicurarsi, se io avessi mangiato, perché quasi da tre giorni non avevo toccata cibo. Intanto Vincenzina mi scrisse da Montefusco, che aveva saputo che erano sorte delle questioni serie, tra noi e zio Sabino: i soliti amici e invidiosi s'erano preso la b[...]

[...]alo di un bracciale d'oro. Infatti il venerdì
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che precedeva la festa di domenica, zia e mia sorella Maria partirono per Montefusco, senza nessun preavviso. Lascio a voi immaginare la sorpresa e la gioia della mia fidanzata, con la zia, nel vederle arrivare: questa era per loro la conferma di quanto io gli avevo scritto, cioè l'avvenuta pacificazione. Naturalmente la gioia non era completa, perché mancavo io, però la mia mancanza . era giustificata, perché tutti in una volta non potevamo lasciare il buffet.
La mia tortura era quella di vedere la festa da Avellino e non poterci andare. Mi spiego in che modo io vedevo la festa da Avellino. La chiesa del Carmelo a Montefusco era situata al principio del paese e proprio sul fronte del paese verso Avellino, .e su una piazzetta vicino alla chiesa venivano addobbate delle bellissime luminarie, che erano ben visibile dalla nostra stazione ferroviaria di Avellino, quindi il sabato, vigila della festa, fu per me una tortura, vedere da lontano quella festa, e no[...]

[...]rotabile era :per le sue curve molto piú lunga, mentre la strada accorciatura era piena di ciottoli e fossati, ma preferii questa per arrivare al più presto, e possibilmente prima che si chiudesse la festa. Le difficoltà non erana lievi, sia per l'oscurità, sia per attraversare montagne dissabitate, ma a quell'età non si conoscono ostacoli. Diventai una lepre, superai la distanza di circa otto chilometri tutto in salita in un'ora e venti minuti (però abbastanza sudato), scorsi da lontano che la mia fidanzata, e i miei [e] i suoi zii e zie erano seduti innanzi ad uno dei caffè improvvisati, ascoltando la musica di fronte che eseguiva l'ultimo pezzo, e cioè il canzoniere, perché dopo questo avevano inizio i fuochi artificiali. Non posso descrivervi l'impressione che tutti provarono, nel vedermi arrivare a quell'ora a piedi dalla stazione di Prata, e alquanto sudato. Bevetti due birre, ci godemmo i fuochi artificiaili, ed a casa ci aspettava una bella cena, residuo di un pranzo cucinato dalla zia Angelarosa, provettissima, ed espertissima ne[...]

[...]ato intervento allo sposalizio dell'unico fratello della sposa Carlo, Capotreno a Napoli delle F.F. dello Stato: coincidenza da tener presente. Iil fratello Carlo (unico fratello) non potette intervenire allo sposalizio perché la figlia Amelia (di cui è una protagonista di queste memorie, come rileverete nei primi capitoli, e che poi divenne mia seconda moglie) era in quel periodo in fin di vita, ammalata di tifo, che in seguito fortunatamente superò.
Dopo la cerimonia, si partí alla volta di Avellino, accompagnati da quasi tutti i parenti intimi e fioccava la neve piacevolmente. Ad Avellino nella casa dove abita adesso Siani Vincenzo, ci aspettava un lauto banchetto. A questo proposito debbo precisare una cosa. Mio zio Sabino aveva i suoi gravi difetti, ma aveva anche i suoi meriti, e cioè ci teneva a fare bella figura, un poco perché aveva assistito a due lauti e lussuosi banchetti, un poco anche per riguardo ai parenti venuti da Montefusco, tutti parenti 'rispettabili e perché no? dei veri signori.
Noi avevamo un cuoco abruzzese al '[...]

[...]te, altre le donne di famiglia, lavorarono tre giorni. Fu un elogio di tutti i commensali, e segnatamente della zia Carmela che dimenticavo dirvi intervenne allo sposalizio con zio Sabatino vestito in lungo con redingote, e lei con un cappellino eccentrico (che costava pochissime lire per la sua rimontatura). I regali (per quanto in quell'epoca poco si usassero) pur tuttavia i'l piú di valore era il biglietto di lire 25 dello zio Franceschiello. Però il regala di zia Carmela (non lo posso mai dimenticare) fu di un portabiglietto di seta, costruito, forse, con le sue mani.
Dopo il pranzo, ripartirono alla volta di Montefusco, con due carrozze di gala, i parenti della sposa, ed alla sera grande trattenimento in famiglia, con qualche invitato, il Capo Stazione titolare e qualche impiegato, o amici di famiglia, si ballò fino all'una del mattino, con distribuzioni, di dolci, liquori, spumanti, tutto a profusione.
Dopo tre giorni facemmo il nostro viaggio di nozze. Incredibile ma
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vero, con lire 25, dico venticinque in tas[...]

[...]petto farmi, mi precedette di qualche giorno, ed andiede a S. Giovanni a Teduccio da RichardGinori, insinuando a questa ditta di non farmi credito, perché ero un nullatenendo e imbroglione. Non ebbi nessuna sorpresa quando mi recai a S. Giovanni, e la ditta suddetta mi disse che era spiacente non potermi accontentare col farmi credito, come aveva fatto le altre volte con mio zio Sabino, perché la Direzione di Milano cosí aveva dato disposizioni. Però io fui previggente, perché mi avevo portato la copia dei capitoli matrimoniali, e che tutte le cambiali venivano firmate anche da mía moglie Che disponeva della sua dote di oltre 6 mila lire.
Convinsi con le buone maniere 11 Dirigente del deposito della S. A. RiehardGinori di S. Giovanni a Teduccio, anche in omaggio che ero figlio di un vecchio loro cliente, e che per tanti anni (modestia a parte) era il modello di onestà.
Ritornai a casa pieno di gioia, e dopo due giorni, come stabilito, tornai a S. Giovanni con mia moglie per caricare il carro ferroviario, e firmando gli effetti per lire [...]

[...]o è niente: la cosa più ;tragica, mancavano i saldi per comprare i medicinali, i miei modesti capitali, nel commercio di porcellane e cristalli erano esauriti, a mio zio non potevo chiedere dippiú, perché sapevo le sue condizioni, ed allora pregai un fornitore di vino, certo Iandiorio di Montefredane, di mettermi una firma ad una cambiale di lire 200 e passarla a una banca chiamata « Credito Irpino », firma che mi accontentò, per non rifiutarsi, però ebbe cura di avvisare segretamente il Direttore di quella banca di non far passare quella cambiale allo sconto. Io intanto tutti i giorni facevo la via crucis da Avellino alla ferrovia per incassare quelle lire 200, e mi portavano in giro: oggi, domani. Finalmente un mio amico, impiegato su quella banca, mi disse segretamente tranello, che quell'amico a cui avevo pregato per la firma, mi aveva fatto. Non sapendo a chi Santo dovessi rivolgermi, presi di nascosto tutto l'oro di mia moglie (dico di nascosto, perché sapevo che lei era contrario a farlo pignorare) e lo pignorai ricavandone lire 35[...]

[...]nte tranello, che quell'amico a cui avevo pregato per la firma, mi aveva fatto. Non sapendo a chi Santo dovessi rivolgermi, presi di nascosto tutto l'oro di mia moglie (dico di nascosto, perché sapevo che lei era contrario a farlo pignorare) e lo pignorai ricavandone lire 350, giurando a me stesso che a qualunque costo prima che lei si fosse alzata, avrei messo a pasta il suo oro. Erano passati due mesi, e per fortuna era passata fuori pericolo, però era diventata uno scheletro perfetto. Ero felice che il pericolo era scomparso, quando venne a supporazione una iniezione fatta, e dovette avere un taglio, taglio che fu una fortuna (malgrado prorogasse di molto la sua convalescenza), perché da quel taglio usci tanta materia d'infezione da riempire due catinelle. Occorsero delle forti cure ricostituenti perché cinquanta giorni dovette alimentarsi di acqua del Serino e latte d'asina. Per i cibi a lei adatti durante la convalescenza non me ne mancarono al buffet.
Fortuna, nella sfortuna, sognai un sogno, e siccome non ero stato mai amante del [...]

[...]o l'oro prezioso, che avevo come un ladro prudentemente trafugato. Credetemi, non esagero, vi sono stati momenti molto umiliativi nella mia vita, ma in compenso la Provvidenza, mi ha dato come contropartita, delle grandi soddisfazioni, mi sono sempre forzato a mantenere quel prestigio che ad ogni uomo onesto s'impone, sobbarcandomi ad ogni specie di lavoro, pur di avere l'orgoglio, che col mio sudore, dovevo portare avanti la famiglia. Purtroppo però per tante difficoltà, avevo bisogno di essere coadiuvato da mia madre, dalle mie sorelle e dalla moglie: queste erano per me delle grandi umiliazioni, perché avrei voluto lavorare solo, ed avere la soddisfazione di dire: Ho io il dovere di portare a casa il necessario. Ma tante cose nella vita non si possono avere, però ricordo ai miei figli (se qualc'uno è ancora scapolo) all'epoca che leggeranno, se pure leggeranno, queste noiose mie memorie, di scegliere bene la compagna della loro vita, una donna che abbia delle doti, non importa se non ha dote, perché solo la buona compagna è capace a farci progredire ed a guidarci, ed a sopportare con rassegnazione il travaglio continuo della nostra vita, piena di dolori, di sagrificio, di privazioni.
Si era arrivato al 1904 e le cose del buffet si avviavano ad un lieve miglioramento, e in quell'anno mio zio Sabino ricevette dal Brasile da un suo cognato, marito della[...]

[...]tre quarti, i biéhieri erano grandi, le bottiglie si vuotavano presto, e facevano i bis diverse volte. Per me era un lavoro enorme, perché quelli che arrivavano col treno di mezzanotte, bisognava lavorare fino alle due di notte. Alle quattro dovevo riaprire il buffet, quindi il mio riposo era di due ore su di un materasso messo sopra un tavolo, in quella piccola stanzetta umida, che a quarant'anni fu la causa della perdita di tutti i miei denti. Però di contro a tanto lavoro e tanti sagrifizii, vi era l'incoraggiamento del guadagno. Io facevo il fattorino accaparratore di albergo, io il f acchino, io il cameriere, io il padrone: mi trasformavo a secondo del bisogno. Ti guadagno era soddisfacente, perché mentre noi si lavorava con centesimi, questi immigranti pagavano con dollari, che in quell'epoca i'l dollaro quotava lire 4,20 italiane. Il bello era, portavo le valigie internamente dalla stazione al buffet e mi regalavano; li servivo a tavola, ed avevo la mancia; li accompagnavo in camera (portando le valigie), ed avevo altre regalie. e [...]

[...]vano a mangiare, bere e dormire. E naturalmente, col mio lavoro, con le mie privazioni di sonno, di divertimento, di riposo, e con lo sprone di mia zia Angelarosa verso il marito (con questo vi è un antico detto, che bisogna essere sempre il parente della Regina e non _del Re), feci breccia nell'animo di zio Sabino, diventando il suo beniamino, e non ebbe lui né il coraggio, né la malvagità di cambiare quell'affetto sincero verso di me.
Intanto però mio zio Sahino cercava una soluzione per liberarsi di cinque persone adulti, che da diversi mesi erano a suo carico, incapaci di mettere, o spostare una sedia da un punto all'altro, ma che in sostanza avevano un certo diritto perché dall'America avevano inviato del denaro, per costruirsi o comprare una casa. E tutto questo non era una cosa facile.
Mio zio Sabino possedeva una casa dopo il palazzo Maioli prima del ponte dell'acquedotto del Serino, composta di quattro vani ed accessorii, e su questa casa era stata ipotecata la dote di mia moglie Vincenzina. Ed un giorno, profittando della mala[...]

[...]specialista che si decise fare qualche puntura, e pare che il 20 giugno migliorava leggermente, e che mi lasciasse intravedere qualche speranza. Come se non bastasse la mia preoccupazione per lui, si ammalò la mia povera Vincenzina. Dopo visitata mia moglie, mi disse queste testuali parole: — Per vostro padre uniformatevi che non vi è speranza: la sua miglioria è fittizia. Per vostra moglie, è cosa da nulla: fra pochi giorni lascierà il letto —. Però a questa proposito, con mio sommo rincrescimento, debbo incolpare mia moglie per certe sue stranezze (e credo che dall'altro mondo voglia perdonarmi). Per economia di poche lire volle chiamare il Dottore Alvino di Atripalda, in luogo del Dottore Festa di Avellino, nostro medico curante. E pare che questo Dottore Alvino gli abbia somministrato delle cartine astringenti credendo fosse diarrea, mentre era un emoraggia interna. Certo, o il destino crudele, o la fatalità di un errore, la mia povera Vincenzina alle ore 22 del 1° luglio volò la sua anima al cielo, lasciando nel più duro dolore a me [...]

[...]e il padre Cariuccio non trovasse difficoltà. — Infatti ne parlò a lei ed al padre, e dopo avere avuto da lei il consenso, il padre rimase li per 11 perplesso, e si riservò dare qualche risposta.
La piaga del dolore era sempre ancora aperta (ed a questo proposito debbo chiedere perdono ai miei primi due figli, se mi accingevo a dare questo passo molto [in]tempestivamente, profanando così presto la memoria di colei che fu il primo amore).
Certo però, e questo posso giurarlo, che mai e poi mai mi sarei sposato in seconde nozze, con un'altra donna, al solo pensiero che mi avrebbe maltrattato i due figli, che per lei erano estranei. Passarono ancora tre mesi, e il padre diede il suo consenso, ma sempre con titubanza. Si andò avanti cosí, ma io mi avvedevo che le cose del buffet non andavano troppo bene, e che cuoco, cameriere e persone estranee dovevano sottrarmi della merce, perché vedevo dal mio bilancio anche mensile, che non potevo continuare. Tirai avanti per tredici mesi, e mi decisi lasciare il buffet, vendendo tutti i suppellettili [...]

[...]rdinato dall'Ente Autonomo di gestire uno spaccio per la vendita dei generi tesserati, cosa che dovetti accettare per forza, per non perdere il diritto di esonero al servizio militare, ma fu un grande guaio ed un forte lavoro, poiché oltre il lavoro della mia azienda già molto bene avviato, dovevo occuparmi della fornitura di quasi 600 famiglie, ed alla sera dovevo prepararmi ogni cosa, e cioè pacchi di pasta da 123 chili e così per lo zucchero. Però la sera ero aiutato dalle figlie del controllore Venturi, che eravamo più che parenti e spesse volte la sera a mezzanotte si finiva a maccheroni aglio ed olio cucinati sapientemente da mia suocera o, meglio, zia Cristina.
102 ANGELO MUSCETTA
Si andò avanti cosí fino al 1916, venne il richiamo di mio figlio Amato, e fu per me un grande dispiacere, sia perché esso veniva tolto dagli studii, sia perché aveva solo diciassette anni, e fino a quella età non aveva conosciuto privazione, disagi. Fu destinato al 3° Genio telegrafista con destinazione a Firenze, perché io, prevedendo il suo richiamo,[...]

[...]ndo il suo richiamo, gli avevo fatto apprendere in ferrovia l'esercitazione all'ufficio telegrafico. Dolorosamente la sua partenza capitò verso la fine di giugno arrivando a destinazione il 1° luglio, anniversario della morte di sua madre. E ricordo la prima lettera scritta da lui che mi accennava di aver dormito sulla paglia, la prima volta, e la triste coincidenza di data, e fu per me il primo pianto e lo strazio doloroso di un figlio lontano. Però, sempre diplomatico, cercò tutti i mezzi di evitare fare le prime nozioni della recluta con i suoi disagi. Dopo tre mesi vi fu un corso allievi ufficiali a Caserta e lui, malgrado ch'io fossi contrario, fece domanda e frequentò tale corso, riuscendo ad avere una buona graduatoria. Non ricordo se da soldato o da ufficiale [partecipò] alla ritirata di Caporetto ove per quaranta giorni era disperso, e non ricevevo sue notizie e scrivervi lo strazio di quei giorni, è cosa vana. Un giorno ricevetti un telegramma che lui era su un treno ospedale diretto all'ospedale militare di Nocera Inferiore. Ma[...]



da Renato Mieli, La constrata evoluzione della sicilia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]a disoccupazione in Italia, in base al numero degli iscritti alle prime due classi delle liste di collocamento e alle rilevazioni campionarie dell'ISTAT
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 121
neamente sul piano nazionale è passato dal 92,4% al 94,7% (6). Trova così conferma l'impressione che il progresso compiuto dalla Sicilia in questi quattro anni sia stato relativamente più accentuato di quello avutosi in Italia.
Ciò non deve indurre, però, a un compiacente ottimismo. E vero: la disoccupazione che fino al 1957 era in continuo aumento, da due anni sta diminuendo. Non bisogna dimenticare tuttavia che vi sono alcuni fattori che possono aver contribuito in misura sensibile a determinare questo miglioramento in Sicilia. Due di essi, soprattutto, van
relative ai licenziati in cerca di nuova occupazione o ai giovani in cerca di prima occupazione:
Data Iscritti liste collocamento Rilevazioni ISTAT
(migliaia) (migliaia)

I classe II classe Totale Dis. In cerca la occup. Totale
1955 maggio
giugno 1.224 590 1.[...]

[...]c'é da ritenere che se dai propositi di massima si passasse allo studio delle trasformazioni e riconversioni colturali, dell'incremento e miglioramenti della zootecnia e della riforma del credito agrario, si intenderebbero piú facilmente. Sono i rapporti tra i partiti che ostacolano, per altre ragioni, l'elaborazione e l'accordo su un programma di rimodernamento agrario e non viceversa.
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 131
Sta di fatto, però, che tale programma è ancora nel limbo. Né i democristiani né i socialisti, né i comunisti hanno dimostrato finora di essere pronti a formulare uno schema di sviluppo agricolo moderno, che sia qualcosa di più che un catalogo di rivendicazioni e di aspirazioni. Insensibilità? Incompetenza? Forse anche questi motivi possono aver influito. Per:, dietro questa apparenza di inerzia si nasconde una convinzione diffusa anche se inconfessata: la convinzione che per liberare la Sicilia dalla sua arretratezza economica convenga concentrare l'attenzione e lo sforzo principale in un'altra direzione. Ques[...]

[...]l principio che alla Sicilia spetti un contributo proporzionalmente superiore, in virtù di obblighi assunti in precedenza dal governo? Comunque, si voglia giudicarla, questa rivendicazione siciliana, sarebbe certamente meno assillante se il contributo dello Stato, indipendentemente dal titolo di legittimazione, fosse più elevato e adeguato alle necessità dell'isola. Il rimodernamento delle infrastrutture siciliane richiede effettivamente di piú. Però, possono i siciliani dire di aver fatto finora il miglior uso possibile dei mezzi, sia pure insufficienti, di cui disponeva la Regione? Onestamente, quando si sente affermare, senza convincenti smentite, che alcune decine di miliardi giacciono inutilizzati da mesi nelle casse della Regione, un certo senso di disagio è difficile non provarlo. L'on. Lanza, che fu Assessore ai Lavori Pubblici nel governo La Loggia, dichiara, a chi gli chiede una spiegazione in proposito, di non essere mai riuscito ad ottenere dai funzionari di quell'Assessorato una cifra precisa delle giacenze. A quanto ammontin[...]

[...]er bloccato e deviato a proprio profitto, con la complicità del governo nazionale, i finanziamenti che avrebbero dovuto
(12) Quest'esame, per essere utile, non va fatto partendo da pregiudiziali di carattere ideologico. Intanto si deve osservare che, secondo le conclusioni a cui sono giunti gli esperti che hanno studiato il problema, le risorse idroelettriche economicamente sfruttabili in Sicilia sarebbero valutabili a circa 888 milioni di kWh. Però, si deve subito aggiungere che tale possibilità di sfruttamento è, in buona parte, soltanto teorica e che è più conveniente, da un punto di vista tecnico ed economico, orientarsi verso la costruzione di impianti termoelettrici, ubicati nelle vicinanze dei maggiori centri di consumo.
In quanto ai costi si deve distinguere quello vero e proprio di produzione dal costo globale e finale dell'energia distribuita agli utenti. Il primo, che comprende gli oneri patrimoniali (rimunerazione del capitale, ammortamenti, imposte) e le spese d'esercizio (spese generali, per il personale, per la manutenzio[...]

[...]to che nelle regioni settentrionali. Ne consegue che, indipendentemente dal carattere pubblico o privato delle aziende, l'elettricità costa più cara nelle zone sottosviluppate, come la Sicilia, appunto per il minor consumo procapite e per la minor densità di utenze.
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 139
essere destinati all'Ente pubblico, ossia all'E.S.E. Che ciò sia realmente accaduto resta ancora da dimostrare con prove circostanziate. Però non lo si può escludere. Da fonte competente, si risponde con una controaccusa; non è vero che son mancati i finanziamenti, ci sono già stati nella misura dei due terzi della spesa d'impianto ed erano disponibili anche per il rimanente terzo. È mancata invece la capacità dei dirigenti dell'E.S.E. i quali non hanno saputo utilizzare le possibilità esistenti. Se alla testa di quell'Ente ci fosse stato un uomo come Mattei si dice — a quest'ora la centrale dell'E.S.E. sarebbe già entrata in funzione da un pezzo. Bastava che non si respingesse l'offerta di credito di un'impresa appaltatrice (offe[...]

[...]ma dell'E.S.E., mentre da varie parti, ed in particolare dalla D.C., lo si invitava allora ad affrettare comunque la conclusione dell'opera incompiuta, sostenendo che si sarebbe alleggerito in tal modo una grave passività.
Ma il contrasto tra iniziativa pubblica e privata in tema di energia elettrica, non può dirsi, con ciò, esaurito. Nel corso dello stesso dibat
140 RENATO MIELI
tito é infatti riemerso in forma piuttosto acuta. Questa volta, però, le parti erano invertite. Erano i sostenitori dell'iniziativa privata che accusavano l'E.S.E. di aver ostacolato con pretesti capziosi il decreto di autorizzazione della centrale di Termini alla Tifeo. Dunque, l'ostruzionismo a danno dell'incremento produttivo nel settore elettrico, andrebbe ora addebitato all'Ente pubblico. II colmo é che quest'accusa veniva candidamente — diciamo così — ribadita dall'Assessore delegato dell'Industria, Barone, il quale ammetteva che vi era stato da parte dell'E.S.E. un tentativo per indurre il governo a revocare quel decreto di autorizzazione (revoca che ve[...]

[...], a carico della Regione. Quanto verrà a costare quest'opera? Dieci miliardi, secondo alcuni, 20 secondo altri. E una cifra piuttosto grossa, se si pensa alle altre opere non meno necessarie e urgenti che gravano sul bilancio siciliano. Si osserva inoltre che l'entrata in funzione del complesso di Gela potrebbe aggravare la crisi nel settore dello zolfo. La desolfurazione del petrolio grezzo di Gela darebbe luogo a una produzione di zolfo di recupero a costi molto bassi e in concorrenza con quello prodotto dalle miniere siciliane. Rispondono i tecnici dell'E.N.I. che questo danno sarà evitato, poiché lo zolfo di Gela sarà in gran parte utilizzato direttamente 'e per la parte rimanente conferito all'E.Z.I. a un prezzo calcolato facendo la media tra quello dell'E.N.I. e quello delle miniere siciliane. In tal modo l'E.Z.I. potrà disporre di un certo quantitativo di zolfo a costo inferiore che gli permetterà di ridurre il prezzo sul mercato. Con ciò non si risolve la crisi dello zolfo; né l'E.N.I. pretende di
(13) A questo proposito vien[...]

[...]i vede, che si estende su un vasto settore. Il risultato, in termini di assorbimento di manodopera, è stato che si sono creati poco più di 2000 posti di lavoro. Altri 3000 nuovi posti verranno creati quando saranno realizzati i 40 progetti di nuovi impianti di cui si stanno attualmente istruendo le pratiche. Complessivamente, dunque, tra due o tre anni, la zona industriale avrà immesso nell'attività produttiva circa 5000 persone. Non sono molte; però non sono che un nucleo destinato, per l'effetto moltiplicatore delle attività manifatturiere, a generare attorno a sé un maggiore incremento dell'occupazione in attività terziarie ad esse connesse. Tale sviluppo a Catania ha immobilizzato finora, per i 24 stabilimenti già in esercizio, un capitale di 4 miliardi e 250 milioni; cioè una media di poco superiore ai due milioni per ogni nuovo occupato. Elemento, questo, da tenersi in considerazione nell'indagine sulle possibilità di uno sviluppo industriale dell'isola, che si adegui alla deficienza di capitale e sovrabbondanza di manodopera.
Tor[...]

[...] eccezioni come quella di Catania, non si é avuto quello sviluppo dell'industria manifatturiera che per induzione si sperava sarebbe stato determinato o stimolato dal sorgere di alcuni grandi impianti nel settore di base. Le ragioni possono essere varie e cumulative. Scarsità di capitale: si sa che il capitale privato siciliano non é molto ed ha comunque una propensione per gli investimenti più sicuri o più fruttuosi a breve scadenza. A Catania, però, il capitale affluito é in gran parte di provenienza straniera o settentrionale. Non vi è motivo per escludere che ciò possa ripetersi altrove e su più vasta scala. Vi è invece da osservare che sussistono ancora alcune difficoltà nel sistema creditizio, le quali possono rappresentare un serio ostacolo. I crediti che vengono in generale concessi con una oculata valutazione della solvibilità del richiedente sono spesso insufficienti a dar vita ad una attività industriale
148 RENATO MIELI
sana. L'industriale che riesce a ottenere dei crediti di impianto si trova poi, a stabilimento costruito, [...]

[...]ficate e di tecnici: questa è una seconda difficoltà che si somma alla prima. Nonostante la sovrabbondanza di manodopera e il numero preoccupante di intellettuali disoccupati, la Sicilia manca di uomini preparati alle attività industriali. Manca di uomini, non di capacità. Dove si è cercato di trasformare il manovale in operaio qualificato e l'intellettuale in tecnico o in dirigente d'azienda, i risultati sono stati largamente positivi. Occorre, però, attraverso una estesa, per non dire generale, opera di riqualificazione dei lavoratori e di correzione dell'indirizzo, quasi esclusivamente umanistico, della scuola creare quella preparazione moderna che fa tuttora difetto alla popolazione siciliana. E un'opera di gran respiro, che richiede tempo e perseveranza; ma tutt'altro che impossibile. Con il materiale umano dei siciliani si può essere certi di raggiungere sotto questo profilo il livello delle società più progredite.
Economie esterne: altro serio svantaggio. Tutto costa di più in Sicilia rispetto alle regioni più avanzate: a comincia[...]

[...]. Questo strumento ideale é la Sofis. Concepita come mezzo di propulsione e non come semplice istituto di credito industriale, la Società Finanziaria Siciliana (società per azioni di cui la Regione detiene la maggioranza), ha appunto per finalità quella di partecipare con funzione pilota al sorgere e al consolidarsi di attività industriali nell'isola. A tale scopo può disporre di un capitale iniziale che ammonterebbe a 13 miliardi e 600 milioni. Però, con una legge che dovrebbe essere varata senza troppe difficoltà dall'Assemblea Regionale, questo capitale potrebbe essere portato a circa 20 miliardi, mediante un versamento anticipato di 6 miliardi che la Regione é tenuta a corrispondere alla Sofis nel prossimo triennio. Questo capitale iniziale consentirà alla Società Finanziaria di emettere obbligazioni ordinarie per un valore complessivo equivalente, ossia per altri 20 miliardi, più una serie di obbligazioni per investimenti industriali in gestione speciale per un massimo pari al quintuplo dello stesso capitale, ossia per altri 100 mili[...]

[...] un'attività industriale, impiegando tutte le sue disponibilità in imprese ove partecipasse in media con un 50% del capitale si avrebbe un investimento complessivo che si aggirerebbe attorno ai 280 milioni. Sulla base di quanto risulta dall'esperienza della zona industriale di Catania, stimando che occorrano circa due milioni per la creazione di un posto di lavoro, si potrebbe prevedere un assorbimento globale di 140.000 persone. Questa cifra va però corretta, tenendo presente che l'incremento di occupazione sarebbe superiore per gli effetti moltiplicatori che lo sviluppo industriale esplicherebbe nel mercato siciliano, e va al tempo stesso riferita ad un periodo minimo di tre anni, occorrenti per realizzare un programma di tale portata. Anche così, nella ipotesi di un pieno impiego delle disponibilità teoriche, si arriverebbe, con una stima molto approssimativa, ad una previsione incoraggiante. La Sofis potrebbe contribuire efficacemente a ridurre la disoccupazione nell'isola. Non vi è dubbio, comunque, che essa rappresenti potenzialment[...]

[...] economica » regionale, capace di resistere alla invadenza e concorrenza di quella settentrionale. Non c'è quindi da stupirsi che exqualunquisti di un tempo o monarchici di ieri si siano schierati attorno a Milazzo per sostenerne l'esperimento autonomistico. È un istinto di conservazione che li ha spinti a tentare in extremis di formare un ceto industriale, consociandosi in uno sforzo collettivo per non essere dispersi e sommersi come individui. Però, non c'era nemmeno da aspettarsi che si fossero convertiti ad una mentalità imprenditoriale moderna o a una sensibilità sociale progressista. Restavano, allora come oggi, quello che sono sempre state: forze di destra, per origine e orientamento economico, anche se alleate a forze di sinistra per realizzare, con mezzi politici, la diga protettiva dell'autonomismo, al riparo della quale pensavano di ricostruire le loro vacillanti posizioni.
Sotto questa duplice spinta, politica ed economica, il milazzismo
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 157
si é presentato per un certo verso come una[...]

[...]. Avendo appoggiato, sia pur con qualche riserva ed esitazione, l'esperimento Milazzo, i socialisti comprendevano che non avrebbero potuto sottrarsi alle conseguenze di un eventuale insuccesso. Anch'essi, per la partecipazione indiretta al potere, si sentivano impegnati ad impedire il fallimento di un tentativo di progresso accelerato sul piano regionale. Per il P.S.I. che è, in campo nazionale, assertore dell'alternativa democratica, si poneva, però, l'imbarazzante dilemma se considerare o no la formula siciliana come una esemplificazione della prospettiva additata al paese. La politica di Milazzo — ci si chiedeva — era quella che si sarebbe voluto riprodurre al livello del governo nazionale? Palermo sarebbe dunque stato un banco di prova per ciò che si sarebbe dovuto ritentare a Roma. Ma il P.S.I. ha sempre esitato a considerarlo tale e non si è fidato di dare quell'esperimento a modello per il resto del paese.
Ancor più impacciata e preoccupata è stata la D.C. La frazione che
da essa si era distaccata per dar vita al movimento di Mil[...]



da Giovanni Pirelli, Questione di Prati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]scaricare le proprie energie badando a un prato e una mucca? Beveva sempre piú. Finalmente nostro Signore guarda giù e dice: 'Povero Borgne, è un disgraziato, bisogna dargli una mano'. Gli manda l'industriale di Biella, discutono, si mettono d'accordo. Affare fatto. E che affare! Macché, arriva quel dannato di un Salomone Croux e cosa dice? Dice che i quattrini sono come la grappa...
César guardò la bottiglia. Era andata un pi) giù, si capisce. Però ce n'era tanta, tanta ancora! Si morse il labbro come se gli fosse scappata una bestemmia. Come fosse stato di quelli, cioè, che dopo tirata una bestemmia si mordono il labbro. Aveva scolato il proprio bicchiere ma gli ripugnava di versare dalla bottiglia altra grappa. S'attorcigliava senza posa la punta di un baffo. L'attorcigliava in dentro, rabbiosamente,. Proprio con Salomone Croux doveva capitare, uno che sa quello che dice, tanto é vero che non dice mai quello che pensa; che, per paura di dire quello che pensa, una volta tanto, non prende mai una sbornia, mai. Invece bisognava fargliela[...]

[...]o dopo e non di cancro. È morto perché, per paura del cancro, si é buttato nella Dora ».
« Povero Eliseo », disse il ragazzo Attilio.
« E Brunod? Ti ricordi la notte in cui bruciava il fienile di Brunod? ».
« Di Luigino Brunod? », disse il ragazzo Attilio.
« Non c'era uno che non giurasse che il fuoco gli avrebbe preso tutto, fienile e casa. Che fuoco! Invece la casa si é salvata. È vero che per rifare il fienile ha dovuto ipotecare la casa. Però, dico io, gli é andata bene. Sinceramente, mi auguro che anche a César vada bene. Bevo a che gli vada bene », concluse, levando il bicchiere.
« A che gli vada bene », disse il ragazzo Attilio levando il bicchiere. Bevvero. Il solo César non bevve. Non beveva e non parlava. Salomone ed il ragazzo Attilio bevevano e parlavano tra loro come se l'altro non esistesse.
« Io un prato ce lo avrei », disse Salomone, « come quello che César ha dato via. Quanto sarà stato il prato di César? Se non sbaglio (é difficile che sbagli) milletrecento metri quadri. Il mio é milledue e rotti. Poca differenza. [...]

[...]tico, prende lo stesso sole, prende acqua dallo stesso canale. È proprio di fianco al prato che César ha dato via ».
« Credevo », disse il ragazzo Attilio, « che non ci fossero mai due prati identici ».
« Certo che non ci sono. Di proprio identici non ce ne sono mai. Forse che ci sono due bicchieri proprio identici? Forse che questi due bicchieri sono identici? Se guardi bene, uno ha sempre qualcosa
88 GIOVANNI PIRELLI
di diverso dall'altro. Però è un bel caso che ci siano due prati quasi
identici come due bicchieri ».
« E tu glielo daresti? », disse il ragazzo Attilio.
« Farei così. Gli direi: non voglio sapere quanto hai preso del tuo
prato. Non mi interessa. Tanto hai preso, tanto mi dai ».
« Oh », disse il ragazzo Attilio. « Gli daresti il prato senza sapere
se ha preso poco o molto? ».
« Certo. Ma non quel prato di cui parlavo. Un altro. Il prato di
cui parlavo non lo darei nemmeno per un milione ».
« Quale prato gli daresti? ».
« Un buon prato. Un tantino più piccolo, più in pendenza. Invece
di essere sotto il canale,[...]

[...]i lui, gridò su: a Io vado a letto. Non salgo. Non mi va di salire ».
« Vva, vva a ppiangere in brbraccio a quella vvacca », gli gridò, dall'alto, Salomone.
La provocazione fu più forte della paura. Anche il ragazzo Attilio prese a salire. Aveva l'animo oppresso da tristi presagi. Saliva piano, con il cuore in bocca, incespicando ad ogni gradino poiché, trovandosi distanziato dagli altri, la luce della lanterna gli giungeva estremamente fioca. Però saliva. « Ma perché, César, perché non dici cosa vuoi fare? », implorò. Non ebbe risposta alcuna. « Se finisce male », disse, « l'avrai voluto tu ». Ancora non gli badarono. « Cosa credete, che io abbia paura? » Aveva adottato il sistema di salire a quattro zampe. Era un sistema molto più redditizio. Verso la metà della rampa era quasi a ridosso di Salomone.
« Oh, oh, Claretta ». César dava la voce alla mucca, ma non per farla avanzare. Le dava la voce per calmarla, temendo che potesse incespicare e rompersi una gamba. La mucca, infatti, una volta infilatasi in quel budello oscuro, sembrava [...]

[...]tti guardarono su senza poter aprir bocca. Finché Lino Guichardaz, il giovane cognato di César, gridò : « Quello è mio cognato! E César Borgne! ».
Tanto bastò per ridare ai più svegli il senso della realtà. Laurent Pascal si staccò dal gruppo e corse verso il campanile, seguito dal figlio
QUESTIONE DI PRATI 103
Chénoz, dall'anziano Luigino Brunod, da altri. Nel giro di pochi istanti, da tutti. Si ammassarono alla porticina del campanile, irruppero nell'interno, s'ingorgarono, spingendosi e urtandosi, su per le scale. In cima alla rampa trovarono Salomone Croux e il ragazzo Attilio Glarey.
Attilio era rannicchiato sulle ginocchia, una mano ancora attaccata alla coda della mucca, l'altra infilata sotto la giacca. « Ho freddo », piagnucolava.
Salomone si era rizzato in piedi, fronte ai sopraggiunti. Prevenne ogni domanda: « E ttu », dichiarò, « ttutto uno scherzo di CCésar ».
Laurent Pascal, che era un bravo contrabbandiere, un tipo deciso, diede una spinta a Salomone, schiacciandolo contro il muro, scavalcò il ragazzo Attilio e s'atta[...]



da Rocco Scotellaro, L'uva puttanella (con una nota introduttiva di Carlo Levi) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]chiese e capindustrie e capipopoli: anormali; artisti col capo
volante, esseri non esseri, ma uccelli, sia che abbiano o non abbiano
pane e comodi.
Mia madre mi vuole bene, io non le voglio bene, o soltanto
qualche volta per abbandono o malanno provvisorio.
C'é gente che studia e deve arrivare, arriva ed é contenta.
C'é persone che vogliono sposarsi e si sposano.
Io non so che fare, forse mi ucciderò: sarà l'unico gesto nor
male, di cui spero essere capace.
Penso che Dio è l'uomo più furbo di questa terra, sta nascosto
in un buco per manovrarci così bene.
10.
Uva puttanella é l'uva che ha l'acinellatura : consiste nella presenza di acini più piccoli tra quelli di grandezza normale.
Questi acini sono apireni (senza semi) e, se non restano verdi (acinellatura verde), maturano fino a essere più dolci di quelli normali (acinellatura dolce).
L'acinellatura dipende dalla mancata o incompleta fecondazione.
11.
L'uomo dell'Uva puttanella ha il solo problema : l'attesa del giorno in cui a suo dispetto sarà gettato nel tinello per[...]

[...]c'era ancora pubblico. Uno disse : « Vien voglia di mangiare con loro ».
34.
Concetto Valente ce l'ha con questo « fideliter excubat ». Genuflessa (egli commenta) all'altare la sposa dispiega un lembo della veste sotto le ginocchia dello sposo. Tacita promessa di fedeltà.
E poi non so se è sempre lui Valente — trovo scritto in un appunto: « La Lucania ha bisogno di spiriti profondi per essere compresa e di anime vergini per essere amata ».
Però a Don Concetto non è piaciuto il « Cristo » di Levi. Ancora oggi che egli ha le mani tremanti parla che dovrà scrivere una grande opera della nostra gente.
35.
Lo scrupolo della mezza lenticchia.
Zio Michele Tribunale ebbe il desiderio, grosso e tribunalizio com'è, di suonare la tromba a pompetta di un'automobile. Toccandola con le sue mani, la pompetta si staccò. Pensando di dover pagare il danno e essere comunque richiamato o punito, and() a nascondersi nella sua macelleria. Dei ragazzi indicarono ai padroni della macchina la casa di zio Michele. Fu trovato alto dietro lo stiglio della [...]

[...]
I bambini giocano, si sono levati presto con i genitori. Giocheranno anche se piove fino a stasera.
40.
La sera il senso d'attesa dei contadini, nella Camera del Lavoro. Che è successo ? Sentiamo la radio. Chi é venuto ? Che dice ? Si va a lavorare ?
Uscivano da casa in piazza.
Solo il vino rompeva la monotonia e creava la guerra del padrone e del sotto.
Di questi giorni ricordo che mi ritiravo a casa sapendo di trovare il baccalà con i peperoni croccanti o questi con le olive fritte che fanno mangiare tanto pane e bere tanto vino.
41.
((Tutti pazzi al mio paese». Il paese era pieno di botte come un asino scorciato.
L'UVA PUTTANELLA 23
Le botte erano diffuse sul corpo, alcune visibili altre no, la più grossa stava sotto il basto. Avevano voglia di dire che il panorama visto da Santa Maria, quello stesso che prese il fotografo di Gravina per la cartolina illustrata di rip. vietata, faceva del paese un treno a vapore, con la torre locomotiva: dove andava? Era un asino, invece, col collo che era il monte e la testa la torre, il d[...]

[...]rdeva mai la domenica in paese e le feste, stava in casa i giorni del morto, quando indossava l'abito della confraternita di Sant'Antonio, guadagnando trenta soldi per ogni accompagnamento.
Mentre Ninuccio aveva più terra, tutta alla Pantana, e un pezzo di vigna anche, ma vicino al paese, Innocenzo andava una volta alla Trinità, un'altra a Malcanale, e alla quota, che era la terra più lontana, nelle Matine.
24 ROCCO SCOTELLARO

Tutti e due, però, parevano come bestiole, o cani o capre, dietro i loro padri e dietro i muli.
Tentavo, aspettandoli la sera, i vecchi giuochi; dovevo aspettarli troppo perché finivano di mangiare tardi la pasta la sera e poi dovevano subito tornare in casa, chiamati dalle mamme, perché la mattina si alzavano presto. Già loro due, Innocenzo stava a pianterreno e Ninuccio sopra alla casa sulla scala, quasi non si riconoscevano più come gli amici dei giuochi di prima, parlavano di altri loro nuovi conoscenti che abitavano lontani dal vicinato, chi alla Rabata, chi sotto la piazza, chi alla Saracena, gente che [...]

[...]e che continuando se ne sarebbe scappato e dovevo fermarlo e ce le saremmo date a scapito del mio prestigio di maestro.
4.
Ero la massima autorità del paese, tanto che il ragazzo canterino mi citò nella sua filastrocca di rampogna con fiero e rispettoso orgoglio: Il sindaco del mio paese — è un giovinotto a posto — che prende De Gasperi — lo mette alla composta ». Capace dunque di stirare il corpo di De Gasperi, affilarlo in un vaso come un peperone, composto nell'olio. Mastro Innocenzo era il mio genitore. — Quando vuoi — mi disse — preparo una sedia, ti alzi tu, mi alzo io, gli cantiamo le corna a questi camorristi.
Il paese, dopo la venuta degli alleati, pensò alla raccolta, trasportò il grano, la luna era lucente e gli alberi erano ritornati amici. In piazza c'erano i manifesti di Alexander che parlavano così: Io, Alexander, ordino: ma nessuno li leggeva.
26 ROCCO SCOTELLARO
5.
3 caffè, il più stretto, dai tavolini un po' umidi e seggiole di ferro è frequentato dagli operai, primi ci andarono i muratori, adesso la piccola folla[...]

[...].
L'UVA PUTTANELLA 27
La pensano così, anche Fuciletto che la fa per ridere. Gli ricordano quando tiene riunioni in casa, un porco si mangia, e un altro sfiata le loffe. Pancrazio s'appoggia al battente della porta del caffè, i due bastoni li ha in una mano. Prima ferito per un'accettata in una lite, poi tagliato il terzo interno, fu colpito in guerra all'altra gamba, ma camminava e ubriaco volle andare in bicicletta e si dirupò, ancora gli ruppero la testa; un bell'uomo però, che sia accorciato è sempre più lungo di Fuciletto. Si tenne prima una ragazza, poi una bella donna di Lecce che gli è moglie, ha grazia per le femmine, a pensare come fece senza gambe con quella ragazza.
Era ed è calzolaio, fu ferroviere epurato dal regime, vorrebbe riprendere, seduto all'entrata delle stazioni a bucare i biglietti. Più spesso vuole anche lui andare ai lavori industriali nel numero percentuale degl'invalidi. Lo tennero sulla strada," era mortificato, con tutto ciò giocava con la pala; lo presero alla Ravenna che fa l'edificio, con la stessa pala si affaticava davanti alla [...]

[...]e e allargò le gambe, tirò da un taschino un mazzo di piccole chiavi e apri nella parete una portella; la richiuse, pigliò una carta, la lisciò, riprese il mazzo di chiavi e aprendo di nuovo, disse a me: Queste nazionali diventano una schifezza é vero o no ? Si alzò e stava contando le carte di quella specie di cassaforte, voltandomi le spalle.
Io presi la domanda per molto gentile. Gli dissi che avevo le Africa se le voleva.
— Anche quelle! Però — disse. Io corsi ad offrirgli e accendergli la sigaretta, che egli accettò con una smorfia di rifiuto che fece dondolare il suo corpo sulle gambe. Si bilanciò e coprì la sua cassaforte accostandosi col petto e cambiando tono per allontanare
L'UVA PUTI'ANELLA 39
la tentazione dell'affabilità: — Ha fatto bene il tema Gigino? — Lo facemmo ieri — gli risposi.
— Ma, é vero che é bravo ? Si distrae e poi io non ho i mezzi come i signori e gli avvocati.
Sapeva bene che il figlio era uno sciocco, io stesso glielo avevo francamente detto. — Che gli faccio fare, se non studia? Lo posso mantenere i[...]

[...] suo. — Ho pagato per una legge brutale che tu vai predicando per l'Anno Santo. E la solita legge della forza, dovresti saperla a memoria, io la so: «Accordati presto col tuo avversario, mentre sei con lui per istrada affinché per disgrazia il tuo avversario non ti ponga in mano del giudice: e il giudice in mano del ministero: e tu venga cacciato in prigione. Ti dico in. verità: non uscirai di li prima di aver pagato sino all'ultimo quadrante ». Però non mi sono accordato. Perciò mi faranno pagare ancora e tu perderai l'abitudine di venirti a congratulare per la riacquistata libertà, perché intanto predicherai.
Rocco SCOTELLARO



da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]i atti di violenza armata possano servire a maturare maggiormente i destini della classe lavoratrice d'Italia e l'avvenire della civiltà socialista, hanno messo il Partito in condizione inestricabile e difficile. (Applausi).
Noi consideriamo la violenza come una storica necessità, ma una triste necessità. Si è secondo i metodi e gli incitamenti della classe dominante, che la violenza degli sfruttati, dei dominati, può essere utile e necessaria. Però vi è anche una violenza inutile. Ed a questo proposito io mi ricordo che quando nel mese di ottobre il giornale del na stro Partito ha pubblicato un certo articolo, non mi ricordo di chi, ma di un nostro compagno, il quale inneggiava alla violenza come risposta alla violenza dei nostri nemici, e concludeva col riprendere, attraverso un antico rudero della politica antica, la massima « Occhio per occhio, dente per dente », ed il nostro giornale pubblicava questo articolo di fondo senza nemmeno un rigo di commenta, e ci faceva ritornare alla stessa sensazione etica e morale della civiltà mosaic[...]

[...]arte dannosa. Siamo qui tutti per rimediare ai difetti dell'unità. Anche l'unità ha i suoi difetti. Sono tutti inconvenienti della vita e dell'azione degli uomini. Siamo qui per cercare di rimediare. Ma voi per rimediare chiamate e fantoccio » quello che è sempre stato il nostro culto, il nostra bisogno, verso il quale abbiamo fatto tutti i sacrifici. E voi avete portato un dolore a noi proprio all'inizio di questa discussione. Oggi i giovinetti pero dicono: Cosa importa se i vecchi hanno dei dolori? Noi andiamo avanti per la nostra strada.
Allora, o compagni, è necessario richiamarvi ad un'altra considerazione di carattere etico e morale, che io credo non debba mai sfuggire dai nostri propositi e dalla nostra azione, e nemmeno dalle nostre riunioni. Voi sapete che noi vecchi del Partita, abbiamo passato tanti dispiaceri, tanti fastidi, tanti, di tutte le qualità. Pure noi ci siamo sempre ingegnati di portare come nostro distintivo questo criterio. In tutte le nostre riunioni noi abbiamo cercato di presentarci con quell'alto concetto e q[...]

[...]ssun cambiamento sostanziale nella forma e nella capacità rivoluzionaria del nostro Partita. Sono convinto di questo, specialmente quando, osservando le deliberazioni di Reggio. Emilia, noi troviamo che questi nostri vecchi compagni legati al loro metodo ideale, al loro metodo riformista, sono già stati costretti ad ammettere questo concetto, che prima avevano continuamente rifiutato come dannoso alla vita del Partito, il concetto cioè dello sciopero generale, il concetto della dittatura del proletariato.
Noi, credo, dobbiamo felicitarci di essere riusciti; noi che abbiamo dominato nel Partito come maggioranza dopo il Congresso del 1912, dobbiamo felicitarci di essere riusciti a spogliare questo gruppo di nostri compagni dalle loro vecchie illusioni e dai loro vecchi spaventi. Sí, oggi anche tutta quella categoria dei Turati, dei Prampolini, ecc., non sentono piú quella paura che avevano prima di fronte alla pratica dello sciopero generale e della dittatura, e lo ammettono nelle loro conclusioni programmatiche. Noi dobbiamo quindi felici[...]

[...]a del proletariato.
Noi, credo, dobbiamo felicitarci di essere riusciti; noi che abbiamo dominato nel Partito come maggioranza dopo il Congresso del 1912, dobbiamo felicitarci di essere riusciti a spogliare questo gruppo di nostri compagni dalle loro vecchie illusioni e dai loro vecchi spaventi. Sí, oggi anche tutta quella categoria dei Turati, dei Prampolini, ecc., non sentono piú quella paura che avevano prima di fronte alla pratica dello sciopero generale e della dittatura, e lo ammettono nelle loro conclusioni programmatiche. Noi dobbiamo quindi felicitarci nel vedere alla nostra azione coerente il Partito, e che la maggioranza vada lentamente
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sparendo. Tutti questi gruppi che avevano danneggiata la vita del Partito vengono a far si che tutti coloro che appartengono al Partito, finiscono coll'essere realmente dei militanti utili e non hanno la possibilità né la volontà di impedire la sua potenza rivoluzionaria, la quale non. potrà essere acquistata per quelle importazioni che possono venire dall'estero, per le considerazioni ch[...]

[...]ppunto per gli sforzi dei nostri compagni proletari d'Italia, che a mezzo del compagno Morgari, nostro ambasciatore internazionale, hanno gettato le prime basi di quella che è stata poi la Terza Internazionale. (Applausi).
Dunque, cari compagni, noi siamo qui a sostenere questo diritto, semplice ed onesto, che siano tenute in considerazione le caratteristiche speciali del nostro movimento, non per farci dei meriti e non per domandare eccezioni. Però noi comprendiamo — guarda, compagno Graziadei, come noi siamo diretti nel nostro criterio, nel nostro giudizio, da questo alto sentimento di solidarietà e di fraternità coi compagni della Terza Internazionale — noi comprendiamo perché i compagni della Terza Internazionale manifestano delle preferenze e delle indulgenze per i compagni della Francia, dell'Inghilterra e della Germania i quali hanno compiuto meno di noi, anzi non hanno compiuto affatto, il loro dovere nazionale ed internazionale (bravo !) durante la guerra. Noi comprendiamo. E c'è qui scritto, nelle «Tesi e Statuto dell'Internazi[...]

[...]ari di Milano nel 1882, abbiamo sempre rifiutato di venderci alle seduzioni fatte in tutte le forme dalla socialdemocrazia attuale ed abbiamo sostenuto una lotta implacabile contro le vecchie nequizie, le vecchie menzogne che erano davanti a noi dal '48 in poi.
Ecco perché, si capisce, i nostri compagni russi debbono avere tanti riguardi per il movimento francese, inglese e tedesco. Che i compagni russi ci trattino piú o meno bene riguarda noi, però dobbiamo fare loro riconoscere che, come abbiamo compiuto fino a qui il nostro dovere, cercheremo di compierlo anche nell'avvenire.
Ecco quali sono le norme, la guida, l'indirizzo che noi cerchiamo di imprimere al nostro Partito perché il nostro Partito possa essere all'altezza dei tempi, all'altezza del movimento e degli avvenimenti che si preparano e possa affrettare questi avvenimenti con la sua forza compatta ed omogenea, sempre piú omogenea. Voi sapete che da quando si è creato il Partito, tanto lavoro si è fatto per spogliarlo delle sue scorie, dei suoi pericoli, dei suoi danni. Noi do[...]

[...]uesta vecchia massima da gesuiti: « Il fine giustifica i mezzi ». Ah l no. Per me il fine non ha mai giustificato i mezzi; i mezzi malvagi non danno che fini malvagi, ed il fine buono ha bisogno di mezzi buoni. E per questo vincolo, per questa catena immediata e continua fra i mezzi ed il fine che noi siamo contro la violenza. Se c'è un esempio nella storia del mondo che può incoraggiarvi su questa via, non esito a dirvi di considerarlo. Pensate però quello che è avvenuto alla fine dell'Impero romano. Le legioni cristiane di Procaspio che si sono trovate alla guerra di Persia non hanno avuto bisogno di esercitare la violenza. La violenza armata era data dal regime dell'Impero romano: la violenza dei cristiani è stata invece questa: una violenza morale che ha tolto loro il mezzo di adoperare le armi e gli strumenti che erano dati per difendere i privilegi, e con questa violenza morale essi hanno lasciato cadere il regime iniquo dell'Impero romano. Ora questo grande esempio dovrebbe farci capire che noi apprezziamo anche oggi come la violenza sia una triste necessità storica, ma abbiamo bisogno di adoperare questa violenza non per se stessa, non come una bassa azione nostra in concorrenza con l'azione violenta dei nostri nemici e dominatori. Quando noi avremo illuminato la mente e la coscienza di coloro che maneggiano gli strumenti della violenza, avremo fatta la piú grande conquista. (Applausi della maggioranza, interruzioni dei comunisti).
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Purtroppo voi vedete come anche il nostro Partito, che può anche orgogliosamente g[...]

[...]ne. È arrivato a presentare un progetto di organizzazione del Partito con sezioni militari. Speriamo che abbia fatto anche le caserme ed il Ministero della guerra e le fabbriche di proiettili e di f ucili, ecc. (Rumori e interruzioni da parte dei comunisti). Il nostro compagno Seassaro è diventato uno dei banditori di queste ragioni della frazione comunista e della sua separazione dal Partito. Il compagno Seassaro è pieno di benemerenze. Ricordo però che egli è appena appena venuto al Partito... (nuove interruzioni dei comunisti) ed .ha militato fino a ieri nelle file della democrazia cristiana... (Rumori vivaci, interruzioni dei comunisti, applausi da altre parti). È venuto al nostro Partito trascinato e sedotto dal buon esempio che abbiamo dato noi durante la guerra. Noi ci felicitiamo della sua conversione, ma io mi credo in diritto di ricordare l'alto insegnamento che ci ha dato, in quel tempo, la conversione del compagno Edmondo De Amicis il quale, entrato nelle nostre file, vi è restato semplicemente, non col proposito di diventare [...]

[...]chio di danneggiare maggiormente la compagine del nostro Partito.
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Il nostro Partito è aumentato vertiginosamente. Era giusto. Lo avevamo preveduto. Ma ricordo che nelle ultime riunioni della Direzione durante la guerra, prima di essere arrestato, si prevedeva e si faceva già un quadro preventivo di quello che si doveva stabilire sui prevedibili successi dell'organizzazione del nostro Partito per la condotta ehe si teneva durante la guerra. Però chi ha facilitato in modo eccessivo l'andamento delle nostre forze è stata appunto la deliberazione di Bologna dell'anno scorso, la quale ha aperto il varco a tutti i fanatici della violenza i quali credevano che si potesse facilmente servire questa ,causa colla preparazione e l'esecuzione della violenza armata. Le discussioni avvenute l'anno scorso a Bologna hanno chiaramente espresso quali erano i propositi della Direzione del Partito che allora trionfava. Attraverso questa seduzione, attraverso la credenza nella forza e nella potenza di una violenza che possiamo preparare per opporre alla [...]

[...]ti diverrà segretario del vostro Partito !
LAZZARI: Io vi ricordo che queste discussioni non sono nuove nei nostri Congressi. Vi ricordo la terribile polemica degli anni passati che era agitata tra Marx e Bakunin che rappresentavano due poli di una
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azione che si contrastava allora per il dominio di questa forza ugualitaria che si andava presentando nel mondo. Allora non c'era stata la. guerra. La guerra mondiale non vi era stata. Vi era però la guerra del. '70. È stato necessario ancora allora separare, dividere le responsabilità e purtroppo molte cose abbiamo visto. Vi sono state diverse fasi attra verso le quali è passato anche l'anarchismo. Esso però è rimasto come una forza filosofica dell'avvenire, non pratica; un sistema che non ha forza per liberáre dalla catena della schiavitú moderna. Per questo noi diciamo: Pensate a quello che fate.
Voce: Non siamo anarchici noi ! (Rumori).
LAZZARI: Questa scissione viene consigliata nell'interesse della Terza Internazionale. E veniamo a decidere su questa scissione. Il compagno Graziadei vi ha richiamati alla lettura delle pagine di questo libretto; ebbene, io vi ricordo, come ho ricordato in varie discussioni cui ho preso parte nelle diverse Sezioni, come l'alta coscienza dei nostri compagni d[...]

[...]o ricevuto il mandato di sostenere le ragioni dei nostri compagni organizzati, abt biamo ricevuto il mandato di venire in mezzo ai fratelli con piena libertà di coscienza di fronte a quelli che sono i diversi apprezzamenti su questa questione. Se io mi sento sullo stesso terreno di uno qualsiasi
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dei propugnatori delle varie tesi, voglio essere libero di esprimere per me e per loro l'intera espressione del mio diritto sovrano di decisione. Spero che sarete venuti in questo Congresso con questa piena libertà di coscienza nel decidere. Ricordatevi delle conseguenze alle quali andremo incontro se volete accettare questa scissione che ci viene consigliata dai nostri compagni di Russia, i quali hanno giudicato noi per le imperfette ed incomplete informazioni che hanno avuto del nostro movimento. Se volete tenere presente tutto il quadro storico del nostro movimento, credo che la maggioranza di voi dirà: « Noi siamo qui a decidere fra la unità e la scissione; quale è il maggior bene che noi possiamo fare al nostro movimento?)». Allora non [...]

[...]porterebbe una debolezza ed una frazione. Ora noi abbiamo il nostro precedente. Il Partito socialista italiano, sia per mezzo della sua Direzione, nel 1919, sia al Congresso di Bologna dell'anno scorso, ha confermato continuamente la sua entusiastica solidarietà colla Terza Internazionale e la sua adesione alla causa della rivoluzione mondiale. Noi manterremo questa nostra decisione, la confermeremo, anche se venisse la scissione fra noi. Coloro però che a nome di un comunismo che in Italia non è che artificiale per dividere le nostre forze, resterebbero aderenti alla Terza Internazionale potranno vantarsi di avere seguito ciecamente le norme che sono state prescritte per l'organizzazione della Terza Internazionale..
Voce da un palchetto: Piú quelle che le vostre ! (Rumori).
LAZZARI: Noi non mancheremo di mantenere continuamente, con la consapevolezza della nostra situazione e del nostro dovere, la nostra adesione alla Terza Internazionale, anche se non vi siamo ricevuti. Verrà il giorno in cui quella porta della Terza Internazionale, c[...]



da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani

Brano: [...]essere criticata, e Gramsci stesso avrebbe anche aggiunto — se ci si ricorda delle osservazioni preliminari a tutti i suoi scritti dal carcere — di respingerla, se necessario, in qualche caso. Egli stesso dice, infatti, in queste osservazioni, che alcune delle affermazioni da lui fatte sono forse persino da intendere in modo contrario a come egli le ha esposte. È difficile pensare un più esplicito invito all’esame critico.

Il professor Garin, però, giustamente ha sottolineato che il ritmo del pensiero in isviluppo è più importante delle singole formulazioni. Nel trattare, però, il tema che a me è stato assegnato, « Gramsci e il leninismo », non so se questa norma sia pienamente applicabile, perché la questione si presenta, in questo caso, in un modo del tutto particolare. Anche qui esiste ed è da ricercarsi, atraverso le singole formulazioni, un ritmo del pensiero, ma questo è direttamente accompagnato, misurato, dal ritmo dell’azione, e vi è una prova pratica, che viene dal fatto che l’azione è stata compiuta, ha dato dei risultati, ha lasciato delle tracce,420

Le relazioni

e su queste tracce, che sono molto profonde, una parte della società italiana contin[...]

[...]ell’azione, e vi è una prova pratica, che viene dal fatto che l’azione è stata compiuta, ha dato dei risultati, ha lasciato delle tracce,420

Le relazioni

e su queste tracce, che sono molto profonde, una parte della società italiana continua a lavorare. Esse non hanno soltanto un valore per chi pensa, ma per chi agisce e continua a lottare.

Non vi è dubbio che anche nello sviluppo dell’azione di Gramsci vi sono dei frammenti. Non direi, però, che questa azione possa essere,, come tale, considerata frammentaria. Vi sono stati momenti di incertezza, esitazioni, errori e correzioni di errori, e questo può indurre a considerare determinate posizioni come un frammento, da respingersi con un puro giudizio negativo. La indagine più attenta rivela che un puro giudizio negativo non può essere dato.

Vorrei servirmi, come esempio, dell’accettazione passiva, o relativamente passiva, che ad un certo punto venne fatta da Gramsci della direzione chiusa, settaria, come noi diciamo, del partito comunista nel primo periodo della esistenza di qu[...]

[...]o giudizio negativo non può essere dato.

Vorrei servirmi, come esempio, dell’accettazione passiva, o relativamente passiva, che ad un certo punto venne fatta da Gramsci della direzione chiusa, settaria, come noi diciamo, del partito comunista nel primo periodo della esistenza di questo. Non vi è dubbio che ci troviamo, qui,, di fronte ad un errore, che lo stesso Gramsci in seguito dovette riconoscere, che egli criticò, respinse e corresse.

Però, da che cosa proveniva queU’errore? Qui si pone il problema del ritmo del pensiero e dell’azione. Credo si possa affermare che l’errore discendeva, in sostanza, dall’adesione di Gramsci a una esigenza di negazione totale di precedenti indirizzi politici, e questa esigenza non partiva da una pura critica dell’intelletto, bensì da una critica che era sgorgata dai fatti ed era quindi diventata, per l’avanguardia della classe operaia,. i.n quel momento, quello che Gramsci chiamava « senso comune », verità diffusa, generalmente accettata, sentita in modo diretto, che si cerca di realizzare nella p[...]

[...]rca di realizzare nella pratica perché da essa non si può prescindere.

L’errore conteneva, cioè, un impulso di ordine passionale, di ordine morale e di ordine politico, senza il quale è probabile che il partito comunista o non si sarebbe creato o non si sarebbe creato nel modo come si creò, ricevendo anche da quell’impulso qualche cosa che nel seguito degli sviluppi risultò essere largamente positiva. È vero, ci fu un errore. Gramsci sentiva, però, che a quell’impulso si doveva aderire, per riuscire a trasformarlo in un elemento che non fosse più puramente di negazione, ma positivo, costruttivo. L’errore stette nel modo della adesione e nella rapidità della correzione; ma anche in esso troviamo un elemento di coerenza ideale e di coerenza pratica profonda.

Anche altri errori vi furono nello sviluppo dell’azione politica di Gramsci. Certo è il punto di partenza, certo il punto di, arrivo; ma traPaimiro Togliatti

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il punto di partenza e il punto di arrivo il distacco è enorme. Il punto di partenza, mi pare abbia tentato di d[...]

[...]itico ed a un Capo di tale levatura, che gli avversari dovettero trattare in quel modo per toglierlo dalla scena ed essere tranquilli?

1 P., p. 3.422

Le relazioni

La ricerca è assai ampia, né vi è dubbio che da essa risulta che una grande parte deve essere fatta alla tradizione politica e culturale italiane. Gramsci è un politico italiano. Si collega alle più vitali correnti del pensiero politico e deH’azione politica del nostro paese. Però questo non basta! La sola tradizione italiana non avrebbe fatto di Gramsci ciò che egli è stato come politico, e come politico nel quale non vi è più traccia del provincialismo nostrano. Alla tradizione del pensiero italiano si accompagnarono lo studio del marxismo, il contatto con la classe operaia e con la realtà della vita internazionale e nazionale quale gli apparve dai primi anni della esistenza e poi, via via, gli episodi di una lotta che si faceva sempre più aspra. In questo quadro spetta un posto a parte come fattore, io credo, decisivo, di sviluppo ideale e pratico, a Lenin e al leni[...]

[...]usione. L’influenza idealistica è evidente, basta prendere il numero unico La città futura, del 1917, scritto tutto da Gramsci per la parte originale, con ampie citazioni di quelli che erano allora i Maestri della filosofia idealistica. L’influenza idealistica qui non si può negare. In questo periodo dello sviluppo del pensiero di Gramsci e già — direi — precedentemente, negli anni universitari, la efficacia del pensiero idealistico si manifesta però essenzialmente in una direzione, nella spinta a ricercare e a far proprio un concetto della dialettica come sviluppo storico della realtà.

1 Negli Scritti giovanili (Torino, 1958), che uscirono pochi mesi dopo il Convegno, sono inclusi tutti gli scritti del periodo 1914’ 18 citati nel presente volume.424

Le relazioni

È vero che nelle soluzioni che vengono date anche a questo problema in questo periodo vi sono espressioni che oggi non accetteremmo. Il nesso tra la realtà e l’azione, che è la sostanza dello sviluppo storico, non è ancora cercato nella materialità del processo compless[...]

[...] presente volume.424

Le relazioni

È vero che nelle soluzioni che vengono date anche a questo problema in questo periodo vi sono espressioni che oggi non accetteremmo. Il nesso tra la realtà e l’azione, che è la sostanza dello sviluppo storico, non è ancora cercato nella materialità del processo complessivo della storia. Ancora viene alla luce la tendenza a cercarlo soltanto nella sfera dei puri rapporti ideali, di pensiero. In pari tempo, però, a questa influenza dell’idealismo sul pensiero di Gramsci giovane si accompagna in lui uno sforzo continuo e insistente verso una indagine concreta dei rapporti economici e di classe, come trama costitutiva di tutta la società.

Non voglio ripetere cose che ho dette altre volte, rievocando le ricerche che negli anni universitari egli faceva e spingeva me stesso a fare, per esempio sulla struttura dei rapporti commerciali della Sardegna, isola, con il continente italiano, con la Francia, con altri paesi, e del rapporto che si poteva stabilire tra la modificazione di questi rapporti e fatti [...]

[...]ncetto fondamentale, il concetto stesso di rivoluzione. Che cos’era la rivoluzione per un socialista italiano della fine dell’ ’800, del primo decennio del ’900? Non lo sapeva! Si svolgevano interminabili dibattiti sulla differenza che potesse passare tra la semplice rivolta, l’insurrezione e una « vera », « effettiva » rivoluzione, tra un sommovimento armato e un movimento non armato e gli eventuali rapporti tra di loro. Si discuteva se uno sciopero generale potesse metter capo a una rivoluzione e questa era già, del resto, una forma più concreta della ricerca. Oppure si confondeva, identificandoli, il concetto di rivoluzione « permanente » — come ha detto uno dei relatori — conPaimiro Togliatti

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il concetto di sviluppo storico, che è un’altra cosa. Una precisa visione di che cosa fosse l'arrovesciarnento rivoluzionario dei rapporti sociali non vi era.

Vorrei ricordare una osservazione scherzosa di Gramsci, che forse consente di precisare meglio questa deficienza. È una osservazione fatta in polemica con i riformisti. Egli p[...]

[...] vecchio marxista italiano, gli elementi di analisi, di dimostrazione e di convinzione che gli consentano di affermare che il secolo che si apre è l’èra del passaggio al socialismo. La sua ricerca si chiude, a questo punto, con una nota di incertezza e di sfiducia : « Noi non sappiamo — dice — dove la storia andrà a finire ». È vero che subito aggiunge una giustificazione di questa affermazione, che teoricamente è giusta; non si può fare a meno, però, di rilevare che l’incertezza e la sfiducia, che permangono, sono conseguenza della incapacità di compiere quel passo, quel salto, anzi, che Lenin compiva, quando partito da un’analisi assai più approfondita della struttura deH’economia capitalistica e nel primo periodo e nel momento del passaggio al periodo successivo, che è quello deirimperialismo, era in grado di definire con precisione il carattere dell’epoca che stava incominciando, di proclamare che era l’epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo, dall’èra liberale all’èra socialista.

Di questa mancanza di una decisa prospett[...]

[...]ica la quale avesse delle prospettive rivoluzionarie precise, adeguate alla situazione di quel momento. Le lotte immediate sindacali cerano state e c’erano, amplissime, travolgenti, nell’industria e nelle campagne. Cerano pure state e cerano le lotte politiche per la libertà e contro la politica deliimperialismo. Basti rievocare l’opposizione delle avanguardie della classe operaia e delle masse contadine alla guerra di Libia. Un legame evidente, però, tra questi grandi movimenti e una lotta rivoluzionaria per il potere non lo si trovava. Questa fu la tragedia del movimento socialista italiano all’inizio del secolo. Né la mia critica è diretta soltanto contro le frazioni rivoluzionarie. Se si guarda ai riformisti, le cose andavano anche peggio. Neanche su un terreno riformistico, di collaborazione con gruppi borghesi, essi riuscivano a eie, varsi al di sopra delle agitazioni immediate. Questo ebbe la conseguenza che non abbandonarono il campo del movimento socialista, come invece fecero i riformisti di altri paesi. Vi rimasero, attaccati c[...]

[...]one e dell’esterno. Sempre vi è la tendenza ad andare a fondo, a scoprire le contraddizioni, a farle scoppiare, in modo che venga alla luce il loro valore creativo e distruttivo allo stesso tempo. Né questa aggressività del pensiero contraddice al metodo, che rifugge dalle superficiali qualifiche negative e giunge alla negazione solo attraverso l’attenta ricerca del positivo che in qualsiasi posizione avversaria può esistere. Proprio per questo, però, quando distrugge lo fa nei modo più radicale, e quando sbaglia o è ancora incerto, ci rivela sempre qualcosa nuova, o ci pone sopra il giusto cammino per scoprirla.

Sono cose che risultano particolarmente evidenti quando si leggono i primi scritti di Gramsci sulla Rivoluzione russa, in parte già pubblicati, in parte non ancora. Questi scritti contengono senza dubbio anche degli errori, affermazioni che non possiamo accettare e non sono accettabili. Mi riferisco particolarmente al famoso articolo intitolato « La rivoluzione contro il “ Capitale ” » 1 dove il « Capitale » è il libro di Carl[...]

[...]produttivi e le sovrastrutture (politiche, militari, organizzative, ideologiche, ecc.), giunge a individuare quello che egli chiama il « blocco storico », le forze che lo dirigono e i contrasti interiori che ne determinano il movimento.

Nella prima giornata di questo Convegno si è svolto un interessante dibattito circa le affermazioni e la critica di Gramsci alle forze motrici del Rinascimento italiano per l’assenza di giacobinismo. Mi sembra però che un momento particolarmente importante non sia stato messo nellaPaimiro Togliatti

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giusta luce da chi è intervenuto su questa questione. Non è che Gramsci incolpasse i ceti borghesi di non aver fatto quello che potevano fare. Esulava dalla sua metodologia questo modo di intendere la storia. Quello che egli cerca è invece un’esatta definizione di ciò che questi ceti hanno fatto, il che gli deve servire per dare una definizione esatta della struttura della società italiana, quale esce dalla rivoluzione nazionale. Né si può negare che, nei momenti critici della storia, le classi dir[...]

[...]ento — si ricordi — in cui viene diffusa ed esaltata l’opera storica, che noi oggi sappiamo come debba essere giudicata, di Alfredo Oriani. È il momento del crollo dei sistemi positivistici e del tramonto, insieme con essi, di tutta una cultura.

Come si muove Gramsci in quel momento di cosi profonda crisi? L’influenza delle nuove correnti idealistiche lo porta a respingere le volgarità delle interpretazioni positivistiche del marxismo. Egli è però, in pari tempo, agli antipodi della visione idealistica della storia e della situazione del nostro paese. Respinge con repugnanza tanto l’esasperato e ridicolo individualismo dannunziano quanto l’esaltazione nazionalistica alla quale stavano attingendo nuovo alimento ideologico i gruppi dirigenti reazionari. Nella indagine sulla storia, sulla struttura, sulla realtà attuale della società italiana il suo pensiero si ricollega invece piuttosto ad elementi che sgorgano dalle correnti razionalistiche del pensiero politico italiano dell’Ottocento.

Dei principali esponenti di queste correnti nel[...]

[...]este correnti nelle relazioni e in alcuni interventi è stato fatto il nome. Sono uomini nelle cui opere regna ancora, si deve riconoscerlo, una grande confusione per quanto riguarda l’indagine sui temi più generali, sui problemi della conoscenza, della filosofia, della metodologia della storia. Si riflette in questa confusione il carattere stentato dell’illuminismo e razionalismo italiano di quel tempo. Da alcuni, almeno, di questi pensatori era però partito un impulso, efficace e potente, alla ricerca della realtà economica e delle forme di organizzazione della società italiana, come si era storicamente formata attraverso i secoli e come si presentava all’inizio del Risorgimento. È secondo questa linea, è in questo alveo che si muove il pensiero di Gramsci. Sarebbe quindi errato considerarlo come una varietà delle concezioni indealistiche allora prevalenti, o, peggio ancora, come uno sforzo per correggere le loro esagerazioni. No! La differenza è sin dai primi passi, una profonda differenza di indi434

Le relazioni

rizzo e di quali[...]

[...]te soggetto alla influenza di elementi di ordine passionale non sempre meditati, alle volte moralistici, oppure dipendenti da una visione parziale della realtà. Ciò portò Salvemini a compiere atti politici che Gramsci non poteva non giudicare come errori, e che tali furono. Non ostante questo, Salvemini rimane un grande maestro del pensiero storico e politico italiano, da cui Gramsci molto apprese, a cui di molto egli è debitore.

È necessario però osservare, a questo punto, che relativamente ad uno degli aspetti fondamentali dell’applicazione e dello sviluppo dei leninismo, che Gramsci fece in relazione con la storia italiana e con la situazione del nostro paese, cioè nella formulazione della necessità di un’alleanza tra la classe operaia e le grandi masse lavoratrici contadine del Meridione nella lotta contro il loro nemico comune, che è il regime capitalistico e il suo Stato accentratore e tiranno, Gramsci prende le mosse dalla polemica salveminiana, ma decisamente se ne stacca nelle conclusioni. Il concetto di alleanza elaborato da [...]

[...]ato di una evoluzione che ha luogo anche nelle sovrastrutture, sono il portato di una ricerca, di uno studio, di una azione educativa, possono persino essere legate al prevalere di indirizzi filosofici che spingono alla indagine dei fenomeni naturali o di indirizzi che frenino questa indagine. Non è per un caso che i primi satelliti artificiali della terra sono stati lanciati da un paese la cui cultura è materialistica.

Motore della storia è, però, lo sviluppo generale delle forze produttive e, sulla base di questo, lo sviluppo dei rapporti sociali e della lotta delle classi. La nozione di progresso tecnico, cosi come il concetto stesso di lavoro, non possono essere intesi in senso ristretto e puramente materiale, quasi isolando una parte dell’umanità, la classe operaia, dentro il muro delle fabbriche, dove girano i torni e le frese, o agiscono le macchine a catena e gli apparecchi automatici del giorno d’oggi. Il progresso tecnico, come abbiamo veduto, è sempre il risultato di uno sviluppo che viene da molte direzioni e dove l’educazi[...]

[...]ole medie, riuscito stranamente a innamorarsi, cosi combinasse insieme la pedagogia e la tenerezza: —Mi ami tu, tesoretto mio? — Si. — No, nella risposta deve essere sempre ripetuta la domanda, in questo modo: Si, ti amo, topolino mio! ».

Nella risposta che Lenin ha dato ai problemi della Rivoluzione russa non era contenuta la domanda che Rodolfo Mondolfo crede si debba fare al politico a seconda del modo come egli interpreta il marxismo. Era però

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Le relazioni

contenuta la risposta adeguata alla realtà dello sviluppo storico della Russia, della vita sociale, economica, collettiva del popolo russo.

Ma la dottrina del partito conterrebbe dunque la giustificazione di una tirannide? Si possono trovare in Gramsci, soprattutto nelle primepagine delle Note sul Machiavelli, affermazioni che, staccate dal loro contesto, possono spaventare un ignaro. Sono invece affermazioni dei tutto comprensibili, logiche, giuste, quando la dottrina del partito è intesa come Lenin e Gramsci la intesero.

Gramsci affronta questo problema i[...]

[...]one, e come il partito non può, nella vita sua normale, venire ridotto a un’organizzazione militaresca, e quando e come e per quali difetti può diventarlo, e cosi via.

« Come deve essere intesa la disciplina, se si intende con questa parola un rappono continuato e permanente tra governanti e governati che realizza una volontà collettiva? Non certo come passivo e supino accoglimento di ordini, come meccanica esecuzione di una consegna (ciò che però sarà pure necessario in determinate occasioni, come per esempio nel mezzo di un’azione già decisa e iniziata), ma come una consapevole e lucida assimilazione della direttiva da realizzare. La disciplina pertanto non annulla la personalità in senso organico, ma solo limita l’arbitrio e l’impulsività irresponsabile, per non parlare della fatua vanità di emergere. Se si pensa, anche il concetto di “ predestinazione ”, proprio di alcune correnti del cristianesimo, non annulla il cosiddetto 66 libero arbitrio ” nel concetto cattolico, poiché l’individuo accetta u volente ” il volere divino... al q[...]

[...] una funzione tecnica specializzata e non un 44 arbitrio ” o un’imposizione estrinseca ed esteriore, la disciplina è un elemento necessario di ordine democratico, di libertà. Funzione tecnica specializzata sarà da dire quando l’autorità si esercita in un gruppo omogeneo socialmente (ó nazionalmente); quando si esercita da un gruppo su un alttro gruppo, la disciplina sarà autonoma e libera per il primo, ma non pèr il secondo » 1.

La questione, però, ha anche un altro aspetto, più generale, e che ha assunto un grande rilievo nello sviluppo del movimento operaio internazionale degli ultimi anni: l’aspetto della validità dei concetti formali di democrazia e libertà, in rapporto con le necessità della edificazione storica di un nuovo regime, della sua difesa, del suo passaggio dall’uno all’altro stadio dello sviluppo. Qui si entra in un campo che è il più attuale, nel quale per muoverci il pensiero di Gramsci è una guida è richiede uno sviluppo. Ciò che interessa soprattutto è il modo come Gramsci considera il problema del potere, cioè dell[...]

[...]ere è già nelle mani della classe operaia, dovendo allora essere trattate e portate a soluzione con metodi particolari, diversi da quelli con cui si risolvono le contraddizioni antagonistiche del mondo capitalistico.

Ma giunti a questo punto è necessario fermarsi. L’esame delle questioni nuove, che oggi nella lotta politica quotidiana ci si presentano, esige nozioni concrete di fatto che non possiamo trovare nell’opera di Gramsci. Egli rimane però la luce che illumina il nostro cammino. Egli è andato avanti fino che ha potuto. Ha conosciuto la realtà che stava davanti a lui, ha fatto tutto ciò che stava in lui per modificarla con un’azione consapevole. La creazione del partito della classe operaia è, quindi, non azione secondaria o parallela, ma il culmine di tutta la sua attività intellettuale e di tutta la sua azione.

In una delle sue lettere, egli parla con amarezza, ma con fierezza, della propria esistenza. « Io non parlo mai — dice — dell’aspetto negativo della mia vita, prima di tutto perché non voglio essere compianto; ero un[...]



da (9 Domande sul romanzo) Elsa Morante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]a tutti che questa verità è l'unica ragione del romanzo, come di ogni arte. L'interezza, poi, dell'immagine rappresentata, distingue il romanzo dal racconto. Il racconto, difatti, rappresenta un « momento » di real tà, mentre il romanzo rappresenta una realtà (da questo non si. desume, tuttavia, una superiorità poetica del romanzo sul racconto! Non si tratta di qualità superiore o inferiore, ma di un differente rapporto con l'universo).
Bisogna però aggiungere che una raccolta di racconti — quan
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do si componga, con la ricchezza omogenea delle sue parti, in una interezza sviluppata e armoniosa — ha valore certo di romanzo. Così, poniamo, « La lettera rubata » di Poe é un racconto; però il volume dei « Racconti straordinari » (di cui « La lettera rubata » è parte) si può identificare certamente con un romanzo, del quale i singoli racconti sono altrettanti capitoli. Allo stesso modo, gran parte delle singole narrazioni di Cekof sono, a sé stanti, dei raccontï; ma la raccolta cekofiana dei « Racconti » (anche senza contare quelli, come « La steppa » o « Una storia noiosa » ecc. che sono già dei romanzi in se stessi) senza dubbio ha valore di romanzo: giacché presenta un intero sistema (il sistema cekofiano) delle relazioni umane e dell'universo reale.
Liberato, così, da certi[...]

[...]quanto equilibrate in diverso modo — é impossibile scoprire una qualsiasi verità nelle cose. E se il romanziere — come ogni artista — si distingue specialmente per la qualità immaginativa, d'altra parte gli. si richiede anche un dono superiore di ragione. Altrimenti, non gli sarebbe dato di ordinare felicemente, nelle sue parti, quel piccolo modello di architettura del mondo che si configura in ogni vero romanzo.
Questa necessaria intelligenza, però, si rivela, certo, di una qualità piú generosa e limpida quando non tradisce, sulla pagina,
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la presenza dell'autore; ma pare esprimersi spontaneamente dalle cose rappresentate, come una proprietà delle cose stesse. Allora si raggiunge la più incantevole bellezza umana: quella in cui la ragione si confonde con la grazia. E tale, appunto, é la bellezza di certi capolavori della pura rappresentazione.
In proposito, é certo che i romanzieri (anche quelli saggistici) non sempre sono consapevoli di tutte le verità che scoprono; ma questo non importa, giacché le loro veri[...]

[...] propria verità attraverso una sua attenzione del mondo reale, il romanziere moderno, in luogo di invocare le Muse, é indotto a suscitare un io recitante, (protagonista e interprete) che gli valga da alibi. Quasi per significare, a propria difesa: « S'intende che quella da me rappresentata non è la realtà; ma una realtà relativa all'io
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di me stesso, o ad un altro io, diverso in apparenza, da me stesso, che in sostanza, però, m'appartiene, e nel quale io, adesso, m'impersono per intero ». Così, mediante la prima persona, la realtà nuovamente inventata si rende in una verità nuova.
Questa prima persona responsabile, dunque, é una condizione moderna; ma non è detto che sia definitiva. La enorme riforma scientifica del mondo é, oggi, ancora una novità, in piena azione: e le coscienze presenti ne risentono l'urto. Ma è possibile (augurabile!) che, più tardi, scontato questo trauma scientifico e industriale, l'uomo riprenda la sua naturalezza e si riabbandoni, senza ripugnanze mentali, alle proposte immediate della r[...]

[...]he, ne sia conseguito, per qualche poeta, un certo scetticismo, al momento di chiamare la luna candida vela del cielo, vergine della notte, e simili. Ma poi, gli astronomi sono rimasti padroni delle loro verità, e i poeti si sono ripresi le verità loro; e, attraverso i secoli, fino a Leopardi e a Ungaretti, hanno seguitato a rivolgere madrigali alla luna, né più né meno di come faceva Saffo.
Le verità scientifiche sono, senza dubbio, legittime: però le verità poetiche, di certo, non lo sono meno. E mai, come in periodi di dittatura scientificoindustriale, si richiede ai poeti di difendere le loro verità, come un feudo minacciato, che appartiene a loro, ma è un bene necessario per tutti. Il mondo vivente si ridurrebbe a un campo di maledizione e di sterminio se gli uomini cessassero di riconoscere dei simboli di verità poetica nelle cose reali.
Tale necessaria difesa della propria verità non potrebbe mai giustificare, però, l'ignoranza, o l'assenza, o il rifiuto. Al contrario. Al romanziere (più che a qualsiasi altro artista), occorre — [...]

[...], non lo sono meno. E mai, come in periodi di dittatura scientificoindustriale, si richiede ai poeti di difendere le loro verità, come un feudo minacciato, che appartiene a loro, ma è un bene necessario per tutti. Il mondo vivente si ridurrebbe a un campo di maledizione e di sterminio se gli uomini cessassero di riconoscere dei simboli di verità poetica nelle cose reali.
Tale necessaria difesa della propria verità non potrebbe mai giustificare, però, l'ignoranza, o l'assenza, o il rifiuto. Al contrario. Al romanziere (più che a qualsiasi altro artista), occorre — oggi, in special modo — la consapevolezza dei percorsi compiuti prima di lui, e del punto presente dal quale lui si muove. Per trovarsi maturo alla propria scelta, il romanziere deve avere esperimentato in sé la prova comune, fino all'ultima angoscia. E deve avere assi
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milato in sé le verità del passato, e la cultura dei propri contemporanei. Avere assimilato, però, significa un arricchimento, e non una intossicazione, o un ingorgo.
Cosi, al momento della sua [...]

[...]trario. Al romanziere (più che a qualsiasi altro artista), occorre — oggi, in special modo — la consapevolezza dei percorsi compiuti prima di lui, e del punto presente dal quale lui si muove. Per trovarsi maturo alla propria scelta, il romanziere deve avere esperimentato in sé la prova comune, fino all'ultima angoscia. E deve avere assi
26 ELSA MORANTE
milato in sé le verità del passato, e la cultura dei propri contemporanei. Avere assimilato, però, significa un arricchimento, e non una intossicazione, o un ingorgo.
Cosi, al momento della sua massima attenzione verso le cose reali (al momento, cioè, in cui si dispone a scrivere) lo scrittore dovrà fare il silenzio intorno a se stesso, e liberarsi da ogni schermo culturale, da ogni feticcio, da ogni vizio conformistico. La sua coscienza provata e matura, in quel momenta, dovrà raccogliersi e fissarsi su un unico punto: l'oggetto reale della sua scelta, inteso a confidargli la propria verità. Col sentimento avventuroso e quasi eroico di chi cerca un tesoro sotterraneo, egli dovrà ora cer[...]

[...]l limite di qualsiasi opera (anche geniale) scritta in dialetto: che, é insieme, naturalmente, anche il limite proprio del suo autore.
D'altra parte, a me sembra che, in una certa misura, l'adozione nel romanzo di parole e forme del linguaggio parlato (non solo dei dialetti, ma anche dei gerghi) sia, più che legittima, salutare e addirittura necessaria: perché la lingua perderebbe la propria funzione vitale se non ricevesse alimento dalla vita. Però questo alimento, per valere in quanto tale, deve venire assimilato: occorre, cioè, che simili parole o forme dialettali o gergali (o magari anche inventate all'occasione dallo scrittore stesso) si assumano naturalmente, per la qualità dello scrittore, fra i valori propri della lingua della cultura. Ecco perché, nei veri romanzi, la novità di certi modi si avverte appena, tanto è naturalmente assimilata all'elemento proprio del linguaggio; mentre che, negli altri, si fa notare come un elemento indigesto, ibrido e stravagante. Qui si denuncia la sua necessità o la sua intrusione forzata: e qui [...]

[...]olgari, e anche se, per ipotesi, tenta di non esserlo. E come potrebbe non esserlo, se vive, da uomo, nel suo tempo; e se, da artista, è anzi il centro sensibile (che lo voglia o no) del suo tempo, e dei fenomeni contemporanei, e delle « relazioni » reali!
Una esperienza umana, sentita e espressa con sincerità, é sempre unica e sempre nuova: e il suo valore di verità non ha termini di durata, se la sua rappresentazione è opera di un poeta vero. Però, in quanto esperienza umana, essa è pure definita, per necessità, dalle dimensioni umane dello spazio e del tempo: e perciò, qualsiasi voglia essere la sua testimonianza, essa significherà sempre, necessariamente, anche la realtà definita dallo spazio e dal
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tempo dentro i quali si è espressa. Un vero romanziere, insomma — qualunque sia la vicenda o il destino, soggettivo, individuale o collettivo, che offre pretesto ai suoi romanzi — comunicherà sempre necessariamente, alle generazioni contemporanee e future, anche le più sicure verità sul « luogo geografico » e sul « tempo [...]

[...]elitto. E sono proprio costoro che, in certe società odierne, dispongono di poteri legislativi e esecutivi.
Non ricordo più quale intelligente critico ha detto che una vera opera d'arte si può riconoscere anche a questo: che provoca sempre, nel lettore o spettatore, un aumento di vitalità. Ora, é facile supporre, secondo ogni evidenza, che le odierne caste governanti, per quanto possano discordare fra loro nelle ideologie politiche, si trovino, però, d'accordo su un punto: nel considerare, cioè, non troppo conveniente, e piuttosto scomodo, dal loro punto di vista, ogni nuovo possibile aumento di vitalità nelle « classi inferiori ».
Il fatto è che una vera opera d'arte (si trattasse anche della semplice descrizione, in pochi versi, di un gelsomino) è sempre rivoluzionaria: giacché provoca un aumento di vitalità, appunto. Per questo tutti i reazionari d'ogni partito preferiscono l'arte falsa, la quale non provoca altro che il benvenuto sonno della ragione; e in certi casi, magari potrà essere brava fino a provocare un collasso.
L'appariz[...]



da Alberto Moravia, La ciociara in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]o a Roma mi aspettava la disgrazia. Avevo la faccia tonda, gli occhi neri, grandi e fissi, i capelli neri che mi crescevano fin quasi sugli occhi, stretti in due trecce1tte fitte simili a corde. Avevo la bocca rossa come il corallo e qua do ridevo mostravo due file di denti bianchi, regolari e stretti. Ero forte allora e sul cercine, in bilico sulla testa, ero capace di portare fino a mezzo quintale. Mio padre e mia madre erano contadini, si sa, però mi avevano fatto un corredo come ad una signora, trenta di tutto : trenta lenzuoli, trenta federe, trenta fazzoletti, trenta camicie, trenta mutande. Tutta roba fine, di lino pesante filato e tessuto a mano, dalla mamma stessa, al suo telaio, e alcune lenzuola ci avevano anche la parte che si vede tutta ricamata con molti ricami tanto belli. Avevo anche i coralli, di quelli che valgono di piú, rosso scuro, la collana di coralli, le buccole d'oro e di coralli, un anello d'oro con un corallo, e persino una bella spilla anch'essa d'oro e di coralli. Oltre i coralli ci avevo alcuni oggetti d'oro,[...]

[...] saliva quattro a quattro la scala e andava in cucina e le si gettava addosso come un lupo. Questa volta m'impuntai e gli dissi di lasciar stare la Bice e poi siccome lui insisteva a tormentarla, la licenziai. Lui per questo prese ad odiarmi più che mai e fu allora che cominciò a chiamarmi burina: « È tornata la burina?... dov'è la burina? ». Insomma era una gran croce e quando si ammalò sul serio, debbo confessarlo, quasi quasi provai sollievo. Però lo curai con amore, come si deve curare il marito quando è ammalato; e tutti lo sanno che non mi occupavo più del negozio e stavo sempre accanto a lui
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e ci avevo perduto persino il sonno. Mori, alla fine; e allora io mi sentii di nuovo quasi felice. Avevo il negozio, avevo l'appartamento, avevo mia figlia che era un angiolo e proprio non desideravo più nulla dalla vita.
Furono quelli gli anni più felici della mia vita : 1940, 1941, 1942, 1943. E vero che c'era la guerra, ma io della guerra non sapevo nulla, siccome non avevo che quella figlia, non me ne importava nulla. S'am[...]

[...]ra. Rosetta ed io ogni tanto si chiudeva il negozio e si andava al paese, a Vallecorsa oppure in qualche altra località più vicina. Ci andavamo con due grandi valigie di fibra, vuote; e le riportavamo indietro piene di tutto un po': farina, prosciutti, uova, patate. Con la polizia annonaria mi ero messa d'accordo, perché avevano fame anche loro e così era più quello che vendevo sotto banco che quello che vendevo a viso aperto. Uno della polizia, però un giorno si mise in testa di ricattarmi. Venne e disse che se io non facevo all'amore con lui, mi avrebbe denunziato : Io gli dissi, calma calma: « Va bene... passa più tardi a casa mia ». Lui si fece rosso, come se gli fosse venuto un colpo, e se ne andò senza dir parola. All'ora fissata lui venne, lo feci passare in cucina, aprii un cassetto, presi un
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coltello e glielo puntai d'improvviso al collo dicendo: « Tu denunziami, ma io prima ti scanno ». Lui si spaventò e disse in fretta che ero matta e lui aveva fatto per scherzo. Aggiunse: « Ma tu non sei fatta come le altr[...]

[...]Ad uno di Napoli, un agente di pubblica sicurezza che più degli altri faceva lo spasimante e cercava di prendermi con l'adulazione, coprendomi di complimenti e chiamandomi perfino, alla maniera napoletana, « donna Cesira », glielo dissi francamente: « Vediamo un po', se non avessi il negozio e l'appartamento, me le verresti a dire queste cose? ». Quello almeno fu sincero. Rispose ridendo : « Ma l'appartamento e il negozio, tu ce l'hai ». È vero, però, che fu sincero perché ormai gli avevo tolto ogni speranza.
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Intanto la guerra continuava, ma io non me ne occupavo e quando alla radio, dopo le canzonette, leggevano il comunicato, dicevo a Rosetta : « Chiudi, chiudi quella radio... li mortacci loro, 'sti figli di mignotte, si scannino tra di loro finché vogliono ma io non voglio sentirli, che ce ne importa a noi delle loro guerre?... loro se le fanno tra di loro senza chiedere il parere della povera gente che deve andarci e allora noialtri che siamo la povera gente, siamo giustificati a non occuparcene ». Però, da un'altra p[...]

[...]o e quando alla radio, dopo le canzonette, leggevano il comunicato, dicevo a Rosetta : « Chiudi, chiudi quella radio... li mortacci loro, 'sti figli di mignotte, si scannino tra di loro finché vogliono ma io non voglio sentirli, che ce ne importa a noi delle loro guerre?... loro se le fanno tra di loro senza chiedere il parere della povera gente che deve andarci e allora noialtri che siamo la povera gente, siamo giustificati a non occuparcene ». Però, da un'altra parte, bisogna dire che la guerra mi favoriva : sempre più facevo la borsa nera con prezzi d'affezione, sempre meno vendevo al negozio coi prezzi fissati dal governo. Quando cominciarono i bombardamenti a Napoli e nelle altre città, la gente veniva a dirmi: « Scappiamo che qui ci ammazzano tutti »; e io rispondevo: «A Roma non ci vengono, perché a Roma c'é il Papa... e poi se me ne vado, chi ci pensa al negozio? ». Anche i miei genitori mi scrissero da Vallecorsa invitandomi ad andare da loro, ma rifiutai. Andavamo, Rosetta ed io, sempre più spesso in campagna, con le valigie e r[...]

[...]l governo gliela pagava poco e aspettavano noialtri della borsa nera che gliela pagavamo a prezzo di mercato. Molta roba, oltre che nelle valigie ce la mettevamo addosso : ricordo che una volta tornai a Roma con qualche chilo di salsicce legate intorno la vita, sotto la gonnella, che sembravo incinta. E Rosetta si metteva le uova in seno che poi quando le tirava fuori, erano calde calde, come se fossero uscite allora dalla gallina. Questi viaggi però erano lunghi e pericolosi; e una volta, dalle parti di Frosinone, un aeroplano mitragliò il treno, e il treno si fermò in aperta campagna e io dissi a Rosetta di scendere e di nascondersi dentro il fossato, io però non discesi perché ci avevo le valigie piene di roba e nello scompartimento c'erano certe facce poco rassicuranti e una valigia si fa presto a rubarla. Così mi sdraiai in terra, tra i sedili, con i cuscini dei sedili sul corpo e sulla testa, e Rosina discese con gli altri e si nascose nel fossato. L'aeroplano, dopo averci mitragliato quella prima volta, fatto un giro per il cielo tornò alla carica, volando basso sul treno fermo, con un fracasso terribile del motore
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e il ticchettio fitto fitto, come di grandine, delle mitragliatrici. Passò, si allontanò e poi ci fu silenzi[...]

[...]giro per il cielo tornò alla carica, volando basso sul treno fermo, con un fracasso terribile del motore
48 ALBERTO MORAVIA
e il ticchettio fitto fitto, come di grandine, delle mitragliatrici. Passò, si allontanò e poi ci fu silenzio e finalmente tutti tornarono nello scompartimento e il treno riparti. Quella volta mi mostrarono anche le pallottole, erano lunghe un dito e chi diceva che erano gli americani e chi diceva che erano i tedeschi. Io però dissi a Rosetta : « Tu devi farti il corredo e la dote. Tornano i soldati dalla guerra, no? Eppure in guerra gli sparano addosso tutto il tempo e si ingegnano in ogni modo di ammazzarli... ebbene torneremo anche noi da queste gite che facciamo ». Rosetta non diceva nulla, oppure diceva che lei andava dove andavo io. Era un carattere dolce, diverso dal mio, e Dio sa se ci fu mai un angiolo in terra era proprio lei.
Io dicevo sempre a Rosetta : « Prega Iddio che la guerra duri ancora un par d'anni... tu allora non soltanto ti fai la dote e il corredo ma diventi ricca ». Ma lei non rispondeva, [...]

[...]do aveva due anni. Mentre l'accarezzavo e lei continuava a singhiozzare e a ripetere: « ho tanta paura, mamma », io pensavo che non rassomigliava davvero a me che non avevo paura di niente né di nessuno. Anche fisicamente, del resto, Rosetta non mi rassomigliava : aveva un viso come di pecorella, con gli occhi grandi, di espressione dolce e quasi struggente, il naso fine che le scendeva un poco sulla bocca e la bocca bella e carnosa che sporgeva però sul mento ripiegato, proprio come quella delle pecore. E i capelli ricordavano il pelo degli agnelli, di un biondo scuro, fitti fitti e ricci, e aveva la pelle bianca, delicata, sparsa di nei biondi, mentre io ci ho i capelli neri e la carnagione scura, come bruciata dal sole. Finalmente per calmarla le dissi: u Tutti dicono che gli inglesi é questione di giorni e poi verranno e non ci sarà più la carestia... intanto sai che facciamo? Ce ne andiamo dai nonni a Vallecorsa e li aspettiamo la fine della guerra. Loro la roba da mangiare ce l'hanno, hanno fagioli, hanno uova, hanno maiali. E poi i[...]

[...]inglesi é questione di giorni e poi verranno e non ci sarà più la carestia... intanto sai che facciamo? Ce ne andiamo dai nonni a Vallecorsa e li aspettiamo la fine della guerra. Loro la roba da mangiare ce l'hanno, hanno fagioli, hanno uova, hanno maiali. E poi in campagna qualche cosa si trova sempre ». Lei domandò allora: « E l'appartamento? ». Io risposi: « Figlia mia anche a questo ci ho pensato... lo affittiamo a Giovanni, per modo di dire però... e,quando torniamo, lui ce lo rende tale e quale... il negozio, invece, lo chiudo, tanto non c'é niente dentro e per un pezzo non ci sarà niente da vendere ».
LA CIOCIARA 53
Bisogna sapere che questo Giovanni era un commerciante di carbone e legna da ardere il quale era stato amico di mio marito. Era un omaccione grande e grosso, calvo, con la faccia rossa, i baffi ispidi e l'occhio dolce. Quando mio marito viveva ancora, lui gli era compagno la sera all'osteria, con altri negozianti del quartiere. Era sempre vestito con certi abiti larghi e rilasciati, un mezzo sigaro spento e freddo str[...]

[...]ra sempre vestito con certi abiti larghi e rilasciati, un mezzo sigaro spento e freddo stretto tra i denti sotto i baffi e l'ho sempre veduto con un taccuino e un lapis in mano, non faceva che far conti e prendere note e appunti. Aveva le maniere come l'occhio, dolci, affettuose, familiari e quando mi vedeva, ai tempi che Rosetta era piccola, mi domandava sempre: « Come sta la pupa?... che fa la pupa? ». Dirò una cosa ma non ne sono tanto sicura però, perché certe cose quando accadono poi uno dubita che siano accadute, specie se la persona che le ha fatte, come fu il caso, non ne riparla più e si comporta come se non fossero mai accadute. Giovanni, dunque, quando mio marito era ancora vivo, sali un giorno a casa, che stavo cucinando, con non ricordo piú che pretesto
e sedette in cucina mentre io stavo dietro ai fornelli e cominciò a parlare del più e del meno e alla fine venne a parlare di mio marito. Io credevo che fossero amici e perciò immaginatevi la—raia sorpresa quando, tutto ad un tratto, lo udii dire: «Ma di un po' Cesira, che te[...]

[...] A te che te ne importa? Io non ho bisogno di uomini e anche se ne avessi bisogno, tu che c'entri? ». Lui a questo punto si alzò, così mi pare di ricordarmi, mi venne accosto e mi prese il mento nella mano dicendo: « Con voi donne bisogna sempre parlare papale papale... ci sono io, no?
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A me non ci hai mai pensato? ». A questo punto, tanti sono gli anni passati da quel giorno, i miei ricordi si imbrogliano. Sono quasi sicura, però che lui mi propose di far l'amore con lui; e sono anche quasi sicura che quando gli risposi: « non ti vergogni? Vincenzo é tuo amico »; lui rispose: « Macché amico. Non sono amico di nessuno, io ». E poi, potrei giurarlo, mi disse che se io lo portavo in camera da letto e gli aprivo le gambe, lui mi avrebbe dato del denaro. E aprì il portafogli e lì, sul tavolo di cucina, cominciò a posare l'uno dopo l'altro tanti biglietti, guardandomi fisso e ripetendo: « metto ancora? oppure basta? ». Finché, mi sembra che senza arrabbiarmi gli dissi che se ne andasse. E lui raccolse i biglietti e se ne an[...]

[...] « Sta bene... ti terrò d'occhio il negozio e l'appartamento per tutto il tempo che starai fuori... sono grattacapi, e specie in tempi come questi... non so davvero perché lo faccio... mettiamo che lo faccio per la buon'anima ». Io a queste parole ci rimasi male perché mi pareva ancora di udire la sua voce che diceva : « che te ne fai di quella carogna? »; e quasi non credevo alle mie orecchie, ancora una volta. Ad un tratto mi scappò detto : « Spero che lo farai anche per me »; e non so perché lo dissi, forse perché ero convinta che lui mi volesse bene e in quel
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momento difficile mi avrebbe fatto piacere che lui avesse detto che lo faceva per me. Lui mi guardò un momento, quindi si tolse il sigaro di bocca e lo posò sull'orlo della tavola. Poi andò alla porta del seminterrato, sali gli scalini, la chiuse e ci mise la sbarra col chiavistello, così che tutto ad un tratto rimanemmo al buio completo. Io avevo capito adesso e non fiatavo e il cuore mi batteva forte e non posso dire che la cosa mi dispiacesse: mi sentivo tutta[...]

[...]campagna quando il cielo si fa nero per un temporale e le foglie degli alberi si rivoltano tutte dalla stessa parte e le pecore si mettono l'una contro l'altra e con tutto che sia estate, da non so dove viene un vento freddo che soffia rasente terra: avevo paura ma non sapevo di che;
e mi stringeva il cuore al pensiero di lasciare la mia casa e il mio
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negozio cose se avessi saputo di certo che non l'avrei mai più rivisti. Dissi però a Rosetta: a Guarda di non portare tanta roba che saremo fuori non più di due settimane e fa ancora caldo >>. Eravamo infatti verso il quindici di settembre e faceva molto caldo, più degli altri anni.
Così riempimmo due piccole valigie di fibra, per lo più di panni leggeri e ci mettemmo soltanto un paio di maglie per il caso che facesse freddo. Per consolarmi della partenza adesso non facevo che descrivere a Rosetta le accoglienze che mi avrebbero fatto i miei genitori al paese: « Vedrai che ci faranno mangiare fino a scoppiare... ingrasseremo e ci riposeremo... in campagna tutte queste cose[...]

[...]te ». Stetti così ferma, con Rosetta accucciata ai miei piedi non so quanto tempo. La gente nel corridoio sonnecchiava e sospirava, il sole cominciava a scottare forte e fuori, dai marciapiedi non giungeva un solo rumore. Anche i tedeschi tacevano, come se non ci fossero neppure stati. Poi, tutto ad un tratto nello scompartimento più vicino, i tedeschi cominciarono a cantare. Non si può dire chè cantassero male, avevano certe voci basse e rauche però intonate ma io che avevo tante volte sentito cantare i soldati nostri, allegramente, come fanno quando sono in treno e viaggiano insieme, mi venne tristezza perché cantavano nella lingua loro qualche cosa che mi sembrava molto triste. Cantavano lentamente e pareva davvero che non ne avessero tanta voglia di andare a far la guerra perché il loro canto era veramente triste. Dissi a quell'uomo vestito di nero vicino a me : « Anche a loro la guerra non piace... sono uomini anche loro dopo tutto... senti come cantano tristemente ». Ma lui, ingrugnato, mi rispose: «Non te ne intendi... è il loro in[...]



da Quinto Martini, Memorie in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]poi apro la botola del pozzo del vecchio frantoio e dalla fogna vado a finire nei campi n.
Col martello levò i mattoni senza romperli e mi disse ancora:
« Tu e Andrea rimettete bene a posto le mezzane e sopra i sacchi, "io, vedrai che me la caverò bene ». Poi mi sorrise dicendo:
«Allora in gamba; siamo intesi? ».
« Si, in gamba; ci siamo intesi ».
Finito il lavoro, mi buttò il suo braccio sulle spalle e disse:
Ora a letto. Dormirai con me. Però non parlare e non domandarmi nulla ».
« Si, dormirò, non parlerò ».
Dopo pochi minuti che fummo a letto, lo sentii russare. Dormiva
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QUINTO MARTINI
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come un masso. Io mi addormentai molto più tardi. Stavo sempre con le orecchie ritte come una lepre. Avevo paura che venissero i carabinieri. La mattina quando mi svegliai Aldo non c'era piú. Un fremito agghiacciante mi corse per tutto il corpo. Chiamai la mamma e le dissi:
« Dov'è Aldo? Sono venuti a prenderlo i carabinieri?»
«È partito, s'é alzato prima del sole, appena s'é fatto chiaro ».
« Dov'é andato? ».
«A lavorare. Alle otto[...]

[...] nero degli alberi. Sospirò, e si ripeté lentamente:
«SI, il cane abbaiò nello stesso modo; proprio come stasera ».
Drago seguitava a lacerare l'aria e la mia anima col suo lungo lamento. A me, quella notte così calma non fece che aumentare la mia ansia per quello che mamma prevedeva.
Un mio fratello dall'altra camera gridò:
«Libero! Vai a farlo tacere. Non si pue' dormire così ».
E mia madre:
« Vai giù, portagli un po' di pane con l'olio. Però non lo picchiare ». Si scostò, socchiuse la finestra e accese la luce.
Scesi gib. in cucina, andai alla madia, partii una fetta di pane e ci misi sopra dell'olio. Arrivato sotto il portico, a un passo dalla colonna dov'era legato a catena, urtai in una vanga cadendogli vicino. Drago mi si fece appresso leccandomi la faccia. Mi alzai scostando con un gomito la bestia. Non mi ero fatto nulla di male. Così al buio gli diedi il pane e restai ad accarezzarlo un po'. Mentre mangiava mandava un flebile lamento, simile a quello di poco prima. Non ebbi il coraggio di sgridarlo. Prima di lasciarlo gli[...]

[...]nato laggiù, ad Anchiano, dove stava la zia che si impiccò, vicino a Faltognano. C'è laggiù un prete che ha fatto il busto del nostro Leonardo con barba e capelli lunghi ». E cosí dicendo faceva il gesto con la mano di toccarsi la barba e ravviarsi i capelli.
Vicino a mio zio ero riuscito a distrarmi un po' soprattutto durante la giornata che era sempre varia per i clienti che venivano e i passanti che si fermavano a bere e a mangiare. La notte però, cadevo spesso in una tristezza amarissima. Al mattino andavo per il bosco e stavo subito meglio. Spesso per qualcuno mi mandavano da casa mia notizie di Aldo. Ma la gioia più grande per me fu quando ricevei una cartolina postale. Non so quante volte la rilessi. La leggevo di giorno e di notte, come si legge una delle prime lettere d'amore. Mi diceva che a Natale sarebbe tornato. Io credevo a quello che scriveva e contavo i giorni e mi ripetevo quand'ero solo:
« A Natale ritornerà.., presto ritornerà... ».
Un pomeriggio afoso degli ultimi giorni d'agosto, stavamo seduti sotto il noce dell'o[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Però, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---Diritto <---Perché <---italiano <---siano <---Così <---Ecco <---Più <---socialista <---La sera <---comunista <---comunisti <---abbiano <---socialisti <---Come <---Del resto <--- <---Pratica <---italiani <---Già <---Andiamo <---Basta <---Logica <---Non voglio <---Partito <---Sei <---Stato <---Voglio <---ideologico <---italiana <---marxista <---Cosa <---Dei <---Dico <---Dio <---Hai <---Ma mi <---Sulla <---d'Europa <---d'Italia <---ideologie <---realismo <---socialismo <---Agraria <---Bologna <---Certo <---Ciò <---Cominciò <---Davanti <---Dialettica <---Filosofia <---Francia <---Fuori <---Gramsci <---La casa <---La notte <---Lenin <---Marx <---Noi <---Povera <---Va bene <---autista <---capitalismo <---comunismo <---cristiana <---dell'Italia <---fascista <---fascisti <---marxismo <---marxisti <---sappiano <---siciliano <---Adesso <---Arrivò <---Carlo Marx <---Chimica <---Comune di Parigi <---Fai <---Farmacia <---Fisica <---Gli <---Il lavoro <---Lascio <---Macché <---Meccanica <---Medicina <---Niente <---Non parlare <---Oltre <---Oltreciò <---Passò <---Pochi <---Poetica <---Psicologia <---Pure <---Quale <---Resta <---Russia <---Russia dei Soviety <---Sarai <---Scienze <---Stia <---Storiografia <---Trotzki <---Vado <---artigiani <---centristi <---cinismo <---classista <---dell'Austria <---eroismo <---idealismo <---lasciano <---lista <---mangiano <---materialismo <---metodologia <---mutismo <---opportunismo <---opportunisti <---psicologia <---psicologico <---realista <---riformismo <---riformisti <---riusciste <---siciliani <---socialopportunisti <---Accendi <---Ah <---Ahi <---Ancora <---Antonio Labriola <---Appena <---Aspettate <---Bisogna <---Buoni <---Capitano <---Capo <---Cercò <---Chiamatela <---Chiesi <---Chissa <---Clinica <---Col <---Congresso di Bologna <---Cosi <---Dinamica <---Direzione del Partito <---Diteglielo <---Divina Commedia <---Engels <---Entrò <---Estetica <---Etica <---Famagosta <---Farmaceutica <---Feuerbach <---Filippo Turati <---Filosofia della storia <---Filosofia italiana <---Fonetica <---Garbatella <---Giunti <---Giustizia <---Giù <---Grecia <---Guardò <---Inghilterra <---La Terza <---Labour Party <---Labriola <---Lanciani <---Lascialo <---Lasciò <---Longuet <--- <---M.S. <---Machiavelli <---Manifesto dei comunisti <---Mi pare <---Ministero <---Nicò <---Non lo so <---Note sul Machiavelli <---Pietrogrado <---Ponte Milvio <---Portò <---Purgatorio <---Qui <---RAFFAELE CRIVARO <---Reggio Emilia <---Ricominciò <---Riuscì <---S.S. <---Salutandola <---Sarà <---Scese <---Segni <---Senti <---Spesse <---Statti <---Svizzera <---Teoretica <---Tor <---Torino <---Tornò <---Tredici <---Troia <---Tua <---Vesuvio <---Viene <---Zio Alfonso <---analfabetismo <---anarchismo <---anziane <---apprendista <---astrattismo <---astrattisti <---autopiste <---capitalista <---centesimi <---cominciano <---comuniste <---conformisti <---cristianesimo <---cristiani <---dell'Internazionale <---dell'Ottocento <---determinismo <---diano <---economisti <---facciano <---fanatismo <---fascismo <---filologica <---gramsciane <---grossista <---hegeliana <---ideologia <---ideologiche <---ideologici <---illuminismo <---imperialismo <---incominciano <---individualismo <---italiane <---mitologia <---naturalismo <---nell'Europa <---neoclassicismo <---propagandisti <---psicologica <---riformista <---rinunziano <---rispecchiano <---scetticismo <---sindacalismo <---sindacalisti <---storicismo <---sull'Avanti <---valeriana <---È Lucio <---A Filippo Bertolli <---A San Silvestro <---A san Pancrazio <---A.A. <---A.B. <---A.G. <---A.R. <---A.V. <---Abbandonò <---Abbassi <---Abbatterla <---Abriola <---Accademia Pistoiese <---Accettò <---Acone <---Acquistò <---Acromicrotelodiplodiforocaloidroisomatico <---Ad Avellino <---Ahé <---Aiutai <---Aix <---Albergo Wachinton <---Alberto Carocci Iscrizione <---Alburni <---Alfredo Oriani <---Ali Bascià <---All Bascià <---Allentò <---Allineàti <---Allontanatosi <---Allontanò <---Allò <---Almeno <---Alpi <---Altamira <---Altezza Imperiale <---Altro <---Alzò <---Amedeo Fontana di Brescia <---Americhe <---Amministrazioni <---Amore mio <---Analogamente <---Anassagora <---Anche <---Anchiano <---Andandosene <---Andate <---Andiamo Libero <---Andrea Costa <---Angela Chiaravalle <---Angelo Chiarenza <---Angelo Muscetta <---Angelo Saba <---Angelo Spurio <---Angelo Venezia <---Angiolillo <---Angot <---Anguria <---Anti-Croce <---Anti-Gentile <---Antiquarj <---Antologia <---Antonio Canova <---Antonio Gramasci <---Antonio Gramsci <---Antonio Spaccamon <---Antonio Spataro <---Antonio Stura <---Antropogenia <---Aosta <---Applicatele <---Appunti <---Appunto <---Appòggiati <---Archivio Storico Italiano <---Arciprete <---Armando Romeo <---Armati <---Armoni <---Army Ration <---Army Ration C <---Arrisvegliati <---Arti <---Arturo Calabrese <---Arturo Petracca <---Asciugati <---Ascolti <---Aspettamo <---Aspettiamo <---Aspetto <---Assessore <---Atlante <---Atridi <---Atripalda <---Attaccati <---Attenzione Marco <---Attilio Glarey <---Audino <---Audino Pasquale <---Auguri vivissimi <---Autonomo <---Avanzò <---Avaro <---Avellino-Napoli-Saviano <---Avere <---Aversa <---Avete <---Avrei <---Avvicinatasi <---Avvocato <---Avìanu <---Azimonti <---Azione cattolica <---B.A. <---B.C. <---Babbo <---Babele <---Baglietto <---Baldesi <---Ballar <---Ballarti <---Ballo Escelsior <---Ballo Excielsior <---Balzac <---Bambin Gesù <---Bambino Gesù <---Baranti <---Barbaria Tedesca <---Barbéra <---Baroncini <---Barone Pupillo <---Basento <---Battelle <---Battista Niccolini <---Battista Sassone <---Batté <---Beati <---Bel <---Belfront <---Belfront Augusto <---Belli <---Bellissimo <---Benedetti <---Beneventana <---Berchet <---Berlino <---Berna <---Bernstein <---Bertozzi <---Beziehungen <---Biblioteca <---Biblioteca Italiana <---Biblioteca Nazionale <---Bice <---Biella <---Biografia di Luigi Ciampolini <---Biografie degli Italiani <---Biologia <---Bisaquino <---Bisogna riuscire a non farsi fregare <---Bissolati <---Bocchino di Montefusco <---Boileau <---Boja <---Bomprini Parodi Delfino <---Bon <---Bonne Mère <---Bordeaux <---Borgne <---Borino <---Boris Godunof <---Boulevard St <---Br a Roma <---Bradamante <---Bragalone <---Bravo Libero <---Briand in Francia <---Brigate <---Brulli <---Bruno Zito <---Brunod <---Brutta <---Buffoni <---Bukarin <---Bukharin <---Bulgaria <---Buona <---Buonasera <---Buone <---Buongoverno Segreto <---C.A. <---C.C. <---C.D. <---C.E. <---C.F.R.B. <---C.G. <---C.I. <---C.M. <---C.P. <---C.V. <---Cabrini <---Cachin <---Cachin-Frossard <---Caffè Notturno <---Caiazzo <---Calais <---Calava <---Calciano <---Caliscopio <---Calmati <---Calvello <---Cambia <---Cambiano <---Camillo Prampolini <---Camminò <---Campidoglio <---Canonico Recine <---Canti <---Cantò <---Canzoniere <---Capirai <---Capitale <---Capito <---Capitolo <---Capitolo dei Capitoli <---Capo Stazione <---Capodanno <---Caporetto <---Caposelle <---Capotreno <---Capotreno Carlo Recine <---Capotreno Recine <---Capotreno Recine di Montefusco <---Cappadonna di Partici <---Capì <---Cara Adriana <---Carcere <---Cariuccio <---Carlo Levi <---Caro Angiolino <---Caro Turati <---Carollo <---Cartocci <---Casamicciola <---Case Nuove <---Casentino <---Caserta <---Caso <---Cassa del Mezzogiorno <---Casse <---Castagna <---Castello S <---Catania <---Cattedrale <---Catuzzella <---Cavera <---Cecchino <---Cekof <---Celere <---Cenni <---Centrale di Firenze <---Centro-Nord <---Cerano <---Cercasi <---Certe <---Certificat <---Certissimamente <---Chaimin <---Che César Borgne <---Che Michele <---Che da Palermo <---Chenoz <---Chiacchiera <---Chiamò <---Chianti <---Chiddu <---Chiesa <---Chiese Monsignore <---Childe Harold <---Chinò <---Chissi <---Chissà <---Chiswick <---Chiuse <---Chénor <---Chénoz <---Ciaburri <---Ciaburri di Napoli <---Ciampolini <---Ciao <---Cinque <---Cioffi Gaetano <---Cioé <---Circoli <---Circolo Socialista <---Circondario di Firenze <---Ciro Alvino <---Ciro Fusco <---Clodio <---Clèves <---Cocoa <---Codogno <---Cogne <---Collocamento <---Comando di Zona Territoriale <---Come Dio <---Comitato Direttivo <---Comitato Saraceno <---Compagnia Fraissinet <---Compare Fusco <---Compi <---Compito <---Comprane <---Comune <---Con Claretta <---Con César <---Concetto Valente <---Confederazione Generale del Lavoro <---Congresso di Halle <---Console <---Conte Ugolino <---Continuò <---Contro <---Contro Nino <---Contò <---Copperfield <---Corrao <---Corsi da Adriana <---Corte di Parma <---Cortile <---Cortile Cascino <---Cortile Catarro <---Cortile Salaro <---Cortili Cascino <---Costanza Cataldo <---Credetemi <---Credi <---Credito Irpino <---Croce-Gramsci <---Croux <---Cuccio Bocchino <---Cuomo <---Cyprien Berthod <---César <---César Borgne <---César a Salomone <---D'Alcide <---D'Annunzio <---D'Aragona <---D'Azeglio <---D'Ossuna <---D'Ossuna a Cortile Grotta <---D.C. <---D.P. <---DANILO DOLCI <---Da Avellino <---Dal Pane <---Damiano Lo Greco <---Danilo Dolci <---Davide Ricardo <---De Gasperi <---De Matteo <---De Sanctis <---De Vincenzo <---Del Fibreno <---Denice <---Denis Diderot <---Descrivervi <---Di Claretta <---Di César <---Di Luigino Brunod <---Di Maggio <---Di Mussolini <---Di Santa Rosalia <---Dialektik <---Dickens <---Didimo Chierico <---Didot <---Dietro <---Dietro Salomone <---Dietro a Marco <---Direttore <---Direzione <---Direzione del Partita <---Direzione di Milano <---Dirgli <---Ditemi <---Divina Sapienza <---Doctor Luis <---Dodici <---Dogmatica <---Domani ci sari una brutta notizia <---Don Aldo <---Don Carlo <---Don Cesare <---Don Cesare Armoni <---Don Ciccio Bocchino <---Don Concetto <---Don Cuccio <---Don Gaspare <---Don Masino <---Don Raffaele <---Donna Livia <---Donna Maria <---Donna Mariannina Bocchino <---Dormirò <---Dostoieschi <---Dottor Bocchino <---Dottor Francesco Bocchino <---Dottor Micheli <---Dottore Alvino <---Dottore Alvino di Atripalda <---Dottore Aufieri <---Dottore Festa <---Due <---Dài <---E Carlo Marx <---E César Borgne <---E.N.I. <---Eboli <---Eccola <---Edmondo De Amicis <---Egidio a Mon <---Egloge del Sannazzaro <---Eisenhower in Italia <---Elena Pappacena <---Elettronica <---Eliseo Chénoz <---Elixir Coca <---Emanuele III <---Emilio Cecchi <---Empoli <---Ente di Riforma <---Epinal <---Era Giovanni <---Erricuccio <---Esposizione Coloniale <---Espérandieu <---Estremo <---Eternit Siciliana <---Ettore Fieramosca <---Eugenio Onjeghin <---Evaporated Milk <---Evaristo Grange <---Expédition <---F.A. <---F.C. <---F.F. <---F.G. <---F.P. <---F.S. <---Facciamo un bel corteo <---Faffossatrice <---Faletta <---Faltognano <---Fammi <---Fanfani <---Fasino <---Febbraio <---Federbraccianti <---Fedone <---Felice Alderisio <---Felice Alrlerisio <---Feliciuzza <---Fenomenologia <---Ferdinando Berthod <---Ferdinando III <---Ferdinando di Pisa <---Fermala <---Fermò <---Festa di Avellino <---Feudo <---Figlia <---Filippo Bertolli <---Filippo Giusti <---Filippo Pananti <---Filippo a Marco <---Filologia <---Filomena da Montefusco <---Filosofia cinese <---Filosofia del diritto <---Filosofia della natura <---Filosofia tedesca <---Filosofia teoretica <---Finiamola <---Finita <---Finì <---Fiori <---Fissò <---Fiumara Pietro <---Flaubert <---Foggia <---Fonti <---Forli <---Forteguerriana di Pistoia <---Forza del Destino <---Forze Repressione <---Fosse <---Fra Cristoforo <---Franceschiello <---Francesco Benedetti <---Francesco Bocchino a Montefusco <---Francesco Contarini <---Francesco De Sanctis <---Francesco Ferrucci <---Francesco Polichemi <---Francese di Napoli <---Francischiello <---Freville <---Frossard <---Frà <---Fumò <---Furioso <---G.F. <---G.M. <---Gabinetto <---Gacidella <---Gaetano Salvemini <---Ganci <---Gattopardo <---Gavino Martinetti di Iglesias <---Gedanken <---Gela <---Genio Civile <---Gennaro Grandi <---Genzano <---Geppo <---Gerusalemme Liberata <---Gettò <---Giacomello <---Giacomino Recine <---Giacomo Armoni <---Giacomo Cataldo <---Giacomo Tavella <---Giappone <---Gino O <---Ginori <---Giorgio Cordopatre <---Giornalisti <---Giovan Battista <---Giovanni Giolitti <---Giovanni Mollica <---Giovanni Rosini <---Giovanni a Teduccio <---Girolamo Vasari <---Giudice Istruttore <---Giugliano <---Giugno <---Giulio Armoni <---Giulio Castagna <---Giulio Cesare <---Giulio Sacerdote <---Giunta Milazzo <---Giuoca <---Giurami <---Giuseppe Ajazzi <---Giuseppe Larussa <---Giuseppe Levantino <---Giuseppe Panetta <---Giuseppe Petronio <---Giuseppe Spinola <---Giustizia di Camillo Prampolini <---Giò <---Gli Armoni <---Goethe <---Governo Milazzo <---Gragnano <---Gramsci Il <---Gramsci sulla Rivoluzione <---Gran Chai <---Gran Paradiso <---Grappa <---Grassanese <---Grazia Marina <---Grazie <---Grazietta Mo <---Greci <---Greci Bucolici <---Grottaglie <---Grottole <---Gruppo <---Guarda <---Guarda Turati <---Guardandola <---Guglielmo Tagliacarne <---Gulf <---Gulf Italia <---Haarlem <---Haeckel <---Halle <---Have <---Hegel <---Hemingway <---Ho rubato <---Honda <---Hotel Royal <---I Promessi Sposi <---I.F. <---Iandiorio <---Iddu <---Iginio Milano <---Iglesias <---Iil <---Ijanno <---Il Capitale <---Il Capotreno <---Il Comitato <---Il Comunista <---Il Congresso <---Il Kant <---Il Leopardi <---Il P C I <---Il Principe <---Il pomeriggio <---Ilici <---Imola <---Impiccala <---In Italia <---In L <---In ogni modo <---Innamoratosi <---Insistette <---Insomma stai sistemata benino <---Istorie Fiorentine <---Itlna <---Itri <---Iugoslavia <---Jacovaki Rizo Nerulos <---Johnston <---Joice <---Joiciani <---Journey Through <---Jusqu <---Jusqua <---Kafka <---Kalsa <---Kant <---Kienthal <---Krilenko <---L.A. <---L.G. <---L.L. <---L.N. <---L.P <---L.P. <---L.R. <---L.V.N. <---La Centrale del Partito <---La Chiesa <---La D C <---La Direzione del Partito <---La Fleur <---La Forza <---La Giustizia <---La Grotta <---La Iva <---La Loggia <---La Lucania <---La Marta <---La Presidenza <---La Provvidenza <---La Rassegna Nazionale <---La Russia <---La Società <---La Sofis <---La Venere Italica <---La banda <---La guerra <---La lotta <---La rivoluzione contro il Capitale <---Labruna <---Lamarck <---Lanzara <---Laotsè <---Laplace <---Lasciar <---Lasciateli <---Lasciatelo <---Lassami <---Laurea Universitaria <---Laurence Sterne <---Laurent Pascal <---Lauretta Marengo <---Lavori Pubblici <---Le Monnier <---Lecce <---Leggilo <---Legno <---Lei <---Leonardo da Vinci <---Lettere <---Libreria <---Lino Guichardaz <---Lino Guicherdaz <---Liolà <---Lira <---Litowski <---Livorno <---Livret No <---Lo Magro <---Lo vendevi si <---Lontanissimo <---Lord Guilford <---Lorenzo Borsini <---Loriot <---Lucchesia <---Luciano Pappacena <---Lucrezic Caro <---Ludovico Ariosto <---Luigi Bassi <---Luigi Ciampolini <---Luigi Stura <---Luigino Spagnuolo <---Luis Lecouvré <---Luisella Recine Bocchino <---Lukàcs <---Lunik <---Lxiv <---Lìveri <---M.A. <---M.E.C. <---M.F. <---M.G. <---M.M.S.S. <---M.P. <---M.T. <---M.V. <---MEC <---MRP <---Ma Attilio <---Ma Costanza <---Ma Dio <---Ma La Cavera <---Ma Marco <---Ma Teresa <---Ma a Rosetta <---Macaluso <---Madama Susanna <---Made Englis <---Madonne <---Madre Superiora <---Mai Marco <---Maioli <---Majorana <---Malaspina <---Malavoglia <---Malcanale <---Malepasso <---Maltoni <---Mandarino <---Mandò <---Manzoni <---Maqueda <---Marano <---Marano Luigi <---Marchese <---Marchese Alfonso <---Marcia Reale <---Marco Minghetti <---Marconi <---Marcò <---Maria Capo a Vetere <---Maria a Parete <---Maria di Moulins <---Marineo <---Mario Amato <---Mario Amato era diventato proprio il successore di Occorsio <---Marseille <---Marsiglia <---Martoff <---Mastro Innocenzo <---Masullo <---Matematica <---Matera <---Matine <---Mazzarino <---Me Phan <---Media <---Meditatela <---Meditatele <---Meglio <---Melella Giordano <---Mesdames <---Mese <---Metafisica <---Mettetela <---Mezzo <---Micawber <---Miche Pannunzio <---Michele Cataldo <---Michele Pannunzio <---Mico Spezzano <---Miglionico <---Mignottona <---Milazzo <---Mille <---Minasola <---Mirabella Eclano <---Missolungi <---Mistrá <---Modena <---Modes <---Moleschott <---Molta <---Momigliano <---Mon djeu me <---Monforte <---Monte Albano <---Monte Pellegrino <---Monteforte Irpino <---Montefredane <---Montefusco <---Montelepre <---Montella <---Montemurlo <---Monumenti del Giardino Puccini <---Moreniana <---Morgari <---Morirà <---Morlino <---Mosca <---Moulins <---Movimento rivoluzionario popolare <---Mulino Pecoraro <---Municipio <---Muoio <---Muovetevi <---Muratore <---Musil <---Mussolini <---N.G. <---N.M. <---Natalino Sapegno <---Nazionale Centrale <---Nazioni <---Nev Jorch <---Nicchiara <---Niccolò <---Niccolò Puccini <---Niccolò Tommaseo <---Nicola Barbato <---Nicola Magliaro <---Nicola Mazzone <---Ninuccio <---Nobs <---Nocera Inferiore <---Nocé <---Noi in Italia <---Nolleggiammo <---Non avere paura <---Non hai niente <---Non invitare la lepre a correre <---Non mi fare male <---Non ne voglio sapere <---Non sei stupida <---Non so che dire <---Non sono scocciato <---Nono <---Nord 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