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Il segmento testuale Palermo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 198Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Danilo Dolci, Pagine di un inchiesta a palermo, introduzione di Ernesto De Martino in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: PAGINE DI UNA ` INCHIESTA A PALERMO
Presentiamo questi quattro frammenti di una vasta inchiesta che Danilo Dolci sta conducendo per l'editore Einaudi e che ha per oggetto quanti a Palermo, in città e in provincia, vivono di un lavoro che non è lavoro, si industriano, si arrangiano, vivono e non vivono. Si. tratta, dal punto di vista sociale, di un'inchiesta circoscritta soltanto al cosiddetto (( proletariato degli stracci », nelle forme di disgregazione che son proprie di Palermo e provincia: quasi un quinto delle popolazione in Palermo città. È un monde, umano ben caratterizzato, che ha per squallido scenario della sua. vita i cortili Cuscino, la Kalsa, Ballarti, Piazza Donnissini, Castello S. Pietro; Spine Sante, Partinico etc. Ë un mondo che non conosce mestieri, ma, come si è detto, modi di arrangiarsi, e, arrangiandosi, di campare la vita: arrifiatori, panerari, venditori di milza, di mussu, di budelle arrostite, minestrari, caramellai, cioccolatari; bancarellari, spicciafaccende, ruffiani, prostitute ufficiali e private, cantastorie, cenciaioli, e infine ladri o peggio. Così intenzionalmente circoscritta ai ceti social[...]

[...]ro; Spine Sante, Partinico etc. Ë un mondo che non conosce mestieri, ma, come si è detto, modi di arrangiarsi, e, arrangiandosi, di campare la vita: arrifiatori, panerari, venditori di milza, di mussu, di budelle arrostite, minestrari, caramellai, cioccolatari; bancarellari, spicciafaccende, ruffiani, prostitute ufficiali e private, cantastorie, cenciaioli, e infine ladri o peggio. Così intenzionalmente circoscritta ai ceti sociali disgregati di Palermo e provincia l'inchiesta del Dolci si sottrae alla solita obiezione che Palermo e provincia ((non sono soltanto questo »: che è poi la obiezione di coloro che in fondo, per vari motivi, non sono disposti a riconoscere che Palermo e provincia sono ((anche» questo. D'altra parte nei documenti raccolti dal Dolci appare che oggi qualche cosa si muove persino in questi ambienti sociali così obbiettivamente compromessi, e che oltre le forme tradizionali della rassegnazione, della disperazione e della ribellione anarchica, comincia persino qui a farsi luce una più consapevole coscienza civica, mediata da quei partiti che laggiù stanno assolvendo una funzione ((liberale» fra questi oppressi, i partiti di sinistra. Le tre biografie che seguono la breve analisi delle condizioni dei cortili Cascino testimoniano appunto questi di[...]

[...]a, mediata da quei partiti che laggiù stanno assolvendo una funzione ((liberale» fra questi oppressi, i partiti di sinistra. Le tre biografie che seguono la breve analisi delle condizioni dei cortili Cascino testimoniano appunto questi diversi livelli di coscienza civica, e relativamente alle prime due la biografia di Gino O. documenta certo il livello più alto. ll testo delle biografie è stato trascritto dal Dolci con
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 137
tutta la scrupolosa fedeltà che é necessaria per documenti che non sono destinati ai letterati, ma unicamente ai politici di oggi affinché se ne giovino nella loro opera e agli storici di domani affinché sia piú concreto e individuato il loro giudizio. Abbiamo abbastanza fiducia nella intelligenza dei lettori per non temere che taluno possa scandalizzarsi di alcuni pochi particolari molto crudi della biografia di Gino O.: la rivista si svolge a un ristretto pubblico di studiosi e pertanto non é legittimo lo scrupolo che quei particolari, indebitamente fraintesi nel loro significato, poss[...]

[...]noi il perché del lavoro, é stata ospitale; alcune opponevano difficoltà perché « non volevano andare sul giornale: tanto le cose vanno sempre avanti così. Vengono specialmente per le votazioni, talianu (guardano), si schifianu o promettono case popolari: ma se ne vanno tutti ».
Le 100 abitazioni, con 118 stanze complessive e 5 ripostigli, ospitano 498 persone: circa 130 famiglie: 14 di queste con libretto di povertà.
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 139
Essendoci un gabinetto in una sola famiglia (« gli uomini puliti vanno sulla ferrovia »), in ogni stanza preparano da mangiare, mangiano, e fanno tanto « i bisogni corporali » che i figli; di media, persone 4,23.
Nessuna casa con acqua corrente. I pavimenti: 4 di terra, 7 di terra e piastrelle rotte, 37 di cemento rotto e di piastrelle rotte, 51 di piastrelle rotte, 4 di cemento, 15 di piastrelle.
Una quindicina di famiglie sono senza luce. Delle rimanenti, più della meta l'hanno dai vicini.
Una stanza (di 2,50 X 6,00; h = 3,20) con 11 persone; una stanza (di 4,00 X 4,30; h = 4,00) pe[...]

[...] no
8 2% no no
7 3 no no
5 2% no 110
3 21/z no no
5 2 no no
2 2 no no
6 no no
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3 1% no no
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1 1 no no
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6 3 no no
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6 2 no no
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141
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO
o altezza; m = abitabile; letti (Ip.) = letti a una piazza.
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Padre
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casal. mend. parruc. casal. lavand. casal. casal.
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lavand. casal. casal. casal. casal. casal. lavand. lavand. casal. casal. casal. casal. casal.
camer. cas. lav. lavand. casal.
casal. casal.
Professione
casal.[...]

[...]P. 2 2,7 3,2 2,9 no 5 3 no
2,7 3,2 2,9 no
61 A.R. 1 grotta 2,2 x 2,8 no 7 2 no
62 I,.N. 1 3,0 4,0 3,5 no 8 2% no
63 M.A. I 3,0 3,8 3,5 no 6 2 no
64 P.G. i 4,5 3,5 3,0 no 6 2 no
65 C.D. 3,5 4,0 3,2 no 7 3 no
66 A.G. i 3,0 3,0 3,0 no 2 2 no
67 C.G. 1 3,0 3,0 3,0 no 3 2 no
68 A.V. 1 4,0 4,0 3,5 no 7 2% no
69 A.G. Si 1 3,8 3,5 3,2 no 1 1 no
70 P.A. 2 1,8 2,5 2,5 no 8 3 no
3,8 3,5 3,2 no
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 143 ,
Tot. anni scuola
Professione Numero dei figli Scuola
Madre M p o
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nonni
volte tot. pat.
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2a 4a

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cenc.
cenc.
traff.
traff.
forn.
traff.
manov. traff.
garz. marmista
inval. calz. vinaia casal.
casal. casal. camer.
parruc. camer.
casal. camer. camer.
casal. lavand. casal. casal. lavand. casal.
casal.
casal. casal. 2 2
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[...]

[...]G. 1 2,7 4,0 2,7 no
100 C.A. 1 4,5 2,2 2,6 no
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no no no no no no no
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no no no no
no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
no no no no nò no no
PAGINE DI,UNA INCHIESTA A PALERMO 145
Professione ' Numero dei figli Tot. anni scuola Carcere volte tot. Scuola Casi tifo
nonni
pat.
Padre Madre da O a 3 da 3 a 6 asilo no da 6 a 13 scuola no oltre i 13 Padre
Madre
casal. — — — _
calz. cucit. 1 1 1 D — 2
crom. casal. 1 2 1 1 — 1 a 1 — —
usciere , casal. 5 5a — 15 — —
traff. casal. 1 2 — — 3 — — 1
traff. casal. 2 1 1 1 1 — 25 8 — —
traff. casal. 3 1 3 3a — 11 — —
traff. casal. 2 2 25 4a 12 — —
traff. casal. 1 3a 3a 6 — —
traff. casal. 2 [...]

[...]soru. Dodici anni. Vogliono la buona uscita. Ventimila lire, venticinquemila lire. Uno povereddu d'unne l'have?
Venivano a vedere comunista, signorine. Una volta mia nipote curcata docu la fotografaru e stu ritrattu sul giornale giunse a Roma e Napoli. Appizzato in pubblico. Poi ci furono le votazioni e l'appizzaru ancora. Ma ca semu, ca semu arrestate.
Ci ho un quadro di Santa Rosalia, ci accendiamo ogni giorno i lu
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 147
vini. La pregamu e per una casa ci promettemu due viaggi. Se mi fa levare da sto fango, due viaggi a Monte Pellegrino, scalzi, a pedi in terra, con le torce in mano fino a Monte Pellegrino. È bello. Bellissimo. C'é Santa Rosalia, tutta curcata, con tutto l'oro in testa. Che bellu veru! Nuatri ci facemu la promessa : — Santa Rosalia fammi stare bona, fammi capitare una casa. — Vede che bella! e ci fa vedere un'immagine nuova che comincia ad ammuffirsi.
« Have un rinale d'oro, un rinale pieno d'oro. Le scarpe tutte d'oro. Che bella. Bastone d'oro. Sono promissioni che dipende come nescono[...]

[...] così che coi piedi scalìanu li stracci, per vedere se ci sono cose losche, con le lampadine tascabili. Quando le guardie non ci garbizzano, o che vogliono tornare dentro, dicono: — Favorisce con noi, che domani se ne parla e va a "Casa. — Dicono loro. Di guardie ci sono che dicono: — Lascialo andare — e c'è quello che insiste, che fa l'arrugante.
Quando é già dentro la, ci stanno tre giorni per prendere informazioni. Tre giorni per chiedere in Palermo stesso. Se uno è delinquente, che tipo é una persona. A tempo che stiamo tre giorni chiusi, un pezzo di pane così. Quando uno deve fare due o tre mesi, al carcere, gli danno anche carne, una volta alla settimana, ora non lo so se di piú. Ci hanno ora anche la radio ogni stazione. Invece quando sono per tre giorni, c'è un pezzo di pane e un formaggino. Minestra niente; anche se la famiglia vuol fare entrare la minestra nella carta velina, non la fanno entrare.
Dopo tre giorni, posato su una tavola, le informazioni sono bene:
— Andate fuori. — E si busca il pane di nuovo un'altra volta. Succe[...]

[...]e o tre mesi la stessa canzone, in un'altra pattuglia, e si va a passare di nuovo questo capriccio: informazioni, carta d'identità. Se il padre di famiglia porta la cartella vuota, i bambini piangono:
— Papà u pane, voglio u pane. — Certo queste cose si sanno. E il papà per non sentire piangere i bambini va a fare una passeggiata e poi torna, tanto per svariare il cervello. Certe volte la moglie dice: — Chissi stannu
PAGINE DI UNA INCHIESTA. A PALERMO 149
piangendu: come facemu? — Il marito, certo, che deve fare, che non
s'affida ad andare a rubare. Per questo ci vuole quello nativo.
Certe volte ci donano a credenza.
Aspettamo che Santa Rosalia ci fazza la grazia. Di illuminarci il
cervello alle teste grosse ».
IGNAZIO P.
«Qui nel Cortile Cascino (via D'Ossuna, cortile Grotta), non abbiamo mai lavorato nessuno nei cantieri perché non abbiamo avuto mai lavoro. Siamo tutti cenciaioli in generale, i maschi; le donne, lavandaie. Qualche giovane qualche volta ha trovato lavoro per qualche tempo, qualche cantiere: ma quando, dopo poco, lo[...]

[...] la buonanima di mio padre) andiamo a fare i nostri bisogni corporali sulla ferrovia. Certe volte vengono i Metropoli di servizio e ci danno la multa: 2500 lire. Dobbiamo pagare a caro prezzo pure fare i servizi corporali. Le donne fanno a casa sua nella stanzetta. I bambini fanno o in giro o sulla ferrovia: sei mesi fa c'è andato sotto il treno un piccolo di cinque anni di alcune case più sotto.
A duecento metri dalla Cattedrale, dal centro di Palermo.
Oltre i cenciaioli e le lavandaie, alcuni non fanno nulla, alcun i fanno le bandierine con l'immagine di Santa Rosalia, poche fanno le prostitute ma in altra parte di Palermo, perché li siamo troppo stretti: per non essere viste dal vicino di casa.
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO' 151
La maggioranza dei bambini non va a scuola. Giocano nel cortile, nella puzza. Quando hanno dodici, tredici anni, le ragazze si cercano subito di sposare. Si sposano fra noi stessi del cortile, tra cenciaioli, tra piccoli cenciaioli e piccole lavandaie.
Sono ritornato da prigioniero l'8 ottobre '44. Circa un mese di viaggio. A casa ho trovato la famiglia mezza morta di fame. Allora non ero sposato. Quando sono arrivato a Palermo, si sono presentati due amici miei, mi hanno chiesto se lavoravo, e io ho risposto che non lavoravo. Mi hanno portato con sé a trasportare un po' di legna che era abbandonata tra le macerie. Si é presentata una signora e mi ha domandato cosa facevo io lì, che era stato bombardato. Si sono presentati i carabinieri e mi hanno invitato di venire con sé. La signora diceva ai carabinieri che ci avevano portato via la mobilia di casa. Pere. a me non m'hanno trovato nulla. Il maresciallo mi ha interrogato e mi ha detto se avevo documenti: il giorno proprio prima ero venuto da militare. Io mi trovavo[...]

[...]nche la carrettina è sua: la paghiamo 50 lire al giorno. Ci sono giorni che si guadagna 300 lire, settimane intere che non si guadagna nulla. Qualche volta può capitare di guadagnare 1000 lire o, qualche colpo, di più. Questo mestiere, arrivato a mezzogiorno, non vende più nessuno. E finita la nostra pe
152 DANILO DOLCI
ranza. Tutti nel cortile facemo lo stesso: in tutto saremo duecento. Il posto di concentramento di stracci e ferro e rame, a Palermo, éproprio questo.
Si comprano le bucce degli aranci, dei mandarini, dei limoni, a 10 lire al chilo. E si rivendono al magazzino. Il magazzino li rivende a 16, 18 lire, alle fabbriche di essenze.
Molti dei bambini vanno in giro a raccogliere cicche per la strada: le sbucciano e le vendono. Ma non li spendono loro: li danno in aiuto alla famiglia. Ci sono gente che lavorano nei cantieri, gente bisognosa che non può comprare sigarette vere, comprano dieci, venti lire di questo tabacco, per risparmiare. Vanno, questi piccoli, al centro della città, in via Libertà, al Massimo, dove passa la popo[...]

[...]uno ti chiama? — Risponde il marito: — Se sono sfortunato che non mi chiama nessuno, che cosa ci posso fare... — sperando che il giorno dopo si possa guadagnare qualche cosa. Se passa un'altra giornata la stessa, la facciamo a cazzotti, marito e moglie.
È un cortile cieco: noi siamo al corrente solo del mestiere. Nessuno si interessa di quello che capita fuori del cortile, tranne quando ammazzano qualcuno nella città.
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 153
La religione non conta qui dentro, perché la maggioranza sono compagni (io mi devo iscrivere alla D. C. Non per darci il voto ma per poter fare le cose mie) però, a tempo di votazione, viene il prete e qualche borghese, offrendo qualche coppa di pasta, con la speranza di avere il voto. Vengono, la maggioranza, la Monarchia; hanno fatto i tesserini, lasciavano l'indirizzo che dovevano andare a prendere un chilo di pasta. La maggioranza c'è chi ha paura e vota per il partito che loro ci dicono. Paura che il partito sapesse che non han votato per lui. La maggioranza non va in Chiesa, non c'[...]

[...] al gabinetto. Per me era una cosa paurosa, temevo che quello se ne accorgesse e mi desse botte. Da solo non era capace: ma c'era l'altro e mi dava coraggio. Io non volevo dimostrarmi un timido, un vile, e non essere ingaggiato. I soldi poi lui li portava alla famiglia dove stavo, una parte, perché li mangiavo e dormivo. A me,. non mi dava mai la soddisfazione di sapere quello che si trovava dentro i portafogli: apriva
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 155
lui. Potevo riuscire due o tre volte al giorno. E lui faceva da palo, quello che sta per non far vedere alla gente che passa.
Nella strada dove io abitavo, quasi tutte le famiglie avevano un bambino avviato alla mia stessa strada. Via S. Agostino, Cortile Catarro, Cortile Salaro (Scalilla), e quasi in ogni strada intorno, vi era o un borsaiolo o un centro di insegnamento di borsaioli. E la cosa ancora continua, lì e a Ballar) e altrove, ma è meglio non essere troppo precisi se no li vanno ad arrestare tutti: gli fanno più male, invece di aiutarli e dargli lavoro. Che non si ripeta come [...]

[...]i. Poi ci sono gli specialisti per gli autobus, ché non sono tutti capaci di fare una cosa. Qui la difficoltà sta nell'alzare, soprattutto d'inverno, quando c'è il cappotto, per sfilare dalle tasche dei calzoni.
Fino a dodici anni, sempre la stessa cosa. Tante volte per far « lavorare » bene i piccioteddi, gli promettevano che li avrebbero portati ai casini. I ragazzini si facevano le seghe in comune, ognuno per conto
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 157
suo, una specie di gara a chi godeva prima. « Calava u' duce »: che a quell'età non c'era ancora sperma. Una specie di estasi.
Una volta ci hanno portato in quattro in camera da una donna che dedicava le sue opere particolarmente a questi bambini: essa si gettò nel letto supina; il più grandicello, appunto perché tale, ci andò sopra proprio, e gli altri più piccoli, contemporaneamente, lei ne masturbava uno e gli altri due facevano da sé, incitati dalla scena, toccati da essa stessa. Facevano, tenendole un piede, palpandole le cosce, le natiche. Lasciamo stare queste cose che ripugnano,[...]

[...]si impietosiva, si chinava cercando di proteggermi dalle busse, e intanto l'altro gli sfilava il portafoglio. Perché io fossi messo a conoscenza che l'operazione era riuscita, vi era un segnale convenzionale: mi faceva « a resta »: raschiava con la gola. Allora io mollavo.
Spesse volte eravamo accompagnati da una carrozzella da nolo, con il vetturino che già sapeva, per precauzione nel caso si fosse scoperti. Una volta in corso dei Mille, qui a Palermo, all'altezza del Mulino Pecoraro, mi vedo venire un uomo che portava una decina di fiaschi vuoti. E ci gettammo per l'operazione. Questo, mentre l'altro gli stava sfilando il portafoglio, se ne accorse. E allora, fingendo che gli stavano cadendo i calzoni, pregò un altro curioso che passava, di reggerci i fiaschi: e prese la rivoltella e incominciò a sparare. Noi tutti impauriti ci buttammo subito sulla carrozzella e fuggimmo. Che poi la gente credeva che fosse un rapimento di una ragazza, come di costume.
Che da Palermo e Napoli, si girava. Si stava in albergo, ci si do
158 DANILO DOLCI
v[...]

[...]na decina di fiaschi vuoti. E ci gettammo per l'operazione. Questo, mentre l'altro gli stava sfilando il portafoglio, se ne accorse. E allora, fingendo che gli stavano cadendo i calzoni, pregò un altro curioso che passava, di reggerci i fiaschi: e prese la rivoltella e incominciò a sparare. Noi tutti impauriti ci buttammo subito sulla carrozzella e fuggimmo. Che poi la gente credeva che fosse un rapimento di una ragazza, come di costume.
Che da Palermo e Napoli, si girava. Si stava in albergo, ci si do
158 DANILO DOLCI
veva vestire bene. Si diceva di essere commercianti. A Milano, Torino: tutta mezza l'Italia ho conosciuto. Una volta il mio apparanzato era in possesso della tessera di giornalista. E tornavamo ogni tanto a Palermo, alla base.
Una volta, in una città, eravamo in tre, abbiamo incontrato una donna che poi portammo all'albergo. Io avevo un quattordici anni, gli altri erano maturi. Prima ci andarono gli altri, per ultimo io ci passai la notte e questa mi ha fatto raccontare cosa facevamo. La mattina dopo, questa é sparita senza farsi pagare. E ci siamo accorti, quando la polizia ci ha arrestato, che la polizia sapeva tutto quanto io avevo raccontato alla donna. Li s'era a farci da « nona » un brigadiere dei carabinieri, palermitano come noi, che conoscevamo. Perché abbiama pensato che la donna era una spia[...]

[...] dire; bastava che noi giocassimo a tamburello quando lui dormiva, durante il giorno, per buscarci due o tre giorni di cella. Andavamo in cucina di notte a scassinare per prendere del pane, o nell'orto per meIoni o pomodori. Abbiamo deciso di denunciarlo: scrissimo una lettera al Podestà del comune, nella quale denunciavamo i sopprusi ricevuti, sottoscritta dai piú grandicelli, e a sorte toccò proprio a me consegnarla.
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 159
nelle mani del Podestà. È andata a finire che il Direttore, quando son tornato, mi ha puntato la rivoltella addosso, ma lui poi é stato costretto ad andarsene.
Tre anni sono stato 11: vita di recluso, si pub immaginare. Si sacrificava certe volte una parte del pane per cambiarlo, coi contadini che venivano 11, in sigarette fatte a mano. Strada lunghissima fino alla scuola e tutta la gente che diceva: — Povarin, povarin, daghe un pezo de pan, una gota de vino —. Che cosa ci avevano di educatori quelli là non si sa: se il primo lasciava tutto alla legge dell'anarchia, quell'altro voleva f[...]

[...]ci in mezzo le aiole, vicino la scuola, con la nipote del Podestà, mi cacciarono dall'istituto. Non ho appreso così nessun mestiere, tranne un pa' di agricoltura li: a me cittadino 'mi insegnavano cose di terra. Andavo a piantare citrioli a piazza San Pietro?
Poi son stato tre anni a Roma. E li imparai a fare il barbiere. Non mi ero dimenticato le vecchie amicizie, ma già incominciavo _a cercare una via nuova. La questura voleva che io stessi a Palermo, io invece volevo stare a Roma, dove il Tribunale mi aveva dato una madre adottiva. E la questura di Palermo, per risolvere ia difficoltà dell'avanti e indietro, mi infilò per due anni all'isola, al confino a Pantelleria. Anche di questa esperienza meglio non dire: era una corruzione continua. Come si salva un cristianu docu? Come si salva? Basti dire che certi bambini del paese venivano a dire: — Ti fazzu nescere u latte se mi dai una lira —. Mi vergogno a dirle certe cose. Siccome il ca
160 DANILO DOLCI
sino era fuori limite del confino, c'era uno che era arrivato ad essere geloso della propria cagna. Ma non ci si crede se non ci si va. Questa era secondo loro l'opera di redenzione. Ventidue ann[...]

[...]on l'ho fatto, di leva, in conseguenza di quella congiuntivite cronica. A Roma subito un'altra volta. Lavoravo da bar biere. Lavoravo, a casa, amicizie, cose normali. In questo periodo capivo che dovevo staccarmi da tutto il mondo nel quale avevo vissuto: e sentivo la necessità di crearmi una famiglia, per avere degli affetti e per avere delle responsabilità. Un uomo che non sente di avere delle responsabilità, dove va a finire?
E sono venuto a Palermo, come per nostalgia di rivedere i posti dov'ero da piccolo. Ma ora andavo al Caffè delle Rose, andavo a passeggiare sotto l'orologio del Massimo, dove si davano l'appuntamento tutti i, gagarelli borghesi. Io diventando barbiere... Al Capo ci andavo, ma come un forestiero. Se incontravo qualche vecchia mia amicizia gli dicevo: — I soldi che si possono guadagnare e spendere in un giorno, si pagano con anni di galera. Invece di andare a letto col soprassalto se viene Sciabbica, si dorme tranquilli se u pane è buscatu —. Ma ancora non c'era una chiarezza della soluzione : era soprattutto stanchez[...]

[...]oscenza del pezzo di novanta, mi cacciarono fuori dicendo ch'ero lagnusu.
Sempre per guadagnare i soldi occorrenti per il matrimonio, ho fatto il rappresentante di cera, il battitore: vendevo statuine, stoffa, orologi «d'oro» eccetera. Finanche lo spicciafaccende, e ho imparato malamente il parrucchiere. Malgrado tutti questi mestieri non sono riuscito mai a accucchiare i piccioli pel matrimonio. La mia fidanzata, che
PAGINE DI UNA INCHIESTA A PALERMO 161
vedeva nel matrimonio la soluzione oltre che amorosa anche economica, mi voleva lasciare. In questa sua decisione io vedevo la fine di tutti i miei sacrifici e proposi di fuircene. Ce ne fuggimmo a Roma. Mi trovai così senza una casa propria e senza lavoro. Intanto alcuni a
Palermo dicevano: Meschina, sta picciotta si consumò. Si pigghiò
unu ca nun have travagghiu —.
Andammo ad abitare in casa della mamma adottiva, che fu l'unico mio conforto. Malgrado la sua povertà ci dava da mangiare. Ci sposammo con la semplicità da poveri. Poco dopo mia moglie s'ammalò, la ricoverammo all'ospedale, io continuavo a non lavorare, le difficoltà aumentavano di giorno in giorno, andavo spesso a letto senza mangiare perché non avevo soldi, andavo a trovare mia moglie all'ospedale a mani vuote. Era assai umiliante per me, non mi sentivo uomo, marito; un giorno che mi fu possibile portar[...]

[...]i, perché lui si era trattenuto qualche coserella di nascosto, cercavo di metter pace: a settant'anni ancora costretto a fare le marachelle. Durante la settimana raschiava tutto il tartume che c'era intorno a la pipa per metterlo in bocca e sentire qualcosa del gusto del tabacco. Quando veniva un po' ubriaco, al sabato, mi strofinava in faccia i baffi umidi e mi diceva: — Povero fijo —. Poi abbiamo litigato con la cugina e siamo venuti a stare a Palermo.
A Palermo (mio padre lo conoscevano, me l'additavano; conoscevo anche mio nonno al quale chiedevo qualche nicheletta per la strada), venni senza niente, solo biancheria. Fui costretto ad andare a parlare a mio padre. Siccome avevo avuto pochi contatti, non lo sentivo questo affetto di padre: ma la necessità mi costrinse a parlarci. Egli permise che io e mia moglie andassimo ad abitare in casa sua. Egli era sposato, con figli. La moglie non ci accolse con entusiasmo ma, siccome comandava il marito, dovette per forza accondiscendere.
Mio padre viveva una vita misera. Era stato cacciato fuori dal Municip[...]

[...]che una sera, io ancora non ero rincasato, le mie sorelle brontolavano perché non c'era niente da mangiare, quando arrivai io. Mia sorella mi disse: — Gino, u papà have i piccioli e nun vole accattare u mangiare —. Allora mi rivolsi a mio padre per accertarmi. Mio padre mi confermò si di avere i soldi, ma erano relativi ai documenti di una cliente. La sua rettitudine mi meravigliò, conoscendo io quali erano una gran parte degli spicciafaccende a Palermo: imbroglioni e truffatori legati agli uffici dei tribunali, nelle preture, dappertutto. Se tu vuoi un documento falso, attraverso questi si riesce ad averlo.
Ho dovuto poi uscire di casa da mio padre, perché sua moglie, la sera mentre eravamo coricati su due materassi per terra, ci tirava i sassolini. Per farci credere che nella casa c'erano gli spiriti. Difatti una volta mia moglie voleva uscire per il gabinetto, e mi disse tremando: — Gli spiriti ci sono in questa casa, Gino —: le avevano buttato sassolini. Una sera gli spiriti ce li feci io a sua moglie: nella stanza dove dormiva mio padr[...]

[...]re eravamo coricati su due materassi per terra, ci tirava i sassolini. Per farci credere che nella casa c'erano gli spiriti. Difatti una volta mia moglie voleva uscire per il gabinetto, e mi disse tremando: — Gli spiriti ci sono in questa casa, Gino —: le avevano buttato sassolini. Una sera gli spiriti ce li feci io a sua moglie: nella stanza dove dormiva mio padre e moglie, c'era un altarino da dove ci veniva la luce
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di un lumino dentro la stanza nostra. Allora una sera che arrivavano sassolini, presi una scarpa, la tirai sull'altarino e si spense tutto e gri
dando io: Gli spirdi, gli spirdi! andai sul letto de la signora
madre, avvolto in un lenzuolo e cominciai a menarle pugni in testa. L'indomani facevo il tonto: — Ma che ci su li spirdi? Me ne vaiu allora —. E me ne sono andato.
Mi presi un salone in affitto. Certe volte si poteva perdere un cliente solo perché non lo si aiutava a mettersi il cappotto; o perché non gli si era tirata la giacca dietro, di sotto il cappotto. Quando veniva qualcun[...]

[...]trabband che mi venivano fornite direttamente da una guardia di finanza. Io la cosa la facevo senza scrupoli perché si può dire che la facevano tutti i saloni. Mangiavo bene così, mentre intorno c'era fame. Un giorno volevo organizzare una dimostrazione contra l'affamamento: l'ho organizzata. Mi appartai nel retrobottega, scrissi MI manifesto nel quale finivo: — Viva Stalin, viva Roosvelt, viva il Comunismo siciliano.
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Raccolsi soldi per stamparlo, comprai la colla, e fécimo per conto nostro il partito Antifascista d'Azione: e nella nostra intenzione era quello di dare bastonate ai fascisti. Con l'aiuto di alcuni altri miei conoscenti, li andammo ad incollare nelle vie e distribuirli ai passanti, nei centri della città.
Un giorno, mentre ero intento a far la barba, si fermò davanti al salone una lussuosa macchina americana. Io credevo si trattasse di un cliente di riguardo e dissi a mía moglie di prendermi un asciugamano pulito. E invece erano ufficiali americani, venuti per arrestarmi sotto l'accusa [...]

[...]strutture, con tutti i suoi difetti. Il viaggio viene
DANILO DOLCI
difficile perché questi vagoni sono scarcassati; ogni tanto cade una vite, cade uno sportello. Per cui é necessario, per aggiustarli, la collabora zione di tutti quelli che sono sul treno. E quando tutto é messo a punto, si viaggia speditamente verso la città del socialismo. M'ero fatto una cultura marxista, e continuavo a lavorare da barbiere. Siccome questo mestiere, specie a Palermo, non é tanto redditizio e io ormai ero padre di quattro bambini, cercavo di evadere, far qualche altra cosa. Un giorno parlai ad un compagno qualificato il quale mi propose di andare a fare il fattorino alla Federbraccianti. Ed io accettai. In questo periodo la direzione del partito aveva indetto un corso politico per corrispondenza, al quale io partecipai. So io quale sforzo facevo e quale impegno mettevo nello studio, perché avevo coscienza che più mi sarei educato politicamente, piú avrei dato al partito. E ` in questo studio, ricordavo ancora una volta un detto di Gramsci il quale in un s[...]

[...]se di provincia, i contadini attendevano il responsabile in prima persona. Trovai la stanza addobbata a festa. Quando videro che ero io, mi dissero : — Ma comu; tu venisti? Avia a venere P... —. E io ebbi la sensazione che si fosse creato il mito uomo e fin da allora mi sforzai a dire ai contadini che non ci sono, nella lotta di classe, interessi particolari, e quindi l'uomo si perde di fronte alle masse. Specie quando
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questo non sa interpretare questi interessi. Me ne tornai contento perché quella deferenza che mi aveva accolto quando arrivai, s'era mutata in affetto e in simpatia perché, malgrado non sapessi ancora esprimermi in termini tecnici, avevo saputo parlare un linguaggio da uomo che aveva lottato per il diritto alla vita. E li c'è la redenzione: in principio avevo lottato solo e per me...
Mi inviarono al Congresso nazionale della Federbraccianti a Mantova, nel '49: e li ho avuto la sensazione viva che i contadini siciliani, che in quel momento si accingevano ad occupare le terre dei baroni,[...]

[...]izza. Schioppo sulla spalla. Dice: — Che facete? Cu vi ci purtau ca? — Io ci andai incontro e ci dissi che in virtù della legge SegniGullo, occupavamo le terre. Ce lo dissi in modo gentile, che dietro le pale di ficurinni se ti tira una scoppiettata chi la vede poi? Iddu se n'andò.
Verso sera se ne venne un'acqua terribile che arrivato al paese, in. casa di un contadino m'infornarono i panni. Noi ce ne eravamo andati
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ma due vollero rimanere attaccati alla terra: non volevano muoversi. E i . carabinieri, quando questi rimasero soli, vennero ad arrestarli.
Non so con precisione come siano andate a finire le cose perche la sera, stessa, tornato da li, andai a Montelepre, per l'occupazione del feudo vicino e poi li mi misero in galera.
Nello stesso tempo anche i contadini di Cinisi, Carini, Partinico,. Terrasini e Montelepre si agitavano per avere le terre del Piano degli Aranci. Si stabili che io dovevo andare a visitare questi comuni per rendermi conto di cosa avveniva. Intanto era stato organizzato [...]

[...]arono. Non ti posso dire quanto io abbia sofferto per la strada, per la montagna, con la gamba sciancata (mi son ferito quando sono andato volontario per la guerra di Liberazione). Tante volte mi reggevo alla coda del mulo, e una volta mi buttai per terra che credevo di non farcela piú.
Arrivammo verso le sette. Attendemmo. Via via venivano gli altri: trecento circa. Aprimmo le bandiere e partimmo verso Sagana. Appena
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arrivati vicino alle case, scorgemmo da lontano un altro gruppo di contadini con le bandiere: erano di Partinico.
Ci unimmo e ci baciammo. Ma intanto s'era schierata in un piazzale la C.F.R.B.: si fece avanti un ufficiale e ci disse cosa eravamo venuti a fare. Dicemmo la verità, eravamo venuti a occupare il feudo. Questo ci voleva distogliere, minacciandoci: — La legge, la galera... — Intanto un maresciallo s'era diretto in un gruppo di contadini che tenevano le bandiere: uno teneva la bandiera italiana, un altro la bandiera rossa. Abbassi queste bandiere! Qui non siamo comunisti — dis[...]

[...]iamo fatto qualche reclutato), ritornai alla Federbraccianti, alla mia attività normale.
Quando é venuto Eisenhower in Italia per ispezionare le truppe, la popolazione aveva inscenato una dimostrazione contro la guerra. Io mi trovavo in piazza Massimo, perché volevo partecipare anch'io. Ad un dato momento non so cosa é avvenuto, una confusione, ho visto spingere una donna su una camionetta e l'Onorevole Colajanni che,
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qualificandosi come deputato regionale, cercava di dissuadere la polizia ad arrestare quella donna. Si è gridato: — Viva la Sicilia. Viva il Parlamento Siciliano — credendo che stessero arrestando Colajanni. E successo un parapiglia. Cominciò la solita girandola della celere e mi sono sentito afferrare per il collo da un scelbino. Pur mostrando il mio distintivo (lo porto «abusivamente », la galera c'è, perché è un mio diritto: lo Stato mi passa la pensione di guerra ma l'Associazione mutilati non mi vuole iscrivere perché ero pregiudicato: e adesso, a dir questo, voglio vedere se sono a[...]

[...]istica: — Ma perché non ti fai l'affari tuoi. Tu non sei nato per la politica. Ognuno nasce per la sua strada. Cercati tin lavoro... — Me lu dicesse Vossia soccu avissi a fare. — Mettiti qualche posto di fichurinni, di... — Ma se mancu mi vulite dare la licenza perché sono pregiudicato! E m'ammunistivu. — Ma tu la vuoi l'ammonizione. Se fai una vita tranquilla, e mi porti qualche notizia... A me solo direttamente... Senza parlare con nuddu...
A Palermo dicono: — A tia pensu! piuttosto mi sarei ammazzato, piuttosto che fare il cioccolattaro.
A Palermo, per dire a uno « spia », ci si dice «cioccolattaro ».
I cioccolattari sono una specie di associazione, delle ganghe, costituite abitualmente da pregiudicati, quattro o cinque. Prendono un centinaio di cioccolatti, dentro ci mettono dei bigliettini con scritte delle cifre che vanno da 10 a 500, a 3000, a 4000, 5000. Questi cioccolattini numerati si aggiungono ad altri trecento circa normali.
I cioccolattini con dentro un bigliettino da 500 o 5000, hanno sulla carta fuori, segnati dei puntini impercettibili che solo i zaraffo (il compare) sa. I cioccolattari vendono i numeri come gli arriffa[...]

[...]nno nascere l'uovo dal cappello. Chi vince ha il diritto di pescare, a sorte. Quando la vendita fredda, interviene il compare; finisce sempre che la gente prende i cioccolattini o vuoti o con le cifre basse: 100 lire, 200. Le cifre alte le prendono i compari. Se per caso dovesse capitare che uno del pubblico prende il cioccolattino con il biglietto delle 5000 lire, il cioccolattaro fa uscire il numero dal doppio fondo.
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A Palermo saranno circa duecento cioccolattari. Siccome questo é un gioco d'azzardo, é una truffa « alla americana », non potrebbero farlo, pubblicamente come lo fanno, se non fossero confidenti della polizia. Fanno anche i giochi con le carte (« chistu perde e chistu vince »); e i ditali con la pallina.
Quasi ogni rione ha suoi cioccolattari. C'é qualche ex malandrino che era il terrore del Capo e dell'Albergheria che oggi é al servizio della Questura. Le autorità invece di aiutare questi uomini nel lavoro e nell'elevazione loro, approfittano del loro stato di soggezione, di quello — come lo chiami t[...]

[...] vorrebbe una bomba. — Stia zitto altrimenti lo arrestano come quello dell'altro giorno. — Le donne sono in mezzo agli uomini. Un giovane, nella confusione, pomicia: con la mano in tasca accarezza la vicina. Piove, ci si vorrebbe riparare dentro l'ufficio. Si spinge. Dal di dentro si respinge e la guardia grida: — Indietro! — Si insiste per entrare. Un invalido si fa largo coni gomiti. — Documenti? Scusi lei dove va? —
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Minasola! Minasola! — Il portone si chiude, si riapre. — Scusi ha chiamato Geraci? — Per favore il mio tesserino. — Venga domani. — Ma io sono ammalato. — Che cosa posso farci io?
È una torre di Babele, non un ufficio di collocamento.
Certe volte rifletto che son trascorsi quarantadue anni di vita senza aver approdato a niente. Però penso che parte dei miei anni li sto spendendo per agevolare gli altri, perché altri non siano costretti a fare le mie esperienze. Poi, ritengo di vivere per un obbligo verso la mia famiglia, verso i miei figli, verso il partito, che ritengo sono state le l[...]

[...]lla.
Con questa fiducia, pur guadagnandomi il pane, continuo insieme agli altri ad operare per il bene della collettività. Ogni qual volta si presenta un'occasione di una lotta che interessi un determinato cortile, o una famiglia, mi trova pronto. Leggi che cosa ci ha scritto un compagno in questi giorni: « ...desidero ringraziare te e tutti gli altri compagni per ciò che avete fatto per farmi passare meglio i miei mesi di noia che ho passato a Palermo. Ringraziarvi per l'esperienza politica che mi avete dato modo di acquisire (e che vi prometto di farne buon uso), ringraziarvi per la indimenticabile cena che mi avete offerta prima di venirmene via; ringraziarvi infine per tutte le gentilezze e le cortesie che avete usato per me e per i miei compagni militari. Non vi dimenticherò mai. E quando sarò vecchio e mi prenderò i miei nipotini sulle ginocchia, invece di raccontar loro delle meravigliose favole di fate e di maghi, racconterò loro dei bravi compagni palermitani che lottavano per una Sicilia più bella, più progredita e libera dagli sf[...]



da Orlando P. [attribuzione Orlando Parizzi, curato da Danilo Montaldi], Vita di Orlando P. scritta da lui stesso (continuazione del numero precedente) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...] da prendere da fumare e io ribatto : vi piace vedermi alle torture voi a fumare liberamente colle vostre mani e giestico lando e me con questi gingilli vi pare che sia una bella cosa infine io non ò ammazzato nessuno e nemmeno rubato — a queste parole dice al capo scorta perché non gli levate i ferri durante il viaggio quando dovrete scendere a 10 chilometri prima della vostra fermata glie li mettete di nuovo, dove è diretto questo signore? — A Palermo col treno e la responsabilità — suggiunge il capo ed il frate gli fa vedere una spece di medaglia e subito in presenza sua mi tolgono i ferri io lo ringrazio e se ne va allora i Carabinieri mi dicono : vedi che ti a portato fortuna quel frate ora viaggi libero sei contento di lui — ora si che si viaggia bene e poi non avete disturbo nemmeno voialtri si può sapere chi è quel frate per piacere lo scriverò nelle mie memorie — a queste parole si guardano uno con l'altro e poi mi dicono : è una autorità che noi dobbiamo ciecamente obbedire e va fino a Palermo — così mi dicono i reali ma dopo la vi[...]

[...]ito in presenza sua mi tolgono i ferri io lo ringrazio e se ne va allora i Carabinieri mi dicono : vedi che ti a portato fortuna quel frate ora viaggi libero sei contento di lui — ora si che si viaggia bene e poi non avete disturbo nemmeno voialtri si può sapere chi è quel frate per piacere lo scriverò nelle mie memorie — a queste parole si guardano uno con l'altro e poi mi dicono : è una autorità che noi dobbiamo ciecamente obbedire e va fino a Palermo — così mi dicono i reali ma dopo la visita di quel frate che portava una tonaca bianca venne a guardarmi una 108 d'altri ma quelli non sono venuti nello scompartimento e poi erano molto più giovani del primo ora dico ai reali ma non si termina più questa visita cosa m'amo preso per una bestia feroce questi scalzi sarebbe meglio che andassero a lavorare invece di studiare a ingannare il popolo perché questa gente secondo me non sono utili al progresso questi studiano per tenerci ignoranti noi e voialtri ne siete i suoi servi non vi pare avete visto il primo vi a fatto vedere una medaglia e voi[...]

[...] fischio del treno il segnale di potere salire sopra ora si vede tutti i viaggiatori.salire ed accomodarsi e noi si fa uguale però per noi vi è sempre uno scompartimento per non avere contatto con le altre persone e poi vedendo i reali della benemerita le altre persone non s'accostano perché non sono troppo desiderati e anno ragione dico fra di me. Ecco la parteza si viaggia tutta la notte e alla mattina verso le ore 9 si entra nella stazione di Palermo che è formata come un gran salone un baccano che non si capisce più niente tra i venditori di giornali e gl'altri venditori ambulanti si smonta come siamo fuori della stazione si presenta una veduta incantevole un bel piazzale col monumento della ïegina
DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 189
Vittoria rappresenta un gruppo che studiandolo bene è scandalo pubblico ma il popolo é cieco e poi il 50 per cento non sanno leggere specie nel meridione. Tutto va bene si da un'occhiata intorno e poi si prende una carrozzella perché la strada é lunga per arrivare al mio destino dové la solita storia visto arri[...]

[...]otte vengono ad aprire e mi portano in direzione e poi messi tutti in camerone la ve ne sono un centinaio dei quali una decina sono dei politici diretti a Ustica e la rimanenza sono dei comuni. Alle 4 del mattino partenza si monta sul piroscafo la vi é la solita storia delle catene e ferri e dieci per dieci ci mettono come le sardine però solo i politici vengono separati e si monta in coperta mentre gl'altri sono giù nelle stive. Il percorso fra Palermo e Ustica è di 4 ore se il mare è calmo se invece vi é burrasca s'impiega molto di più cosi spiegano i marinai oggi pare calmo dicono per mezzogiorno se tutto va bene siamo la. Arrivati a Ustica il piroscafo non può entrare in porto perché è piccolo e le onde invece sono alte e per non sfasciare il piroscafo contro le rocce buttano giù l'ancora e con le barchette gli adetti vengono a prenderci per fare questo sbarco si impiega quasi due ore perché bisogna montare su queste barchette aprofitandone quando l'onda é alta giunto sopra pare che vada a fondo invece no loro sono abituati 4 colpi di re[...]

[...]dalla compagnia e poi mi chiamano me questo signore mi allunga la mano piacere fare la vostra conoscenza il gobbo mi a detto che siete suo paesano e chiedete lavoro per ora vi sarebbe da scrivere sopra le mie barache di vendita queste parole « Pesce Fritto e Frutta Fresca » in seguito poi vi farò fare dell'altro e se vi occorre qualche appoggio venite da me qui il piroscafo viene ogni due giorni fate la vostra nota di quello che vi occorre che a Palermo vi è tutta — io lo ringrazio e saluto e resto coi Cremonesi domando a Granello : ma chi è quel signore che lo vedo differente dagli altri e poi è anche educato e molto di cuore come mai anche lui qui in mezzo a questa ciurma di cavaglieri della luna? — e lui si mette a ridere e mi dice: quello è veramente un signore tutte le baracche di vendita del pesce e della frutta sono sue lui è qui in carta bianca non si sa quando andrà a Palermo perché lui è ritenuto come uno dei capi della maffia ed à molta influenza anche in
DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 191
direzione con l'aiuto di quello puoi star certo che le porte si aprono e poi vedrai in seguito che del lavoro non te ne mancherà io conosco tutti qui perché é Ia terza volta che ci vengo a visitarla percib b già fatto 15 anni su questo scoglio del dolore dove non tramonta mai il sole — e fra un bicchiere e l'altro passo tutta la giornata e sono contento e anche un po brillo — suona la tromba é la chiusura dei confinati e a gruppi si va ai nostri cameroni assegnati fanno la chiam[...]

[...]altro che una imposta volontà contro l'umanità di tutto il mondo. Io in quel periodo trascorso sull'isola che è la durata di giorni 70 ó potuto vedere queste cose ma dato che avevo un'arte come decoratore e mi arrangiavo anche come pittore a me la vita era mediocre benché mi piacesse molto il vino. E infatti dopo 70 giorni di permanenza su quello scoglio ebbi il mio castigo fui carcerato sotto accusa di ubriac
194 ORLANDO P.
chezza e mandato a Palermo a risponderne io domando a voi come si può mettere un'ubriachezza ad una persona perché ò cantato le recondite armonie della Tosca avevo appena aperto bocca quando dai vicoli della piazza spuntavano i sbirri e subito afferrandomi me e uno di Roma un'altro politico e accompagnati al fosso per ubriacchezza io protesto e chiedo di essere visitato dal medico perché lui può acertare l'ubriachezza il medico viene dopo due giorni e mi visita e poi dice: voi due l'altro giorno eravate ubriachi perché ai cantato vicino al monumento dei caduti — parlando con me mi sono sentito il bisogno di aprire la b[...]

[...]o due giorni e mi visita e poi dice: voi due l'altro giorno eravate ubriachi perché ai cantato vicino al monumento dei caduti — parlando con me mi sono sentito il bisogno di aprire la bocca dicendo queste frasi « recondite armonie » poi tutto in un momento mi sono sentito preso e portato qui ma io non ero ubriaco e appena giunto ò protestato chiamando l'intervento dei medico perché solo lei poteva giudicare la verità — va bene te la sbrigherai a Palermo — e se ne va. Dopo due giorni eccoti si parte per Palermo con i lussuosi brillanti braccialetti di ferro si passa in mezzo alla piazza alla vista di tutti chi rimane sullo scoglio i compagni ci salutano facendomi corraggio io rispondo mi sento d'andar a star più bene di questo scoglio e diversi Cremonesi mi dicono vai avanti noi verremo presto a trovarti io sono pieno di debiti e per pagarli bisogna venire a Palermo noi confinati ci mettono subito al lavoro perché siamo dell'alta Italia noi siamo i servi dei meridionali e là si sta più bene che qui, da mangiare cie né mentre qui si salta più di una volta.
Queste sono le ultime parole fatte su quel disgraziato scoglio del dolore dove non tramonta mai il sole. Si monta sulla barchetta al piroscafo e via verso mezzogiorno si arriva a Palermo e incomincia un'altra vita ognuno nella sua celletta segregati dagl'altri perché siatho dei cani politici oppure in 3 per cella. Per un paio di giorni sto solo ma poi trovandosi nel cortile fra di noi ve ne sono degl'altri politici tutti soli uno per cella e parlando fra di noi ci mettiamo d'accordo di stare in tre per cella perché il regolamento dice uno o 3 possono stare e non abbiamo difficoltà ad accontentarti questi nuovi miei compagni erano già a scontare la segregazione e sono stati loro a convincermi di andare in compagnia di loro per aiutarmi perché io ero il più povero di loro e poi[...]

[...]e che sarebbero i saluti e qualche bigliettino per poterci bere qualche bicchiere di vino e infatti la trovo dei Cremonesi trovo il gobbo e Carlo come mi vedono mi dice il gobbo: te lb detto che venivo a trovarti dove sei tu? — io sono alla 7.ma — invece noi due siamo alla 4a quando avrai qualche ambasciata dimmelo così si beve un goccio di vino — restiamo d'accordo così e fra un mese a l'altro ne passano 7 quello che mi a regalato il pretore di Palermo per ubriachezza dopo avere fatto inviare il processo due volte e la terza volta fu concluso con il massimo della pena cioè a sei mesi e b dovuto farne 7 perché al tempo che avevo terminato il mio periodo vi era in Italia quel famoso Fuher e per un mese erano sospese le traduzioni così ò dovuto scontarne 7 per poi andare a trovare i miei vecchi amici che erano già trasferiti da Ustica a l'isola di Ponza e proprio quella sera che mi imbarcano sul piroscafo per l'isola di Ponza trovo un'altro confinato che è diretto a Ventottene il piroscafo parte da Palermo alle ore 8 di sera e si arriva a Napo[...]

[...]mo della pena cioè a sei mesi e b dovuto farne 7 perché al tempo che avevo terminato il mio periodo vi era in Italia quel famoso Fuher e per un mese erano sospese le traduzioni così ò dovuto scontarne 7 per poi andare a trovare i miei vecchi amici che erano già trasferiti da Ustica a l'isola di Ponza e proprio quella sera che mi imbarcano sul piroscafo per l'isola di Ponza trovo un'altro confinato che è diretto a Ventottene il piroscafo parte da Palermo alle ore 8 di sera e si arriva a Napoli alle 8 della . mattina e durante la notte si fa conoscenza con questo nuovo amico perché anche lui a il mio medesimo trattamento cioè viaggiare sotto coperta con un braccio libero e l'altro legato alla branda e durante il viaggio si parla questo mi domanda dove sono diretto — io sono diretto a l'isola di Ponza — allora sei un politico perché a Ponza è l'isola politica io invece mi fermo un po prima a Ventottenne anche la vi sono i politici e come fai te ad essere un politico italiano che sei un mulatto — studiavo a Roma e per avere detto in atto di rab[...]

[...]piciorla solo 1 lira al litro, chi non avrebbe bevuto? Là però filavo più in gamba che a Ustica perché là vi era una ciurma da fare schifo preferivo la prigione che trovarmi fra quei disgraziati non cié penna che possa descrivere la vita di quel scoglio del dolore tanto é vero che alla venuta degli americani anno fatto piazza pulita dei dirigenti mettendoli al muro. Figuratevi cosa succedeva su quello scoglio. Per me fu una vera fortuna andare a Palermo sotto l'imputazione di ubriachezza ma se avrebbero fatto il loro dovere quei dirigenti dovevano tutti giorni mandare a Palermo metà dei confinati sotto la mia imputazione allora mancando i confinati mancava la camorra e il pane per loro e mandavano in carcere chi gli pareva a loro mentre a Ponza la vita era molto diversa si comprendeva che anche i sbirri ci temevano perché il più ignorante d'un politico valeva 10 sbirri per farli tacere ecco perché vi erano 2000 poliziotti a fare guardia a 500 detenuti politici.
Infine il 23 dicembre 1938 da Roma venne il telegramma di liberazione per me senza aver fatto domanda di sottomissione solo perché mi credevano pazzo e alcoolizzato fui mandato a casa. In tutta itaglia furon[...]



da Velio Spano, La lotta per la libertà del popolo siciliano in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]ento odierno c per l' indipendenza » tende essenzialmente a mettere le masse lavoratrici siciliane al servizio di quegli interessi particolari che vengono aspramente difesi, da molti mesi ormai, dai sindaci e dai funzionari separatisti.
Quali siano questi interessi è facile inferire dalla stessa composizione sociale del movimento c per l'indipendenza » dal g4tale sono totalmente estranei gli operai e i contadini (salvo la (mafia dei giardini, a Palermo) è la piccola e media borghesia cittadina (salvo un gruppo di avvocati di Palermo e qualche c intellettuale , isolato nelle altre città). Gli ispiratori del movimento sono essenzialmente i grandi feudatari ed alcuni industriali locali circondati dalle forze più schiettamente reazionarie dell'isola, vale a dire da quegli elementi intermedi tra il proprietario e il lavoratore agricolo (gabellotti, campieri, soprastanti, amministratori ecc.) che sfruttano doppiamente i contadini, in quanto imprenditori e in quanto banchieri (anticipi di denaro e di sementi). I quadri del movimento separatista sono dappertutto, e particolarmente a Palermo dove il movimento appare maggiormente [...]

[...]e i grandi feudatari ed alcuni industriali locali circondati dalle forze più schiettamente reazionarie dell'isola, vale a dire da quegli elementi intermedi tra il proprietario e il lavoratore agricolo (gabellotti, campieri, soprastanti, amministratori ecc.) che sfruttano doppiamente i contadini, in quanto imprenditori e in quanto banchieri (anticipi di denaro e di sementi). I quadri del movimento separatista sono dappertutto, e particolarmente a Palermo dove il movimento appare maggiormente esteso, gli stessi vecchi quadri della tradizionale politica reazionaria c di interessi locali ,. I veri fondatori del separatismo attuale sono i latifondisti, e quelli che vengono presentati come c interessi siciliani , sono in realtà gli interessi dei latifondisti, come dimostra ampia. mente l'orientamento politico e sociale dei separatisti odierni i quali, essendo al governo da moltissimi mesi, non hanno fatto che favorire il mercato nero e la delinquenza e organizzare la reazione contro il movimento operaio, politico e sindacale.
Al Congresso comunis[...]



da Gian Carlo Pajetta, Rivoluzione e nazionalità nei paesi arabi [sopratitolo: Dopo l'incontro di Palermo fra le forze della sinistra italiana e le delegazioni di otto paesi arabi mediterranei]] in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 12 - 5 - numero 48

Brano: Dopo l'incontro di Palermo fra le forze della sinistra italiana
e le delegazioni di otto paesi arabi mediterranei
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di Gian Carlo Pajetta
L'incontro di Palermo fra forze laiche e cattoliche della sinistra italiana e le delegazioni arabe di otto paesi me diterranei, ha visto la questione palestinese porsi al centro dell'attenzione e del dibattito, anche al di là delle previsioni e della volontà stessa degli organizzatori. Non si è trattato del prevalere di elementi emotivi o della naturale solidarietà per dei combattenti. Potremmo dire piuttosto che la presenza di Al Fatah ha ►ichiamato alla riflessione su questioni più generali, ha sottolineato un momento cruciale, potremmo dire una svolta, della lotta di liberazione nazionale e per il progresso soc[...]



da Enea Cerquetti, Si accumulano le tensioni politiche e militari [sopratitolo: L'Italia nel Mediterraneo] in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 12 - 19 - numero 50

Brano: [...] Organizzazione per lo sviluppo del Mediterraneo.
Sviscerare le implicazioni di questo duplice ruolo e delle possibili linee di lotta, tuttavia, non basta: la complessa iniziativa dell'imperialismo sta già ampliando lo spazio politico e militare entro cui il nostro paese è costretto ad operare, e lo scopo di questo articolo è appunto quello di segnalare tendenze in atto che complicano il nostro duplice ruolo individuato nel recente colloquio di Palermo «Mediterraneo '70 ».
Si profila infatti una sistemazione militare che vede il Comando napoletano non solo dominare l'Europa meridionale, il Mediterraneo, l'Africa settentrionale e il Medio Oriente fino al Pakistan compreso, ma vede già delinearsi la costruzione di uno schema di area geostrategica che comprende tutto il continente africano. Rispetto a questi e al Medio Oriente infatti, il Mar Mediterraneo, le parti costiere dell'Oceano Indiano e quelle dello Atlantico meridionale formerebbero uno spazio di manovra aeronavale di « contenimento », poggiando su tre vertici strategici, da connett[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Palermo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---italiana <---Storia <---fascista <---italiano <---socialista <---socialisti <---Cosa <---Così <---Oltre <---Pratica <---Sicilia <---Stato <---arrangiano <---comunismo <---comunista <---comunisti <---dell'Europa <---facciano <---fascismo <---fascisti <---imperialismo <---mangiano <---siano <---siciliana <---siciliani <---siciliano <---sionista <---A.A. <---A.B. <---A.G. <---A.R. <---A.V. <---Abbassi <---Abita <---Agli <---Al Fatah <---Americhe <---Aporti <---Aporti N <---Arrisvegliati <---Aspettamo <---Augusto Cesare <---Avìanu <---Azzorre <---B.A. <---B.C. <---Babele <---Baita <---Balfour <---Ballar <---Ballarti <---Bellissimo <---Berceto <---Bernabè <---Bertulli <---Bisaquino <---Boccasavia <---Bologna <---Boos <---Bracchetto <---Bragalone <---Brigata S A P <---Buona Spe <---Buongiorno <---C.A. <---C.C. <---C.D. <---C.F.R.B. <---C.G. <---C.I. <---C.M. <---C.P. <---C.V. <---Calabria <---Calava <---Canale di Suez <---Carabinieri <---Carcere <---Casalmaggiore <---Case Nuove 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