Brano: [...]Neanche un soldato che sia venuto a portare un fiore al suo generale! E neppure i braccianti dei suoi antichi latifondi ad est dell’Elba si ricordano più del loro Junker, del loro « Giovin Signore ». Con tutto quell’orgoglio, con tutte quelle spalline dorate e gli stivali di cuoio, l’uniforme di taglio impeccabile e il suo monocolo in modo che l’occhio potesse lanciare fulminei sguardi di aquila! Dove è finito tutto questo? I suoi discorsi sulla patria e poi ancora sulla patria e poi sui nemici della patria? Generale Triitzchler von Falkenstein. Già il suo nome da solo faceva paura alle reclute. Gli si confondeva la lingua al solo pronunciarlo. Il suo monumento funebre conserva ancora sulle pareti le impronte di quarantanni fa, quando l’Esercito Rosso attaccò Berlino da sud per arrivare a Tempelhof. Le pallottole russe sul suo126
OSVALDO BAYER
monumento, generale, e li, a pochi metri la bandiera nordamericana da quarantanni. Le ferite aperte sui mattoni. Magari, qualcuno di quei contadini tartari o caucasici tanto odiati, si è divertito a cercare di interrompere il suo sonno marziale a co[...]
[...]lhof. Le pallottole russe sul suo126
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monumento, generale, e li, a pochi metri la bandiera nordamericana da quarantanni. Le ferite aperte sui mattoni. Magari, qualcuno di quei contadini tartari o caucasici tanto odiati, si è divertito a cercare di interrompere il suo sonno marziale a colpi di fucile. Ma più grave di queste ferite è Poblio assoluto del popolo. La gloria teatrale delle fiaccolate e delle vuote parole di onore e patria, vuote, quando sono solo un sinonimo di interessi, privilegi, prerogative.
Mi fermo davanti alla tomba del « maggior generale e generale al seguito di Sua Maestà il Kaiser re Guglielmo Secondo, Bernhard von der Lippe ». Il tempo e Poblio hanno reso quasi illegibili le parole dedicate dallo stesso monarca al « fedele camerata »: « A te spetta l’immortale corona delPonore ». Allori ed un capro maschio coronato. No, non c’è niente di vero, niente e nessuno aspetta il generale von der Lippe. Mori definitivamente quando è morto. A nulla son servite le fanfare funebri riservate ai generali. Li, [...]
[...]mori del rituale. Qui i generali stanno fra di loro. Uomini dal chepi, dal casco argentato, con nastri, decorazioni, medaglie pendenti. Uomini dalle grandi prebende e dalla grande sospettosità. Il maggior generai Paul von Schmidt scriveva nel 1904: « Dobbiamo continuare a sostenere gli ideali eterni del corpo ufficiali, ora più che mai, difronte al crescente incalzare del socialismo ». Sì, mai dalla parte della « frivolezza della plebe ». Con la patria, non con il popolo. Era un onore essere ammessi ad un ricevimento dei Krupp, di Thyssen e di Mauser, i fabbricanti dei loro ferri del mestiere. Il Kaiser aveva una stanza riservata nella residenza dei Krupp, a Essen, e quella stanza venne poi riservata a Hindenburg e a Hitler. Krupp aveva sempre un posto a tavola per tutti gli amici sudamericani e li, immancabile, c’era il nostro generale Riccheri. Al tavolo del fabbricante di cannoni non c’erano differenze di patria, o di razza o di mentalità. Erano tutti associati nella funebre liturgia delle armi. Con una sola differenza: gli uni erano ven[...]
[...]olo. Era un onore essere ammessi ad un ricevimento dei Krupp, di Thyssen e di Mauser, i fabbricanti dei loro ferri del mestiere. Il Kaiser aveva una stanza riservata nella residenza dei Krupp, a Essen, e quella stanza venne poi riservata a Hindenburg e a Hitler. Krupp aveva sempre un posto a tavola per tutti gli amici sudamericani e li, immancabile, c’era il nostro generale Riccheri. Al tavolo del fabbricante di cannoni non c’erano differenze di patria, o di razza o di mentalità. Erano tutti associati nella funebre liturgia delle armi. Con una sola differenza: gli uni erano venditori, e gli altri compratori. Questi guadagnavano e quelli le facevano pagare ai loro popoli. Tutti insieme furono gli inventori dei « conflitti di frontiera », delle « provocazioni » e delle diverse teorie della cosiddetta « sicurezza nazionale ».
Il trionfo di Bismarck sulla Francia di Napoleone ih avrebbe avuto, perciò, funeste conseguenze per i paesi alleati dell’Europa, come per esempio l’Argentina. La tecnologia militare prussiana cominciò ad invadere i mer[...]
[...]amente perfino nell’educazione dei bambini e può cosi corrodere le fon128
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damenta della nazione. Tutto è sicurezza, e la sicurezza deve stare dappertutto a vigilare su tutta la vita dei popoli. Il maresciallo di campo prussiano Colmar von der Goltz, autore del libro La nazione in armi, divenne, dalla sera alla mattina, il filosofo dei nuovi ufficiali argentini. Gli uomini d’arme hanno il dovere ineluttabile di vigilare sulla Patria, essi rappresentano la Nazione, sono la Nazione, in costante allerta. Gli insegnamenti dei militari prussiani che arrivano nel Cono Sud latinoamericano: il generale Korner in Cile, il colonnello Arendt in Argentina, e il generale Kundt in Bolivia, furono i primi passi verso il ridicolo ed irrazionale militarismo in paesi che avrebbero potuto essere esempi di pace e di convivenza nel mondo intero. I Krupp ed i loro cannoni furono i veri padri dell’adozione del servizio militare obbligatorio in paesi che avrebbero potuto eliminare le frontiere fra di loro poiché non c’erano e non ci sono proble[...]
[...]ondo Reich, quello di Bismarck, il Ministero degli Aìfari Esteri si convertì in un centro di contatti rapidi ed efficaci fra le forze armate e l’industria bellica. Il potere politico ed il potere militare, a servizio del capitale armamentista. L’affare fu straordinario. Quell’« aiuto allo sviluppo » militare lasciò orme indelebili nella vita dei sudamericani. Nel mio paese nacque il « nuovo esercito » che trionfò in cento battaglie in nome della patria e dei valori occidentali e cristiani. Tutte quelle battaglie le ha vinte contro il suo stesso popolo e le sue inquietudini.
La filosofia del maresciallo di campo prussiano conte Colmar von der Goltz è ancora presente nella classe militare argentina. Chi è questo « filosofo »? Egli presenta se stesso, a figura intera, nel libro Impressioni del mio viaggio in Argentina (Berlino 1911). Vi descrive la sua visita a quelle terre invitato, nel 1910 ai festeggiamenti per il centenario della liberazione dalla Spagna. Erano già trascorsi nove anni dall’adozione del servizio militare obbligatorio au[...]
[...]Restorff, rappresentante di Krupp, con la sua giovane moglie, e due degli ufficiali tedeschi contrattati dall'Argentina ». Nel 1980, settant’anni dopo, il rappresentante di Krupp, il principe Peter von Lobkowicz, ha dichiarato a Buenos Aires: « In Europa si dà una falsa interpretazione dei governi militari, quasi fossero delle dittature. Non sanno che qui, in Argentina, d sono uomini, i militari, che al tempo stesso sono il governo, che amano la patria e proprio per questo l’hanno protetta per non farla cadere nelle mani dei marxisti. In Argentina erano 25 milioni di abitanti contro diecimila. Io ritengo che se si tratta di difendere una società di 25 milioni di esseri sani contro diecimila, è necessario eliminare i diecimila ». La cosa132
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è semplice, Gli avvoltoi volano in basso. Il principe Lobkowicz, prima di partire, fece omaggio ai militari argentini di una statua di Sant’Ignazio di Loyola.
« Vorwàrts », Buenos Aires, 1 agosto 1900. Gli esiliati socialisti tedeschi denunciano agli argentini gli acquisti di armi [...]
[...]ione degli ufficiali e dei cadetti argentini contro la manifestazione silenziosa fu immediata: scesero dalla nave e aggredirono a suon di botte e di calci gli studenti tedeschi, dei quali la metà erano donne. Costoro non risposero agli insulti ed alle botte ma mantennero spiegato per tutto il tempo il mòrder. Più tardi, gli ufficiali argentini diranno ai contriti funzionari ufficiali che « era tutta colpa degli esiliati argentini traditori della patria ».
(« Vorwàrts », Buenos Aires, 8 settembre 1892. « Noi, i “nemici della patria” siamo, nonostante tutto, i migliori patrioti, perché siamo convinti che migliaia e migliaia di persone che condividono la nostra ideologia ritorneranno a un certo momento nel nostro paese per dare una mano ad abbattere le vecchie idee, gli anacronismi e sostituirle con idee nuove e migliori. Viva la Germania! »).
L’illusione non muore, l’utopia va avanti. Non può essere distrutta né dai calcolatori delle polizie politiche, né dalla Realpolitik, né dalla morte.
Il silenzio che sale dalle tombe dei soldati mi distoglie da ricordi e da cavilli. I caduti del 1914 hanno lapidi migliori di q[...]
[...]cervella portando alle estreme conseguenze il loro macabro ruolo, in cui erano entrati a quattordici anni, quando fecero il loro ingresso in accademia. Sono stati coerenti. Non tutti, la maggior parte è morta nel suo letto sognando di vincere a tavolino la battaglia perduta. Il maresciallo conte von der Goltz descrivendo la battaglia di Gorze, scrive così: « Abbiamo perso molte vite. Ma per quanto ciò ci rattristi, dobbiamo sopportarlo perché la Patria lo esige. Un popolo che vuole essere grande e difendere il proprio onore, non deve avvilirsi per quelle perdite ». Il maresciallo von der Goltz morì nel suo letto, con tre medici al capezzale, a 73 anni. (La domanda più intelligente che ho inteso fare da un giornalista è quella rivolta da Oriana Fallaci al generale Galtieri: Lei è mai stato in guerra?)134
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Mi allontano dalla tomba dei soldati del 14. In primavera, dei rampicanti pieni di spine gli danno un aspetto da piante d’appartamento. Neppure il verde gli è stato riservato in modo selvatico. Per lo meno poter accomoda[...]
[...]orti di una guerra dimenticata che non viene ricordata nemmeno più a scuola. Ormai non hanno più un volto. Sono soldati senza figli perché sono morti quasi bambini. Forse è ancora viva qualche sorella che li ricorda in due o tre scene: la strada fino a scuola, il pranzo con i genitori, il giorno dell’addio quando partirono per il fronte. I fiori nella canna del fucile. Il Kaiser al balcone, con i suoi movimenti da burattino e le eterne parole di Patria, Dio e Fino all’ultima Goccia di Sangue. Proprio come altri burattini truculenti apparsi in altri balconi di altre latitudini. E i giornali, tutti i giornali. E il popolo, tutto il popolo. Tranne gli incorreggibili. Quelli che von der Goltz chiama con arrogante ironia: « gli ‘ apostoli ’ della pace ».
Decido di aspettare il crepuscolo perché è questa l’ora di Georg Trakl per la sua poesia « Grodek », la pagina letteraria che in diciassette versi dice più di un’intera biblioteca contro la guerra: « Nel crespuscolo rimbombano i boschi autunnali / di armi mortali / ...la notte copre ormai sol[...]