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Il segmento testuale Pci è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 144Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]rso si colloca la sua amicizia con Togliatti: sincera indubbiamente da parte di Marchesi, non altrettanto, credo (qui dissentirei da La Penna, p. 87), da parte di Togliatti. Difficilmente un marxistacrociano come Togliatti può avere scritto con sincerità che Marchesi fu « il piú profondo degli umanisti e il piú audace dei pensatori moderni » (cfr. La Penna, p. 103). Bisogna, credo, ripensare al grande bisogno di intellettuali di prestigio che il Pci ha avuto sempre, dal '45 ad oggi, data la sua linea politica « nazionale », onnicomprensiva, anticlassista. Se gli intellettuali di prestigio erano piú « umanisti » che marxisti, tanto di guadagnato: non c'era il rischio che entrassero in conflitto col partito esigendo quella coerenza ideologicopolitica che esso, in conformità alla sua linea, non doveva possedere; e contribuivano a gettare un ponte verso l'intelligencija borghese, a dimostrarle che, pur di non discutere le scelte politiche, si poteva appartenere al PCi o fiancheggiarlo rimanendo « borghesi ». Intellettuali di questo stampo og[...]

[...]e », onnicomprensiva, anticlassista. Se gli intellettuali di prestigio erano piú « umanisti » che marxisti, tanto di guadagnato: non c'era il rischio che entrassero in conflitto col partito esigendo quella coerenza ideologicopolitica che esso, in conformità alla sua linea, non doveva possedere; e contribuivano a gettare un ponte verso l'intelligencija borghese, a dimostrarle che, pur di non discutere le scelte politiche, si poteva appartenere al PCi o fiancheggiarlo rimanendo « borghesi ». Intellettuali di questo stampo oggi sono legione: si può dire che ormai l'unica vera difficoltà ad aderire al Pci, per un cittadino italiano, è di avere idee comuniste e di aspirare a metterle in pratica. Nel '45 erano molto meno. Beninteso, Marchesi, con tutte le sue contraddizioni, non può in
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alcun modo essere confuso con certi odierni universitari del Pci: a suo modo, era appassionatamente comunista davvero, e, benché incapace di ogni atteggiamento coerente di opposizione interna al PCI togliattiano, fu anche, talvolta, un militante « scomodo »: non votò, unico tra i parlamentari del PCI, a favore del famigerato art. 7 della Costituzione; insisté piú volte, senza far nomi ma con un tono abbastanza marcatamente polemico (cfr. Umanesimo e comunismo, passim), sulla necessità di non degradare la cultura a propaganda di partito (la cultura, s'intende, era per lui l'espressione dell'« umanità eterna »; ma quella polemica aveva pure un suo valore difensivo non disprezzabile); la sua stessa passionale difesa di Stalin all'viiz Congresso del Pci nel 1956, politicamente aberrante, non mancò di una certa dignità di fronte ai destalinizzatori italiani dell'ultima ora (e destalinizzatori [...]

[...]avore del famigerato art. 7 della Costituzione; insisté piú volte, senza far nomi ma con un tono abbastanza marcatamente polemico (cfr. Umanesimo e comunismo, passim), sulla necessità di non degradare la cultura a propaganda di partito (la cultura, s'intende, era per lui l'espressione dell'« umanità eterna »; ma quella polemica aveva pure un suo valore difensivo non disprezzabile); la sua stessa passionale difesa di Stalin all'viiz Congresso del Pci nel 1956, politicamente aberrante, non mancò di una certa dignità di fronte ai destalinizzatori italiani dell'ultima ora (e destalinizzatori solo in superficie), i quali, a cominciare da Togliatti, avevano pronunciato all'indirizzo di Stalin vivo e potente, o appena morto, le piú vergognose piaggerie. Ciò forse andava ricordato a p. 87 del libro del La Penna, pur tenendo fermo che non è attraverso le nostalgie staliniste (o stalinisteumaniste) che si può ricreare una prospettiva socialista. Ma certo il suo prestigio di grande umanista dovette, con ragione, apparire prezioso a Togliatti: di qu[...]



da Paolo Alatri, La goccia di Sakharov in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]neppure nascondere che nel dimettermi dal Comitato Direttivo dell'Italiauxss, e nel rendere pubbliche le mie dimissioni, mi sono anche pro
posto di gettare un sasso nello stagno: in quello stagno dell'indifferenza nel quale
mi pare che l'Associazione stesse navigando di fronte a fatti che non dovrebbero lasciare indifferenti. Non sono un uomo politico, non ho ambizioni politiche, e
ritengo che per un libero intellettuale (l'essere iscritto al Pci non mi fa sentire minimamente diminuita la mia libertà) l'appello della coscienza debba passare, al di là di un certo limite, avanti ad ogni considerazione di opportunità politica. Tuttavia credo di non essere tanto privo di senso politico da non comprendere che l'essere membro del Comitato Direttivo dell'Associazione Italiauxss, lungi da suggerirmi il silenzio, m'imponeva di prendere posizione e d'incoraggiare altri a prendere posizione.
Non che mi faccia, in proposito, troppe illusioni. Nel momento in cui scrivo questa nota, mi risulta che è stato convocato per la prossima settimana il Con[...]

[...]ale è stato il primo a chiedere all'on. Gorghi di convocare la Presidenza; e sembra probabile che non la condividano anche altri membri della Presidenza.
Del resto, dalle reazioni che vi sono state alle mie dimissioni e di cui ho avuto tante e tante testimonianze personali e pubbliche, posso affermare con sicurezza che il mio gesto non ha trovato che consensi. Parlo, si badi, di consensi ricevuti dall'area alla quale appartengo: l'area cioè del Pci al quale mi onoro di essere iscritto da oltre trent'anni, l'area della sinistra socialista e comunista. Parlo perfino di persone che da anni lavorano nell'ambito dell'Associazione Italiauxss e che proprio per questo ben conoscono, per cosí dire, dall'interno, tutti quei meccanismi tutelatori, censori e repressivi che le autorità sovietiche mettono sistematicamente in atto nei confronti dei loro intellettuali. E credo che in generale il fatto che proprio l'Associazione Italiauxss assuma posizioni chiare in proposito, aiuti il mondo della cultura sovietica nella lotta che esso quotidianamente s[...]

[...]messo sulla linea della signora Thatcher». E ha poi spiegato: « Sono amico di Alatri da 45 anni, ci siamo conosciuti nel 1936 e abbiamo in comune l'attività clandestina antifascista. Parlo quindi con la schiettezza di un vecchio amico e compagno. Alatri ha sottoscritto un appello di protesta per i provvedimenti repressivi adottati nei confronti di Sakharov insieme ad altri intellettuali, anche comunisti, fra cui membri del Comitato Centrale (del PcI) come Guttuso e Zangheri. Ha fatto bene. Ma non condivido le sue dimissioni. Infatti che cos'è l'Associazione ItaliauRss? Non certo un'organizzazione partitica, tant'è vero che nei suoi organismi dirigenti vi sono esponenti del PcI, del PSI, del PSDI, della Dc, del PRI, del PLI e indipendenti. Il suo scopo è quello di organizzare e sviluppare i rapporti culturali, economici e commerciali con il popolo sovietico. Quindi se tutti ci dimettessimo significherebbe voler rompere i rapporti culturali ed economici con l'URSS. Ora, questo non è giusto. Non è la linea di Schmidt, né di Giscard, di Indira Gandhi, dello stesso pontefice, delle socialdemocrazie europee. È la linea della signora Thatcher ».
Troppo onore, caro amico e compagno Bufalini, paragonarmi niente di meno che al Primo Ministro della Gran Bretagna! Ma, a parte[...]

[...]olo, ha creduto di dover rilasciare a « La Repubblica » (mentre invece ha pubblicato sia il documento di protesta per il relegamento al confino di Sakharov e l'appello in suo favore indirizzato al governo sovietico dal Comitato nazionale per le scienze fisiche del CNR, sia l'analogo documento firmato da oltre 50 docenti dell'Università di Roma, in massima parte comunisti). Non credo infatti che il mio gesto sia giudicato unanimamente, in seno al Pci, nello stesso modo in cui lo giudica Bufalini. Mi pare anzi evidente il contrario.
Non posso non dichiarare, in proposito, che nei nove anni in cui sono stato Segretario Generale dell'Associazione, ho sempre avuto l'appoggio del mio partito nel braccio di ferro che sempre si è esercitato tra italiani e sovietici nel concepire la natura e le funzioni delle due Associazioni consorelle, l'ItaliauRss, e l'uRssItalia. Il braccio di ferro consisteva nel contrasto tra la tendenza sovietica a concepire le Associazioni come casse di risonanza propagandistiche e la tendenza italiana a designarle invec[...]

[...]nuare un discorso comune necessariamente lungo e ha formulato l'auspicio che un nuovo incontro possa avvenire presto, stavolta in Unione Sovietica ». Ma non è privo di significato che quell'auspicio sia poi rimasto tale e che il dialogo e il confronto, sul tema dei diritti civili, non siano piú stati ripresi.
Ma per tornare adesso alla questione dell'appoggio che nella mia gestione della Segreteria Generale dell'Associazione ho sempre avuto dal PcI, vorrei ricordare in modo particolare l'episodio piú significativo. Avendo organizzato e guidato a Mosca una delegazione di cineasti italiani (critici, autori, attori) per un incontroconvegno con i cineasti sovietici, c'imbattemmo in una concezione ufficiale della cultura come veicolo privilegiato di propaganda che m'indusse a intervenire nel dibattito. Sostenni allora che in base all'argomentazioneprincipe dei rappresentanti ufficiali della cinematografia sovietica (che non si possa propinare al pubblico niente che il pubblico non sia preparato ad accogliere, esaltando cosí il piú piatto con[...]

[...]nto molto ampio e dettagliato del vivacissimo dibattito che lo scontro tra le due concezioni della comunicazione culturale aveva provocato in quella occasione, ci trovavamo, in Italia, alla vigilia delle elezioni politiche generali, e il tema della libertà della cultura in URSS era già uno di quelli piú dibattuti nei nostri ambienti politici e culturali. Ebbene, in una conferenza alla stampa estera tenuta da Togliatti, il Segretario Generale del PcI, interrogato in proposito da un giornalista straniero, citò le tesi da me sostenute (pur senza fare il mio nome, ma con un accenno inequivocabile alla mia persona) come quelle che in sostanza corrispondevano alle posizioni del PcI, in contrasto con quelle prevalenti negli ambienti ufficiali dell'Unione Sovietica. E sottolineo che si trattava e si tratta degli ambienti ufficiali: perché dopo il mio intervento polemico al convegno cinematografico di Mosca non furono pochi i cineasti e gli intellettuali sovietici che molto riservatamente vennero a congratularsi con me, dicendo che prese di posizione, come quella da me fatta, li aiutavano nella loro battaglia per la propria libertà di espressione.
All'amico e compagno Paolo Bufalini, cui mi legano vincoli di grande affetto, tengo comunque a esprimere il riconoscimento che[...]

[...] cineasti e gli intellettuali sovietici che molto riservatamente vennero a congratularsi con me, dicendo che prese di posizione, come quella da me fatta, li aiutavano nella loro battaglia per la propria libertà di espressione.
All'amico e compagno Paolo Bufalini, cui mi legano vincoli di grande affetto, tengo comunque a esprimere il riconoscimento che egli, che è uno dei membri della Presidenza dell'Associazione Italiauxss in rappresentanza del pci, non poteva probabilmente, in un momento come questo e di fronte al « caso » suscitato dalle mie dimissioni, commentarle diversamente da come ha fatto. Per
226 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
un uomo politico investito delle sue alte responsabilità, è naturale e legittimo che valga il motto: politique d'abord! A me sia però concesso di essere un po' meno politico, o di esserlo nel modo che piú credo convenga a un intellettuale libero da dirette responsabilità politiche.
3 febbraio 1980
PAOLO ALATRI
POSTSCRIPTUM. Martedí 5 febbraio si è poi riunito il Consiglio di Presidenza dell'Associazione Ita[...]

[...]missioni e sostenuto che l'Associazione, come tale, non avrebbe dovuto esprimersi su fatti che riguardano la politica dell'Unione Sovietica, mentre tra i membri comunisti hanno partecipato alla riunione Giancarlo Pajetta, Renato Guttuso e Amerigo Terenzi, oltre al socialista Riccardo Lombardi, ai repubblicani Biasini e Mammí, al socialdemocratico Sullo, al liberale Bucalossi e agli indipendenti Argan e Zavattini (entrambi vicini, come è noto, al PcI). La seconda è che, da informazioni confidenziali, ho saputo che — paradossalmente — chi piú di tutti premeva perché il comunicato contenesse affermazioni recise di condanna delle ultime iniziative sovietiche in campo internazionale e interno, era proprio il comunista Pajetta, frenato dagli altri membri della Presidenza. Successivamente il democristiano Granelli ha manifestato la sua adesione al testo del comunicato, il cui testo è stato comunque stilato in collaborazione da Pajetta e Mammí. (P. A.).


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Pci, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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