Brano: [...]luta scarsa diligenza nella ricerca e nella scoperta dei colpevoli, in omaggio ai principi della ragion di stato.
Quanto al terreno del diritto comune, il più clamoroso insuccesso di Bocchini fu quello legato al nome di Girolimoni, ingiustamente accusato dell’assassinio e della scomparsa di alcuni bambini (tra le grida di trionfo della stampa fascista, mentre Bocchini e il questore di Roma venivano ricevuti a titolo di encomio dal duce).
L'O.V.R.A.
Una più ampia disanima merita la polizia politica del regime, la cosiddetta O.V.R.A. (v.).
I suoi antenati sono più d’uno: presso la Direzione generale di pubblica sicurezza c’era sempre stata una Divisione di polizia politica e, verso la fine della Prima guerra mondiale, era stato istituito un servizio speciale di investigazione politica con funzioni politicomilitari. Questo nuovo organo era
stato però sciolto al termine del conflitto e si era ritornati al « sistema antiquato del piccolo cabotaggio poliziesco con qualche spioncello qua e là in Italia ed ancora meno all’estero ».
Con l’instaurarsi del fascismo, il primo settore del regime ad avvertire il bisogno di «[...]
[...]gnate da un notevolissimo accrescimento del bilancio della polizia. Il 30.5.1928, in un discorso al Senato, Ettore Ciccotti (v.) calcolò che le spese per la pubblica sicurezza (che erano ancora di 134 milioni nell’esercizio 19231926) erano salite in quattro anni a più di un miliardo, il che indusse l’oratore ad affermare che per la pubblica sicurezza si spendeva in Italia quasi il doppio di quello che si spendeva in Francia.
La struttura dell’O.V.R.A. era articolata in questo modo: al centro, un nucleo di funzionari e agenti d\ carriera; alla periferia, una vastissima rete di informatori « privati ». Secondo i dati forniti dal Leto, i funzionari erano un’ottantina e gli agenti circa 600.
Queste cifre non si discostano molto da quelle fornite da Terzilio Borghesi, un agente del controspionaggio militare, secon
do il quale « dirigevano l’organizzazione undici ispettori generali di pubblica sicurezza, i quali avevano alle loro dipendenze sei questori, quattro vice questori, quindici commissaricapo, ventisette commissari, trentuno commis[...]
[...]este cifre non si discostano molto da quelle fornite da Terzilio Borghesi, un agente del controspionaggio militare, secon
do il quale « dirigevano l’organizzazione undici ispettori generali di pubblica sicurezza, i quali avevano alle loro dipendenze sei questori, quattro vice questori, quindici commissaricapo, ventisette commissari, trentuno commissari aggiunti, centosettantasei sottufficiali ed agenti scelti di pubblica sicurezza ».
Con l’O.V.R.A. collaboravano, in condizione di dipendenza, tutti gli uffici politici delle varie questure, gli uffici di pubblica sicurezza di frontiera, gli uffici politici investigativi (U.P.I.) dei vari Comandi di legione della Milizia; e, se richiesti, tutti gli altri servizi politici e militari dello Stato. L’O.V.R.A. infine godeva di assoluta indipendenza nei confronti delle gerarchie provinciali, sia di Stato che del Partito fascista. La novità di questa polizia « speciale » era costituita dalla rete dei confidenti, assai estesa e composte di personaggi spesso insospettabili.
Come è stato scritto, « ci si imbatte in barbe di antichi democratici, che magari ricoprirono in passato cariche pubbliche, in giornalisti di punta che sembrava avessero nei loro discorsi un fatto personale con il vile denaro, in ex ufficiali disposti solo a battersi al di là di ogni ostacolo, in illustri insegnanti tutti intenti[...]
[...]i figliolanza, dal vecchio corridoista sussidiato da tutti i governi a qualche prelato illustre, magari promosso cardinale, dall'uomo politico discorsivo e grafomane che vuole conciliare le espettorazioni cerebrali con l’incasso di qualche foglietto da mille, ai vecchi arnesi di polizia che hanno sempre fatto le spie e gli agenti provocatori così per consuetudine e per temperamento, oltre che per un lucro, sotto tutti i regimi ».
Sembra che l’O.V.R.A. si occupasse anche di « sondaggi » in materia politica, attività iniziata al tempo della guerra d’Etiopia.
La conseguenza dell’esistenza di una polizia politica così strutturata, fondata principalmente sulle private confidenze di spie mosse quasi sempre da motivi di lucro, fu quella di avvelenare ulteriormente la già abbastanza degradata vita politica italiana, creando una situazione di generale diffidenza e sospetto, e ciò non soltanto alTinterno del paese, ma anche negli ambienti deH’emigrazione politica all’estero.
Sopravvivenze legislative
Con la caduta del regime fascista, mentr[...]