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Il segmento testuale Marsiglia è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 36Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Angelo Muscetta, Memorie del cavaliere Angelo Muscetta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]prendevamo lo spumone dell'epoca, e cioè 1 soldo quattro
(1) Di pomeriggio
MEMORIE DEL CAV ANGELO MUSCETTA 55
giarrette di neve zuccherato, con colori variopinti, anche se non nocivi (I), e dalla sera, specie d'inverno, al Teatro dell'Opera ossia l'Opera dei pupi. Quando avevamo il borsellino pieno, prendevamo i primi posti, 2 soldi. Ero felice.
Le cose andavano maluccio, il capitale di mio padre andava assottigliandosi, e ricordandosi che a Marsiglia vi era un fratello di zio Sabino (che in seguito conoscerete), scrisse mio padre a lui, se emigrando a Marsiglia, potesse trovare lavoro. La risposta fu favorevole, e se non erro, verso la fine dell'anno, pare nell'agosto 1888 (sono in questo momento un poco smemorato), mio padre partí per Marsiglia, ove fu accolto da questo zio, fratello di Sabino suo cognato, molto fraternamente; scrisse a noi che aveva fatto buon viaggio, e che aveva trovato lavoro presso una raffineria di zucchero, situata Gran Chaimen d'Aix (2) guadagnando lire 2,60 al giorno, portando da un punto all'altro molti sacchi sulle spalle (lavoro che non aveva mai fatto) e spesso faceva dello straordinario, e cosí la sua mercede si arrotondava a lire 3 e anche 3,30 al giorno. Pagava 1,20 di pensione presso una buona famiglia sarda, il di cui titolare era chef (ossia capo del reparto in cui lavorava) che prese tanto a ben [...]

[...]alla finestra (per non dire altro). Venne l'indomani, avevamo passato il terribile golfo, e il mare si calmò, e sopravvenne anche la fame. Solamente, una triste sorpresa ci aspettava. Durante la tempesta i cavalloni di acqua dal mare andavano a finire in coperta, e tutta la provvista, con la biancheria inzuppata di acqua salata, [era] impossibile mangiarsi, ma qualche marinaio ci venne in soccorso con qualche galletta. Arrivammo come Dio volle a Marsiglia alle ore diciannove e trenta con diverse ore di ritardo. Il vapore approdò quasi alla banchina, e nell'affacciarmi riconobbi, malgrado la modesta luce del gas che illuminava il porto, il povero papà che ad alta voce chiamai, e mi rispose. Credetemi, scrivo e sento il tremito di quella voce di circa cinquantacinque anni or sono. Però data l'ora tarda, non poteva aver luogo la visita sanitaria, ma una commissione di donne si recò dalle autorità, e con l'attenuante di aver fatto un disastroso viaggio, ottennero eccezionalmente, dopo una visita sommaria, di sbarcare.
L'incontro fra noi e il pove[...]

[...]ulevard St. André poco distante da noi; e ritirandomi a casa raccontai in famiglia tale incontro.
Le cose mie andavano benino, lo sviluppo cresceva giorno per giorno ma il mestiere scelto di ciabattino non era adatto per me, giovanotto svelto, 'e perché rio? di alte vedute, era un mestiere adatto per un vecchio. Una mattina nel recarmi a fare delle compere di certi articoli per il mio lavoro, passando per il corso della strada principale che da Marsiglia portava a Aix, lessi nella vetrina di un grande negozio di scarpe (non potevo uscire dalle scarpe) due cartellini uno in italiano e l'altro in francese: « Cercasi ragazzo, per commissioni dai dieciquindici anni ». Entrai nel negozio, ma di francese non conoscevo che buon giorno, buona sera; grazie, arrivederci. Chiesi del proprietario il quale era oriundo genovese, e capiva e parlava bene l'italiano, perché come ho detto innanzi, quel rione era abitato da migliaia d'Italiani: un simpatico uomo sulla trentina, al quale riuscii molto simpatico. Ma mi fece comprendere che non poteva assumermi in[...]

[...]e vendere quel poco di oro rimasto in casa, e qualche piccolo risparmio accumulato. Verso il 10 dicembre, sempre di quell'anno, si ammalò mio padre di broncopolmonite, e dopo pochi giorni lo stesso male colpi anche mia madre. Intanto per far fronte alle spese di medici e medicina, incominciai a vendere qualche poco di biancheria di tela nuova (che faceva parte del corredo di mia madre), né sapevamo a chi rivolgerci. L'unico parente che avevamo a Marsiglia si era diviso dalla moglie, e l'aveva obbligata imbarcarsi per l'Italia, e lui con due figlie se ne partì per Nev Jorch. Fu tale lo squallore, le mie piccole sorelle piangevano per i genitori ammalati a cui mancava il necessario. Qualche vicino ci soccorreva, ma non sufragava. Credetemi, non esagero, il 24 dicembre dell'anno 1889, vigilia di Natale, non fu acceso il fuoco. Il 25 dicembre, giorno di Natale, preso dalla disperazione, presi un coltello (non mancando raccomandare le sorelline di vigilare i genitori), presi una cesta ed andai in campagna, tagliando e raccogliendo della cicoria sel[...]

[...]ello che avevo fatto in silenzio per la mia famiglia, ed a testimoniare tale narrazione (che potrebbe essere ai lettori miei superstiti,. figli, nipoti ecct. esagerazioni) sarebbero il primo Antonio Spaccamonte, attualmente spedizioniere sulla Piccola Velocità di Avellino, e gli eredi di Elena Pappacena di Sarno, ma che avevano dei parenti sulla strada di PianodardineAtripalda. Ho nominato lo Spaccamonte, perché in quell'epoca era mio compagno a Marsiglia, ed una domenica girammo diverse case, non ci riuscí trovare un mazzo di carte italiane per farci una partita, e finimmo in un caffè dove vi era un ballo pubblico (e di questi ne abbondava Marsiglia) e si ballò fino a sera tardi.
Ai principii di luglio, sempre di quell'anno, mia madre fu presa di nuovo dalla nostalgia dell'Italia, ma non avevamo mezzi, il nostro padrone di casa, un Ebreo fino al midollo, minacciava metterci fuori di casa, e mia madre lo tacitava (perché mio padre non sarebbe stato capace) di aspettare qualche giorno, perché da un momento all'altro Cl doveva arrivare un vaglia dall'Italia: vaglia che non doveva arrivare, perché la vera intenzione, (confesso la verità) di mia madre, era quello
di non pagarlo, perché milionario, e si era rifiutato di farci un piccoloaccom[...]

[...] miei genitori, che volevano rimpatriare, e si rammaricò tanto. Volle vedere i miei genitori per disuaserli da tale decisione, ma non ci fu verso. Voleva per forza.
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farmi rimanere con lui, come un figlio, assumendo qualunque responsabilità, ma specie mio padre non ne volle sapere.
Decisi allora di darmi da fare, per le dovute pratiche. Avevo saputo che per le famiglie bisognose vi era una disposizione del console italiano a Marsiglia: concedeva il viaggio gratis, però senza vitto, naturalmente dopo le burocratiche pratiche di accertamento di famiglia povera. Intanto il tempo stringeva, il padrone di casa minacciava lo sfratto. Io conoscevo Marsiglia palmo per palmo, e tutte le mattine alle nove mi recavo al palazzo del console alla Rue Canebière per vede re se la pratica nostra era ultimata. L'usciere capo, un tipo nervoso, non mi dava neanche il tempo di domandare, e mi mandava fuori dalle scatole. A furia di andare, a furia d'insistere tutti i giorni, una mattina non vi era quell'usciere capo, che tanto aveva preso ad odiarmi, e con buoni modi cercai persuadere quello di servizio, perché mi avesse annunziato al Console Generale. Questo si mise a ridere e mi rispose: — Ma siete pazzo, volete essere ricevuto dal Console? Se mai, al suo s[...]

[...]te partimmo alla volta del porto, scaricammo le masserizie in un angolo, verso le dieci passammo la visita in breve per la sola formalità, ed alle undici del giorno 12 [correggi: 2] agosto del [1891] sul vapore r« Marco Minghetti » di Palermo] c'imbarcammo, prendendo posto (unito ad altri emigranti, forse pili poveri di noi) in coverta (1). Alle tredici incominciammo a bordo il primo pasto, e si partì alle ore sedici, tempo bellissimo. Salutammo Marsiglia col suo grande porto, e anche il santuario della Bonne Mère (2) della Garde, a cui rivolgemmo una preghiera, perché ci facesse arrivare sani e salvi. Alla sera facemmo il secondo pasto con appetito e tutta la notte fu deliziosa, mare bellissimo, contrariamente a quello burrascoso dell'andata. Col mare bellissimo e con la paura passata del padron di casa di Marsiglia ci sviluppò tale un appetito, che in meno di ventiquattr'ore avevamo esaurito la scorta che avrebbe dovuto bastare cinque giorni. Arrivammo a Genova alle ore tredici del giorno dopo. Fummo avvisati che potevamo scendere per sole quattro ore, e che alle ore diciassette dovevamo trovarci tutti a bordo. Sbarcammo io e mia madre per comprare qualche cosa, ma ci avvedemmo che i generi
(1) Ho ritrovato i dati esatti, segnati a matita, sul libretto di lavoro.
(2) La chiesa di NotreDamede laGarde (o della Bonne Mère ), che domina il porto: la statua della Madonna è collocata in cima al campanile. Q[...]

[...] abita attualmento lo spazzino Erricuccio, di fronte alla casa dove abitava Mariuccia alla ferrovia. Fu pattuito lire 12 mensili, compreso una stalluccia che si accendeva dal portone vicino a Santomauro. Col nostro piccolo carretto facemmo tre viaggi, per portare i letti, materassi, un comò e una colonnetta, residui della mobilia di Benevento, perché il resto fu tutto venduto. Questa residua di mobilia la rimanemmo a Saviano, quando partimmo per Marsiglia,
e finalmente mia madre fu sodisfatta per questo trasloco e che tu l'ultimo.
Fuori i Platani, e propriamente di fronte al nuovo Ospedale, vi era una fabbrica di vetro soffiato, ossia vetro ordinario chiamato comunemente niretti e carrafoni. Questa fabrica [era] gestita da Luigi
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Masullo, vecchia conoscenza di mio padre, il quale ci accordò un credito che non doveva superare le lire 100, credito che veniva estinto appena venduta la merce, ripigliando l'altro. Il lavoro procedeva benino, e si arrivava fino alla provincia di Foggia. Io mi sentivo umiliato guidare quel carre[...]



da Carlo Muscetta, [Saggio introduttivo a] Angelo Muscetta, Memorie di un commerciante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]olta le cambiale. Se una volta gli scappa anal f abeto, poi sempre analfabeta. E non é detto che i vocaboli meno comuni siano scritti più scorrettamente. Dice i «paesi viciniori » e ironizza. su «i preliminari di pace» di un burbero benefico zio. Segni di buona volontà si notano perfino nei nomi italiani e stranieri, sicché Iclesias é raddrizzato in Iglesias, ad Ex, qualche pagina dopo, felicemente contraddice Aix, e la Bonne Mère de la Garde di Marsiglia due volte gli sovviene, anche se un'altra volta lo abbandona a un Bonne Maire.
Per commerciante di provincia, mio padre era un uomo tutt'altro che incolto (come vedremo): senza di che non avrebbe potuto neppur concepire e comporre la sua «narrazione » (come la chiama). Sui lontanissimi rudimenti di una terza elementare interrotta al secondo mese di scuola in Italia e di un «certificat d'instruction primaire », conseguito di volo in Fran cia a tredici anni, si erano accumulate nella maturità decennali letture di tre e anche quattro quotidiani. Abbastanza per fargli scrivere correttamente «rip[...]

[...]a. E lo stesso ho fatto per malte altre, quando erano evidenti le intenzioni espressive di cui erano cariche. Così il lettore troverà «la Terza Elementare Francese» di cui mio padre era orgoglioso quanta una «Laurea Universitaria »; e i segni di sbeffeggiamento per l'avarizia dell'« Ebreo padrone di casa ». o d'un sentimento di rivalsa, di tipo nazionalproletario, nel ricordo delle povere « famiglie Algerine » e delle « famiglie Italiane » che a Marsiglia abitavano accanto alle «famiglie francesi ». Non mi pareva giusto soffocare il brivido estetico dell'« esagerata Bellezza » ammirata al San Carlo, o rimpicciolire il narcisismo del giovane mercante (« ero diventato l'Idolo di tutta la clientela eletta»), o contenere un moto di storica indignazione per la «Barbaria Tedesca» ai tempi della prima Guerra Mondiale. Con lo stesso criterio di rispetto per i sentimenti religiosi dell'autore, ho restituito a qualche buon «dio» fraseologico e a qualche trascurata «provvidenza» la maiuscola che di solito non manca e che é caduta in. mezzo a tanto spreco[...]

[...]tere ad un autentico duello tra il « barbaro » e il o demonietto »:
— Che vuoi tu, monello? chiese a Giovanni con modo irascibile.
— Debbo parlare alla vostra padrona, rispose il fanciullo con
risolutezza.
— Tu! Oh! Oh! com'è curioso!
Il portinaio si pose a ridere sgangheratamente torcendosi le acu
minate punte dei baffi.
Lascio a voi il confronto con la brevissima scena di mio padre tredicenne alle prese con l'Usciere Capo del Console di Marsiglia (« un tipo nervoso ») e son sicuro che parteggerete senza sforzo per il ragazzo, stupefatto di non essere riuscito a conquistarsi la simpatia del bisbetico personaggio (« di questo non mi potevo rendere ragione: mentre tutti mi volevano bene, costui mi odiava »). E vi lascio il confronto con le macchinose agnizioni dei romanzi d'appen
MEMORIE DI UN COMMERCIANTE 41
dice, quando leggerete i graziosissimi episodi della promessa sposa riconosciuta fra le clienti di una fiera, e quello di Amelia, la bambina «che cresceva bellissima» e che egli tenne tra le braccia ragazzo, divorandola «con baci [...]

[...]melia diventano
provette » commercianti accanto a lui, in un'azienda ormai tutta sua, che prospera a gonfie vele. Il senso di questo ritmo narrativo si manifesta anche nell'iterazione di frasi epiche (« eravamo tanto felici da invidiarci vicendevolmente », dice della prima moglie) opportunamente variate (« eravamo tanto felici, che abbracciavamo il lavoro a pieni mani », dice di mia madre). Lo stesso si può osservare per le due traversate NapoliMarsiglia e viceversa, entro le quali son comprese le pagine più riuscite di questo racconto, dove l'autore si oblia con maggior piacere al suo narcisismo autobiografico.
Ciò che é essenziale di una «odissea» mio padre mostrava di saperlo, non tanto per quella « fortuna nella sfortuna » che torna a
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rifulgere nel suo cielo, quanto perla posizione centrale dell'« uomo» che irraggia simpatia intorno a sé, oggetto onnipresente d'ispirazione per la Musa, a cominciare dal principio. Chi è questo ragazzo che crediamo di aver già conosciuto nel Cuore e che invece è senza infanzia e senza c[...]

[...]é erano borghesi veri (e non fantocci polemici di un populismo quarantottesco) si erano contentati che « il dono di piacere » arridesse al destino del « figlio d'oro » (come lo chiamava mia nonna) : « l'unica Spalla forte » (come diceva nonno Amato, che in queste memorie vive solo di riflesso, circonfuso di tenerezza, ma, almeno una volta, in una immagine di lirismo straordinario per una prosa tutta fatti, 'la sera in cui il piroscafo attracca a Marsiglia...).
L'ultima pagina del racconto in qualche modo lo compie, can. le gesta del nostro fatato personaggio, in un episodio abbastanza significativo: l'incontro con un grande commerciante di vini che, rovinato dai saccheggi dei tedeschi, sul finire della prima guerra mondiale, aveva ripreso i suoi traffici ed era venuto dalla Francia a fare acquisti in Italia: «volle condurmi a cena nel buffet, e mi
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accorsi che aveva per me già una simpatia » (narra mio padre, che s'improvvisa mediatore, lo accompagna in giro e realizza il più spettacoloso affare della sua vita). Ma (( la gi[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Marsiglia, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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