Brano: O.P.E.C.
goli paesi importatori, tenendo nel
lo stesso tempo il passo con lo sviluppo delle fonti energetiche alternative (uranio, carbone), destinate a ridurre l’importanza del petrolio. Ed è verso queste stesse fonti energetiche alternative che si rivolgono gli investimenti in petrodollari (rimesse derivanti dalle esportazioni di greggio) dei paesi del Golfo.
Le conferenze finora svoltesi all’interno dell’O.P.E.C. hanno messo in luce questo conflitto di fondo, ma i vantaggi derivanti agli Stati membri da un’offerta strettamente monopolizzata hanno sempre prevalso sui punti di divergenza, anche se questi hanno impedito di sfruttare fino in fondo i vantaggi del cartello petrolifero.
Tra i paesi dell’O.P.E.C., l’Arabia Saudita è il produttore più importante e che mira a esercitare una funzione egemonica nel mercato. Per esempio, quando nel 1979 l’Iran decise di ridurre la propria esportazione ai prezzi O.P.E.C. per realizzare maggiori profitti sul mercato libero di Rotterdam, l’Arabia Saudita aumentò il proprio contingente di esportazione per compensare la mancata quota iraniana e assicurare ugualmente ai paesi importatori le forniture richieste al prezzo concordato.
L'O.P.E.C. e le « sette sorelle »
I rapporti traigli Stati O.P.E.C. e le multinazionali ' del petrolio (le cosiddette « sette sorelle », cioè le grandi società petrolifere del mondo occidentale: Exxon Corporation, fìoyal Dutch/Shell, British Petroleum Company, Texaco Inc., Mobil 0/7 Corporation, Gulf 0/7 Corporation, Standard 0/7 Cai.) si fondano su una stretta convergenza di interessi. Mentre fino agli anni Sessanta la produzione petrolifera dei paesi O.P.E.C. era completamente assorbita dalle multinazionali che, pagando diritti di estrazione (royalties) ai rispettivi Stati e regimi, fungevano da esclusivi estrattori e acquirenti del petrolio, nel corso degli stessi anni, le multinazionali hanno cominciato a diversificare i propri investimenti rivolgendosi ad altre fonti energetiche (uranio, carbone) che, in prospettiva, comportano una valorizzazione di capitali superiore a quella offerta dal petrolio. Ciò ha indotto i paesi produttori a nazionalizzare il petrolio, per gestirsi direttamente le risorse finanziarie da esso derivanti, lasciando però a[...]
[...]olare forma di nazionalizzazione (ben diversa da quella tentata nel 1951 in Iran da Mossadeq) ha creato una rinnovata convergenza di interessi fra Stati e regimi produttori e società multinazionali attraverso l’investimento congiunto (joint venture) delle entrate petrolifere nelle emergenti tecnologie dell’industria nucleare ed elettronica.
Nella nuova situazione si è comunque determinato un notevole accrescimento del peso economico dei paesi O.P.E.C. sul mercato mondiale, un peso per il quale essi rivendicano un corrispondente accrescimento della loro influenza politica. Ma è questo un obiettivo che i paesi O.P.E.C., per la loro già accennata diversità e disunione sul piano politico, non sono stati finora in grado di raggiungere.
O.P.E.C. e politica estera
La posizione politica dei paesi O.P.E.C. nel contesto mondiale è tuttora molto diversificata, in conseguenza delle specifiche condizioni di ciascun paese. Mentre il Venezuela e l’Equador rientrano, per collocazione geografica, nella zona di influenza diretta degli U.S.A., nei cui confronti mantengono poi un atteggiamento politico diverso (di minor dipendenza il Venezuela, retto da una borghesia nazionale relativamente forte), l’Iraq e l’Algeria hanno legami di collaborazione dipendente con l’U.R.S.S.. Fortemente legati alla politica U.S.A. sono l’Arabia Saudita e gli Stati del Golfo (Qatar, Kuwait, Emirati Arabi), i cui investimenti[...]
[...], nella zona di influenza diretta degli U.S.A., nei cui confronti mantengono poi un atteggiamento politico diverso (di minor dipendenza il Venezuela, retto da una borghesia nazionale relativamente forte), l’Iraq e l’Algeria hanno legami di collaborazione dipendente con l’U.R.S.S.. Fortemente legati alla politica U.S.A. sono l’Arabia Saudita e gli Stati del Golfo (Qatar, Kuwait, Emirati Arabi), i cui investimenti di petrodol
II presidente dell’O.P.E.C. Uteiba (1980)
lari in tecnologia avanzata e armamenti rappresentano un supporto essenziale per la N.A.T.O..
Sganciati da questo sistema appaiono invece l’Iran (dopo la caduta dello scià) e la Libia che intrattiene rapporti di equilibrio sia con le due superpotenze che con alcuni paesi( dell’Europa Occidentale (come l’Italia e la Svezia). L’Indonesia, da parte sua, rientra nell’ambito di influenza della S.E.A.T.O..
Nel quadro della politica mondiale l’O.P.É.C. costituisce così una componente complessa e dinamica, alle cui spinte centripete derivanti dall’unità dell’interesse economico[...]
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lari in tecnologia avanzata e armamenti rappresentano un supporto essenziale per la N.A.T.O..
Sganciati da questo sistema appaiono invece l’Iran (dopo la caduta dello scià) e la Libia che intrattiene rapporti di equilibrio sia con le due superpotenze che con alcuni paesi( dell’Europa Occidentale (come l’Italia e la Svezia). L’Indonesia, da parte sua, rientra nell’ambito di influenza della S.E.A.T.O..
Nel quadro della politica mondiale l’O.P.É.C. costituisce così una componente complessa e dinamica, alle cui spinte centripete derivanti dall’unità dell’interesse economico per mantenere un regime di monopolio nella massima valorizzazione della preziosa fonte energetica, si accompagnano spinte centrifughe derivanti dalle diversità oggettive interne al gruppo dei paesi membri, dalla collocazione geografica di ciascuno di essi, dagli obiettivi dei rispettivi gruppi dominanti e, soprattutto, dalla politica di sfruttamento neocoloniale dei paesi industrializzati (v. Neocolonialismo), compiuta anche nei loro confronti.
Petrolio e « crisi e[...]