Brano: INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO*
IL COMUNISMO AL POTERE
E I PROBLEMI DELL'ARTE
Un conto é sostenere e dimostrare che l'arte è sovrastruttura e un altro é pretendere che l'artista ne sia consapevole e faccia di questa consapevolezza la ragione della sua arte. Non hanno mai pensato i marxisti che l'arte comincia invece proprio a partire dalla inconsapevolezza dell'artista di ogni determina.tione extrartistica? E che un'arte che accettasse la loro definizione sarebbe paragonabile ad una donna che si definisse da se stessa venale? E che non è un caso che l'arte esplicitamente sociale sia soltanto un trascurabile episodio nella generale storia dell'arte di tutti i tempi? E che la poesia, insomma, nasce da un'illusione di autonomia? E che ogni determinismo, non soltanto quello economico, fa avvizzire l'arte come un soffio di aria gelida su un fiore appena sbocciato?
(N, d. R.) Ci é sembrato utile iniziare con questo primo fascicolo una inchiesta sull'arte e il comunismo. Diciamo subito che la nostra attenzione era particolarmente rivolta (ma non in modo esclusivo) ad esplorare i punti nei quali questo rapporto si presenta con carattere più accentuato di crisi: ossia da un lato in quegli scrittori che, provenendo da una formazione culturale più complessa, hanno abbracciato la jede comunista ed avvertono il travaglio di adattarsi a questa ortodossia; e dall'altro in quegli scrittori che, avendo abbandonato il partito comunista, sentono tuttavia di non poter rinunciare alle istanze sociali che lo alimentano.
Diciamo anche subito, non senza rammarico, che sotto questo aspetto la nostra inchiesta ha incontrato difficoltà tanto insormontabili da doversi considerare fallita. Noi non siamo alieni dall'apprezzarne le valide ragioni; fra di esse, non ultimo, il pudore che ogni uomo ha di rompere il riserbo intorno ai drammi sp[...]
[...]bracciato la jede comunista ed avvertono il travaglio di adattarsi a questa ortodossia; e dall'altro in quegli scrittori che, avendo abbandonato il partito comunista, sentono tuttavia di non poter rinunciare alle istanze sociali che lo alimentano.
Diciamo anche subito, non senza rammarico, che sotto questo aspetto la nostra inchiesta ha incontrato difficoltà tanto insormontabili da doversi considerare fallita. Noi non siamo alieni dall'apprezzarne le valide ragioni; fra di esse, non ultimo, il pudore che ogni uomo ha di rompere il riserbo intorno ai drammi spirituali non) interamente risolti.
I saggi che pubblichiamo sono quanto finora siamo riusciti a realizzare, di quel nostro progetto più ambizioso. Ci auguriamo che essi abbiano un seguito. L'inchiesta
rimane aperta.
4 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
* *
Il problema sociale non puó toccare l'arte che attraverso la mediazione della natura. Giacché l'arte è il dialogo dell'uomo con la natura, dialogo iniziato agli albori dell'umanità, quando non c'erano religioni né tanto meno partiti e, da allora, mai più interrotto. Le caverne di Altamira esistevano prima di Cristo e prima di Marx.
* * *
I marxisti vorrebbero un'arte completamente sociale, senza residui né evasioni di alcun genere. La ragazza che ama l'operaio perché questi ha oltrepassato la « norma » di lavoro, buon esempio di questa pretesa. E forse riusciranno nel loro intento. Ma quel giorno scopriranno che la « norma » ha assunto un carattere erotico. La natura regna nell'arte, non la società.
* * *
Quando tutto é stato detto sull'arte, l'ultima parola spetta pur sempre agli artisti. Il brodo di pollo non si fa se non c'é il pollo. In certi casi il pollo scappa sulla cima del campanile e la caldaia dell'acqua continua a bollire invano.
* * *
L'esame delle opere d'arte dei paesi comunisti rivela negli artisti una preoccupazione d'ordine pratico predominante: far la propaganda all'ideologia di stato, essere in regola con questa ideologia, non far nulla che possa suonare non soltanto come disaccordo ma anche come indifferenza a questa ideologia. Perché questa preoccupazione ci appare diversa da quella, poniamo, dei primitivi italiani i quali, tuttavia facevano arte cristiana e soltanto quella? Perché i primitivi italiani non potevano essere che cristiani, mentre i comunisti potrebbero ancora oggi essere o non essere comunisti. C'è, insomma, tuttora una possibilità di scelta e dunque, purtroppo, anche di coercizione. E basta l'ombra della coercizione per far sfumare la poesia. I comunisti dovranno conquistare il mondo intero prima di avere un'arte degna di questo nome.
***
La teoria della sovrastruttura dovuta al momento in cui Marx scrisse i suoi libri. Un cattivo momento per l'arte, senza dubbio, ma pas
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 5
seggero. Due secoli prima, Marx non avrebbe trovato appigli per la sua teoria. La teoria dell'arte come sovrastruttura é legata al problema della produzione industriale dell'arte e non porta che ad una nuova definizione, di specie sociale ed economica, dell'arte mancata, del[...]
[...] comunisti dovranno conquistare il mondo intero prima di avere un'arte degna di questo nome.
***
La teoria della sovrastruttura dovuta al momento in cui Marx scrisse i suoi libri. Un cattivo momento per l'arte, senza dubbio, ma pas
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 5
seggero. Due secoli prima, Marx non avrebbe trovato appigli per la sua teoria. La teoria dell'arte come sovrastruttura é legata al problema della produzione industriale dell'arte e non porta che ad una nuova definizione, di specie sociale ed economica, dell'arte mancata, dell'arte brutta. L'arte riuscita, l'arte bella non c'entra.
* * *
L'arte come sovrastruttura fa pensare a tanti altri determinismi che non funzionano se non nei casi minori: l'arte dei galeotti, l'arte dei pazzi, l'arte dei ciechi, l'arte dei bambini e via dicendo. Ma la grande arte non é sovrastruttura, essa rassomiglia alla struttura, non ne deriva.
***
Il valore educativo dell'arte é enorme ma esso diminuisce nella misura che l'arte si allontana dalla natura. Bandite dall'arte la natura con le sue contraddizioni, la sua varietà, il suo capriccio, la sua libertà
e avrete un'arte priva di potere educativo, qualunque sia la ideologia che l'inspira. Allo stesso modo un soggiorno in riva al mare fortifica; ma un soggiorno in una stanza in cui sia dipinta una marina non fa alcun effetto salutifero.
Il collasso presente universale dell'umanità non è che il risultato di due guerre spaventose. Non c'è bisogno di essere grandi profeti per prevedere che tra un secolo o due, l'umanità avrà ritrovato un'immagin[...]
[...]rtà
e avrete un'arte priva di potere educativo, qualunque sia la ideologia che l'inspira. Allo stesso modo un soggiorno in riva al mare fortifica; ma un soggiorno in una stanza in cui sia dipinta una marina non fa alcun effetto salutifero.
Il collasso presente universale dell'umanità non è che il risultato di due guerre spaventose. Non c'è bisogno di essere grandi profeti per prevedere che tra un secolo o due, l'umanità avrà ritrovato un'immagine decente di se stessa. Intanto, pero, essa é simile a un ubriaco lordo
e insanguinato che si guardi in uno specchio e si meravigli di trovarsi tanto orribile. Secondo taluni essa dovrebbe continuare a guardarsi in questo specchio, secondo altri essa dovrebbe sostituire lo specchio con l'oleografia di un uomo sobrio e pulito. Pochi pensano che sarebbe meglio che essa si nettasse e si riposasse. E anche quelli che lo pensano non rinunziano a proporre sia lo specchio sia l'oleografia.
***
Gli artisti dei paesi occidentali sono scandalizzati e addolorati dall'arte dei paesi orientali. Ma se invece di scandalizzarsi e di addolo
6 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
rarsi, riflettessero un momento che quell'arte esiste soltanto in quanto esiste l'arte occidentale, penserebbero piuttosto a battersi il petto e a dire « mea culpa ». Cosi il capitalismo nei riguardi del comunismo e in genere per ogni aspetto della vita civile, nell'uno e nell'altro campo.
I casi son[...]
[...]li che lo pensano non rinunziano a proporre sia lo specchio sia l'oleografia.
***
Gli artisti dei paesi occidentali sono scandalizzati e addolorati dall'arte dei paesi orientali. Ma se invece di scandalizzarsi e di addolo
6 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
rarsi, riflettessero un momento che quell'arte esiste soltanto in quanto esiste l'arte occidentale, penserebbero piuttosto a battersi il petto e a dire « mea culpa ». Cosi il capitalismo nei riguardi del comunismo e in genere per ogni aspetto della vita civile, nell'uno e nell'altro campo.
I casi sono due: o come vuole il marxismo l'arte é una sovrastruttura e allora poiché é giusto risalire dalla sovrastruttura alla struttura ossia dai frutti all'albero, bisognerà pensare che la struttura in certi paesi orientali, oggi, non é quale ce la descrivono; oppure il marxismo, almeno per quanto riguarda l'arte, erra e allora bisogna pensare che, semplicemente, gli artisti di quei paesi valgon poco. In tutti e due i casi il marxismo esce malconcio, il che pensiamo sempre gli avverrà quando vorrà esorbitare dal campo economico e sociale che gli é proprio.
La libertà politica per l'arte non é una condizione sine qua non: grande arte fiori anche in tempi di nessuna libertà. L'arte, per fiorire, ha bisogno assoluto di un'altra cosa: che il corpo sociale sia fatto della stessa materia di cui é fatta l'arte. Ora, materia dell'arte, è la varietà infinita della natura. Se il corpo sociale, per mezzo del fanatismo religioso o politico, ha ridotto o soppresso in se stesso la varietà della natura, l'arte potrà anche essere liberissima, ma non fiorirà.
***
Ogni sistemazione dell'arte in base ad una teoria estrinseca all'arte medesima è per lo meno arrischiata e pregna di delusioni. Immaginate un momento il contrario: la politica concepita secondo dettami estetici. In realtà tali sistemazioni sono atti di prepotenza dell'attività predominante su quella che provvisoriamente sembra meno importante. La politica é predominante in questo secolo, dunque sembra logico inferirne che tutte le altre attività umane debbano esserle ancelle. Ma fate che la marea politica si ritragga e si vedrà che il suo flusso non ha cambiato che la cosa politica, lasciando inalterati gli altri campi.
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 7
* * *
Il caso di Dostoieschi, bandito dalle ristampe nel suo paese, pone la questione della finale conciliazione con la storia. Dostoieschi é bandito perché evidentemente la partita del comunismo con la storia non é ancora chiusa. Ma quando sarà chiusa? Il giorno che Dostoieschi sarà riconosciuto anche nel suo paese come un grandissimo scrittore oppure il giorno in cui non si parlerà più di Dostoieschi e perfino il suo nome sarà cancellato dalla memoria degli uomini?
***
Il fronte dell'elettrificazione, il fronte dell'industria pesante, il fronte del romanzo, il fronte del cinema... quante volte abbiamo veduto le opere di poesia messe sullo stesso piano e confuse con quelle d'ingegneria e di meccanica. Tuttavia, lo stato sovietico, dopo trent'anni e più di comunismo, pue, presentare al mondo opere pubbliche gigantesche, ma non un Guerra e Pace, non un Boris Godunof, gli equivalenti poetici, sulla scala della grandezza, di quelle opere pubbliche. Perché? Al contrario degli operai e degli ingegneri, gli artisti hanno forse sabotato la produzione? Oppure si tratterebbe di due fronti diversi, nel primo dei quali valgono i piani e le direttive e nel secondo proprio la mancanza di piani e di direttive?
Il vizio segreto del cosidetto realismo socialista é, per dirla con una formula spiccia, di essere realista su tutto fuorché sul socialismo. E poiché il socialismo in certi paesi ò tutto, di non essere sovente realista affatto. Ora non si dà realismo se non totale, senza riguardi, né rispetti, né compromessi, né convenzioni, né limiti di sorta. Le società del passato, fossero esse feudali o borghesi o schiaviste o patriarcali, nei loro buoni momenti furono sempre capaci di esprimere un tale realismo. Una società che invece non ne sia capace é una società che per qualche motivo non sa, non vuole, o non può vedersi qual é realmente.
***
L'arte di classe, o arte ufficiale risponde con sufficiente precisione al concetto deteriore dell'arte intesa come sovrastruttura proposto dal marxismo. I comunisti dichiarano volentieri che tale arte di classe o
üC..)
eorw S a. I a"ia. ocuii*..ppar..ca4"~ &Au, i a .t.
641 .1.4.41) tie dÚ'e ltMw.~.ryw.p t ~l,Gt„w?t~t~Yw,.o o —
24e41
&41."'%"j" 3ru114‘ tc o p.. —,,.,et.d k',..fl 1L ..
10441:004* G.LA 6o . L ~r ó Aw G~ t a o.. fioco t IRA
w
4
8 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
arte ufficiale o arte sovrastrutturale cesserà di esistere, appunto, quando sarà stata raggiunta la soèietà senza classi. Perché allora l'arte dei paesi orientali, più forse di [...]
[...]cuii*..ppar..ca4"~ &Au, i a .t.
641 .1.4.41) tie dÚ'e ltMw.~.ryw.p t ~l,Gt„w?t~t~Yw,.o o —
24e41
&41."'%"j" 3ru114‘ tc o p.. —,,.,et.d k',..fl 1L ..
10441:004* G.LA 6o . L ~r ó Aw G~ t a o.. fioco t IRA
w
4
8 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
arte ufficiale o arte sovrastrutturale cesserà di esistere, appunto, quando sarà stata raggiunta la soèietà senza classi. Perché allora l'arte dei paesi orientali, più forse di ogni arte contemporanea, offre gli aspetti noti dell'arte di classe o ufficiale o sovrastrutturale? La risposta non pare dubbia: l'arte non ha affatto bisogno di una rivoluzione per essere vera arte, basta che l'artista attinga per conto suo alla zona nella quale le classi non ci sono, né mai ci furono, né mai ci saranno, alla poesia. Come, infatti, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, senza aspettare la rivoluzione comunista, fecero i veri artisti. D'altronde l'arte dei paesi orientali ha un tal carattere di arte di classe perché il proletariato in quei paesi si considera tuttora proletariato ossia classe e non è ancora riuscito a ritrovare in se stesso l'uomo, vecchio o nuovo, ma senza classi.
* * *
Le correlazioni tra l'arte e la società non sono di ordine morale o moralistico come vorrebbero far supporre tutti coloro che annettono alla parola decadente un significato negativo; bensì di ordine tecnico. L'arte é in rapporto con la vitalità di una società, non con la sua moralità.
* * *
L'arte è memoria, la propaganda profezia. Però i profeti non hanno mai vaticinato altro che disastri. Profeti ottimisti, ecco la grande novità.
* * *
Se l'arte é sovrastruttura, come mai riesce a sopravvivere alla struttura? Perché mai leggiamo ancora l'Iliade, sopratruttura, a quanto si dice, del feudalesimo arcaico greco? E che cos'è che garantisce vita eterna alla sovrastruttura? E perché la struttura transeunte é considerata più importante della soprastruttura che non lo è?
* * *
Le idee dei[...]
[...] Profeti ottimisti, ecco la grande novità.
* * *
Se l'arte é sovrastruttura, come mai riesce a sopravvivere alla struttura? Perché mai leggiamo ancora l'Iliade, sopratruttura, a quanto si dice, del feudalesimo arcaico greco? E che cos'è che garantisce vita eterna alla sovrastruttura? E perché la struttura transeunte é considerata più importante della soprastruttura che non lo è?
* * *
Le idee dei comunisti sull'arte sono giuste, chi potrebbe negarlo? Nello stesso termine di realismo socialista é contenuta una riflessione critica inoppugnabile: l'arte fu sempre realista o non fu affatto e inoltre essa fu sempre legata direttamente o indirettamente alla ideologia
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 9
del momento. Il realismo è dunque inseparabile dall'arte, almeno da quella europea; l'ideologia anche. Che c'è dunque di strano che lo stato socialista chieda agli artisti il realismo socialista? Rispondiamo che la stranezza consiste nel fatto che, al contrario della Chiesa e d'ogni altro organismo totalitario del passato, lo stato socialista sappia tutte queste cose, cioè che abbia una coscienza critica e storica così sviluppata. In questo senso lo stato socialista, così intellettualistico e così pragmatistico, entra nella dialettica della decadenza alla quale pretenderebbe di sottrarsi.
Quando tutto é stato detto, bisognerà pur affermare che in realtà l'arte non interessa il comunismo. E che questo sia vero lo dimostra la semplicità della ideologia marxista per quanto riguarda l'arte. Tanto più notevole se paragonata, poi, alla complessità delle teorie marxiste sui problemi sociali ed economici. Il marxismo non si interessa all'arte come, poniamo, non si interessa alla religione. La diversità di atteggiamento del marxismo di fronte all'arte e alla religione deriva dal fatto che, mentre il marxismo vuol soppiantare la religione, esso non vuole che servirsi dell'arte. E infatti tutte le teorie del marxismo sull'arte non tanto riguardano l'arte nella sua intimità quanto l'arte nel suo rapporto con la società e con lo stato, ossia, in altri termini riguardano appunto l'utilità dell'arte.
Un romanzo descrive una battaglia. La descrizione della battaglia non garba ai dirigenti di un certo paese orientale. Il romanzo viene rifatto secondo le indicazioni dei dirigenti. Ciò che colpisce in questo rifacimento secondo autorità non è la docilità dello scrittore né l'imposizione dei dirigenti. Ciò che colpisce è invece il prevalere di una concezione di artificio, di razionalità, di tecnica, di fattura su quella di poesia, di ispirazione, di originalità, di creatività. Di una concezione, insomma, classica o per lo meno classicheggiante, su quella romantica. Si pensa, per analogia, ad estetiche che sembravano tramontate e che invece, a quanta pare, torneranno in auge. Tanto per fare un esempio Boileau non avrebbe trovato niente da ridire su una simile imposizione
10 INCHLESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
dell'autorità sull'artista. Che differenza c'é infatti tra il realismo socialista e « l'artifice agreable » del poeta di corte di Luigi decimoquarto?
* * *
Ci si meraviglia che certi scrittori e critici d'occidente, di fede marxista, difendano l'arte dei paesi orientali che, a parere di molti, essi non potrebbero invece non giudicare assai severamente. E si parla in questi casi di disciplina di partito. Ma secondo noi si tratta invece di uno scambio avvenuto nel profondo dell'animo tra ideologia e realtà. Per i comunisti l'ideologia è la realtà, e que[...]
[...]ull'artista. Che differenza c'é infatti tra il realismo socialista e « l'artifice agreable » del poeta di corte di Luigi decimoquarto?
* * *
Ci si meraviglia che certi scrittori e critici d'occidente, di fede marxista, difendano l'arte dei paesi orientali che, a parere di molti, essi non potrebbero invece non giudicare assai severamente. E si parla in questi casi di disciplina di partito. Ma secondo noi si tratta invece di uno scambio avvenuto nel profondo dell'animo tra ideologia e realtà. Per i comunisti l'ideologia è la realtà, e quella che la gente comune chiama realtà non é nulla. Se la realtà non dà ragione all'ideologia, tanto peggio per la realtà. Né si potrebbe dar torto a quegli scrittori e critici comunisti, almeno da un punto di vista psicologico. Lo scambio di solito é avvenuto in loro in condizioni drammatiche che sono poi quelle di tutte le conversioni. In quei momenti, davvero, l'ideologia é la realtà; e se non lo é, la conversione non puó aver luogo. Più tardi, di fronte all'arte come a qualsiasi altra manifestazione o attività umana, ciò che avvenne con lacerazione e dolore al tempo della conversione, si ripete facilmente, in maniera quasi automatica.
* * *
Le idee dei comunisti sull'arte sono costantemente presentate in stretta correlazione con le loro teorie economiche e sociali e confuse con esse. Chi in parte o del tutto approva le teorie economiche e sociali del comunismo é portato così ad approvare anche le idee estetiche o per lo meno a considerarle con favore. Ma questa confusione non puó portare che ad accettare una concezione estetica rozza e semplicistica. L'arte, infatti, mentre puó benissimo avere un contenuto proletario, per i suoi moduli formali e tecnici é invece legata alla maturità del gusto, della coltura e della capacità espressiva. Come dire che essa dipende per questo aspetto così importante, non dalla giustizia distributiva bensì dal livello di coltura e di gusto raggiunto in una data società. Questo fatto non è mai stato smentito nella storia; e l'arte, qualunque `fosse il suo contenuto, é sempre stato un prodotto tardo e aristocratico. L'arte appare infatti sempre all'apice delle civiltà, essa é il fiore
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 11
terminale della pianta umana. Ogni volta, invece, che ci fu prevalenza di masse culturalmente immature, come, tanto per fare un esempio, durante le invasioni barbariche, si verifica del pari oscuramento o addirittura interruzione del fatto artistico. II significato ultimo del Itlnascimento sta appunto nel ritrovamento del fatto artistico, delle sue leggi, e [...]
[...]rte, qualunque `fosse il suo contenuto, é sempre stato un prodotto tardo e aristocratico. L'arte appare infatti sempre all'apice delle civiltà, essa é il fiore
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 11
terminale della pianta umana. Ogni volta, invece, che ci fu prevalenza di masse culturalmente immature, come, tanto per fare un esempio, durante le invasioni barbariche, si verifica del pari oscuramento o addirittura interruzione del fatto artistico. II significato ultimo del Itlnascimento sta appunto nel ritrovamento del fatto artistico, delle sue leggi, e della sua autonomia dopo il diluvio barbarico. I barbari che affluirono in Italia nell'alto medioevo, avevano certamente malte cose da dire ma non le dissero se non quando, appunto, non furono più barbari. Così il proletariato (e specie quello dei paesi in cui il sonno sociale si doppiava di sonno biologico) ha certamente molte cose da dire; ma non le dirà se non quando _avrà la capacità di dirle, ossia quando cesserà di essere proletariato. Nel frattempo le opere d'arte che ci vengono presentate come opere del proletariato, debbono, nel caso migliore, essere considerate come segni di impazienza.
Ë un errore credere che il realismo socialista abbia impedito nei paesi orientali l'apparizione di un nuovo Michelangelo o, per lo meno, di un nuovo Picasso. Con ogni probabilità se in quei paesi il regime liberale subentrasse ad un tratto a quello socialista, gli artisti di quei paesi forse imiterebbero quelli occidentali (sebbene non sia sicuro), ma non oltrepasserebbero certo il livello artistico alquanto basso della loro presente produzione. Gli é che in quei paesi c'é stata una rivoluzione con conseguente decapitazione della classe colta e che dirigenti e popolo vi fanno un sol'bloce°, con gli stessi gusti, le stesse concezioni, lo stesso grado di coltura. I capi di quei paesi non la pensano, per quanta riguarda l'arte, in maniera diversa dagli operai e dai contadini. Le opere d'arte che essi additano all'ammirazione del popolo sono quelle che essi sinceramente preferiscono. E così avviene in tutte le rivoluzioni. Persino la rivoluzione francese che portò al potere una classe già da lungo tempo preparata e raffinata come la borghesia, produsse all'inizio del secolo un'arte più grezza e più peritura, quella del primo romanticismo. In questa prospettiva, si deve giudicare il susseguente decadentismo come una sistemazione, in senso classico di quel primo romanticismo.
12 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
* * a
Ciò che colpisce di piú così nelle opere d'arte dell'occidente come in quelle d'oriente è la povertà del temperamento individuale. Un pittore come Tiziano farebbe un sol fascio così degli astrattisti come dei realisti socialisti. Ai primi direbbe: «Dipingetemi una mano che è una mano »; ai secondi: « Infondete nei vostri ritratti di generali e uomini politici il senso di potenza, di gloria e di poesia che seppi mettere nei miei ». Abbiamo nominato Tiziano per indicare un certo livello di maestria tecnica e di altezza di ispirazione; non per additare un modello irripetibile così in occidente come in oriente.
I comunisti non riconosceranno mai che le opere d'arte dei paesi orientali sono di scarso valore artistico. E come potrebbero? Essi non credono al vero bensì al verosimile, alla natura bensì alla ragione, alla realtà bensì all'ideologia, alla poesia bensì all'artificio, alla spontaneità creativa bensì alla volontà costruttiva. Essi faranno dell'arte certamente, un giorno o l'altro, ma loro malgrado e senza rendersene conto.
I comunisti sembrano propugnare un'arte classica. Diciamo « sembrano» perché nulla é sicuro in un regime così sicuro come la dittatura, sia pure del proletariato. Dunque, partendo dal presupposto marxista che ogni società nel momento della sua massima funzionalità e necessità storica esprime un'arte perfettamente oggettiva e completamente realistica, senza reticenze né compromessi, né evasioni, né parzialità, insomma classica, i comunisti contrappongono questo momento solare a quello del tramonto ossia della decadenza di ogni società, decadenza che si esprimerebbe invece in un'arte malsanamente soggettiva, incompleta, astratta, evasiva, reticente e insomma, appunto, decadente. E evidente che in questo caso la distinzione tra poesia e non poesia salta e viene sostituita da quella di classicità e di decadenza, ossia di completezza e incompletezza, cioè, in altri termini, di maggiore o minore coraggio, capacità e volontà della società di rappresentarsi qual é, in tutti i suoi aspetti, anche in quelli negativi e di riconoscersi in questa rappresentazione e di servirsene e di farne strumento di mi
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 13
glioramento e di progresso. Dunque, una volta di più, niente poesia o non poesia, ma, ad un livello eguale di poesia, rappresentazione totale o parziale, classica o decadente. Ma la società comunista in quanto si vanta di essere l'erede di tutte le società della storia e il loro coronamento finale, dovrebbe dare origine all'arte più classica, più completa che si possa immaginare e questo indefinitamente e senza interruzioni di sorta. Si vede, così, come nell'ideologia comunista non c'è posto per le smentite anche minime della realtà. Tutto é tirato a fil di logica, tutto é razionale, il comunismo non può non produrre la società perfetta e la società perfetta non può non produrre l'arte più alta. In questa situazione l'artista che voglia discutere con il comunismo fa figura di avvocato dell'irrazionalità, ossia del nulla, per non dire del male_
Non si vede, perché, dopo avere accettato e confermato l'autonomia del fatto linguistico, quell'uomo di stato orientale non faccia lo stesso per l'autonomia del fatto artistico. Non se ne vede il perché sebbene lo si possa indovinare: la lingua, come ebbe a dire quell'uomo di stato, non é né borghese né socialista, é simile alle locomotive: é un mezzo. Invece l'arte può essere, é un fine. Ora non può esserci altro fine se non quello della rivoluzione socialista.
***
Perché realismo socialista e non, poniamo, neoclassicismo? Perché l'ultima arte oggettiva europea fu quella naturalistica. Gli stati non sono mai all'avanguardia, checché se ne dica. La Chiesa è ferma a Raffaello che fu il grande mediatore tra il mondo dell'Antico Testamento e l'Ellenismo. Gli stati conoscono la storia, non l'estetica.
***
Tra l'alienazione dell'operaio e l'alienazione dell'artista non c'è alcun rapporto. L'operaio é alienato in quanto, nell'economia di mercato, egli é una merce come tutte le altre, ed essendo tale viene defraudato, in base al prezzo di mercato, del plus valore, ossia di ciò
14 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
che rappresenta appunto il suo valore di uomo. Ma l'artista, invece, crea un oggetto per il quale non c'è mercato (o, se c'è, non é quello degli oggetti di necessità che hanno costantemente un mercato) e il cui prezzo non esiste, in realtà, in denaro o in specie. Il prezzo del l'opera d'arte l'artista l'ha già ricevuto con la gioia provata creandola. In altri termini, al momento della consegna del libro all'editore, della musica al direttore d'orchestra, del quadro al mercante, l'artista è già stato pagato e quanto riceve in seguito é un regalo o comunque un pagamento senza rapporto alcuno con la merce fornita. Così l'alienazione dell'artista consisterà nell'impedirgli in parte o del tutto quella tale gioia cui si é accennato, nella quale consiste [...]
[...]ente un mercato) e il cui prezzo non esiste, in realtà, in denaro o in specie. Il prezzo del l'opera d'arte l'artista l'ha già ricevuto con la gioia provata creandola. In altri termini, al momento della consegna del libro all'editore, della musica al direttore d'orchestra, del quadro al mercante, l'artista è già stato pagato e quanto riceve in seguito é un regalo o comunque un pagamento senza rapporto alcuno con la merce fornita. Così l'alienazione dell'artista consisterà nell'impedirgli in parte o del tutto quella tale gioia cui si é accennato, nella quale consiste il suo vero rapporto con la società. Invece l'operaio il cui rapporto con la società é determinato dalla sua facoltà di acquisto e la cui espressione (inclusa quella artistica) comincia a partire dal momento in cui il plus valore, direttamente o indirettamente, gli viene versato nella sua integrità, l'operaio, diciamo, sarà alienato quando sarà appunto privato di questo plus valore e ridotto a merce né più né meno simile a quella che egli fabbrica. Dunque, riassumendo: l'alienazione dell'operaio è di specie economica, quella dell'artista di specie espressiva. E di conseguenza si impedisce all'operaio di essere uomo riducendolo a merce e pagandolo per tale; all'artista di essere uomo riducendolo a operaio e pagandolo per tale. E ancora: l'operaio che viene colpito nella mercede non potrà essere uomo e perciò neppure artista, ma l'artista colpito nell'espressione nonché uomo non potrà neppure essere operaio perché egli era già uomo in partenza ossia dotato originariamente di quelle facoltà espressive che nell'operaio si liberano soltanto .nel momento in cui egli comincia ad essere uomo. Finalmente, colpendo l'artista, si colpisce anche, indirettamente, l'operaio che nell'artista vede il suo supremo ideale umano di libera e completa espressività.
Il comunismo tenta di assorbire la cultura e l'arte dell'occidente nei. suoi uomini e prodotti migliori, in modo da lasciare alla borghesia soltanto gli uomini e i prodotti deteriori. Questo tentativo potrebbe anche riuscire. Ma resta dubbio che il risultato sarà quello che si aspettano i comunisti.
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELCARTE 15
singolare che nei paesi orientali, dove è predominante una ideologia storicistica, si abbia invece una concezione precettistica dell'arte. Ma queste sono le sorprese dello storicismo che finisce per mordersi la coda con la logica conclusione dell'avvento di una società senza storia. Dunque un'arte senza sviluppi, fissa ad un ideale immobile.
***
La forza della polemica comunista per l'arte sta, più che negli argomenti, nel carattere mortuario e suicidale di grandissima parte dell'arte dell'occidente. I comunisti hanno buon gioco a dimostrare che tale arte é l'espressione di un cupio dissolvi generale che non può non avere le sue origini fuori dell'arte medesima. Ma essi stessi non sanno proporre, di contro a quest'arte occidentale, che delle teorie. Dei loro prodotti artistici tutto é stato detto quando si é detto che sono il frutto della buona volontà. Ora con la buona volontà si costruiscono le fabbriche, ma non si fa della poesia.
**s
I comunisti non tanto propongono un'arte nuova, quanto, pur forse senza rendersene conto, una sospensione dell'arte. Così, in campagna, un campo troppe volte coltivato, si lascia senza semina per due o tre stagioni in modo che si riposi e ripigli forza. Il cristianesimo, in una simile circostanza, decise che l'arte pagana, la sola possibile in quel tempo, era opera del diavolo. I comunisti non credono al diavolo bensì alla decadenza, immoralità, corruzione e rovina del capitalismo. In realtà così il cristianesimo allora come il comunismo oggi sono strumenti della natura esausta che chiede riposo. Ma gli uomini non amano ammettere di essere determinati da semplici leggi biologiche; e così nel campo dell'arte la . stanchezza é chiamata, poniamo, astrattismo e il riposo, realismo socialista.
S'intende che queste note riguardano i rapporti dell'arte col comunismo al potere. Per i rapporti dell'arte con il comunismo all'opposi
16 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
zione, le cose si svolgono in maniera normale, come per i rapporti dell'arte con qualsiasi motivo ispiratore. Anzi il comunismo all'opposizione, facendosi forte di molte istanze generose ed universali, ispira direttamente o indirettamente un'arte assai viva, polemica e aliena dai compromessi, di protesta e di rivolta. Ma una volta il comunismo al potere il motivo polemico ovviamente scompare, sostituito da quello celebrativo. L'arte allora entra in crisi ed é appunto tale crisi che abbiamo cercato di illuminare in queste note. È evidente d'altra parte che allo stato comunista, per quanto riguarda l'arte, si offrono due vie soltanto: o l'arte di propaganda e agiografica che si nutrirà sia della polemica contro i nemici esterni del comunismo sia di rievocazioni ed esaltazi[...]
[...]iena dai compromessi, di protesta e di rivolta. Ma una volta il comunismo al potere il motivo polemico ovviamente scompare, sostituito da quello celebrativo. L'arte allora entra in crisi ed é appunto tale crisi che abbiamo cercato di illuminare in queste note. È evidente d'altra parte che allo stato comunista, per quanto riguarda l'arte, si offrono due vie soltanto: o l'arte di propaganda e agiografica che si nutrirà sia della polemica contro i nemici esterni del comunismo sia di rievocazioni ed esaltazioni di personaggi e avvenimenti del comunismo; oppure l'arte classica, intendendo per classica un'arte dalla quale sia stata espunta ogni polemica sociale (nello stato comunista diventata inutile) e che tratti dell'uomo non più come di un prodotto di date condizioni sociali ed economiche ma come di qualche cosa di immutabile e di eterno, . come, appunto, avviene nell'arte classica. L'arte classica é, del resto, l'arte per eccellenza delle società che non si pongono ancora o non hanno ragione di porsi una questione sociale. La società comunista è, appunto, una di tali società, avendo risolto, una volta per sempre e con soddisfazione di tutti, la questione sociale.
* * *
I rapporti tra l'arte e la realtà, finché il comunismo é all'opposizione, potranno o dovranno essere determinati, per gli artisti di fede comunista, dall'ideologia marxista. Ma non si vede come questi rapporti, una volta il comunismo al potere, possano essere determinati dalla stessa[...]