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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 266

Brano: Ordine Nuovo, L‘

Testata de « L'Ordine Nuovo » settimanale (n. 16 del 2.10.1920)

cesi Romain Rolland ed Henri Barbusse (v.), alla cui rivista « Clarté » gli ordinovisti si sentirono particolarmente vicini, agli americani Max Eastman e John Reed, osservatori attenti del processo rivoluzionario in Russia, che in quegli anni erano venuti visitando; da Lenin, Zinoviev, Trotzskij, Rykov, Bucharin, Lunacarskij, Radek, che aggiornavano i lettori sui problemi della costruzione del socialismo, allo « spartachista » Paui Levi.

La sconfitta seguita all’occupazione delle fabbriche approfondì, rendendolo insanabile, il contrasto con le compone[...]

[...] Rykov, Bucharin, Lunacarskij, Radek, che aggiornavano i lettori sui problemi della costruzione del socialismo, allo « spartachista » Paui Levi.

La sconfitta seguita all’occupazione delle fabbriche approfondì, rendendolo insanabile, il contrasto con le componenti moderate e « unitarie » del P.S.I., che gli ordinovisti, insieme con gli astensionisti di Amadeo Bordiga (v.), accusavano di frenare la volontà « rivoluzionaria » delle masse.

« L’Ordine Nuovo » quotidiano

Alla fine del 1920 il dirigente socialista Giacinto Menotti Serrati, in dissenso con la Terza Internazionale (v.) a causa delle 21 condizioni da essa poste alTingresso del P.S.I. nelle proprie file, colse l’occasione di un articolo di Gramsci apparso sull’« Avanti! » per sconfessare l'edizione torinese di questo quotidiano che, dalla fine della guerra, grazie aH’iniziativa di Ottavio Pastore, aveva dato prova di inconsueta combattività e di eterodossia nei confronti delle altre due edizioni di Milano e Roma. Nel dicembre

1920, poco dopo la nascita ufficiale della « frazione[...]

[...]cita ufficiale della « frazione comunista » al convegno di Imola, la testata torinese del quotidianosocialista, che

gli ordinovisti avevano usato come tribuna di propaganda e organo di discussione, venne soppressa dalla Direzione del partito. Appartenendo tuttavia le attrezzature tipografiche e redazionali all’organizzazione torinese, fu ritenuto opportuno,

in una delicata fase di trapasso e di preparazione della scissione, trasformare l’« Ordine Nuovo » settimanale in quotidiano, chiamando i lavoratori a sostenere l’onere finanziario della conversione.

Iniziò pertanto a uscire, l’1.1.1921, l’« Ordine Nuovo » quale « quotidino comunista », diretto da Gramsci. Redattore capo ne era Togliatti, capo cronista Leonetti; tra gli altri redattori, Andrea Viglongo, Felice Platone, Giuseppe Amoretti, Angelo Pastore, Un mese più tardi, maturata al Congresso socialista di Livorno (v,) la scissione del P.S.I., il giornale divenne « quotidiano del Partito comunista », per assumere, nell’ottobre 1921, il definitivo sottotitolo di « organo del Partito comunista d’Italia »,

Ma ora la responsabilità della stampa di partito (comprendente, oltre alI’« Ordine Nuovo », Il Comunista di Roma e II Lavoratore di Tries[...]

[...]po cronista Leonetti; tra gli altri redattori, Andrea Viglongo, Felice Platone, Giuseppe Amoretti, Angelo Pastore, Un mese più tardi, maturata al Congresso socialista di Livorno (v,) la scissione del P.S.I., il giornale divenne « quotidiano del Partito comunista », per assumere, nell’ottobre 1921, il definitivo sottotitolo di « organo del Partito comunista d’Italia »,

Ma ora la responsabilità della stampa di partito (comprendente, oltre alI’« Ordine Nuovo », Il Comunista di Roma e II Lavoratore di Trieste) spettava direttamente all’Esecutivo del P.C.d’I. che, dell’originario nucleo ordinovista, aveva accolto solo Terracini, accanto a Bordiga e ai suoi seguaci come Bruno Fortichiari, Ruggero Grieco e Luigi Repossi. Pur nell’isolamento che costò a Gramsci la fondazione del nuovo partito, malgrado il clima di guerra civile scatenato dal fascismo, nonostante le schermaglie tattiche intestine e l’intensificata attività organizzativa, il quotidiano da lui diretto, ribadendo nei fatti la continuità rispetto al settimanale, seppe essere « un giornale [...]

[...]ppe essere « un giornale di pensiero, singolarissimo in Italia, conscio dell’importanza dei problemi nazionali, preoccupato di fondare una coscienza politica nuova e di ascoltare le esigenze culturali del mondo moderno ». Sono, queste, parole di Piero Gobetti (v.) che, insieme con altri intellettuali « democratici », Gramsci aveva chiamato a collaborare e al quale consentirà di allestire per la stampa, mai avvenuta peraltro, una antologia dell’« Ordine Nuovo » settimanale. Certamente l’egemonia dell’indirizzo bordighiano nel partito ostacolava la marcia, e la rinuncia di Gramsci a contrastarlo apertamente non giovò alla vivacità del giornale. Nel maggio ^922, inoltre, l’« Ordine Nuovo » dovette privarsi del contributo insostituibile del suo direttore, inviato a Mosca come rappresentante del Partito comunista italiano neH’Esecutivo dell’Internazionale. Sopravvisse come potè fino all’ottobre, allorché, dopo la marcia su Roma, fu sospeso d autorità insieme con gli altri due quotidiani comunisti. Una perquisizio

ne della polizia costò, in quella circostanza, un rinvio a giudizio per il redattore capo Leonetti, per i redattori Umberto Calosso e Angelo Pastore, per il disegnatore Pietro Ciuffo (il famoso « Cip ») e l’amministratore Gennaro Gramsci. Nonostante l’avvenuta soppr[...]

[...]rcostanza, un rinvio a giudizio per il redattore capo Leonetti, per i redattori Umberto Calosso e Angelo Pastore, per il disegnatore Pietro Ciuffo (il famoso « Cip ») e l’amministratore Gennaro Gramsci. Nonostante l’avvenuta soppressione ufficiale, il gruppo che dirigeva il giornale riuscì a continuarne irregolarmente e clandestinamente la pubblicazione e la diffusione per poco più di un mese, adottando rudimentali procedimenti di stampa.

« L'Ordine Nuovo » quindicinale

Ai primi del 1923 un’ondata di arresti (tra gli altri, quelli di Bordiga e di Grieco) scosse e decimò il gruppo dirigente del partito; due interi esecutivi finirono poi in carcere tra il giugno e il settembre. Ne venne che, per ricomporre le fila dell’organizzazione, Gramsci fu incaricato di trasferirsi da Mosca a Vienna, città nella quale avrebbe potuto seguire più da vicino le vicende italiane. Da un paio di mesi egli veniva pensando alla fondazione di un nuovo quotidiano, il cui titolo avrebbe dovuto richiamare esplicitamente l’urgenza della riunificazione tra Nord e Sud,[...]

[...]liane. Da un paio di mesi egli veniva pensando alla fondazione di un nuovo quotidiano, il cui titolo avrebbe dovuto richiamare esplicitamente l’urgenza della riunificazione tra Nord e Sud, oltre che la necessità di una strategia di alleanze con forze non comuniste, disposte ad accogliere la parola d’ordine del « governo operaio e contadino ». Il primo numero de l'Unità (v.) uscì il 14.2.1924. Trascorsi quindici giorni, fece la sua ricomparsa l’« Ordine Nuovo », ora presentato come « Rassegna di politica e cultura operaia ». Si trattava di una terza serie, questa volta quindicinale, voluta da Gramsci per riprendere (in una temperie quanto mai mutata) l’impegno di scavo critico e di « battaglia delle idee » che era stato peculiare, quattro anni prima, del settimanale. Dedicato a commemorare Lenin da poco scomparso, il primo fascicolo del quindicinale, apparso a Roma sotto la responsabilità di Ruggero Grieco, fu composto quasi interamente a Vienna da Gramsci che vi premise una presentazione.

«L’Ordine Nuovo riprende sue pubblicazioni nello stesso[...]

[...], questa volta quindicinale, voluta da Gramsci per riprendere (in una temperie quanto mai mutata) l’impegno di scavo critico e di « battaglia delle idee » che era stato peculiare, quattro anni prima, del settimanale. Dedicato a commemorare Lenin da poco scomparso, il primo fascicolo del quindicinale, apparso a Roma sotto la responsabilità di Ruggero Grieco, fu composto quasi interamente a Vienna da Gramsci che vi premise una presentazione.

«L’Ordine Nuovo riprende sue pubblicazioni nello stesso formato e con gli stessi intendimenti con cui iniziò a stamparsi a Torino il 1° maggio 1919.

La sua attività di settimanale negli anni '1920 e di quotidiano negli anni '2122 non è stata senza lasciare tracce nella storia della classe operaia italiana e specialmente nel proletariato torinese ».

Si trattava pertanto, nuovamente, di ripercorrere le vie dell’educazione



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 267

Brano: [...]mo travolti dagli avvenimenti; fummo, senza volerlo, un aspetto della dissoluzione generale della società italiana »). Lo scritto destò vivaci discussioni tra i militanti e, dopo l’acquiescenza degli anni precedenti nei confronti della linea di Bordiga, si segnalò in qualche modo come il sintomo di una riscossa.

Eletto deputato in un collegio veneto, Gramsci potè rientrare in Italia nel maggio del 1924. Per cinque mesi la pubblicazione dell’« Ordine Nuovo », che nel frattempo aveva raggiunto la tiratura di 6.000 copie, venne interrotta. Erano i giorni del delitto Matteotti e delI’Aventino (v.), un periodo di assai intensa attività per il dirigente comunista, che il 1° settembre includeva, nel n. 5 dell’« Ordine Nuovo » quindicinaie (alla cui responsabilità direttiva Felice Platone aveva frattanto sostituito Grieco), la sua relazione al Comitato centrale del partito, fiduciosa nella possibilità di un'alleanza tra la classe operaia e la piccola borghesia in funzione antifascista.

Tanto breve fu però l’illusione aventiniana, quanto capace di ap

profittare delle divisioni e degli errori altrui fu il fascismo, la cui disgregazione e caduta, previste da molti nell’estate 1924, furono brillantemente evitate.

Con grande irregolarità, della terza serie di « Ordine Nuovo » poterono ancora essere compilati,[...]

[...]la sua relazione al Comitato centrale del partito, fiduciosa nella possibilità di un'alleanza tra la classe operaia e la piccola borghesia in funzione antifascista.

Tanto breve fu però l’illusione aventiniana, quanto capace di ap

profittare delle divisioni e degli errori altrui fu il fascismo, la cui disgregazione e caduta, previste da molti nell’estate 1924, furono brillantemente evitate.

Con grande irregolarità, della terza serie di « Ordine Nuovo » poterono ancora essere compilati, tra il novembre 1924 e l'aprile dell’anno seguente, quattro fascicoli, prima che il definitivo consolidarsi del regime spegnesse, con le altre, anche questa voce di opposizione. C.Po.

Bibliografia: Ristampe anastatiche dell’» Ordine Nuovo » settimanale e quotidiano: Antologia dell’« Ordine Nuovo » settimanale nella collana La cultura italiana attraverso le riviste, Torino 1963; P. Spriano, « L’Or, dine Nuovo » e i consigli di fabbrica, Torino 1971 (contiene, con una serie di testi daU'O.N., l’introduzione di Spriano all’antologia cit.).

Per gli scritti di Gramsci cfr. A. Gramsci, « L’Ordine Nuovo » 19191920, Torino 1954; ld., Socialismo e fascismo. « L'Ordine Nuovo » 192122, Torino 1964; ld., La costruzione del Partito comunista 192326, Torino 1971; ld., Per la verità. Scritti 19131926, Roma 1974.

Per gli scritti di Togliatti cfr. P. Togliatti, Opere I 19171926, Roma 1967.

Sull’O.N. cfr. P. Gobetti, Storia dei comunisti torinesi scritta da un liberale, In Scritti politici, Torino 1969, pp. 278295, poi rifusa in ld., Rivoluzione liberale, Torino, 1964; A. Tasca, I primi dieci anni del PCI, Bari 1971; U. Calosso, Gramsci e l'« Ordine Nuovo », in « Quaderni di 'Giustizia e libertà », agosto 1933; B. Santhià, Con Gamsci all’« Ordine Nuovo », Roma 195[...]

[...], La costruzione del Partito comunista 192326, Torino 1971; ld., Per la verità. Scritti 19131926, Roma 1974.

Per gli scritti di Togliatti cfr. P. Togliatti, Opere I 19171926, Roma 1967.

Sull’O.N. cfr. P. Gobetti, Storia dei comunisti torinesi scritta da un liberale, In Scritti politici, Torino 1969, pp. 278295, poi rifusa in ld., Rivoluzione liberale, Torino, 1964; A. Tasca, I primi dieci anni del PCI, Bari 1971; U. Calosso, Gramsci e l'« Ordine Nuovo », in « Quaderni di 'Giustizia e libertà », agosto 1933; B. Santhià, Con Gamsci all’« Ordine Nuovo », Roma 1956; F. Platone, Antonio Gramsci e l’« Ordine Nuovo », in AA.VV., Gramsci. Roma 1945.

Ordine pubblico

La nozione di ordine pubblico ha assunto, nelle leggi e nelle prassi succedutesi nella storia delle nostre istituzioni, rilievo e contenuti mutevoli. La relatività storica di questo concetto non ha impedito alla dottrina di effettuare un notevole sforzo di accorpamento degli elementi cui, in maniera costante, gli organi statali fanno riferimento nelle norme e nei provvedimenti emanati in nome della tutela dell’ordine pubblico.

Ordine pubblico materiale

È stato così delineato un ordine pubblico materiale o amministrativo, riferibile[...]

[...]dinamento) appare indispensabile per garantire la sopravvivenza di un sistema economico e politico e l’immutabilità di una data forma di governo.

L’accettazione dell’una o dell’altra nozione di ordine pubblico da parte degli organi dello Stato non è priva di riflessi sul quadro democratico del paese in un determinato momento storico. L’assenza di un sistema di valori e di principi, as

Giornalisti, tipografi, impiegati e guardie rosse de «L’Ordine Nuovo» quotidiano (1922). Sono identificabili: Cesare Lorenzetti (1); Giovanni Casale (2); Gennaro Gramsci (3); il linotipista Filippo Manzi (4); Pia Carena Leonetti (5); Antonio Gramsci (6); Mauro Scoccimarro (7); Mario Montagnana (8); Angelo Pastore (9); Andrea Viglongo (10); Felice Platone (11); Elda Banchetti (12); Alfonso Leonetti (13); Giuseppe Amoretti (14); la Bogetto (15); il capolinotipista Ernesto Schiara (16).

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 615

Brano: [...]sci erano sostanzialmente presenti gli elementi che, nel 1932, avrebbero portato il XIII Esecutivo allargato dell'Internazionale Comunista alla nota definizione: « Il fascismo è una dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e aggressivi del capitale finanziario ».

Né Gramsci si limitò all'analisi, ma dal 1920 fino alla marcia su Roma (ottobre 1922) tenacemente sostenne quasi ogni giorno, sulle colonne dell’« Ordine Nuovo », che il solo modo di battere il fascismo era rispondere alla violenza con la violenza, alla lotta armata con la lotta armata, opponendogli una resistenza attiva ed una controffensiva unitaria delle masse operaie e contadine. Egli metteva inoltre in guardia contro la tattica politica e militare del fascismo, tesa a smantellare uno dopo l’altro i fortilizi proletari e a concentrare le forze prima su un punto, per spostarle poi e sferrare l’attacco a un’altra posizione, attraverso una tattica insidiosa che, partendo dalle campagne, mirava a raggiungere i centri industriali e i grandi agglomera[...]

[...]uerra è la guerra: chi tenta l’avventura deve provare il duro morso della belva che ha scatenato. La guerra è la guerra. Guai a chi la scatena. Un militante della classe operaia che debba passare all’altro mondo, deve avere nel suo viaggio un accompagnamento di prima classe. Se l’incendio arrossa il pezzo di cielo di una strada, la città deve essere, provvista di molti bracieri per riscaldare le donne e i figli degli operai andati in guerra » (« Ordine Nuovo », 31.1.1921, n. 31).

Criticava inoltre acerbamente la direzione

del Partito socialista e della C.G.L.: « Il massimalismo che oggi è in rotta e in piena decomposizione, ha applicato nella guerra civile la stessa tattica che il generalissimo Cadorna aveva applicato alla guerra nazionale: ha logorato gli effettivi proletari in una molteplicità di azioni disordinate e caotiche. ha sfibrato le masse, le ha illuse sulla facilità della vittoria. Il massimalismo italiano e il generalissimo Cadorna avevano avuto dei precursori: i boxers cinesi, i quali credevano di poter snidare gli inglesi e i[...]

[...]ttivi proletari in una molteplicità di azioni disordinate e caotiche. ha sfibrato le masse, le ha illuse sulla facilità della vittoria. Il massimalismo italiano e il generalissimo Cadorna avevano avuto dei precursori: i boxers cinesi, i quali credevano di poter snidare gli inglesi e i tedeschi dai loro fortilizi, avanzando in folla tumultuante contro le mitragliatrici, preceduti da stendardi di carta con dipinti mostri orribili e spaventosi » (« Ordine Nuovo », 13.11.1921. n. 316).

Nella sede della redazione e della tipografia dell’« Ordine Nuovo » venne organizzata una difesa armata permanente. Un pesante portone blindato, con un operaio armato di sentinella, sbarrava l’accesso al cortile su cui davano i locali del giornale. Nel cortile erano attrezzati un sistema di difesa (reticolati, cavalli di frisia, suonerie d’allarme) e un corpo di guardia permanente (operai armati che a turno si davano il cambio) pronto a intervenire al primo segnale d’attacco.

Anche i redattori erano armati. Gramsci sostenne apertamente sull’« Ordine Nuovo » che, quando si trattava di difendere la libertà di stampa come qualsiasi altro diritto costituzion[...]

[...]a permanente. Un pesante portone blindato, con un operaio armato di sentinella, sbarrava l’accesso al cortile su cui davano i locali del giornale. Nel cortile erano attrezzati un sistema di difesa (reticolati, cavalli di frisia, suonerie d’allarme) e un corpo di guardia permanente (operai armati che a turno si davano il cambio) pronto a intervenire al primo segnale d’attacco.

Anche i redattori erano armati. Gramsci sostenne apertamente sull’« Ordine Nuovo » che, quando si trattava di difendere la libertà di stampa come qualsiasi altro diritto costituzionale riconosciuto, non erano da considerarsi reati la detenzione e l’uso di armi da parte dei cittadini. In realtà l’« Ordine Nuovo » fu il solo giornale antifascista a organizzare la propria difesa armata e a rivendicarne il pieno diritto; e fu anche il solo che non subì né devastazioni né incendi né assalti da parte delle squadracce fasciste. La sua sede fu occupata il

Antonio Gramsci negli ultimi anni della sua vita (1935)

30.10.1922, due giorni dopo la marcia su Roma, ma da forze di polizia appoggiate da una compagnia del 19* Fanteria.

L’errata posizione assunta da Bordiga e dalla direzione del P.C.d’I. non consentì di comprendere e di valorizzare l’iniziativa degli Arditi del popolo (v.)t ma Gramsci si diffe[...]

[...]a una compagnia del 19* Fanteria.

L’errata posizione assunta da Bordiga e dalla direzione del P.C.d’I. non consentì di comprendere e di valorizzare l’iniziativa degli Arditi del popolo (v.)t ma Gramsci si differenziava in una certa misura da tale posizione, affermando che i comunisti non erano contrari al movimento degli Arditi del popo

lo, purché l’iniziativa non avesse una funzione di « pura resistenza » e fini « puramente sindacali » (« Ordine Nuovo», 15.7.1921).

Impedire il colpo di stato

Di fronte alla minaccia incombente di colpo di stato reazionario e fascista, Gramsci denunciò più volte l’opportunismo dei socialisti che, rifiutando la lotta armata e l’insurrezione, lasciavano via libera all'avversario di classe.

« Ma se l’insurrezione del proletariato — egli scrisse — venisse imposta dalla volontà dei reazionari, che non possono avere scrupoli ” marxisti ”, come dovrebbe comportarsi il Partito socialista? Lascerebbe senza resistenza la vittoria alla reazione?

Il colpo di stato dei fascisti, cioè dello stato maggiore, dei[...]

[...]ombe su questa legislatura. Il partito comunista ha il suo indirizzo: lanciare la parola dordine dell’insurrezione, condurre il popolo in armi fino alla libertà garantita dallo Stato operaio. Qual è la parola d’ordine del Partito socialista?

Come possono le masse ancora fidarsi di questo partito che esaurisce la sua attività politica nel gemito, e si propone solo di fare tenere dai suoi deputati dei " bellissimi ” discorsi in Parlamento? » (« Ordine Nuovo ». 11.6.1921, n. 161).

Ammoniva che il colpo di stato non lo si poteva impedire senza una seria e aperta preparazione. I dirigenti del P.S.I. e della C.G.L. non avevano alcun piano, egli scriveva, ma quand’anche ne avessero avuto uno clandestino, questo sarebbe stato inefficace, « perché solo un’insurrezione delle grandi masse può spezzare un colpo di forza reazionario. e le insurrezioni delle grandi masse, se hanno bisogno di una preparazione clandestina, hanno anche bisogno di una propaganda legale, aperta, che dia un indirizzo, che orienti gli spiriti, che prepari le coscienze » (« Ordi[...]

[...]e della C.G.L. non avevano alcun piano, egli scriveva, ma quand’anche ne avessero avuto uno clandestino, questo sarebbe stato inefficace, « perché solo un’insurrezione delle grandi masse può spezzare un colpo di forza reazionario. e le insurrezioni delle grandi masse, se hanno bisogno di una preparazione clandestina, hanno anche bisogno di una propaganda legale, aperta, che dia un indirizzo, che orienti gli spiriti, che prepari le coscienze » (« Ordine Nuovo », 11.6.1921). Insisteva presso i capi della Confederazione perché organizzassero almeno una resistenza passiva, del tipo di quella opposta dai sindacati tedeschi al putsch KappLùttwitz (v. Germania): « Credono i capi sindacali che anche una resistenza di tale natura possa verificarsi senza una preparazione, senza una propaganda sistematica, senza un lavoro persistente e tenace di organizzazione?

In quali forme può avvenire una resistenza popolare al colpo di stato, se non specialmente attraverso lo sciopero generale di tutte le industrie e dei trasporti? [...] Se I capi sindacali intendon[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 324

Brano: [...]tura e socialismo », con interventi di Gramsci e di Attilio Carena.

Alla fine della Prima guerra mondiale Leonetti abbandonò gli studi universitari (si era iscritto alla facoltà di Diritto aH'Università di Camerino) per dedicarsi interamente al giornalismo militante. Entrò infatti nella redazione piemontese deir« Avanti! » a fianco di Gramsci, Pia Carena, Leo Gaietto e Ottavio Pastore che ne era redattore capo.

Collaborò al settimanale « L'Ordine Nuovo », pubblicandovi il 12.8.1919 il suo primo articolo sotto il titolo « I comunisti e le elezioni » e rompendo con la sinistra bordighiana dichiaratasi « astensionista ».

Nel 1919 pose tra i primi la questione delle commissioni interne come embrioni del potere operaio e affrontò quei problemi che avrebbero trovato poi soluzione nella istituzione dei Consigli di fabbrica (si vedano i suoi articoli su « Avanguardia » del 9.3.1919 e sull' « Avanti! » del 3.7.1919 « Per un convegno delle commissioni interne »).

In qualità di inviato dell' « Avanti! » torinese partecipò nell'ottobre 1919 al Co[...]

[...]delle commissioni interne »).

In qualità di inviato dell' « Avanti! » torinese partecipò nell'ottobre 1919 al Congresso socialista di Bologna che decise l’adesione del P.S.l. alla Terza Internazionale.

All’inizio del 1920, chiamato da G. M. Serrati, passò alla redazione milanese dell’« Avanti! ». Al suo posto, a Torino, Ottavio Pastore assunse il giovane Paimiro Togliatti che si iniziò così al giornalismo operaio.

Da//'* Avanti! » all’« Ordine Nuovo »

Durante il periodo milanese Leonetti pubblicò vari opuscoli presso l'Editrice «Avanti!», nonché una antologia di scritti di Lenin presso l’editore Facchi, che fu recensita e segnalata da Benedetto Croce.

Collaborò inoltre a « ComuniSmo », « Compagni », « Puglia Rossa », « La Battaglia Socialista » e ad altre pubblicazioni socialiste, ponendo soprattutto con forza la « questione meridionale » e sostenendo, durante l’occupazione delle fabbriche del settembre 1920, la necessità di unire la lotta degli operai metallurgici alle lotte dei contadini per la conquista della terra. Accettò in q[...]

[...] alla redazione romana dell’« Avanti! », dove compì l’esperienza di resocontista parlamentare a fianco di Eugenio Guarino, redattore capo di quella edizione. Fu poi l’unico, tra i militanti delle due redazioni (milanese e romana), che si separò dal direttore dell’® Avanti! » Serrati per aderire alla frazione comunista di Imola.

Nel dicembre 1920, tornato a Torino, partecipò in qualità di cronista capo alla nascita del quotidiano comunista « l’Ordine Nuovo » (1.1.1921). Poi, inviato speciale di questo stesso quotidiano al Congresso di Livorno (v.), insieme a Ottavio Pastore ne registrò e commentò le storiche sedute al Teatro Goldoni e infine consegnò nella sua cronaca la fondazione del Partito comunista d’Italia nel Teatro San Marco.

Dirigente comunista

A Torino, dopo la partenza di Togliatti, chiamato a Roma per dirigere l’organo centrale del P.C.d’I. « Il Comunista », Gramsci affidò a Leonetti le funzioni di redattore capo dell’« Ordine Nuovo ». Dalla fine del maggio 1922, allorché Antonio Gramsci fu inviato a Mosca come rappresentante [...]

[...]esto stesso quotidiano al Congresso di Livorno (v.), insieme a Ottavio Pastore ne registrò e commentò le storiche sedute al Teatro Goldoni e infine consegnò nella sua cronaca la fondazione del Partito comunista d’Italia nel Teatro San Marco.

Dirigente comunista

A Torino, dopo la partenza di Togliatti, chiamato a Roma per dirigere l’organo centrale del P.C.d’I. « Il Comunista », Gramsci affidò a Leonetti le funzioni di redattore capo dell’« Ordine Nuovo ». Dalla fine del maggio 1922, allorché Antonio Gramsci fu inviato a Mosca come rappresentante italiano nell’esecutivo dell’Internazionale Comunista, su Leonetti e sugli altri compagni della redazione gravò l’intera responsabilità del giornale, in momenti particolarmente difficili della situazione italiana.

Strenuamente difeso dagli operai, « l’Ordine Nuovo » divenne per i fascisti una fortezza inespugnabile, finché non fu occupato dalla polizia dopo la marcia su Roma. Ma Leonetti, con la collaborazione dei tipografi e degli altri compagni della redazione, in particolare con l’aiuto di Pia Carena, organizzò l’uscita clandestina de « l’Ordine Nuovo », primo esempio di stampa clandestina antifascista in Italia. Attivamente ricercato dalla polizia per questa attività e per la difesa armata della sede del giornale, Leonetti ebbe dal partito l’incarico di assumere clandestinamente la direzione del quotidiano « Il Lavoratore » di Trieste, ma qui venne scoperto e arrestato il giorno di Natale del 1922. Dalle carceri di Trieste fu trasferito alle « Nuove » a Torino dove, nel maggio 1923, con altri redattori de « l’Ordine Nuovo » comparve davanti al tribunale imputato di « organizzazione di bande

armate ». Assolto, riprese subito il suo lavo[...]

[...]i stampa clandestina antifascista in Italia. Attivamente ricercato dalla polizia per questa attività e per la difesa armata della sede del giornale, Leonetti ebbe dal partito l’incarico di assumere clandestinamente la direzione del quotidiano « Il Lavoratore » di Trieste, ma qui venne scoperto e arrestato il giorno di Natale del 1922. Dalle carceri di Trieste fu trasferito alle « Nuove » a Torino dove, nel maggio 1923, con altri redattori de « l’Ordine Nuovo » comparve davanti al tribunale imputato di « organizzazione di bande

armate ». Assolto, riprese subito il suo lavoro clandestino nel Centro che, sotto la direzione di Umberto Terracini e Togliatti, si stava intanto organizzando ad Angera, sul lago Maggiore.

Nel settembre 1923 Leonetti fu nuovamente arrestato, questa volta a Milano, con Togliatti, Angelo Tasca, Egidio Gennari e altri membri dell’ufficio politico di cui faceva parte come supplente. Rilasciato alla fine dello stesso anno, tornò al giornalismo e divenne corrispondente da Roma de l’Unità, fondata a Milano nel febbraio 1924.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 796

Brano: [...]zionario che a questa espressione ha dato in Russia il compagno Lunaciarskij e neH'Occidente Henri Barbusse, tende alla creazione di un nuovo costume, di nuove abitudini di vita e di pensiero, di nuovi sentimenti: tende a ciò, promuovendo, nella classe dei lavoratori manuali e intellettuali, lo spirito di ricerca nel campo filosofico e artistico, nel campo dell’indagine storica, nel campo della creazione di nuove opere di bellezza e di verità” ("Ordine Nuovo”, 4 dicembre 1920).

[...] L’invito di Mosca sarebbe stato subito accolto: dopo poche settimane, infatti, sorgeva a Torino l’istituto di cultura proletaria, "sezione" del Proletkul’t di Mosca: e il 6 gennaio l"’Ordine Nuovo" ne pubblicava il programma steso dal prof. Zino Zini, figura aristocratica e solitaria di studioso ma sensibile in quegli anni agli ideali dei giovani "ordinovisti".

Il comitato provvisorio dell’istituto risultava composto da Antonio Gramsci, Zino Zini, Leopoldo Pogliani, Carlo Emanuele Croce, Mario Capellaro, Giovanni Casale. A partire dal dicembre 1921 il Comitato centrale dell’istituto sarà formato da C.E. Croce, Mario Stragiotti (tecnico), Ernesto Alessio (tecnico), G. Casale (impiegato), Pietro Borghi (ingegnere), Zino Zini, A. Gramsci, Antonio Oberti, Giuseppe Leonatti (tipografo), [...]

[...]o

letariato alla comprensione del tecnicismo moderno, con particolare riguardo alla tutela fisica e intellettuale dell’operaio come produttore (taylorismo, igiene domestica e del lavoro, diritto operaio). Nel campo artistico l'istituto si propone di raccogliere e coordinare le "spontanee e varie iniziative artistiche del proletariato" (teatro del popolo, scuola di artisti, Carro di Tespi, mostre artistiche, scuole corali, orchestrali: Cfr. l”’Ordine Nuovo", 17 novembre ’21). Traspaiono evidenti qui alcuni caratteristici interessi di Gramsci.

Per sviluppare negli operai la capacità creativa, l’istituto indice, sempre in gennaio, un concorso per "una novella o un bozzetto”. Zino Zini ne illustra i criteri nell”’Ordine Nuovo”, dove infatti appariranno nella prima metà del ’22 una serie di brevi composizioni di "scrittori operai". Ricordo qui il nome di Peppino Frongia, sardo, operaio alla Fiat, guardia rossa all’"Ordine Nuovo", anche perché un suo pezzo fornirà lo spunto a una polemica fra Piero Gobetti e il quotidiano cattolico di Torino, "Il Momento".

Nel campo artistico l’istituto promuove varie altre iniziative: nel marzo ’22 Marinetti accetta l’invito di partecipare alla inaugurazione nei locali del Winter Club, in piazza Castello, di una mostra di quadri futuristi. È Umberto Calosso, collaboratore a quel tempo deH"’Ordine Nuovo" con

lo pseudonimo di Mario Sarmati, che stende una vivace cronaca deH’avvenimento. []

Una piccola antologia di poeti futuristi (fra i quali il giovanissimo Fillia, impegnato nell’esaltazione della sensibilità meccanica e del mito della Macchina), dal titolo "1 + 1 + 1 = 1. Dinamite. Versi liberi", e dalla copertina scarlatta, edito dell’istituto di cultura proletaria, Torino (senza data), lire 1.50, viene stampato in alcune centinaia di copie, senza però essere messo in commercio. E bisogna pure ricordare una audizione di canti popolari promossa dall’istituto nel maggio. [...]

Ogni [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 614

Brano: [...]ietro ordine della Sezione socialista che concentrava nelle sue mani tutto il meccanismo del movimento di massa, i Consigli di fabbrica mobilitarono senza alcuna preparazione, nel corso di un’ora, centoventimila operai, inquadrati secondo le aziende. Un’ora dopo si precipitò Tarmata proletaria come una valanga fino al centro della città e spazzò dalle strade e dalle piazze tutto il canagliume nazionalista e militarista ».

Il 26.7.1919, su l’« Ordine Nuovo», apparve il programma della frazione comunista del P.S.I.. Sempre più evidente si dimostrava l'insufficienza del Partito socialista rispetto al movimento: lo sciopero generale dell’aprile 1920, diretto dai consigli di fabbrica, per il mancato appoggio della direzione socialista e della Confederazione generale del lavoro (v.) rimase isolato a Torino e in alcune fabbriche del Piemonte, finendo con la sconfitta dei lavoratori. Gramsci la giudicò tuttavia una sconfitta momentanea che non pregiudicava l’esito dello scontro generale di classe in atto.

L’8.5.1920 l'« Ordine Nuovo » pubblicò una [...]

[...] socialista rispetto al movimento: lo sciopero generale dell’aprile 1920, diretto dai consigli di fabbrica, per il mancato appoggio della direzione socialista e della Confederazione generale del lavoro (v.) rimase isolato a Torino e in alcune fabbriche del Piemonte, finendo con la sconfitta dei lavoratori. Gramsci la giudicò tuttavia una sconfitta momentanea che non pregiudicava l’esito dello scontro generale di classe in atto.

L’8.5.1920 l'« Ordine Nuovo » pubblicò una mozione in 9 punti, stesa personalmente da Gramsci e approvata dalla Sezione socialista torinese, in occasione del Consiglio nazionale del P.S.I., nella quale la situazione era così analizzata: « La fase attuale della lotta di classe in Italia, è la fase che precede: o la conquista del potere politico da parte del proletariato rivoluzionario per il passaggio a ntiovi modi di produzione e di distribuzione che permettano una ripresa della produttività: o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria e della casta governativa. Nessuna violenza sarà trascurata per soggio[...]

[...]elle « Tesi » sui compiti fondamentali del li Congresso dell'Internazionale Comunista (agosto 1920), era detto esplicitamente: « Per quanto riguarda il Partito socialista italiano, il II Congresso della III Internazionale ritiene sostanzialmente giuste la critica del partito e le proposte pratiche, pubblicate come proposte al Consiglio nazionale dei Partito socialista italiano, a nome della Sezione torinese del partito stesso, nella rivista I’ ” Ordine Nuovo ” dell’8 maggio 1920, le quali corrispondono pienamente a tutti i principi fondamentali della III Internazionale ».

La fondazione del P.C.d'I.

Durante il movimento dell’occupazione delle fabbriche (v.), Gramsci, Togliatti, Terracini, Giovanni Parodi, Battista Santhià, Giovanni Boero, Mario Montagnana e gli altri dirigenti e militanti dell'« Ordine Nuovo » furono attivamente presenti nelle diverse officine in lotta.

In seguito all’atteggiamento della direzione del Partito socialista e della Confederazione del lavoro, responsabili della sconfitta del movimento, i bordighiani torinesi volevano uscire immediatamente dal partito.

Tra i più autorevoli e decisi sostenitori di tale iniziativa vi era Giovanni Parodi, e solo con difficoltà Gramsci riuscì a persuaderlo a rinunciare a un’azione intempestiva, sostenendo (come appare anche in un suo articolo sull’« Avanti! » del 22.9.1920) che il Partito comunista doveva sorgere come il solo grande [...]

[...] sanzione ufficiale al Convegno di Imola del 2829.11.1920.

Il 21.1.1921, quando venne costituito a Livorno il Partito comunista d’Italia (v. Comunista italiano, Partito) , Bordiga ne fu eletto segretario generale e Gramsci entrò a far parte del Comitato centrale, ma non deN'Esecutivo. Questo risultò composto, oltre che da Bordiga, da altri tre bordighiani (Fortichiari, Ruggero Grieco, Repossi) e da un solo rappresentante della corrente dellr« Ordine Nuovo» (Umberto Terracini). A Gramsci venne affidata la direzione dell’« Ordine Nuovo », divenuto quotidiano del nuovo partito.

Pur essendo in disaccordo con Bordiga su certe questioni fondamentali, per alcuni anni Gramsci non manifestò pubblicamente i suoi dissensi. Va tuttavia ricordato un suo intervento alla Sezione comunista di Torino, alla vigilia del II Congresso nazionale del P.C.d’I., nel quale, in contrasto con le tesi di Bordiga e con la stessa maggioranza della Sezione, Gramsci mise l’accento sulla necessità di un fronte unico politico « fino alla normale conclusione del governo operaio ». Tuttavia, al Congresso (marzo 1922), anch'egli si limitò a pronunciarsi so[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 265

Brano: Ordine Nuovo, L'

to statale tedesco. Le trasmissioni venivano effettuate durante la notte, su una lunghezza d’onda preventivamente concordata con Mosca, direttamente da Berlino o attraverso Bruxelles. Il luogo dove era situato l’apparato trasmittente doveva sempre cambiare e numerosi collaboratori dell’Orchestra rossa mettevano a disposizione, a tale scopo, le loro abitazioni private; ma, qualche volta, financo la trasmittente . installata nello stesso Ministero per l’aeronautica venne utilizzata per passare comunicazioni in codice a Mosca.’ Si trattava di informazioni dettagliate sull’assetto militare[...]

[...]e vittime in Francia, Belgio, Olanda, dove per convenienza politica i nazisti non montarono processi e liquidarono silenziosamente tutti coloro che, a torto o a ragione, vennero sospettati di essere coinvolti nella rete cospirativa.

Bibliografia: Hans Rothfels, The German Opposition to Hitler, Illinois, U.S.A., 1948; Fabian von Schlabbrendorff, Offiziere gegen Hitler, Hamburg, 1959; Gilles Perrault. L’Orchestre rouge, Paris, 1967.

S.Po.

Ordine Nuovo, L’

« Rassegna settimanale di cultura socialista» fondata a Torino, l’1.5.

1919, da un gruppo di giovani militanti del P.S.I., tra cui Antonio Gramsci (v.).

il settimanale

Già durante gli anni della Prima guerra mondiale il capoluogo piemontese, caratterizzato da una singolare conformazione economica e sociale, aveva assistito al sorgere di vivaci fermenti e di lotte che videro protagonista una classe operaia concentrata nella grande industria e organizzata in strutture associative solide e ramificate. Gli scioperi del biennio 191113, le sommosse politiche del maggio 1915 e dell’a[...]

[...] e il giugno del 1920 la specificità del settimanale giungerà a piena definizione, ed il suo programma verrà a organizzarsi intorno ai problema centrale del Consiglio di fabbrica (v.), strumento di rappresentanza e di controllo dei salariati intesi come « produttori », e nucleo iniziale del potere operaio. Ad esercitare una profonda suggestione erano la lezione del leninismo e l’esempio del soviet, la cui formula organizzativa i redattori dell'« Ordine Nuovo » vennero identificando nella Commissione interna (v.), a scapito della struttura burocratica e verticistica del sindacato e del partito; così come, d'altra parte, ad orientare la ricerca di un nuovo rapporto tra la classe e la « forma » politica, era il caposaldo della « democrazia operaia », attuata dal basso e liberata dalle mediazioni esterne, prefiguratrice di un nuovo tipo di « Stato ».

Fu quella l’intuizione teorica dell’« Ordine Nuovo », che calò nelle assemblee di fabbrica e diede vita a un movimento ascendente, temuto e osteggiato dai dirigenti nazionali della Confederazione sindacale. Dal famoso sciopero delle « lancette » (v.) del marzoaprile, sconfessato dalle Direzioni del P.S.I. e della C.G.d.L., all’occupazione (v.) delle fabbriche nell’autunno 1920, sino alla disfatta gravida di funeste conseguenze, il settimanale torinese fu partecipe in modo diretto delle spinte rivoluzionarie espresse in tutto il paese dalle classi lavoratrici, quantunque fuori dal Piemonte si stentasse a comprendere la linea e le proposte.

[...]

[...]o delle « lancette » (v.) del marzoaprile, sconfessato dalle Direzioni del P.S.I. e della C.G.d.L., all’occupazione (v.) delle fabbriche nell’autunno 1920, sino alla disfatta gravida di funeste conseguenze, il settimanale torinese fu partecipe in modo diretto delle spinte rivoluzionarie espresse in tutto il paese dalle classi lavoratrici, quantunque fuori dal Piemonte si stentasse a comprendere la linea e le proposte.

Della prima serie dell’« Ordine Nuovo » uscirono complessivamente, tra il maggio 1919 e il dicembre 1920, 66 fascicoli, con una tiratura oscillante tra le 3.000 e le

5.000 copie, e un numero di abbonati che negli ultinrii mesi di vita oltrepassò il migliaio.

Accanto ai redattori già citati occorre menzionare, del gruppo di redattori più assidui, intellettuali operai e impiegati come Alfonso Leonetti, Ottavio Pastore, Mario Montagnana, Attilio Carena, Pietro Borghi, Andrea Viglongo, Enea Matta, Mario Stragiotti, Umberto Massola, Cesare Seassaro, Leo Gaietto, Arturo lacchia, Zino Zini (si vedano le rispettive voci).

Freque[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 71

Brano: [...]in convalescenza a Torino alla fine del 1917, ritrovò Gramsci che, nel frattempo, era diventato segretario della Sezione socialista torinese e direttore del settimanale Grido del Popolo (v.).

Primo dopoguerra

Congedato definitivamente alla fine del 1918, collaboratore del “Grido del Popolo”, poi cronista e redattore dell'edizione torinese dell’“Avanti!”, nel maggio 1919 fu chiamato a collaborare nella redazione del settimanale socialista L’Ordine Nuovo (v.) come estensore di cronache culturali e recensore di libri. Quando si sviluppò il movimento dei Consigli di fabbrica che cercava di tradurre a Torino le esperienze della rivoluzione russa, Togliatti si trovò a fianco di Antonio Gramsci e Umberto Terracini (v.) nella polemica

contro la Direzione del P.S.I. che giudicava estremistico quel movimento. Nel 1919 venne eletto vicesegretario della Sezione socialista torinese e nell’aprile 1920, dopo il fallimento del cosiddetto “sciopero delle lancette”, essendosi dimesso per protesta il segretario (un operaio bordighiano), gli subentrò automa[...]

[...]ndosi dimesso per protesta il segretario (un operaio bordighiano), gli subentrò automaticamente nella carica. Allorché, in seguito al deludente esito dell’occupazione delle fabbriche (settembre 1920), si inasprì la polemica che avrebbe spinto i bordighiani a staccarsi dal P.S.I. per fondare il Partito comunista d'Italia (v. Comunista italiano, Partito) secondo le indicazioni di Lenin e della Terza Internazionale (v.), il gruppo minoritario de “L’Ordine Nuovo” (Togliatti compreso), quantunque non condividesse pienamente la linea di Amadeo Bordiga si unì a questi nell’attacco contro i dirigenti riformisti. Quando la Direzione del P.S.I., per tale motivo, decise di sopprimere l’edizione torinese dell’“Avanti!” controllata dagli “ordinovisti”, essi trasformarono il loro settimanale in quotidiano (1.1.1921), sotto la direzione di Gramsci che volle al suo fianco, come redattorecapo, Togliatti.

Fondazione del P.C. d7.

Rimasto a Torino per assicurare l’uscita del nuovo quotidiano nella terza settimana dei gennaio 1921 Togliatti non potè essere pres[...]

[...]agli “ordinovisti”, essi trasformarono il loro settimanale in quotidiano (1.1.1921), sotto la direzione di Gramsci che volle al suo fianco, come redattorecapo, Togliatti.

Fondazione del P.C. d7.

Rimasto a Torino per assicurare l’uscita del nuovo quotidiano nella terza settimana dei gennaio 1921 Togliatti non potè essere presente al Congresso di Livorno (v.) che vide compiersi la scissione socialista e nascere il P.C. d'L

Il 22.1.1921 “L’Ordine Nuovo” cambiò sotto

Togliatti caporal maggiore del 2° Reggimento alpini

titolo (da “Quotidiano comunista” a “Quotidiano del Partito comunista”) e pubblicò in prima pagina un editoriale non firmato, nel quale, dopo aver descritto come èra avvenuta la scissione, si inneggiava alla nascita del nuovo partito: « Al Partito comunista italiano il nostro evviva! ».

Una nota in seconda pagina informava i lettori che i comunisti fondatori del P.C.d’I. avevano ritenuto opportuno, su proposta di Umberto Terracini, « stabilire a Milano la sede del nuovo Comitato centrale e dichiara organo ufficiale del[...]

[...]er descritto come èra avvenuta la scissione, si inneggiava alla nascita del nuovo partito: « Al Partito comunista italiano il nostro evviva! ».

Una nota in seconda pagina informava i lettori che i comunisti fondatori del P.C.d’I. avevano ritenuto opportuno, su proposta di Umberto Terracini, « stabilire a Milano la sede del nuovo Comitato centrale e dichiara organo ufficiale del partito il bisettimanale Il Comunista (v.) che uscirà a Milano. L’Ordine Nuovo non è opportuno sia il giornale ufficiale in quanto non si pubblica nella città stessa ove risiederà il C.C.. Esso è però riconosciuto dal Partito comunista e tutte le organizzazioni e tutti i membri sono invitati a favorirne la diffusione e a proteggerlo con tutti i mezzi ». Dalla stessa Risoluzione si apprende che Gramsci e Terracini erano stati ammessi a far parte del Comitato esecutivo del P.C.d’I. presieduto da Bordiga. Sempre in seconda pagina, una nota non firmata (attribuita a Togliatti) dal titolo « Che avverrà? », dopo aver presentato la nascita del nuovo partito come il frutto di u[...]

[...]a (« L’abbiamo voluto e creato. Non siamo stati spettatori ... »), così concludeva: « Che avverrà dunque domani? Noi questo non sappiamo, ma sappiamo che oggi, per noi, è giorno di propositi, di volontà, e di azione ».

In effetti, il P.C.d’I. era nato a Livorno soprattutto per iniziativa della corrente bordighiana che, in seno al P.S.I., rappresentava la forza di opposizione più numerosa e più articolata su scala nazionale.

Il gruppo dell'“Ordine Nuovo”, come dirà Togliatti, « nella direzione del lavoro quotidiano del nuovo partito scomparve quasi del tutto» top. cit., pag. 90).

In quel periodo Togliatti continuò a lavorare nella redazione del quotidiano torinese e nell’estate 1921 compì anche varie missioni come “inviato”. In ottobre, quando la Direzione del P.C. d’I. decise di trasferire da Milano a Roma “Il Comunista” per trasformarlo in quotidiano ufficiale del partito (sotto la gerenza ufficiale di Luigi Flepossi, ma di fatto diretto dal segretario generale Bordiga)Togliatti vennè chiamato a lavorarvi come redattorecapo.

Nella ti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 569

Brano: Giorgetti, Giovanni

gislativo dell’Assemblea elettiva, nel senso di annientare ogni partecipazione del popolo italiano al governo della cosa politica ». (L’Ordine Nuovo, Opere, pag. 334).

« Lo Stato italiano era stato fin’ora dominato dal capitale investito dalla grande industria; il governo italiano è stato fin’ora sempre in mano dei capitalisti pesanti che ai loro interessi di casta superprivilegiata, hanno sacrificato tutti gli altri interessi della nazione. I partiti storici della borghesia italiana sono stati distrutti da questa egemonia soffocante e distruttiva che politicamente ha preso nome da Giolitti ed è stata esercitata con la violenza più estrema e con la corruzione più svergognata ». (L'Ordine Nuoito, Opere, pagg. 7677).

« [...] La tattic[...]

[...] fascista per incanalarlo a questo fine preciso. Le masse furono massacrate impunemente, le Camere del Lavoro, le Case del Popolo, le cooperative furono incendiate e saccheggiate impunemente per indurre i capi socialisti alla riflessione. Per indurre i capi sindacali e i deputati socialisti a smetterla con ” l’intransigenza ” e a collaborare con il governo e con i capitalisti, l'on. Giolitti permise al fascismo di martirizzare intere regioni» [L’Ordine Nuovo, Opere, pagg. 224225).

« Chi era al governo dello Stato italiano, quando il fascismo si organizzò in grande stile e Fniziò la fase delle spedizioni punitive, dello sfoggio aperto e impudente di moschetti, di bombe, di pugnali? Chi era al governo dello Stato italiano quando, apertamente e impunemente, i giornali fascisti pubblicarono i primi bandi di morte, di incendio, di saccheggio, di persecuzioni individuali? Giovanni Giolitti lasciò moltiplicarsi la serie delle spedizioni punitive, lasciò che pubblicamente i fascisti costituissero depositi di armi e di munizioni, lasciò incendiare, las[...]

[...]asciò sequestrare le persone, ecc. ecc.. Giovanni Giolitti è il massimo responsabile dei delitti commessi dal fascismo, egli è veramente colpevole di alto tradimento per aver lasciato che le leggi dello Stato fossero impunemente calpestate, che le popolazioni fossero" interrorite, massacrate, torturate dalle bande armate, che la proprietà privata fosse distrutta Col saccheggio e l’incendio. Il fascismo è figlio spirituale di Giovanni Gioì itti[L'Ordine Nuovo, Opere, pagg. 250251).

Bibliografia: Giampiero Carocci, Giolitti e l'età giolittiana, Torino, 1961; Gaetano Natale. Giolitti e gli Italiani, Milano, 1949; G. Salvemini, Il ministro della mala vita, Roma, 1919; Giovanni Ansaldo, Il ministro della buona vita, Milano,. 1949; P. Togliatti, Discorso su Giolitti,:'Rinascita, 1950; A. Gramsci, Opere: Ordine Nuovo (1954), Socialismo e fascismo (1966), Torino; G. Giolitti, Memorie della mia vita, Milano, 1922.

Giolli, Raffaello

N. ad Alessandria nel 1889, m. a Gusen (Mauthausen) il 6.1.1945; storico e critico d'arte. Insegnante di Storia dell'arte nei licei, direttore della prima rivista italiana di arte contemporanea (« 1927»,

«■ 1928 », « 1929 »‘ divenuta nel 1930 Poligono), collaboratore di numerose altre pubblicazioni, tra le quali « Domus » e « Casabella », fu tra i primi critici a sostenere e propagandare le attività del Gruppo 7 (v.).

Protagonista, con Edoardo Persico e Giuseppe Pagan[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 626

Brano: [...]edi di altre correnti rivoluzionarie che, sia pure con minor chiarezza ideologica e non senza contraddizioni, avevano in precedenza lottato contro le degenerazioni riformiste e opportuniste.

Il Partito comunista sorse dall’iniziativa e dall'apporto di tre correnti fondamentali: quella astensionista, facente capo ad Amadeo Bordiga (v.) e al giornale « Il Soviet » di Napoli, che disponeva di un’articolazione a carattere nazionale; quella dell’« Ordine Nuovo » di Torino, organizzata attorno ad Antonio Gramsci (v.), Umberto Terracini, Paimiro Togliatti e Angelo Tasca, la cui influenza non andava però molto al di là del Piemonte; e la corrente massimalista di sinistra, che si ritrovava dietro a Egidio Gennari (v.) allora segretario del P.S.I., Nicola Bombacci, Luigi Repossi e Giuseppe Tuntar.

La maggior parte degli aderenti al nuovo partito fu portata dalla terza corrente, quantunque essa avesse minore peso dal punto di vista ideológico, e dai « comunisti unitari » di Antonio Grazi ad ei (v.) e Anseimo MarabiPii (una frazione sorta all'ultimo mo[...]

[...] unitari » di Antonio Grazi ad ei (v.) e Anseimo MarabiPii (una frazione sorta all'ultimo momento, che si batteva per l'unità del Partito socialista, ma che, dovendo scegliere tra il restare con massimalisti e riformisti o aderire al nuovo partito, preferì questa seconda soluzione). Segretario del Partito comunista d'Italia fu eletto Bordiga che prima di ogni altro aveva sostenuto la necessità di dargli vita e che, a differenza del gruppo dell’« Ordine Nuovo », aveva anche sviluppato un ampio lavoro su scala nazionale. Il comitato centrale, eletto in i>ase a un'approssimata valutazione dell’appor'to dei diversi gruppi, risultò composto da: Amadeo Bordiga, Ruggero G ri eco, Giovanni Parodi, Cesare Sessa e Ludovico Tarsia (per la ex frazione comunista astensionista) ; Antonio Granisci e Umberto Terracini (« Ordine Nuovo»); Ambrogio Bel Ioni, Nicola Bombacci, Bruno Fortichiari, Egidio Gennari, Anseimo Marabini, Francesco Misi ano, Luigi Poi a no e Luigi Repossi (massimalisti di. sinistra). Entrò a far parte del C.C., per diritto statutario e con voto consultivo, anche l'allora astensionista Giuseppe Berti in quanto segretario della Federazione giovanile socialista. Il comitato esecutivo (cioè l’effettiva direzione del partito) fu composto da 5 pèrsone: A. Bordiga, segretario; R. Grieco, responsabile della propaganda; U.

Terracini, per l'organizzazione; L. Repossi, per l'attività sindacale; B. Fortichiari, [...]

[...]ga, personalità senza dubbio di eccezionale rilievo. Ancora nel marzo 1924 Gramsci scriveva di lui: « Per sostituire Amadeo nella situazione italiana, bisogna inoltre avere più di un elemento perché Amadeo effettivamente, come capacità generale di lavoro, vale almeno tre, dato che si possa in tal modo sostituire un uomo del suo valore ».

Gli organi di stampa

Al momento della costituzione il nuovo partito poteva contare su tre quotidiani: L’Ordine Nuovo di Torino, diretto da Gramsci; Il Comunista, organo centrale che si pubblicò prima a Milano e poi a Roma, diretto da Paimiro Togliatti; e II Lavoratore Comunista di Trieste, diretto da Giuseppe Tuntar e Ottavio Pastore. Disponeva inoltre di una trentina di settimanali provinciali, alcuni dei quali avevano già anni di vita e godevano di larga influenza, mentre altri erano sorti nel corso del 1921. Tutti questi fogli ebbero però vita breve: più ancora dei quotidiani i settimanali, che già prima della marcia su Roma divennero facile bersaglio delle violenze fasciste e dovettero cessare le pubbli[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Ordine Nuovo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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