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Il segmento testuale P.C.I. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 225Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Renato Mieli, La constrata evoluzione della sicilia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]natari. Macaluso, 'che é indubbiamente la figura di maggior rilievo tra i dirigenti comunisti siciliani, ritiene che la politica di incre mento della bonifica, di trasformazione e conversione colturale, debba poggiare su tre pilastri:
1° — Ente di Riforma agraria;
2° — Consorzi di bonifica;
3° — Consorzi agrari. Questi tre strumenti, a suo avviso, vanno
completamente rinnovati, se si vuol fare una politica di sviluppo del
l'agricoltura.
Il P.C.I., più che far questione di indirizzo produttivistico o di metodo nuovo, pone la sua candidatura al controllo degli strumenti operativi; e basta. Nessuno può contestare il buon diritto dei comunisti di rivendicare la loro parte di responsabilità nella direzione dell'economia agricola isolana, quando era evidente che senza di essi sarebbe venuta meno la maggioranza su cui si reggeva la Giunta Milazzo. Né si può negare che un funzionamento più democratico degli Enti di Riforma, dei consorzi di bonifica e dei consorzi agrari o una più ampia partecipazione ad essi dei contadini, che finora sono sta[...]

[...]concezioni e soprattutto gli interessi, di cui sono gli esponenti, stavano agli antipodi. Ognuno sarebbe rimasto, per quanto é possibile, sulle sue posizioni, cercando di ottenere il massimo beneficio dalle circostanze occasionali. E cosí é andata. Parlare di un piano, in queste condizioni, sarebbe stato pura ipocrisia o demagogia. Al massimo, si sarebbe potuto parlare di intenzioni, lodevoli ma non impegnative.
In questo stato di necessità, il P.C.I., e analogamente il P.S.I., non volendo far naufragare l'esperimento Milazzo, avevano poco da scegliere. Non potevano varare quel piano di rimodernamento dell'agricoltura che, fino a quando erano stati all'opposizione avevano additato come una lontana speranza, ma che, essendo sia pure indirettamente al potere, avrebbero dovuto formulare con impegni e scadenze precise. Dovevano quindi, per forza di cose, accontentarsi di 'esercitare quel tanto di autorità che avrebbe consentito di esaudire almeno in parte ciò che il loro elettorato si attendeva da essi. Ma non era molto; e soprattutto non era [...]

[...]i di vita dei contadini siciliani che è una necessità improrogabile per l'isola.
Visto che con quella maggioranza si è dimostrato impossibile impostare un piano, tecnicamente preciso e politicamente realizzabile, vien da chiedersi se ce ne sarebbe un'altra più omogenea per un programma di rinnovamnto dell'economia agraria. L'impressione, finché si rimane nel campo delle ipotesi, è positiva; in sostanza i dirigenti dei principali partiti — D.C., P.C.I. e P.S.I. — non hanno un orientamento inconciliabile per quanto si riferisce allo sviluppo dell'agricoltura isolana. Anzi c'é da ritenere che se dai propositi di massima si passasse allo studio delle trasformazioni e riconversioni colturali, dell'incremento e miglioramenti della zootecnia e della riforma del credito agrario, si intenderebbero piú facilmente. Sono i rapporti tra i partiti che ostacolano, per altre ragioni, l'elaborazione e l'accordo su un programma di rimodernamento agrario e non viceversa.
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 131
Sta di fatto, però, che tale programma è a[...]

[...]cata, quaIe é quella di promuovere e finanziare attività industriali che possono, anzi dovrebbero, generare lauti profitti a beneficio di un certo numero di imprenditori, si presta a facili e pesanti sospetti.
Ma, lasciando da parte le considerazioni di ordine morale e le riflessioni di natura psicologica, vi è una ragione pratica che rende necessaria la rottura del silenzio. L'ex Presidente Milazzo, accogliendo la richiesta dei sindacati e del P.C.I., aveva annunciato la creazione di un Comitato incaricato di elaborare un piano di sviluppo economico e sociale dell'isola. E un piano del genere non avrebbe potuto certo tacere sui compiti spettanti alla Sofis.
Quali sarebbero state le linee fondamentali di questo piano non é dato sapere. Vari sono i problemi da risolvere e gli interessi da conci
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 153
liare; ma alcune questioni pregiudiziali sembrano già adesso impor si all'attenzione. Quando si parla di industrializzazione e in particolare di sviluppo del settore manifatturiero, che è quello che ha l[...]

[...]iliana, che si era andata sgretolando e consumando negli ultimi anni: un'incarnazione più sveglia e dinamica, capace di utilizzare il suo atavico qualunquismo per sviluppare una politica spregiudicata nei metodi ma tenace nei fini.
Si é detto che la politica di questa destra era obbiettivamente di sinistra. Vero fino a un certo punto. Nella fase iniziale di convergenza autonomistica, il movimento di Milazzo può aver reso un prezioso servizio al P.C.I. e al P.S.I., in quanto ha impedito il ricostruirsi in Sicilia di una maggioranza dominata dalla D.C. e, di riflesso sul piano nazionale, ha alimentato la crisi della formula Segni. Ma per quanto si riferisce allo sviluppo dell'economia isolana, ed in particolare alla industrializzazione, non si può dire che vi sia mai stata una vera identità di obbiettivi fra le due ali su cui si reggeva il governo Milazzo. Al contrario, vi è sempre stato un inconciliabile contrasto. E ancor oggi, quel contrasto perdura: la partita, chiusa con la fine dell'esperimento Milazzo, rimane aperta all'interno della [...]

[...]r coinvolti in una gestione irresponsabile della cosa pubblica; o,
per parlar di cose più concrete, di permettere che i miliardi, di cui può
disporre la Regione e più particolarmente la Sofis, finissero per essere dissipati in opere di beneficenza a fine politico o in spese improduttive.
Ciò sarebbe stato un disastro non solo per l'isola ma anche per coloro
che si sono addossati il compito di liberarla dalla sua dolorosa arretratezza. Per il P.C.I. era necessario che l'esperimento Milazzo avesse esi
to positivo; ed era necessario che lo avesse avuto al più presto. Altrimenti le speranze suscitate dal risveglio autonomistico si sarebbero tradotte in amaro e sfiduciato risentimento.
Per il P.S.I. il problema era ancor più delicato. Avendo appoggiato, sia pur con qualche riserva ed esitazione, l'esperimento Milazzo, i socialisti comprendevano che non avrebbero potuto sottrarsi alle conseguenze di un eventuale insuccesso. Anch'essi, per la partecipazione indiretta al potere, si sentivano impegnati ad impedire il fallimento di un tentativo[...]



da Giancarlo Bergami, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]dal PCD'I:
Nella misura in cui la Internazionale applicherà tali espedienti, si verificheranno manifestazioni di federalismo e rotture disciplinari. Se dovesse arrestarsi
o invertirsi il processo per tendere alla eliminazione di tali anormalità o se queste dovessero elevarsi a sistema, si presenterebbe con estrema gravità il pericolo di una ricaduta nell'opportunismo (La tattica dell'Internazionale Comunista nel progetto di tesi presentate dal P.C.I. al IV Congresso mondiale, « Lo Stato Operaio », Roma, II, n. 6, 6 marzo 1924, p. 6).
Per Bordiga l'aggregazione al partito comunista di altri partiti, o di parti staccate di essi, indebolisce le potenzialità dell'organismo cosí artificiosamente composto, e paralizza l'opera di inquadramento e di radicalizzazione delle masse che in maggioranza seguono i socialdemocratici. La lotta per l'unità proletaria va condotta con la medesima energia con cui si affronta la politica dei riformisti, scontato che per la borghesia il metodo socialdemocratico valga quanto quello fascista. Anzi, l'acutizzarsi [...]

[...]
e contro le dottrine volontaristiche, contro le scintillanti formulazioni soreliane
e bergsoniane, egli aveva polemizzato, sin da giovane, nel socialismo napoletano. Le fonti, per Bordiga, erano le sacre pagine del Manifesto, erano il Marx e l'Engels che avevano rotto definitivamente con l'idealismo « borghese », con la democrazia « borghese », con la sinistra democratica anche nelle sue espressioni piú radicali (I primi dieci anni di vita del P.C.I. Documenti inediti dell'Archivio Angelo Tasca, Milano, Feltrinelli, 1967, pp. 212).
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 271
Su questo sfondo spicca la peculiarità della riflessione bordighiana nei riguardi del leninismo e dei problemi che i bolscevichi affrontavano per la conquista rivoluzionaria del potere. La vittoria dei bolscevichi non è per lui un evento in grado di modificare di per sé o integrare l'autentica lezione del marxismo, in cui sono contenuti gli strumenti di analisi della realtà capitalistica e l'orizzonte speculativo invariante per ogni comunista. I[...]

[...]TOGLIATTI], Les bases idéalistes du bordiguisme, « L'Internationale Communiste », Paris, n. 10, avril 1926, p. 321; poi in P. TOGLIATTI, Opere, a cura di E. Ragionieri, II. 19261929, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 26 e p. 27.
v Cfr. il verbale della riunione del 21 febbraio 1926 della delegazione italiana al vi Plenum dell'Esecutivo Allargato dell'Internazionale comunista, in APC 1926, 272/6; citaz. in F. ORMEA, Le origini dello Stalinismo nel PCI. Storia della « svolta » comunista degli anni Trenta, Milano, Feltrinelli, 1978, p. 86.
18 Cfr. il verbale della riunione del 22 febbraio 1926 della delegazione italiana — con gli interventi di Stalin —, in « Annali », VIII, 1966, Istituto Giangiacomo Feltrinelli di Milano, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 26370.
278 GIANCARLO BERGAMI
co StalinBucharin, Bordiga è colpito dallo spettacolo di ortodossia forzata, e dall'umiliazione che viene riservata agli oppositori:
Io penso che la caccia al frazionismo continuerà e darà i risultati che già ha dato sin qui. Noi lo vediamo bene nel partito te[...]



da Alberto L'Abate, Tre storie di emigrati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]anifesti di propaganda ed a discutere con la gente. Vede, ho come una avversione interna verso tutto quello che è violenza, come un senso di nausea, una cosa istintiva contro le armi. Forse è anche un poco di paura, chi non ne ha, io ne ho avuta e ne avrò ancora, ma è qualche cosa di più che mi fa aborrire tutti gli strumenti di guerra. Così preferivo fare l'altro lavoro.
Alla fine del '44 lasciai il movimento G.L. e cominciai a lavorare con il P.C.I.: credevo che quest'ultimo lavorasse più in profondità e creasse più che ogni altro le condizioni di un rinnovamento totale dell'Italia. Ero capocellula. Ero molto attivo: quasi tutte le sere facevo qualche riunione. Nel frattempo ero rientrato alla FIAT. Restai nel partito un anno. Ma c'era qualcosa che non mi andava. Si facevano le riunioni, per esempio, e non è che si chiedesse alle persone presenti di discutere su un problema. Ognuno avrebbe potuto portare la sua esperienza e ne sarebbero venute fuori delle cose importanti. Alla fine, semmai, avremmo potuto leggere cosa dicono, su quel pro[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]ofici per produrre determinati effetti teoricopolitici in tale congiuntura 2. La quale inizia, secondo Althus
1 Nel corso del testo ho usato le seguenti sigle che rimandano alle opere cit. in bibliografia (la p. si riferisce, ad eccezione che per l'Avantpropos a Duménil, alla trad. it. cit.): FL, per Freud et Lacan, tr. it. in n. 66; PM, per Pour Marx, n. 21; LC, per Lire le Capital, n. 23; Lettere, per M. L. Maciocchi, Lettere dall'interno del PCI a L.A., n. 40; LAIE, per Idéologie et appareils idéologiques d'Etat, n. 66; Avertissement per Avertissement aux lecteurs du Livre I du « Capital », n. 39; RJL, per Réponse à John Lewis, n. 53; PPSS, per Philosophie et philosophie spontanée des savants, n. 59; EA, per Eléments d'autocritique, n. 60; SEJM, per Sur l'évolution du jeune Marx, n. 60; EMP, per Estil simple d'être marxiste en philosophie?, n. 66; Finalmente, per Finalmente qualcosa di vitale si libera dalla crisi e nella crisi del marxismo, n. 71; MF, per Marx et Freud, in nn. 68 e 75; MO, per Il marxismo oggi, n. 76; Ap, per Avantp[...]

[...]ital », « L'Humanité »,
21 marzo 1969 (tr. it. in n. 66). 39. Avertissement aux lectures du Livre I du
«Capital », in K. Max,A Le Capital. Livre I, Paris, GarnierFlammarion, 1969, pp.
513 (tr. it. di M. Ciampa e E. Donda, L.A., Introduzione al I libro del Capitale, Parma, Pratiche Editrice, 1977, con una prefazione di M. Ciampa ed in appendice un
saggio di P. Raymond). 40. Lettere a Maria Luisa Maciocchi, in M.L.M., Lettere
dall'interno del P.C.I. a Louis Althusser, Milano, Feltrinelli, 1969, pp. 36, 2326,
5365, 126127, 331361. 41. A propos de l'article de Michel Verret sur « Mai
Etudiant », « La Pensée », 1969, n. 145, pp. 314 (affronta gli stessi temi della lettera
del 15 marzo 1969, in n. 40, pp. 338361).. 42. Idéologie et appareils idéologi
ques d'Etat (Notes pour une recherche), « La Pensée », 1970, n. 151, pp. 338 (tr. it., « Critica Marxista », vin, n. 5, 1970; « Il piccolo Hans », n. 67, 1975; Sull'ideologia,
Bari, Dedalo, 1976). 43. Sur le rapport de Marx à Hegel (1968), in JACQUES
D'HONDT (a cura di), Hegel et la pensée[...]



da Orazio Barbieri, La leggendaria liberazione di Firenze ad opera del popolo fiorentino in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1954 - numero 7 - luglio

Brano: [...]racconto sulla leggendaria liberazione di Firenze. Eppure quella fu e resta una bella pagina della nostra storia nazionale e della Resistenza europea; fu certamente uno dei più belli episodi vittoriosi di lotta armata popolare contro i tedeschi ed una delle più importanti esperienze politiche e militari di guerra partigiana.
Anche a Firenze dopo l'8 settembre si lavorava per mobilitare tutto il popolo nella lotta armata, secondo le direttive del P.C.I. Ma in quel tempo i dirigenti politici preparati erano pochi e la Federazione comunista fiorentina non aveva che scarsi e deboli legami con nuclei cittadini e delle campagne. Difficile appariva a molti di noi l'impresa di orientare larghe masse e mobilitarle nella lotta con così poche forze di partito, e ancor più deboli e male orientate erano le altre correnti politiche a Firenze e in Toscana. Ma un uomo, un comunista, seppe prendere le fila del debole tessuto politico e comprendere la forza delle masse operaie, contadine e intellettuali che volevano lottare contro i traditori fascisti e i na[...]

[...]N., comprendere gli alleati politici, seppe proporre e fare accettare la linea politica giusta per lo sviluppo della lotta in Toscana nei momenti più difficili e decisivi, conquistando la stima dei vari Zoli, Piccioni, Ragghianti, Agnoletti, Dall'Oppio e Lombardi che componevano il Comitato di Liberazione. (Anche i compagni Renato Bitossi e Vittorio Bardini furono per un breve periodo a Firenze fra settembre e ottobre, ma poi dalla Direzione del P.C.I. ebbero serii incarichi in altre province).
Quando anche a Firenze fu lanciata la parola d'ordine della lotta armata, gli eserciti alleati non avevano ancora messo piede in Europa e l'eroico Esercito rosso, pur avendo iniziata la controffensiva, non era ancora giunto alle frontiere della Polonia.
Iniziare la lotta armata contro i tedeschi voleva dunque dire affrontare la lotta in pieno, sostenuti dalla crescente forza delle armate delle Nazioni Unite e dei popoli in rivolta, ma senza la prospettiva di una rapida liberazione per mezzo delle armate alleate. I fiorentini ne erano coscienti, vole[...]



da Franco Fortini, Che cosa è stato il Politecnico in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] un nucleo di studio 5. O, in altri termini si forma la possibilità di un luogo di incon
ricizzare l'eterno gioco dell'anima non può concludersi che in una capitolazione di fronte al « Principe di questo mondo».
4 Ma si aspetta ancora oggi la ristampa degli scritti dell' Ordine Nuovo.
5 Cito per tutti gli altri numerosissimi esempi un passo redáziöñáte che é nel primo numero della rivista: vi si parla di una dichiarazione della segreteria del P.C.I. (relativa ad un comunicato del P.C. francese sulla questione di Trieste) nella quale si invitano i comunisti francesi ad un contatto diretto col movimento democratico e operaio italiano prima di giudicare sulla questione di Trieste. E si aggiunge: «Queste parole significano che esiste una situazione nuova per i comunisti nel mondo e che i comunisti italiani sono maturi per comprenderla e darle sviluppo di vita. E finito il tempo nel quale era sufficiente, da parte dei comunisti, `risolvere' ogni questione sul piano dottri
CHE COSA É STATO «IL POLITECNICO )) 193
tro e di discussione per queg[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.C.I., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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