Brano: Turchia
Repubblica parlamentare dell'Asia Minore (ma con una propaggine europea), confinante con la Grecia, la Bulgaria, l'U.R.S.S., l'Iran, l'Iraq e la Siria, la Turchia ha una superficie di 779.452 kmq e una popolazione di 51.420.000 abitanti. II suo territorio è costituito dalla grande penisola anatolica bagnata dal Mediterraneo, nonché dai mari Egeo, Nero e di Marmara; gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli la separano dalla Tracia turca (23.764 kmq), ultimo residuo dei possedimenti che l'impero ottomano aveva in Europa. Nella parte sudorientale della penisola anatolica si trovano l'Armenia e il Kurdistan (ampia regione geografica ripartita fra Turchia, Siria, Iran e Iraq).
La capitale della Turchia è Ankara (2.316.000 ab.), quasi al centro dell'Anatolia, ma la città economicamente più importante è Istanbul (fino al 1929 si chiamava Costantinopoli) con oltre 3.000.000 di ab.; seguono Smirne (777.000 ab.) e Adana (644.000 ab.) . La popolazione è per oltre il 90% di origine turca, con una consistente minoranza curda, mentre gli armeni (che all'inizio del secolo si contavano a milioni) si sono ridotti a poche decine di migliaia per gli eccidi compiuti dai turchi contro questa nazionalità (v. Genocidio). Vi sono inoltre circa 370.000 arabi, residenti nella provincia già siriana di Hatay, acquisita dalla Turchia nel 1939 in seguito ad accordi c[...]
[...]hia nel 1939 in seguito ad accordi con la Francia, all'epoca potenza mandataria sulla Siria. Oltre il 99% della popolazione è di religione islamica, compresi un 10% circa di sciiti, concentrati nella Turchia sudorientale. Quest'area ha acquistato una particolare importanza dopo la rivoluzione iraniana del 1979, per cui lo Stato turco, aiutato dagli U.S.A., ha qui dato impulso alla costruzione di infrastrutture militari.
La Turchia è membro della N.A.T.O. dal 18.2.1952 ed è anche membro associato della Comunità economica europea. Le sue istituzioni, formalmente democratiche, sono di fatto dominate da una fortissima casta militare, legata alla N.A.T.O. e in particolar modo agli U.S.A. che vedono in questo paese il più agguerrito bastione contro l'espansionismo sovietico e per il controllo dei bacini petroliferi del Medio Oriente.
Dall'Impero ottomano ai Giovani Turchi
Centro del grande impero che, a partire dal secolo XIII, in circa 200 anni era divenuto il più potente Stato islamico, esteso dall'Ungheria alla Crimea e dal Marocco al Golfo Persico, comprendendo da una parte i paesi balcanici, dall'altra il Nordafrica e il Medio Oriente, verso la metà del secolo XIX la Turchia era già stata alquanto ridimensionata dai ripetuti attacchi dell[...]
[...]sti sorti fra gli Stati balcanici vincitori per spartirsi i territori strappati all'Impero ottomano sfociarono in una seconda guerra balcanica (giugno 1913); questa offrì ai turchi l'occasione di rioccupare Adrianopoli e parte della Tracia, ma l'Impero ottomano era ormai scomparso per sempre. A Costantinopoli il potere venne assunto da un triumvirato composto dal ministro della Guerra Enver Bey, dal ministro degli Interni Talat Pascià e dal governatore militare della capitale Cemal Pascià, mentre restava formalmente in carica il sultano Mehmed V.
Prima guerra mondiale
Allorché, nell'agosto 1914, Francia, Gran Bretagna e Russia entrarono in conflitto con gli Imperi centrali, il governo turco si schierò con questi ultimi, nella speranza di riprendersi quanto aveva perduto. II 31. 10.1914 la Turchia scese in campo contro la Russia zarista e il sultano proclamò la "guerra santa" per mobilitare l'intero mondo arabo contro le potenze colonialiste dell'intesa. I turchi combatterono sul Caucaso, nel mar Nero, a Gallipoli, in Mesopotamia e in Pal[...]
[...]'esercito turco costituì una minaccia per il Canale di Suez e per la presenza britannica in Egitto; il blocco degli Stretti, impedendo il passaggio alle navi russe, non permise che si realizzasse una fattiva collaborazione tra la Russia e i suoi alleati occidentali; inoltre il prestigio di cui la Turchia godeva in tutto il mondo arabo creò problemi nelle colonie francesi e britanniche. Nondimeno, nel maggio 1915 le truppe zariste irruppero nell'Anatolia orientale per un centinaio di chilometri fino al lago Van, ma con la pace di BrestLitovsk (marzo 1918) le provincie orientali torneranno sotto sovranità dei turchi (che coglieranno l'occasione per dare il colpo di grazia agli armeni, accusati di connivenza con il nemico).
Nel 1916, ispirata e sostenuta dall'Inghilterra, ebbe inizio sul fronte meridionale la guerriglia araba contro i turchi (la famosa "rivolta del deserto" capeggiata dall'agente britannico Thomas Edward Lawrence). Nel 1917 gli inglesi occuparono la Palestina e la Mesopotamia; nell'ottobre 1918 formazioni arabe e truppe brit[...]
[...]ei quali 325.000 erano morti. Altri 2 milioni di vittime si erano avute tra la popolazione civile, ma per la maggior parte si trattava di armeni trucidati dai turchi.
La rivoluzione kemalista
Era nei propositi delle potenze vincitrici smantellare del tutto non solo ciò che restava dell'Impero ottomano, ma la stessa Turchia. Nel 1919 gli inglesi occuparono pertanto Samsun, nel mar Nero, mentre i francesi tenevano Adana, nella parte opposta dell'Anatolia; gli italiani si erano insediati nella Turchia sudoccidentale e i greci nell'area dell'Egeo. II 15.5.1919 i greci occuparono Smirne, ma a questo punto i turchi reagirono: Mustafa Kemal, nel frattempo divenuto generale, si mise alla testa di unità militari che non accettavano la sconfitta e mobilitò anche la popolazione civile in una guerra mirante a salvaguardare l'indipendenza del paese. Lanciando il programma politico di un "movimento nazionale" (che sarà poi chiamato "kemalista"), il generale dichiarò di opporsi al governo capitolardo di Costantinopoli e convocò ad Ankara un'Assemblea n[...]
[...] Soviet, che vedeva nel movimento kemalista un moto di riscossa popolare, fu la prima a riconoscere il suo governo. Giocando poi sui disaccordi esistenti fra le potenze occidentali, Kemal riuscì a concludere con altri governi accordi separati, fino a ottenere l'annullamento del Trattato di Sèvres firmato dal sultano il 10.8. 1920 e a rinegoziare la pace attraverso il Trattato di Losanna (24.7. 1923) che restaurava la sovranità turca sull'intera Anatolia, sulla Tracia orientale e sugli Stretti.
Oltre a ottenere questi successi militari e diplomatici, Kemal avviò un programma di riforme politiche, sociali ed economiche. Fondato il Partito repubblicano del popolo e divenutone il leader incontrastato, puntò sulla laicizzazione della Turchia per trasformarla in un paese moderno: nel 1922 abolì il sultanato; il 29.10. 1923 proclamò la repubblica e ne assunse la presidenza, ponendo a capo del governo il suo fido collaboratore Ismet Pascià; nel 1924 fece approvare dalla Assemblea nazionale una nuova Costituzione che, fra l'altro, aboliva l'istituzione del califfato (cioè dei "successori" di Maometto, carica e dignità religiose riconosciute ai sultani fin dal 1517). Negli anni successivi furono adottati in Turchia il calendario gregoriano (1925), nuovi codici civili e penali basati su modelli europei (1926), l'alfabeto latino al posto dei caratteri arabi (1928). Nel 1928 l'islamismo cessò di essere[...]
[...]nazionalizzazioni e alla proprietà statale, con un particolare potere di intervento diretto delle forze armate nella vita del paese. Tutte queste riforme cambiarono il volto della Turchia, eliminando il potere islamico, ma sotto altri aspetti la rottura con il passato era più apparente che reale: il nuovo Stato continuava a servirsi degli apparati burocratici e militari ereditati dall'impero ottomano; inoltre sotto l'egida del kemalismo, al sultanato si era sostituita un'autocrazia militare, al sultano era subentrato Kemal, il ruolo della potente chiesa islamica era stato assunto dal partito kemalista, diventato "partito unico", pur con la facoltà riservata a pochi "indipendenti" di presentarsi alle elezioni. Era insomma un regime totalitario.
Presidente della repubblica dal 1923 al 1938 (regolarmente riconfermato da maggioranze schiaccianti nelle "elezioni" del 1927 e del 1931), nominato "maresciallo" dall'Assemblea nazionale e ghazi ("Che ha combattuto nella guerra santa contro gli infedeli") dalla chiesa islamica, Mustafa Kemal, che nel 1929 assunse il nome di Ataturk ("padre della Turchia" o "grande turco") esercitò la propria dittatura giustificandola con la necessità di applicare le riforme: combatté con durezza l'opposizione dei conservatori islamici e compì sanguinarie repressioni contro i curdi nel 1925, 1930 e 1937. Per por fine alle speranze di un Kurdistan indipendente, strappò dalle loro terre più di un milione e mezzo di curdi che vennero deportati nelle inospita[...]
[...] di Ataturk ("padre della Turchia" o "grande turco") esercitò la propria dittatura giustificandola con la necessità di applicare le riforme: combatté con durezza l'opposizione dei conservatori islamici e compì sanguinarie repressioni contro i curdi nel 1925, 1930 e 1937. Per por fine alle speranze di un Kurdistan indipendente, strappò dalle loro terre più di un milione e mezzo di curdi che vennero deportati nelle inospitali regioni interne dell'Anatolia, la lingua curda fu proibita e i curdi persero perfino il loro nome che venne ufficialmente cambiato in quello di "turchi della montagna".
Quanto alla politica estera, KemalAtaturk fu molto realistico: ben comprendendo l'impossibilità di coltivare una qualsiasi nostalgia "imperiale", si accontentò di tutelare I confini riconosciuti dalle grandi potenze alla Turchia, stringendo accordi di amicizia e collaborazione con i paesi limitrofi: Unione Sovietica (1925), Italia (1928), Bulgaria (1929), Grecia (1933), Romania, Jugoslavia. Nel 1936 la convenzione di Montreux riconosceva il controllo in[...]
[...]bero dato vita all'O.N.U..
Secondo dopoguerra
Data la sua particolare situazione geografica (590 km di frontiera con l'U.R.S.S.), all'indomani della Seconda guerra mondiale la Turchia dovette fare i conti con il potente vicino sovietico che rivendicava la revisione del Trattato sugli Stretti e alcune cessioni territoriali sul Caucaso; ma, saldamente fiancheggiata dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Francia che miravano a inglobare l'Anatolia nel sistema militare dell'Occidente, poté sottrarsi alle richieste russe.
Nel luglio 1947 Inonu firmerà con gli U.S.A. il primo accordo per la fornitura di aiuti, accettando poi un'ingerenza economica e militare sempre più diretta degli U.S.A. nella vita del paese.
Nel 1945 cominciò a essere riveduta, anche per adattarne il testo alla nuova forma linguistica, la Costituzione varata da Ataturk nel 1924 (poi aggiornata nel 1928 in senso laicista e nel 1937 in senso totalitario kemalista). Ferma restando la rigorosa messa al bando del Partito comunista (mai accettato in Turchia) , fu consenti[...]
[...]rono una nuova Costituzione (9.7.1961). Essa era apparentemente più avanzata delle precedenti e reintroduceva il pluralismo partitico, ma riservava alle forze armate (rappresentate da un Comitato presidenziale) il diritto di intervento diretto nel paese in qualsiasi momento. Furono quindi indette nuove elezioni che, il 15.10.1961, videro il Partito repubblicano del popolo, capeggiato da Inonu, conquistare la maggioranza relativa (173 seggi) tallonato però dal Partito della giustizia (erede del disciolto Partito democratico) con 158 seggi e da partiti minori. I militari imposero allora un governo di coalizione diretto da Inonu, con Gursel presidente della repubblica e sempre sotto la tutela del Comitato presidenziale militare.
Inonu poté governare fino al 1965, quando fu costretto a dare le dimissioni non disponendo assolutamente di una maggioranza parlamentare. Le elezioni dell'ottobre 1965 portarono alla formazione di un governo retto dal Partito della giustizia, guidato dal conservatore Demirel. Ma intanto si erano fatte sempre più inso[...]
[...]pagne di milioni di contadini che si venivano poi a trovare senza lavoro e senza mezzi di sussistenza nei centri urbani, o costretti a emigrare con vincoli di dipendenza semischiavistica nei confronti delle autorità di emigrazione turche. Tutto ciò alimentava una anarchia sociale con fenomeni diffusi di terrorismo e di estremismo politico, spesso provocati ad arte da quanti miravano a una completa militarizzazione della Turchia, nel quadro della N.A.T.O., cui il paese era sempre legato dal 1952.
In effetti, nella metà degli anni Sessanta, esplosero in Turchia tutte le tragiche conseguenze di una politica ventennale del tutto estranea agli interessi e alle esigenze vitali della popolazione: divenuta essenzialmente una base che doveva proteggere in funzione antisovietica il fronte Sud dell'Alleanza Atlantica, con un esercito di oltre 600.000 uomini enormemente al di sopra delle possibilità finanziarie dello Stato, quindi con una casta militare potentissima ma nello stesso tempo dipendente in modo assoluto, tramite la N.A.T.O., dall'imperialismo[...]
[...]he conseguenze di una politica ventennale del tutto estranea agli interessi e alle esigenze vitali della popolazione: divenuta essenzialmente una base che doveva proteggere in funzione antisovietica il fronte Sud dell'Alleanza Atlantica, con un esercito di oltre 600.000 uomini enormemente al di sopra delle possibilità finanziarie dello Stato, quindi con una casta militare potentissima ma nello stesso tempo dipendente in modo assoluto, tramite la N.A.T.O., dall'imperialismo nordamericano, la Turchia subiva tutte le conseguenze di quella impossibile situazione per un paese delle sue dimensioni: uno sviluppo industriale accelerato ma unilaterale perché rivolto esclusivamente al potenziamento di infrastrutture di interesse militare (industria pesante peraltro mal gestita, armamenti, vie di comunicazione predisposte solo secondo programmazioni belliche ecc.), naturalmente a scapito dei servizi di interesse pubblico e dell'agricoltura; urbanizzazione caotica in pochi centri (Istanbul, Ankara, Smirne) senza alcuna predisposizione urbanistica e di se[...]
[...]one pubblica e per il funzionamento dell'economia nazionale, avendo però come obiettivo primario non certo il soddisfacimento delle esigenze della popolazione, bensì quello delle strutture militari ed economiche cui erano più direttamente interessati. Da qui le pesanti storture dello sviluppo in senso economico generale della Turchia e, nello stesso tempo, la saldezza del regime militare, s'intende a spese dei lavoratori turchi. Questo fenomeno, nato con le prime nazionalizzazioni kemaliste, aveva avuto ulteriore sviluppo nel secondo dopoguerra, generando quella inestricabile commistione fra potere militare e potere economico, di fronte alla quale le istituzioni politiche e i partiti potevano svolgere soltanto un ruolo subalterno, di facciata e transeunte, facilmente controllabile e ricambiabile, senza peraltro che la dittatura militare apparisse troppo scopertamente per ciò che esse era. I militari non avevano bisogno di impegnarsi in forme aperte e dirette nello scontro tra partiti e nelle lotte sociali, se non in quei momenti di manife[...]
[...]i una giornata particolarmente cruenta, nella quale erano state uccise per la strada 35 persone, il Comitato nazionale di sicurezza rappresentata dal generale Kenan Evren (capo di stato maggiore generale) dichiarò lo stato d'assedio e arrestò tutti i maggiori esponenti politici e sindacali, a cominciare dagli esponenti del governo, " per misure precauzionali a loro beneficio ". Ristabilito l'"ordine", Evren dichiarò che i militari avrebbero governato transitoriamente fino a quando i civili non avessero dato prova di saperlo fare da soli, quindi designò l'ex capo della Marina, l'ammiraglio a riposo Bulent Ulusu, a capo di un governo composto da altri ufficiali e da alcuni tecnici civili (tra questi, come vicepresidente del consiglio, Turgut Ozal che godeva fama di buon manager). Nello stesso tempo furono abolite tutte le libertà concesse dalla Costituzione (stampa, riunione, sciopero ecc.) e chiuse anche le scuole.
Assunti i pieni poteri, il generale Evren fece compilare da 15 "esperti" una nuova Costituzione e la impose al paese (senza ne[...]
[...]erale dello Stato Federale Turco di Cipro. Non riconosciuta dall'O.N.U. e duramente osteggiata dalla Grecia, che da parte sua rivendica la piena indipendenza dell'isola con una gestione comune dello Stato assicurata da entrambi i ceppi etnici (grecocipriota e turcocipriota), la soluzione di forza imposta dai turchi rimane come uno dei problemi più inquietanti nel Mediterraneo. Va notato infine che tanto la Grecia che la Turchia sono membri della N.A.T.O., una collocazione che, lungi dal rendere conciliabili i loro problemi, li perpetua.