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Il segmento testuale Partito è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 837Analitici , di cui in selezione 56 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da senza firma, Dopo Cipro un governo provvisorio [sopratitolo: Turchia] in KBD-Periodici: Rinascita 1974 - 11 - 22 - numero 46

Brano: [...]
Dopo Cipro
un governo
provvisorio
Sadi Irmak
Aprendo la crisi di governo due mesi fa, il primo ministro turco Bulent Ecevit mirava a un obiettivo fondamentale: giungere presto alle elezioni, prima che l'« entusiasmo di massa » per la « vittoria di Cipro » potesse in qualche misura affievolirsi. Protagonista dell'intervento nel « triangolo » turcocipriota, Ecevit conta di ricevere, da un voto anticipato, una specie di plebiscito per il suo partito e soprattutto per la sua persona. A prima vista, il. calcolo è risultato fondato: i tentativi, forse solo apparenti, di dar vita a un governo parlamentare stabile sono falliti e l'incarico di portare la Turchia alle elezioni anticipate è stato affidato a un gabinetto di tecnici accompagnati da una équipe di senatori e deputati del minoritario Partito repubblicano della salvezza, il quale — per quanto di diverso orientamento e differente collocazione sociopolitica rispetto al Partito repubblicano del popolo — dà garanzie sufficienti a Ecevit che il processo verso le elezioni avverrà senza grosse minacce.
In realtà non è per niente scontato che tutto vada secondo i piani previsti due mesi fa dal dimissionario leader turco. Il nuovo premier Sadi Irmak ha fatto alcune dichiarazioni, subito dopo l'investitura, che sono abbastanza difficili da interpretare, o almeno appaiono sotto diversi punti di vista polivalenti. Ha detto che suo compito sarà quello di preparare la Turchia « alle nuove elezioni, se il Parlamento deciderà di convocarle », Immediatamente dopo ha fatto sapere[...]

[...] che il governo parlamentare che ci si era proposti di creare non è stato costituito proprio perché in seno ai rami del Parlamento non esisteva « univocità di intenti su vari problemi, com. preso quello di arrivare alle votazioni generali a breve scadenza ».
Ammesso poi, come è del resto pro babile, che si arrivi davvero alla convocazione delle elezioni, chi può dire che quando esse si svolgeranno il prestigio del dimissionario Ecevit e del suo partito resterà quello che era nell'estate? L'entusiasmo nazionalistico può essere in Turchia un coefficiente rimarchevole nel determinare massicci voti verso l'uomo che qualche giornale, nell'estate scorsa, non ha esitato 'a definire il nuovo Ataturk; tuttavia sulla Turchia gravano anche problemi sociali ed economici di notevole serietà e non è detto che a beneficiare del malcontento popolare possa essere il Partito della giustizia, di cui è nota l'abilità demagogica, anche se basata — come si sa — su orientamenti nettamente conservatori. Cosicché la Turchia è ora entrata in una fase interlocutoria che potra non essere di « normale amministrazione » come vorrebbero far credere le dichiarazioni di Sadi Irmak.



da Luciana Castellina, Motivazioni e obiettivi del Partito operaio turco. [sopratitolo: Una forza politica di sinistra che nasca dai sindacati] [sottotitolo: Il gruppo dirigente del POT non cerca facili soluzioni «cittadine» ma vuole realizzare il contatto organizzato con le masse contadine che rappresentano la grandissima maggioranza del paese] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 1 - 23 - numero 4

Brano: [...]sia rimasto in realtà altrettanto immoto nelle sue strutture fondamentali, e dove tanto chiusa al nuovo si sia mantenuta la coscienza delle masse popolari, tagliate fuori e quasi ignare dei rivolgimenti che pure si susseguivano ai vertici.
E' ancora coli, in questa immobilità, che la Turchia appariva anche dopo l'ultima rivolta che ha portato al governo Ismet Inonu, il vecchio amico di Ataturk di cui era stato successore nel 1938 alla testa del partito Repubblicano. Ma non è più così, oggi, a quattro anni di distanza. Certo, se si dovesse giudicare col metro delle « rivoluzioni » passate, si dovrebbe giungere ad opposte conclusioni, ché le due forze fondamentali della vita politica turca, il partito Repubblicano, oggi al governo, e il partito della Giustizia, all'opposizione, sembrano tuttora vincolate dalla reciproca omertà che, al di là di marginali contrasti, salda fra loro i gruppi sociali che esse rappresentano. E questo mentre l'esercito, dopo gli ultimi moti che portarono all'impiccagione dei colonnelli dissidenti, sembra armai strettamente controllato dalle alte gerarchie che temono ogni seria modificazione dell'attuale equilibrio sociale. Quando dunque parliamo di un mutamento che va producendosi nel paese no'n alludiamo tanto a qualcosa che può già incidere sugli sviluppi della politica « ufficiale », qualcosa i cui risu[...]

[...]rre di attuare una seria operazione di ammodernamento e di laicizzazione dello Stato (e che tuttavia non è riuscito ad intaccare che assai limitata mente le arretrate strutture sociali) si può dire che l'alleanza fra gli strati imprenditoriali della popolazione e í feudatari dell'Anatolia ai danni delle grandi masse contadine è sempre rimasto il cardine della vita politica turca, mentre ogni movimento socialista è stato posto fuori legge come il Partito comunista che mai e riuscito ad uscire dalla clandestinità. Anche dopo il rovesciamento del regime apertamente fascista di Menderes non molto è mutato dal punto di vista della libertà di organizzazione politica e neppure di pensiero, giacché una ferrea censura impedisce tuttora la pubblicazione nel paese di qualsiasi testo di ispirazione marxista o anche semplicemente socialisteggiante
Ma, nonostante il muro che le classi dirigenti turche hanno eretto attorno al paese per impedire che il pensiero moderno e l'eco delle esperienze rivoluzionarie che vanno compiendosi nel mondo penetrassero fin[...]

[...]testo di ispirazione marxista o anche semplicemente socialisteggiante
Ma, nonostante il muro che le classi dirigenti turche hanno eretto attorno al paese per impedire che il pensiero moderno e l'eco delle esperienze rivoluzionarie che vanno compiendosi nel mondo penetrassero fino a raggiungere i lavoratori di Istambul e dell'Anatolia, un processo > politico nuovo si è — come dicevamo — messo in moto, dando vita per la prima volta ad un autonomo partito operaio e ad una serie di gruppi di sinistra che si raccolgono attorno ad alcune riviste e nelle organizzazioni studentesche. Non si tratta in alcun caso di gruppi cite prendono le mosse — come è potuto avvenire in altre parti del mondo — da settori di borghesia illuminata che premono per uno sviluppo economico autonomo del paese cercando di svincolarsi dagli inceppi (al centro) primo ministro turco al termine dei recenti colloqui di Ankara
feudali della classe dominante, quella terriera.
Non esiste infatti in Turchia una borghesia imprenditoriale di qualche consistenza capace di avviare un[...]

[...]ia gittata, caduti negli ultimi tempi) hanno dato infine vita a gruppi di speculatori che si confondono o dipendono strettamente dalla pubblica amministrazione che gestisce anche un ristrettissimo settore industriale di base creato ai tempi di Ataturk.
Parlare di un'alternativa borghese è dunque difficile in Turchia; ed infatti seppure tali ristretti gruppi imprenditoriali si differenziano sul piano politico dagli agrari in quanto appoggiano il partito Repubblicano attualmente al governo, più moderno del partito della Giustizia, diretto dagli uomini della cricca di Menderes
e strettamente controllato dal Dipartimento di Stato, non si può dire che le differenze fra le due formazioni politiche siano sufficientemente chiare e sostanziali da mettere in moto un qualsiasi esperimento rinnovatore nel paese. Anche qui, come in altri paesi fortemente arretrati, la soluzione agli assillanti problemi economici non può insomma venire che da una via noncapitalistica di sviluppo.
Ma quali possono essere le forze motrici di una simile emancipazione? Fino ad oggi l'arretratezza delle masse contadine, che rappresen[...]

[...]traniero nel paese, hanno dato vita ad un ristretto nucleo operaio che ha affrontato le sue prime lotte nel corso degli ultimi anni. E' di qui, dalle contraddizioni che tali lotte hanno fatto scoppiare in seno ad un recente movimento sindacale largamente controllato e finanziato dall'AFLCIO e che tuttavia si trova a dover fare i conti con una realtà sociale esplosiva, che è nato il primo tentativo di dare ai lavoratori turchi un proprio autonomo partito politico.
Fondatori della nuova formazione — il Partito operaio turco — sono infatti 12 dirigenti sindacali, espressione di alcuni gruppi di lavoratori che si sono resi conto dei limiti dell'azione sindacale e che pur essendosi collegati in un secondo tempo con gruppi di intellettuali di formazione socialista, hanno cercato di mantene
re al partito tin rigido carattere laburista, fino a emanare uno statuto nel quale è stabilito che le cariche dirigenti, a tutti i livelli, non possono esser ricoperte che per il 50% da intellettuali mentre l'altro 50% deve esser garantito a lavoratori manuali.
Una simile norma può far sorridere laddove iI movimento operaio ha origini antiche e dove i1 rapporto intellettualiclasse operaia è andato precisandosi attraverso esperienze pratiche
e teoriche assai pin complesse, ma appare del tutto comprensibile in Turchia dove le forze popolari non sono mai riuscite ad esprimere autonomamente la loro voce e do[...]

[...]pare del tutto comprensibile in Turchia dove le forze popolari non sono mai riuscite ad esprimere autonomamente la loro voce e dove ogni formazione politica è fatalmente finita per cadere nelle mani di intellettuali tradizionali, strettamente legati alle classi dirigenti; o dove anche i più volonterosi tentativi rinnovatori sono sempre falliti di fronte alla manifesta incapacità delle élites di cotlegarsi can i lavoratori.
Le norme adottate dal Partito ope raio turco stanno dunque a testimo
niare volontà del suo gruppo diri
gente di non cercare nessuna facile soluzione isolandosi nel ristretto ambiente cittadino ma di imporsi la ricerca di un contatto organizzato con le masse contadine. E tale contatto sembra che il POT stia costruendolo nonostante le difficoltà di comunicazione fra le città e i villaggi dell'Anatolia, nonostante la mancanza di mezzi, nonostante i mille ostacoli frapposti dalle autorità del paese forti di una legislazione che riprende testualmente gli articoli del codice italiano fascista.
Ma è talmente forte nelle masse[...]

[...]atto sembra che il POT stia costruendolo nonostante le difficoltà di comunicazione fra le città e i villaggi dell'Anatolia, nonostante la mancanza di mezzi, nonostante i mille ostacoli frapposti dalle autorità del paese forti di una legislazione che riprende testualmente gli articoli del codice italiano fascista.
Ma è talmente forte nelle masse popolari l'esigenza di trovare un punto di riferimento nuovo, talmente grande la curiosità che questo partito
il primo partito operaio ehe nasce legalmente in Turchia — ispira, che le difficoltà vengono superate.
Quale è la linea di questo nuovo partito? I suoi dirigenti affermano di essere socialisti, ma si sa che questo termine è finito per essere oggi una definizione troppo generica, per determinare la linea e il carattere di una formazione politica. L'importante è che sembra trattarsi non di una etichetta inventata da un piccolo gruppo che si richiama ad esperienze estranee alla realtà del paese ma di una forza autentica, che nasce dal seno stesso del movimento popolare turco. E importante è anche il fatto che esso si ponga esplicitamente come fine la mobilitazione delle masse popolari, dei contadini in primo luogo, come condizione per u[...]

[...]partendo dalle masse contadine
e non per un rivolgimento di vertice.
E' questa convinzione ehe del resto distingue il POT dagli altri gruppi di sinistra che pure esistono oggi in Turchia e che, anche essi, sebbene le loro posizioni possano sembrarci discutibili, rappresentano tuttavia una importante novità. Tra questi quello senza dubbio più interessante è il gruppo di intellettuali che fa capo al settimanale Yän, diretto da un ex deputato del partito Repubblicano, ehe si dichiara oggi esplicitamente socialista.
La posizione di Yön potrebbe essere definita con una certa approssimazione « nasseriana », nel senso che essa individua nell'esercito la sola possibile base di un rivolgimento sociale. Le masse popolari sono —seccondo la linea ehe sembra esprimere Yón — troppo arretrate in Turehia
e illusorio sarebbe quindi sperare che da esse prenda le mosse un qualsiasi processo di rinnovamento mentre i militari, sia per la loro origine sociale quasi popolare (in Turchia gli ufficiali compiono gratuitamente gli studi e la borghesi a professioni[...]



da senza firma, Repressione in Turchia contro i sindacati in KBD-Periodici: Rinascita 1970 - 6 - 26 - numero 26

Brano: [...]strazioni e investono tutta la politica turca; quella estera (sudditanza di nuovo totale agli interessi USA e alla strategia della NATO), quella sociale (continuo immiserimento delle masse popolari per il costante aumento del costo della vita: 100 per cento in più dal 1963 al 1969), quella in terna (persecuzioni forsennate contro il movimento studentesco e operalo con il tentativo di piegare due forze emergenti dello schieramento democratico: il Partito operaio turco e la centrale sindacale non governativa Disk. Ora, il governo di Ankara — guidato dal Partito conservatore della giustizia: lo stesso che aveva monopolizzato il . potere negli anni dittatoriali di Menderes — ha imposto « l'ordine »; la polizia ha ammazzato tre operai, poi il governo ha decretato lo stato di assedio per le città di Istanbul e Smirne per la durata di un mese. Ma repressione di piazza e misure di polizia non possono cancellare né le cause del malessere e delle proteste, né la tendenza popolare a organizzarsi in associazioni autonome e democratiche.
Il « caso » da cui hanno avuto origine le proteste di Istanbul è, da questo punto di vista, estremamente significativo. Il [...]



da Orazio Barbieri, La leggendaria liberazione di Firenze ad opera del popolo fiorentino in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1954 - numero 7 - luglio

Brano: [...]ari di guerra partigiana.
Anche a Firenze dopo l'8 settembre si lavorava per mobilitare tutto il popolo nella lotta armata, secondo le direttive del P.C.I. Ma in quel tempo i dirigenti politici preparati erano pochi e la Federazione comunista fiorentina non aveva che scarsi e deboli legami con nuclei cittadini e delle campagne. Difficile appariva a molti di noi l'impresa di orientare larghe masse e mobilitarle nella lotta con così poche forze di partito, e ancor più deboli e male orientate erano le altre correnti politiche a Firenze e in Toscana. Ma un uomo, un comunista, seppe prendere le fila del debole tessuto politico e comprendere la forza delle masse operaie, contadine e intellettuali che volevano lottare contro i traditori fascisti e i nazisti, i quali avevano occupato in breve tempo la città. Era Giuseppe Rossi quell'uomo. Lo ricordo quando, da poco liberato dal carcere, giunse a Firenze e ci chiese di procurargli un lavoro di manovale per giustificare la sua presenza in città. Timido e taciturno, penetrava con lo sguardo intelligent[...]

[...]iniziata la controffensiva, non era ancora giunto alle frontiere della Polonia.
Iniziare la lotta armata contro i tedeschi voleva dunque dire affrontare la lotta in pieno, sostenuti dalla crescente forza delle armate delle Nazioni Unite e dei popoli in rivolta, ma senza la prospettiva di una rapida liberazione per mezzo delle armate alleate. I fiorentini ne erano coscienti, volevano combattere e contribuire alla propria liberazione. E quando il Partito comunista italiano lanciò l'appello, in occasione della dichiarazione di guerra da parte del nuovo governo Badoglio alla Germania, i comunisti fiorentini gettarono tutte le loro forze nella lotta armata. «L'Italia ha dichiarato guerra alla Germania.» — diceva l'appello — «Mai guerra fu più sacrosanta, più giusta e necessaria. Negandoci il diritto alla pace e alla libertà, il nazismo ha preteso imporci la guerra al suo servizio e per i suoi interessi» — e l'appello così proseguiva: — « :.. Dinanzi a noi non c'è che una sola via: impugnare le armi e batterci contro i nuovi vandali. Questa via i[...]

[...]to nel quale fra l'altro è detto:
« Il Comitato toscano di Liberazione nazionale avverte la cittadinanza che un gruppo di individui fascisti e collaboratori tedeschi, tra i quali si notano il questore di P.S. Manna, il generale Somma, già comandante la divisione di camicie nere " 23 marzo ", e gli ufficiali dei carabinieri generale Carlino, generale De Leonardis e ten, col. Acconciagioco, falsamente dichiaratisi autorizzati dal C.T.L.N., hanno impartito istruzioni e preso disposizioni per la costituzione di una cosiddetta Guardia civica, alla quale vengono invitati a partecipare anche privati cittadini. Il Comitato toscano di Liberazione nazionale diffida gli agenti di pubblica sicurezza, i metropolitani e i carabinieri, nonché tutti i cittadini di Firenze ad ubbidire agli ordini di così indegni ufficiali e a corrispondere comunque ad una iniziativa che ha l'unico scopo di tentare il salvataggio all'ultima ora di fascisti repubblicani e di collaboratori del nemico. Avverte che chiunque si metterà al servizio di tali mestatori, sarà considera[...]

[...]o sfiorò la nostra testa; una pallottola di fucile colpì la soglia del merlo ove eravamo affacciati. Questo fatto richiamò la nostra attenzione verso l'altra sponda dell'Arno, ove vedevamo movimento di cittadini, bandiere italiane ed inglesi. Quella parte della città era stata liberata ed occupata dai partigiani e dai neozelandesi, i quali, non sapendo chi fossimo, avevano sparato contro di noi.
Sopraggiunse in quel momento un altro patriota del Partito d'Azione, col quale decidemmo di attraversare l'Arno dalla Galleria degli Uffizi. Penetrati nella prima parte della galleria, costatavamo i primi danni della esplosione delle mine. La galleria che attraversava il Salone dei Cinquecento e quella che attraversava il piazzale degli Uffizi erano devastate e le opere d'arte danneggiate. Penetrammo di qui nel corridoio sugli Archibusieri. Impiantiti sfondati, parchi pericolanti rendevano difficile il nostro cammino. Solo aggrappandoci ai quadri e alle tubazioni che ciondolavano dalle pareti ci fu possibile procedere.
Dalle brecce aperte e dalle fi[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]Orgosolo si sono interessati solo per la cronaca nera — é che il proletariato pastorale, appena nato, ha scoperto la «politica» ed ha imposto la politica, per la prima volta, a tutto il paese. Sino al 1945 la politica era del tutto sconosciuta in Orgosolo; dal 1918 al 1943 era limitata a pochi individui legati a « politici » estranei al paese per clientele personali, per ricevere in cambio locali privilegi o assistenza legale (tipico, ad es., il Partito Sardo d'Azione); dal 1943 con ideologie generali e moderne organizzazioni, con la formazione di veri e propri partiti, per la prima volta, la politica fa il suo ingresso in Orgosolo.
È nel 1943 che per la prima voltai « pastori declassati » portano in paese le prime idee « comuniste », tentano una prima « organizzazione comunista ». Corrispondendo esattamente alla particolare situazione « proletaria » e « coloniale » di quei pastori disoccupati — del proletariato pastorale — il comunismo é la sola ideologia e la sola forma di organizzazione che prospetti e consenta una liberazione « nazional[...]

[...]sione nazionale e proletaria. I nemici del comunismo su piano mondiale sono i nemici del proletariato pastorale di Orgosolo su piano locale.
Con l'ingresso di fermenti « comunisti » nel paese le due antiche classi sociali, la opposizione tra il paese e lo Stato acquistano un rilievo mai raggiunto. Sotto questa stimolo nascono in Orgosolo in altri gruppi, tra i «meres» soprattutto, anche idee e organizzazioni opposte: in particolare la d. c., il partito dei proprietari, dei conservatori, governativo, « statale ». Due i partiti, e corrispondono quasi nettamente alle
218 FRANCO CAGNETTA

due classi sociali tradizionali, alla interna divisione paeseStato. È interessante notare che l'antico « Partito » Sardo d'Azione — basato su
clientele — subisce un processo di disgregazione, cosí che la parte con
servatrice si orienta verso la d. c. e la parte popolare verso il p. c. La frattura si acuisce. Ma per la prima volta la vecchia vita del paese, la
lotta tra le classi, la lotta paeseStato, abbandona il terreno, individuale del terrorismo che, come abbiamo visto, é quello della vendetta, del banditismo, per passare al terreno della lotta civile, del dibattito delle idee, della organizzazione in partiti. Nobilitati, elevati nella vita di moderni partiti, gli interessi locali — i vecchi « par[...]

[...]a, composta di sardi intelligenti, sensibili, preparati ai loro problemi, coraggiosi, e, buoni conoscitori dei problemi di Orgosolo. È interessante notare — ed è un dato indicativo che la sua vera possibilità di azione e di successo in Orgosolo, la possibilità di creare una sua organizzazione locale le si è aperta solo dopo le elezioni politiche del 1948: quando cioè il P. C. I., uscito dalla coalizione governativa con la D. C., è divenuto « il partito dell'opposizione », il partito che si batte contro i governi di classe cioè lo Stato ». La Federazione di Nuoro del P. C. I. con una azione ben condotta di propaganda, di contatti, è riuscita a mettere in evidenza in Orgosolo i legami che ha il proletariato pastorale e tutto il paese con il movimento nazionale e internazionale degli operai, dei contadini, degli intellettuali; ha sviluppato in difesa di Orgosolo una campagna contro i soprusi statali, polizieschi e burocratici; ha sottolineato la necessità di pace, di abbandono del terrorismo individuale, dei delitti ecc. e la improrogabile necessità (perché questo si otteng[...]

[...]concomitanza di circostanze favorevoli — egli trova la possibilità di avere un carattere particolarmente forte, una convinzione ben radicata e sempre più ribadita dai fatti, la possibilità di agire con il consenso generale, di diventare veramente l'avanguardia di tutto il paese. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista in Orgosolo é popolare. Di contro a lui si leva la figura dell'intellettuale e dirigente politico avverso — d. c.: del partito « dei signori » — che non gode credito ma discredito tra la maggioranza del paese. Quello che agevola (e rende particolarmente interessante) la figura dell'intellettuale e del dirigente politico comunista locale é la somma delle qualità positive che gli discendono dall'antica storia del paese.
.L'orgolese é un uomo dal carattere di ferro. Per migliaia di anni egli ha lottato con lo Stato e non é stato conquistato : mai reso servo, avvilito. Il carattere dell'orgolese non é servile, stanco, come quello del popolano di altri paesi d'Italia, combattuto dallo Stato ma da millenni conquistato, e [...]

[...]Che ministri di dio e che coscienza!
ora visto lo abbiam con la sperienza:
fra loro non c'è tanta differenza
rr INCHIESTA SU ORGOSOLO 233

preti e borghesi fanno l'alleanza.
Al popolo tortura e penitenza
e calci e arresti e sempre la violenza!
Ma dalla Russia parte l'uragano:
ad ,Orgosolo togliere il Confino!
viene fatto da Stalin il piano
per schiacciare il mostro serpentino.
Cina e Indocina pur con le armi in mano
sono contro il partito papalino
che vuole qui accendere un vulcano
per potere ammazzare il popolino
e rimanere lui come sovrano. Ma per lui la tempesta è vicina non si creda di andare lontano. Insieme col governo americano è una vera figura di Caino: è venuto fin qui con l'areoplano per mitragliarci tutti un bel mattino. Ma Stalin dice: tien la mano che ora metto io lo zampino. Mao tse tung ed il governo cino sono scesi pure a mano a mano per ammazzare il pesce delfino dell'ottava armata americana. Mao disse a Scelba: sei cretino combattere con me speranza vana. E all'America: cedi il tuo bottino se no rimetti l[...]

[...] Se qualche altro scenderà a duello lo mangeremo a carne di macello. Tremano tutti di falce e martello
o Truman tu sei un vero somarello. E Scelba se non eri pappagallo
234 FRANCO CAGNETTA
non lo mettevi il mondo a bordello.
Il tuo scopo è andato a male
non sarà più tu capo drappello.
Nel mondo sarà Stalin il gallo
capo comandante di battello
e se qualcuno non vuol stare al ballo
da Stalin si fa rompere il cervello.
Il Comunismo l'è il partito bello
il mondo tutto lo deve salvare
sta combattendo proprio per quello
e l'operaio da schiavo levare
perché il mondo cosí l'è un macello
nemmeno Cristo lo poté salvare.
Capitalista, tu uccidi il fratello
e l'operaio si deve rispettare.
Abbasso l'ingiustizia sociale
che regna qui nel mondo universale.
Verrà nel mondo uguaglianza feroce
se no guerra e rivolta sociale.
L'operaio non si tratta male
perché il Comunismo non vuole.
La Legge deve essere uguale
come sono le bimbe nelle scuole.
Essere analfabeta, o quanta male:
è non avere la luce del sole.
Inquisitori, Signori bruta[...]

[...] Per liberare i vostri figli dall'esilio e dalla galera — per raggiungere tutti la soppressa meta della libertà, del benessere umano, della pace, voi invoco perché non posso più invocare la mia Mamma che per pena e per dolore mi é morta, mi richiamo alle altre madri, sorelle e spose a stringersi forte attorno alla bandiera del Socialismo ed unite gridare a squarciagola: Lavoro e libertà ».
12) Raccolta di poesie partigiane.
13) « Bolscevico il partito chiamato comunista che instaurò nel 1917 in Russia lo Stato Bello dopo la Rivoluzione. Il Bolscevico sinonimo di ribelle ».
Questo quaderno é intramezzato da disegni, ricalcati a matita, di MaoTzeTung, sotto i quali si legge: «Il Compagno Mao liberatore della nostra schiavitù ».
Trovo anche la lista dei libri letti. Comprendono una serie di manuali e libri tecnici per i lavori agricoli, artigiani ecc. Tra i libri di lettura: 1) Storia del P. C. dell'U.R.S.S.; 2) I Miserabili di V. Hugo; 3) Il rubino d'oro di Alessandro Manzoni (?); 4) La Madre di Gorki; 5) Le Lettere di Gramsci; 6) Il Ponte[...]



da Roberto Magni, Dalla civiltà precolombiana alle lotte attuali. La Colombia in KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1968 - numero 290 - dicembre

Brano: [...]erriglia
gli Stati Uniti la « soluzione del problema di Panama ». Herrera, che era stato per lungo tempo ambasciatore a Washington, ricevette per questa « soluzione » una somma che, secondo l'accordo, doveva « sviluppare l'economia del paese ». E questa la vera fine della Gran Colombia, sognata da Bolivar per opporsi a quella che stava per diventare la più grande potenza imperialista del mondo. In questo stesso anno venne fondato in Colombia il Partito Comunista; nato attorno alle prime fabbriche di Bogotà, il P.C.C. si è sempre caratterizzato, da allora, come un partito essenzialmente operaio.
Sotto la presidenza di Eduardo Santos (19381942) la Colombia si alleò agli U.S.A. durante la seconda guerra mondiale. Terminata la guerra, cominciò in Colombia un periodo di indicibile violenza che provocò le dimissioni del presidente liberale Alfonso López e l'ascesa al potere del conservatore Mariano Ospina Pérez. Era l'anno 1946: al presidente e alla sua fazione si opposero non solo i liberali, ma tutti i settori popolari fino ai comunisti. Nel 1948, la violenza raggiunse il suo culmine con l'assassinio del leader liberalrivoluzionario Jorge Eliacer Gaitán. In segu[...]

[...]uitato e messo fuori legge. Alla fine, liberali e conservatori arrivarono ad un compromesso che avrebbe dovuto porre fine alla violenza: si giunse ad un accordo per una « Repubblica paritaria » nella quale conservatori e liberali si sarebbero alternati al potere. Ma questo accordo aggiustò le cose sólo in superficie: i latifondisti continuarono a mantenere le loro bande armate e i contadini le loro organizzazioni di « autodifesa » nelle quali il Partito comunista trovava sempre più fiducia.
Nel 1961, in piena crisi economica derivata dalla caduta del prezzo del caffè, la destra scatenò una campagna na
Guerriglieri uccisi in uno scontro con le forze regolari
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da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]e Marchesi fu « il piú profondo degli umanisti e il piú audace dei pensatori moderni » (cfr. La Penna, p. 103). Bisogna, credo, ripensare al grande bisogno di intellettuali di prestigio che il Pci ha avuto sempre, dal '45 ad oggi, data la sua linea politica « nazionale », onnicomprensiva, anticlassista. Se gli intellettuali di prestigio erano piú « umanisti » che marxisti, tanto di guadagnato: non c'era il rischio che entrassero in conflitto col partito esigendo quella coerenza ideologicopolitica che esso, in conformità alla sua linea, non doveva possedere; e contribuivano a gettare un ponte verso l'intelligencija borghese, a dimostrarle che, pur di non discutere le scelte politiche, si poteva appartenere al PCi o fiancheggiarlo rimanendo « borghesi ». Intellettuali di questo stampo oggi sono legione: si può dire che ormai l'unica vera difficoltà ad aderire al Pci, per un cittadino italiano, è di avere idee comuniste e di aspirare a metterle in pratica. Nel '45 erano molto meno. Beninteso, Marchesi, con tutte le sue contraddizioni, non può i[...]

[...]passionatamente comunista davvero, e, benché incapace di ogni atteggiamento coerente di opposizione interna al PCI togliattiano, fu anche, talvolta, un militante « scomodo »: non votò, unico tra i parlamentari del PCI, a favore del famigerato art. 7 della Costituzione; insisté piú volte, senza far nomi ma con un tono abbastanza marcatamente polemico (cfr. Umanesimo e comunismo, passim), sulla necessità di non degradare la cultura a propaganda di partito (la cultura, s'intende, era per lui l'espressione dell'« umanità eterna »; ma quella polemica aveva pure un suo valore difensivo non disprezzabile); la sua stessa passionale difesa di Stalin all'viiz Congresso del Pci nel 1956, politicamente aberrante, non mancò di una certa dignità di fronte ai destalinizzatori italiani dell'ultima ora (e destalinizzatori solo in superficie), i quali, a cominciare da Togliatti, avevano pronunciato all'indirizzo di Stalin vivo e potente, o appena morto, le piú vergognose piaggerie. Ciò forse andava ricordato a p. 87 del libro del La Penna, pur tenendo fermo c[...]

[...]i gran parte dell'intelligencija italiana, che si era accostata al socialismo durante la reazione di Crispi e di Pelloux e ancora nei primissimi anni del nostro secolo, ridiventa « borghese »: c'è chi si spinge al nazionalismo e prepara già un clima prefascista; ma il distacco dal socialismo fu compiuto anche da studiosi seri e onesti come Salvemini, Ciccotti e molti altri. Non è azzardato, credo, supporre che Marchesi, pur rimanendo iscritto al Partito socialista, abbia fortemente risentito dell'atmosfera antisocialista di quegli 'anni.
Quell'articolo del 1908 dette luogo (lo ricorda, anche se fugacemente, Piero Treves, art. cit., pp. 141,146) a una replica di Alessandro D'Ancona, Malinconica visione dell'avvenire (« Giornale d'Italia », 26 luglio 1908 = Ricordi storici del Risorgimento italiano, Firenze [1914], p. 541 s.). Il conservatore, ma non reazionario D'Ancona ebbe buon gioco nell'osservare che, invece di prevedere il cataclisma sociale rimanendo fatalisticamente inerti, sarebbe stato meglio « adoprarsi a regolare, ravviare, correg[...]

[...]chesi. E quanto alla questione di Dio, ribatté: « E sia: ma il mistero della vita, della vita umana ed universale, rimarrà sempre impenetrabile, per quanto si centuplichi il patrimonio del sapere ». Era un'asserzione tipicamente marchesiana, che il Marchesi si vedeva ritorcere contro! Ma certo sarebbe interessante (benché non
662 SEBASTIANO TIMPANARO
facile) studiare il Marchesi socialista dagli inizi del nostro secolo fino alla fondazione del Partito comunista; è questo il periodo del Marchesi politico su cui meno sappiamo.
8. Il critico testuale. — Un ultimo punto sul quale, sempre seguendo e postillando il libro di La Penna, vorremmo dire qualcosa è l'attività di Marchesi come filologo classico, e più precisamente come critico testuale. Il La Penna (cap. III) valuta, in complesso, severamente le edizioni critiche o semicritiche (chiamo cosi i commenti scolastici muniti di piú o meno sporadici contributi criticotestuali: un genere ibrido, ma nel quale dettero alcune buone prove il Terzaghi, il Galante ed altri) dell'Orator di Cicerone, [...]

[...]tati: quel testo è la versione latina di un'opera araba composta nel 1053; ne esistono anche versioni in altre lingue, ed esistono molti altri codici della versione latina, ignoti a Marchesi. « Mi ascoltò silenzioso, con segni evidenti di stupore e d'interesse. Poi mí chiese: "Ma come ha fatto, scusi, a giungere a questi risultati?". Risposi: "Chiedendomi semplicemente se della questione non si fossero mai interessati gli studiosi tedeschi". Ero partito infatti da quella domanda, avevo fatto ricerche in quella direzione ed ora gli potevo presentare una lunga lista di autori a lui ignoti e le loro conclusioni. ».
Un fatto di questo genere (e non è detto che sia stato l'unico) dovette far riflettere Marchesi, probabilmente piú di quanto appaia dal séguito del racconto di Franceschini, che si preoccupa di ridare subito al maestro, nel colloquio, la funzione di guida, la preminenza. Certo Marchesi aveva già, in altri campi, letto e consultato e recensito molte opere di studiosi tedeschi; ma, come dimostrano proprio le tante recensioni ora rista[...]



da Saverio Tutino, Una dichiarazione del segretario del PC cileno in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1964 - - ottobre - 22

Brano: [...]rrispondente
L'AVANA, 21
«La sostituzione del compagno Krusciov ha prodotto una naturale emozione nel popolo cileno che vedeva in lui un alleato della pace. Al tempo stesso, tuttavia, la forma in cui è stato sostituito non appare comprensibile. Questi commenti fatti nel Cile — ha detto il segretario del P.C. cileno Corvalan — sono da noi condivisi Corvalan ha aggiunto che occorrono maggiori informazioni per formarsi un'opinione completa. «Ogni Partito comunista, ha detto, è responsabile delle proprie decisioni e noi non avevamo né abbiamo altre informazioni oltre quelle conosciute da tutti. Attenendoci a tali informazioni risulta chiaro che l'allontanamento del compagno Krusciov dalle funzioni direttive che assolveva fino a ieri non sono soltanto motivate da ragioni di salute e di età». Un editoriale della Pravda — ha proseguito Corvalan — fornisce altre ragioni in relazione con il mancato adempimento alle proprie funzioni direttive da parte di Krusciov. In tale editoriale si emettono giudizi che sembrano rivolti al compagno Krusciov al q[...]

[...] essersi verificati degli errori ma vi sono stati anche meriti e successi che dipesero dallo sforzo e dalla dedizione personali.
Nella sua dichiarazione il segretario generale del PC ha dichiarato che i comunisti cileni sono guidati dalla linea tracciata dai loro congressi e comitati centrali, che coincidono generalmente con l'orientamento dell'insieme del movimento comunista internazionale: Perciò — ha sottolineato — ci soddisfa il fatto che il Partito comunista dell'URSS dopo il cambiamento della direzione abbia riaffermato la linea tracciata dal XX Congresso in poi e dalle dichiarazioni di Mosca del 1957 e del 1960.
A Cuba non è stata registrata ancora nessuna reazione, ma si pensa che la direzione si riunirà presto per formulare una presa di posizione che potrebbe anche non essere resa pubblica prima del prossimo discorso di Fidel Castro.
Saverio Tutino



da Guido Dorso (lettera di) e redazione (risposta di), Per il risanamento politico del Mezzogiorno in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]o dei loro successi è destinato a discendere con loro nella tomba. Per quanto ce ne siano parecchi ancora in vita — ed e, dal punto, di vista nazionale, una vera disgrazia! — la gioventù non comprende più il delicato meccanismo di cui si servivano, e nega ogni valore al virtuosismo di cui per tanto tempo si compiacquero. La stessa gioventù trasformista è oggi più semplicista e ai avvale di schemi mentali più elementari. Le basta iscriversi ad un partito che sembra possa vincere, e non pensa alla raffinatezza di tenersi fuori da tutti i gruppi politici per tentare di trovarsi al traguardo insieme al vincitore.
Il capolavoro meridionale, il vecchio deputato giolittiano, calandrino, sonniniano e mussoliniano, sempre pronto a giustificate, in nome dei supremi ideali nazionali, tutte le politiche, è oggi all' estremo delle forze, e non bisogna dargli l'appiglio per riaversi.
E vero che la politica interna dell'A.M.G. sembra sia stata
LA RINASCITA 15
svolta apposta per incoraggiare una ripresa trasformistica, ma a chi esamini attentamente la r[...]

[...]er essi, forse, potrebbe bastare l' esclusione degli eletti in lista non a carattere nazioiiale.
Io non ho i risultati delle elezioni del 1924, e, perciò, non posso concretare le idee, ma credo opportuno accennare al metodo da seguire perche ogni passo sia calcolato allo scovo di eliminare le infiltrazioni trasformistiche.
Chi dovrà provvedere alla formazione definitiva della legge non potrà fare a meno di nno strumento così prezioso.
Per il partito ameaddlino e per quello nittiano, per esempio, si potrebbe sostenere che. essendo gli uomini più rappresen
tativi di essi passati al Partito d'Azione, in tanto rie può essere consentita la nomina, in quanto si trovino già inquadrati nella nuova formazione.
Così per il Partito comunista, :ioeialista massimalista, socialista riformista e repubblicano, che tuttora esistono o hanno dato luogo alla formazione di nuovi partiti.
Ma a me sembra che le garanzie fondamentali debbano essere due : a) affidare la scelta ad un Comitato di Ministri ove sia sicura la maggioranza antitrasformista; b) prelevare gli eletti in massima parte dai Comitati del Fronte Nazionale, che è la formazione politica più recente ed aderente alla reeltà.
Qui, però, ricominciano le dolenti note, poichè anche i Comitati sono inquinati di trasformismo e pieni di cavalli di Troia.
Prima di approvare[...]

[...]nati di trasformismo e pieni di cavalli di Troia.
Prima di approvare la legge, bisognerebbe ricostruire la Giunta Esecutiva (perche è stata sciolta ?) e darle il potere di rivedere tutte le situazioni locali. Sciogliere senza pietà tutte le sezioni aderenti inquinate e ricostituirle su basi più sicure.
Avellino, per esempio, costituisce lo scandalo del Mezzogiorno, perche i due vecchi deputati trasformisti sono riusciti ad inquinare perfino il partito socialista, ed hanno avuto la baldanza di far procedere alla costituzione di un secondo Comitato del Fronte, attraverso il quale muovono la più aspra guerra al partito comunista ed al partito d'azione, che sono gli unici immuni dalla lue.
Memorandum, appelli alle Direzioni de. partiti interessati ed alla Giunta Esecutiva sono rimasti senza esito ed inoltre le autorità alleate, ignare del pericolo e raggirate dagli interpreti locali e dal prefetto, aumentano la confusione,
Naturalmente i due deputati locali non sono iscritti a nessun partito, nemmeno a quello democraticoliberale!...
Ma che cosa dire quando ai assiste allo spettacolo scoraggiante dell'indifferenza più assoluta da parte degli organi dirigenti, che, pur avvertiti tempestivamente, continuano a disinteressarsì degli appelli e delle invocazioni 1
Io voglio sperare che quesra mia comunicazione possa provocare qualche utile risultato e che il Suo intervento presso le direzioni dei partiti, il Ministero (anch'esso avvertito) e le autorità alleate, possa, per lo meno, arrestare la minaccia, ed evitare la distruzione del nostro lavoro, che poteva promettere qualche frutto[...]



da Taylan Ozgur, Una strage per i generali [sopratitolo: Verso la dittatura aperta in Turchia] [sottotitolo: La tragedia di Kizildere non ha ancora una sua versione credibile. Sospese le attività politiche di tutti i partiti e si annuncia una nuova «costituzione». Le tre fasi della repressione dal marzo 1971 a oggi. Crisi economico-sociale e instabilità politica] in KBD-Periodici: Rinascita 1972 - 4 - 7 - numero 14

Brano: [...]o venne considerato tutto ciò che era antiamericano, democratico, liberale o comunque legato ai princip; costituzionali. Scrittori e artisti come Azra Erhat, Magdalena Rufer, Yaschar Kemal, economisti come Kucukomer, intellettuali di fama come Erdal Inonu, rettore dell'università americana
— tutta l'élite del vecchio regime liberale — conobbero gli arresti e le tetre carceri delle fortezze militari.
Sono quelli i mesi in cui vengono sciolti il Partito operaio turco, la Federazione delle associazioni socialdemocratiche, in cui l'esercito viene epurato dagli elementi ritenuti infidi, e in cui qualsiasi parlamentare sospetto di non essere entusiasta del regime viene privato dell'immunità.
Tuttavia neanche questa seconda e estesa ondata repressiva riesce a risolvere i problemi aperti. Il tessuto reale di una società sottosviluppata
— dove giganteggiano le più drammatiche ingiustizie sociali e in cui domina il neocolonialismo economico, politico e militare degli Stati Uniti — si fa prepotentemente avanti. E provoca una sorta di circolo chiuso[...]


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Partito, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---socialista <---comunisti <---italiano <---siano <---socialisti <---Storia <---italiana <---Ciò <---Diritto <---Stato <---socialismo <---Turchia <---comunismo <---capitalismo <---italiani <---Pratica <---fascista <---imperialismo <---marxista <---abbiano <---fascismo <---fascisti <---Russia <---d'Italia <---marxismo <---Lenin <---dell'Internazionale <---opportunisti <---riformismo <---riformista <---Agraria <---Ankara <---Ecco <---Perché <---centristi <---ideologia <---italiane <---nazionalista <---riformisti <---Francia <---comuniste <---dell'Europa <---ideologico <---leninismo <---leninista <---opportunismo <---progressista <---Così <---Filosofia <---Gramsci <---Logica <---Menderes <---NATO <---Trotzki <---dell'Italia <---ideologica <---marxisti <---Ataturk <---Bologna <---Bulent Ecevit <---Dialettica <---Ecevit <---Fisica <---Livorno <---Mosca <--- <---Però <---Sulla <---Togliatti <---dell'Austria <---economisti <---ideologici <---lista <---terrorismo <---Basta 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