Brano: [...] chi, durante il coprifuoco, non si fermi immediatamente all'alt delle pattuglie (è stato ucciso un ragazzo di sedici anni). I militari colpiscono ovunque e in ogni modo, per opinioni politiche presenti o passate. In un mese sono state arrestate e deportate circa 4000 persone, senza che di esse si abbiano più notizie e senza che, nella stragrande maggioranza dei casi, sia stato aperto a loro carico un procedimento penale. Qualcuno è stato incriminato per articoli scritti quattro o cinque anni fa. Gli arresti hanno colpito studenti universitari, professori, giornalisti, ufficiali dell'esercito, funzionari,
operai. La definizione sovversivo » è
stata dilatata all'infinito, toccando persino i socialdemocratici, la cui Unione è stata sciolta proprio in questi giorni. E non si tratta solo di semplici arresti. Il più delle volte c'è la deportazione, in molti casi, la morte.
Accade in questo senso qualcosa che agghiaccia. Morta, ovviamente uccisa, la libertà d'informazione, i giornali della giunta stanno montando un clima atroce che invita ap[...]
[...]è colpito, ma in modo del tutto indolore e senza alcun arresto, qualche associazione di fanatici — predicatori inascoltati del ritorno al grande impero turco dal Sinkiang alla Jugoslavia — e qualche piccolo gruppo assolutamente innocuo. Il vero obiettivo è stata invece la sinistra: dai giovani universitari appartenenti a gruppi gauchistes, al Partito del Lavoro, ai sindacati. Giù, giù, sino alle stesse ali riformiste piccoloborghesi: si è incriminato persino, per « vilipendio » il segretario generale del Partito repubblicano, Ecevit, che ufficialmente sostiene il governo.
Viene perciò da chiedersi, a questo punto: in Turchia siamo al fascismo? Una prima risposta ci dice che sì, ci siamo. Vi poteva forse essere qualche dubbio in proposito nei primi giorni del colpo di Stato militare. Giocavano in questo senso una certa ambiguità della collocazione dei militari nella società turca,
funzione ch'essi ebbero nel 1960 contribuendo al rovesciamento del dittatore Menderes, l'idea che nell'esercito fosse ancora solida la tradizione kemalista, tu[...]
[...], tanto fragile, lontana e evasiva appare la linea nazionale modernista. Ma vi è una seconda ragione che appare più importante.
L'esercito in questi decenni è venuto secernendo una sua casta particolare, ancorata più ai trattati internazionali che alla tradizione nazionale, educata più allo spirito delle alleanze occidentali che al culto del kemalismo. Per mentalità, costume, preparazione è maturato un gruppo militare che ha le sue radici nella NATO più che in Turchia. E non solo mentalità, ma anche interessi e privilegi economicosociali. Bisognerà arrivare a una analisi più completa di questo gruppocasta, anche nel quadro del problema più generale che concerne il ruolo e il peso dei militari in tutta un'area del mondo. Quel che però si può, sin d'ora, dire è che, non si tratta di una componente arcaica e arretrata della società turca.
I militari che hanno diretto il colpo di Stato sono anzi una componente « moderna » di quella società, sono una casta che è « moderna » anche in senso culturale e ideologico: nulla quindi di paragonabile [...]
[...]enimento delle spinte più arcaiche che sono d'impaccio alla penetrazione neocoloniale.
Questo sembra essere il connotato principale dei militari turchi oggi. Un « fascismo » perciò che non difende uno, status quo arretrato, ma che trae la sua carica di aggressività antipopolare e antidemocratica dal dettato e dagli interessi del capitale internazionale. Qualcosa di analogo lo si è avuto anche altrove e la Turchia vi si adegua.
Non abbiamo esaminato la componente strategicomilitare dell'operazione, collegata alla politica statunitense nel Mediterraneo. Essa non è meno importante di quella sinora tratteggiata e meriterà una anàlisi a parte. Per ora però la seconda domanda che si pone è la seguente: riuscirà l'operazione repressiva dei militari? riusciranno a imporre « l'ordine » neocoloniale? I dubbi sono molti. La sinistra è certo divisa, incerta nella sua strategia, messa in difficoltà da un intervento la cui durezza non ha precedenti. Ma non è vinta e la società turca è, come dicevamo, giunta oggettivamente a uno stadio troppo avanzato[...]