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Il segmento testuale Movimento è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 135Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Francesco Cataluccio, Il Congo Belga nel nazionalismo africano in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]versalizzarsi, di portare un contributo autonomo alla soluzione dei grandi problemi dell'umanità.
***
Dibattiti e discussioni e polemiche sui problemi relativi al proprio sviluppo nazionale, ad opera dei circoli politici e culturali del continente nero, si svolgono nel vivo di un processo di trasformazione del mondo africano del quale sono oggi individuabili alcune caratteristiche fondamentali.
Ciò che più salta agli occhi é l'impetuosità del movimento verso l'autonomia delle popolazioni sottoposte a regime coloniale. Non vi é dubbio che il mondo coloniale africano, ch'era il più compatto e vasto alla fine della seconda guerra mondiale, tende a disgregarsi ogni giorno più facendo posto a stati autonomi o allentando i suoi vincoli in misura tale da rendere inevitabili ulteriori concessioni, a breve scadenza, all'impulso di autonomia delle popolazioni indigene. Risveglio economico e culturale e quindi politico degli indigeni, indebolimento della capacità espansiva delle potenze coloniali, preponderanza nello scacchiere internazionale di stati[...]

[...] mondo .coloniale Libia, Sudan, Eritrea, Costa d'Oro (Ghana), Guinea francese; mentre sono alla soglia dell'indipendenza la Somalia sotto amministrazione fiduciaria italiana, íl Camerun sotto amministrazione fiduciaria in parte francese e in parte britannica, il Togo sotto amministrazione fiduciaria francese, la Nigeria britannica. In seno poi alla Comunità francoafricana, promossa alla fine del 1958 dal governo De Gaulle per evitare un radicale movimento centrifugo, i territori dell'Africa occidentale francese (Senegal, Sudan, Mauritania, Niger, Alto Volta, Costa d'Avorio, Dahomey) e dell'Africa equatoriale francese (Gabon, MedioCongo, UbanghiSciari, Ciad) e il Madagascar si sono affrancati, se non completamente, in misura tale da presentare netti lineamenti di individualità statale autonoma.
Altro dato caratterizzatore dell'evoluzione politica africana é la tendenza al raggruppamento, o su basi federali o per annessione di territori nazionalmente affini o geograficamente complementari, che si afferma presso gli stati già consolidati. Nel pr[...]

[...]one delle popolazioni indigene che la considerano appunto uno strumento di perpetuazione del vincolo coloniale. È probabile che la stessa sorte abbia la Comunità francoafricana, forse in atmosfera meno violenta per la clausola che Parigi ha opportunamente inserito nella costituzione, relativa al diritto di ogni stato della comunità a uscirne quando lo creda conveniente.
Ma anche dove non esiste la spinta anticoloniale, sono frequenti i segni di movimento centrifugo, che investe del resto le stesse federazioni per così dire « primarie », sorte cioè come tali e non costituitesi in fase posteriore all'indipendenza. Fenomeno opposto al raggruppamento è infatti, in alcuni settori africani, quello della secessione, dovuto in gran parte alla innaturale divisione territoriale del continente africano al momento della sua spartizione nel sec. XIX, eseguita con la sola preoccupazone dell'equilibrio di potenza tra gli stati che vi parteciparono. Sintomi di secessione, più o meno intensi, sono constatabili in Libia e in Etiopia, nel Sudan e nel Ghana, in [...]

[...]tizione nel sec. XIX, eseguita con la sola preoccupazone dell'equilibrio di potenza tra gli stati che vi parteciparono. Sintomi di secessione, più o meno intensi, sono constatabili in Libia e in Etiopia, nel Sudan e nel Ghana, in Mauritania e nel Sudafrica. Si tratta di un processo normale di assestamento, facente perno talvolta non su impulsi nazionali ma su preoccupazioni tribali o su interessi settoriali sia economici sia personali. Spesso il movimento centrifugo si sviluppa in vista di altri e più connaturali raggruppamenti: è il caso delle popolazioni somale dell'Etiopia, che parteciperebbero volentieri a quella Confederazione della grande Somalia che dovrebbe raggruppare, secondo progetti attribuiti al presidente egiziano Nasser,
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le tre Somalia (francese, britannica e in amministrazione fiduciaria italiana), l'Eritrea, l'Ogaden e parte del Kenya.
Un terzo elemento determinante della evoluzione dell'Africa è il problema dei rapporti interrazziali. Tale problema si presenta con caratteristich[...]

[...] sostengono che li preoccupa l'interesse degli indigeni ad approfondire e sviluppare le loro tradizioni culturali, non di snaturarle con esigenze e problemi di altre culture e civiltà, capaci di creare nel loro animo inquietudine spirituale, aspirazioni fittizie sproporzionate alla realtà del loro intimo processo evolutivo, così appare irreale la loro previsione che i gruppi etnici di colore del Sudafrica siano con l'apartheid tagliati fuori dal movimento di emancipazione politica delle popolazioni africane e si adagino nell'indefinita accettazione della supremazia della minoranza.
Partendo dalla constatazione che l'indirizzo sudafricano ha
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per sola conseguenza l'esasperazione dei rapporti razziali e che, se rinvia il problema dell'emancipazione indigena, lo porrà però a suo tempo in termini non di conciliazione di interessi e di vantaggiosa coesistenza ma di violenta eliminazione del gruppo bianco — e se io tiro troppo la corda dalla parte mia », ha ricordato di recente un alto funzionario colon[...]

[...]ngo un trentennio il processo evolutivo verso la completa emancipazione, fa comprendere che si tratta di manovra diversiva organizzata dalla missione di Scheut e utilizzante l'avversione tradizionale della popolazione Bangala contro la popolazione Bakongo. Questi scendono in campo, infatti, con un programma più radicale, che prevede l'indipendenza immediata e la partenza dei bianchi. Due gruppi politici si fanno portavoce di questo programma: il Movimento nazionale congolese fondato da Patrizio Lumumba, e, più autorevolmente, l'Associazione dei Bakongo per l'unificazione, la conservazione e l'espansione della lingua Kikongo, che si trasforma poco più tardi in Associazione degli originari del Basso Congo (Abako).
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La vivacità delle manifestazioni politiche di questi gruppi e l'ampiezza di adesioni che essi raccolgono nell'ambiente indigeno cancella subito l'oleografica e falsa immagine di un Congo estraniato dall'irrequietudine nazionalista africana. Non resta al governo belga che dare una prova[...]

[...]i indipendenti — il secondo col nome di Repubblica centroafricana — membri della Comunità francoafricana, vi sono due personalità, rispettivamente l'abate Youlou e B. Boganda (perito poi in un incidente aereo il 30 marzo 1959), di vivacissima fantasia panafricanista, assai sensibili ai problemi del Congo belga. Il primo é infatti il capo dei Lari, il gruppo etnico che abbiamo visto dislocato in parte nella colonia belga, e l'altro, fondatore del Movimento per l'evoluzione sociale dell'Africa nera (Mésan), insiste sul fatto che le due rive del fiume Ubangui (la riva sinistra fa parte del Congo Belga) sono abitate dalle stesse tribù M'baka e Banziai, e lancia l'idea d'un raggruppamento, « Stati Uniti dell'Africa latina », che dovrebbe comprendere i quattro territori dell'exAfrica equatoriale francese, il Camerun, il Congo belga e l'Angola, e si allineerebbe agli Stati Uniti dell'Africa occidentale, di influenza anglosassone (Nkrumah), e a una zona di influenza musulmana (Nasser), nel dare un primo assetto politico all'Africa. « Io stesso sono na[...]

[...]tesa. Tornando dal Belgio dopo alcune settimane di assenza, il presidente del sindacato dei funzionari congolesi e borgomastro del comune di Kaluma, A. Pinzi, rimane sorpreso per il mutamento avvenuto nell'opinione pubblica africana, nota lo stato d'eccitazione che Accra ha creato. I sintomi di eccitazione si rivelano anche il 28 dicembre, al prima dei comizi politici autorizzati dall'autorità belga a Leopoidville: ogni volta che gli oratori del Movimento nazionale congolese accennano alla necessaria evoluzione verso l'indipendenza, parte della folla risponde con grida che rivendicano l'immediato raggiungimento di tale obiettivo. In siffatta atmosfera, l'annunzio alla folla già riunita, il 4 gennaio 1959, del divieto del governatore al comizio che avrebbero dovuto tenere Kasavubu, Diomi e Lumumba, è accolto come una sfida contro le aspirazioni nazionali congolesi. La reazione si scatena improvvisa con violenza tumultuosa e acre, investendo disordinatamente beni e persone che siano europei. Per due giorni incendi e saccheggi degli africani si f[...]

[...]l nucleo organizzativo più efficiente, per il momento, nel tenere vivo e incanalare lo sforzo autonomistico. Il suo prestigio ne esce rafforzato, e più ancora si rafforza per la malaccorta decisione di Bruxelles di ordinarne lo scioglimento e di arrestare i suoi capi J. Kasabuvu, D. Kanza e S. Nzeza (insieme ad un gruppo di altri esponenti politici, tra i quali Diomi e Pinzi). Uomini politici di altri movimenti, come ad esempio il presidente del Movimento nazionale congolese Lumumba, si compromettono, fino ad incorrere nell'arresto (10 marzo), nel promuovere agitazioni in favore della liberazione di Kasabuvu e compagni. L'obiettivo belga di spezzare ogni possibilità di vita dell'Abako viene neutralizzato dall'identificazione che l'opinione pubblica indigena del Congo tende sempre più a fare tra Abako e indipendenza congolese. Se ne rende ben conto il ministro per il Congo Van Hemelrijk allorché giunge nella colonia per sondare le reazioni indigene al suo programma di riforme e non trova interlocutori in grado di parlare diversamente che a tito[...]

[...] crimine degli imperialisti belgi. ...Gli imperialisti belgi inviano una commissione per aprire una inchiesta sulle circostanze del massacro. Lo scopo di questo provvedimento é di giustificare il massacro e non accontenterà quindi i popoli dei paesi asiatici e africani. Noi chiediamo che una commissione internazionale sia autorizzata a svolgere una minuziosa inchiesta sull'inumano episodio di Leopoldville. Esprimiamo la nostra solidarietà con il movimento di liberazione del popolo congolese e chiediamo il riconoscimento dell'indipendenza del Congo e l'immediato ritiro dei belgi da questo paese che essi hanno rovinato e saccheggiato senza scrupoli. Tutte le truppe belghe debbono immediatamente partire dal Congo. I dirigenti dell'organizzazione Abako — D. Kanza, J. Kasabuvu ed altri — debbono essere immediatamente messi in libertà e si debbono svolgere trattative con essi sulle questioni concernenti l'indipendenza del Congo, sull'abolizione completa e definitiva della dominazione belga in questo paese ».
All'irrigidimento nazionalista indigeno,[...]

[...]ettlers ». La scarsa entità del gruppo bianco é si una condizione favorevole perché sia meno aspro il processo di sganciamento del Congo dal regime coloniale, ma non é pertinente, nella affermazione riferita dal Bowles, l'idea implicita che, mantenendosi basso il ritmo di immigrazione, possa rimanere bloccato il problema di indipendenza. La realtà é che, più numerosa immigrazione bianca o meno, comunismo o meno, il Congo é entrato ormai nel gran movimento di decolonizzazione che domina l'Africa. Il movimento indigeno congolese può essere valutato in modi diversi, come forza politica, può apparire più o meno privo di centro di gravità organizzativo, caotico nei suoi interessi tribali, confuso nei suoi obiettivi nazionali, ma ha raggiunto in modo netto il momento di
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frattura psicologica col regime coloniale. Per incerti che possano essere i modi di convergenza concreti dei suoi impulsi, é certo che si tratta di solidi impulsi di emancipazione. Saranno le circostanze di lotta a esprimere le forze politiche più valide nazionalmente e gli uomini più [...]



da a.n.[Anna Nozzoli], scheda sintetica di «Società» (1945-1961) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...] appare realizzata molto parzialmente, mentre prevale nella rivista l'orientamento antologico, attribuibile in parte alla molteplicità dei temi (filosofia, storia, letteratura, economia) e delle collaborazioni accolte. Notevole, tuttavia, anche in questi anni il panorama di contributi e di ricerche proposte da Società nei singoli settori, tutte ad un livello qualitativamente molto elevato (dagli « Appunti sullo storicismo » di D. Cantimori, al « Movimento operaio in Italia » di G. Manacorda ai saggi di C. Luporini su Hegel, Fichte, Leopardi).
Con l'inaugurarsi di una nuova serie nel 1947 Società modifica profondamente la sua impostazione, restringendo l'area dei suoi collaboratori ad intellettuali iscritti al partito comunista o simpatizzanti per esso (si veda l'editoriale « Nuova serie », dove appaiono chiarite le ragioni di tale mutamento). Parallelamente sul periodico si nota un tentativo di maggiore sistematicità, soprattutto negli studi storici, filosofici, politici che acquistano un posto di preminenza sulle pagine di Società, ora più c[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Zangheri, La mancata rivoluzione agraria nel Risorgimento e i problemi economici dell'unità in Studi gramsciani

Brano: Renato Zangheri

LA MANCATA RIVOLUZIONE AGRARIA NEL RISORGIMENTO E I PROBLEMI ECONOMICI DELL’UNITA

È opinione diffusa, e Mia ribadita di recente Rosario Romeo1, che Il pensiero storiografico di Gramsci sia incentrato sulla tesi del Risorgimento « come rivoluzione agraria mancata ». In Gramsci non è veramente proposta nessuna interpretazione semplicemente negativa del movimento unitario nazionale; ed è, mi sembra, solo un idolo polemico questo di una visione gramsciana del Risorgimento come tradimento o fallimento: anche se era legittimo che Gramsci cercasse di definire, rispetto alle società borghesi moderne, le particolarità della formazione storica costituitasi nel corso del moto nazionale.

Si è scritto che l’interesse politico pratico portò Gramsci a cercare nel Risorgimento le origini e il significato della presenza di un potenziale rivoluzionario nelle campagne italiane 2. Non sottovaluto i motivi che dànno vita alla ricerca gramsciana; ma nella parte centr[...]

[...]n potenziale rivoluzionario nelle campagne italiane 2. Non sottovaluto i motivi che dànno vita alla ricerca gramsciana; ma nella parte centrale, almeno, dei suoi appunti quel che Gramsci si pone non è, essenzialmente, il problema dei rapporti sociali nelle campagne e della loro mancata trasformazione. Questo è, in certo senso, presupposto alla sua indagine, che si svolge da un diverso angolo visuale. Poiché le masse contadine non appoggiarono il movimento unitario (e non soltanto per l’assenza di una rivoluzione

1 R. ROMEO, « La storiografia politica marxista », in Nord e Sud, a. Ili, n. 21 (ag. 1956), p. 11 sgg.

2 L. Cafagna, « Intorno al “ revisionismo risorgimentale ”», in Società, a. XII, n. 6 (die. 1956), p. 1021.370

1 documenti del convegno

agraria: anche per complessi motivi d’ordine culturale e religioso, che Gramsci non trascura di indicare), e data la ristrettezza della base popolare e la debolezza delle forze attive del movimento nazionale, come è potuto avvenire che si sia formata una direzione politica capace, in sost[...]

[...]voluzione

1 R. ROMEO, « La storiografia politica marxista », in Nord e Sud, a. Ili, n. 21 (ag. 1956), p. 11 sgg.

2 L. Cafagna, « Intorno al “ revisionismo risorgimentale ”», in Società, a. XII, n. 6 (die. 1956), p. 1021.370

1 documenti del convegno

agraria: anche per complessi motivi d’ordine culturale e religioso, che Gramsci non trascura di indicare), e data la ristrettezza della base popolare e la debolezza delle forze attive del movimento nazionale, come è potuto avvenire che si sia formata una direzione politica capace, in sostanza, di portare questo movimento alla vittoria? Tale è, a ben leggere, l’interrogativo principale cui Gramsci cerca una risposta.

Per chiarire il problema, cito dai Quaderni, « bisognerebbe analizzare tutto il movimento storico partendo da diversi punti di vista, fino al momento in cui gli elementi essenziali dell’unità nazionale si unificano e diventano una forza sufficiente per raggiungere lo scopo, ciò che mi pare avvenga solo dopo il ’48 » \ Dove è evidente che l’indagine è orientata sugli aspetti non negativi, ma positivi e risolutivi del movimento nazionale. Nel quadro di una situazione internazionale favorevole, ed a partire dalla sconfitta della destra e del centro politico piemontese e dall’avvento dei moderati, lo Stato piemontese e la dinastia dei Savoia furono le fondamentali forze motrici delFUnità. Al centro dell’analisi sono i moderati, il metodo e le forme della loro egemonia politica ed intellettuale, la rottura, da essi operata, dello schieramento antiunitario. Il Risorgimento, riconosce Gramsci, fu un « miracolo », non alla maniera retorica e mitica della agiografia patriottica, ma nel senso più concreto che un movimento d[...]

[...]ese e dall’avvento dei moderati, lo Stato piemontese e la dinastia dei Savoia furono le fondamentali forze motrici delFUnità. Al centro dell’analisi sono i moderati, il metodo e le forme della loro egemonia politica ed intellettuale, la rottura, da essi operata, dello schieramento antiunitario. Il Risorgimento, riconosce Gramsci, fu un « miracolo », non alla maniera retorica e mitica della agiografia patriottica, ma nel senso più concreto che un movimento di debole consistenza intima andò a segno per il concorso di circostanze esterne, sfruttate da uomini di eccezione.

Un quesito che può sorgere, oggi, è se le forze unitarie ebbero cosi debole consistenza oggettiva come Gramsci pensava. Egli partiva, come mi sembra palese, dall’idea di una radicale arretratezza dell’economia italiana: « il problema — di conseguenza — non era tanto di liberare le forze economiche già sviluppate dalle pastoie giuridiche e politiche antiquate, quanto di creare le condizioni generali perché queste forze economiche potessero nascere e svilupparsi sul modello deg[...]

[...]l momento della direzione politica, e pare strano che ciò sia sfuggito a storici eticopolitici : sono i moderati, la validità della loro azione, la dialettica della rivoluzione passiva. Il limite dei liberali cavourriani è che essi « non sono dei giacobini nazionali: essi in realtà superano la Destra del Solaro, ma non qualitativamente, perché concepiscono l’unità come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso, ma come conquista regia » 2. A questo punto, e in termini di esame dei caratteri e dei limiti della forza dirigente nazionale, si inserisce il problema dei rapporti fra città e campagna, del contenuto di classe della politica agraria dei moderati.

Esisteva nel corso del Risorgimento la reale possibilità di una riforma agraria? Tutta la tesi di Gramsci, a giudizio del Romeo, presuppone l’esistenza « di una “ oggettiva ” possibilità rivoluzionaria, che il partito d’azione, a differenza dei giacobini francesi, non seppe tradurre in atto » 3. Mi sembra che il pensiero di G[...]

[...]ioni fra il 1830 e i) 1847 « erano stati annullati dal rapidissimo balzo in avanti che gli Stati più progrediti avevano fatto dopo il 1850 »: G. LUZZATTO, «L’economia italiana nel primo decennio dell’Unità», ibid.9 pp. 2601.

2 R., p. 46.

3 Romeo, l. c., p. 13.

4 JR., p. 68.

5 R., p. 103.372

1 documenti del convegno

ricchezza dei motivi agrari e contadini del 1860 in Sicilia. Ma proprio in relazione ad alcune manifestazioni del movimento insurrezionale dei contadini siciliani, si rende chiaro il ruolo dei rapporti internazionali nello svolgimento unitario, l’assenza di « autonomia internazionale » dell’Italia, che è fra i costanti punti di riferimento dell’indagine gramsciana.

Non c’era nei dirigenti il moto nazionale, rileva Gramsci, « la stoffa dei giacobini » ; ma subito aggiunge : « cerano in Italia alcune delle condizioni necessarie per un movimento come quello dei giacobini francesi? La Francia da molti secoli era una nazione egemonica: la sua autonomia internazionale era molto ampia. Per l’Italia niente di simile: essa non aveva nessuna autonomia internazionale... Questa assenza di “ autonomia internazionale ” è la ragione che spiega molta storia italiana e non solo delle classi borghesi » \

Altrove indica le ragioni della mancata formazione in Italia di un partito giacobino « nel campo economico, cioè nella relativa debolezza della borghesia italiana e nel clima storico diverso dell’Europa dopo il 1815 » 2. Entro questa cornice, ch[...]

[...]ia rivoluzionaria 4, ma è cosi lontano dal sovrapporre un mo
1 R., p. 150.

2 £., p. 87.

3 A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, Bari, 1944, p. 141.

4 Gramsci certamente conosceva l’interpretazione nuova che del giacobinismo veniva elaborata dalla storiografia francese (del Mathiez possedeva in carcere La Revolution frangaise nei tre volumi dell’edizione Colin : G. CARBONE, « I libri del carcere di Antonio Gramsci », in Movimento operaio, a. IV, n. 4, lug.ag. 1952,Renato Zangheri

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dello giacobinofrancese a1la realtà politica del Risorgimento, che scorge appunto nella astratta trasposizione di schemi francesi il limite di Giuseppe Ferrari e la causa della sua sostanziale estraneità al processo unitario.

È decisivo, se non erro, in proposito, il luogo in cui, dopo aver ricordato l’orientamento antifrancese del partito d’azione, e quindi la sua difficoltà ad assimilare la nozione giacobina dell’alleanza con i contadini, Gramsci nota acutamente che il partito d’azione aveva tuttavia « nella storia della penis[...]

[...]no i mezzi finanziari per sopravvivere, nasce da un evidente difetto di ragionamento. Il Romeo ricorda il cattivo esito delle censuazioni del secolo scorso; ma le censuazioni furono un surrogato mediocre della riforma agraria. Per essere coerente, avrebbe dovuto far l’ipotesi di una riforma vittoriosa; di condizioni, quindi, particolarmente favorevoli, interne e internazionali; di un potere statale sorretto non dai proprietari fondiari, ma da un movimento rivoluzionario dei contadini; di una politica creditizia e fiscale, di una politica della spesa pubblica, di una

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I documenti del convegno

politica culturale orientate secondo gli interessi del blocco sociale dominante, ivi compresi, dunque, i contadini. Queste condizioni mancarono, e si capisce l’esito delle censuazioni, come è comprensibile il monito di Cattaneo che la distribuzione delle terre, senza la necessaria provvista di capitali, era inutile e nociva. Sebbene debba dirsi, contro recenti e,, a mio debole avviso, eccessive valutazioni del realismo cattaneano, che l'eco[...]

[...]la grande

1 È del resto dubbio che il nuovo assetto fondiario non abbia avuto, dopo la rivoluzione, alcun effetto di progresso sull’agricoltura francese, come asserisce il Romeo. Si vedano, fra gli altri, in contrario: J. H. CLAPHAM, The economie development of France and Germany. 18151914, Cambridge, 1955, p. 21 sgg.; A. ChaBERT, Essai sur les mouvements des revenus et de l’activité économique en France de 1798 à 1820, Paris, 1949, p. 56. Il movimento fondiario stesso ebbe sviluppi diversi da regione a regione : in alcune, piccolo possesso contadino e piccola coltura sono fortemente diffusi già prima della rivoluzione; in altre, la « réaction seigneuriale » del sec. XVIII ha portato alla ricostituzione di grandi patrimoni nobiliari ed ecclesiastici. E se la rivoluzione, con la vendita dei beni nazionali « a changé beaucoup de propriétés de mains; elle ne les a qu’assez faiblement morcelées » : M. Bloch, Les caractères originaux de Vhistoire rurale frangaise, Paris, 1952, p. 147.

2 La parte dell’agricoltura nella formazione del reddito n[...]



da (Mito e civiltà moderna) Vittorio Lanternari, Frammenti religiosi e profezie di libertà fra i popoli coloniali in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]ssioni del Regno indigeno del Congo, incontrò una strana profetessa, Donna Beatrice. Costei si vantava di aver ricevuto visioni e sogni vaticinatori, nonché un'esperienza di morte e rinascita, in base a cui era convinta di reincarnare in sé S. Antonio. Ella annunciava imminente il di del Giudizio finale. Fra gli «angeli» da cui si lasciava contornare, uno ne prescelse (sedicente San Giovanni), con cui visse e da cui ebbe un figlio. Ella fondò un movimento « Anta niano », subito seguito da numerosi proseliti, volto alla restaurazione del regno di San Salvador e al ripristino di antichi costumi tradizionali condannati dai Missionari. Il missionario fece mandare al rogo la profetessa, ma gli adepti della setta — che a mire politiche di restaurazione univa evidenti pretese di conservatorismo religioso, antimissionario e anticristiano — sopravvissero a lungo. E un primo esempio del sincretismo paganocristiano. In esso si attua un culto paganizzato di S. Antonio, dove il santo cristiano — in base all'iconografia corrente secondo cui egli regge il ba[...]

[...]urgico. Ora il feticismo è in stretto rapporto con le prime manifestazioni profetiche di questa grande regione (4) : manifestazioni che presentano fin dapprincipio, e che poi continueranno a serbare fino ai giorni recenti, la combinazione — per null'affatto ingiustificata come vedremo — di due essenziali caratteri, cioè un intento dichiaratamente xenofobo ostile ai bianchi, una funzione di protezione dalla magia nera.
È del 1904 il primo grande movimento profetico, ed ha carattere tipicamente feticista e insieme xenofobo. Il fondatore fu Epikilipikili, taumaturgo autore e divulgatore di un nuovo feticcio (bwanga), composto di polveri e parti di animali, dotato di speciali poteri contro ogni forza ostile, e in particolare contro la magia nera. Fu fondata un'organizzazione magica che guadagnò proseliti via via in regioni più vaste e ottenne il consenso dei capi locali. La ricetta tra l'altro doveva immunizzare gli indigeni dai proiettili sparati dai bianchi. In realtà l'organizzazione magica di Epikilipikili è il prototipo e la forma embrionale[...]

[...]ra mondiale, s'incrementavano nel Congo le società segrete antistregoniste xenofobe specie nell'ambiente detribalizzato dei lavoratori urbani al servizio dei bianchi, nell'ambiente tribale originario nascevano veri e propri movimenti profetici con marcato influsso cristiano.
Dal 1921, con la forte personalità di Simon Kimbangu, emerge, su un terreno culturale ben preparato e fecondo, quella pianta destinata a ingrandirsi e proliferare, che è il movimento Kimbangista o Gunzista (Ngunzi—profeta), sboccato via via, attraverso le sue molteplici rielaborazioni, da un lato nella fondazione di chiese autonome indigene e d'altro lato nelle forme d'irredentismo organizzato e politicamente consapevole di cui perviene l'eco oggi in Europa. La storia di questo movi
60 VITTORIO LANTERNARI
mento congolese é una fioritura di figure profetiche, da Kimbangu ad André Matsúa, a Simon Mpadi — arrestati ripetutamente o deportati —, a Mavonda Ntangu ed altri ancora, mentre spiccavano in altri territori figure come Muana Lesa, impiccato in Rhodesia nel 1926. In t[...]

[...]ire egli stesso,
(10) E.alandier 1955, 42831; Andersson, 63.
(11) Andersson, 637.
(12) Si noti tuttavia che lo stregonismo e il feticismo sono fenomeni ben differenti, il primo (magia nera) avendo valore antisociale, il secondo invece essendosi volto contro il primo, a difesa della società.
62 VITTORIO LANTERNARI
alla pari di Cristo e di Mosè, di una religione direttamente rivelata da Dio per i Negri.
In tal senso il Kimbangismo, come ogni movimento profetico, ha una sua netta ambivalenza, perché se da un lato é il prodotto di reazione polemica alla politica di forzata assimilazione religiosa connaturata alla propaganda missionaria, dall'altro lato rappresenta il veicolo all'accettazione di notevoli elementi cristiani da parte nativa. Senonché anche tale accettazione é condizionata ad una decisa esigenza di autonomia ed emancipazione religiosa. Non per nulla il Kimbangismo, già nella sua forma originaria, enuncia il bisogno di una chiesa « nativa ». Il principio verrà ben presto attuato dai successori del fondatore, ma già il Clan nazion[...]

[...]nale Negro è una sorta di chiesa nativa (13). Il principio della « chiesa nativa » denuncia un fenomeno particolarmente importante: che se il contrasto con la cultura orientale é valso a porre i Nativi di fronte alla necessità di un profondo rinnovamento culturale, la « via » di tale rinnovamento vuole e deve essere scelta dagli stessi Nativi, fuori e contro ogni imposizione dei bianchi.
La deportazione di Simon Kimbangu non valse a spegnere il movimento religioso da lui fondato. Gli indigeni continuavano a seguirne
i riti in modo clandestino nelle foreste, mentre nuovi profeti mantenevano viva la fiamma del Kimbangismo o Gunzismo (14), il quale attraverso alterne fasi di reviviscenza e repressione, tra arresti e deportazioni, penetrò profondamente nel Congo fino al 1930, quando sorse un'altra grande personalità, André Matsúa (15).
Nativo del gruppo Balali (tribú Sundi Ladi) presso Brazzaville, di educazione cattolica, partecipò alla prima guerra mondiale, fu in Francia ove frequentò circoli politici come l'« Union des Travallieurs Nègres »[...]

[...]rò profondamente nel Congo fino al 1930, quando sorse un'altra grande personalità, André Matsúa (15).
Nativo del gruppo Balali (tribú Sundi Ladi) presso Brazzaville, di educazione cattolica, partecipò alla prima guerra mondiale, fu in Francia ove frequentò circoli politici come l'« Union des Travallieurs Nègres », la « Ligue de la Defense de la Race Nègre », etc., e divenne ben presto un eminente condottiero politico. Fondò in Francia (1926) il movimento « Amicale Balali» comunemente detto poi «Amicalismo », nell'intento di svegliare le autorità metropolitane verso il problema negro e di promuovere la solidale resistenza antibianchi dei Negri africani. II duplice arresto (1930, 1940), la deportazione al Ciad, il lungo periodo di prigionia aggiunsero, alla sua fisionomia di « eroeguida », la corona del martirio. André Matsúa diveniva per i Congolesi il suc
(13) Andersson, 70.
(14) Andersson, 6995.
(15) Andersson, 96117.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 63
cessore di Simon Kimbangu; né la sua morte (1942) att[...]

[...] un segreto che nessuno vuol rivelare agli indigeni » (23).
Onde ancor meglio mostrare su quale linea continui a elaborarsi a tuttoggi il sincretismo negrocristiano, descriveremo sommariamente l'altare della chiesa negra di culto gunzistaamicalista. Entro una cappella di paglia tritata e fango, ad imitazione delle cappelle missionarie,
(19) Balandier 1957, 232.
(20) Quanto al concetto di « nativismo », il Linton (1943, 230) così si esprime: « Movimento nativista é ogni consapevole e organizzato tentativo da parte dei. componenti di una data società di revivificare o perpetuare alcuni prescelti aspetti della propria cultura ». Noi correggiamo detto concetto, in quanto che il « nativismo » non va visto unilateralmente in questo aspetto restaurativo e conservativo, ma nel suo congiunto aspetto prospettico che é volto polemicamente contra la cultura Occidentale, e mira a instaurare un culto esclusivo per gli aborigeni, insomma un culto nuovo.
(21) Balandier, 1957, 226.
(22) Balandier 1957, 229; Andersson, 12 sgg. (per Nzambi Pungu). Per il co[...]

[...]lia..., ma non sanno costruire la via del ritorno. Imminente é la morte del bufalo e dell'elefante. La liberazione sarà definitiva » (25).
Nel 1939 il GunzismoAmicalismo faceva un ulteriore passo in avanti ad opera di Simon Pierre Mpadi, nuovo profeta ed apostolo. Nativo della tribù Kongo (Leopoldville, Congo Belga), Mpadi annunciava già, nella scelta deliberata dei suoi due nomi — Simon e Pierre — un duplice programma: da un lato sviluppare il movimento fondato dal primo Simon (Kimbangu), dall'altro costruire, a imitazione di Pietro, la nuova « chiesa » negra. In effetti Simon Mpadi fondava la « Mission des Noirs », poi nota come movimento Kakista, che stabilisce attorno al « capo degli apostoli » una complessa e organizzata gerarchia ecclesiastica, cui si prescrive l'uso di un'uniforme color kaki (onde il name
(24) Balandier 1957, 2324. Id. 1955, 458.
(25) Balandier, 1957, 2345.
66 VITTORIO LANTERNARI
del movimento), a indicare pur esso lo spirito battagliero della religione kakista, ed in una l'auspicio di vittoria. Il culto tradizionale degli antenati resta al centro anche del nuovo messianesimo Kakista, caratterizzato altresì da manifestazioni di possessione collettiva, da un culto di guarigione mediante imposizione di mani, da un nuovo impulso antistregonistico: ció che lo riallaccia alla tradizione religiosa indigena legata alle più immediate esigenze terrene (26).
L'arresto (1944), la prigionia di Simon Mpadi non impedirono al movimento di propagarsi e assumere ben più ampi sviluppi, nelle città [...]

[...] l'auspicio di vittoria. Il culto tradizionale degli antenati resta al centro anche del nuovo messianesimo Kakista, caratterizzato altresì da manifestazioni di possessione collettiva, da un culto di guarigione mediante imposizione di mani, da un nuovo impulso antistregonistico: ció che lo riallaccia alla tradizione religiosa indigena legata alle più immediate esigenze terrene (26).
L'arresto (1944), la prigionia di Simon Mpadi non impedirono al movimento di propagarsi e assumere ben più ampi sviluppi, nelle città come fra i villaggi. Da allora s'impose la personalità di Kufinu Philippe, noto come Mavonda Ntangu. Pur attraverso reiterate persecuzioni questo profeta, nativo del Congo Belga (Basso Congo) e considerato a tuttoggi « maestro dell'intero paese », cioè del Congo Belga e Francese, prosegue l'insegnamento di Kimbangu, Matsúa e Mpadi. Il culto GunziKakista di Mavonda Ntangu si svolge — onde sfuggire alle persecuzioni dei bianchi — in un luogo circoscritto ed aperto (Pendele), o sulle tombe degli antenati. Consiste in preghiere, canti, c[...]

[...]onia culturale, politica, religiosa dei bianchi.
Che la salvezza, suprema meta di ogni messianismo, potesse raggiungersi attraverso l'unica via dell'unione solidale degli indigeni d'Africa, veniva facendosi una delle idee dominanti dei vari movimenti profetici, in qualunque regione del continente sorgessero. Zaccaria Bonzo, altro profeta congolese, penetrava nell'Angola col motto « l'Africa agli Africani! ». Simon Toko nel 1949 fondava un nuovo movimento, la « Stella rossa », basato sul principio che Dio sta con i più, e perciò in Africa Egli é a fianco degli Africani. Secondo la profezia di Toko, Dio invierà un suo figliomessia incarnato in un Negro, a redenzione dei Negri (31). Così dal sincretismo negrocristiano va sviluppandosi una coscienza religiosa panafricanista — già implicita del resto nel Kimbangismo, Gunzismo e Kakismo —, fondata su una omogeneità di esperienze di fronte ai bianchi e su una crescente consapevolezza etnicoculturale determinata dallo stesso confronto con la cultura straniera egemonica.
Mentre nell'Africa equatorial[...]

[...]POLI COLONIALI 69
e di efflorescenze visibili il messianesimo indigeno s'incrementava irradiandosi a regioni vicine e lontane, venivano diffondendosi a mano a mano culti profetici anche da altre regioni africane. Nel 1925 Tomo Nyirenda, nativo del Nyassa, proclamantesi «Figlio di Dio » o Muana Lesa — con il quale nome é meglio noto —, introduceva nel Katanga, zona mineraria fra le più soggette a drastico urto sociale tra indigeni
e bianchi, il movimento Kitawala o Kitower, attivo già in Rhodesia e nel Nyassa ove ispirò a varie riprese moti sedizioni violentemente repressi. Il movimento Kitawala proviene per processo separatistico indigeno dalla congregazione americana della Watch Tower (Kitawala
o Kitower é deformazione dell'originario termine inglese), o Associazione dei Testimoni di Geova, fondata nel 1874 da Charles Taze Russell, e perciò nota anche con il name di « Russellismo ». Il movimento Watch Tower s'accentra nell'attesa millenaristica di un'era di paradiso che seguirà, in età non lantana, allorquando la decisiva battaglia di Dio contro Satana esploderà ad Armageddon. I miscredenti saranno debellati, sulla terra regnerà la giustizia. Negatori della Trinità, della divinità di Cristo, dell'immortalità dell'anima, degli eterni castighi ultraterreni; per di più antimilitaristi ed antinazionalisti ad oltranza, i Testimoni di Geova condannano sia lo Stato sia ogni forma di organizzazione ecclesiastica come emanazione di Satana. Essi dunque avevano i migliori requisiti perché la lo[...]

[...]uisiti perché la loro ideologia apparisse ai Negri africani, tra i quali arrivassero, la controparte più positiva ed entusiasticamente accettabile della cultura religiosa dei bianchi, specialmente se confrontata con il Cristianesimo dei missionari. Infatti del profetismo indigeno che i missionari cristiani avversavano, ora i nativi venivano a scoprire, nel Russellismo, un modello vivente, anzi un emulo in pieno mondo religioso cristiano (32). Il movimento Kitawala, iniziatosi in Africa fin dal principio del secolo, reinterpretava a sua volta la dottrina russellita originaria. Il suo centro di diramazione fu l'Africa del Sud e l'Africa Centrale Britannica. Contro la minaccia di disgregazione culturale e sociale indotta dai bianchi, i predicatori indigeni del movimento Kitawala — nell'Angola, in Rhodesia, nel Kenya, Nyassa, Uganda fino al Congo Belga — accusavano i missionari di mentire e di nascondere deliberatamente o distorcere le verità della Bibbia, ponendo ad es. la monogamia a fondamento della religione cristiana, laddove la Bibbia dava ampia
(32) Schlosser, 23539; E. BRIEM, Jehovas Vittnen, Stockholm 1944; A. STRÖM, Religion och Gemenskap, Uppsala 1946, 190203; H. H. STROUP, The Jehovah's Witnesses, New York 1945; W. Watson, 1958, 197 sgg.
70 VITTORIO LANTERNARI
testimonianza di legittimità alla poligamia, uno dei principi fondamentali della stru[...]

[...]idenza le cocenti contraddizioni religiose in cui versano gli organismi ecclesiastici delle nazioni moderne. Il Russellismo, e con qualche analogia l'Esercito della Salvezza, nel loro incontro con le religioni africane profetiche, hanno fornito una giustificazione non più solamente « indigenista », ma convalidata dalla viva esperienza religiosa dei bianchi stessi, dell'autenticità e accettabilità delle posizioni religiose native.
Per tornare al movimento religioso Kitawala e al suo divulgatore Muana Lesa, testé nominato, costui ben presto ebbe ad incorrere nelle maglie della persecuzione poliziesca. Accusato dall'autorità belga di uccidere persone battezzate, fu catturato: fuggi in Rhodesia, ma venne arrestato e impiccato. Era il 1926. Il movimento Kitawala anziché sopirsi crebbe e si propagò per esteso nella colonia belga nonché nelle colonie britanniche e francesi, suscitando qua e là a più riprese moti di rivolta xenofobi. Esso preconizzava, fedele al modello americano della Watch Tower, la fine di ogni autorità religiosa e politica attualmente vigente; inoltre diffondeva un'ideologia egualitaria panafricanista, ispirata alla speranza messianica dell'avvento di un'età paradisiaca sulla terra nel nome di Gesù Cristo (34). Nell'ultimo dopoguerra uno dei suoi profeti ed agitatori del Congo Belga (Prov. Orientale), Bushiri, si proclemò «[...]

[...]torità religiosa e politica attualmente vigente; inoltre diffondeva un'ideologia egualitaria panafricanista, ispirata alla speranza messianica dell'avvento di un'età paradisiaca sulla terra nel nome di Gesù Cristo (34). Nell'ultimo dopoguerra uno dei suoi profeti ed agitatori del Congo Belga (Prov. Orientale), Bushiri, si proclemò « Sostituto di Gesù » (Mulurnozi usa Yesu).
Un particolare fenomeno dell'immediato dopoguerra venne a improntare il movimento Kitawala: l'attesa degli Americani come fatidici messaggeri di Dio. Facilitata dalla parentela americana dello stesso movimento, l'idea di tale attesa trovò incentivo nell'esperienza di aiuti inviati dall'America nel corso dell'ultima guerra. Inoltre in quell'epoca veniva fondato, ad opera del Negro americano Marcus Garvey, un movimento panafricanista, anzi pannegro (l'Universal Negro Improvement Association), d'intonazione sociale e politica ma tuttavia non scevro di una
(33) Andersson, 249; Kenyatta, 27781.
(34) Biebuyck 1957; Paulus 1956.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 71
notevole carica religiosa, volto all'unificazione spirituale dei Negri di America e d'Africa. Dalla Liberia al Nilo all'Uganda al SudAfrica, Marcus Garvey proclamava l'espulsione dei bianchi, l'instaurazione di una religione negra, con un Cristo Negro, con angeli negri. Di tali esperienze doveva risentire dunque anche[...]

[...], 249; Kenyatta, 27781.
(34) Biebuyck 1957; Paulus 1956.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 71
notevole carica religiosa, volto all'unificazione spirituale dei Negri di America e d'Africa. Dalla Liberia al Nilo all'Uganda al SudAfrica, Marcus Garvey proclamava l'espulsione dei bianchi, l'instaurazione di una religione negra, con un Cristo Negro, con angeli negri. Di tali esperienze doveva risentire dunque anche il movimento Kitawala, il quale per un certo periodo indulse ad una messianica attesa degli Americani visti come mitici liberatori (35). Bene si scorge da ciò come il drammatico bisogno di rinnovare religione e cultura assuma, nei movimenti nativisti, forme mitiche e millenaristiche spesso caotiche e puerili, nelle quali vanno a conglomerarsi le più elementari esperienze vissute.
Il movimento Kitawala resta a tuttoggi una fra le più estese organizzazioni religiose nativiste dell'Africa Negra (36). « Noi siamo figli di Dio e perciò non siamo tenuti a riconoscere le leggi degli uomini » : cosí suona un annuncio dei fedeli Kitawala, dato in occasione d'una rivolta nell'Uganda nel 1942. E continua: « I tempi sono mutati: non obbediremo più alle leggi temporali, perché prestare obbedienza agli uomini significa obbedire a Satana » (37).
Annuncio di un'età che porrà fine per i Negri alle alienazioni, annuncio della fine del mondo con rovesciamento imminente dell'ordine attuale, invincib[...]

[...]umerosissime altre formazioni profetiche popolari d'ogni continente.
(4I) Le chiese separatiste negre sono ampiamente diffuse nei vari territori africani (Dougall 1956; Balandier 1953, 419; Bissainthe 1957). Nel Nyassa risalgono ad oltre un cinquantennio (Shepperson 1954); nella Sierra Leone la « Chiesa del Signore » risale al 1930, e si è diffusa anche in Liberia e Costa d'Oro (Banton 1956); in Liberia e Costa d'Avorio è tuttora d'attualità il movimento del profeta Wade Harris che risale al 1910 (Schlosser 1949, 24166; Holas 1954; Balandier 1955, 418); nell'Angola il movimento Kiyoka risale al 1872 (Balandier 1955, 418). Tra i Fang del Gabon il movimento Bwiti si è sviluppato dal 1920 (Balandier 1955, 219 sgg.; Balandier 1958). Tra gli Yoruba della Nigeria è viva la setta dei « Cherubim e Seraphim » (Cherubim and Seraphim, 1957). Tra i Kikuyu del Kenya intensi movimenti profetici precedettero e alimentarono il movimento dei Mau Mau (Kenyatta 1954, 2816), a sua volta carico di valenze religiose (Leakey 1952; Cavicchi 1952), e del resto tuttora sono in vigore chiese di derivazione etiopista e Kitawala (Kenyatta 1954, 27780; Leakey 1952, 901). Nella Rhodesia sett. e merid. fiorisce il movimento Watch Tower (Watson 1958, 197).
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 73
fecondo terreno della disgregazione sociale, della forzata assimilazione e deculturazione, dell'autocentrismo politico e culturale, della segregazione razzista perseguiti dagli organismi amministrativi e religiosi (42). L'itredentismo messianico si é strutturato in altrettante formazioni che ereditano dall'originaria tradizione il carattere di religioni fermamente legate ai bisogni culturali più immediati: di religioni che esprimono e insieme intendono superare una grave crisi esistenziale la [...]

[...]49).
Il Peiotismo, con il suo emancipazionismo pacifico, col suo sincretismo, con la sua « chiesa » e il suo Panindianismo, é la risposta culturale alla crisi generata dalla vita nelle riserve. Con esso, e con altri vari movimenti profetici collaterali, fondati sul sincretismo paganocristiano e sulla simbiosi pacifica tra Indiani e bianchi — come la Danza del Sogno dei Menomini, il Grande Messaggio del profeta Handsome Lake fra gli Irochesi, il movimento Shakerista dei gruppi del NordOvest, ecc. — si attua un aggiustamento dei rapporti religiosi e culturali fra Indiani e bianchi, in cui tuttavia il Cristianesimo subisce altrettante tra sformazioni e reinterpretazioni che ne adattano il contenuto ai bisogni indigeni (50).
(49) Petrullo 1934; La Barre 1938; Slotkin 1956; Barber 1941.
(50) Wallace 1952 (Handsome Lake); Barnett 1957 (Shakerismo); Barrett 1911; Slotkin 1958 (Dream Dance).
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 77
I movimenti suddetti rappresentano a loro volta la fase estrema di un processo nativista p[...]

[...]957 (Shakerismo); Barrett 1911; Slotkin 1958 (Dream Dance).
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 77
I movimenti suddetti rappresentano a loro volta la fase estrema di un processo nativista più antica, che risale al primo urto violento tra Indigeni del NordAmerica e bianchi. L'epica lotta per l'indipendenza, combattuta dagli Indiani delle praterie contro i bianchi invasori, ebbe la sua ispirazione religiosa. Il grande movimento profetico della Danza degli Spiriti (Ghost Dance) fondato dal profeta Wowoka annoverò tra i suoi promotori il condottiero ribelle Sitting Bull (Toro Seduto). Fu la religione della Danza degli Spiriti a ispirare la grande rivolta dei Sioux nel 1890. Wowoka, nativo del gruppo Paiute, annunciava l'avvento imminente di un'età nuova che avrebbe segnato la liberazione del paese e il ritorno al sistema di vita demolito dall'occupazione straniera. L'espulsione dei bianchi, il ritorno collettivo dei morti, la ricomparsa delle mandrie di. bufali distrutte dai bianchi e già fonte di sicurezza economica [...]

[...]ere l'auspicato ritorno collettivo dei morti, l'uscita dei bianchi, l'avvento di ogni ricchezza e di merci europee, portate dai morti. Alcuni eccidi di bianchi hanno punteggiato tali effervescenze messianiche (56).
I culti profetici polinesiani sono invece del secolo scorso: essi hanno accompagnato la vana lotta di liberazione combattuta nelle varie isole dagli indigeni contro i dominatori Inglesi o Francesi. Spicca su tutti gli altri il grande movimento Hauhau che trascinò i Maori della Nuova Zelanda alla guerra antimissionaria ed antibritannica dal 1865 al 1870. Il profeta fondatore, TeUa, proclamò che i Maori erano il nuovo popolo di Dio, la Nuova Zelanda, la nuova Canaan, Geova il Dio dei Maori. Egli stesso si presentava come novello Mosè, e annunciava l'imminente espulsione dei Pakeha o Inglesi. Sarebbe stata quella la fine e il rinnovamento del mondo. Sarebbero risorti i morti per dare inizio a un'epoca nuova per i Maori. Sterminata la setta Hauhau dalla supremazia militare britannica, repressa la rivolta, più tardi si sviluppava un nuo[...]

[...] e nei suoi primi stadii. Vero è che la cultura moderna, nella sua veste ufficiale, é venuta accantonando quelle antiche esperienze tra i ricordi di una storia lontana. Tuttavia non del tutto quella storia é scaduta dal suo antico valore, né conflitti culturali e religiosi hanno mancato e mancano, fino ai tempi recenti, di ripresentare in veste più o meno rimodernata reviviscenze messianiche e profetiche: basti pensare appunto al Russellismó, al movimento dei Mormoni e di Saint Simon o — per non tornare indietro al Gioachimismo e ai movimenti ereticali del nostro MedioEvo (62) —
al Lazzarettismo nonché ai più vari movimenti di rinnovamento religioso e sociale i quali costellano il mondo culturale d'ogni paese moder
no. Essi esprimono, allo stesso titolo che presso le società primitive, una condizione di crisi di cui rappresentano ad un tempo il prodotto e il riscatto religioso.
Tuttavia conviene discriminare — per entro la varia fenomenologia dei movimenti profetici — due forme storicamente eterogenee, che contrassegnano la vasta fioritura [...]

[...]spicua trova la sua origine in tensioni e conflitti d'ordine interno, provenienti da contraddizioni inerenti alla società stessa nel cui seno esse s'originano (63).
Beninteso, la distinzione tra origine « interna » ed « esterna » vuole avere per noi carattere dialetticostorico, e non staticomorfologico: tanto
i due momenti sono intimamente concatenati fra loro nel processo concreto. Converrà fermarsi brevemente in proposito.
In realtà non v'è movimento profetico d'origine « esterna » in cui non siano compenetrati motivi di crisi d'ordine interno, mentre reciprocamente a nessuna formazione profetica d'origine « interna » mancano decisive ripercussioni all'esterno. Del resto basti pensare che qualunque urto esterno in tanto genera crisi in quanta pone internamente la società nell'alternativa di una scelta tra una via tradizionale ormai superata dai fatti e una nuova via da elaborare dal seno stesso della propria cultura.
Dobbiamo ancor precisare che nelle stesse società « primitive », accanto alle più numerose manifestazioni profetiche nate [...]

[...]zioni profetiche nate dall'urto con la cultura occidentale, non mancano crisi e conflitti di carattere interno, rifluiti in altrettante formazioni profetiche, talora determinandole. Esempi di profetismi endogeni presso società « primitive » sono le formazioni profetiche antistregoniste africane di cui s'è fatto cenno, i movimenti messianici brasiliani dei TupiGuarani precedenti o appena successivi all'occupazione portoghese del sec. XVI (64), il movimento Koreri della N. Guinea Olandese nelle fasi preeuropee (65), il culto profetico del taro degli Orokaiva nella N. Guinea Britannica (66).
Infine, anche nell'ambito delle formazioni profetiche sorte da urto interculturale di società indigene coi bianchi, spesso — come s'è vista —a una fase di azione immediata e di lotta irredentista (Ghost Dance degli Indiani delle praterie, Hauhau dei Maori) seguono fasi volte all'elaborazione di religioni salvifiche di tipo contemplativo (Peiotismo), ed organizzativoecclesiastico (Peiotismo stesso, chiesa Ringatu dei Maori, chiese native africane).
In conclu[...]

[...]ia dalle formazioni nativiste a livello etnologico, entrambi carichi di valori religiosi drammaticamente immanenti e protesi alla salvezza terrena del gruppo umano. Non apparirà inopportuno pertanto cercare comparativamente le ragioni che favorirono tale rivolgimento di valori profetici quale venne operato nel Cristianesimo (e del resto negli altri movimenti cananei).
Determinante sembra, in proposito, il carattere precisamente « endogeno » del movimento profetico cristiano. Prodotto da una cultura urbana altamente gerarchicizzata, il Cristianesimo sorse e si sviluppò, come manifestazione « popolare », dal confronto con forze egemoniche oppressive — il sacerdotalismo giudaico, lo statalismo romano — scaturite dal seno della società di cui esso era parte integrante. Combattere su terreno religioso contro tali insopprimibili forze era possibile in un modo soltanto e ad un'unica condizione, cioè globalmente rovesciando i valori dell'esistenza sociale, additando come positivi unicamente i valori ultraterreni.
Insomma, il programma salvifico del [...]

[...]olico verso una mitica dimora paradisiaca o « Terra senza mali », sita — conformemente al mito tradizionale —. sulle coste dell'Oceano, o addirittura oltre Oceano. Evidentemente anche in tal caso come nel profetismo cristiano le forze ostili e oppressive onde si pretendeva sfuggire agivano dall'interno della società stessa. Contrapporvisi significava voler fondare una società nuova, in una nuova dimora. Così è del Cristianesimo. Così è anche del movimento dei Mormoni, originariamente voltosi a fondare una nuova sede segregata dalla società ufficiale, esclusiva per i fedeli. Più volte la dimora paradisiaca si attua mercé la fondazione di una « città santa », che per influsso biblico può denominarsi « nuova Gerusalemme ». Quest'ultimo è il caso dei recenti movimenti messianici (sec. XIX) di Ca
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI
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nudos, Joazeiro e Contestado in Brasile (67). Lazzaretti sul Monte Labro erigeva invece una chiesa: identica era la sua funzione (68).
Dalla nuova sede « santa » in tal modo fondata a v[...]

[...]I POPOLI COLONIALI
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nudos, Joazeiro e Contestado in Brasile (67). Lazzaretti sul Monte Labro erigeva invece una chiesa: identica era la sua funzione (68).
Dalla nuova sede « santa » in tal modo fondata a volte si scatena la K guerra santa » contro le potenze ostili, ormai resesi in qualche modo esterne in virtù dell'isolamento o allontanamento del gruppo fedele al suo profeta. È il caso dei culti profetici brasiliani testé menzionati, e del movimento Lazzarettista.
In conclusione, a qualunque livello culturale, i movimenti profetici d'origine endogena sono portati dalla loro, stessa natura a realizzare una radicale evasione dalla società e dal mondo, a fondare su un piano di extrastoricità, in contrapposizione alla realtà vigente, una società ed un mondo proprio, mantenendosi estranei ad ogni diretta e battagliera azione modificatrice. A tale azione modificatrice, alla lotta sociale e politica essi sboccano solo quando e perché abbiano assunto una posizione frontale ed esterna rispetto alle forze ostili. In siffatte condizioni ed in tale[...]



da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]e, in Ungheria, l'ideologia del « socialismo di sinistra » più influente era il sindacalismo di Erwin Szabos. I suoi scritti sindacalisti dettero ai miei « tentativi di filosofia della storia », accanto a più di un elemento positivo (ad esempio la conoscenza, fatta attraverso lui, della Critica del programma di Gotha), una nota accentuata di astratto soggettivismo e pertanto eticizzante. Tagliato fuori, in quanto intellettuale universitario, dal movimento operaio illegale, non potei prendere visione, durante il conflitto, né degli scritti spartachisti né di quelli di Lenin sulla guerra. Lessi invece, con effetti profondi e duraturi, le opere di prima della guerra di Rosa Luxemburg. Stato e rivoluzione di Lenin l'ho letto solo nel periodo rivoluzionario 19181919.
4 GEORG LUKACS
In tale fermento ideologico mi colsero le rivoluzioni del '17 e del '18. Dopo breve esitazione mi iscrissi nel 1918 al Partito Comunista Ungherese e rimasi da allora nelle file del movimento rivoluzionario operaio. Il lavoro pratico mi costrinse subito a dedicarmi agli[...]

[...]litto, né degli scritti spartachisti né di quelli di Lenin sulla guerra. Lessi invece, con effetti profondi e duraturi, le opere di prima della guerra di Rosa Luxemburg. Stato e rivoluzione di Lenin l'ho letto solo nel periodo rivoluzionario 19181919.
4 GEORG LUKACS
In tale fermento ideologico mi colsero le rivoluzioni del '17 e del '18. Dopo breve esitazione mi iscrissi nel 1918 al Partito Comunista Ungherese e rimasi da allora nelle file del movimento rivoluzionario operaio. Il lavoro pratico mi costrinse subito a dedicarmi agli scritti economici di Marx, a un più profondo studio della storia, della storia economica, di quella del movimento operaio ecc., impegnandomi così in una revisione continua dei fondamenti filosofici. Tuttavia questa latta per impadronirsi della dialettica marxista durò molto a lungo. Le esperienze della rivoluzione ungherese mi mostrarono bensì molto chiaramente la fragilità di ogni teoria sindacaleggiante (funzione del partito nella rivoluzione), ma un soggettivismo ultrasinistro é sopravvissuto in me ancora a lungo (posizione nel dibattito sul parlamentarismo, 1920; atteggiamento nell'azione del marzo 1921). Questo mi impediva soprattutto di intendere veramente ed esattamente il lato materialistico dell[...]

[...](1923) mostra molto chiaramente questo passaggio. Nonostante il tentativo, già consapevole, di superare ed « eliminare » Hegel con Marx, ,Rrpb1emi_ decisivi_.di dialettica venivano risolti idealisticamente (dialettica della natura, teoria del rispecchiamento ecc.). La teoria della Luxemburg sull'accumulazione, ancora da me mantenuta, si mescolava in modo non organico con un attivismo soggettivistico ultrasinistro.
Soltanto l'intima adesione al movimento operaio, dovuta ad una attività di molti anni, e la possibilità di studiare le opere di Lenin e di corn prenderne, poco a poco, la fondamentale importanza, avviarono il terzo periodo del mio interessamento per Marx. Solo ora, dopo quasi un decennio di lavoro pratico e dopo oltre un decennio di sforzo intellettuale per comprendere Marx, il carattere totale e unitario della dialettica materialistica mi é divenuto concretamente chiaro. Ma appunto questa chiarezza porta con sé il riconoscimento che il vero studio del marxismo comincia soltanto ora e non può piú fermarsi. Giacché, come Lenin dice [...]

[...]enti cecità ignorare che la reazione a ciò in campo socialista recava in sè molti tratti di quella ideologia la cui estinzione io, e con me molti, mi aspettavo dalla pace e dal rafforzamento del socialismo seguito al sorgere delle democrazie popolari nell'Europa Centrale. Appunto perché io insistevo in questo sforzo che, come ritenevo e ritengo, era imposto dalla nuova situazione internazionale, volli aderire al congresso di Wroclaw (1948), al « Movimento per la pace » e ne sono rimasto fino ad oggi convinto seguace. E' sintomatico che l'argomento da me trattato a Wroclaw fu l'unità e la distinzione dialettica dell'avversario di ieri e di oggi, cioè la reazione imperialistica.
L'anno 1948 rappresentò forse la più importante svolta della storia a partire dal 1917: intendo la vittoria della rivoluzione proletaria in Cina. Appunto in seguito ad essa vennero in evidenza
10 GEORG LUKÁCS
le contraddizioni decisive nella teoria e nella prassi di Stalin. Giacché oggettivamente questa vittoria significava che il periodo del socialismo in un solo pae[...]

[...]ente rafforzarsi del revisionismo. Io personalmente — e
qui parlo soprattutto di me, del mio lavoro — sono convinto che il serio sforzo in direzione di una scienza marxistica uni
versale può dare alla mia vita un contenuto indistruttibile. (Qua
le valore obbiettivo avrà il mio contributo a quest'opera giudicherà la storia. Io non sono autorizzato a pronunciare un giudi
zio su di esso). Esistono ancora oggi vari impedimenti su questa
via. Il movimento operaio rivoluzionario dovette superare fin dal suo sorgere i piú diversi smarrimenti ideologici; finora vi é
sempre riuscito e io sono profondamente convinto che vi riuscirà anche in avvenire. Perciò mi sia consentito chiudere con il detto di Zola, un po' modificato: « La verité est lentement en marche .et á la fin des fins rien ne l'arrêtera ».
GEORG LUKÁCS
(traduzione di Ugo Gimmelli)



da Sergio Boldini, Le radici del canto popolare in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1975 - - dicembre - 15

Brano: [...]oculturale.
L'interesse per l'opera dl Bosco, come storico, ricerca. tore del documenti orali della cultura tradlzfonale del popolo, editore e organizzatore cli cultura, ha facilmente evitato, cosl, I discorsi frettolosamente celebrativi. E ne ha invece consentito una collocazione nella vicenda politico culturale di questo dopoguerra abbastanza precisa, anche se non priva di qualche di scutibile risvolto polemico: dal periodo delta direzione di Movimento operaio, alla direzione delle «Edizioni Avanti! a, alla svolta decisiva costitulta dall'inizio della va sta produzione discografica dei a Dischi del sole a, fino alla fondazione dell'Istituto De Martino, realizzata insieme ad Alberto M. Cirese, Cesure Bermani, Franco Cog. gioia e altri.
Giustamente è stato rilevato nei diversi interventi — Ber mani, Cirese, Savi il ripe auto ruolo anticipatore esercitato da Gianni Bosio in di verse direzioni: particolarmen te, come storico del movi mento operaio )secondo Arfè in polemica contrapposizio ne con le discriminanti dl certa storiografia officiate[...]

[...]reno del tempo extralavie rativo, sul quale piovono tutte le distorsioni tipiche dell'attuale socteta italiana.
A questo proposito non è irrilevante osservare, in termini di «critica costruttiva al convegno e di concreta so]. lecitazione a raccordare più seriamente tutto Il lavoro cutturale e formativo della s(ni stra Italiana, che la maggior parte di coloro che a Mantova sono intervenuti non so. no parsi sufficientemente informati su quanto il movimento operaio Ill sindacato in particolare ha fatto e la per conoscere, e conseguentemente orientare com'è giusto, a f comportamenti operaia in fabbrica e altro ancora. Disinformazione o sottovalutazione? E' chiaro che in entrambi i casi si tratta di limiti che possono e debbono essere superati, assecondando gli inviti e gli impegni ad approfondire le ricerche e a me gllo orientarle, a superare le ombre d1 a spontaneismo a e dl approssimazione teorica, che al convegno mantovano si sono pure espresse con una certa forza, anche se non sembravano essere espressione maggioritaria.
Sergio Boldini


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Movimento, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---marxista <---Ciò <---Dialettica <---Entro <---Logica <---Più <---Pratica <---comunista <---dell'Unione <---ideologia <---italiana <---marxisti <---siano <---Afrique <---Bakongo <---Basso Congo <---Basta <---Brazzaville <---Ciad <---Congo <---Congo Belga <---Discipline <---Elisabethville <---Fenomenologia <---Filosofia <---Francia <---Gramsci <---Il lavoro <---La guerra <---Le Monde <---Madagascar <---Nuova <---Rhodesia <---Statistica <---Stato <---Storiografia <---Sulla <---Tanganika <---abbiano <---capitalismo <---capitalista <---colonialisti <---comunismo <---comunisti <---d'Avorio <---d'Oro <---dell'Africa <---dinamismo <---economista <---fascismo <---gramsciana <---gramsciano <---ideologiche <---ideologie <---italiano <---leninista <---marxismo <---nell'Africa <---nell'Unione <---panafricanista <---revisionismo <---socialismo <---storicismo <---Abako <---Academiae Scientiarum <---Accra <---Acculturation <---Acta Ethnographica <---Africa Egli <---Africa High <---African <---African Church <---African Separatist <---African Studies <---Africanas <---Afrique Equatoriale <---Afrique Noire <---Afrique Occidental <---Afro-American <---Aggrey <---Agiografia <---Agli <---Agostino Depretis <---Agraria <---Agricolture <---Akim-Kotoku <---Albert Hensley <---Alberto M <---Alberto M Cirene <---Alberto M Cirese <---Alexander Gerschenkron <---Alioune Diop <---Alto Volta <---American Church <---Amicale Balali <---Amérique <---Andersson <---André Matstia <---Ango <---Angola <---Annals Amer <---Anta <---Antonio Gramsci <---Antropologia <---Anversa <---Apapocuva <---Apapocuva-Guarani <---Archiv XXIII <---Archives de Social <---Archives de Sociol <---Archives de Sociologie <---Armageddon <---Armando Sapori <---Associazione <---Associazione dei Testimoni di Geova <---Atti del Convegno <---Avvenne <---Baessler Archiv <---Baghdad <---Banco di Napoli <---Bangala <---Banque de Bruxelles <---Banziai <---Bartolucci <---Bas Congo <---Bashilele <---Basutoland Bechuanaland <---Beitrag <---Beitráge <---Belgio <---Belgio Francia <---Belgique <---Berlino <---Biakkers <---Biaks <---Biaks-Noem <---Bibbia <---Bibliografia <---Biebuyck <---Bielinskij <---Biock <---Bissainthe <---Boganda <---Bologna <---Boma <---Bosio <---Brasilkunde <---British <---British N <---Britist Central <---Brothers Ltd <---Bruxelles <---Bruxelles-Bru <---Brèves <---Budapest <---Budapest II <---Buenos Aires <---Bukavu <---Bulletin <---Bushiri <---Bwiti <---Cabinda <---Cahors <---California Anthropol <---Camerun <---Canaan <---Cananei <---Cappuccino <---Capricorno Africa Society <---Carbondale <---Cargo <---Cargo Cult <---Cargo Cults <---Cargo Movement <---Carlo Cattaneo <---Catholicisme <---Cattaneo <---Cavicchi <---Centrale Britannica <---Cernisveskij <---Cesure Bermani <---Challenge <---Charles Taze Russell <---Cherubim <---Chester Bowles <---Chiesa <---Chiesa del Signore <---Chiesi <---Chinnery <---Chinnery-Haddon <---Chippewa <---Chiriguano <---Christianity <---Churchill <---Ciascuno <---Civilizations <---Clan <---Clasification <---Col <---Colonization <---Comhaire <---Cominière <---Commissione <---Communal <---Compagnia <---Comptes Rendus <---Comunità <---Comunità XI <---Congo Belge <---Congo Van Hemelrijk <---Congonhas <---Conquestado <---Conscience <---Contemporaneamente Bruxelles <---Contestado <---Contrapporvisi <---Convention People <---Converrà <---Coquilhatville <---Costermansville <---Così <---Così in Africa <---Cotonco <---Cristo Negro <---Cuango <---Current <---Dahomey <---Dakar Modibo <---Dalandier <---Dalla Bibbia <---Dalla Liberia <---Dalla Société <---Danza del Sogno dei Menomini <---David Lazzaretti <---De Jonghe <---De Mansren Cultus <---Dei <---Del resto <---Delewares <---Della Torre <---Demarco <---Den Haag <---Dendale <---Denis de Rougemont <---Dessirier <---Destra del Solaro <---Die Propheten <---Die Sagen <---Dimodoché <---Dinamica <---Dio <---Dio di Simon Kimbangu <---Dio-Padre <---Diogène <---Diomi <---Diplomatica 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Austra <---The Dream Dance <---The Ghost <---The Guarani <---The Hague <---The Indian <---The Jehovah <---The Journal <---The Menomini <---The Messiah in Indonesia <---The Mormons <---The Pejote <---The Peyote <---The Scientific <---The Swazi <---The Theory <---The Tupinamba <---The Upraised <---The Vailala <---Thysville <---Tijdschr <---Togo <---Toko <---Tom Mboya <---Tomo Nyirenda <---Torino <---Torino-Roma <---Transition <---Travallieurs Nègres <---Tribal <---Trozki <---Tumba <---Tupi-Guarani <---Ubanghi <---Ubanghi-Sciari <---Ubangui <---Uganda <---Ugo Gimmelli <---Ungheria <---Unilever <---Unione <---Unione Benin <---Unione Sudafricana <---United Kingdom <---Unità <---Uppsala <---Upraised Hand <---V di Winston Churchill <---Vaggioli <---Vaggioli II <---Van Bilsen <---Van Wulfften <---Vernichtung <---Vhistoire <---Vodou <---Voi Indiani <---Volkenkund <---Volkenkund LXXXIII <---Wade Harris <---Wales <---Wannijn <---Watch Tower <---Western Siberia <---White Man <---Winston Churchill 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