Brano: III
ORGOSOLO MODERNA
La politica militarecoloniale che dal 1880 colpisce Orgosolo è soltanto la manifestazione più visibile, la forma della politica economicacoloniale che dal 1880 la borghesia imperialista italiana conduce contro Orgosolo e, largamente, contro tutta la Sardegna pastorale.
L'economia pastorizia sarda, e particolarmente, quella della Barbagia pu) essere considerata da quel tempo sino ad oggi — e con pro
prietà di termine una economia di tipo coloniale.
Abbiamo visti i caratteri « primitivi » dell'azienda pastorale sarda. Dobbiamo qui precisare che non si tratta più di un'azienda primitiva vera e propria, una azienda, cioè, che vive in un mercato naturale o di baratto, ed il cui territorio è chiuso, limitato al paese. Si tratta, invece, di una azienda già in pieno immessa nell'epoca moderna: che vive in un mercato artificiale, che ha bisogno di denaro, ed il cui territorio è vastissimo : il mercato finanziario, il mondo.
Da quando la borghesia italiana introduce la proprietà privata nelle terre di pascolo che, conseguen[...]
[...]emente in Barbagia; lo hanno nelle mani solo piccoli prestatori e piccoli commercianti che lo danno, in modo usurario, in cambio di prodotti: latte, lana, formaggio, pelli, carni ecc.
È da quando la borghesia italiana (trasformatasi in imperialista) mette piede in Barbagia, il 1880 circa, con i primi industriali caseari, che il denaro, affluendo in maggior misura di prima e sempre più richiesto dai proprietari di terre diviene il motore dell'economia di Barbagia.
Da quel momento la locale economia prende l'aspetto tipico di una economia coloniale.
L'industriale caseario, dal 1880, giunge in Barbagia in cerca di materie prime — latte soprattutto — che può acquistare a prezzo più
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basso che altrove perché il denaro qui scarseggia. Egli, dal 1880, si preoccupa di impiegare il minimo di capitali: non costruisce caseifici sul posto, non porta lavoro, non accresce la ricchezza locale: incetta latte, lo ammassa sotto forma di pasta appena lavorata (per conservarla), e lo invia in continente dove questo si lavora. Né si preoccupa poi di riversare neppure in parte in Bargabia i profitti che ricava.
Come [...]
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basso che altrove perché il denaro qui scarseggia. Egli, dal 1880, si preoccupa di impiegare il minimo di capitali: non costruisce caseifici sul posto, non porta lavoro, non accresce la ricchezza locale: incetta latte, lo ammassa sotto forma di pasta appena lavorata (per conservarla), e lo invia in continente dove questo si lavora. Né si preoccupa poi di riversare neppure in parte in Bargabia i profitti che ricava.
Come si vede é una economia coloniale classica : di tratta.
Le condizioni per la creazione di monopoli locali sono qui oltremodo favorevoli e la creazione di essi avviene seconda modi classici della economia coloniale: possedendo un capitale d'inizio, pagando presto e con certezza il latte, l'industriale caseario ha facilmente ragione dei piccoli concorrenti: usurai, piccoli commercianti. L'abbondanza del latte e la larghezza del territorio non gli fanno neppure temere molto i grandi concorrenti: ossia gli altri industriali caseari. La spartizione della Sardegna tra pochi di essi (Locatelli, Galbani ecc.) avviene — come nella economia coloniale in modo « abbastanza » pacifico.
Ma vediamo invece, ora, la situazione del pastore.
Il pastore, obbligato a pagare sempre più in denaro il pascolo, non trovando il denaro con facilità se non dall'industriale, é costretto sempre più a sottostargli. Il pastore é una figura economicamente debole di fronte all'industriale: nell'ambito dello Stato non conta quasi nulla, mentre molto conta l'industriale. Il pastore si assume la parte passiva, il lavoro: si fa solo custode e mungitore delle pecore; cede invece all'industriale la parte attiva, la possibilità di guadagno: il prodotto. Nel momento principale del mercato — nella determinazione del prezzo del latte — o l'industriale impone personalmente il suo prezzo o, per suo conto, lo impone lo Stato. Il pastore, che pur é l'attore principale, non prende parte se non formalmente in questa determinazione. Il prezzo è legato sp[...]
[...] prospettiva finale è, ancora, la disoccupazione. E così i pastori — categoria tipicamente «conservatrice », perché da millenni abituata alla sola pastorizia — non hanno convenienza di emigrare, di muoversi: rimangono in paese.
Potrebbe sembrare, a prima vista, che a questo nuovo processo, comune a tutti i pastori di Barbagia, il paese di Orgosolo si sottragga, poiché è l'unico, l'ultimo che non risulti ancora conquistato dallo Stato e dalla economia imperialista. La proprietà privata delle terre per pascolo non è molta; il territorio comunale estesissimo; gli industriali caseari che incettano il latte non sono visibilmente presenti nel paese : pochi centri di raccolta esistono ai margini del territorio di Orgosolo.
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Ma la sottrazione del paese alla economia imperialista è soltanto illusoria. I pastori di Orgosolo, seminomadi — per ragioni climatiche — per la meta dell'anno e cioè per l'inverno, sono costretti ad andare nei territori circostanti, cioè in terre private di pascolo che pagano in denaro. L'accerchiamento del territorio di Orgosolo da parte della economia imperialista fa sottostare per metà il paese a questa economia. La introduzione stessa della proprietà privata di terre di pascolo — sia pur in forma meno pronunciata che altrove — introduce, ancora, nel paese, il cavallo di Troia della economia imperialista. Sempre piú, dalla guerra 191518, ma specialmente, dalla guerra 193943, i pastori di Orgosolo sono costretti sempre più a ricorrere, per il denaro dei fitti del pascolo, agli industriali.
Dalla fine di questa ultima guerra il processo di proletarizzazione dei pastori, comune a tutta la Barbagia, ha cominciato a manifestarsi con crescente progresso in Orgosolo. Si può dire che dal 1943 — e per la prima volta nella storia di Orgosolo — si sia andata verificando la creazione di una nuova classe, diversa da quelle tradizionali de « sos meres » e « sos terraccos »: un proletariato p[...]
[...]va classe è molto importante per Orgosolo: crea una svolta storica, apre un'epoca nuova.
Dal 1943 Orgosolo, come non mai prima, è un paese scisso in due: un paese antico e moderno. Esso vive nella sua antichissima storia ma è entrato anche nella storia contemporanea; il suo territorio è ancora il territorio del paese, ma si è dilatato al territorio nazionale, mondiale.
Studieremo l'azione di questa nuova classe creatasi di recente, che ha fisionomia singolare e già dimostra possibilità di spezzare una storia millenaria, di introdurre nel paese il più profondo rinnovamento.
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La situazione coloniale del paese di Orgosolo in seno allo Stato italiano è una situazione coloniale due volte aggravata : e per il colonialismo economico, comune a tante altre zone d'Italia; e per il colonialismo militare proprio (almeno per intensità) solo al paese di Orgosolo. Una così grave, estrema forma di oppressione imperialista comporta — con urgenza — la necessità di « liberazione » del paese, l'interesse comune e generale ad una totale « liberazione ». Si può dire che il problema del paese di fronte allo Stato, dal 1880 ad oggi, sia stato
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sempre, essenzialmente, il problema di una liberazione « nazionale » o, più esattamente « paesana », e di una liberazione « sociale » dall'oppressione che si approfondisce se[...]
[...]se dalla crescente oppressione dello Stato. E il momento della «liberazione» indistinta, torbida, terrorista, individuale.
Dal 1943, con la comparsa di un proletariato pastorale la storia dei tentativi di questa liberazione si modifica profondamente.
II proletariato pastorale risente dell'oppressione « paesana » come ogni classe del paese; in maggior misura di ogni altra, risente l'oppressione « sociale ». È la classe ai limiti del processo economico, quella che non ha niente da perdere ma tutto da guadagnare : é la classe storicamente destinata a prendere le redini di tutto il locale movimento di liberazione:
Naturalmente il proletariato pastorale non può di certo dirigere od operare da solo nella liberazione: é una classe appena nata, allo stato di una disgregazione più che di una formazione; non discende da un processo lineare (come quello del proletariato industriale) in cui vi é un nemico diretto — l'industriale : discende da un processo confuso in cui vi sono molti nemici — il proletariato del pascolo, il pastore concorrente — di[...]
[...]Orgosolo in una scala assai ridotta bisogna riferirsi su scala mondiale a ben più vaste situazioni che possono ritrovarsi tra i popoli coloniali dell'Africa e dell'Asia. Il comunismo orgolese presenta singolari identità con ìl comunismo di quei paesi coloniali.
Ciò che crea un terreno « naturale » per il comunismo in Orgosolo é costituito, innanzitutto, da due particolari condizioni:
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1) La prima é una situazione economica comune, per es., in alcune zone e popolazioni africane: l'economia locale é basata sul comune uso del pascolo. La proprietà privata, oltre che veramente estranea, é estremamente nociva alla vita del paese. L'antica abitudine al pascolo comune, il patriarcale « comunismo » (e tale é infatti l'antico termine locale) é lo sfondo per il moderno comunismo :
Tottu dipende dae sa facenda
de non esser comune sa sienda (1).
E ancora:
Podimus sas delizias antigas
nos cherinde in su mundu gosare?
Basta per?) in comune lascare
terrinos e produttos e fatigas (2).
2) Probabilmente non esiste in tutt'Europa popolo che, come quello orgolese, per millenni abbia soff[...]
[...] contadino, l'ideologo del proprietario terriero, dell'industriale, dello Stato é « figura » meno diffusa in Sardegna che in continente: non esiste, o quasi nell'isola un forte strato ed una forte organizzazione di questi intellettuali. L'intellettuale sardo proviene, generalmente, dalle classi medie. Per ragioni di millenario dominio « straniero » queste non hanno mai avuto (e non hanno) la possibilità di farsi una vera e propria consistenza economica, una forte spina dorsale economica; sono sempre in pericolo di ritornare alle condizioni dei pastori e dei contadini. Non esistono pertanto le condizioni stesse perché l'intellettuale abbia una vera e propria consistenza culturale, una forte spina dorsale culturale che li distacchi e li ponga, apertamente e coscientemente, contro il pastore e il contadino. Ma l'intellettuale sardo delle classi medie — l'intellettuale « tradizionale » — é una tragica figura di intellettuale coloniale. Tenuto dallo Stato italiano in condizioni di suddito, di subalterno coloniale, generalmente egli é affetto da un complesso di inferiorità colon[...]
[...] forte complesso di evasione (fuggire in continente!) lo assale di continuo, e si alterna con il desiderio, e l'impotenza, di non uscire dalla propria terra. Egli cerca di mettersi a paro con la cultura del continente, egli conosce e rimugina le più astruse teorie del continente, ma con questo va sempre più perdendo contatto con la sua terra, non sa più che cosa sono i pastori e i contadini. Contenuto provinciale e forma cosmopolita sono la fisionomia più comune dell'intellettuale sardo « tradizionale ». E questa fisionomia, rivelatrice di una crisi profonda, per la stessa debole costituzione di questo intellettuale, non si rivolta (come dovrebbe) contro lo Stato — se non con proteste platoniche — ma, generalmente, contro il proprio stesso popolo. Trovando base nella propria origine di classe, questo intellettuale riversa la propria inferiorità non sullo Stato ma sul pastore e il contadino : lo studente, il giornalista si fa l'ideologo dei nemici del pastore e contadino, l'avvocato pensa solo a fare affari sul pastore, sul contadino. Se uno di questi intellettuali riesce, come avviene qualche volta, ad entrare [...]
[...]n Orgosolo i legami che ha il proletariato pastorale e tutto il paese con il movimento nazionale e internazionale degli operai, dei contadini, degli intellettuali; ha sviluppato in difesa di Orgosolo una campagna contro i soprusi statali, polizieschi e burocratici; ha sottolineato la necessità di pace, di abbandono del terrorismo individuale, dei delitti ecc. e la improrogabile necessità (perché questo si ottenga) che vi sia lavoro, progresso economico, trasformazione della struttura del paese nel quadro della lotta per l'Autonomia e la Rinascita di tutta la Sardegna (8). Questa azione è stata determinante nella formazione di « intellettuali » comunisti, di « dirigenti politici » comunisti locali.
Ma non si deve intendere questa azione come una azione venuta dall'esterno, una azione di « importazione ». Essa è stata « possibile »: è stata soltanto — e soprattutto — un approfondimento, un inquadramento della azione sviluppata immediatamente, direttamente da comunisti locali. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista orgolese formatosi in paese da dopo l'ultima guerra è degno di attenzione: egli
(8) cfr. il di[...]
[...] lotta da individuale e sanguinosa in latta civile, pacifica e collettiva. Bisogna che comincino i giovani ad abbandonare qualsiasi spirito di avventura e gli uomini a non cercare nella ribellione individuale la soluzione. La lotta politica è certo più difficile perché non richiede soltanto coraggio ma intelligenza, studio, preparazione, lettura; richiede che noi facciamo respingere da tutti il banditismo e unire tutti invece per la rinascita economica, per la libertà di lottare contro la politica dei veri e grandi banditi della nostra isola e della nostra nazione, per costringerli
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ad attuare il piano di rinascita, per rispettare l'autonomia, per applicare la legge uguale per tutti. Il banditismo provoca sofferenze terribili a tutti e noi siamo contra queste sofferenze. Non è la rivolta anarchica, individuale ma l'applicazione di una politica giusta che ci può salvare. Con i banditi Orgosolo ha pochi amici e molti che ci odiano; con una politica giusta Orgosolo ha milioni di fratelli dalla Fiat ai feudi siciliani, dalla Cina a Berlino. Allora si che potremo vincere la nostra battaglia per la civiltà ».
Ustica
« Egregio Signor Maresciallo,
La prego di scusarmi se con la presente oso disturbarlo. Ma data la sua condizione di Co[...]
[...]egnato civilmente ai suoi persecutori per scontare la ingiusta condanna.
Mi ritengo fortunato di potere per primo pubblicare la biografia di un uomo « nuovo » orgolese.
(9) Nel soggiorno in Orgosolo nella sua casa, io ho avuto occasione di potere con sultare le sue carte, i suoi quaderni. Essi danno un esempio delle difficoltà, della volontà, del coraggio dell'« autodidatta » orgolese. Ecco, ad es., il sommario di un quaderno:
1) Elenco di pronomi, nomi e verbi in italiano.
2) « Parole sconosciute ». Seguono molte pagine (« ostile = nemico; caotico = confuso; avorio = dente di elefante; opportunista = nemico sfavorevole; Golgota = Calvario; rugiada = selene; guisa = modo, maniera; stizza = ira; ecc.).
3) Elenco di nomi, pronomi, verbi in francese e tedesco (per es.: padre = per; madre = mer; Genitori = Le ;paran; nonno = graper; ecc.).
4) Note di geografia (I mari d'Italia, i monti d'Italia, i fiumi d'Italia).
5) Nomi di personaggi mitologci greci e latini (Totefagia, Proserpina, Agenorea, Agerona, Anaideia Antirtide ecc.).
6) Brani di mitologia (Fabulino = dio della parola; Fecondità = aver figli; ecc.).
7) Leopardi. Canto del pastore errante per l'Asia.
8) Poesia sarda di Pittanu Moretti contro i preti.
9) Pagine di diario sulla morte di sua madre.
10) Poesia sarda (« Lettera ad un amico ossia un compagno scritta dall'esilio »).
11) Appello dall'esilio al paese del banditismo. «Uomini e donne, vecchi e giovani e famiglie, voi che avete visto e tuttora vedete il fiore della gioventù vilmente assassi[...]