Brano: [...]co, The Unconscious as Infinite Sets. An Essay in BiLogic, London, Duckworth, 1975).
Quello che fa, secondo me, di Orlando una guida sicura e preziosa nella difficile
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esplorazione del terreno comune fra psicanalisi e letteratura è non solo la qualità, sempre molto alta, dei suoi esperimenti pratici di lettura, ma anche la convergenza
e spesso l'omogeneità fra le proposte teoriche che egli avanza e altre proposte teoriche a cui mi pare che siano giunti altri studiosi, muovendo lungo altre strade e su altri terreni di specializzazione (come la sociologia marxista, l'antropologia culturale, la linguistica e l'ermeneutica).
Per quanto riguarda le analisi dei testi, mi pare che quella qui condotta del Misanthrope sia brillante e convincente. Il Modello interpretativo, ricavato dal libro di Freud sui Motti di spirito e applicato in precedenza alla tragedia, viene ora applicato a una commedia, e questo dovrebbe, essendo il modello nato in rapporto con una teoria del comico, facilitare le cose. La coppia contrappositiva repressione/represso diviene cosí, coerentemente, la coppia comicità/witz. A complicare, ma anche a chiarire le cose sta il fatto che la commedia in esame è una « commedia » molto speciale
e Orlando, al quale per la verità non interessano molto i d[...]
[...] Marx per definire « il narcisismo come psicologia dell'alienazione » o per spiegare « la nascita dell'umorismo » e poi applica tali concetti ai piú vari testi, dal Don Chisciotte all'Adone al Don Giovanni a varie opere di pittori manieristi. Si avranno di fronte due modelli di metodo: da una parte l'analisi testuale e storica, dall'altra la libera e inverificata utilizzazione di categorie sociologiche.
Per quanto riguarda le proposte teoriche, mi pare che quella piú interessante, anche perché riformula in termini psicanalitici e linguistici un concetto che comincia a circolare anche fra i meno storicisti e idealisti dei sociologhi marxisti e fra i meno
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metafisici dei semiotici strutturalisti, è quella della natura contraddittoria e compromissoria di ogni testo letterario, sempre costituito, e anzi tanto piú costituito quanto piú si tratta di un testo di grande valore, da elementi di tensione, mai rappacificati. Mi pare anzi che nell'analisi della Phèdre persistesse in qualche punto — forse per influsso dell'immagine spitze[...]
[...]erché riformula in termini psicanalitici e linguistici un concetto che comincia a circolare anche fra i meno storicisti e idealisti dei sociologhi marxisti e fra i meno
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metafisici dei semiotici strutturalisti, è quella della natura contraddittoria e compromissoria di ogni testo letterario, sempre costituito, e anzi tanto piú costituito quanto piú si tratta di un testo di grande valore, da elementi di tensione, mai rappacificati. Mi pare anzi che nell'analisi della Phèdre persistesse in qualche punto — forse per influsso dell'immagine spitzeriana della klassische Dämpfung, proprio da questo autore suggerita, o comunque per influsso della poetica classicistica di Racine — l'idea che la forma letteraria, ubbidendo al principio strutturalistico della coerenza, è sempre equilibrante e rappacificante delle proprie interne e profonde tensioni; mentre qui mi pare che l'interpretazione tutta della « formazione di compromesso » vada nella direzione della messa in rilievo di contraddizioni e tensioni anche formali.
La proposta teorica di Orlando, verificata per ora su un certo numero di testi appartenenti a un arco abbastanza ampio della storia letteraria francese (dal Grand siècle a Baudelaire, Mallarmé e Proust) forse non ha ancora ricevuto l'attenzione che merita. I francesi, come è noto, si accorgono molto tardi dei contributi che critici di altri paesi recano allo studio della loro stessa letteratura (è accaduto con Benjamin, Auerbach, Spitzer, Luk[...]
[...]umero di testi appartenenti a un arco abbastanza ampio della storia letteraria francese (dal Grand siècle a Baudelaire, Mallarmé e Proust) forse non ha ancora ricevuto l'attenzione che merita. I francesi, come è noto, si accorgono molto tardi dei contributi che critici di altri paesi recano allo studio della loro stessa letteratura (è accaduto con Benjamin, Auerbach, Spitzer, Lukács e molti altri). Da noi l'interesse, nella discussione critica,
mi pare che sia stato notevole, ma le applicazioni e le verifiche concrete non sono state per ora numerose. (Orlando ricorda, nell'Introduzione, pp. 389, quelle di Siti, Paduano, Zatti e Fiorentino.)
Per questo mi pare opportuno offrire qui un nuovo esempio di applicazione, che non può essere naturalmente la lettura freudiana di un testo — non ci sarebbe spazio per essa in una recensione — ma un'ipotesi di lettura, che potrebbe diventare freudiana: dell'Aminta di Tasso. Indico schematicamente alcuni punti da cui potrebbe partire e svilupparsi l'analisi.
1. I testi teatrali presentano un problema filologico particolare: ogni loro messa in scena è in realtà un'edizione e rappresenta un incontro tra la volontà dell'autore, le esigenze pratiche della compagnia, l'occasione particolare in cui viene allestito lo[...]
[...]riformistica e le esigenze della corte impongono un finale diverso: nell'atto quinto « l'azione riparte da zero: su una scena che era divenuta funerea » si svolge un artificioso balletto di equivoci che si conclude con le nozze di Silvia e Aminta.
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Le brevi, dense pagine di De Angelis (che si leggono sotto forma di Postilla del traduttore in appendice alla Teoria estetica di Th. W. Adorno, Torino, Einaudi, 1975, pp. 5404
e 5914) mi pare che contengano alcune brillanti intuizioni e che indichino la direzione giusta per l'interpretazione del testo. E tuttavia il discorso di De Angelis, inevitabilmente sommario e volutamente polemico, soffre di alcune manchevolezze:
a) non si misura con la lettura piú fine, esperta e circostanziata prodotta da un critico che pur si allinea all'interpretazione tradizionale, quella di Mario Fubini (« Aminta » intermezzo alla tragedia della «Liberata*, pubblicata come introduzione all'edizione dell'Aminta, Stamperia Tallone 1967 e anche come saggio a sé sul « Giornale storico della letteratura it[...]
[...]e », come è stato ben messo in rilievo da alcuni studiosi (dei quali, per brevità, ricordo solo Leo Marx, The Machine in the Garden. Technology and the pastoral Ideal in America, New York, Oxford University Press, 1974);
c) nei suoi rinvii a precise caratteristiche della storicità del testo, e allo spessore culturale e sociale in cui esso si inserisce, usa formule storiografiche troppo generiche, come « clima della Controriforma » e simili. Non mi pare opportuno, per esempio, parlare della ideologia controriformistica dell'« amore mistico », dimenticando quanta potente sensualità, fortemente corporea, ispirasse gli scrittori manieristici e quale complicato rapporto, fra realtà corporea e slancio spirituale ed estatico, ci fosse nei mistici e in molti poeti del tempo.
3. Il coro dell'Aminta, costituito da pastori, non ha solo la funzione di rappresentare simbolicamente sulla scena il pubblico che sta in platea, di seguire e commentare lo svolgimento della vicenda, di farsi raccontare dai personaggi gli avvenimenti che si sono svolti fuori s[...]
[...]silvestre e nemica della civiltà, che pure dimostra di essere sin troppo esperto di quella civiltà (« il secol d'oro è questo,/ poiché sol vince l'oro e regna l'oro » — e parla dell'oro come denaro e non di quello metaforico), aveva indicato come suo principale nemico proprio colui che aveva insegnato « primo a vender l'amore » (v. 783); ma il satiro appunto, creatura ambigua anche lui, è destinato nel dramma a fare una ben magra figura.
4. Non mi pare che si possa dire, con De Angelis, che c'è un movimento iniziale della vicenda verso la tragedia che a un tratto si ribalta e conclude in favola pastorale; non c'è,
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per dirla schematicamente, un prima e un poi (da mettere in rilievo con un improvviso salto nella recitazione o nell'uso delle luci e di altri espedienti); ma si può dire, usando un modello analogo a quello di Orlando, che in tutto il testo, e nella sua interna contradditorietà, ci sono un sopra e un sotto, il numeratore e il denominatore di una frazione. Al numeratore si devono riportare molte delle posizioni esp[...]