Brano: [...]to e controlla attraverso una vasta rete di interessi le strutture economiche e politiche del paese, ma perché rappresenta la formazione politica nella quale si esprime la borghesia indiana, intesa nel senso più lato. Quindi la scelta del Congresso é la scelta delle classi non feudali e non proletarie indiane; inoltre il Congresso è, a differenza del Kuomintag cinese nel 1927, in grado di tenere i contatti anche con vaste masse contadine. Finora Nehru, che all'epoca di Gandhi fu l'anima di sinistra del nazionalismo indiano, e più spesso un oppositore ideologico e politico delle tesi sociali del Mahatma che un pedissequo seguace, é riuscito a dominare la macchina del Congresso, questa informe federazione di movimenti diversi che ha coperto con un vago interclassismo la predominanza nel suo seno dapprima dei proprietari terrieri, poi dei rappresentanti degli interessi capitalistici e che ora si trova impegnata nella costruzione di una società che si pretende avviata al socialismo.
Nehru ha costretto il Congresso e la borghesia indiana che [...]
[...] oppositore ideologico e politico delle tesi sociali del Mahatma che un pedissequo seguace, é riuscito a dominare la macchina del Congresso, questa informe federazione di movimenti diversi che ha coperto con un vago interclassismo la predominanza nel suo seno dapprima dei proprietari terrieri, poi dei rappresentanti degli interessi capitalistici e che ora si trova impegnata nella costruzione di una società che si pretende avviata al socialismo.
Nehru ha costretto il Congresso e la borghesia indiana che ne rappresenta il gruppo dirigente ad adottare in teoria e ad attuare almeno parzialmente in pratica una serie di principi e di misure che hanno provocato un'effettiva trasformazione ed
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hanno fatto compiere all'India buona parte della rivoluzione democraticoborghese: in India esistono oggi tutti gli strumenti giuridici e costituzionali per creare una società moderna, progressivá, Iaica edegualitaria ed anche per avviarla attraverso una pianificazione gradualista a certe forme di [...]
[...]va già fin da allora accettato in termini generali ed in teoria la trasformazione della società indiana secondo i principi democratico progressivi o perché questa trasformazione era ideologicamente consentanea al proprio pensiero ed economicamente favorevole ai propri interessi (e ciò vale soprattutto per le forze borghesi, sia della borghesia capitalistica sia di quella intellettuale o burocratica) o perché il moderato gradualismo sostenuto da Nehru era considerato un male minore rispetto ad una più violenta rivoluzione, oltre che un processo di cui si sarebbe potuto sabotare in pratica la continuazione (e ciò vale soprattutto per i grandi proprietari terrieri e le altre forze sopravvissute del passato semifeudale).
In particolare va notato chela litica di sviluppo non é
di per sé in India in contraddizione con gli interessi della borg hesiä ma anzi é favorevole ad essi ed inoltre che, àrrieTña—fino a che la borghesia controlla esclusivamente l'apparato economico ed amministrativo dello Stato, essa può anche vedere con favore una cer[...]
[...]anzi é favorevole ad essi ed inoltre che, àrrieTña—fino a che la borghesia controlla esclusivamente l'apparato economico ed amministrativo dello Stato, essa può anche vedere con favore una certa misura di pianificazione e di estensione dell'economia statale, per coprire i settori di minor reddito e di più gravosi investimenti nello sforzo di sviluppo. Con ciò si spiega l'adesione di forti gruppi della borghesia alla politica di pianificazione di Nehru ed anche l'adozione — per quanto paradossale ciò possa parere — di « principi socialisti » per lo sviluppo della società indiana, deliberata dal partito del Congresso nel 1955.
Ma in questi tre anni la situazione si é trasformata sotto più di un aspetto: il secondo piano quinquennale orientato sull'industria e non più, come il primo, sull'agricoltura ed i lavori pubblici, ha incontrato presso il settore finanziario e industriale della borghesia assai minor favore del primo ed é stato accettato
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soltanto da una parte della classe dirigente, cioè da quei gruppi che possono [...]
[...]io), il rallentamento della formazione del risparmio o comunque del suo incanalamento a scopi produttivi, l'intensificarsi della speculazione sui beni di prima necessità, con la richiesta di assegnare al settore privato una posizione di priorità nella fornitura di merci e nell'importazione di macchine e materie prime che per la loro scarsità dovrebbero essere riservate al settore pubblico, sono tutti sintomi di questa sabotaggio.
Di conseguenza Nehru si è trovato nell'alternativa tra alienarsi, con una politica di sinistra e di rottura, l'appoggio di buona parte del suo partito e delle classi sociali che esso rappresenta o di limitare gravemente il piano. Non avendo potuto, anche per mancanza di sufficienti forze sociali e politiche, dentro e fuori il Congresso, disposte ad appoggiare in pieno il perseguimento e l'irrigidimento della politica pianificatrice, scegliere chiaramente e definitivamente una delle due alternative, Nehru si trova ora a sopportare le conseguenze negative di entrambe le scelte. Ha dovuto cioè decurtare ufficialment[...]
[...] alienarsi, con una politica di sinistra e di rottura, l'appoggio di buona parte del suo partito e delle classi sociali che esso rappresenta o di limitare gravemente il piano. Non avendo potuto, anche per mancanza di sufficienti forze sociali e politiche, dentro e fuori il Congresso, disposte ad appoggiare in pieno il perseguimento e l'irrigidimento della politica pianificatrice, scegliere chiaramente e definitivamente una delle due alternative, Nehru si trova ora a sopportare le conseguenze negative di entrambe le scelte. Ha dovuto cioè decurtare ufficialmente il piano, già tanto modesto, di almeno un 15 per cento, e non ha potuto trovare soluzioni per innestare un movimento di rapida espansione della economia anche a scadenza più lontana.
D'altra parte contro di lui si è scatenata (con quel rispetto per le forme esteriori che l'enorme popolarità del primo ministro richiede pur sempre) un'ondata di attacchi da parte di gruppi politici e sociali che finora si erano schierati con il Con
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[...]ento di rapida espansione della economia anche a scadenza più lontana.
D'altra parte contro di lui si è scatenata (con quel rispetto per le forme esteriori che l'enorme popolarità del primo ministro richiede pur sempre) un'ondata di attacchi da parte di gruppi politici e sociali che finora si erano schierati con il Con
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gresso ma che si rivelano ormai come un'opposizione di destra a Nehru, all'interno o al di fuori del partito di governo. Si tratta in genere di un'intensificata attività di gruppi regionalistici e se
paratisti che giocano su risentimenti locali spesso giustificati
dal centralismo inefficiente di Nuova Delhi — a sulle reazioni create dal burocratismo assai diffusa in tutti gli enti statali, per risuscitare e lanciare contra la politica di pianificazione (che deve ricorrere ad un certo grado di autoritarismo) quelle forze centrifughe che caratterizzarono in senso negativo tutta la storia dell'India e che dal 1947 in poi erano state tenute a freno proprio dal fa[...]
[...] diffusa in tutti gli enti statali, per risuscitare e lanciare contra la politica di pianificazione (che deve ricorrere ad un certo grado di autoritarismo) quelle forze centrifughe che caratterizzarono in senso negativo tutta la storia dell'India e che dal 1947 in poi erano state tenute a freno proprio dal fattore unitario ed unificatore rappresentato dalla politica progressiva e dallo sforzo per lo sviluppo.
Un altro aspetto della lotta contro Nehru (anche più del precedente subdolo e difficile da combattere) é il rafforzarsi entro il Congresso, soprattutto nei governi regionali controllati quasi dovunque dal Partita, di consorterie locali, spesso largamente corrotte e legate ad interessi semifeudali o monopolistici. Nehru ha dovuto e potuto intervenire ad epurare i dirigenti del suo stesso partito nei casi di più grave scandalo, quando le posizioni del Congresso stavano già per precipitare sotto i colpi delle opposizioni e di personalità uscite dal Congresso proprio per denunciarne la corruzione su base locale. Nella maggior parte delle situazioni però, il primo ministro non ha potuto — per ovvie esigenze di lotta politica e per salvaguardare il suo partito contro gli avversari — porre argine ad uno stato di cose che, senza raggiungere l'aperta violazione della legge, mina la efficienza del partito di governo [...]
[...]one su base locale. Nella maggior parte delle situazioni però, il primo ministro non ha potuto — per ovvie esigenze di lotta politica e per salvaguardare il suo partito contro gli avversari — porre argine ad uno stato di cose che, senza raggiungere l'aperta violazione della legge, mina la efficienza del partito di governo e lo mette comunque fuori gioco come strumento progressivo. Il gruppo di sinistra del Congresso, al quale grosso modo fa capo Nehru, pur controllando in una certa misura la politica del governo centrale, si trova cosí a dipendere su base locale da gruppi e consorterie che sono quanto mai lontani, per i loro interessi sociali diretti, dalla linea sostenuta dal primo ministro, che risulta quindi inevitabilmente compromessa e legata da queste connivenze.
Una situazione di questo tipo implica una contraddizione fondamentale in quanto le tendenze centrifughe e le minacce di
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un ritorno alla stasi rendono più che mai indispensabile ed urgente l'attuazione, e l'attuazione integrale, del piano, che viene a cos[...]
[...]indi inevitabilmente compromessa e legata da queste connivenze.
Una situazione di questo tipo implica una contraddizione fondamentale in quanto le tendenze centrifughe e le minacce di
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un ritorno alla stasi rendono più che mai indispensabile ed urgente l'attuazione, e l'attuazione integrale, del piano, che viene a costituire l'elemento decisivo per rafforzare l'unità nazionale, mentre indeboliscono le stesse possibilità che a Nehru si presentano di premere sul paese per ottenere da esso il compimento del piano. Le difficoltà nelle quali si trovano il primo ministro e la sua corrente non sono casuali e inducono ancora una volta a chiedersi se la politica di pianificazione innovatrice sia affatto possibile senza essere stata preceduta da un basilare compimento della rivoluzione sociale e senza un'integrale mobilitazione delle masse che consenta, volontariamente o con un certo grado di coazione, di sfruttarne tutte le energie e di molplicarne le iniziative.
A questo proposito bisogna tener presente che in un paese arretra[...]
[...]diretta della terra, ma neppure sono state applicate integralmente quelle leggi moderate e graduali (del tipo della « legge stralcio » italiana) da tempo decise ma poi rimaste in parte lettera morta o per le pastoie burocratiche e la collusione tra le amministrazioni locali ed i proprietari, o per l'alto livello degli indennizzi ai proprietari fissati al di là della capacità del governo di sopportarne l'onere. Nonostante l'attenzione dedicata da Nehru alle campagne, nonostante il tentativo di risolvere il problema della terra attraverso sistemi gandhiani di donazione volontaria di lotti poderi e interi villaggi e nonostante i risultati positivi dati dalla pianificazione nel settore agricolo (con un notevole aumento della produzione), non é possibile in India contare sulla mobilitazione politica ed economica delle campagne attorno ad una pianificazione progressiva, se non iniziando un processo di trasformazioni sociali assai più profonde e probabilmente anche più violente di quelle attuate finora. E' dubbio se la sinistra del Congresso sapr[...]
[...]campagne, che resta il termine decisivo per il successo o l'insuccesso della lotta di ogni forza progressiva in Asia.
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Considerazioni affini potrebbero essere fatte anche per ció che concerne la popolazione urbana, tanto nei ceti operai quanto in quelli intellettuali. Cosicché in ogni settore della vita nazionale indiana la possibilità di continuare la politica di progressismo democratico e di industrializzazione perseguita da Nehru é subordinata alla creazione di un nuovo rapporta di condizionamento reciproco tra le forze sociali necessarie a dare propulsione allo sviluppo e le forze detentrici del potere. In questa situazione il maggior problema consiste nel veder se la sinistra del Congresso abbia la capacità di determinare un siffatto nuovo condizionamento dei vari fattori o se invece essa si trovi bloccata dalla destra del partita dominante e costretta ad accettare una stasi che non sarebbe che la preparazione ad un regresso. Qualora si ravvisi una possibilità di sopravvento degli elementi progressivi su quelli con[...]
[...]a si ravvisi una possibilità di sopravvento degli elementi progressivi su quelli conservatori del Congresso é necessario vedere anche se essi potranno giungere al successo da soli o se invece sarà necessaria una spinta a loro favore di forze per il momento escluse dal potere.
Si tratta evidentemente di un problema che non si poneva all'epoca di Bandung, quando tutti gli osservatori erano concordi sulla stabilità e l'unità del Congresso dietro a Nehru e si ponevano semplicemente interrogativi sul possibile successore di Nehru « entro il Congresso » e nel quadro della politica di questo ultimo. Fino ad ora Nehru é riuscito a mantenere nella politica condotta a livello centrale dal partito dominante una certa unità nella formale adesione alla sua linea progressiva. Ma questa formale unità é lungi dal bastare in un periodo in cui sarebbero invece necessarie chiare ed energiche prese di posizione di rottura. Inoltre anche questa fittizia coesione é per ora consentita, oltre che dalla presenza della personalità di Nehru, .dalle concessioni che il primo ministro ha ritenuto di dovere e poter fare a certi gruppi di destra su piano regionale e nazionale, sperando di ovviare poi ad esse con manovre interne di partita e con la sua consumata abilità di capofrazione.
Ora tuttavia questo equilibria di mosse e di interessi tenuto in piedi personalmente dal primo ministro (che accentra sulla
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sua persona più poteri ed in settori più vari che qualunque altro capo . politico) sembra avere un limite nel tempo: non tanto il limite della vita naturale di Nehru, q[...]
[...]o di ovviare poi ad esse con manovre interne di partita e con la sua consumata abilità di capofrazione.
Ora tuttavia questo equilibria di mosse e di interessi tenuto in piedi personalmente dal primo ministro (che accentra sulla
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sua persona più poteri ed in settori più vari che qualunque altro capo . politico) sembra avere un limite nel tempo: non tanto il limite della vita naturale di Nehru, quanto il limite dell'unità e del potere del Congresso, oppure quello della presenza di Nehxu alla testa del partitio e del governo. L'attacco pressante a Nehru da destra apre nuove prospettive: da un lato quella del possibile accantonamento di Nehru e della sua sostituzione con uomini di second'ordine graditi alle forze conservatrici, dall'altro quella di una scissione nel Congresso con la formazione di un partito conservatore, antistatalista, antisocialista e regionalista in funzione di opposizione alla politica progressiva. Mentre non è da escludere l'ipotesi che Nehru stesso accetti di attenuare e di moderare la sua politica sociale, pur nella coscienza delle gravi conj seguenze implicite in questa decisione.
Infine, anche nell'ipotesi del mantenimento dell'unità del Congresso, l'apparato del partito governativo, assai macchinoso ma intaccato dall'intrinseca posizione contraddittoria di gruppi sociali e politici sui quali si basa, regge sempre più difficilmente alle spinte divergenti che lo influenzano, tanto che le ultime elezioni locali o parziali hanno rivelato un processo di sgretolamento assai più rapido e profondo di quanto ci si potesse aspettare u[...]
[...]fici dell'indebolimento del Congresso sono andati più a vantaggio dei partiti della destra confessionale indù, messasi alla testa delle rivendicazioni separatistiche e conservatrici, che del partito comunista o di altri gruppi di sinistra.
La battaglia dei comunisti indiani per presentarsi come una forza capace di costituire una reale ed efficiente alternativa al Congresso, oppure di divenire un alleato in funzione propulsiva per la politica di Nehru, é ancora quindi incerta, lunga e dura._; Essi hanno potuto registrare nelle ultime consultazioni elettorali, generali o parziali, una sensibile avanzata, che li ha fatti diventare il secondo partito del paese e li ha portati per la prima volta al potere nella regione di Andhara. Tuttavia va scartato il concetto semplicistico della propaganda di certi ambienti americani in base alla quale una sconfitta di Nehru e del suo metodo
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di « pianificazione democratica » implicherebbe ipso facto l'ascesa al potere dei comunisti: la probabilità assai più imminente e concreta è che la situazione' indiana scivoli a destra, e proprio per` evitare quest'ipotesi i comunisti stanno cercando di elaborare ex novo il loro programma e di inserirsi nel processo storico attuale dell'India come una forza che partecipi dall'interno alla dialettica democratica del paese.
La trasformazione del peso e delle posizioni dei comunisti indiani é stata uno degli sviluppi più importanti e meno notati verificatisi[...]
[...]ica del paese.
La trasformazione del peso e delle posizioni dei comunisti indiani é stata uno degli sviluppi più importanti e meno notati verificatisi da Bandung in poi. Tre anni fa la maggioranza degli osservatori occidentali riteneva che il partito comunista in India fosse un fattore completamente superato, eliminato dal gioco per il semplice fatto che Pechino e Mosca avevano dimostrato di essere disposte a riconoscere la funzione positiva di Nehru e ad appoggiare la sua politica senza porre condizioni di ordine interno. Indubbiamente la storia del partito comunista indiano é stata delle più agitate ed incerte e, nei primi anni susseguenti all'indipendenza, la lotta estremista contro il regime di Nehru
e la tattica insurrezionale (delle quali non si saprebbe dire facilmente se sia stata ispiratrice una generale linea politica adottata da tutti i partiti comunisti asiatici o piuttosto un'incauta adesione del partito allo stato d'animo esasperato di masse povere
e primitive) contribuirono certamente ad isolare il partito, ad indebolire le forze progressive in India, ivi compreso il gruppo di Nehru, ed ha mettere in difficoltà la politica estera generale del blocco socialista.
Ora comunque quest'atteggiamento é stato completamente rivisto e, al termine di un processo durato parecchi anni, il par tito comunista indiano ha adottato nel suo recente congresso dell'aprile scorso, una linea politica basata sull'attuazione pacifica
e democratica del socialismo, attraverso la conquista della maggioranza parlamentare alla periferia ed al centro. Contemporaneamente esso ha deciso di appoggiare con sempre maggiore energia le misure progressive, lo sforzo di industrializzazione ed i tentativi di [...]
[...]uista della maggioranza parlamentare alla periferia ed al centro. Contemporaneamente esso ha deciso di appoggiare con sempre maggiore energia le misure progressive, lo sforzo di industrializzazione ed i tentativi di aprire in senso socialista la società indiana, pur continuando a denunciare i casi di involuzione conservatrice del
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Congresso. I comunisti indiani da un lato offrono così a Nehru un appoggio dall'esterno alla sua politica, dall'altro si mantengono pronti a succedere eventualmente al Congresso: quali siano tuttavia le loro prospettive di giungere a dirigere un fronte di sinistra comprendente il Congresso e come essi prevedano di po ter trasformare in un'economia socialista la molteplice struttura di settori sociali a carattere diverso attualmente alla base della economia indiana è difficile dire.
La vecchia prospettiva della « collaborazione con i movimenti nazionalisti borghesi per dirigere la loro lotta contro le forze feudali ed imperialiste » non è necessariamente[...]
[...]presente che l'atteggiamento contro il « revisionismo » e contro tutti i tentativi di organizzare
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società di tipo socialista su basi sostanzialmente diverse da quelle dell'URSS, assunto nell'ultimo anno dai partiti comunisti e primo fra tutti dal partito comunista cinese, non sembrano consentire ai comunisti indiani di nutrire eccessive illusioni — se mai ne ebbero — sul carattere socialista o semisocialista della politica di Nehru. Essi quindi per ora limitano la positività della « linea Nehru » ed il loro appoggio ad essa con un giudizio derivato in generale dalle tesi della « Questione nazionale e coloniale » e della « Nuova democrazia » : essi giudicano cioè la linea di Nehru una politica « borghese » assai progressiva, obiettivamente utile e tale da essere portata fino in fondo, ma la considerano pur sempre come una fase, per quanto avanzata, di un più lungo processo rivoluzionario, il cui coronamento sarà attuato solo sotto la direzione dei comunisti.
Sotto certi aspetti la situazione indiana attuale differisce essenzialmente da quella cinese del 1927 per il fatto che, mentre nel Kuomintang le forze di carattere feudale e legate agli interessi stranieri avevano preso il sopravvento costringendo i comunisti alla lotta armata contadina, in India il prevalere degl[...]
[...]a soltanto dai partiti comunisti dei paesi borghesi democratici, quali ad esempio l'Italia o la Francia. Resta da vedere, se entro questa prospettiva, i comunisti indiani possano giocare sulla particolare situazione del loro paese per evitare di essere bloccati per lungo tempo su una posizione di minoranza costituzionale e legalitaria come nei due paesi europei.
Al momento attuale essi sembrano voler inserirsi nelle contraddizioni esistenti tra Nehru ed i suoi avversari, in modo da sventare l'ipotesi di un reflusso a destra e di un rafforzamento delle forze semifeudali (che potrebbe creare una situazione affine a quella della Cina dopo il 1927) e da presentarsi al primo ministro come una forza indispensabile al successo delle sue tesi. Finora Nehru (che verso i comunisti indiani ha un atteggiamento più conciliante che in passato, lodandone l'evoluzione in senso democratico) non si é mai trovato nella necessità di contare sui
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comunisti come su un gruppo indispensabile per salvare la sua politica: egli ha sempre proceduto a concertare entro il Congresso soluzioni di compromesso da far adottare poi con criteri unanimistici dalle varie frazioni, sicché il vero gioco della politica indiana si è sempre concluso al di fuori delle sedi parlamentari e senza decisioni di stretta misura [...]
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comunisti come su un gruppo indispensabile per salvare la sua politica: egli ha sempre proceduto a concertare entro il Congresso soluzioni di compromesso da far adottare poi con criteri unanimistici dalle varie frazioni, sicché il vero gioco della politica indiana si è sempre concluso al di fuori delle sedi parlamentari e senza decisioni di stretta misura nelle quali l'appoggio comunista potrebbe essere necessario a Nehru. Ma se l'attacco da destra continuerà il primo ministro potrebbe essere costretto a scegliere tra l'appoggio dei comunisti e la rinuncia al piano e al progresso.
Ad ogni modo l'evoluzione dei rapporti tra Nehru ed i comunisti indiani presenta notevole interesse per i problemi generali, riguardanti sia le trasformazioni sociali nei paesi sottosviluppati, sia la politica dei partiti comunisti nei paesi non socialisti ma non ostili all'URSS. Da un lato l'esperimento indiano dimostrerà fino a che punto è possibile per un governo non comunista attuare una politica di trasformazione senza dover ricorrere a quelli co o io,. e c n i._,comunisti c1 carats erizzó l'Europa uscita dalla Resistenza e che poi fu accantonata n ll'E„~ u paa occidentale proprio çöñtemporaneamente alla politica di rinnovaeenfö áperta[...]
[...]accantonata n ll'E„~ u paa occidentale proprio çöñtemporaneamente alla politica di rinnovaeenfö áperta—dalla Resistenza stessa.
D'altro lato il caso dell'India è nuovo nei rapporti tra il movimento comunista considerato come fenomeno mondiale generale ed uno Stato nazionale particolare. Benché i comunisti indiani siano all'opposizione e comunque esclusi dall'elaborazione attiva della politica del paese, l'URSS ha collaborato dal 1955 in poi con Nehru rafforzandone la posizione e, quali che siano le obiettive conseguenze sociali dello sviluppo in India, l'aiuto sovietico non è mai stato criticato da alcuno come un contributo alle mire del partito comunista indiano, né mai sono risultate particolari « connivenze sovversive » tra l'URSS ed i comunisti indiani. Lo stesso sembra valere per la Cina e, se vi sono stati in India timori e diffidenze verso Pechino, essi si sono sempre concentrati più sull'eventualità di pressioni ed interferenze esterne dello Stato cinese su quello indiano, che su infiltrazioni dell'influenza cinese attraverso i co[...]
[...]e che a determinare questo fatto contribuiscano fino ad un certo punto elementi tattici e come tali non duraturi, tuttavia sembra esservi da parte sovietica una certa considerazione della particolarità dei rapporti con l'India quale principale potenza del mondo afroasiatico. Così pure è certo che l'attacco al neutralismo di Tito non vuole essere da parte sovietica (anche se vi possono essere e vi sono stati riflessi politici negativi da parte di Nehru) un attacco al neutralismo indiano, perché è evidente che la denuncia del « revisionismo » riguarda il movimento jugoslavo in quanta si voglia presentare come membro del « mondo socialista » e membro « diverso ».
Ma ciò non vale nei confronti di un movimento borghese progressista come quello di Nehru, il cui neutralismo viene consi derato rientrante nel fenomeno dell'antimperialismo dei paesi che furono soggetti a dominazione coloniale. Mentre Tito viene accusato quale transfuga dal blocco dei paesi ad organizzazione socialista, Nehru viene giudicato come un fenomeno « obiettivamente positivo » di incrinazione del mondo borghese, attraverso la lotta anticolonialista. Almeno questa è la situazione finché Nehru non vuole veramente presentare l'India come uno Stato socialista, per quanto « diverso ». Né i comunisti indiani né quelli sovietici o cinesi sembrano, tuttavia, aver mai dato molto peso alle tesi socialiste del Congresso e non ne daranno finché esse non saranno state attuate.
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Diverso è il processo che caratterizza lo sfaldamento della unità delle compagini nazionalisteborghesi in Indonesia ed in Birmania. La borghesia di questi paesi è stata ed è assai più debole di quella indiana, soprattutto ne è debole il settore capitalistico finanziario. Manca un capitale nazionale privato, mancan[...]
[...]overno incapace di reprimere la rivolta ed i ribelli incapaci di ottenere una vittoria decisiva; indicendole esso deve assicurarsi un successo a sinistra in modo da non rinnovare il paralizzante equilibrio di forze opposte emerso dalle elezioni del 1955.
i' Il problema dei rapporti tra il gruppo nazionalista progresr sivo ed i comunisti é quindi in Indonesia in uno stadio assai I più avanzato che in India, dove le concessioni e la mediazione di Nehru e soprattutto la forza coesiva rappresentata dalla sua 1 personalità hanno finora rinviato quella rottura con le forze 1 di destra, che invece il radicalismo di sinistra e l'atteggiamento politico di Sukarno hanno favorito. Un appoggio da sinistra, anche a prezzo di concessioni politiche e sociali è quindi più urgente ed indispensabile (e forse anche ideologicamente più accettabile) per i nazionalisti indonesiani che per Nehru.
A differenza di quanto avviene in India, la collaborazione
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tra nazionalisti e comunisti indonesiani, (se non sarà stroncata da uria dittatura militare) non sembra destinata a porre problemi ideologici nuovi al movimento comunista nel suo complesso: questa collaborazione rientra infatti nelle vecchie tesi sulla necessità di unire comunisti e nazionalisti nella lotta contro le sopravvivenze economiche del dominio coloniale (siano esse controllate dai decrescenti interessi olandesi o dai nuovi interessi delle compagnie petrolifere am[...]