Brano: [...]e un premio speciale per un giovane cineasta d’avvenire.

Ma l’opera che lo impose internazionalmente doveva essere, nel 1960, Kapò, che penetrava nell’universo concentrazionario dei campi nazisti di sterminio, con qualche cedimento o concessione al romanzesco nello scioglimento avventuroso, ma anche con grande pietà realistica. Da segnalare l’accel lente commento musicale, curato dallo stesso regista.

Il 1966 fu l’anno del Leone d'Oro alla Mostra di Venezia per La battaglia di Algeri, film al quale anche oggi è soprattutto legato il suo nome. Affresco storicopolitico girato in coproduzione con l’Algeria, era centrato, con un efficacissimo uso della tensione narrativa, sulla coralità della lotta per la liberazione di un popolo e sull’aspra scansione del furore colonialista. Il giorno della premiazione, per protesta la Francia si ritirò dal concorso, e per molti anni non permise la proiezione sul proprio territorio di un’opera forte, civile, internazionalista, anche se ovviamente discutibile in qualche suo aspetto: opera che riscosse invece un gra[...]

Brano: [...]avid Bowie, cantante rock, 1975).

Necessariamente più legato all'avvenimento sportivo, ancor più ricco di mezzi e più lungo, fu il documentario sulle Olimpiadi di Berlino del 1936. Qualcosa come un milione di metri di pellicola impressionata, due anni di montaggio, due parti (“Festa dei popoli” e “Festa di bellezza” nell’originale, “Olympia” e “Apoteosi di Olympia” in italiano) di complessive quasi quattro ore, uscite nel 1938 e premiate alla Mostra di Venezia.

È chiaro che la Riefenstahl approfittò dell’occasione per celebrare la grandezza e la forza del Terzo Reich: l’introduzione allegorica, arianizzante, con quei nudi casti e scultorei, “razza pura”, lo prova in pieno; e scorre per tutto il film, insinuandosi tra le gare, una sorta di connubio, fascinoso e mostruoso insieme, tra il mito greco e quello nibelungico; mentre la partitura del maestro Herbert Windt già anticipa il commento musicale terrorizzante dei cinegiornali sulle invasioni di Polonia e di Francia. Qui il documentario è senza dubbio “di tendenza” e la sua cifra politica è ineq[...]

Brano: [...] tuttavia continuamente ravvivato dalla passionalità con cui il punto di vista aristocratico “s’inchinava” alla ricchezza umana del proletariato.

Sulla stessa linea sarà un altro grande film: “Rocco e i suoi fratelli” (1960), cui non si perdonò il ritorno al meridionalismo in un momento il cui il miracolo economico si verificava proprio a spese della questione meridionale sempre inevasa. A contrastare il film non si mosse solo la Giuria della Mostra di Venezia (che negò quel Leone d’oro cui

l’opera di Visconti aveva incontestabilmente diritto), ma scesero in campo anche i vertici della magistratura milanese.

Successivamente non mancarono, per altre e ben diverse opere, i massimi riconoscimenti: la Palma doro di Cannes nel 1963 per “Il Gattopardo”, il Leone d'oro del 1965 per “Vaghe stelle dell'Orsa...” (uno dei suoi film più discutibili), ma in queste opere, come già in altre che ebbero risonanza internazionale, da “Senso” (1956) a “La caduta degli dei” (1969) e a “Gruppo di famiglia in un interno” (1974), il regista si allontanava dalla batt[...]