Brano: Ordine pubblico
politica delle masse, e di battere le tendenze « settarie » che nella prima stagione del Partito comunista avevano avuto il sopravvento. Sul secondo numero dei quindicinaie comparve l’articolo di Gramsci intitolato « Contro il pessimismo », impietosamente critico dell’operato del nuovo partito sin dalla scissione di Livorno (« Fummo travolti dagli avvenimenti; fummo, senza volerlo, un aspetto della dissoluzione generale della società italiana »). Lo scritto destò vivaci discussioni tra i militanti e, dopo l’acquiescenza degli anni precedenti nei confronti della linea di Bordiga, si segnalò in qualche modo come il sintomo di una riscossa.
Eletto deputato in un collegio veneto, Gramsci potè rientrare in Italia nel maggio del 1924. Per cinque mesi la pubblicazione dell’« Ordine Nuovo », che nel frattempo aveva raggiunto la tiratura di 6.000 copie, venne interrotta. Erano i giorni del delitto Matteotti e delI’Aventino (v.), un periodo di assai intensa attività per il dirigente comunista, che il 1° settembre includeva, nel n. 5 dell’« Ordine Nuovo » quindicinaie (alla cui responsabilità direttiva Felice Platone aveva frattanto sostituito Grieco), la sua relazione al Comitato centrale del partito, fiduciosa nella possibilità di un'alleanza tra la classe operaia e la piccola borghesia in funzione antifascista.
Tanto breve fu però l’illusione aventiniana, quanto capace di ap
profittare delle divisioni e degli errori altrui fu il fascismo, la cui disgregazione e caduta, previste da molti nell’estate 1924, furono brillantemente evitate.
Con grande irregolarità, della terza serie di « Ordine Nuovo » poterono ancora essere compilati, tra il novembre 1924 e l'aprile dell’anno seguente, quattro fascicoli, prima che il definitivo consolidarsi del regime spegnesse, con le altre, anche questa voce di opposizione. C.Po.
Bibliografia: Ristampe anastatiche dell’» Ordine Nuovo » settimanale e quotidiano: Antologia dell’« Ordine Nuovo » settimanale nella collana La cultura italiana attraverso le riviste, Torino 1963; P. Spriano, « L’Or, dine Nuovo » e i consigli di fabbrica, Torino 1971 (contiene, con una serie di testi daU'O.N., l’introduzione di Spriano all’antologia cit.).
Per gli scritti di Gramsci cfr. A. Gramsci, « L’Ordine Nuovo » 19191920, Torino 1954; ld., Socialismo e fascismo. « L'Ordine Nuovo » 192122, Torino 1964; ld., La costruzione del Partito comunista 192326, Torino 1971; ld., Per la verità. Scritti 19131926, Roma 1974.
Per gli scritti di Togliatti cfr. P. Togliatti, Opere I 19171926, Roma 1967.
Sull’O.N. cfr. P. Gobetti, Storia dei comunisti torinesi scritta da un liberale, In Scritti politici, Torino 1969, pp. 278295, poi rifusa in ld., Rivoluzione liberale, Torino, 1964; A. Tasca, I primi dieci anni del PCI, Bari 1971; U. Calosso, Gramsci e l'« Ordine Nuovo », in « Quaderni di 'Giustizia e libertà », agosto 1933; B. Santhià, Con Gamsci all’« Ordine Nuovo », Roma 1956; F. Platone, Antonio Gramsci e l’« Ordine Nuovo », in AA.VV., Gramsci. Roma 1945.
Ordine pubblico
La nozione di ordine pubblico ha assunto, nelle leggi e nelle prassi succedutesi nella storia delle nostre istituzioni, rilievo e contenuti mutevoli. La relatività storica di questo concetto non ha impedito alla dottrina di effettuare un notevole sforzo di accorpamento degli elementi cui, in maniera costante, gli organi statali fanno riferimento nelle norme e nei provvedimenti emanati in nome della tutela dell’ordine pubblico.
Ordine pubblico materiale
È stato così delineato un ordine pubblico materiale o amministrativo, riferibile a una realtà concreta, esteriore, tangibile di pace sociale, la cui difesa spetta allo Statopersona, nei suoi compiti di polizia e di sicurezza interna. Da esso si distingue un ordine pubblico ideale
o normativo, inteso quale complesso di valori e principi extragiuridici, la cui tutela (affidata allo Statoordinamento) appare indispensabile per garantire la sopravvivenza di un sistema economico e politico e l’immutabilità di una data forma di governo.
L’accettazione dell’una o dell’altra nozione di ordine pubblico da parte degli organi dello Stato non è priva di riflessi sul quadro democratico del paese in un determinato momento storico. L’assenza di un sistema di valori e di principi, as
Giornalisti, tipografi, impiegati e guardie rosse de «L’Ordine Nuovo» quotidiano (1922). Sono identificabili: Cesare Lorenzetti (1); Giovanni Casale (2); Gennaro Gramsci (3); il linotipista Filippo Manzi (4); Pia Carena Leonetti (5); Antonio Gramsci (6); Mauro Scoccimarro (7); Mario Montagnana (8); Angelo Pastore (9); Andrea Viglongo (10); Felice Platone (11); Elda Banchetti (12); Alfonso Leonetti (13); Giuseppe Amoretti (14); la Bogetto (15); il capolinotipista Ernesto Schiara (16).
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