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Il segmento testuale Nord è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 216Analitici , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Renato Mieli, La constrata evoluzione della sicilia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]olazione di 49.779.000 abitanti. Dunque il livello di occupazione nazionale era pari al 41,3%. Dal confronto di questi due dati risulta un dislivello dell'8%, che rappresenta la frazione di popolazione siciliana che dovrebbe diventare attiva per raggiungere la media nazionale. Naturalmente poiché sulla media italiana incide la minore occupazione delle regioni meridionali, il dislivello sarebbe ancor più accentuato se si paragonasse la Sicilia al Nord. Ma già da questo primo confronto si ha una misura del divario esistente. Per colmarlo occorrerebbe che l'8% dei siciliani, ossia circa 380.000 persone, cessassero di essere « inoccupati ». È una cifra forte, che dà un'idea della mole del problema da risolvere. Per:, non vi é da lasciarsi impressionare. Intanto va detto che il livello di occupazione non può essere preso come un indice assoluto di progresso. In una determinata comunità che avesse raggiunto, un elevato grado di sviluppo potrebbe diminuire la percentuale della popolazione attiva (per una minore partecipazione ad esempio di vecch[...]

[...]la fine del 1956 a meno di 130.000 nella primavera del 1959. Stando invece alle stime dell'Istituto Centrale di Statistica, il loro numero corn
(3) Dalle due tabelle di cui sopra, risulta che lo scoperto tra la percentuale delle forze di lavoro in rapporto alla popolazione residente in Sicilia rispetto all'Italia, ha seguito dal 1955 al 1959 questa evoluzione:
1955 8,4%
1956 8,3%
1957 8%
1958 7,6%
1959 8%
In base ai dati relativi al CentroNord si avrebbe avuto, invece, il seguente quadro:
Anno Forze di lavoro Popolaz. res. Percentuale Scarto pert. Sicilia
(migliaia) (migliaia) f.l.,p.r. pere. Nord
1956 11.937 27.224 43,8% 11,5%
1957 12.247 27.376 44,7% 11,6%
1958 12.625 27.644 45,6% 11,4%
Ne deriva che l'inoccupazione siciliana poteva essere stimata a 388.000 persone nel 1956 e a 380.000 persone nel 1958, calcolando in base alla media italiana, mentre sarebbe stata di 535.000 persone nel 1956 e di 541.000 persone nel 1958, rispetto ai dati del CentroNord. Praticamente si può dire che le variazioni registrate in questo periodo non hanno contribuito in misura apprezzabile a coprire il deficit di occupazione in Sicilia rispetto al livello nazionale.
120 RENATO MIELI
plessivo sarebbe passato da 130.000 nel maggio del 1955 a 78.000 nell'aprile dell'anno scorso (4). In entrambi i casi risulta che vi è stata una diminuzione sensibile del numero dei disoccupati siciliani, negli ultimi due anni: una diminuzione. che sembrerebbe, proporzionalmente, molto superiore a quella registrata, durante lo stesso periodo, su scala nazionale, se il calcolo venis[...]

[...]
(migliaia) (migliaia)
Occ. Forze lay. Perc. Occ. Forze lay. Perc.
1955 maggio 1.363 1.493 91,3% 18.170 19.661 92,4%
1956 aprile 1.355 1.506 89,9% 17.894 19.761 90,6%
1957 maggio 1.410 1.555 90,6% 18.508 20.170 91,8%
1958 ottobre 1.501 1.623 92,4% 19.421 20.761 93,5%
1959 aprile 1.511 1.589 95,0% 19.476 20.562 94,7%
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no tenuti in conto: l'afflusso delle a classi vuote » del periodo bellico e l'emigrazione verso il Nord. Che le nuove leve di lavoro tendano a diminuire in questi anni é un fatto su cui non ci sono dubbi (7). In Sicilia per il modo particolare in cui si svolsero le operazioni militari nel corso dell'ultima guerra, é probabile che la riduzione del tasso di natalità sia stata meno avvertibile che in altre regioni. Comunque, poiché il novanta per cento delle leve di lavoro é costituito da giovani dai 14 ai 25 anni d'età, il periodo in cui si registrerà il minor afflusso di nuove forze sul mercato di lavoro é quello che va dal 1954 al 1970. Durante questo periodo il minimo sarà raggiunto, prevedibi[...]

[...]siciliani e quello italiano, nonostante il più intenso ritmo di progresso registrato nell'isola. Ad ogni buon conto, non si può negare che vi sia stato in Sicilia, in questi ultimi quattro anni, un aumento del reddito molto maggiore che nel passato, anche se il divario con le regioni più sviluppate del nostro paese, non si è contemporaneamente
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 125
attenuato, per effetto dei progressi registrati nel CentroNord in conseguenza della favorevole congiuntura.
A questo punto é opportuno fare una prima tappa, al termine della ricognizione effettuata. In sintesi ci sembra che si possa dire che durante questi ultimi cinque anni la Sicilia ha fatto qualche passo avanti, sia per quanto si riferisce all'occupazione che per quanto si riferisce al reddito, ma non sufficiente né a stabilire l'equilibrio con le regioni più sviluppate del paese, né a superare decisamente il confine delle zone depresse. Qualcosa si è mosso in Sicilia, ma non abbastanza per mutarne la fisionomia. Occorre spingere più a fondo la tras[...]

[...]tto c'é da osservare che essi rispecchiano una tendenza diffusa in tutto il paese. In Sicilia il fenomeno é forse più accentuato che altrove; ma ha la stessa origine. Lo sviluppo delle tecnologie produttive moderne spinge il potenziale umano a dirigersi verso le zone più sviluppate dove si vanno maggiormente concentrando gli investimenti. Così, istintivamente, per cercare di salvarsi dalla marea della miseria, i meridionali tendono a emigrare al Nord e i contadini poveri ad abbandonare l'agricoltura per l'industria. Contro questa tendenza la passività non è certo un rimedio. Occorre avere una politica che operi in modo da ristabilire l'equilibrio, favorendo una diversa composizione e distribuzione degli investimenti allo scopo di dar luogo a una migliore ripartizione del reddito nazionale. E questa politica, per essere efficace, deve tener conto dei motivi che provocano l'attuale disfunzione dell'economia italiana. Per impedire ai contadini poveri di abbandonare la terra, a meno di non volerli costringere con la forza, bisogna effettuare [...]

[...]conosciuto che tosi non si può continuare: ed é comprensibile. La cerealicoltura occupa attualmente più di un terzo della superficie agraria dell'isola; proporzione eccessivamente elevata se si tien conto delle necessarie rotazioni che sono infatti ovunque troppo brevi. Il rendimento quantitativo è molto basso: 11,5 q/ha in media contro circa 35 nella Valle Padana. È vero che il grano duro siciliano é qualitivamente superiore a quello tenero del Nord. Ma a conti fatti il bilancio granario dell'isola è largamente deficitario, giacché le sue esportazioni di « duro » non bastano a compensare le importazioni di « tenero ». Occorre migliorare le tecniche di coltura, riducendo l'area investita a cereali sia per effettuare rotazioni più lunghe sia per far posto a colture più redditizie. Per passare dall'agricoltura estensiva, che si sviluppa sulla maggior parte della superficie dell'isola, soprattutto all'interno, a quella intensiva, che viene praticata lungo la fascia costiera (con un maggiore assorbimento di manodopera sebbene non ancora con u[...]

[...]e e la richiesta del mercato, a suo giudizio, consiglierebbero di sviluppare al massimo la coltura del cotone e del lino, che sono state finora trascurate. Per farlo, occorrerebbe per() che ci fosse la certezza di un collocamento del prodotto. Ora questa certezza non ci sarà — egli sostiene da convinto autonomista — fino a quando non sorgeranno in Sicilia i cotonifici e i linifici °che lavoreranno sul posto il prodotto stesso. Sull'industria del Nord' non ci si può contare; anzi non c'è da fidarsene. Occorre che i siciliani stessi costruiscano un certo numero di stabilimenti (25 o 30 al massimo) di media grandezza per la trasformazione della produzione agricola; soltanto allora sarà possibile procedere a una riconversione dalla coltura cerealicola estentiva, ormai insostenibile, ad una coltura più redditizia, che alimenti una sana attività industriale.
Il suo predecessore, La Loggia, dice che si deve procedere a una trasformazione radicale dell'economia agraria dell'isola, condannata inesorabilmente a decadere se si continua cosi. La tra[...]

[...] distinguere quello vero e proprio di produzione dal costo globale e finale dell'energia distribuita agli utenti. Il primo, che comprende gli oneri patrimoniali (rimunerazione del capitale, ammortamenti, imposte) e le spese d'esercizio (spese generali, per il personale, per la manutenzione e per il combustibile nel caso di impianti termici), è praticamente uguale in tutto il paese. Anzi, è piuttosto inferiore che superiore in Sicilia rispetto al Nord. Il secondo, che comprende anche le spese di trasporto, con relative perdite di linea dovute alle distanze dal luogo di produzione al luogo di consegna, in Sicilia, dove le utenze sono più diluite nello spazio, data la bassa densità di distribuzione, e data la irregolarità di prelievo, a causa di una maggiore concentrazione dei consumi nelle ore di massimo carico, è certamente più elevato che nelle regioni settentrionali. Ne consegue che, indipendentemente dal carattere pubblico o privato delle aziende, l'elettricità costa più cara nelle zone sottosviluppate, come la Sicilia, appunto per il m[...]

[...]trascurare quelle industrie di base che hanno o dovrebbero avere un effetto moltiplicatore, stimolando con la loro presenza il sorgere di altre attività industriali o terziarie. Significa soltanto che non bisogna chiedere all'industria di base di dare quello che non può, a meno di non essere impostata su criteri poco seri.
Un'altra osservazione che viene comunemente fatta a proposito dei complessi costruiti in Sicilia dalla grande industria del Nord é che i benefici di tali attività non rimangono nell'isola. Queste aziende, che operano in Sicilia, ma hanno la loro sede centrale a Milano invece che a Palermo, e i cui dirigenti, tecnici e maestranze sono in gran parte settentrionali, finiscono per arricchire, in mille modi, le regioni di provenienza. Se con ciò si intende criticare l'attuale sistema tributario che è quello che è, non si vede perché si dovrebbe farne una colpa ai a monopoli ». Molto più saggio e fruttuoso sarebbe studiare una riforma tale da rendere quel sistema più giusto e funzionante nell'interesse dell'isola. Se si inte[...]

[...] arricchire, in mille modi, le regioni di provenienza. Se con ciò si intende criticare l'attuale sistema tributario che è quello che è, non si vede perché si dovrebbe farne una colpa ai a monopoli ». Molto più saggio e fruttuoso sarebbe studiare una riforma tale da rendere quel sistema più giusto e funzionante nell'interesse dell'isola. Se si intende, invece, protestare per i benefici che l'industrializzazione della Sicilia fa confluire verso il Nord, allora è doveroso correggere un'impressione, in parte sbagliata e in parte ingiustificabile. Si capisce: gli utili delle imprese settentrionali in Sicilia tornano alle stesse, cosi come tornano alle loro famiglie le rimesse dei tecnici e degli operai trasferitisi dal Nord per lavorare nell'isola. E non. potrebbe essere altrimenti, fino a quando non ci saranno imprese, tecnici e maestranze siciliane che provvederanno a prendere il posto dei settentrionali. Ma non è giusto ignorare che, anche allo stato at tuale, una parte non irrilevante di quegli utili e soprattutto di quelle rimunerazioni rimane nell'isola, dove alimenta se non altro uno svi luppo del commercio e dei servizi. Molto più ragionevole sarebbe studiare come si potrebbe accrescere questa aliquota che va a beneficio della Sicilia invece di perder tempo in recriminazioni.
Una terza osservazione vien[...]

[...] di grandezza degli investimenti effettivi é meno elevato di quello che la Confindustria avrebbe voluto far credere. Ma non si può dir lo stesso per altri settori, come quello siderurgico e quello meccanico in cui non si é compiuto alcun progresso durante questi anni. Il calcolo in termini di convenienza sembra aver dissuaso non solo i privati ma anche l'I.R.I. ad intervenire in tale direzione. Ora, se è comprensibile che la grande industria del Nord abbia ritenuto di non doversi impegnare con investimenti che non le garantivano profitti pari a quelli ottenibili altrove, meno comprensibile riesce la circospezione dimostrata dalle aziende di Stato nel declinare l'invito, ad esse ripetutamente rivolto, di creare in Sicilia un complesso siderurgico o un complesso meccanico. Intendiamoci: sarebbe sciocco mettere in dubbio la competenza tecnica dei diri genti dell'I.R.I. Ne sanno certamente piú di noi in materia di distribuzione degli investimenti in rapporto agli utili prevedibili. Né c'è da pensare che tale atteggiamento tragga la sua origin[...]

[...]lo zolfo; né l'E.N.I. pretende di
(13) A questo proposito viene fatto osservare che l'alternativa a una produzione non economica sarebbe la rinuncia ad estrarre il petrolio di Gela, con la conseguenza di ridurre a zero le royalties spettanti alla Regione. Certo; meglio poco che niente. Ma viene il dubbio che, una volta costruito l'impianto di raffinazione, si finisca per constatare che e : più conveniente utilizzarlo per trattare il greggio nordafricano, piuttosto .che quello estratto in loco. E se così fosse anche quel poco, a cui ridurrebbero lé royalties, tenderebbe a zero.





LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 145
farlo. Quella crisi che deriva dal fatto che il prezzo internazionale é sensibilmente inferiore a quello dello zolfo prodotto in Sicilia, potrà trovare solo in parte un'attenuazione se si verticalizzerá la produzione dello zolfo, bruciando direttamente il minerale sul posto per produrre acido solforico. Anche cosí, secondo il parere dei tecnici, l'Italia non potrà affrontare le consegue[...]

[...]atura.
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 149
un concorrente settentrionale. Per quanto si faccia, ci vorrà molto tempo per colmare questo svantaggio ereditato dal passato.
Tutte queste condizioni sfavorevoli esistono e non si possono ignorare. Ma la vera difficoltà é nel fattore umano. Quello che manca in Sicilia sono gli imprenditori. È inutile ripetere che ciò si deve in gran parte all'opera di soffocamento compiuta dall'industria del Nord con la complicità dei poteri dello Stato, dopo l'unificazione nazionale. E vero: il protezionismo imposto per favorire l'affermarsi delle industrie, dislocate nel triangolo settentrionale, lo hanno pagato i meridionali — e tra questi i siciliani — con la contrazione delle loro esportazioni agricole e l'impoverimento della loro economia. Ma anche prima che questo processo di polarizzazione della ricchezza e della miseria nel nostro paese si sviluppasse in pieno, i siciliani avevano già quella propensione a concepire l'economia isolana piuttosto in termini di consumo locale che in termini di sc[...]

[...]gassimo i suggerimenti che scaturiscono da quell'indagine ». Sembra di dover capire che la Sofis si riprometterebbe di cogliere di sorpresa, con un intervento massiccio, distribuito in varie direzioni, quelle forze economiche che avrebbero interessi contrari ad uno sviluppo autonomo dell'economia siciliana. Per parlar chiaro, questa linea di prudenza sarebbe dettata dal propo
152 RENATO MIELI
sito di non far conoscere ai grandi industriali del Nord quali investimenti si stanno contemplando da parte della Sofis, in modo da creare delle situazioni di fatto a cui sia estranea la Confindustria. Create queste situazioni, il gruppo di aziende a partecipazione regionale potrebbe trattare con gli industriali settentrionali, partendo per tosi dire da posizioni di forza. In altre parole, prima farsi le ossa e poi discutere con i e monopoli »: questa sarebbe la ragione tattica che avrebbe consigliato alla Sofis l'attuale riservatezza. È una spiegazione che non convince, non perché si dubiti dell'interesse che avrebbero quelle forze economiche ad i[...]

[...]Queste forze senza avvenire non possono intendere l'autonomia se non come una difesa del passato. Non è vero che sono pronte a contribuire al progresso dell'isola. Sarebbe ingenuo crederlo. Sono pronte ad impadronirsi degli strumenti di potere, economico e politico, per controllare e dirigere lo sviluppo regionale, conservando in forme nuove il potere di classe dominante. E poiché non hanno la capacità di sostituirsi né ai grandi industriali del Nord né al governo di Roma, aspirano unicamente ad interporsi tra queste fonti di potere reale e la Sicilia come mediatori. Con questa mentalità si viene a creare un diaframma artificiale tra l'isola e il resto del paese, senza che si formi una nuova classe dirigente, moderna e responsabile. No, questo non é autonomismo, anche se viene contrabbandato come tale. Questo é un vecchio vizio di uno strato parassitario della società siciliana, contro il quale bisogna stare in guardia.
Conclusione: dietro la facciata dell'autonomismo siciliano si nasconde un equivoco. Nella coalizione di forze e di inte[...]

[...]imperdonabile ingenuità. Oltre alle forze di conservazione, che non nascondono di essere tali o che cercano di salvaguardare i privilegi del passato, vi è un ceto che, considerandosi come mediatore naturale e insostituibile tra i siciliani e il resto del paese, fa di questa sua inconfessata vocazione una vera e propria professione. Ieri era con Milazzo, perché si vedeva maltrattato e minacciato, nella propria sopravvivenza, dagli industriali del Nord e dai dirigenti dei partiti di Roma. Oggi è in parte contro, perché spera di ottenere qualche segno di riconoscenza, mettendosi a disposizione di coloro che fino a pochi giorni fa aveva accusato di essere i « nemici » dell'isola. Domani, con altrettanta disinvoltura, potrebbe tornare da capo con un nuovo Milazzo. Niente è definitivo : meno che mai in Sicilia. Cambiano i governi, si capovolgona le maggioranze, rna quel ceto cerca di restare sempre a galla, trasformandosi secondo le circostanze. Purtroppo questa è la realtà. Si sta formando nella società isolana una strozzatura che vede nell'au[...]



da Alan Lomax, Nuova ipotesi sul canto folcloristico italiano nel quadro della musica popolare mondiale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...] Cina, praticamente non esisteva al livello del popolo. Tutta quest'area ha una lunga tradizione di schiavismo, servitù della gleba, sfruttamento da parte di implacabili aristocrazie. La condizione della donna, ancorché essa sia spesso idealizzata, non è mai di eguaglianza, anzi, specialmente in oriente, equivale alla schiavitù.
2) Eurasatico Antico.
Quest'area comprende le Ebridi, il Galles, la Cornovaglia, regioni della Francia, la Spagna (a nord dei Pirenei), l'Italia (a:. nord degli Appennini), le Alpi, la Germania (?), la Cecoslovac
116 ALAN LVMAA
chia, parte della Bulgaria e della Romania, la Russia meridionale ed il Caucaso, tribù primitive dell'India, parte del massiccio dell'Himalaya. Essa si estende anche più ad oriente; certamente anche nella Scandinavia e in Siberia ma non ho potuto ottenere materiale relativo a queste regioni.
In tutta questa zona il canto e la danza sono fondamentalmente corali. La voce viene emessa con la gola rilassata mentre la espressione del volto è vivace e mobile. Le melodie sono relativamente semplici e disadorne. L'unisono omo[...]

[...]orale, particolarmente nei motivi che accompagnano il remare, suscita un'impressione di perfetta coordinazione e grande potenza mista ad un senso di tranquilla serenità. Il tono di molti di questi canti è allegro e sensuale, spesso drammatico.
11 piacere orgiastico del sesso è volto senza reticenze in forma drammatica. Gli strumenti hanno funzione principalmente ritmica. Molto ritmo è dato dal battere delle mani.
9) Amerindias.
Le regioni del Nord e del Sud America che sono sedi di tribú, escluse le aree di alta cultura nell'Altopiano delle Ande.
120 ALAN LOMAX
Il canto può essere a solo o corale unisono. La voce di gola é spesso aspra, tende a conformarsi alla normale intonazione del cantante quando parla. Le voci maschili sono spesso piuttosto gravi. I cantanti manifestano la tendenza a muovere il capo avanti e indietro; la mandibola controllata senza rigidezza si apre per emettere le sillabe e si richiude leggermente di nuovo mentre la testa viene tirata indietro. Ciò produce l'impressione che il cantante mangi il motivo a brano a[...]

[...]paese, dei diversi stili musicali. Cinquantacinque ore di registrazione e un anno di svariate indagini hanno contribuito a perfezionare le mie conclusioni. Ed é appunto un sommario delle mie nuove esperienze che, dopo un lungo ma essenziale preambolo, intendo presentarvi ora.
PARTE I SPAGNA
Lasciando da parte le isole Baleari che presentano speciali problemi, la Spagna si può dividere in tre principali aree stilistiche: il sud, il centro e il nord. Il sud comprendente l'Andalusia, la Murcia, Valencia e parte della Castiglia è Eurasiaticomonodico con voci stridule ed acute emesse da un'ugola tesa, con espressione facciale tormentata. Le melodie sono lunghe, zeppe di motivi ornamentali e il loro umore varia dal tragico al nostalgico; le danze sono improvvisazioni a solo o a due, vibranti, appassionate o di una allegria irresistibile. Sia le danze che il canto sono manifestazioni altamente artistiche e virtuosistiche, come nel mondo arabo. La Spagna Meridionale era parte del mondo mediterraneo nell'epoca classica e successivamente veniva [...]

[...]strumenti ritmici. Danze sia a due che a gruppi.
Dominata dai romani e conquistata dagli arabi questa è una regione povera, ma ci sono oltre a numerosi latifondi molte piccole fattorie e la povertà é meno grave che nel Sud.
Le donne sono ancora relegate in casa e gelosamente custodite. Il normale contatto tra i sessi è difficile ma non come a Su'd. I bambini godono di una maggiore indipendenza e sono meno spesso oggetto di castighi fisici.
11 Nord, che comprende le regioni a Nord dei Pirenei oltre alla Catalonia é Eurasiatico Antico, con tracce eurasiatiche. Il quadro é ulteriormente complicato dai vincoli celtici della Galizia e dal mistero dei Baschi. Benché ci siano molti tipi di canti assolo, alcuni, come ad esempio l'Asturianada, in un fiorito stile eurasiatico, la maggior parte dei canti e delle danze é corale. Le voci sono più aperte e più gravi che nella Spagna Centrale, più lim pide e occasionalmente squillanti. Molte ottime voci di basso.
Ci sono scarsi segni di tensione vocale; il corpo é rilassato,
124 ALAN LOMAX
l'ugola distesa ma senza sforzo, l'espre[...]

[...]o anche incominciato a scorgere l'importanza della storia politica e culturale, ma quest'elemento sembrava ancora di second'ordine in rapporto ai fattori più fondamentali della struttura sociale e del comportamento sessuale. Mi accinsi quindi a saggiare queste mie provvisorie ipotesi in Italia. Affermare che lo stridente falsetto d'Andalusia era una manifesta
NUOVA IPOTESI SUL CANTO FOLCLORISTICO ITALIANO 125
zione araba e la voce spiegata del Nord un'espressione di nordicità era uno scansare il problema, relegandolo ad una comoda distanza. Ma come mai gli Arabi ricorrono ad uno stridente falsetto mentre i Nordici cantano con voce aperta? Assai più interessante é chiedersi perché mai uno stile risulti accettabile e un altro no.
Le principali domande che rivolsi a me stesso nel corso della mia indagine italiana erano le seguenti:
1) Che ruolo ha svolto la storia nella formazione dello stile musicale. 2) Quali sono i processi sociali e psicologici che conducono all'adozione di un certo stile musicale da parte di tutti gli individui di una stessa regione?
PARTE II — ITALIA
L'Italia, ad eccezione della Sardegna, é suddivisa in regioni musicali geograficamente simili a quelle della Spagna, in Nord. C[...]

[...]che rivolsi a me stesso nel corso della mia indagine italiana erano le seguenti:
1) Che ruolo ha svolto la storia nella formazione dello stile musicale. 2) Quali sono i processi sociali e psicologici che conducono all'adozione di un certo stile musicale da parte di tutti gli individui di una stessa regione?
PARTE II — ITALIA
L'Italia, ad eccezione della Sardegna, é suddivisa in regioni musicali geograficamente simili a quelle della Spagna, in Nord. Centro e Sud, con il Nord Eurasiatico Antico, il Sud e il Centro eurasiatico con antiche tracce Eurasiatiche antiche. La Sardegna è EA al centro, eurasiatica alla periferia. Anche qui, come in Spagna, il Nord é una regione di voci aperte, di animata espressione, di canti e danze corali e di polifonia in diverse forme antiche e moderne; è anche una zona di proprietari terrieri indipendenti, più prosperi che a Sud, più tolleranti nei riguardi dell'amore verso le proprie donne le quali godono di una condizione di maggiore indipendenza e infine nettamente più tenera nel trattamento riservato ai bambini. A Sud della Via Emilia e all'interno della barriera Appenninica, da Oriente ad Occidente, si entra drammaticamente in una regione di canti assolo e di voci aspre e stridenti. Le donne sono gelosamente [...]

[...]o i Romani, provenivano tutti da aree musicali eurasiatiche: i Greci, i Bizantini, i Saraceni, i Normanni, gli Spagnuoli.
Il Centro, tra Roma e Firenze, era occupato dagli Etruschi, un popolo orientale di alta cultura che, a quanta sembra, portò seco il saltarello dall'Oriente. Più tardi la fioritura poetica rinascimentale rafforzò il Centro nel suo attaccamento per la poesia lirica assolo e per le opere liriche del Maggio nel Rinascimento.
Il Nord sembra essere stato abitato fin da tempi remoti dai Liguri che, per lo meno oggi, sono i più perfetti coristi polifonici dell'Europa Occidentale: nella regione di Genova i canti a sette parti sono comunissimi. Celti provenienti dal Nord irruppero nella Valle del Po nell'era romana, e i successivi invasori, Longobardi, Goti e Slavi, provenivano tutti da territori settentrionali e orientali. Attraversando l'Italia Settentrionale, da Ovest a Est, si passa dalla Liguria nel Piemonte, regione che serba forti tracce dell'influsso francese, il paese delle ballate italiane, che vengono invariabilmente eseguite in coro; quindi in un'area di canti tiro lesi e austriaci e finalmente nelle provincie orientali dove troviamo canti di tipo slavo.
Una delle più importanti esperienze di questo viaggio é stato l'accertamento di una linea di [...]

[...]le, da Ovest a Est, si passa dalla Liguria nel Piemonte, regione che serba forti tracce dell'influsso francese, il paese delle ballate italiane, che vengono invariabilmente eseguite in coro; quindi in un'area di canti tiro lesi e austriaci e finalmente nelle provincie orientali dove troviamo canti di tipo slavo.
Una delle più importanti esperienze di questo viaggio é stato l'accertamento di una linea di influenza slava che taglia nettamente, da Nord a Sud, queste tre aree musicali italiane. Nelle montagne, nei pressi della frontiera austriaca, troviamo piccoli isolotti di lingua e di canto slavi. Tutta la provincia del Friuli possiede canti di tipo slavo. Nelle Marche, lungo la costa adriatica di fronte alla Jugoslavia, il tipo dominante di canto di lavoro si:
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NUOVA IPOTESI SUL CANTO FOLCLORISTICO ITALIANO

divide in due parti, armonizzate in seconde e in quarte, cantato con tono aperto e sono ed è molto simile ai canti di Croazia.
Dovunque nelle montagne a sud di Roma si possono incontrare comunità che eseguiscono cori a [...]

[...]e grecoortodossa molti secoli fa. Tuttavia siccome questi villaggi hanno fatte proprie le tradizioni di gelosia sessuale del. Sud, i canti sono : duri e stridenti e cosí la fusione armonica.
Finalmente scoprii, nelle montagne tra Napoli e Salerno, colonie di origine saracena, popolate da gente che si rifugiò nelle colline, allorché le sue città costiere furono riconquistate dai Cri: stiani e che ha conservato intatta la musica dei suoi antenati nordafricani.
12ti ALAN LOMAX
Questo è, io credo, l'unico esempio di musica schiettamente araba in Europa. Ma, ritornando al mio tema centrale, individuai in ogni caso che mi fu dato di poter studiare un rapporto positivo fra lo stile musicale e le consuetudini sessuali delle comunità. Le isole di cultura slava a Nord cantano a gola spiegata e hanno un atteggiamento liberale nelle cose dell'amore; quelle del centro meno, e finalmente, a Sud, le comunità albanesi e le altre comunità slave spiccano come isolotti di tolleranza sessuale in un mare di gelosia e di frustazione e ciò benché le tradizioni sociali e musicali eurasiatiche abbiano modificato considerevolmente lo stile albanese.
Rimane il problema del meccanismo attraverso il quale uno stile musicale viene a corrispondere con le preferenze individuali. Trovai la risposta a tale quesito in uno studio di ninnananne italiane di cui si hanno due o trecen[...]

[...]sono nell'insieme giocose o, al massimo, ansiosamente tenere. L'unica apparente eccezione a questa generalizzazione conferma la regola : nella regione costiera intorno a Venezia c'é un vero e proprio tesoro di ninnananne meridionali. Anche le lagune di Venezia sono caratterizzate da un cantare stridente e dall'assoluta incapacità della gente di cantare polifonicamente o di fondere le loro voci. L'esistenza di queste isole musicali eurasiatiche a Nord si spiega con l'isolamento di comunità che non furono mai invase dai barbari settentrionali e quindi guardavano ad Oriente verso i centri del commercio orientale della regione del Mediterraneo.
L'infanzia nell'Italia e nella Spagna meridionali stabilisce il suo primo contatto con la musica attraverso la madre e la paren
tela femminile. Queste voci, che lo cullano per farlo addormen
tare e girano per la casa mentre le donne sono intente al lavoro, accompagnano il bimbo nella veglia e nel sonno. E ciò che ode
é una voce acuta, una melodia gemebonda, espressione della tragedia del vivere nel[...]

[...]ano nettamente di cantarle e rimangono imbarazzate quando le odono cantare ad un estraneo di sesso maschile. La ragione di cib é evidente. La dottrina cattolica vieta formalmente il rapporto sessuale tranne che a scopo di procreazione e giacché, per lo meno in teoria, nessuna ragazza nubile possiede un'esperienza sessuale e nessuna donna permette il rapporto senza intenti procreativi, le ninnananne sono più intimamente connesse che nei paesi del Nord con i rapporti amorosi.
Ma qual è il carattere dell'esperienza sessuale della donna nell'Italia Meridionale? In primo luogo, da giovanetta, ha avuto timore del padre e dei fratelli che la proteggono gelosamente e la scaccerebbero di casa se solo la sospettassero di avere rapporti con un uomo. Nel periodo del corteggiamento ha paura di tutti gli uomini. Dei contadini della Lucania, Carlo Levi afferma :
La ragazza del meridione sa che non vi è trucco o inganno cui il suo vorace e predace ammiratore non scenderebbe pur di soddisfare il suo desiderio. Ella sa anche che l'uomo la considererà una[...]

[...] una cultura anticoeuropea respinta nelle montagne e circondata dalla marea della civiltà orientale che travolse e rese schiava la maggior parte delle più vecchie civiltà di tribù, ridusse le donne allo stato di trastulli e portò nella sua scia una grande arte di stridula monodia.
La Chiesa Cattolica, pure di origine orientale, favorì questo sistema monodico resistendo anzi con tutte le sue forze, per secoli, agli influssi polifonici venuti dal Nord. Nelle montagne della Sardegna abbiamo forse una indicazione del genere di vita e di musica esistente in Europa prima dell'arrivo dell'alta cultura dell'Oriente.
Non so che risultati questa tecnica potrà dare in altre regioni del mondo. A me sembra che essa getti malta luce sulle regioni di cui so qualche cosa : Italia, Spagna e Stati Uniti, e che fornisca indicazioni promettenti quando sia applicata ad altre aree. Pub darsi che il conflitto sessuale non risulti essere quell'area emotiva simboleggiata nella musica di molti popoli primitivi, ma sono convinto che lungo le direttive tracciate i[...]



da Pier Paolo Pasolini, Saggio per una antologia con poesie di Francesco Leonetti, Pier Paolo Pasolini, Elio Pagliarani, Roberto Roversi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]lta con te. Ora, tu rinasci,
e io, che per capirti ti ho straziata,
non so che cosa aspetto, non so che cosa lascio.
(Aprile 1960)
ELIO PAGLIARANI
CONFERENZA DIBATTITO SULLA QUESTIONE MERIDIONALE (*)
a Guido Mazzali
— Primo: non hanno voglia di lavorare
— Ma tu tua figlia a un cafone calabrese
(Dov'è Shylock, mercante di Venezia,
una libbra di sangue se valse un'arancia
— morte per acqua —
a Mussomeli?)
La civiltà si è trasferita al Nord
al seguito dell'industria
industria alle origini
volle dire ferro e carbone
delle miniere
del passo di Calais, Belgio, Ruhr, Slesia, Svezia, Galles
ferro e carbone. Industria pesante
per molti, e ai fini del nostro discorso in termini economici va detto
che per ferro e carbone i costi di trasporto
(*) Gli interventi che appaiono in questa conferenzadibattito sono di un compare, cioè previamente concordati in modo da far bella figura. Di altri eventuali interventi si terrà conto in una successiva conferenzadibattito.
56 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA
incidono in maniera decisiva: costa pi[...]

[...]o e carbone i costi di trasporto
(*) Gli interventi che appaiono in questa conferenzadibattito sono di un compare, cioè previamente concordati in modo da far bella figura. Di altri eventuali interventi si terrà conto in una successiva conferenzadibattito.
56 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA
incidono in maniera decisiva: costa più a Torino
o a Enna il ferro di Francia?
— Fatalità, destino, siamo senza
materie prime: vedremo col petrolio.
Sorta nel Nord l'industria per le leggi
economiche, per le leggi economiche si accentua
la concentrazione industriale. La divisione del lavoro
la produzione in serie, i cicli e le catene
di lavorazione comportano strutture
monopolistiche, vale a dire il prodotto industriale
ha minor costo di quello artigianale: Ha ragione il monopolio!
se non facciamo confusione
fra costi e prezzi — ma di ciò altra volta. Nasce la FIAT coi suoi
settantamila
operai, può chiudere la FIAT? Si può buttare
sul lastrico operai settantamila? Non si può piú. Teniamocela la
FIAT.
E se c'é la Volkswagen che fa concorrenz[...]

[...]one
fra costi e prezzi — ma di ciò altra volta. Nasce la FIAT coi suoi
settantamila
operai, può chiudere la FIAT? Si può buttare
sul lastrico operai settantamila? Non si può piú. Teniamocela la
FIAT.
E se c'é la Volkswagen che fa concorrenza
mettiamo le dogane alte.
(Il MEC condurrà l'acciaio all'allineamento
mille lire il prezzochilo?)
— Sei fuori strada, resta nel tema, il Sud che cosa c'entra?
C'entra perché
chi compra un'auto
al Nord o al Sud
paga di più
trecentomila lire,
trecentomila lire
gli son rubati.
Con questa differenza:
al Nord quei soldi
in parte tornano
sotto la voce
SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 57
salari operai
che i bravi operai
fan circolare.
Al Sud invece
niente ritorna
perdita secca
ecco perché é legittimo
dire che il Sud
al Nord si sfrutta.
(E non c'é colpa
o abilità,
se non nelle strutture
per legge irresponsabili) (1).
Un accenno ai prezzo politico del grano: nei nostri porti
cost insurance freight senza dogane il grano costerebbe
la metà, se costa il doppio il guadagno è di chi ha grano
da vendere, la rimessa è di chi ha pane
da comprare.
È la Valle Padana, il Nord ancora
sono gli agrari di Bologna che fanno la parte
del leone: in Sicilia non c'é grano da vendere a prezzo doppio
a doppio prezzo in Sicilia c'è solo pane da comprare (2).
I terroni sono invadenti, ipocriti, ruffiani.
La sogliola ha il colore della sabbia
per sfuggire ai pescicani.
Amo le lodi, specie quelle false indice di potenza.
(1) E' implicito nel componimento, ma qui aggiungiamo esplicitamente che la FIAT — nell'attuale situazione della nostra società uno degli organismi meno parassitari — è citata come un esempio tra i più evidenti, e facili, di un processo economico che ha [...]

[...]iola ha il colore della sabbia
per sfuggire ai pescicani.
Amo le lodi, specie quelle false indice di potenza.
(1) E' implicito nel componimento, ma qui aggiungiamo esplicitamente che la FIAT — nell'attuale situazione della nostra società uno degli organismi meno parassitari — è citata come un esempio tra i più evidenti, e facili, di un processo economico che ha voluto dire: necessaria tendenza al monopolio, iaccentuazione dello squilibrio fra Nord e Sud d'Italia.
(2) La distribuzione geografica delle coltivazioni di frumento in Italia è in questi ultimi anni in parte mutata (e non c'è Stato, si dice, che non rabbia agricoltura protetta): ma anche qui è bene ripetere che per giudicare abbiamo fatto riferimento al dato eminente, al risultato globale, e non soltanto all'ultimo, di cento anni di storia, tanti cioè quanti ne hanno sia l'unità d'Italia che la questione meridionale.
58 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA
ROBERTO ROVERSI
LE LUPE DORATE
[I. Le campane esplodono II. Paga di soldato III. Un sodoma geniale IV. Ragazzine in rosso V. [...]



da [Gli interventi] Giorgio Candeloro in Studi gramsciani

Brano: [...]a un modello ideale di rivoluzione giacobina. Secondo Rosario Romeo invece2, l’interpretazione gramsciana è criticabile, non solo perché la situazione italiana del Risorgimento era profondamente diversa da quella francese della Rivoluzione, ma soprat
1 W. MATURI, « Gli studi di storia moderna e contemporanea », in Cinquantanni di vita intellettuale in Italia^ Napoli, 1950, voi. I, p. 273.

2 R. Romeo, « La storiografia politica marxista », in Nord e Sud, agosto 1956.516

Gli interventi

tutto perché una rivoluzione giacobina, se ci fosse stata in Italia, non avrebbe avuto funzione progressiva, poiché avrebbe di molto ridotto, con la creazione di un vasto ceto di piccoli proprietari coltivatori, le possibilità di accumulazione capitalistica già tanto limitate in un paese arretrato commercialmente ed industrialmente. Si può dire insomma che, pur con motivazioni diverse e in parte contrastanti, la critica all’affermazione di Gramsci sull'assenza di giacobinismo nel Risorgimento sia stata finora uno dei punti centrali della discussion[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Zangheri, La mancata rivoluzione agraria nel Risorgimento e i problemi economici dell'unità in Studi gramsciani

Brano: [...]lla parte centrale, almeno, dei suoi appunti quel che Gramsci si pone non è, essenzialmente, il problema dei rapporti sociali nelle campagne e della loro mancata trasformazione. Questo è, in certo senso, presupposto alla sua indagine, che si svolge da un diverso angolo visuale. Poiché le masse contadine non appoggiarono il movimento unitario (e non soltanto per l’assenza di una rivoluzione

1 R. ROMEO, « La storiografia politica marxista », in Nord e Sud, a. Ili, n. 21 (ag. 1956), p. 11 sgg.

2 L. Cafagna, « Intorno al “ revisionismo risorgimentale ”», in Società, a. XII, n. 6 (die. 1956), p. 1021.370

1 documenti del convegno

agraria: anche per complessi motivi d’ordine culturale e religioso, che Gramsci non trascura di indicare), e data la ristrettezza della base popolare e la debolezza delle forze attive del movimento nazionale, come è potuto avvenire che si sia formata una direzione politica capace, in sostanza, di portare questo movimento alla vittoria? Tale è, a ben leggere, l’interrogativo principale cui Gramsci cerca una[...]

[...]ccumulazione si rende possibile. Si deve dire infine che il Romeo è nel vero quando afferma che, salvo il lavoro del Sereni, gli studiosi marxisti hanno lasciato in ombra la fondamentale problematica del processo di sviluppo capitalistico nell’Italia unita.

Quali dunque le probabili conseguenze sull’economia italiana di una rivoluzione agraria? Essa avrebbe arrestato, a mente del Romeo, l’incipiente sviluppo del capitalismo nelle campagne del nord, colpendo inevitabilmente « anche le forme di più avanzata economia agraria », cioè, se bene intendo, le medie e grandi aziende a salariati, « per sostituirvi un regime di piccola proprietà indipendente » 1. A questo modo si sarebbe contratto « il profitto agrario, che da noi agisce come la molla principale di tutto il processo » dell’accumulazione. Una simile opinione ha due punti d’appoggio: l’uno relativo alle condizioni dell’economia agraria nel Risorgimento, l’altro consistente in un confronto con lo sviluppo dell’economia francese dopo la rivoluzione borghese.

Mi sia permesso di nota[...]

[...]naro depositato2. Quel che manca è la fiducia, lamentano i contemporanei. Mancano, in realtà, le condizioni specifiche, strutturali, deiraccumulazione, o sono presenti in misura limitata. Fondamentalmente, per il particolare carattere dei residui feudali nel Mezzogiorno, è insufficiente e ristretto il mercato interno per la grande industria3.

Il Romeo non nega che il prezzo del « potenziamento forzato dell’economia capitalistica cittadina del nord » fu assai caro : « tutto il processo — scrive — si svolge a lungo su una base di compromesso con gli elementi semifeudali del vecchio mondo agrario, specie meridionale », condannando il Mezzogiorno ad una netta inferiorità economica, la quale tuttavia si presentò « per un certo periodo, e sotto certi aspetti si presenta tuttora, come una condizione storica dello sviluppo industriale del nord ». Il che è esatto, salva l’avvertenza che si tratta non dello sviluppo industriale del nord in generale, ma di quel tipo di sviluppo, circoscritto ad un particolare mercato, basato su un determinato metodo di accumulazione, vincolato cioè a premesse ed a condizioni in seno alle quali erano annidate forze limitatrici e ritardatrici.

Un esame delle particolarità del trend industriale italiano potrebbe ampiamente confermare questo giudizio. Sarebbe ad esempio suscettibile di interessanti considerazioni una analisi della distribuzione settoriale del

1 NOTI, La ricchezza dell’Italia, cit., pp. 145153.

2 G. MlRONE, « Relazione sull’andamento dei servizi del Banco di Napoli », in [...]

[...] p. 38 sgg.

3 Parenti Bloch, l. c., pp. 261288.

4 E. Sereni, Vecchio e nuovo nelle campagne italiane, Roma, 1956, pp. 24950; Atti del Convegno nazionale sulla meccanizzazione dell’agricoltura nelreconomia italiana (Cremona, 20 settembre 1953), Bologna s. d., p. 172.Renato Zangheri

383

Quanto poi alla credenza del Romeo che l’inferiorità economica del Mezzogiorno sia stata una condizione « temporanea » dello sviluppo industriale del nord, « destinata ad essere rovesciata dallo stesso sviluppo interno dell’industrialismo settentrionale», si deve dire che ciò è vero solo nel senso che l’inferiorità meridionale nasce nel corso dello sviluppo della società capitalistica, che è una formazione storica, instabile, non permanente, e nel proprio seno alleva le forze non — come sembra credere il Romeo — della sua indefinita perfettibilità, ma del suo antagonistico superamento. In realtà, la lunga disamina che il Romeo ha fatto delle idee gramsciane sul Risorgimento ha una origine pratica. Quel che a lui preme, è dimostrare la razionali[...]



da Federico Engels, lettera a Giuseppe Bloch del 21 settembre del 1890 "In ultima istanza" in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...] destinato per necessità economica, e non anche per altri fattori (soprattutto per il fatto di aver a che fare, per il possesso della Prussia, con la Polonia e quindi con le relazioni politiche internazionali, le quali del resto
sono decisive anche nella formazione del potere della Casa d'Austria), a diventare la. grande potenza in cui
si è incarnata la differenza economica, linguistica e,
dopo la Riforma, anche la differenza religiosa tra il Nord e il Sud. Si riuscirà ben difficilmente, se non ci
si vuol rendere ridicoli, a spiegare con motivi .econo
mici l'esistenza di ogni staterello tedesco del passato e del presente, oppure l'origine del mutamento di suo
ni nella lingua dell'alta Germania, mutamento di suoni che ha allargato la linea di demarcazione geografica formata dalle montagne, dai Sudeti sino al Taunus, sino a farne una vera spaccatura che attraversa tutta la Germania.
In secondo luogo però la storia si fa in modo tale che il risultato finale balza sempre fuori dai conjiitti di molte volontà singole, di cui ciascuna vie[...]



da Milovan Ginas (dello Stato Maggiore dell'Esercito di Liberazione jugoslavo), Il Maresciallo Tito in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...] destinato per necessità economica, e non anche per altri fattori (soprattutto per il fatto di aver a che fare, per il possesso della Prussia, con la Polonia e quindi con le relazioni politiche internazionali, le quali del resto
sono decisive anche nella formazione del potere della Casa d'Austria), a diventare la. grande potenza in cui
si è incarnata la differenza economica, linguistica e,
dopo la Riforma, anche la differenza religiosa tra il Nord e il Sud. Si riuscirà ben difficilmente, se non ci
si vuol rendere ridicoli, a spiegare con motivi .econo
mici l'esistenza di ogni staterello tedesco del passato e del presente, oppure l'origine del mutamento di suo
ni nella lingua dell'alta Germania, mutamento di suoni che ha allargato la linea di demarcazione geografica formata dalle montagne, dai Sudeti sino al Taunus, sino a farne una vera spaccatura che attraversa tutta la Germania.
In secondo luogo però la storia si fa in modo tale che il risultato finale balza sempre fuori dai conjiitti di molte volontà singole, di cui ciascuna vie[...]



da Roberto Pertici, Giovanni Amendola: l'esperienza socialista e teosofica (1898-1905) in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]dola si era mosso al di fuori degli ambienti teosofici. Nell'aprile aveva preso parte al v Congresso di psicologia, tenutosi a Roma: vi aveva conosciuto William James, che gli concesse un'intervista per « La Nuova Parola », ed i giovani del « Leonardo », Papini in testa. Aveva scritto un saggio per « Il Regno », la cui direzione era da poco passata a Campodonico, strinse amicizia con Giuseppe Vannicola ed iniziò la collaborazione alla « Revue du Nord »: insomma era entrato nel variegato mondo delle riviste di idee.
Anni di pazze sfuriate romantiche quelli della teosofia, ma non anni inutili. In essi trovano una soluzione ingenua e mitologica problemi che restarono al centro della ricerca amendoliana: l'autonomia del sentimento religioso, le motivazioni di fondo dell'impegno morale, un forte interesse per i problemi della psicologia e dei loro rapporti con l'etica. Kant, James e Schopenhauer restarono costanti interlocutori delle riflessioni di Amendola, come pure non lo abbandonò l'interesse per le teorie di riforma sociale di un Ruskin,[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Nord, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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Studi <---Italia Meridionale <---Italia che scrive <---Italian <---Italy <---Iugoslavia <---James Hall <---Jean Jaurès <---John Law <---John Ruskin <---La Capitale <---La Chiesa Cattolica <---La Civiltà Cattolica <---La Cultura <---La D C <---La Francia <---La Lingua <---La Loggia <---La Nuova Parola <---La Revolution <---La Sardegna <---La Società <---La Società Teosofica <---La Sofis <---La Spagna <---La Spagna Centrale <---La Spagna Meridionale <---La Voce <---Lavori Pubblici <---Le Chapelier <---Leone Tolstoi <---Librairie Nationale <---Liguria <---Lo Magro <---Lo Stato <---Longobardi <---Looking Backward <---Luigi Bonaparte <---Luzzatto <---M.E.C. <---Ma La Cavera <---Macaluso <---Maine de Biran <---Majorana <---Maresciallo Tito <---Marx <---Media <---Medio Oriente <---Merlino <---Mezzogiorno <---Michailovic <---Milano-Palermo <---Milazzo <---Ministero <---Molajoni in Piazza Rondanini <---Mondrian <---Moneta <---Movimento <---Mrs <---Murcia <---Musicologia <---Napoleone Colajanni 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