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Il segmento testuale Pavana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Rutilio Cateni, Quella volta che venne il Federale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: QUELLA VOLTA CHE VENNE IL FEDERALE
Venne la sera, con le stelle e ogni cosa. La Pavana era alla sua
finestra a prendere frescura.
Disse Libertario: « Non vorrei andare ».
Ma la Pavana andò alla credenza, apri un cassetto. Prese il fez
nero e glielo mise in testa senza guardarlo.
« Vai — gli disse. Per la nostra casa, per il nostro campo... ».
Libertario, così vestito di nero, si sentiva pesare. E sentiva di recare offesa alla casa e alla Pavana che non osava di guardarlo.
« Non bere », disse lei sottovoce.
Libertario apri lentamente la porta e usci sulle scale. Era stanco. Una stanchezza fatta di noia. Gli occhi infossati, la barba nera di quattro giorni. Senti la voce della Pavana che diceva: «Buonanotte. Non ti posso accendere la lampada sulle scale. È fulminata ». Una voce che sapeva di nebbia. « Quanto siamo stanchi io e lei! », disse piano Libertario e pensò a tante cose e anche alla cena silenziosa che avevano consumata. Una di qua e uno di lá dalla tavola. Il rumore improvviso del pane fresco che si troncava, dell'acqua che scendeva nei bicchieri. Lei che metteva la minestra nel piatto. Il fumo odoroso della minestra e lei che troncava il pane. Lei che empiva i bicchieri. E, infine, il gatto che miagolava solitario. E anche la casa era stanca.
Sul pianerottolo d[...]

[...]ono per la mia casa, per il mio campo e per la mia donna ».
E il vecchio disse: « E codesta non è l'Italia? che cosa credi che sia l'Italia? Io ho girato un po' il mondo, ho visto tutto così: una casa, un orto... ».
Poi Libertario fini di scendere l'ultimo gradino e non senti piú nulla, ma la voce tremante del vecchio Giolitti rimbombava ancora nella tromba delle scale. Diceva che l'Italia era anche una donna oltre che un orto e un campo. Una Pavana dentro a una casa. Una Pavana che nessuno offendeva.
E la Pavana senti il suo nome e si affacciò sull'uscio di casa. Disse: « Mi chiamate, Giolitti? ».
« Dicevo che una donna come . te può essere l'Italia ».
« Ah! — fece lei — Un'Italia povera e stanca... ».
«E Cristo non era tutto pelle e ossa? Non era povero e stanco? », disse il vecchio.
« Ma si fece buggerare e si fece ammazzare ».
« Ma poi risuscitò — disse il vecchio — e fece tanti miracoli ».
« E i miracoli li ha mangiati il vento » disse la Pavana.
« Il vento non può mangiare tutti i miracoli. La terra è terra e quella non s'ingoia! ». E intanto batteva il piede per far sentire che qualche miracolo c'era rimasto.
« La terra sola non dice niente », disse la Pavana.
Ma Giolitti si indispettì e cominciò e sputare saliva dalla voragine dei baffi a parafango. «No — disse — la terra dice tante cose. È il più grande miracolo che ci sia. La terra é più bella del mare, del cielo e del Paradiso. E c'è gente che la insulta! ».
« Io no! — disse lei — Io non la insulto di certo. Per me la terra é pane! ».
« E l'Italia cos'è? — disse Giolitti. — E tutta campi e orti... ». Ma la Pavana non sapeva capire quelle cose e allora si trovò sconcertata.
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« Sara così », disse ed entrò nuovamente in casa senza sapere perché lei poteva essere l'Italia. Anche il vecchio entrò nella sua casa perché la nipote Regina, sbucata per caso, lo stava tirando per un braccio.
«Che c'é, piccoletta? », disse.
« La cena », disse Regina. Dalla casa veniva un adore di minestra calda.
« Minestra di manzo? », disse il vecchio.
« Fagioli e patate ». Il vecchio Giolitti fece un sospiro.
Libertario camminava spedito verso la casa del fascio. Molta gente era chiusa dentro le case. N[...]

[...] po' di luna tappata. Aspetta che un pezzo di pane gli entri nello stomaco e lo sazi di tanta fame arretrata. E dopo, tutto finisce. Viene giù dal cornicione e cammina sulle quattro zampe. E va in un cortile dove non ci sia a far guardia un cane ringhioso. Si sdraia ai piedi di un pagliaio e dorme la sua nottata senza timore e rancore. Che gli importa, dunque, di tante cose a quel gatto che sta in cima al cornicione? Che gli importa di me, della Pavana, del nostro
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campo, della nostra casa da poveri, di Mangione che é entrato in que
sta casa col frustino e mi ha incoronato? ».
Senti un vocio confuso. Era davanti alla casa del fascio. Li fuori
c'erano: Quattro Tèmpora (poeta ufficiale); Bucaneve (ruffiano); Man
gione (segretario politico). E c'erano gli altri. Discutevano, ad alta voce,
sulla stagione e sui raffreddori estivi.
Il primo ad accorgersi di lui fu Bucaneve.
« Buona sera camerata — disse — non si salutano gli amici? ».
«« Sono stanco », disse Libertario.
Mangione intervenne. Prese s[...]

[...] me! » disse Mangione. Libertario non rispose.
« Fu uno scherzo — disse Mangione — uno scherzo e nulla più,
te lo posso giurare. Tua moglie non l'ho neppure toccata ».
« Gli hai anche sputato addosso! » disse Libertario. II fiato alla gola
lo strozzava.
Mangione avrebbe avuto piacere che questa frase non fosse stata
detta ad alta voce. Così. Di fronte agli altri. Ma tant'è. Bisognava ri
mediare.
« Queste donne che inventiva! — disse — La Pavana mi dette un
bicchiere d'aceto e io sputai fuori dalla finestra ».
« Io ho del vino buono », fece l'altro.
« Tua moglie sbagliò il fiasco ».
« Maiale! » disse Libertario.
Mangione gironzolò. Fece finta di nulla. Scambiò quattro chiacchie
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re con un tale che si chiamava Lentini. Libertario stava per andargli sul muso ma la pancia enorme di Quattro Tèmpora si interpose.
«Conosci Achille? — disse Quattro Tèmpora — Achille era protetto dagli dèi ».
« È un maiale. Ha rovinato la mia famiglia! ».
« Dalle rovine nasce la santità — disse Quattro Tèmpora. — Rassegnati. Corag[...]

[...] dal loro gruppo ed era distante quattro passi da loro. Già una barriera. Anche Quattro Tèmpora disse: «Però é coraggioso ». Ma Bucaneve si sentiva rodere dentro e Mangione tremava impercettibilmente, con la paura addosso che lo ghiacciava.
«Allora? » disse il federale, bonario.
« Ecco... » Non trovava le parole adatte. Si sentiva confuso. Eppure vedeva negli occhi di Mangione (ah! com'erano quegli occhi!) l'immagine piangente e indifesa della Pavana. La carne di lei. L'ombelico. Il pube... Tutti aspettavano con ansia che lui continuasse a parlare. E allora si fece forte e disse nel grande silenzio: « Signor federale, quanti anni di galera diamo a quel farabutto di Mangione? ».. Mangione si irrigidì, colpito da quell'offesa gridata e improvvisa. Il federale si alzò di scatto dalla sedia. Gli altri tacevano. Impalati come statue. Allora Quattro Tèmpora, con una calma studiata, si mosse dal posto. Si avvicinò al tavolino. Disse: « È un minorato » e si batté una mano, sulla fronte. Il federale stava quasi per cedere, ma la pancia di Quattro [...]

[...]mo e muto. E tutto intorno era un sussurare soffocato. Un ronzio di mosche e di libellule_ Lo guardavano. Lo scrutavano. Lo ingoiavano con gli occhi per quella
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sua posizione di privilegio. Era il padrone assoluto della stanza. Ma proprio per questo si senti come stringere l'anima in una morsa, come soffocare. Quel coraggio che aveva avuto si andava annebbiando. (E dopo? Dico: dopo cosa accadrà a me, alla casa, al campo, alla Pavana?). Eppure, nel briciolo di coraggio che gli rimase, legato proprio fra la gola e lo stomaco, disse ad alta voce (e la voce era troncata): « Federale. Mangione é entrato in casa mia. Ha preso con la forza la mia Pavana. E poi le ha sputato addosso ». Il federale aspettava queste parole. Ormai conosceva già da molto tempo Mangione e sapeva di lui vita e miracoli.
Disse: «Camerata, ci vogliono le prove! ». Il federale, chissà perché, sperava in cuor suo che le prove ci fossero. Quel Mangione ne stava combinando troppe. Ma Libertario era ormai troncato. Si guardò intorno, notò i quattro passi che lo distanziavano dagli altri ed ebbe le vertigini di quell'abisso. Si cercò le mani e se le strinse. Piagnucolò: « Federale io... sono cornuto! ».
« Ma le prove, le prove ci sono? » disse ancora il federale.
Non ri[...]

[...]e il federale. — Se non ci sono le prove... ». Si mosse dal tavolino. Andò accanto a Libertario e gli parlò paternamente. « Sei stanco figliolo... Hai la barba lunga. L'uniforme scomposta. Hai bisogno di riposo, di calma... ». Gli mise una mano sulla spalla. Gli disse: « Coraggio. Ci sono passato anch'io ». Come se lui avesse avuto le corna. Ma Libertario era già lontano coi pensieri. Già diviso da quella gente. Era dentro alla casa accanto alla Pavana. O nel campo a frullanare il fieno. Qualunque cosa dicessero, qualunque cosa facessero, non lo riguardava più. La vera vita da vivere, da accettare
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come sofferenza vera, era un'altra. Al di lá di quelle mura. Subito al di lá. Dove c'erano la luna, la notte, le case del paese, i campi addormentati, i grilli canterini, le rane, i muggiti di vacche partorienti. Tutte cose attaccate all'anima e alla carne.
Qualcuno lo prese per le spalle, dolcemente. Gli sussurravano parole e parole. Lo misero in un angolo e lo dimenticarono. Il federale riattaccò discors[...]

[...] le case del paese, i campi addormentati, i grilli canterini, le rane, i muggiti di vacche partorienti. Tutte cose attaccate all'anima e alla carne.
Qualcuno lo prese per le spalle, dolcemente. Gli sussurravano parole e parole. Lo misero in un angolo e lo dimenticarono. Il federale riattaccò discorso con . gli altri. Un discorso feroce. Africa, Addis Abeba, Negus Neghesti. Ma poi la stanza si vuotò. Un'automobile portò via il federale (forse la Pavana, dalla finestra, vide la strada cilindrata illuminata dai fanali).
Rientrarono quasi tutti nel grande stanzone. Anche questa volta ignorarono Libertario. Parlarono un poco di lui. Così. Di sfuggita. Poi la bocca di Mangione si aperse. Disse: « In Abissinia ci manderemo Libertario ». E nessuno pensò di ridere. Anzi Quattro Témpora disse: « Volontario ». E fece un poco di rima.
RUTILIO CATENI


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Pavana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Allargò <---Alzi <---Anche <---Anzi Quattro Témpora <---Aprì <---Aspettò <---Bucaneve <---Buona <---Chiacchierò <---Cominciò <---Dico <---E Quattro Témpora <---Eccola <---Fagioli <---Fiato <---Fidatissimi <---Giolitti <---Già <---Gli <---Grave <---Gridò <---Guardò <---In Abissinia <---La Pavana <---Lasciatelo <---Lentini <---Ma Bucaneve <---Ma Giolitti <---Ma Libertario <---Maiale <---Mangione <---Molta <---Negus Neghesti <---Patria <---Piagnucolò <---Portavo un paragone <---Potete <---Quattro Tèmpora <---Quattro Témpora <---Sacra Famiglia <---Scambiò <---Scoppiò <---Sei <---Storia <---Sulla <---Tarquinio Andò <---Tornò <---Tua <---Una Pavana <---Urtò <---Va bene <---Vai <---Viene <---autista <---d'Africa <---fascisti <---indiana <---italiano <---mangiano <---ruffiano <---sahariana