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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 383

Brano: Vidali, Vittorio

Austria, in Cecoslovacchia e in Germania, dove infine venne arrestato. Espulso dalla Germania, rientrò sempre clandestinamente in Italia. Riprese la lotta antifascista come membro dell’apparato del Partito comunista che lo inviò ad Alessandria per organizzare squadre di difesa popolare: qui il 26.6.1922 venne a conflitto con un gruppo di fascisti e rimase ferito. Tornò quindi a Trieste, dove fu nuovamente arrestato dopo la marcia su Roma. Rilasciato nel febbraio 1923, decise di lasciare nuovamente l’Italia, dove sarebbe rientrato solo nel 1947.

Rivoluzionario in due continenti

Uomo d’azione e dotato di buone risorse intellettuali, deciso nelle proprie scelte e fondamentalmente pragmatico, nella diaspora degli esuli antifascist[...]

[...]munista che lo inviò ad Alessandria per organizzare squadre di difesa popolare: qui il 26.6.1922 venne a conflitto con un gruppo di fascisti e rimase ferito. Tornò quindi a Trieste, dove fu nuovamente arrestato dopo la marcia su Roma. Rilasciato nel febbraio 1923, decise di lasciare nuovamente l’Italia, dove sarebbe rientrato solo nel 1947.

Rivoluzionario in due continenti

Uomo d’azione e dotato di buone risorse intellettuali, deciso nelle proprie scelte e fondamentalmente pragmatico, nella diaspora degli esuli antifascisti che, fra le due guerre, fecero capo alla Terza Internazionale, Vidali fu certamente uno dei più dinamici. Già collaboratore della stampa di partito (dell'“Avanguardia” di Milano e del “Lavoratore” di Trieste), più che per le sue capacità di giornalista si distinse e si impose in varie circostanze per una capacità operativa che lo portò a vivere da protagonista molte vicende politiche.

Nel 1938, in un rapporto di polizia inviato al prefetto fascista di Trieste, veniva così dipinto: « È un rivoluzionario che h[...]

[...]sero dagli U.S.A. consentendogli di passare in Messico. Da qui raggiunse Mosca (agosto 1927), dove rimase fino all'ottobre. Tornò successivamente in Messico, con la speranza di rientrare negli Stati Uniti, ma non essendo riuscito in tale intento riprese la strada per l’Unione Sovietica. Dall’inizio

del 1930 si stabilì a Mosca, assunse il nome di Carlos J. Contreras ed entrò a lavorare nell’organizzazione del Soccorso Rosso Internazionale (M.O.P.R.), allora diretto da Elena Stasova, un’alta dirigente già segretaria del Comitato centrale del Partito bolscevico e poi segretaria di Stalin. Quale “ispettore” del M.O. P.R. (ma probabilmente anche con compiti più riservati nellambito dei servizi di sicurezza) venne utilizzato in numerose missioni in vari paesi europei e soprattutto in Spagna, dove nel 1934 fu incaricato di organizzare i soccorsi in favore dei perseguitati politici della rivolta delle Asturie.

Il comandante Carlos

La guerra civile spagnola fornì a Vidali l’occasione di sfruttare appieno le sue grandi risorse di organizzatore e uomo d’azione: fin dal 20 luglio 1936, cioè dal momento della rivolta dei generali franchisti, in una situazione di generale smarrimento, con Enrique Castro Delgado, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 534

Brano: Appendice

9Z ff?oma ci siati?,o a ci restemmo ?...

S/o. Sia, Sfa ~ miotà !

Una cartolina fascista dopo la marcia su Roma

Eja, eja, eja, alala!

Adottato in sostituzione autarchica dell’inglese “hip, hip, hip, burrài”, il grido fu uno dei tanti contributi dovuti dal fascismo a Gabriele D’Annunzio (v.), il quale in un primo tempo aveva pensato di sostituire il barbarico suono con Uheu heu heu, alala” e poi, definitivamente, aveva messo “eja” al posto di “heu”.

Più tardi il poeta ricostruirà a suo modo la nascita del nuovo grido. Era la notte del 9.8.1917. Nel campo della Comina, nel Friuli, la sua squadriglia si accingeva a volare su Pola. « l meccanici — racconta D'Annunzio — avevano già mosso le eliche. Le fiamme verdi rosse azzurre gialle, versicolori come il velo d'iride, già irrompevano dai tubi di scarico. La bellezza crinita dei velivoli si accendeva nell’afa buia. Tutti avevano già le loro trecce d[...]

[...]irrompevano dai tubi di scarico. La bellezza crinita dei velivoli si accendeva nell’afa buia. Tutti avevano già le loro trecce di fuoco, avevano già la loro pulsazione di folgore. A ogni tratto i miei compagni impazienti, superando il rombo, mi gettavano l'urrà, mi scagliavano l'urlo barbarico che ci venne dalla patria degli ukase, e che è la benedizione del pontefice moscovita. Scotevo la testa, minacciavo con la mano. Si ostinavano. Allora d'improvviso, non dalla mia memoria di scuola, ma dalla mia oscurità più profonda, sorse l'altro grido e mi attraversò il petto come un guizzo di strale. “Compagni”. E tutti si radunarono intorno. E quando io ebbi parlato, tutti si mondarono la bocca dell'urrà col rovescio della mano. E tutti, subito, trovarono il nuovo tono, come se fossero giovani Achei dalle belle gambiere trasportati nel mito d'Icaro. Comandai: — Silenzio. Non qui ma laggiù, su Pola romana, consacreremo il grido della nuova forza d'Italia. Quando tutte le bombe sieno state mandate al segno, ciascun equipaggio, prima di virare la rotta del ritorno, si leverà in piedi, compreso il pilota di destra,[...]

[...]izzo di strale. “Compagni”. E tutti si radunarono intorno. E quando io ebbi parlato, tutti si mondarono la bocca dell'urrà col rovescio della mano. E tutti, subito, trovarono il nuovo tono, come se fossero giovani Achei dalle belle gambiere trasportati nel mito d'Icaro. Comandai: — Silenzio. Non qui ma laggiù, su Pola romana, consacreremo il grido della nuova forza d'Italia. Quando tutte le bombe sieno state mandate al segno, ciascun equipaggio, prima di virare la rotta del ritorno, si leverà in piedi, compreso il pilota di destra, e lancerà il grido attraverso i fuochi di sbarramento. Chi si trovò una volta sopra Pola, di notte, sa qual fosse l’inferno delle batterie e dei proiettori. Il comando fu eseguito con una divina fierezza. L’ALALÀ fu inaugurato al vertice della più bella virtù giovanile. Summa petit. Sulla rotta del ritorno ci pareva che tutte le stelle fossero da noi conquistate al l'Italia ».

Per la verità il nuovo grido non doveva essere scaturito da una oscurità tanto profonda, perché D’Annunzio stesso aveva usato I'“alalà” nella Fedra, riprendendolo da Giovanni Pascoli: « Ti getto allora un'alalà di guerra» (Poemi conviviali).

Anche Giosuè Carducci se n’era servito:

« Hallalé, hallalé, gente d'Hasburgo! » (Rime nuove).

Comunque, l'interpretazione del grido che scaturisce improvviso dal profondo e attraversa il petto del vate come un guizzo di strale, fece strada. La sua biografa Frances Winwar scriverà che « fu un’improvvisa ispirazione, un'inconscia reminiscenza dal greco e dal latino. Alalà! era il grido di Achille nel lanciare il cocchio incontro alla morte, mentre Virgilio aveva consacrato quell 'Eja per i guerrieri ».

Molti legionari si salutavano con la formula « Fiume o morte, alalà ». La “Canzone del Carnaro” comincia: « Siamo trenta d'una

sorte/e trentuno con la morte./Eja, l’ultima alalà! ».

Il “marrano” Hitler

D'Annunzio di quando in quando infarciva di alalà le sue lettere a Mussolini.

Il 9.10.1933 gli scrisse per indurlo a « respingere fieramente il marrano Adolfo Hitler dall'ign[...]

[...]! ».

Il “marrano” Hitler

D'Annunzio di quando in quando infarciva di alalà le sue lettere a Mussolini.

Il 9.10.1933 gli scrisse per indurlo a « respingere fieramente il marrano Adolfo Hitler dall'ignobile faccia offuscata sotto gli indelebili schizzi della tinta di calce e di colla ond'egli aveva zuppo il pennello, o la pennellessa... », e per meglio indicargli come doveva trattare « il pagliaccio feroce >» gli mandò « un dono mistico e pratico: il martello di acciaio che in Fiume io ebbi di continuo sotto i miei occhi, su le mie carte. V'è inciso Eja eja eja, alalà ».

Intanto il grido, adottato dagli squadristi, era entrato nella liturgia littoria: « Oggi l'antico “alalà” del cielo di Pola allieta spiagge e campeggi di giovani italiani in camicia nera e romba alto nelle formazioni della Milizia. È presente in tutti i momenti della camicia nera. Ma di nuovo riecheggerà guerriero e battagliero in lontani lidi africani a testimoniare ed affermare la volontà imperiale e romana della Patria fascista », scriveva Europa Svegliati! alla vigilia dell’impresa etiopica.

Molti inni o canti fascisti imperniavano il ritornello sull’“eja eja eja, alalà!” per l’Italia e per il Duce, oppure per il Duce e per l’impero. Di rado per il Duce e per il Re.

U.A.G.

Emigrazione italiana nell’U.R. S.S.

Mentre nel secolo scorso consisten

ti gruppi di italiani emigrarono in Russia spinti dal bisogno economico (a circa 2.000 abitanti di origine pugliese si faceva ammontare nel

1920 la colonia agricola di Kerc, in Crimea), a partire dal 1917 l’emigrazione italiana in questo paese ebbe motivazioni essenzialmente politiche. Fu quindi limitata sotto [...]

[...]e nel secolo scorso consisten

ti gruppi di italiani emigrarono in Russia spinti dal bisogno economico (a circa 2.000 abitanti di origine pugliese si faceva ammontare nel

1920 la colonia agricola di Kerc, in Crimea), a partire dal 1917 l’emigrazione italiana in questo paese ebbe motivazioni essenzialmente politiche. Fu quindi limitata sotto l’aspetto quantitativo, ma ricca di significato dal punto di vista storico. Nella fase conclusiva del primo conflitto mondiale e durante la guerra civile svoltasi nell’ex impero zarista dopo l’ottobre 1917 numerosi militari del Trentino e della Venezia Giulia, costretti a combattere nell’esercito austroungarico sul fronte orientale e qui fatti prigionieri dai russi, dai campi di prigionia passarono attivamente nelle fila dei bolscevichi e diedero un contributo diretto alla difesa della giovane repubblica dei soviet (v. Internazionaliste, Formazioni). Alcuni di essi si trattennero poi in Russia come entusiasti costruttori del nuovo Stato socialista. Dal 192021 cominciarono ad affluire in Russia militanti anarchici, socialisti e comunisti che, protagonisti dell’occupazione delle fabbriche e coinvolti in cruenti fatti d’arme contro forza pubblica o fascisti in Italia, per sfuggire alle conseguenti rappresaglie emigrarono nella “patria del socialismo” fiduciosi di trovarvi sicuro asilo. Altri lavoratori, compresi diversi tecnici qualificati, alimentarono un flusso immigratorio partendo sia dall’ltalia, via via che il fascismo instaurava la sua dittatura e peggioravano le condizioni di vita, sia trasferendosi da altri paesi dove erano precedentemente emigrati (Francia, Stati Uniti ecc.). Tra gli immigrati erano anche numerosi marittimi che, facendo scalo nei porti del Mar Nero, abbandonavano le navi italiane per stabilirsi e lavorare nell’U.R.S.S.. Non si hanno dati esatti sulle dimensioni di questa emigrazione, ma si trattava di alcune centinaia di persone.

Scriverà Paolo Robotti (v.), giunto a Mosca nel 1931: « In tutta l'U.R.S.S., in quel tempo, gli emigrati italiani — famiglie comprese — erano circa duecentocinquanta. Poco più di un centinaio erano a Mosca, gli altri sparsi in Ucraina, in Crimea, a Gorki e, alcuni, nel[...]

[...]ente emigrati (Francia, Stati Uniti ecc.). Tra gli immigrati erano anche numerosi marittimi che, facendo scalo nei porti del Mar Nero, abbandonavano le navi italiane per stabilirsi e lavorare nell’U.R.S.S.. Non si hanno dati esatti sulle dimensioni di questa emigrazione, ma si trattava di alcune centinaia di persone.

Scriverà Paolo Robotti (v.), giunto a Mosca nel 1931: « In tutta l'U.R.S.S., in quel tempo, gli emigrati italiani — famiglie comprese — erano circa duecentocinquanta. Poco più di un centinaio erano a Mosca, gli altri sparsi in Ucraina, in Crimea, a Gorki e, alcuni, nel Caucaso e in Siberia, dove lavoravano nelle nuove costruzioni. In prevalenza erano comunisti, gli altri erano socialisti e anarchici. In seguito, fino al 1936, il numero aumentò di poco, poi diminuì notevolmente » (Da P.R., La prova, ed. Leonardo da Vinci, Bari 1965, pag. 45).

Una terza componente del flusso immigratorio iniziò dopo che nel

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 622

Brano: T

Mauritania

religiose, dopo essersi laureato in Lettere all’Università di Bordeaux, nel 1906 si trasferì a Parigi. Qui ebbe modo di incontrare Maurice Barrès, Paul Claudel e André Gide, scrittori che influiranno notevolmente sulla sua produzione letteraria.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale fu arruolato nei servizi sanitari e inviato a Salonicco, ma venne colpito quasi subito dalla malaria e ricoverato in un ospedale, per cui non prese parte ad alcuna operazione bellica.

Negli anni del dopoguerra scrisse i suoi libri migliori, fra cui Le baiser au lépreux (1922), Thérèse Desqueyroux (1927), Le noeud de vipères (1932), opere improntate a una visione tragica della vita e a un pessimismo riscattato unicamente sul piano della visione religiosa.

Contro il fascismo

Quando nel 1937 scoppiò la guerra civile in Spagna, lo scrittore non esitò a schierarsi, insieme ad altri noti intellettuali cattolici francesi (fra cui Georges Bernanos e Jacques Maritain), contro l'aggressione fascista, dando tutto il suo appoggio morale alle forze repubblicane spagnole. Da quegli anni combattè decisamente le dottrine autoritarie di tipo fascista largamente diffuse anche tra i cattolici francesi.

Quando i tedeschi occuparono la Franci[...]

[...] tra i cattolici francesi.

Quando i tedeschi occuparono la Francia (v.), Mauriac aderì al Front National, organizzazione politica e militare della Resistenza diretta dai comunisti, e collaborò attivamente alla stampa clandestina, pubblicando sotto falso nome Cahier noir, violento atto di accusa contro la tirannide nazista.

Secondo dopoguerra

Dopo la fine del conflitto, ormai famoso scrittore, dalle colonne del quotidiano Figaro e dell’Express condusse vivaci polemiche contro vari esponenti politici della sua generazione, dal cattolico Bidault al comunista Thorez.

Nel corso degli anni Cinquanta prese posizione contro il colonialismo, quindi contro la guerra d'Indocina, contro le repressioni francesi in Marocco, in Tunisia e in Algeria.

Nel 1952 gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura, « per la profondità dell’analisi psicologica e per l’intensità dell’espressione artistica con cui, nei suoi romanzi, ha interpretato il dramma dell’umanità ».

Nel 1953 condannò l’assassinio di Julius ed Ethel Rosenberg, perpetrato dal governo degli Stati Uniti.

Allorché, crollata la Quarta Repubblica, nel 1958 salì al potere Charles De Gaulle, Mauriac si schierò al suo fianco, vedendo in lui il « difensore » della democrazia e il «salvatore» della Francia. Per i suoi atteggiamenti contraddittori si attirò critiche da ogni parte: da sinistra, in quanto gollista e profondamente anticomunista; dai cattolici, a causa del suo anticonformismo radicaleggiante (pur rimanendo egli sempre un cattolico fervente) ; dagli intellettuali progressisti per le sue posizioni non sempre pienamente coerenti.

D.Per.

Mauritania

Repubblica presidenziale dell’Africa occidentale. Confina con il Sahara spagnolo, l’Algeria, il Mali, il Senegai e, a ovest, si affaccia sull’Oceano Atlantico. Il suo vasto territorio di 1.030.700 kmq (circa 3 volte e mezzo l'Italia), costituito da una area pianeggiante che comprende nell'interno una parte del deserto del Sahara, è il più scarsamente popolato di tutta l'Africa: conta appena 1.200.000 abitanti, dei quali Ì’80% sono mauri (berberi e arabi) e il rimanente 20% sudanesi. Questi ultimi abitano lungo le rive del fiume Senegai che segna il confine con lo Stato omonimo a sud. La capitale è Nouackchott, con 55.000 abitanti.

La Mauritania ha un’economia primitiva, basata soprattutto sulla pastorizia nomade. Il sottosuolo è ricco di materiali ferrosi di alta qualità, il cui sfruttamento è gestito dalla Miferma (Mines de fer de Mauritanie), società a capitale francoinglesetedescoitaliano (la quota italiana è detenuta dalla Finsider). Nel 1967 è iniziato anche lo sfruttamento delle miniere di rame.

Cenni storici

Il territorio della Mauritania, già culla del movimento berbero degli Almoravidi che nel secolo XI sottomisero l’impero di Ghana e conquistarono il Marocco diffondendovi la religione islamica, a partire dal secolo XVI fu variamente conteso fra Gran Bret[...]

[...] di Ghana e conquistarono il Marocco diffondendovi la religione islamica, a partire dal secolo XVI fu variamente conteso fra Gran Bretagna, Olanda e Francia.

Nel 1858, dopo una guerra durata 4 anni, le forze francesi comandate dal colonnello Faidherbe vinsero la resistenza delle tribù maure intorno al fiume Senegai e verso la fine del secolo gli altri popoli del sud furono costretti ad accettare il dominio coloniale.

Nel 1904, dichiarata « protettorato » della Francia, la Mauritania entrò a

far parte della grande « federazione » coloniale dell’Africa Occidentale Francese. Al nord del territorio la lotta dei berberi continuò tuttavia accanita: le ultime a cedere ai colonialisti furono le tribù confederate di Regeibat, sottomesse solo dopo la Prima guerra mondiale. Dichiarata colonia francese nel 1920, la Mauritania venne poi abbandonata totalmente dai suoi invasori. La sede deH’amministrazione coloniale fu posta addirittura all’esterno del suo territorio, a SaintLouis nel Senegai. Le risorse naturali del paese non vennero sfruttate sicché* quando nel secondo dopoguerra la Mauritania si affacciò alle soglie della nuova era africana, risultava economicamente e culturalmente come il paese più arretrato e negletto dell’intero impero coloniale francese.

La vicenda della Mauritania può considerarsi un tipico esempio di come, nella lott[...]

[...]i del paese non vennero sfruttate sicché* quando nel secondo dopoguerra la Mauritania si affacciò alle soglie della nuova era africana, risultava economicamente e culturalmente come il paese più arretrato e negletto dell’intero impero coloniale francese.

La vicenda della Mauritania può considerarsi un tipico esempio di come, nella lotta per la spartizione del mondo, « abbiano importanza per il capitale finanziario non solo le fonti di materie prime già scoperte, ma anche le fonti eventuali » [Lenin).

Nascita della repubblica

Nel secondo dopoguerra la Mauritania acquistò una crescente importanza: mentre, da un lato, la Miferma cominciò a sfruttare i ricchi giacimenti ferrosi scoperti nelle regioni settentrionali, la posizione geografica fece di questo paese una base strategica importante, a nord contro i due Stati mahgreb indipendenti (Marocco e Algeria) e a sud contro il Senegai e il Sudan Francese. Poiché anche dal punto di vista etnografico la Mauritania costituisce un’area di transizione tra le regioni mahgreb e quelle sudan[...]

[...]onia alle rivendicazioni annessionistiche avanzate tanto dal Marocco che dal Sudan Francese (il futuro Mali) e dal Senegai, divennero paladini della « indipendenza » mauritana.

Nel 195657 un « esercito di liberazione » organizzato in Marocco e penetrato in Mauritania venne respinto, dopo sanguinosi scontri, dalle truppe francesi. L'anno successivo, sotto la guida del filofrancese Moktar Ould Daddah nacque il Parti du regroupement mauritanien (P.R. M.) che, appoggiato dalle autorità coloniali, sconfisse in un referendum il partito Nahdah (fautore della unione con il Marocco) e proclamò la Repubblica Islamica di Mauritania.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 324

Brano: 1

F.I.A.P.

lano nell’autunno del 1949, per iniziativa di ex partigiani democratici e in seguito alla scissione delle forze della Resistenza, avvenuta un anno avanti (v. A.N.P.I.).

Si raccolgono intorno alla Federazione, presieduta da Ferruccio Farri, partigiani, patrioti, ex internati nei campi di deportazione nazisti, uomini dell’antifascismo e della Resistenza che ispirano la loro attività ai principi che sono stati a fondamento della lotta di liberazione nazionale.

Nello Statuto sociale è sancito: « Nello spirito della lotta di Liberazione, la F.I.A.P. riconosce quale suo fondamento la fede nella libertà incompatibile con ogni regime totalitario, dichiarando la propria opposizione ad ogni tentativo, anche mascherato, di manomissione di qualunque parte del regime democratico; assumendo a proprio impegno la difesa della Costituzione repubblicana, riconosce quali obiettivi fondamentali della politica generale del Paese la realizzazione del progresso sociale e la difesa della pace ».

Tra i suoi compiti d’ordine pratico e di carattere fondamentale, figurano l’assistenza e la tutela morale degli ^aderenti e dei partigiani in genere, nonché delle famiglie dei Caduti nella, lotta di liberazione e lo sviluppo degli studi storici relativi a quest’ultima.

C[...]

[...](1959) e del Consiglio nazionale federativo della Resistenza (1960) ha visto la F.I.A.P. promotrice con l’A.N.P.I. e su posizioni fer

mamente unitarie. Tali organismi avrebbero poi contribuito non soltanto a intraprendere iniziative reducistiche, ma anche a respingere validamente il tentativo autoritario e i rigurgiti fascisti del 1960.

Dal 1963 la F.I.A.P. ha ottenuto il riconoscimento ufficiale della propria personalità giuridica (D. del P.R. 2215 del 20.11.1963), ciò che le ha permesso di meglio svolgere la propria azione nel Comitato nazionale del Ventesimo della Resistenza e nel paese, attraverso gli Istituti provinciali e regionali della Resistenza, nelle Università e nelle manifestazioni più significative a ricordo della Guerra di liberazione. Nel 1963 la Federazione ha anche iniziato una serie di pubblicazioni: Quaderni della F.I.A.P., a carattere saltuario; e, dal gennaio 1969, il mensile Lettera ai compagni, che è il suo organo ufficiale.

Dirigenti della F.I.A.P. sono attualmente:

Ferruccio Parri, Presidente onorario[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 73

Brano: Anfuso, Filippo

e professionisti, venne condannato dal Tribunale speciale a 8 anni di reclusione. Detenuto nelle case di pena di Piacenza e di Castelfranco Emilia, riacquistò la libertà soltanto dopo il 25.7.1943.

All’8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza e delle formazioni « Giustizia e Libertà » in Piemonte, e rappresentò il Partito d’Azione nel C.L.N. regionale piemontese. Dopo la Liberazione, allo scioglimento del Partito d’Azione, aderì al Partito socialista. È vicepresidente dell’A.N. P.I..

Andreoni, Carlo

N. a Giaveno (Torino) nel 1901, m. a Roma nel 1957; laureato in medicina, giornalista. Operò nel movimento operaio, dapprima su posizioni anarchiche e poi socialdemocratiche. Durante il fascismo scontò 14 anni in carcere perché coinvolto in un assassinio connesso a un oscuro affare di spionaggio.

Dopo I’8.9.1943 partecipò alla Resistenza romana e, quando venne arrestato Sandro Pertini (v.), fu per qualche tempo uno dei dirigenti del comitato militare socialista, partecipando a tale titolo ad alcune riunioni della Giunta militare centrale. Staccatosi in seguito dal Partito socialista, diede vita a un movimento estremista (che ebbe un suo foglio clandestino, intitolato Spartaco) in aspra polemica contro i parti[...]

[...]assassinio connesso a un oscuro affare di spionaggio.

Dopo I’8.9.1943 partecipò alla Resistenza romana e, quando venne arrestato Sandro Pertini (v.), fu per qualche tempo uno dei dirigenti del comitato militare socialista, partecipando a tale titolo ad alcune riunioni della Giunta militare centrale. Staccatosi in seguito dal Partito socialista, diede vita a un movimento estremista (che ebbe un suo foglio clandestino, intitolato Spartaco) in aspra polemica contro i partiti del C.L.N., soprattutto contro i comunisti e i socialisti. Recatosi al Nord dopo la Liberazione, nell’ottobre ’46 vi costituì un Movimento di Resistenza Partigiana (M.R.P.), con ifr tenti chiaramente provocatori, che venne sconfessato dalle altre forze della Resistenza.

In nome di un « autentico socialismo rivoluzionario », durante l’occupazione tedesca di Roma Io « Spartaco » faceva aperta propaganda attesista e disfattista, arrivando a scrivere: « I proletari dovranno marciare a battaglioni serrati quando i nazisti avranno lasciato la capitale. Prima, ogni generoso e ingenuo che venisse scoperto sarebbe falciato dalla mitraglia dei nazifascisti ». (4.3.1944). Nel dopoguerra, dopo la scissione di Palazzo Barberini, l’Andreoni aderì al partito socialdemocratico (P.S.L.I.) e nel 1948 ne diresse l’organo ufficiale L’Umanità su posizioni di acceso anticomunismo. Allorché, il 14 luglio di quell’anno, fu sparato a Paimiro Togliatti (v.), molti videro un’indubbia istigazione a questo attentato in un articolo apparso su « L’Umanità » del 13.7. nel quale l’Andreoni esortava gli italiani a « inchiodare al muro del loro tradimento Togliatti e i su[...]

[...]L.I.) e nel 1948 ne diresse l’organo ufficiale L’Umanità su posizioni di acceso anticomunismo. Allorché, il 14 luglio di quell’anno, fu sparato a Paimiro Togliatti (v.), molti videro un’indubbia istigazione a questo attentato in un articolo apparso su « L’Umanità » del 13.7. nel quale l’Andreoni esortava gli italiani a « inchiodare al muro del loro tradimento Togliatti e i suoi complici. E per inchiodarvel’ non metaforicamente ». L’articolo fu ripreso con grande rilievo dalla stampa governativa il 14, lo stesso giorno in cui, alle 11,40, Antonio Pallante sparò quattro colpi

di pistola contro il segretario del P.C.I., all’uscita da Montecitorio.

Successivamente l’Andreoni scomparve dalla vita politica italiana; dopo alcuni anni trascorsi nella redazione del periodico « Risorgimento socialista » (dell'Unione socialisti indipendenti, fondata da A. Cucchi e V. Magnani), finì quasi dimenticato.

Andreotti, Giulio

N. a Roma il 14.1.1919; laureato in legge, giornalista. Nel periodo della lotta clandestina collaborò con Guido Gonella[...]

[...]
Andreotti, Giulio

N. a Roma il 14.1.1919; laureato in legge, giornalista. Nel periodo della lotta clandestina collaborò con Guido Gonella alla redazione de « Il Popolo » e fu in stretto contatto con Alcide De Gasperi, da lui conosciuto alla Biblioteca vaticana.

Deputato alla Costituente, fu successivamente rieletto in tutte le legislature nella circoscrizione RomaViterboLatinaFrosinone. Si trova ininterrottamente al governo dal 1948: nei primi sette anni, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; successivamente, come ministro aH’Interno, alle Finanze, al Tesoro, alla Difesa, all'industria.

Ha pubblicato: De Gasperi e il suo tempo, Milano, 1956; Concerto a sei voci, Roma, 1945 (resoconto della crisi politica conclusa dalla caduta del governo Bonomi). Dirige la rivista Concretezza.

I suoi modesti titoli antifascisti non gli alienarono le simpatie del l’elettorato di estrema destra, ed egli dimostrò sempre di gradirle ricambiandole con chiari atteggiamenti: famoso il comizio tenuto nella primavera del 1953 ad Arcinazzo, durante il quale Andreotti, allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, abbracciò pubblicamente l’ex comandante del l’esercito repubblichino Rodolfo Graziani (v.), invocando un clima di riappacificazione generale. Al X Congresso della Democrazia cristiana (novembre 1967) è stato tra i pochi sostenitori dell’oltranzismo atlantico.

Andrian, Orlando

N. a Mariano (Gorizia) il 12.2.1910; infermiere, comunista. Nel 1936, per la sua attività antifascista, venne condannato dal Tribunale speciale a 8 anni di reclusione. Dopo T8.9.1943 fu organizzatore della Resistenza nel Goriziano, ufficiale di collegamento tra il C.L.N. e l’O.F. (Osvobodilna[...]

[...]ell’oltranzismo atlantico.

Andrian, Orlando

N. a Mariano (Gorizia) il 12.2.1910; infermiere, comunista. Nel 1936, per la sua attività antifascista, venne condannato dal Tribunale speciale a 8 anni di reclusione. Dopo T8.9.1943 fu organizzatore della Resistenza nel Goriziano, ufficiale di collegamento tra il C.L.N. e l’O.F. (Osvobodilna Fronta) jugoslavo.

A.N.E.I.

Associazione Nazionale ex Internati. Giuridicamente riconosciuta con D. P.R. 2.4.1948, n. 403, I’A.N.E.I. organizza e tutela quanti, come militari

o come civili, rastrellati o deportati, furono internati nei campi nazisti fra l’8.9.1943 e I’8.5.1945; essa si propone quindi di esplicare e pro

muovere ogni forma di attività assistenziale, celebrativa, culturale che rafforzi i vincoli di reciproca solidarietà e di amore alla libertà e alla Patria, onorando quei Caduti e custodendone il ricordo, soccorrendo inoltre i più bisognosi tra i reduci. L’attività dell’Associazione ha mirato in questi anni a fare riconoscere

i diritti economici e morali (pensioni e assistenza) agli orfani e alle vedove dei militari e dei civili ex internati. Essa ha inoltre provveduto al rimpatrio e alle onoranze alle salme dei Caduti, riuscendo a farle raccogliere nella Germania occidentale, nei grandi cimiteri di Monaco, Francoforte, Amburgo e Berlino Ovest. Per iniziativa deH’associazione, vie e piazze in numerosi comuni italiani sono state dedicate al nome delle vittime; monumenti sono stati eretti al Passo del Piccolo San Bernardo, a Merano, a Messina.

« Nello spirito di una condanna perenne che non recrimina, machiede giustizia — ha detto il senatore Paride Piasenti (presidente nazionale dell’A.N.E.I.) — abbiamo visto l’associazione costituirsi parte civil[...]

[...] riuscendo a farle raccogliere nella Germania occidentale, nei grandi cimiteri di Monaco, Francoforte, Amburgo e Berlino Ovest. Per iniziativa deH’associazione, vie e piazze in numerosi comuni italiani sono state dedicate al nome delle vittime; monumenti sono stati eretti al Passo del Piccolo San Bernardo, a Merano, a Messina.

« Nello spirito di una condanna perenne che non recrimina, machiede giustizia — ha detto il senatore Paride Piasenti (presidente nazionale dell’A.N.E.I.) — abbiamo visto l’associazione costituirsi parte civile per le vittime, contro il famigerato Kurt Leibbrand, colpevole della fucilazione di decine di internati italiani costretti al lavoro coatto in Francia, nella zona di Avignone ».

Vicepresidenti dell'A.N.E.I. sono Giovanni Vergano, per l’Italia settentrionale: il senatore Renato Ragni, per l’Italia centrale; il dottore Vincenzo Federici, per l'Italia meridionale e le Isole. Segretario generale è il dottore Carlo De Luca. La giunta esecutiva nazionale comprende inoltre i seguenti membri: dottore Pompilio Aste, professore Vittorio Bertolani, avvocato Enrico Cintelli, ragioniere Sergio Manfredi, professore Martino Scovaricchi.

Anfuso, Filippo

N. a Catania l’1.1.1901, m. a Roma il 13.12.1963. Legionario fiumano, entrato nella carriera diplomatica nel

1925, ricoprì diversi incarichi in legazioni e ambasciate all’estero, sino a raggiungere, nel 1937, la carica di capo di gabinetto del ministero degli Esteri. Ministro d’Italia a Budapest nel 1941, fu ambasciatore a Berlino della Repubblica sociale italiana, dal settembre 1943 alla fine della guerra.

Condannato a morte in contumacia nel marzo 1945 dall’Alta Corte di giustizia di Roma, per collaborazionismo e crimini fascisti, nell’ottobre

1949 fu assolto con formula piena (per non aver commesso i fatti) dalla Corte d’assise di Perugia. Membro del Direttivo nazionale del Movimento sociale italiano, n[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.R., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---italiana <---comunisti <---fascisti <---comunista <---fascismo <---fascista <---italiano <---anticomunista <---antifascista <---antifascisti <---italiani <---nazisti <---socialismo <---socialista <---socialisti <---A.N. <---A.N.E.I. <---A.N.P.I. <---Al X <---Antonio Frasson <---Antonio Pallante <---Berlino O <---C.L.N. <---Carlo De Luca <---Carlo L <---Carlo L Ragghianti <---Carlos J <---Carlos J Contreras <---Charles De Gaulle <---Comitato centrale <---D'Annunzio <---De Gasperi <---Dino Del Prete <---Diplomatica <---Emanuele Cacherano di Bricherasio <---Enea Sormen <---Enrico Cintelli <---Enrique Castro Delga <---Enzo Enriques Agnoletti <---Ethel Rosenberg <---F.I.A.P. <---FIAT <---Ferdinando Burlando <---Ferruccio Parri <---Giovanni Ceirano <---Giovanni Vergano <---Il Popolo <---Italiana Automobili Torino <---Jacques Maritain <---La F <---La F I <---La guerra <---Lamberto Mercuri <---Legione Straniera <---Leonardo da Vinci <---Leonida Calamida <---M.O. <---M.O.P.R. <---M.R.P. <---Martino Scovaricchi <---Maurice Barrès <---Medicina <---Moktar Ould Daddah <---Movimento di Resistenza Partigiana <---O.F. <---P.C.I. <---P.S.L.I. <---Paimiro Togliatti <---Partito comunista <---Passo del Piccolo <---Piccolo San Bernardo <---Piero Caleffi <---Pompilio Aste <---Presidenza del Consiglio <---Renzo Biondo <---Repubblica Islamica di Mauritania <---Resistenza nel Goriziano <---Riccardo Cerulli <---Riccardo Endrizzi <---Roberto Bisca <---Roma Io <---Russia di Stalin <---S.S. <---Saint-Louis <---Scriverà Paolo Robotti <---Sergio Manfredi <---Spagna in Francia <---Stati Uniti <---Storia <---Storiografia <---Sudan Francese <---U.A.G. <---U.R. <---U.S.A. <---Ugo La Malfa <---Vincenzo Federici <---abbiano <---anticomunismo <---anticonformismo <---antifascismo <---attesista <---collaborazionismo <---colonialismo <---colonialisti <---cristiana <---d'Hasburgo <---d'Indocina <---dell'Unione <---disfattista <---estremista <---facciano <---fasciste <---franchisti <---gollista <---italiane <---naliste <---nazifascisti <---nazista <---oltranzismo <---pessimismo <---professionisti <---progressisti <---psicologica <---squadristi <---zarista



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