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Il segmento testuale Partito è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 837Analitici , di cui in selezione 56 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da senza firma, Caccia alle streghe dei militari turchi in KBD-Periodici: Rinascita 1971 - 7 - 30 - numero 31

Brano: [...]a Emil Burns. D'altro canto si continua ad arrestare in tutti gli ambienti per i più vari motivi: la scrittri,e Azra Erhat, la nianista Magdalena Rufer, Matilde Gokecli moglie dello scrittore Emal, i professori Vedat G" nyol e Eynpoglu sono stati arrestati per aver pensato « di sopprimere una classe sociale », mentre l'economista Idris Kucukomer lo è stato per presunti atti di terrorismo. Infine, fatto assai più importante per la sua portata, il Partito operaio turco, l'unico partito di sinistra legale e che ha una rappresentanza parlamentare è stato mes so fuori legge. Il partito operaio turco si era distinto negli anni scorsi soprattutto per la sua lotta contro le basi NATO.
La drammaticità della situazione è ampiamente documentata da una relazione resa pubblica dal DevGenc, e pervenuta in Europa per vie clandestine. Il documento dopo aver riportato
nel dettaglio la lunga casistica degli arresti, delle persecuzioni e degli assassinii di dirigenti politici e . sindacali, è importante per altre due ragioni, che vanno oltre la denuncia del clima di violenza e dell'uso della tor tura come sistema. In primo luogo esso dà uno spaccato veritiero della resistenza popolare [...]



da Alberto L'Abate, Tre storie di emigrati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]che cosa di più che mi fa aborrire tutti gli strumenti di guerra. Così preferivo fare l'altro lavoro.
Alla fine del '44 lasciai il movimento G.L. e cominciai a lavorare con il P.C.I.: credevo che quest'ultimo lavorasse più in profondità e creasse più che ogni altro le condizioni di un rinnovamento totale dell'Italia. Ero capocellula. Ero molto attivo: quasi tutte le sere facevo qualche riunione. Nel frattempo ero rientrato alla FIAT. Restai nel partito un anno. Ma c'era qualcosa che non mi andava. Si facevano le riunioni, per esempio, e non è che si chiedesse alle persone presenti di discutere su un problema. Ognuno avrebbe potuto portare la sua esperienza e ne sarebbero venute fuori delle cose importanti. Alla fine, semmai, avremmo potuto leggere cosa dicono, su quel problema, i grandi del marxismo. Arrivava invece uno scritto, di una o due pagine, con sopra quello che il partito pensava su quell'argomento. Si leggeva il biglietto alla gente ed alla fine si faceva un sermoncino in cui si diceva che ognuno poteva prendere la parola per dire ciò che pensava sull'argomento, ma, che se c'erano critiche da fare, queste dovevano essere costruttive e non disgregatrici o della vuota accademia. La gente ascoltava e non aveva il coraggio di parlare. Pensava « Dice bene il Partito », « Sono d'accordo » e così via e la vera discussione non c'era. Ed io sentivo sempre più che quella libertà che mi era così cara e di cui parlava Mill, nel partito non c'era. Trovai un anarchico che mi accompagnò ad una loro riunione. Non vi era alcun freno alla discussione, ognuno si accalorava, si accaniva quasi a sostenere il suo punto di vista ma poi si mettevano tutti d'accordo sul da farsi. Nella lettura dei loro giornali e nei loro libri trovai ciò che sentivo confusamente in me, spiegato in modo chiaro e trovai in quelle idee una etica ed un senso di libertà che da tanto tempo cercavo. E da allora sono restato anarchico, mi ci trovo bene perché ognuno può pensare come crede, mi sento libero nei miei pensieri e mi sento qualcuno.
Nel '55 alla FI[...]

[...]ndacati liberi. Qualche anno fa firmò, con i padroni, la cosiddetta «pace del lavoro». Si impegnava a non fare piú scioperi. Ma ebbe anche dei vantaggi, per). Per esempio fu allora che furono riconosciute legalmente le Commissioni interne. Gli italiani non ne possono far parte ma ci sono dei loro rappresentanti che sono consultati dalla commissione interna per questioni che li riguardano. Prima, nel nostro sindacato, c'erano anche dei membri del partito del lavoro. Ma dopo i fatti di Ungheria sono stati buttati fuori.
Sono sposato ma non ho bambini. Mia moglie vive qui con me. Ma queste sono questioni personali, non hanno importanza.
Uno dei problemi principali, per gli italiani che lavorano a Ginevra, è quello degli alloggi. Quando entriamo in Svizzera mettono sul permesso di soggiorno un timbro con scritto sopra: « non può affittare un appartamento ». Cosi siamo costretti a prenderli in subaffitto e si paga molto più caro. Oppure si prende una camera in qualche famiglia, ma spesso non vogliono i bambini e tosi molti italiani non possono [...]



da [Le relazioni] Apertura dei lavori (prof. Bianchi Bandinelli) in Studi gramsciani

Brano: [...]sua opera è stata redatta e ci è giunta, deve aver presente con chiarezza ciò che si è svolto in Italia nei venti anni, 19371957, passati dalla morte di Gramsci.

In questo Convegno abbiamo voluto raccogliere attorno al nome di Gramsci prevalentemente uomini di studio e non uomini e istanze politiche. Tuttavia, non possiamo certo dimenticare che Antonio Gramsci è stato un grande combattente delazione politica, è stato il fondatore di un grande partito politico, il Partito comunista italiano. E se anche siamo ben lontani dal voler fissare la figura di Gramsci in lina qualsiasi oleografia eroica, non dimentichiamo che ai grandi moti storici, accanto alla conoscenza razionale occorrono anche i simboli, perché non si può essere tutto un popolo di storicisti e Antonio Gramsci non appartiene certo solo agli studiosi di problemi storici, agli intellettuali, ma a tutto il popolo italiano, del quale egli può ben costituire il simbolo per le sue sofferenze, per la sua umanità profonda, e anche per il particolare accento della sua formazione culturale.

Come gli interv[...]



da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani

Brano: [...] di incertezza, esitazioni, errori e correzioni di errori, e questo può indurre a considerare determinate posizioni come un frammento, da respingersi con un puro giudizio negativo. La indagine più attenta rivela che un puro giudizio negativo non può essere dato.

Vorrei servirmi, come esempio, dell’accettazione passiva, o relativamente passiva, che ad un certo punto venne fatta da Gramsci della direzione chiusa, settaria, come noi diciamo, del partito comunista nel primo periodo della esistenza di questo. Non vi è dubbio che ci troviamo, qui,, di fronte ad un errore, che lo stesso Gramsci in seguito dovette riconoscere, che egli criticò, respinse e corresse.

Però, da che cosa proveniva queU’errore? Qui si pone il problema del ritmo del pensiero e dell’azione. Credo si possa affermare che l’errore discendeva, in sostanza, dall’adesione di Gramsci a una esigenza di negazione totale di precedenti indirizzi politici, e questa esigenza non partiva da una pura critica dell’intelletto, bensì da una critica che era sgorgata dai fatti ed era qui[...]

[...] una critica che era sgorgata dai fatti ed era quindi diventata, per l’avanguardia della classe operaia,. i.n quel momento, quello che Gramsci chiamava « senso comune », verità diffusa, generalmente accettata, sentita in modo diretto, che si cerca di realizzare nella pratica perché da essa non si può prescindere.

L’errore conteneva, cioè, un impulso di ordine passionale, di ordine morale e di ordine politico, senza il quale è probabile che il partito comunista o non si sarebbe creato o non si sarebbe creato nel modo come si creò, ricevendo anche da quell’impulso qualche cosa che nel seguito degli sviluppi risultò essere largamente positiva. È vero, ci fu un errore. Gramsci sentiva, però, che a quell’impulso si doveva aderire, per riuscire a trasformarlo in un elemento che non fosse più puramente di negazione, ma positivo, costruttivo. L’errore stette nel modo della adesione e nella rapidità della correzione; ma anche in esso troviamo un elemento di coerenza ideale e di coerenza pratica profonda.

Anche altri errori vi furono nello svilu[...]

[...], sociale della grande capitale industriale, quale allora si organizzava e si affacciava alla direzione della vita nazionale, veniva formando se stesso.

Il punto di arrivo è assai lontano da questo. È un politico di portata nazionale e internazionale il quale si è cimentato, in tutta la sua esistenza, nella conoscenza, nello studio e nella soluzione dei più gravi problemi del momento storico nazionale ed internazionale, fondatore quindi di un partito e Capo comunista, cioè uomo che esprime e realizza con la ;sua azione una tendenza, un processo che egli stesso dichiarerà che era. nelle cose e tale era effettivamente nelle cose, ma che la sua azione porta a una manifestazione più elevata, cioè educa, organizza, dirige.

Quali sono stati i fattori di questo sviluppo, per cui si passa dal « triplice e quadruplice provinciale » al Capo di un grande partito politico ed a un Capo di tale levatura, che gli avversari dovettero trattare in quel modo per toglierlo dalla scena ed essere tranquilli?

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Le relazioni

La ricerca è assai ampia, né vi è dubbio che da essa risulta che una grande parte deve essere fatta alla tradizione politica e culturale italiane. Gramsci è un politico italiano. Si collega alle più vitali correnti del pensiero politico e deH’azione politica del nostro paese. Però questo non basta! La sola tradizione italiana non avrebbe fatto di Gramsci ciò che egli è stato come politico, e come politico nel quale non [...]

[...]
Ora, che cosa vi è in Lenin di fondamentalmente nuovo? Scusate se a questo punto l’esposizione, per esser rapida, dovrà essere per forzaPalmiro Togliatti

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alquanto schematica. Vi sono in Lenin almeno tre capitoli principali, che determinano tutto lo sviluppo della azione e del pensiero : una dottrina deirimperialismo, come fase suprema del capitalismo; una dottrina della rivoluzione e quindi dello Stato, del potere e una dottrina del partito. Sono tre capitoli strettamente uniti, fusi quasi 'l’uno nell’altro, e ciascuno di essi contiene una teoria e una pratica, è il momento di una realtà effettuale in isviluppo, una dottrina, cioè, che non solo viene formulata, ma messa alla prova dei fatti, dell’esperienza storica e che nella prova dell’esperienza storica si sviluppa, abbandona posizioni che dovevano essere abbandonate, conquista posizioni muove, e crea, quindi, qualche cosa.

Lenin restituisce al marxismo questo suo carattere creativo, lo libera dalla pedanteria delle interpretazioni materialistiche, economicistiche, positiv[...]

[...]l socialismo. La sua ricerca si chiude, a questo punto, con una nota di incertezza e di sfiducia : « Noi non sappiamo — dice — dove la storia andrà a finire ». È vero che subito aggiunge una giustificazione di questa affermazione, che teoricamente è giusta; non si può fare a meno, però, di rilevare che l’incertezza e la sfiducia, che permangono, sono conseguenza della incapacità di compiere quel passo, quel salto, anzi, che Lenin compiva, quando partito da un’analisi assai più approfondita della struttura deH’economia capitalistica e nel primo periodo e nel momento del passaggio al periodo successivo, che è quello deirimperialismo, era in grado di definire con precisione il carattere dell’epoca che stava incominciando, di proclamare che era l’epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo, dall’èra liberale all’èra socialista.

Di questa mancanza di una decisa prospettiva storica aveva sofferto, in sostanza, tutto il movimento operaio italiano, sin dagli inizi. Ne soffri particolarmente nel primo decennio del secolo, quando il movimento[...]

[...]te altre. Ciò è stato conseguenza della sua natura ed è il fatto di cui bisogna tener conto. Perciò la società italiana, del Risorgimento e postrisorgimentale, ha assunto quel particolare suo carattere. Si è creato un « blocco storico », e quindi particolari condizioni in cui la classe operaia incomincia a organizzarsi, combatte, acquista coscienza di se stessa e della propria funzione e attua questa sua funzione attraverso l’azione politica del partito che la dirige. È questo processo che Gramsci cerca di definire nel modo più esatto con tutta la sua indagine politica e storica, la quale muove dalle condizioni concrete della politica e della cultura nel momento in cui egli dà inizio al proprio lavoro.

Eravamo nel primo decennio del ’900. periodo di profonda crisi nello sviluppo della società italiana. Le scelte che vennero fatte in quel periodoebbero una efficacia fatale su ciò che è avvenuto in seguito. Negli indirizzi,.432

Le relazioni

ideali e pratici che in quel periodo maturarono e presero consistenza, sono presenti i germi d[...]

[...]l’attenzione si portasse, non su quel tanto di coscienza che vi fu in Giolitti, all’inizio del ’900, della necessità di cambiare qualche cosa degli indirizzi politici tradizionali, quanto sulla inadeguatezza delle conseguenze che egli trasse da questa coscienza e quindi sui momenti negativi della sua azione immediata. Appunto perché egli aveva voluto presentarsi con un volto nuovo, erano più gravi, scandalosi questi momenti negativi. A Giolitti, partito come l’istauratore di una nuova legalità democratica, toccò infatti il compito, non solo di perpetuare l’asservimentoPaimiro Togliatti

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delle regioni meridionali, ma di dare inizio alla nuova fase della espansione africana, e di fare il primo passo per la organizzazione di un nuovo blocco reazionario, nel quale si sarebbero finalmente dovute inserire anche le forze clericali.

In crisi era, in quel momento, anche la cultura. Sono attaccate e crollano le vecchie ideologie ottocentesche e tutta la visione della storia del nostro paese subisce una scossa profonda, ad opera di diletta[...]

[...]correnti nelle relazioni e in alcuni interventi è stato fatto il nome. Sono uomini nelle cui opere regna ancora, si deve riconoscerlo, una grande confusione per quanto riguarda l’indagine sui temi più generali, sui problemi della conoscenza, della filosofia, della metodologia della storia. Si riflette in questa confusione il carattere stentato dell’illuminismo e razionalismo italiano di quel tempo. Da alcuni, almeno, di questi pensatori era però partito un impulso, efficace e potente, alla ricerca della realtà economica e delle forme di organizzazione della società italiana, come si era storicamente formata attraverso i secoli e come si presentava all’inizio del Risorgimento. È secondo questa linea, è in questo alveo che si muove il pensiero di Gramsci. Sarebbe quindi errato considerarlo come una varietà delle concezioni indealistiche allora prevalenti, o, peggio ancora, come uno sforzo per correggere le loro esagerazioni. No! La differenza è sin dai primi passi, una profonda differenza di indi434

Le relazioni

rizzo e di qualità. Vi è[...]

[...] negli anni 1919 e 1920. È infatti assurdo pensare che mentre Gramsci, come egli stesso dice nelle sue Note sulla quistione meridionale, già nel 1919 era giunto a questa nuova concezione dell’alleanza di classe tra gli operai e le masse contadine per risolvere la questione dello Stato e della sua unità, è assurdo ritenere che in questo stesso momento egli avesse una visione della funzione della classe operaia che escludesse la organizzazione del partito politico e la lotta politica come forma più alta della lotta di classe e desse un valore esclusivo per giungere alla conquista del potere, al fatto che l’operaio si impadronisse, nella fabbrica, del processo produttivo e di una posizione di dominio nei confronti del padrone.

È vero, si possono trovare in questo o quello scritto di Gramsci, di quegli anni, espressioni staccate che possono suscitare il dubbio che egli pensasse in questo modo; ma queste espressioni hanno essenzialmente un valore esortativo. Esse vogliono portare la classe operaia a prendere coscienza della funzione che essa h[...]

[...] consapevole ”, ossia della 44 disciplina ”, è appunto l’azione politica reale delle classi subalterne, in quanto politica di massa e non semplice avventura di gruppi che si. richiamano alla massa » 1.

Del resto, la risposta migliore che si può dare a coloro che fraintendono, alle volte anche volutamente, l’azione politica svolta da Gramsci in quel periodo, è che qudl’azione politica mise capo e non poteva non mettere capo alla fondazione del partito rivoluzionario della classe operaia...

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Le relazioni

Il partito rivoluzionario della classe operaia. Questo è l’altro elemento essenziale della dottrina leninista che Gramsci fa propria, dabora, approfondisce, avvicina alla realtà del nostro paese, traduce in un’azione, in una pratica di lavoro, di lotta, ed anche più che di lavoro e di lotta, di dedizione totale sino al sacrificio della propria esistenza.

Il partito è un « intellettuale collettivo », perché una classe subalterna, la quale vuole affermare la propria egemonia e giungere alla conquista del potere non vi giunge spontaneamente, senza una direzione. « Una massa umana... non diventa indipendente 44per sé”, senza organizsarsi (in senso lato) e non c’è organizzazione senza intellettuali, cioè senza organizzatori e dirigenti».

Qui il nucleo e l’originalità del pensiero di Gramsci circa la dottrina del partito. Dallo sviluppo di questi concetti egli deriva le norme fondamentali della vita del partito stesso: la fedeltà, la disciplina, la unità i[...]

[...] « intellettuale collettivo », perché una classe subalterna, la quale vuole affermare la propria egemonia e giungere alla conquista del potere non vi giunge spontaneamente, senza una direzione. « Una massa umana... non diventa indipendente 44per sé”, senza organizsarsi (in senso lato) e non c’è organizzazione senza intellettuali, cioè senza organizzatori e dirigenti».

Qui il nucleo e l’originalità del pensiero di Gramsci circa la dottrina del partito. Dallo sviluppo di questi concetti egli deriva le norme fondamentali della vita del partito stesso: la fedeltà, la disciplina, la unità interna, il carattere, in pari tempo, internazionale e nazionale del movimento, che egli, in una nota che ho citato negli « Appunti » per la mia relazione, particolarmente sottolinea, per derivarne da un lato la necessità dell’demento unitario fondamentale e dall’altro per derivarne la eguale necessità delie variazioni, oggi diremmo delle diverse « vie al socialismo » aderenti alle condizioni di ogni paese.

A questa parte del pensiero di Gramsci sono state volte parecchie critiche. Particolarmente ha concentrato la sua critica in questa direzione[...]

[...]al socialismo » aderenti alle condizioni di ogni paese.

A questa parte del pensiero di Gramsci sono state volte parecchie critiche. Particolarmente ha concentrato la sua critica in questa direzione il prof. Rodolfo Mondolfo, il quale pure, in un notevole studio, ha riconosciuto il valore positivo e creativo della visione che Gramsci ha del marxismo e di tutto il suo pensiero. Da un lato egli afferma che questo « intellettuale collettivo », il partito, sarebbe cosa deteriore perché verrebbe dall’esterno del movimento della classe operaia; dall’altro lato trova, nel modo come Gramsci sviluppa il concetto di partito, una specie di giustificazione di una forma di tirannide.

Circa la prima critica, credo che l’errore consista nel ritenere che la dottrina del partito, cosi come Gramsci la espone e sviluppa sulla traccia di Lenin, sia qualche cosa che prescinda dalle analisi storiche, economiche e sociali di tutta la realtà. Il partito di una determinata classe non sorge in qualsiasi momento, cosi come non sorgono tn qualsiasi momento della storia i problemi che una determinata classe è chiamata a porre e risolvere. Sorge e può svilupparsi soltanto in una società in cui si sia iniziato il concretarsi di una volontà collettiva della nuovaPaimiro Togliatti

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classe, riconosciuta e affermatasi parzialmente nell’azione. Il partito quindi sorge quando esistono già alcune condizioni della sua vittoria. È questa un’affermazione fondamentale, direttamente collegata all’insegnamento e all’azione pratica di Lenin. È una derivazione diretta del Che fare? e degli altri grandi studi leninisti circa la dottrina del partito e della sua funzione.

Risulta evidente, da questo modo di porre la questione, il nesso tra la dottrina del partito, come intellettuale collettivo che organizza e dirige la lotta della nuova classe per il potere, e lo sviluppo dei rapporti economici, dei rapporti di classe, dei rapporti politici, nonché delle ideologie e degli altri elementi sovrastrutturali. In questo sviluppo il partito si inserisce in un momento determinato e in modo determinato, a seconda della struttura di quella determinata società, a seconda del caratere del blocco storico in quel momento dominante, per cui quando ci si trova di fronte a un fatto decisivo, come la conquista del potere da parte del partito bolscevico, minoranza numerica di fronte alla grande massa della popolazione, il problema da porsi non è se il fatto che una minoranza conquisti il potere contraddica le norme della democrazia formale, ma è di vedere come e perché quella minoranza doveva giungere a conquistare il potere, e conquistando il potere abbia realizzato quel progresso che quella società in quel momento poteva e doveva compiere.

Anc^he la dottrina del partito fa parte di quello sviluppo creativo del marxismo che da Lenin ha ricevuto un impulso fondamentale. Anche questa dottrina respinge le pedantesche e fatalistiche concezioni dello sviluppo storico attraverso le quali il genuino pensiero marxista era stato contraffatto, reso inerte, impotente alla creazione storica.

Al prof. Mondolfo si potrebbe ricordare ciò che già gli faceva osservare Gramsci nel 1919, recensendo un opuscolo dello stesso Mondolfo dedicato alla Rivoluzione russa. « Si racconta — scrive Gramsci — che un professore tedesco di scuole medie, riuscito stranamente a innamorarsi, [...]

[...]questo modo: Si, ti amo, topolino mio! ».

Nella risposta che Lenin ha dato ai problemi della Rivoluzione russa non era contenuta la domanda che Rodolfo Mondolfo crede si debba fare al politico a seconda del modo come egli interpreta il marxismo. Era però

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Le relazioni

contenuta la risposta adeguata alla realtà dello sviluppo storico della Russia, della vita sociale, economica, collettiva del popolo russo.

Ma la dottrina del partito conterrebbe dunque la giustificazione di una tirannide? Si possono trovare in Gramsci, soprattutto nelle primepagine delle Note sul Machiavelli, affermazioni che, staccate dal loro contesto, possono spaventare un ignaro. Sono invece affermazioni dei tutto comprensibili, logiche, giuste, quando la dottrina del partito è intesa come Lenin e Gramsci la intesero.

Gramsci affronta questo problema in modo assai vario e complesso,, perché riconosce che il pericolo può esserci. Egli ne aveva avuto esperienza nel modo come era stato diretto il suo partito, il Partito comunista italiano nei primi anni della sua esistenza, trasformandolo in una sèttar in una organizzazione di tipo pseudomilitaresco, privo di una propria vita, vivacità e dialettica interna, e quindi incapace anche di adempiere a quelle funzioni cui deve adempiere il partito nel contatto con le masse che hanno bisogno della sua direzione.

Di qui le indicazioni assai interessanti, — anche se forse non siano in grado di cogliere tutte le sfumature coloro che non abbiano pratica di vita politica, — che egli dà, soprattutto nelle note di Passato e presente,, circa ciò che il partito deve essere, quale deve essere la sua disciplina e quale la sua democrazia interna, che cosa significa nel partito la centralizzazione, e come il partito non può, nella vita sua normale, venire ridotto a un’organizzazione militaresca, e quando e come e per quali difetti può diventarlo, e cosi via.

« Come deve essere intesa la disciplina, se si intende con questa parola un rappono continuato e permanente tra governanti e governati che realizza una volontà collettiva? Non certo come passivo e supino accoglimento di ordini, come meccanica esecuzione di una consegna (ciò che però sarà pure necessario in determinate occasioni, come per esempio nel mezzo di un’azione già decisa e iniziata), ma come una consapevole e lucida assimilazione della dir[...]

[...]o.

In questo ambito deve essere considerata l’azione che tende a conquistare a questa classe delle alleanze e quindi il consenso della mag
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Le relazioni

gioranza della popolazione; a neutralizzare altre forze politiche e sociali; a preparare quel rivolgimento culturale che sempre accompagna i rivolgimenti economici e politici; e la stessa azione educativa, che appartiene essenzialmente allo Stato, ma appartiene anche al partito politico, in quanto il partito politico già anticipa alcune delle funzioni dirigenti che domani apparterranno alla classe oggi ancora subalterna.

Come si vede, molteplici sono i mezzi attraverso i quali la classe che tende alla conquista del potere si sforza di creare le condizioni della sua egemonia.

Per approfondire questo tema sarebbe necessario addentrarsi nel campo della concreta attività politica attuale, il che non mi pare sia opportuno in questo momento. Vorrei soltanto accennare alla distinzione, assai interessante e, quando venga esplorata a fondo, assai ricca di indicazioni e di sviluppi, che Gramsci intro[...]

[...]mento. Vorrei soltanto accennare alla distinzione, assai interessante e, quando venga esplorata a fondo, assai ricca di indicazioni e di sviluppi, che Gramsci introduce, riferendosi alla lotta per il potere, tra la « guerra manovrata » e la « guerra di posizione ». Col primo termine egli designava, in sostanza, l’attacco rivoluzionario per la conquista del potere. Con il secondo designava il contrasto di classe che matura, sotto la direzione del partito rivoluzionario, quando l’attacco rivoluzionario non è possibile o prima di esso, per prepararlo. Anche in questo secondo caso viene condotta un’azione che tende al rivolgimento delle strutture e del blocco storico dominante. Non vi è la pace, dunque, ma la guerra che si conduce ha un carattere completamente diverso dall''attacco diretto.

Che cosa intendeva Gramsci quando insisteva su questa differenza? La cosa risulta dallo esplicito richiamo, che è in una delle Note sul Machiavelli, all'azione di Lenin per istruire le avanguardie della classe operaia del mondo occidentale e di tutto il mo[...]

[...]co e persino al puro potere militare, a seconda delle necessità storiche. Il mutamento di classe dirigente avvenuto con lo spodestamento delle classi sfruttatrici assicura d’altra parte che in tutte le situazioni la sostanza del nuovo regime è più democratica di quella di tutti i regimi precedenti. Quanto alle forme, tutto dipende dalle condizioni storiche e dalla lotta stessa Che attorno ad esse si svolge. L’azione che le forze progressive e il partito stesso della classe operaia svolgono prima della conquista del potere, conduce a distinguere, nella organizzazione politica della società quale risulta dallo sviluppo storico precedente, ciò che è valido e ciò che non è valido, ciò che può essere conservato, ciò che deve essere modificato e ciò che deve essere distrutto.

Senza entrare in troppi particolari, è evidente che in questa luce deve essere visto il problema del parlamentarismo. Era assurdo chiedere alla rivoluzione proletaria di dare vita a un regime parlamentare, proprio in un paese dove non era mai esistito un parlamentarismo. M[...]

[...] questo punto è necessario fermarsi. L’esame delle questioni nuove, che oggi nella lotta politica quotidiana ci si presentano, esige nozioni concrete di fatto che non possiamo trovare nell’opera di Gramsci. Egli rimane però la luce che illumina il nostro cammino. Egli è andato avanti fino che ha potuto. Ha conosciuto la realtà che stava davanti a lui, ha fatto tutto ciò che stava in lui per modificarla con un’azione consapevole. La creazione del partito della classe operaia è, quindi, non azione secondaria o parallela, ma il culmine di tutta la sua attività intellettuale e di tutta la sua azione.

In una delle sue lettere, egli parla con amarezza, ma con fierezza, della propria esistenza. « Io non parlo mai — dice — dell’aspetto negativo della mia vita, prima di tutto perché non voglio essere compianto; ero un combattente che non ha avuto fortuna nella lotta immediata, e i combattenti non possono e non devono essere compianti, quando essi hanno lottato non perché costretti, ma perché cosi hanno essi stessi voluto consapevolmente ».

Ebbe[...]



da Eugenio Reale, Comunisti e cattolici in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]o odiamo noi e possono e devono essere nostre alleate nella costituzione di un'Italia migliore, di un'Italia democratica>. Queste precise ed esplicite dichiarazioni di Ercoli non potevano non trovare un'eco profonda in larghi strati del popolo e sono state accolte infatti con la più viva soddisfazione da parte di quei numerosi cattolici che conoscendo poco e male l'atteggiamento dei comunisti nei riguardi della religione e non sapendo sul nostro partito se non le ignobili menzogne che la propaganda fascista ha accumulato per vent' anni contro di noi, credevano ancora a chi sa quali nostri tenebrosi progetti per l'annientamento della libertà di coscienza, ad incompatibilità che non sono mai esistite, a preconcetti che non abbiamo mai avuti o che sono stati superati da tempo. Le parole di Togliatti hanno messo su ùn nuovo piano i rapporti tra comunisti e cattolici, hanno alquanto rasserenato l'atmosfera un po' tesa che con
tinuava ad esistere tra nostri militanti e i demo
cratici cristiani, hanno rinsaldato quei vincoli di fraterna solidarie[...]

[...]sistere tra nostri militanti e i demo
cratici cristiani, hanno rinsaldato quei vincoli di fraterna solidarietà che noi andiamo creando, con tenacia e con fede sicura, tra le masse popolari della nazione in guerra. Questo risultato, se non è ancora quello che noi vorremmo, ci ha riempiti ugualmente di gioia e noi ci auguriamo di tutto cuore che, dissipate le oscurità e le incomprensioni che tuttora sussistono, la parola franca e leale del nostro partito possa facilitare e sviluppare l' unione delle masse popolari cattoliche e non cattoliche nell' azione comune per lo schiacciamento dell' hitlerismo e del fascismo, per la liberazione del nostro paese e per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Questo significativo, se pur ancora parziale e non definitivo successo della nostra azione politica per un'intesa con le masse cattoliche è stato preparato da un lungo e paziente lavoro di persuasione e diconvincimento che i fascisti, gli elementi più reazionari della borghesia ed i nemici dell' unità del popolo ,han fatto di tutto [...]

[...]i
tito, in una ( Dichiarazione ai cattolici italiani > che fu diffusa clandestinamente tra le masse nel 1936,
affermava che ' i milioni di cattolici italiani sono una delle forze più importanti sulle quali pub e deve contare il nostro popolo > e, rivolgendosi a Q tutti i lavoratori cattolici di buona volontà >, li invitava a combattere con i comunisti c la buona e santa battaglia per il pane, per la pace, per la libertà >.
Nel tempo stesso il Partito comunista chiamava tutti i suoi militanti a « stabilire contatti permanenti e fraterni con i dirigenti delle organizzazioni cattoliche pensosi delle sorti del popolo, siano essi laici o sacerdoti, e ad appoggiare la loro azione in difesa delle masse popolari >. Negli anni successivi, quando ft? chiaro che la politica di guerra e di aggressione dell'asse Berlino Roma preparava al popolo italiano un avvenire di catastrofi e di sventure, i comunisti rinnovarono l'espressione della loro solidarietà con le masse cattoliche per la difesa della pace messa in pericolo dal fascismo : e allorché Musso[...]



da senza firma, De Gaulle in Turchia: un viaggio tempestivo in KBD-Periodici: Rinascita 1968 - 11 - 1 - numero 43

Brano: [...]es. Da allora il paese ha assistito al crescere di un forte movimento di opposizione alla politica estera dei successivi governi — non servili come quelli di Menderes, ma pur sempre subalterni
agli USA e soprattutto alla conces
sione di basi militari in territorio turco (qui vi sono alcune delle basi più potenti, e dotate di missili atomici, della NATO e degli USA in proprio).
L'opposizione si è espressa attraverso la costituzione di un nuovo partito — il Partito operaio turco — che nel giro di pochi anni, e nonostante il tentativo di « messa al bando » da parte degli attuali gruppi dirigenti, è riuscito a inviare alla Camera dei deputati quindici suoi rappresentanti. E a fianco al POT si è avuto un rifiorire di tendenze « nazionali » assai robuste, che si richiamano non formalmente alla rivoluzione di Ataturk, la cui caratteristica essenziale fu quella di dare alla Turchia un volto moderno e nazionale. La Turchia è così uscita dal precedente immobilismo politico, e sembra offrire oggi un quadro mosso e ricco di potenzialità, cui fanno da sfondo, del [...]

[...]rare ufficialmente che l'Alleanza non avrebbe avuto alcun significato e peso in caso di iniziative antiarabe da parte degli USA. E per dimostrare con i fatti le sue intenzio ni, fece presidiare gli aeroporti americani e quelli della NATO da truppe turche, onde impedire il decollo di aerei militari. Il secondo elemento che ha scosso la solidità dell'Alleanza è stato quello del conflitto grecoturco sulla questione cipriota. Gran parte dello stesso partito di governo dovette in quella occasione mettere in rilievo come la NATO lungi dal conciliare i diversi interessi nazionali, li sacrificasse all'unico vero interesse strategicomilitare: tenere in piedi e potenziare la base di Cipro,. E fu anche questo un momento di forte ripresa nazionalista. De Gaulle si è mosso quindi tempestivamente in una situazione a lui propizia. Nonostante la crisi cecoslovacca — intorno alla quale i governanti di Ankara hanno anch'essi ripreso il tema del rilancio atlantico — il generale francese si è recato in Turchia' con la chiara proposta che si imiti la Francia, tr[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Partito, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---socialista <---comunisti <---italiano <---siano <---socialisti <---Storia <---italiana <---Ciò <---Diritto <---Stato <---socialismo <---Turchia <---comunismo <---capitalismo <---italiani <---Pratica <---fascista <---imperialismo <---marxista <---abbiano <---fascismo <---fascisti <---Russia <---d'Italia <---marxismo <---Lenin <---dell'Internazionale <---opportunisti <---riformismo <---riformista <---Agraria <---Ankara <---Ecco <---Perché <---centristi <---ideologia <---italiane <---nazionalista <---riformisti <---Francia <---comuniste <---dell'Europa <---ideologico <---leninismo <---leninista <---opportunismo <---progressista <---Così <---Filosofia <---Gramsci <---Logica <---Menderes <---NATO <---Trotzki <---dell'Italia <---ideologica <---marxisti <---Ataturk <---Bologna <---Bulent Ecevit <---Dialettica <---Ecevit <---Fisica <---Livorno <---Mosca <--- <---Però <---Sulla <---Togliatti <---dell'Austria <---economisti <---ideologici <---lista <---terrorismo <---Basta <---Bukarin <---Comune di Parigi <---Ismet Inonu <---Istanbul <---Marx <---Noi <---Quale <---Repubblica <---Rumori <---Stalin <---U.S.A. <---USA <---antifascista <---antifascisti <---centralismo <---classista <---cristiani <---d'Azione <---d'Europa <---dell'Asia <---ideologiche <---ideologie <---imperialista <---nazionalismo <---nell'Unione <---sindacalisti <---socialiste <---stalinista <---C.E. <---Carlo Marx <---Cipro <---Congresso di Bologna <---Costituzione <---Demirel <---Dico <---Diplomatica <---La Terza <---La Turchia <---La guerra <---Meccanica <---Mi pare <---Ordine Nuovo <---P.C.I. <---Più <---Pochi <---Psicologia <---Reggio Emilia <---Russia dei Soviety <---Scheidemann <---Scienze <---Sociologia <---Svizzera <---Teoretica <---Torino <---artigiani <---capitalisti <---centrista <---conservatorismo <---cristianesimo <---dell'Impero <---dell'Unione <---gramsciano <---idealismo <---immobilismo <---individualismo <---kemalista <---liberalismo <---nazionalisti <---nell'Internazionale <---nell'Italia <---progressiste <---psicologia <---psicologico <---riformiste <---sociologia <---sull'Avanti <---Bulgaria <---Carlo Liebknecht <---Chiesa <---Chimica <---D'Aragona <---Dei <---Del resto <---Dinamica <---Direzione del Partita <---Direzione del Partito <---Erbakan <---Etica <---Giappone <---Giovanni Giolitti <---Grecia <---Inghilterra <---Inonu <---Internazionale <---Istambul <---Jugoslavia <---La Presidenza <---La Russia <---La lotta <---Longuet <---Manifesto dei comunisti <---Nenni <---Non voglio <---Oltreciò <---PCUS <---Paese <---Prp <---Rajk <---Rosa Luxemburg <---Smirne <---Suleyman Demirel <---URSS <---Viene <---Zinowieff <---capitalista <---cattolicesimo <---collaborazionismo <---collaborazionista <---cristiana <---cristiano <---dell'Alleanza <---dell'America <---dell'Anatolia <---dell'Assemblea <---democristiano <---economista <---eroismo <---facciano <---gramsciana <---idealista <---internazionalismo <---israeliano <---kemalismo 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