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Il segmento testuale Mussolini è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 414Analitici , di cui in selezione 16 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Alberto Moravia, La ciociara in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]prosciutti, una decina, da portare da Sermoneta a Roma. Io trovai il modo di mettermi d'accordo con un camionista che portava cemento a
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Roma, e lui mise i prosciutti sotto i sacchi di cemento e così i prosciutti arrivarono sani e salvi e io ci guadagnai parecchio perché tutti li volevano. Forse fu questa faccenda dei prosciutti che mi impedì di rendermi conto di quello che stava succedendo. Al ritorno da Sermoneta mi dissero che Mussolini era scappato e che la guerra stava per finire davvero. Io risposi: « Per me Mussolini
o Badoglio o un altro poco importa, purché si faccia il negozio ». Di Mussolini, del resto, non mi era mai importato nulla, mi era antipatico con quegli occhiacci e quella bocca prepotente che non stava mai zitta e ho sempre pensato che le cose gli incominciarono ad andar male dal giorno che si mise con la Petacci, perché, si sa, l'amore fa perdere la testa agli uomini anziani e Mussolini era ormai nonno quando aveva conosciuto quella ragazza. Il solo vantaggio di quella notte del venticinque luglio, fu che misero sottosopra un magazzino dell'Intendenza, a via Garibaldi e io ci andai con tutti gli altri e mi riportai a casa, in bilico sulla testa, una forma di parmigiano. Ma c'era ogni ben di Dio e si portarono via ogni cosa. Un mio vicino si portó a casa sopra un carrettino la stufa di terracotta che stava nell'ufficio dell'amministratore.
Durante quell'estate si fecero molti affari, la gente aveva paura
e ammucchiava la roba in casa e non gli pareva mai abbastanza. C'era p[...]

[...]angiato niente e ci avevo fame e gli gridai: « Tu dacci le uova e noi ce ne andiamo ». Lui ripeté: « via via », puntandomi contro il fucile e allora io feci un gesto come per dire che avevo fame, portando la mano alla bocca. Ma lui non se ne diede per inteso e tutto ad un tratto mi piantò la canna del fucile proprio sullo stomaco, spingendomela dentro, così che mi fece male e allora mi venne la rabbia e gridai: « Avete fatto male a mandarlo via, Mussolini... si stava meglio con lui... da quando ci siete voialtri, non si mangia piú ». Non so perché, a queste parole la gente si mise a ridere e molti mi gridarono: « burina », proprio come mio marito e uno mi disse: « A Sgurgola, i giornali non li leggete? ». Risposi, invi perita: «Sono di Vallecorsa e non di Sgurgola... e poi a te non ti conosco e non ti parlo ». Ma quelli continuavano a ridere e anche il tedesco quasi quasi sorrideva. E intanto le uova le tiravano giù nelle cassette aperte, tutte bianche e belle, e le portavano dentro il magazzino. Io allora gridai: « Ah frocio, le uova vogliamo[...]

[...]nquilini della casa e passammo tre quarti d'ora sedute sui banchi, al buio. Tutti parlavano del l'arrivo degli inglesi come di cosa di pochi giorni: erano sbarcati a Salerno che stava vicino a Napoli e da Napoli a Roma ci avrebbero messo forse una settimana anche ad andar piano, perché ormai tedeschi e fascisti_scappavano come lepri e non si sarebbero fermati che alle Alpi. Ma alcuni dicevano che a Roma i tedeschi avrebbero dato battaglia perché Mussolini ci teneva a Roma e lui non gliene importava niente di ridurla una rovina purché gli inglesi non ci entrassero. Io ascoltavo queste cose e pensavo che facevamo bene ad andarcene; Rosetta si stringeva contro di me e io capivo che lei aveva sempre paura ormai, e che non si sarebbe cal
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mata se non quando fossimo andate via da Roma. Ad un certo punto qualcuno disse: « Sai che dicono? Che lanceranno i paracadutisti e quelli entreranno nelle case e ne faranno di tutti i colori ». « Come sarebbe a dire? ». « Beh, la roba e poi le donne ». Allora io dissi: « Voglio vedere chi avrà il [...]

[...]sono molto sporchi. In terra la guazza faceva luccicare i selci che parevano di ferro. Non passava un cane, anzi passavano soltanto i cani: ne vidi cinque o sei brutti affamati e sporchi che annusavano ai cantoni e poi pisciavano contro i muri dai quali pendevano lacerati i manifesti a colori che incitavano alla guerra. Passammo il Tevere a Ponte Garibaldi, percorremmo via Arenula, passammo l'Argentina e piazza Venezia. Al balcone del palazzo di Mussolini pendeva lo stesso bandierone nero che avevo visto qualche giorno prima a piazza Colonna e due fascisti armati stavano ai due lati della porta. La piazza era deserta, sembrava più grande del solito. Io dapprima non vidi il fascio d'oro nel bandierone nero e mi parve addirittura una bandiera di lutto, tanto più che non c'era vento e pendeva giù, che sembrava davvero uno straccio di quelli che si mettono ai portoni quando c'è un morto nello stabile. Poi vidi il fascio d'oro, tra le pieghe e capii che era la bandiera di Mussolini. Domandai a Giovanni: «Ma che, è tornato Mussolini? ». Lui fumava i[...]

[...] piazza Colonna e due fascisti armati stavano ai due lati della porta. La piazza era deserta, sembrava più grande del solito. Io dapprima non vidi il fascio d'oro nel bandierone nero e mi parve addirittura una bandiera di lutto, tanto più che non c'era vento e pendeva giù, che sembrava davvero uno straccio di quelli che si mettono ai portoni quando c'è un morto nello stabile. Poi vidi il fascio d'oro, tra le pieghe e capii che era la bandiera di Mussolini. Domandai a Giovanni: «Ma che, è tornato Mussolini? ». Lui fumava il mezzo sigaro, e rispose con enfasi: «È tornato e speriamo che ci rimanga per sempre ». Rimasi a bocca aperta perché sapevo che lui ce l'aveva con Mussolini; ma già lui mi sorprendeva sempre, e non potevo mai prevedere quel che gli passasse per la testa. Poi mi sentii dar del gomito nelle costole e vidi che ammiccava in direzione del vetturino, come per dire che lui quelle parole le aveva dette per paura del vetturino. Mi parve esagerato
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perché il vetturino era un buon vecchietto, con una parrucca di capelli bianchi che gli scappavano da ogni parte da sotto il berretto e pareva tutto mio nonno e certo non avrebbe fatto la spia; ma non dissi nulla.
Prendemmo Via Nazionale e già l'aria si faceva meno grigia e in cima alla Torre di[...]



da Ercoli [Palmiro Togliatti], Il 25 luglio in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]ò, è ampiamente sufficiente per la espressione di un giudizio politico generale. Il punto di partenza del 25 luglio non fu altro, in sostanza, che il riconoscimento, da parte delle caste dirigenti reazionarie e imperialiste che nell'ultimo mezzo secolo con vari travestimenti hanno governato l'Italia, del .fallimento completo di tutta la loro direzione politica. Potrà sembrare, a prima vista, che l'indicazione sia troppo vasta ; ma è certo che se Mussolini fosse un giorno sottoposto a giudizio e gli fosse concessa facoltà di chiamare i correi, è ben difficile dire dove potrebbero leggittimamente arrestarsi le sue chiamate.
Ora si sta prendendo l' abitudine, per diminuire l'importanza della cosa, di concentrare le responsabilità per il punto a cui è stato condotto il nostro paese sopra un uomo solo o sopra un piccolissimo gruppo di suoi complici, e già incominciano a essere messi in circolazione, persino da parte dei complici più diretti e indispensabili, i memoriali, i diari e altri documenti, da cui dovrebbe risultare che tutti sono innocenti[...]

[...]a, o pazzia, o incapacità di uno solo. Curiosissima logica e vana fatica ! Come se l'aver posto un maniaco o un imbecille alla testa di un paese di 45 milioni di uomini, come se l'aver collaborato con lui, l'avergli attribuito e mantenuto per più di venti anni poteri assoluti, l'essere stati in qualsiasi modo suo strumento, sia un'attenuante, e non un'aggravante ! Ma qui c'entrano per piccolissima misura tanto l'imbecillità quanto la pazzia ! Se Mussolini diventò il capo del governo italiano è perchè egli aveva fatto e promesso di fare ciò che corrispondeva all'interesse e al programma delle caste reazionarie che ancora oggi credono sia loro retaggio assoluto il governo del nostro paese. Se Mussolini rimase al potere per tanto tempo è perchè la sua azione di governo continuò a corrispondere, nell'essenziale, a questo interesse e a questo programma. Se egli fu, diciamo così, tollerato, anche da molte bravissime persone che ora non possono parlare di lui senza manifestare un fremito di sdegno, è perchè anche queste bravissime persone, poste davanti all'alternativa di lasciare libera la strada al trionfo di un vero regime democratico oppure mantenere con qualsiasi mezzo la dittatura della tradizionale reazione nostrana, non esitavano un istante a dichiararsi per quest'ultima soluzione.
Evid[...]

[...]re con qualsiasi mezzo la dittatura della tradizionale reazione nostrana, non esitavano un istante a dichiararsi per quest'ultima soluzione.
Evidentissima appare la cosa quando si concentra l'attenzione su quello che fu il terreno preferito della tirannide fascista, la politica internazionale. Si sente ripetere ad ogni passo che è stata l'alleanza con la Germania hitleriana che ha portato l'Italia fascista alla rovina, al che si aggiunge che se Mussolini non avesse fatto lo sbaglio di firmare il c patto d'acciaio s, il suo regime non solo non sarebbe caduto, ma forse vi sarebbero ancora masse di cittadini per battergli le mani.. In realtà, non si può immaginare impostazione più sbagliata di un problema politico e storico. L' alleanza con la Germania per l'aggressione alle grandi potenze democratiche e ai popoli liberi corrispose esattamente all'impostazione data ai problemi di politica internazionale e nel precedente dopoguerra da tutti i gruppi dirigenti reazionari e imperialistici italiani. Firmando il c patto d'acciaio > il fascismo non fe[...]

[...]vevano messo al governo, dalle cricche dominanti della grande industria monopolistica, della grande proprietà fondiaria e della grande banca, impadronitesi in un primo tempo delle fonti della ricchezza del paese e poi del potere in modo assoluto, attraverso un'azione che si delineò già prima dell' altra guerra e culminò con la marcia su Roma e con l'organizzazione della dittatura fascista. I discorsi da squilibrato e i ragionamenti da quadrupede Mussolini non incominciò a farli nel 1943, bensì aveva incominciato. più di venti anni prima ; ma allora tutti erano d'accordo con lui, ed erano d'accordo proprio perchè pensavano concretamente alla possibilità, attraverso lo schiacciamento del movimento democratico e socialista e attraverso la demagogia nazionalista e imperialista sfrenata, di creare le condizioni di una grande impresa internazionale di brigantaggio, che fu poi, secondo lo stesso schema sociale, politico e ideologico, pensata, preparata e perpetrata da Hitler, e a cui Mussolini e l'Italia imperialista e fascista per la loro stessa nat[...]

[...] ; ma allora tutti erano d'accordo con lui, ed erano d'accordo proprio perchè pensavano concretamente alla possibilità, attraverso lo schiacciamento del movimento democratico e socialista e attraverso la demagogia nazionalista e imperialista sfrenata, di creare le condizioni di una grande impresa internazionale di brigantaggio, che fu poi, secondo lo stesso schema sociale, politico e ideologico, pensata, preparata e perpetrata da Hitler, e a cui Mussolini e l'Italia imperialista e fascista per la loro stessa natura non potevano che associarsi.
Il 25 luglio tutti furono costretti a riconoscere che l'impresa, la quale ha le sue radici, ripetiamo, in quasi cinquant'anni di politica italiana, si chiudeva con una bancarotta. Il riconoscimento fu però ottenuto a prezzo di una disfatta militare senza precedenti nella storia, e di una catastrofe paurosa, in cui è compromessa la vita stessa della nazione ; e questo sta ancora una volta a dimostrare quanto le caste dirigenti reazionarie italiane, oltre a tutto il resto, siano stupidamente ottuse. Fatto[...]

[...] dello sfacelo delle forze armate, più che di un nuovo anno di guerra devastatrice sul suolo nazionale.
La preparazione del 25 luglio si svolse dunque, a quanto sembra dalle testimonianze raccolte sinora,
tra due gruppi sordamente rivali, i cui programmi però finivano per coincidere nella sostanza., Da un lato coloro (gerarchi del Gran Consiglio)i quali cre
devano ancora possibile mantenere in vita il regime fascista con la sola elinazione di Mussolini. Dal
l'altro lato coloro (alti militari monarchici e buro
crazia) i quali pensavano a mantenere tutta la sostanza) del fascismo con un mutamento di facciata.
Ai due gruppi era comune l' idea (non fu essa, del
resto, anche dell'Aventino 1924 ?) che il colpo di Stato dovesse giocarsi esclusivamente nelle alte sfere,
intervenendo le forze armate per impedire ogni cosa che rassomigliasse a un turbamento dell'ordine pub
Mico, cioè per impedire un vero e profondo rivolgimento democratico fondato su una spinta travol
gente di masse popolari. Quanto alla guerra e alla
politica estera, era pur[...]

[...] giocarsi esclusivamente nelle alte sfere,
intervenendo le forze armate per impedire ogni cosa che rassomigliasse a un turbamento dell'ordine pub
Mico, cioè per impedire un vero e profondo rivolgimento democratico fondato su una spinta travol
gente di masse popolari. Quanto alla guerra e alla
politica estera, era pure assai probabilmente comune ai due gruppi un' altra concezione che fu esiziale
al paese : quella di fare dell'eliminazione di Mussolini il principale elemento di una serie di intrighi diretti a salvare l' imperialismo italiano seminando discordia tra le grandi potenze democratiche alleate. Le future ricerche storiche ci daranno maggiori particolari a questo proposito; ma non occorrono molte ricerche per sapere quali nuove rovine materiali. politiche e morali dobbiamo a tutto questo complesso di posizioni reazionarie, alle quali era estranea ogni visione degli interessi reali d' Italia.
È vero che il piano venne per gran parte fatto fallire. È vero che 1' intervento delle masse ci fu spontaneo da prima, poi sempre più e megli[...]



da Ercoli [Palmiro Togliatti], Classe operaia e partecipazione al governo in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]ese, Ma nel periodo storico attuale le caste capitalistiche più reazionarie hanno tradito l' interesse della nazione, sia, come in Italia, rinnegando tutte le tradizioni nazionali e portando il paese alla catastrofe per realizzare imprese di rapina nel loro esclusivo interesse egoistico, sia, come in Spagna o in Francia, schierandosi dalla parte di un invasore straniero al quale le univa, contro la nazione, una solidarietà reazionaria criminosa. Mussolini, come sempre, ha voluto avere anche in questo campo un primato. Prima ha gettato l' Italia nell'abisso, e poi l'ha vilmente tradita, mettendosi al servizio diretto dei suoi aggressori.
II fatto che non soltanto nelle regioni occupate del nostro paese, ma in Francia, in Jugoslavia e negli altri paesi invasi e soggiogati da Hitler, sono i lavoratori, gli operai, e in prima linea gli operai d'avanguardia, che combattono in prima fila per la difesa della nazione e per la sua libertà, ha dunque un profondo valore politico e storico, che darà
4 LA RINASCITA
una nuova impronta alla vita dell' Eur[...]

[...]tà di tutte le forze nazionali nella guerra contro l' invasore hitleriano. Sappiamo che questa unità è condizione della vittoria; che senza di essa la libertà ,e l'indipendenza del paese, e la sua stessa unità territoriale, possono essere seriamente compromesse e che quindi corriamo tutti il rischio di venire respinti addietro, verso la servitù e le sofferenze; sappiamo che senza l'unità reale di tutte le forze nazionali per schiacciare Hitler e Mussolini non ci è possibile fare uno sforzo di guerra serio, non ci è possibile alimentare e organizzare le schiere dei nostri partigiani eroici nelle regioni occupate, e nelle regioni già libere fare tutto ciò che la guerra richiede. Spetta dunque a noi, che vogliamo la vittoria completa su Hitler e su Mussolini nel tempo più breve, ricordare a tutti che l'unità è necessaria, e fare o promuovere tutto ciò che occorre per realizzarla, mantenerla , consolidarla.
Ma la guerra contro l' invasore tedesco ha per noi, come ha in altri paesi d'Europa (in Francia, ad esempio) anche un altro carattere. Essa è guerra per la distruzione completa di tutti i residui del regime fascista, responsabile della catastrofe del paese, traditore della nazione, e nemico acerrimo della classe operaia, dei lavoratori e di ogni sorta di progresso economico, politico, sociale.
Il crollo del fascismo è avvenuto in circostanze [...]

[...]lizzata per impedire che il movimento operaio
e popolare distruggesse i focolai della reazione, e quindi aprì la strada al fascismo, — noi partecipiamo al governo per esigere e attuare, in un blocco di partiti antifascisti, la distruzione completa del fascismo.
Mentre i socialdemocratici al potere diressero il fuoco contro ii.movimento d'avanguardia degli operai, — noi dirigiamo il fuoco contro le forze più nere della reazione, contro Hitler e Mussolini.
Mentre l'avvento al potere dei socialdemocratici significò in tutti i paesi un approfondimento della scissione in seno alla classe operaia e alle forze democratiche e progressive, — la nostra partecipazione avviene sulla base dell' unità della classe operaia e di tutte, le forze democratiche e antifasciste nel nostro paese.
Mentre la politica dei capi socialdemocratici opportunisti al potere si risolse nella difesa di interessi
e posizioni dei gruppi reazionari della società e'quindi sbarrò la strada al progresso ecbnomico, politico
e sociale, — noi, partecipando al potere e battendo i g[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Vita di Giuseppe Marotto pastore orgolese in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]rima classe che si presentava a riabilitare l'Esercito italiano logorato dal famigerato ventennio fascista. Siamo rimasti pochi giorni nel distretto di Oristano, dove ci passarono la visita, e ci destinarono il Corpo. Venni assegnato alla fanteria e destinato a Trani, provincia di Bari. A Napoli abbiamo visto il disastro apportato da quel regime che ci avevano detto e si sentiva ripetere dal prete e dalle bigotte «Provvidenziale », ed esaltavano Mussolini che fu distrutto per avere distrutto l'Italia, come « Uomo della Provvidenza ». A Trani ci lasciarono un paio di mesi accampati nei pidocchi e nella fame, e ci imparavano l'un dué con la stupida disciplina del « signorsì » , « Ottimo per la truppa ». Eravamo circa duemila sardi, ed eravamo tutti d'accordo nell'abborrire quella vita. Nutrivamo tutti un odio profondo contro quegli ufficiali che si presentavano fanatici ed ancor nostalgici del risorgere di un Esercito servito solo in passato a proteggere la Corona Reale ed il « fascio » del Mostro. Nel mese di giugno ci partirono in traduzione p[...]

[...] di fermarci con minaccie, ma fu accolto da una reazione generale che tutti, oltre al buttare i peperoni si lanciarono rovesciando la marmitta, e al posto dei peperoni venne messo il Capitano, e portato in braccio per un pezzo.
La domenica siamo andati a Roma in permesso e, al rientrare la sera, ci é capitato di assistere ad una specie di dialogo tra due sergen
tini firmaiuoli, uno dei quali si vantava di aver reso buoni servigi alla patria di Mussolini, di avere dato prova contro i Partigiani, e che
adesso era stato chiamato a domare «quei farabutti di sardi », che si erano permessi di picchiare il signor Capitano. La sera vennero informati tutti i compagni di questo nuovo comandante che ci avrebbe dovuto stangare. La mattina dopo ci fu presentato come il futuro capo
INCHIESTA SU ORGOSOLO 245
e che per ciò ci dovevamo obbedienza e rispetto. — Avanti, marciate pochi metri a passo — ci ordinò subito. La corsa, nonostante un tale ordine fu ripetuto diverse volte a voce alta, andò a vuoto. Tutti si era, d'accordo per non eseguirlo. Il sergen[...]

[...]uovo. Fu il colmo della rabbia del comandante, ed infuriato lanciò la sfida: chi non vuole correre alzi la mano. La alzai per primo, poi seguirono i miei paesani che portavo al fianco. E mi chiese con rabbia: — Tu perché non vuoi correre? «Per dimostrargli che questi farabutti di sardi — come lei ha voluto chiamarci ieri sera — non sono affatto disposti a farsi prendere per il naso da leccappiatti come lei, che fino ad ieri ha fatto buon servo a Mussolini ». Nel sentirsi ripetere le frasi pronunciate la sera prima perdette le staffe e rinunciò ad affrontare il comando. Dopo avermi minacciato che mi denunciava ci piantò li e corse in caserma a chiamare il Tenente. Quando rivenne con il Tenente era un lupo sdentato, non mordeva piú: non ebbe nemmeno il coraggio di aprir bocca quando il Tenente chiese perché ci rifiutavamo di eseguire gli ordini del sergente che era un brav'uomo. Fu accolto da un grido generale: « Non lo vogliamo! Non vagliamo essere comandati dai fascisti! ». Il sergentino fu messo in riposo. La sera siamo rientrati un po' in ri[...]

[...]ati, manda dei marescialli zelanti, buoni amici dei ricchi, con facoltà di arbitrio, per catturare, o addirittura massacrare, i delinquenti di strada. I parlamentari D. C. nuoresi presentavano una interpellanza al Ministro dell'Interno per chiedere misure eccezionali di polizia, per tutelare i viaggiatori esposti alle rapine dei briganti di Orgosolo. Due o tre giovani vennero arrestati o confinati. Ricominci la paura del confino come ai tempi di Mussolini, quando si vociferava di una grande lista di giovani da deportare, ossia confinare, fatta dal maresciallo dei carabinieri, d'accordo col sindaco e tutti i proprietari del paese.
Dopo la morte dei maiali io mi ero dedicato a. un orto e vigna di
INCHIESTA SU ORGOSOLO 251
proprietà della famiglia. Dedicavo anche attività al Comunismo, così che ero stato eletto Segretario dei Giovani.
Pochi giorni dopo l'elezione, che fu il 1948, venni arrestato. Mentre innaffiavo l'orto vengono i carabinieri in numero di 5, 3 della stazione di Orgosolo, 2 da Nuoro, e furono sorpresi al vedere l'orto per come[...]



da Giorgio Rochat, Varietà e documenti. Il genocidio cirenaico e la storiografia coloniale in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]CO SCOTELLARO
IL GENOCIDIO CIRENAICO E LA STORIOGRAFIA COLONIALE
In una recente nota polemica un esponente della storiografia coloniale piú legata ai temi e miti del passato, Enrico De Leone, ha vivacemente attaccato un mío articolo di vari anni fa sulla repressione italiana della resistenza delle popolazioni cirenaiche culminata nel 193031, prendendo in particolare di mira l'espressione di genocidio che avevo usato per definire la politica di Mussolini e De Bono, Badoglio e Graziani I. Purtroppo il De Leone, invece di discutere i risultati di
t ENRICO DE LEONE, Il genocidio delle genti cirenaiche secondo G. Rochat, in « Intervento », 1979, tm. 3839, pp. 12 dell'estratto, che polemizza con La repressione della resistenza araba in Cirenaica nel 193031 nei documenti dell'archivio Graziani, in « Il movimento di liberazione in Italia », 1973, n. 110, pp. 339.
450 VARIETÀ E DOCUMENTI
questo e di altri miei studi paralleli 2, indulge in una polemica soltanto negativa che si limita a criticare le mie affermazioni con abbondanza di distorsioni, f[...]

[...]irenaico. Tutto ciò la storiografia nazionalfascista lo ha sempre taciuto, rinunciando a collegare le cifre pur disponibili, riportate ad esempio da autorevoli studiosi francesi come il Déspois e il Miège. Questo preconcetto rifiuto della realtà documentata, quando turbi la difesa a oltranza della « civilizzazione » fascista in Libia, diventa poi la copertura dei silenzi della storiografia moderata: valga l'esempio della monumentale biografia di Mussolini del R. De Felice, che tace sulle operazioni di riconquista e pacificazione della Libia (come poi sulla repressione della resistenza abissina) e sulle responsabilità personali del dittatore, sempre minutamente informato e spesso incitatore a nuovi massacri 16
E allora ribadiamolo chiaramente, senza badare alle proteste dei colonialisti nostalgici: per schiacciare la disperata resistenza delle popolazioni del Gebel cirenaico, Badoglio e Graziani (subito coperti da De Bono e Mussolini) non esitarono a pianificare un autentico genocidio, che coinvolse approssimativamente 120130.000 seminomadi, i[...]

[...]ulle operazioni di riconquista e pacificazione della Libia (come poi sulla repressione della resistenza abissina) e sulle responsabilità personali del dittatore, sempre minutamente informato e spesso incitatore a nuovi massacri 16
E allora ribadiamolo chiaramente, senza badare alle proteste dei colonialisti nostalgici: per schiacciare la disperata resistenza delle popolazioni del Gebel cirenaico, Badoglio e Graziani (subito coperti da De Bono e Mussolini) non esitarono a pianificare un autentico genocidio, che coinvolse approssimativamente 120130.000 seminomadi, in pratica tutti gli abitanti del Gebel e delle regioni predesertiche. Scriveva Badoglio dando il via alle operazioni di deportazione: « Bisogna anzitutto creare un distacco territoriale largo e ben preciso tra formazioni ribelli e popolazione sottomessa. Non mi nascondo la portata e la gravità di questo provvedimento, che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa. Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla sino alla fine, anche se dovesse perir[...]

[...], Badoglio e De Bono, 26 aprile 1934, in ACSFG (archivio centrale dello stato, fondo Graziani) busta 5, fascicolo 9, sottofascicolo 6.
15 Anche J. L. MIEGE, pur dando cifre lievemente diverse, arriva alle stesse conclusioni: « La `pacification' avait, entre 1926 et 1932, entraîné la disparition de près de 9/10° du cheptel (réduit de 898.000 à 106.000 têtes) » (op. cit., p. 180).
16 Rinvio alla mia recensione Il quarto volume della biografia di Mussolini di Renzo De Felice, in « Italia contemporanea », 1976, n. 122, pp. 89102.
17 Il governatore Badoglio al vicegovernatore Graziani, 20 giugno 1930, in ACSFG, b.1, f2, sf.2. Anche Graziani scrisse e pubblicò che « il governo [era] freddamente disposto a ridurre le popolazioni alla piú squallida fame » (R. GRAZIANI, Cirenaica pacificata, cit., p. 105).
18.11 totale di 80.000 deportati è attestato da diverse fonti italiane (Giglio, una relazione parlamentare, Graziani) e da EvansPritchard (cfr, il mio articolo 1973). Sulla scorta della citata lettera di Graziani del 2 maggio 1931, che dà appunto[...]



da Paolo Alatri, Il Governo Nitti e la questione adriatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]97; ed anche il suo articolo su Il problema di Fiume nell'Unità del 23 novembre 1918, ora nel volume L'Unità di Gaetano Salvemini a cura di Beniamino Finocchiaro, Venezia, Neri Pozza, 1958, p. 543.
(12) Cfr. Les délibérations du Conseil des Quatre (24 mars 28 juin). Notes de l'Officier Interpréte PAUL MANTOUX, Paris, Editions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1955, vol. II, pp. 5455.
(13) Cfr. la recensione di ATTILIO DEPOLI al Mussolini diplomatico di G. Salvemini in Fiume, a. I, n. 2 (aprilegiugno 1952), p. 154.
166 PAOLO ALATRI
definì a il tristo agente bancario di Muro Lucano » e affermò che <c aveva venduto Fiume allo straniero » (14).
L'iniziativa di D'Annunzio creò una situazione che condizionò le trattative diplomatiche condotte dal Governo Nitti. Un quesito che è giusto porsi, ma al quale non é possibile dare una risposta netta e univoca, é il seguente: l'impresa dannunziana costituì un elemento positivo o negativo per la soluzione del problema adriatico? Se ci limitiamo all'aspetto strettamente fiumano di quel pr[...]

[...]ebbe il torto di non rendersi conto, tra ottobre e novembre, anche in riferimento al passo di Hardinge presso Imperiali, che le cose si mettevano tutt'altro che bene, contribuendo così a istillare in Nitti un ottimismo sulla possibile conclusione delle trattative che il loro successivo sviluppo doveva smentire. Scialoja, a sua volta, era in sostanza uno scettico, che con lo stesso spirito collaborò nel 1920 con Nitti come più tardi collaborò con Mussolini (17). Durante il periodo in cui resse il dicastero degli Esteri, fu a lungo malato e Sforza lo definì una comparsa (18). Nitti, però, trovò in lui un « fedele e onesto collaboratore », un « uomo di grande dottrina e di acutissimo ingegno », uno « spirito chiaro e preciso » (19). Aveva una profonda preparazione giuridica ed era un tecnico della politica. internazionale.
Del resto, in confronto al suo predecessore Orlando, Nitti dimostrò la tendenza a servirsi, per le trattative, più di diplomatici. che di uomini politici e di parlamentari, e in tal senso fu sinto matica la sostituzione di De [...]

[...]zionalista, provino la sostanziale giustezza della visione nittiana. A Nitti stava soprattutto a cuore contrastare il passo a quella marea montante, e per far ciò bisognava chiudere la falla che si era aperta sul settore adriatico e che costituiva un serbatoio di ispirazioni e di energie a favore delle destre. Il mito della « vittoria mutilata » esercitava un'influenza deleteria sulla vita politica del Paese (24) e occor
(24) Cfr. G. SALVEMINS, Mussolini diplomatico, Bari, Laterza, 1952, p. 25: « Chi vuole capire la crisi del dopoguerra in Italia. deve tener presente non solo l'esaurimento nervoso prodotto da tre anni e mezzo di sofferenze, ma anche e sopra tutto la velenosa propaganda a cui fu assoggettato il popolo italiano dal 1919 in poi. La storia d'Italia. delle sue agitazioni sociali e turbamenti politici in quel dopoguerra, appare nella sua vera luce soltanto quando sia proiettata sullo sfondo psicologico della `vittoria mutilata'. Con tutto questo, rimane il fatto che né gli errori dei negoziatori italiani, né la mala volontà di Lloy[...]



da Orlando P. [attribuzione Orlando Parizzi, curato da Danilo Montaldi], Vita di Orlando P. scritta da lui stesso (continuazione del numero precedente) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]rdo se lo pesco un'altra volta lo mando al fosso — chiude e se ne va, I miei compagni di camera cercano di farmi parlare ma io mi sento cadere dal sonno dico parlerò domani mattina oggi parla il vino di Ustica e mi butto sulla mia branda e fb compagnia a Orfeo ma la reazione dell'alcol e un po il caldo rimango quasi nudo pero alla mattina la balla non cié più il primo a darmi il buongiorno é un romagnolo un fascista dessidente che al servizio di Mussolini formò 400 fasci all'estero cosi mi spiegava lui ed io per risposta : e Mussolini ti à mandato qui per ringraziamento fortuna che è un tuo paesano — la questione è che tutti anno un periodo di tempo da scontare ma io non so quando mi manderà a casa quel senza capelli — e poi cambia discorso e mi avverte che il brigadiere ieri sera voleva mandarmi al fosso — e cose questo fosso? — non lo sai? — io no é la prigione — e io con grande sorpresa esclamo: ma se qui alla sera sono quasi tutti ubriachi proprio a me mandarmi al fosso? — allora questo romagnolo mi spiega: ora apri le orecchie e ascoltami devi pensare che noi siamo dei confinati politici non sta bene farti vedere ubr[...]

[...]IONE DELLA MIA VITA 197
in Italia — é meglio abassare la voce perché se si continua a parlare delle malefatte che continuano commettere il nostro governo ci é di andare incontro ad un'altro processo su questi piroscafi parlano anche le catene che ci tengono per compagnia almeno la dove siamo destinati siamo liberi e senza ferri, vedi che trattamento si deve dormire con una mano legata alla branda al secolo del progresso e pensa che il padre di. Mussolini era un'anarchico e fu uno dei più accaniti nella lotta per fare togliere le catene ai poveri disgraziati come noi invece il figlio a seguito i voleri della monarchia e così é diventato il padrone assoluto di questa Italia tormentata — ai ragione mi dice il mio ascoltatore ma dalle mie parti vi é più libertà per il popolo perché il comando é suddiviso fra diversi Raia — perché mi dici Raia — perché sono come qui in Italia i vostri Onorevoli mandati dal popolo a Roma per decidere la situazione interna della nazione mio zio é Ras Imerú e dato che il governo Italiano a conquistato la capitale del[...]



da La fiera dei bugiardi in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]lla democrazia, parlare di libertà e di demoerazia con non minor diritto di chiunque altro ed ecco perchè se si vuole davvero instaurare in Italia una democrazia vitale, è necessario evitare con la massima cura i ritorni indietro e sforzarsi di . eliminare, o almeno di ridurre, le più gravi contraddizioni interne della democrazia liberale d'anteguerra.
VEZIO. CRISAFULLI
La fiera dei bugiardi
Flora...
Secondo Flora, nella rivista « Aretusa », Mussolini, che « guardava rapito al comunismo russo », rubò al comunismo russo il saluto romano, la funzione del partito nella vita dello Stato, le adunate, le parate, l'opera della maternitd, il dopolavoro, ecc. Ogni parola, una bugia. In Russia la gente si saluta, come in tutto il mondo, stringendosi la mano o togliendosi il cappello; non vi sono nè adunate nè parate che assomiglino nemmeno da lontano a quelle fasciste; il partito è una organizzazione volontaria e de.nocratica (con elezioni libere e segrete di tutte le cariche dall'alto al basso), e tosi via. Quanto al « rapimento » di Mussolini per [...]

[...]le adunate, le parate, l'opera della maternitd, il dopolavoro, ecc. Ogni parola, una bugia. In Russia la gente si saluta, come in tutto il mondo, stringendosi la mano o togliendosi il cappello; non vi sono nè adunate nè parate che assomiglino nemmeno da lontano a quelle fasciste; il partito è una organizzazione volontaria e de.nocratica (con elezioni libere e segrete di tutte le cariche dall'alto al basso), e tosi via. Quanto al « rapimento » di Mussolini per ii comunismo, stia a darne prova l'aggressione vigliacca del 21 giugno 1941, punto d'approdo di una politica rabbiosamente anticomunista di vent'anni. Flora, dunque, mente. E mente, tanto per poter mantenere in piedi qualcosa della sconcia propaganda anticomunista del fascismo, proprio in uno scritto in cui vorrebbe dar prova della indipendenza sua e degli scrittori del suo tipo dalla influenza fascista.
. e faina
Armando Zanetti, a stia volta, neil'« Opinione a, non sapendo che cosa obiettare alla nostra politica di unità nazionale antifascista, scopre che l'Unione Sovietica è un paese[...]



da p. t., [recensione a] Francesco Flora, Ritratto di un ventennio. Con una lettera di Benedetto Croce, Napoli, Macchiaroli, 1944 in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]forza : vero atto d' accusa di un intellettuale onesto, che ha sofferto per le bassezze ed infamie del fascismo, e ora le denuncia sdegnato. Il ritratto comprende, si pub dire, tutti quelli ch' io chiamerei gli aspetti esteriori della degenerazione fascista ; piece però vedere l' autore non limitarsi, come molti fecero (e con scopo preciso) dopo il 25 luglio. ai fenomeni, diremo _cosí, marginali (il /ei e il voi; la volgarità e l' istrionismo di Mussolini ; le menzogne delia propaganda ; la sconcezza dei gesti e delle parole ; ecc.), ma affrontare con coraggio questioni che già iovestono lo sostanza del fascismo, come la propaganda di guerra, la politica di brigantaggio imperialista, l' asservimento alla barbarie hitleriana e così via. Rimane nell' ombra, però, anzi in tutto il libro non è nemmeno accennato uno degli elemeuti costitutivi essenziali 'della tirannide fascista, e cioè la guerra di classe contro le libere organizzazioni proletarie e popolari, condotta dagli squadristi in forme aperte dal '19 al '26, e continuata nella sostanza, in[...]

[...]mento delle forze reali che agitano la società e sulle quali questa è costruita, nega a sè stesso la comprensione della realtà. Non solo il fascismo non si capisce se non si arriva a comprendere ch' esso fu la reazione feroce di determinati gruppi sociali in difesa dei loro privilegi di classe e di casta ; ma inspiegabili rimangono tanto le complicità e gli applausi ch'esso trove. nel campo internazionale (poichè coloro. che dall'estero davano a Mussolini e al suo regime tirannico il loro consenso
e il loro appoggio erano gente che non si fermava nè ai gesti da istrione, ne al lei e al voi, ma guardava alla sostanza delle cose e secondo essa giudicava, mossa da un sicuro istinto di casta reazionaria), quanto la degenerazione stessa a cui il fascismo portò tra di noi. La domanda che sorge spontanea, non soltanto alla fine, ma in tutto il corso di queste conversazioni è infatti sempre la stessa — ma come fu possibile tutto questo disfacimento, questo trionfo di bestialità, questo avvento non dei migliori ma dei peggiori al governo d' un paese d[...]



da Vezio Crisafulli, Liberalismo e democrazia in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]lla democrazia, parlare di libertà e di demoerazia con non minor diritto di chiunque altro ed ecco perchè se si vuole davvero instaurare in Italia una democrazia vitale, è necessario evitare con la massima cura i ritorni indietro e sforzarsi di . eliminare, o almeno di ridurre, le più gravi contraddizioni interne della democrazia liberale d'anteguerra.
VEZIO. CRISAFULLI
La fiera dei bugiardi
Flora...
Secondo Flora, nella rivista « Aretusa », Mussolini, che « guardava rapito al comunismo russo », rubò al comunismo russo il saluto romano, la funzione del partito nella vita dello Stato, le adunate, le parate, l'opera della maternitd, il dopolavoro, ecc. Ogni parola, una bugia. In Russia la gente si saluta, come in tutto il mondo, stringendosi la mano o togliendosi il cappello; non vi sono nè adunate nè parate che assomiglino nemmeno da lontano a quelle fasciste; il partito è una organizzazione volontaria e de.nocratica (con elezioni libere e segrete di tutte le cariche dall'alto al basso), e tosi via. Quanto al « rapimento » di Mussolini per [...]

[...]le adunate, le parate, l'opera della maternitd, il dopolavoro, ecc. Ogni parola, una bugia. In Russia la gente si saluta, come in tutto il mondo, stringendosi la mano o togliendosi il cappello; non vi sono nè adunate nè parate che assomiglino nemmeno da lontano a quelle fasciste; il partito è una organizzazione volontaria e de.nocratica (con elezioni libere e segrete di tutte le cariche dall'alto al basso), e tosi via. Quanto al « rapimento » di Mussolini per ii comunismo, stia a darne prova l'aggressione vigliacca del 21 giugno 1941, punto d'approdo di una politica rabbiosamente anticomunista di vent'anni. Flora, dunque, mente. E mente, tanto per poter mantenere in piedi qualcosa della sconcia propaganda anticomunista del fascismo, proprio in uno scritto in cui vorrebbe dar prova della indipendenza sua e degli scrittori del suo tipo dalla influenza fascista.
. e faina
Armando Zanetti, a stia volta, neil'« Opinione a, non sapendo che cosa obiettare alla nostra politica di unità nazionale antifascista, scopre che l'Unione Sovietica è un paese[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Mussolini, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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