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Il segmento testuale Negri è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 99Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Mito e civiltà moderna) Vittorio Lanternari, Frammenti religiosi e profezie di libertà fra i popoli coloniali in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]pivano danze, canti, acrobazie (8). I passi biblici prescelti da Kimbangu contenevano un chiaro significato polemico nel confronto dei bianchi. Quando l'amministratore di Thysville si recò da lui in visita, egli stava svolgendo una predica, e leggeva la storia di David e Golia. Invitato a colloquio dal funzionario, continuò imperterrito la sua allocuzione voltandogli le spalle (9). Per i Congolesi egli divenne ben presto il profeta del « Dio dei Negri », in antitesi al « Dio dei missionari cristiani ». Il suo messaggio profetico annunciava imminente la liberazione dai bianchi — anche dai missionari —, il rinnovamento delle condizioni di vita, il ritorno dei morti, l'età dell'oro. Nel contempo egli diffondeva la conoscenza della Bibbia, accettava il battesimo, la confessione, un rituale fondato su canti religiosi desunti dalla Bibbia. Ma il culto dei
(8) Andersson, 4960.
(9) Andersson. 62.
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morti restava come elemento tradizionale nel nuovo culto kimbangista. La sua azion[...]

[...]noscenza della Bibbia, accettava il battesimo, la confessione, un rituale fondato su canti religiosi desunti dalla Bibbia. Ma il culto dei
(8) Andersson, 4960.
(9) Andersson. 62.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 61
morti restava come elemento tradizionale nel nuovo culto kimbangista. La sua azione, sincretistica nel contenuto, ma chiaramente polemica verso i colonizzatori e volta all'emancipazione religiosa dei Negri, favoriva un'atmosfera sempre più ostile ai bianchi, vagheggiava la fondazione di una « chiesa nativa » (10). Ormai perseguito dall'autorità amministrativa, Kimbangu veniva arrestato, fuggiva, ma poco dopo si sottometteva volontariamente all'arresto, anche in ciò esprimendo il suo atteggiamento di « imitatore di Cristo ». Moriva più tardi in carcere a Elisabethville nel 1950 (11).
Al di là della intransigente polemica antibianchi, il Kimbangismo rappresenta un momento notevolmente avanzato, e nello stesso tempo dimostra quale sia il preciso, inderogabile limite nel processo di rinnovamento d[...]

[...]ari in esso viene esplicitamente reinterpretato in funzione emancipazionista, e pertanto fondamentalmente trasformato. Così ii Dio unico giudaicocristiano s'innesta sulla tradizionale figura di Essere supremo, la Bibbia é riconosciuta come fonte unica di autorità religiosa, ma viene tuttavia interpretata in funzione delle esigenze aborigene di libertà (la lotta di David e Golia diventa un'allegoria mitica della lotta religiosa di liberazione dei Negri contro i Bianchi); infine lo stesso profeta si configura come reinterpretazione vivente di Mosè e di Cristo, del quale ultimo ripete la persecuzione, la passione, la latta spirituale per una nuova religione. In realtà i germi di emancipazione religiosa così seminati dal profeta Kimbangu dovevano ulteriormente svolgersi e fruttificare quando il profeta, mercé la sofferta prigionia, diveniva più che imitatore dei grandi fondatori religiosi, fondatore e martire egli stesso,
(10) E.alandier 1955, 42831; Andersson, 63.
(11) Andersson, 637.
(12) Si noti tuttavia che lo stregonismo e il feticismo[...]

[...]ei grandi fondatori religiosi, fondatore e martire egli stesso,
(10) E.alandier 1955, 42831; Andersson, 63.
(11) Andersson, 637.
(12) Si noti tuttavia che lo stregonismo e il feticismo sono fenomeni ben differenti, il primo (magia nera) avendo valore antisociale, il secondo invece essendosi volto contro il primo, a difesa della società.
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alla pari di Cristo e di Mosè, di una religione direttamente rivelata da Dio per i Negri.
In tal senso il Kimbangismo, come ogni movimento profetico, ha una sua netta ambivalenza, perché se da un lato é il prodotto di reazione polemica alla politica di forzata assimilazione religiosa connaturata alla propaganda missionaria, dall'altro lato rappresenta il veicolo all'accettazione di notevoli elementi cristiani da parte nativa. Senonché anche tale accettazione é condizionata ad una decisa esigenza di autonomia ed emancipazione religiosa. Non per nulla il Kimbangismo, già nella sua forma originaria, enuncia il bisogno di una chiesa « nativa ». Il principio verrà ben presto attuato [...]

[...]ecipò alla prima guerra mondiale, fu in Francia ove frequentò circoli politici come l'« Union des Travallieurs Nègres », la « Ligue de la Defense de la Race Nègre », etc., e divenne ben presto un eminente condottiero politico. Fondò in Francia (1926) il movimento « Amicale Balali» comunemente detto poi «Amicalismo », nell'intento di svegliare le autorità metropolitane verso il problema negro e di promuovere la solidale resistenza antibianchi dei Negri africani. II duplice arresto (1930, 1940), la deportazione al Ciad, il lungo periodo di prigionia aggiunsero, alla sua fisionomia di « eroeguida », la corona del martirio. André Matsúa diveniva per i Congolesi il suc
(13) Andersson, 70.
(14) Andersson, 6995.
(15) Andersson, 96117.
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cessore di Simon Kimbangu; né la sua morte (1942) attenuò gli entusiasmi, bensì valse a diffondere l'attesa di un suo prossimo ritorno come liberatore. Da allora egli divenne un vero messia, fu denominato GesúMatsúa (16).
Il fenomeno André Mats[...]

[...]bertà culturale e religiosa che sta al fondamento dei loro culti profetici trova la sua espressione concreta in un legame di continuità con la tradizione passata. Infatti il « Dio » oggetto di culto non é che Nzambi Pungu, cioè l'Essere supremo della tradizione avita. Inoltre nel rito di accensione dei ceri si conserva, pur attraverso trasformazioni, l'impronta e il significato di antichi riti pagani (22).
« Cristo é un Dio francese », dicono i Negri: e pertanto a lui contrappongono il binomio KimbanguMatsúa. Insomma il Cristianesimo é implicitamente tenuto corresponsabile della politica colonialista gavernativa. Perciò esso nell'opinione nativa si configura come « la religione degli Europei, [la quale] vale a conservare le ricchezze fra le mani di questi, e a nascondere un segreto che nessuno vuol rivelare agli indigeni » (23).
Onde ancor meglio mostrare su quale linea continui a elaborarsi a tuttoggi il sincretismo negrocristiano, descriveremo sommariamente l'altare della chiesa negra di culto gunzistaamicalista. Entro una cappella di [...]

[...]me simbolico annuncio della fine della dominazione colonialista (24).
Come in effetti il GunzismoAmicalismo sia una religione di rivolta e di guerra lo dice con identica coerenza una serie di profezie, fra le quali una suona cosí: « La guerra é prossima — essa dice —... Siamo venuti ad annunciare la buona novella di Dio al mondo. Chi fa parte della nostra chiesa non dovrà rivolger parola a chi é legato al governo o alle missioni, o a coloro dei Negri che ancora affondano nelle tenebre. Il tempo del rosso sangue é venuto... Coloro che risusciteranno entreranno nella gloria del regno trionfante... ». Ed ancora, con linguaggio allegorico e biblico: « I Bianchi ignorano che troveranno morte e perdizione nel paese altrui. Il bufalo e l'elefante sono possenti..., essi sono come Golia..., ma non sanno costruire la via del ritorno. Imminente é la morte del bufalo e dell'elefante. La liberazione sarà definitiva » (25).
Nel 1939 il GunzismoAmicalismo faceva un ulteriore passo in avanti ad opera di Simon Pierre Mpadi, nuovo profeta ed apostolo. Nat[...]

[...] l'ispirazione che li fa entrare in crisi d'estasi provenga dagli spiriti dei morti risorgenti dalle tombe (28). Così gli elementi tradizionali s'intrecciano con i nuovi elementi cristiani in un complesso religioso che serba intero lo spirito di emancipazione antibianchi già proprio del Kimbangismo. « Il Regno verrà — annuncia una profezia kakista reinterpretando a suo modo l'idea cristiana del "Regno" — quando Matsúa e Kimbangu torneranno tra i Negri, apportatori di potenza e dominio : sarà il `regno africano' ». « Dio di Abramo, Dio di Giacobbe, Dio di Simon Kimbangu e di André Matsúa — così suona la preghiera di Mavonda Ntangu —: quando scenderà la benedizione e la libertà su di noi? Orsù tralascia di ascoltare le preghiere dei bianchi, già a lungo ascoltati da te. Basta con le benedizioni ricevute da loro! ora volgiti a noi. Amen » (29).
(26) Balandier 1955, 43135, 44763; Andersson, 13850. Si noti che sopra l'altare kekista è effigiato un gallo, simbolo di PietroPierre Mpadi, accanto alla fotografia di Matsúa (Balandier 1955. 458).
([...]

[...]ntro cui gli stessi nativi, prima col feticismo poi con gli stessi culti profetici avevano dovuto da tempo difendersi e che costituiva pur sempre una fonte di terrore per loro, ben si comprende come i Congolesi potessero scorgere nell'Esercito della Salvezza un insperato soccorso, anzi l'incarnazione di una misteriosa forza benefica. In breve, si diffuse l'opinione che quei bianchi eccezionalmente condiscendenti e disinteressati nei riguardi dei Negri reincarnassero lo, spirito del loro maggior protettore e Salvatore: Simon Kimbangu. La S simbolica che quelli portavano alle mostrine poteva essere precisamente la lettera del
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grande profeta: Simon. Così, perseguendo una ansiosa speranza di salvezza e di riscatto dalle minacce incombenti sulla loro esistenza — dalla stregoneria all'oppressione missionaria e governativa — gli indigeni in gran numero, disertando financo dalle missioni, accedettero all'Armata della Salvezza. Altri, a costo di difficoltosi pellegrinaggi, raggiungevano quei « missionari » di nuovo genere o[...]

[...]anti dei vari movimenti profetici, in qualunque regione del continente sorgessero. Zaccaria Bonzo, altro profeta congolese, penetrava nell'Angola col motto « l'Africa agli Africani! ». Simon Toko nel 1949 fondava un nuovo movimento, la « Stella rossa », basato sul principio che Dio sta con i più, e perciò in Africa Egli é a fianco degli Africani. Secondo la profezia di Toko, Dio invierà un suo figliomessia incarnato in un Negro, a redenzione dei Negri (31). Così dal sincretismo negrocristiano va sviluppandosi una coscienza religiosa panafricanista — già implicita del resto nel Kimbangismo, Gunzismo e Kakismo —, fondata su una omogeneità di esperienze di fronte ai bianchi e su una crescente consapevolezza etnicoculturale determinata dallo stesso confronto con la cultura straniera egemonica.
Mentre nell'Africa equatoriale e nel Congo, fra alterne esplosioni e repressioni, in un ininterrotto processo di proliferazioni sotterranee
(3G) Andersson, 12635.
(31) Tastevin 1956.
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[...]mageddon. I miscredenti saranno debellati, sulla terra regnerà la giustizia. Negatori della Trinità, della divinità di Cristo, dell'immortalità dell'anima, degli eterni castighi ultraterreni; per di più antimilitaristi ed antinazionalisti ad oltranza, i Testimoni di Geova condannano sia lo Stato sia ogni forma di organizzazione ecclesiastica come emanazione di Satana. Essi dunque avevano i migliori requisiti perché la loro ideologia apparisse ai Negri africani, tra i quali arrivassero, la controparte più positiva ed entusiasticamente accettabile della cultura religiosa dei bianchi, specialmente se confrontata con il Cristianesimo dei missionari. Infatti del profetismo indigeno che i missionari cristiani avversavano, ora i nativi venivano a scoprire, nel Russellismo, un modello vivente, anzi un emulo in pieno mondo religioso cristiano (32). Il movimento Kitawala, iniziatosi in Africa fin dal principio del secolo, reinterpretava a sua volta la dottrina russellita originaria. Il suo centro di diramazione fu l'Africa del Sud e l'Africa Central[...]

[...] guerra. Inoltre in quell'epoca veniva fondato, ad opera del Negro americano Marcus Garvey, un movimento panafricanista, anzi pannegro (l'Universal Negro Improvement Association), d'intonazione sociale e politica ma tuttavia non scevro di una
(33) Andersson, 249; Kenyatta, 27781.
(34) Biebuyck 1957; Paulus 1956.
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notevole carica religiosa, volto all'unificazione spirituale dei Negri di America e d'Africa. Dalla Liberia al Nilo all'Uganda al SudAfrica, Marcus Garvey proclamava l'espulsione dei bianchi, l'instaurazione di una religione negra, con un Cristo Negro, con angeli negri. Di tali esperienze doveva risentire dunque anche il movimento Kitawala, il quale per un certo periodo indulse ad una messianica attesa degli Americani visti come mitici liberatori (35). Bene si scorge da ciò come il drammatico bisogno di rinnovare religione e cultura assuma, nei movimenti nativisti, forme mitiche e millenaristiche spesso caotiche e puerili, nelle quali vanno a conglomerarsi le più elementari esperienze vissute.
Il movimento Kitawala resta a tuttoggi una fra le più estese organizzazioni religiose nativiste dell'Africa Negra (36). « Noi siamo figli di Dio e perciò non siamo t[...]

[...]iù estese organizzazioni religiose nativiste dell'Africa Negra (36). « Noi siamo figli di Dio e perciò non siamo tenuti a riconoscere le leggi degli uomini » : cosí suona un annuncio dei fedeli Kitawala, dato in occasione d'una rivolta nell'Uganda nel 1942. E continua: « I tempi sono mutati: non obbediremo più alle leggi temporali, perché prestare obbedienza agli uomini significa obbedire a Satana » (37).
Annuncio di un'età che porrà fine per i Negri alle alienazioni, annuncio della fine del mondo con rovesciamento imminente dell'ordine attuale, invincibilità nella rivolta, lotta contra la stregoneria: sono questi i temi comuni non solamente alle varie organizzazioni locali dei Kitawala, ma a tutti i profetismi africani, specialmente diffusi tra genti di lingua Bantu. Così in particolare tra i profetismi del SudAfrica.
Il SudAfrica fu, ancor prima dell'Africa equatoriale, uno dei maggiori epicentri del messianesimo Negro. Nel 1892 sorse la chiesa Etiopista, il più antico modello delle chiese cosiddette «separatiste» (o « indigeniste ») —[...]

[...]società Bantu originarie sudafricane, con un capo (— re) insieme politico e religioso. Le varie chiese separatiste sono tuttavia legate da una comune ideologia irredentista e profetica, fondata sulla speranza di un rovesciamento dell'ordine e dell'espulsione dei bianchi (38): speranza resasi specialmente pressante da quando la costituzione dell'Unione del SudAfrica venne a sancire la sistematica politica di discriminazione razziale fra bianchi e negri (39).
Per vari caratteri si differenziano dalle chiese etiopiste le cosiddette chiese « sioniste » sorte accanto a quelle nel SudAfrica, e aventi in comune con esse il fondamento messianico e millenaristico. Così denominate dal Monte Sion assunto come emblema di liberazione e allusivo alla millenaristica fondazione di una città santa o Nuova Gerusalemme, hanno struttura per nulla aristocratica, e sono fondamentalmente legate ad aspetti essenziali della religione tradizionale, essendo i loro sacerdoti altrettanti profeti ispirati, guaritori, attivi avversari della stregoneria, e il culto « si[...]

[...]la successiva di natura prevalentemente organizzativoecclesiastica e riferita ad una fase di accomodamento. Tuttavia, mentre in America, date le condizioni di disgregazione sociale e segregazione in riserve, l'ostilità antibianchi si stempera dopo la prima fase profetica in una polemica limitata al mantenimento di un'autonomia culturalereligiosa e i culti di liberazione sboccano via via in una religione panindianista di emancipazione pacifica, i Negri d'Africa hanno serbato compattezza e unità tali da dar vita, dopo la prima fase profetica, a formazioni ecclesiastiche panafricaniste, tuttora energicamente e intensamente protese alla liberazione dai bianchi.
(51) Mooney 1896, 771 sgg., 827, 903 sgg.
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Anche l'America Meridionale è stata ed è tuttora teatro di manifestazioni messianiche indigene, ripullulanti di tempo in tempo fin dal
l'età dei primi contatti coi bianchi, fra le popolazioni e le classi sociali
più misere e oppresse. Fra gli Indios del Brasile nel territorio nordoccidentale di Rio Icano sullo scorcio[...]

[...]bito dai singoli profetifondatori nativi ha in Gesù il suo precedente più valido. Inoltre i Nativi hanno potuto rintracciare un'ulteriore convalida e autenticazione delle proprie posizioni religiose, attraverso i movimenti messianici occidentali di derivazione giudaicocristiana pervenuti fra loro, come il Russellismo.
Tale autenticità e validità, se rettamente si guarda, si regge su una notevole corrispondenza di esperienze storiche. Certo i Negri africani, gli indigeni Oceaniani e Americani oggi ripetono esperienze religiose — millenarismo, messianesimo, profetismo, attesa di liberazione e salvezza — che il Cristianesimo subì ai suoi primordi, quando i suoi martiri offrivano il sangue non solamente come passivi testimoni d'una fede individuale, bensì come componenti d'una milizia di Cristo consapevole dell'impulso rivoluzionario e combattivo emanante dal proprio martirio. Né si tratta di coincidenze puramente casuali. Alla radice del Cristianesimo e — prima ancora — del profetismo mosaico e del messianesimo biblico d'età esilica, stan[...]



da Sergio Criscuoli, Le nuove accuse dei giudici a Negri [sopratitolo: Dai rapporti internazionali al vertice Br le contestazioni nei verbali d'interrogatorio] [sottotitolo: Lettere all'estero in cui si parla di contatti con la Germania, la Francia, la Spagna e gli USA - Un «telefono rosso a partire da Parigi...» - Una testimonianza sul «braccio militare» dell'«autonomia» - Polemiche tra imputato e magistrati] in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 29

Brano: ROMA «Ci muoviamo abbastanza regolarmente ed efficacemente anche sul terreno europeo con una serie di contatti permanenti di lavoro teorico e di organizzazione politica in Germania, Francia e Spagna: il rapporto con i compagni americani e con te deve diventare un fatto di organizzazione; sto studiando il modo di stabilire, a partire da Parigi, un telefono rosso con voi.. ».
Toni Negri scriveva queste frasi in una lettera inviata all'estero tra il gennaio e il giugno del '78. In quello stesso periodo, precisamente il 7 aprile '78, scriveva ad una persona residente in Francia: « ...Penso tuttavia che la situazione italiana vada ulteriormente complicandosi e non escludo di trovarmi nella situazione di dover chiedere la vostra ospitalità ancora per un periodo ».
I giudici hanno chiesto spiegazioni, durante l'ultimo interrogatorio, di questi e di tanti altri scritti, ma l'imputato è riuscito a scantonare — tra una battuta polemica e un «mi riservo di rispondere» — la maggior p[...]

[...] e un «mi riservo di rispondere» — la maggior parte delle domande. Ieri mattina, consegnando ai giornalisti i verbali dell'interrogatorio, l'avvocato Leuzzi Siniscalchi ha invece fatto qualche precisazione a nome del suo assistito. Riferendosi alla seconda lettera che abbiamo citato, il legale ha detto: «Capite, in quel periodo (era in piedi il sequestro Moro, n.d.r.) tirava una brutta aria... eppoi avete visto: un anno dopo, il 7 aprile scorso, Negri è finito effettivamente in prigione!». Il docente di dottrina dello Stato, in altre parole, secondo il suo avvocato, non si sentiva tranquillo.

Un groviglio di appunti
Nel resocontare le 27 pagine dell'ultimo interrogatorio di Negri, abbiamo preso spunto da queste due lettere soltanto perché rappresentano uno degli elementi di maggiore novità. La contestazione delle ultime due «risoluzioni strategiche» delle Brigate rosse — che secondo gli inquirenti sarebbero state scritte col contributo di Negri — era stata già anticipata prima della diffusione dei verbali. Per il resto, anche stavolta ci troviamo di fronte ad un groviglio di scritti e appunti, mostrati al docente come indizi di colpevolezza, ma sempre in ordine sparso.
Questo modo di condurre gli interrogatori è stato al centro di ripetuti battibecchi tra l'imputato e i suoi legali, da una parte, e i magistrati, dall'altra. I primi lamentano il fatto che le accuse vengono centellinate, che non vengono citate le fonti, che i vari elementi vengono gettati sotto gli occhi dell'imputato senza che egli possa comprendere i collegamenti t[...]

[...]e dove «va a parare» ogni singola domanda.
I giudici, dal canto loro, ribattono che l'imputato starebbe tentando di evitare di rispondere alle contestazioni ponendo a sua volta delle domande per compiere «un'indagine arbitraria e non accoglibile sul procedimento logico sul quale il magistrato inquirente collega i vari elementi che vengono assunti a carico dell'imputato». Polemiche a parte, intanto, si può osservare una linea di difesa singolare: Negri non si rifiuta di rispondere — come la legge gli consente — ma replica soltanto ad alcune isolate contestazioni, a sua scelta. Al tempo stesso chiede un processo in Corte d'Assise.
Ma torniamo ai verbali ed esauriamo il capitolo lettere. « ... l'iniziativa dell'agenzia internazionale dell'autonomia sta procedendo», scriveva Negri, sempre all'inizio dell'anno scorso. In una missiva spedita al docente da Genova nel 1974 si fa il nome di Faina, ricercato come appartenente alla «colonna genovese» delle Br: il mittente si firma Giorgio M. e i giudici sono convinti che fosse Moroni, arrestato di recente a Genova.
In base alle dichiarazioni di un testimone, poi, i giudici hanno fatto un passo indietro nel tempo. Dalla testimonianza risulterebbe che: 1) «Potere operaio» era dotato di tre livelli organizzativi (struttura politica, informativa e militare): 2) questa «tripartizione» è stata poi assorbita dall'«autonomia organiz[...]

[...]vese» delle Br: il mittente si firma Giorgio M. e i giudici sono convinti che fosse Moroni, arrestato di recente a Genova.
In base alle dichiarazioni di un testimone, poi, i giudici hanno fatto un passo indietro nel tempo. Dalla testimonianza risulterebbe che: 1) «Potere operaio» era dotato di tre livelli organizzativi (struttura politica, informativa e militare): 2) questa «tripartizione» è stata poi assorbita dall'«autonomia organizzata »; 3) Negri era al vertice dell'«autonomia organizzata» e avrebbe partecipato ad una serie di «riunioni ristrette» alla facoltà di Scienze politiche di Padova, dove insegnava; 4) il «braccio militare» dell'«autonomia organizzata» avrebbe compiuto centinaia di attentati attraverso varie sigle (soprattutto Prima linea), dall'inizio della sua attività fino ai giorni nostri.

Risoluzioni strategiche
Per quanto riguarda le Brigate rosse vere e proprie, Negri è accusato di avervi fatto parte fin dalla fondazione del gruppo, come componente della «direzione strategica», ma sostenendo un indirizzo strategico (no al «partito armato» come arma fondamentale ed unica di presa del potere, sì alla lotta armata di lunga durata, con il coinvolgimento di tutte le istanze del «movimento»), rimasto «minoritario» nei primi anni di vita delle Br. Le ultime due «risoluzioni strategiche», invece, secondo i giudici dimostrerebbero che «almeno a partire dal 1978 è prevalsa la tesi di Negri». La contestazione si basa sul confronto con una serie di appunti e scritti d[...]

[...]come componente della «direzione strategica», ma sostenendo un indirizzo strategico (no al «partito armato» come arma fondamentale ed unica di presa del potere, sì alla lotta armata di lunga durata, con il coinvolgimento di tutte le istanze del «movimento»), rimasto «minoritario» nei primi anni di vita delle Br. Le ultime due «risoluzioni strategiche», invece, secondo i giudici dimostrerebbero che «almeno a partire dal 1978 è prevalsa la tesi di Negri». La contestazione si basa sul confronto con una serie di appunti e scritti del docente, che però nel verbale d'interrogatorio vengono citati riportando soltanto alcune isolate frasi («le urgenze del dopo Moro», «questione del Partito», «rapporto statiorganizzazione», eccetera).
Inoltre si è tornati sul famoso documento, che lega Negri a Corrado Alunni.
Gran parte dell'interrogatorio è stata dedicata anche alla citazione di una quantità di documenti, scritti di Negri che gli inquirenti giudicano importanti per dimostrare che egli avrebbe sempre valicato il confine della pura analisi teorica del fenomeno della lotta armata, dando ogni volta direttive strategiche al terrorismo. E' stato citato anche un passo di «Partito operaio contro il lavoro», uno dei libri di Negri: «La lotta armata è il filo rosso dell'organizzazione dell'operaio multinazionale e del suo ciclo di lotta: dobbiamo dipanarlo... Qui, nella lotta, l'autonomia ha rappresentato un terreno di innovazione costante della iniziativa politica e soprattutto ha aperto l'orizzonte della lotta armata... La domanda è... come si realizza il passaggio alla forma complessiva di organizzazione? ...se seguiamo l'esperienza Fiat del marzo '73 alcuni elementi fondamentali per la soluzione del problema possono essere indicati... ». E vengono puntualmente indicati.



da se. c., Nuove indagini fuori Roma mentre si interroga Negri [sopratitolo: Sempre più vasto il fronte delle operazioni giudiziarie antiterrorismo] [sottotitolo: Le contestazioni al docente padovano e agli altri vengono dilazionate per non ostacolare accertamenti paralleli - Un giudice in missione da venti giorni] in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 27

Brano: ROMA — Il quinto interrogatorio di Toni Negri si è chiuso con un nuovo appuntamento, in data da destinarsi. Gli altri capi dell'«autonomia» arrestati con lui saranno ascoltati ancora dai giudici la settimana entrante. Poi tornerà il turno di Negri e neppure allora gli interrogatori saranno finiti. La regia dell'inchiesta sul «partito armato» condotta dalla magistratura romana, dunque, sembra stranamente incentrarsi soltanto sui confronti tra giudici e imputati.
Gli avvocati allora protestano, sostengono che gli inquirenti tenterebbero di ricavare spunti per le loro accuse dalle risposte degli arrestati, che le contestazioni verrebbero centellinate per nascondere una mancanza di indizi. I giudici replicano distrattamente: «Mancanza di indizi? Leggerete i verbali... ». A livello confidenziale, poi, viene data un'altra spiegazione: se og[...]

[...] — finisce sulle pagine dei giornali perché i legali violano sistematicamente il segreto istruttorio, è logico che, come minimo, prima di contestare per intero un documento dobbiamo avere il tempo di controllare tutte le implicazioni che esso può contenere, eventuali nomi nuovi, circostanze, date, senza far conoscere in anticipo le nostre mosse.
Quello degli interrogatori, dunque, sarà un capitolo lungo. Dopo il quinto incontro con i giudici che Negri ha avuto l'altra mattina, ieri nell'ufficio del consigliere istruttore Gallucci c'è stata una lunga riunione per fare il punto della situazione. C'erano quasi tutti i giudici dell'equipe impegnata nell'inchiesta su caso Moro e «partito armato». Tra quelli assenti, ce n'è uno che manca dal palazzo di giustizia da una ventina di giorni. E' in missione da un capo all'altro dell'Italia, segno che, a guardar bene, l'indagine in corso non si nutre solo di interrogatori. Ma il lavoro di questo magistrato è ancora coperto, giustamente, dal segreto più assoluto.
Durante la riunione di ieri mattina, t[...]

[...]issione da un capo all'altro dell'Italia, segno che, a guardar bene, l'indagine in corso non si nutre solo di interrogatori. Ma il lavoro di questo magistrato è ancora coperto, giustamente, dal segreto più assoluto.
Durante la riunione di ieri mattina, tra l'altro, i magistrati hanno messo a punto il calendario dei prossimi interrogatori. Saranno riascoltati in carcere il professor Ferrari Bravo, docente padovano considerato «braccio destro» di Negri, poi Vesce, Nicotri, Dalmaviva, Scalzone, Zagato.
Nel frattempo procede lentamente il lavoro dei periti incaricati di confrontare le voci di Negri e Nicotri con quelle dei brigatisti che telefonarono alla signora Moro, al professor Tritto e al parroco don Mennini, durante la prigionia del leader democristiano. Ieri mattina un perito d'ufficio e un altro della difesa sono tornati a prelevate altri «campioni» di voce dei due imputati, ai quali sono state fatte leggere per telefono alcune frasi senza senso, ma contenenti una serie di parole e locuzioni utili alla realizzazione della perizia.
Sull'interrogatorio di Negri, intanto, finora si sono apprese soltanto le frammentarie anticipazioni fornite dagli avvocati difensóri, che tuttavia d[...]

[...]i brigatisti che telefonarono alla signora Moro, al professor Tritto e al parroco don Mennini, durante la prigionia del leader democristiano. Ieri mattina un perito d'ufficio e un altro della difesa sono tornati a prelevate altri «campioni» di voce dei due imputati, ai quali sono state fatte leggere per telefono alcune frasi senza senso, ma contenenti una serie di parole e locuzioni utili alla realizzazione della perizia.
Sull'interrogatorio di Negri, intanto, finora si sono apprese soltanto le frammentarie anticipazioni fornite dagli avvocati difensóri, che tuttavia diffonderanno anche questa volta le copie del verbale. Tra le contestazioni rivolte al docente l'altra mattina, com'è noto, c'è l'accusa di avere partecipato alla stesura delle ultime due «risoluzioni strategiche» delle Brigate rosse. La prima, datata febbraio '78, fu fatta ritrovare assieme ad uno dei comunicati dei terroristi sul sequestro Moro. La seconda, intitolata «La campagna di primavera», è del marzo di quest'anno. Gli inquirenti giudicano decisivo il confronto tra q[...]

[...]olte al docente l'altra mattina, com'è noto, c'è l'accusa di avere partecipato alla stesura delle ultime due «risoluzioni strategiche» delle Brigate rosse. La prima, datata febbraio '78, fu fatta ritrovare assieme ad uno dei comunicati dei terroristi sul sequestro Moro. La seconda, intitolata «La campagna di primavera», è del marzo di quest'anno. Gli inquirenti giudicano decisivo il confronto tra queste «risoluzioni» e una serie di documenti che Negri custodiva nel suo «archivio segreto», presso lo studio dell'architetto Massironi, a Padova.
C'è poi la storia della macchina per scrivere, che l'altro ieri il docente non avrebbe voluto chiarire: con la stessa macchina di cui si serviva Negri per battere i suoi appunti sarebbe stato compilato un documento sequestrato a Giuseppe Nicotri e considerato una bozza originale della penultima «risoluzione» delle Brigate rosse.



da Sergio Criscuoli, Anche documenti sul caso Moro nell'archivio segreto di Negri [sopratitolo: Nuovo interrogatorio per il docente padovano] [sottotitolo: I giudici mostreranno all'interrogatorio due scritti di suo pugno con indicazioni strategiche in vista dell'accordo di maggioranza del 16 marzo - Le perizie foniche] in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 20

Brano: ROMA — Il nome di Negri viene ancora accostato al caso Moro. Non tanto per la storia delle telefonate (i periti hanno cominciato a lavorare ieri mattina, ma forse ne sapremo qualcosa tra un paio di mesi), quanto per i documenti che i giudici, con un dosaggio evidentemente funzionale all'inchiesta, continuano a «pescare» dall'archivio del docente padovano.
Entro pochi giorni i magistrati torneranno al carcere di Rebibbia per far vedere a Negri due piccoli «saggi», scritti di suo pugno. Non è roba che risale ai tempi di «Potere operaio», e non so no neppure appunti sulla dottrina dello Stato, materia d'insegnamento del professore. Chi ha visto questi fogli dice: « Il primo è un documento che può essere considerato una specie di bilancio preventivo, in linee strategiche generali, dell'operazione di via Fani. II secondo riguarda il "dopo Moro" e affronta i problemi che si sono posti al "partito armato" dopo la primavera del '78. E vengono indicate anche le soluzioni: quelle vie che il terrorismo ha effettivamente percorso da un anno a[...]

[...]ategiche generali, dell'operazione di via Fani. II secondo riguarda il "dopo Moro" e affronta i problemi che si sono posti al "partito armato" dopo la primavera del '78. E vengono indicate anche le soluzioni: quelle vie che il terrorismo ha effettivamente percorso da un anno a questa parte».
Gli inquirenti quindi si riservano nuove mosse, secondo le loro convinzioni più importanti di quelle passate. Avevano cominciato un mese fa facendo parlare Negri per ore sulle vecchie vicende di «Potere operaio», sui suoi discorsi apparentemente ideologici. sui suoi rapporti con 1'«autonomia organizzata», mentre la difesa protestava chiedendo «prove concrete, e subito». Poi c'è stata l'improvvisa «stretta» di sabato 12 maggio, quando il docente è rimasto zitto di fronte ai giudici che hanno riempito 33 pagine di verbale con indizi e accuse di ogni genere, che vanno dal documento che lega l'imputato al brigatista Corrado Alunni, ai presunti collegamenti internazionali, al traffico di documenti di identità rubati, alle lettere con gli inviti a comunicar[...]

[...]provvisa «stretta» di sabato 12 maggio, quando il docente è rimasto zitto di fronte ai giudici che hanno riempito 33 pagine di verbale con indizi e accuse di ogni genere, che vanno dal documento che lega l'imputato al brigatista Corrado Alunni, ai presunti collegamenti internazionali, al traffico di documenti di identità rubati, alle lettere con gli inviti a comunicare in codice cifrato, provenienti dalla Francia.
Adesso i giudici torneranno da Negri con altre due «pezze d'appoggio» dell'accusa. Non si può prevedere se anche stavolta l'imputato continuerà a tacere o se vorrà riprendere a parlare con gli inquirenti.
I due documenti che gli verranno contestati facevano parte del suo «archivio» personale. Nel primo, a quanto si è appreso negli ambienti giudiziari, Negri avrebbe tracciato un'analisi della situazione politica italiana, con particolare attenzione per l'imminente accordo di maggioranza del 16 marzo 1978. Il testo conterrebbe violenti attacchi alla linea del PCI, al «compromesso storico», all'eventuale avvicinamento del più grande partito della classe operaia all'area del governo. Poi l'analisi approderebbe a precise indicazioni strategiche per il «movimento», in tutte le sue articolazioni, e verrebbe affermata la necessità di uno sforzo massimo di tutte le «istanze», in vista dell'imminente scadenza politica: l'accordo di maggioranza del 16 marz[...]

[...], proprio il 16 marzo.
Il secondo documento, invece, conterrebbe uno studio delle modificazioni introdotte nel quadro politico italiano dalla tragedia Moro, con un esame dei problemi che si sono posti al «movimento». Primo fra tutti, quello della distanza che potrebbe essersi creata tra le «avanguardie» che hanno compiuto l'azione esemplare, e per certi versi irripetibile, di via Fani, e le altre «articolazioni» del «movimento». Nel «saggio» di Negri verrebbero indicate le soluzioni per colmare queste distanze: gli inquirenti ritengono che esse corrispondano con la strategia attuata dai terroristi dopo il caso Moro.
Ieri mattina, intanto, i periti incaricati di accertare se le voci di Toni Negri e di Giuseppe Nicotri sono le stesse di alcune delle telefonate fatte dalle Brigate rosse dopo la strage di via Fani, hanno iniziato il loro lavoro incontrandosi nell'ufficio del consigliere istruttore Gallucci. Uno dei periti, il professor Oscar Tosi, ha avvertito che, non essendoci tuttora in Italia apparecchiature sofisticate per svolgere nel modo migliore la perizia, le operazioni peritali inizieranno utilizzando le apparecchiature esistenti presso l'Università statale del Michigan, negli Stati Uniti.
La prima scadenza della perizia è il «prelievo» delle voci di Negri e Nicotri. E' stato[...]

[...]iniziato il loro lavoro incontrandosi nell'ufficio del consigliere istruttore Gallucci. Uno dei periti, il professor Oscar Tosi, ha avvertito che, non essendoci tuttora in Italia apparecchiature sofisticate per svolgere nel modo migliore la perizia, le operazioni peritali inizieranno utilizzando le apparecchiature esistenti presso l'Università statale del Michigan, negli Stati Uniti.
La prima scadenza della perizia è il «prelievo» delle voci di Negri e Nicotri. E' stato deciso di fare leggere agli imputati alcune frasi per telefono, con un campione di parole e locuzioni il più completo possibile.



da m. s., Un «organigramma» internazionale dell'autonomia [sopratitolo: Si delineano nell'inchiesta a Padova] [sottotitolo: I legami con «capistazione» stranieri documentati in un carteggio — A Roma da domani il via alle perizie foniche] in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 18

Brano: Dal nostro inviato PADOVA — C'è anche, nella parte d'inchiesta su Autonomia e BR rimasta a Padova, un filone internazionale, dai contorni già sufficientemente approfonditi. Della sua esistenza gli inquirenti si sono accorti quando, fra i documenti sequestrati al professor Negri e ad altri imputati, sono emersi alcuni schemi ed alcune lettere che, ad accurati raffronti, hanno dimostrato l'esistenza di una sorta di «organigramma internazionale».
Toni Negri, in sostanza, appare collegato a una serie di corrispondenti stranieri, ciascuno dei quali «rappresenta una sorta di «capostazione» (sembra questo il linguaggio che emerge dalle carte processuali, e che somiglia stranamente alla terminologia della CIA) nelle singole, maggiori città europee. Alcuni di questi personaggi sono già stati individuati con nome e cognome: sarebbero i responsabili autonomi di Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Londra e Ginevra. Per altre città, invece, i nomi ancora non sono stati definiti con sicurezza.
Naturalmente, quello di Autonomia non è un fenomeno esclusivamente [...]

[...]ingole, maggiori città europee. Alcuni di questi personaggi sono già stati individuati con nome e cognome: sarebbero i responsabili autonomi di Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Londra e Ginevra. Per altre città, invece, i nomi ancora non sono stati definiti con sicurezza.
Naturalmente, quello di Autonomia non è un fenomeno esclusivamente italiano, pur essendo prevalentemente italiano: non ci sarebbe dunque nulla di strano in eventuali contatti di Negri con dei confratelli all'estero. Quel che invece ha insospettito sin dall'inizio il PM Calogero è la natura di questi contatti: l'estrema cautela nell'indicarli nei documenti (mentre di altri esponenti autonomi si parla apertamente ed esplicitamente), il fatto che ciascuno di essi, e solo quello, abbia non precisate «responsabilità» per ciascuna grossa città europea: le modalità e i contenuti, infine, di incontri che periodicamente avvenivano.
Risulta infatti dagli atti processuali che Negri si riuniva spesso con i «capistazione» esteri durante convegni organizzati da insospettabili enti cult[...]

[...]invece ha insospettito sin dall'inizio il PM Calogero è la natura di questi contatti: l'estrema cautela nell'indicarli nei documenti (mentre di altri esponenti autonomi si parla apertamente ed esplicitamente), il fatto che ciascuno di essi, e solo quello, abbia non precisate «responsabilità» per ciascuna grossa città europea: le modalità e i contenuti, infine, di incontri che periodicamente avvenivano.
Risulta infatti dagli atti processuali che Negri si riuniva spesso con i «capistazione» esteri durante convegni organizzati da insospettabili enti culturali o istituti universitari, spesso su argomenti che non avrebbero dovuto interessare direttamente il docente padovano.
A quanto si sa, sono state trovate anche delle lettere autografe di Negri e dei suoi corrispondenti, nelle quali si indicava la necessità di partecipare a questi convegni, e si fissavano per l'occasione «riunioni ristrette a riservate» in cui incontrarsi. Questa notizia acquista inoltre maggior credito se si pensa alla mole di contestazioni già rivolte a Negri dai magistrati romani nell'ultimo interrogatorio, relative ai contatti esistenti fra il docente e gruppi terroristici internazionali (tedeschi, irlandesi, spagnoli, frange di palestinesi, ecc.). Domani, forse, si avranno maggiori notizie.



da Michele Sartori, Negata a Padova la scarcerazione delle due autonome in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 29

Brano: [...]nione della autonomia in cui si parlò di alcuni attentati avvenuti e da eseguire e di esercitazioni paramilitari.
Le indagini intanto proseguono a ritmo serrato, con l'ascolto di numerosi testimoni, gran parte dei quali si presentano spontaneamente: il «muro della paura», insomma, sembra seriamente incrinato.
Il giudice istruttore Palombarini ieri mattina è partito da solo per Roma, per incontrarsi coi magistrati che nella capitale indagano su Negri e gli altri dirigenti autonomi padovani arrestati il 7 aprile, la cui posizione giudiziaria è stata ritrasferita per competenza. L'incontro era concordato da tempo. Dopo Roma, pare che i magistrati padovani si recheranno pure a Milano e Genova (forse anche a Firenze) per analoghi incontri di coordinamento.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Negri, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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