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Il segmento testuale Manzoni è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 207Analitici , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...]etteraria sottraendola all'arbitrio deI gusto individuale per farne, invece, un'espressione delle grandi correnti culturali e ideali.
Cosí gli appunti o spunti sparsi di Gramsci sono assai suggestivi non solo per lo storico letterario, ma anche per il critico autore di monografie (di monografie, però, idealmente sciolte, sempre, in una storia coerente ed organica!), inteso a studiare questo o quello scrittore. Valga qualche esempio a chiarire.
Manzoni interessò Gramsci soprattutto per la parte ch'egli ebbe nella annosa « questione della lingua » e per quanto poteva giovargli a delineare quella storia dei gruppi intellettuali italiani che era tra le sue ambizioni maggiori. Manzoni, cioè, lo interessò soprattutto per la sua posizione ideologica di « moderato » e di cattolico; e per questo egli studiò seriamente l'atteggiamento psicologico dello scrittore nei riguardi dei suoi personaggi « popolani » ed « umili » : « questo atteggiamento è nettamente di casta pur nella sua forma religiosa cattolica; i popolani, per il Manzoni, non hanno " vita interiore ", non hanno personalità morale profonda; essi sono " animali ", e il Manzoni è " benevolo " verso di loro,
1 L. V. N., p. 79.
Giuseppe Petronio 239
proprio della benevolenza di una cattolica società di protezione degli animali... L'atteggiamento del Manzoni verso i suoi popolani è l'atteggiamento della Chiesa cattolica verso il popolo: di condiscendente benevolenza, non di medesimezza umana... » '.
Un tale giudizio può essere accettato o rifiutato; va, a dir meglio, discusso, concretamente, filologicamente, ad accertare se ed entro quale misura sia esatto e rispecchi la mentalità del Manzoni, quale essa ci si manifesta in concreto nei Promessi sposi. Ma qualora esso risulti esatto, in tutto o in gran parte, esso spiana la via ad un nuovo giudizio estetico del romanzo, o, in genere, dell'opera manzoniana: il giudizio che del Manzoni aveva dato il De Sanctis è tutto legato alla sua distinzione tra « liberali » e « moderati » e « democratici », alla sua persuasione, una cinquantina di anni dopo la pubblicazione del romanzo, che occorresse ora assorbire l'ideale nel reale, come stava infatti facendo il nuovo realismo o naturalismo europeo. E da questa sua concezione del rapporto, nei Promessi sposi, tra ideale e reale nacquero tutti i suoi saggi, fino alle piú minute osservazioni puntuali. Piú tardi la critica letteraria italiana, seguendo il processo involutivo della nostra cultura e della nostra società, si sforzò di elim[...]

[...]ale, come stava infatti facendo il nuovo realismo o naturalismo europeo. E da questa sua concezione del rapporto, nei Promessi sposi, tra ideale e reale nacquero tutti i suoi saggi, fino alle piú minute osservazioni puntuali. Piú tardi la critica letteraria italiana, seguendo il processo involutivo della nostra cultura e della nostra società, si sforzò di eliminare il peso del reale nel romanzo per accentuare quello dell'ideale:
« nell'arte del Manzoni — scrisse una volta il Momigliano —l'ideale sovrasta la realtà, la domina e le dà valore, cioè la chiave della sua poesia è in cielo e non in terra » 2.
Accettare invece la posizione di Gramsci significa vedere in modo nuovo il rapporto tra ideale e reale, notare le « notevoli tracce di brescianesimo » 3, di spirito aristocratico, di tradizione controriformistica che sono nel libro, e rendersi conto, quindi, della psicologia dei personaggi, del taglio di certe scene (per un esempio, quelle di folla: i tumulti a Milano), dello stile e della lingua, e intendere, quindi, i limiti della Popolari[...]

[...] aristocratico, di tradizione controriformistica che sono nel libro, e rendersi conto, quindi, della psicologia dei personaggi, del taglio di certe scene (per un esempio, quelle di folla: i tumulti a Milano), dello stile e della lingua, e intendere, quindi, i limiti della Popolarità del romanzo. Non è un caso, perciò, che dalle pagine di Gramsci abbiano preso le mosse le pagine piú nuove e piú notevoli che si sono avute in questi ultimi anni sul Manzoni: da quelle di Natalino Sape
L. V. N., p. 73.
2 In L'esame, I, 199, pp. 656.
3 L. V. N., p. 77.



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Seroni, La distinzione fra «critica d'arte» (estetica) e «critica politica» in Gramsci, il concetto di «lotta culturale» e le indicazioni metodiche per un nuovo storicismo critico in Studi gramsciani

Brano: [...]n guardia il lettore, che non si tratta dell'arte dello scrittore, ma di un atteggiamento morale del critico determinato dalle necessità di una lotta culturale diretta contro certi vizi tradizionali dell'intellettuale italiano 2;
b) lo Zola di De Sanctis. Non mancano ancora oggi lettori frettolosi che attribuiscono al De Sanctis della conferenza al Circolo t'ilciogico di Napoli e dei noti saggi su Zola un ripensamento circa la. portata del caso Manzoni. Ora, in questo esempio, gli elementi fonda
1 L. V. N., p. 7.
2 R., p. 140.
Adriano Seroni 265
mentali sono assai evidenti e chiari: la lotta condotta dal De Sanctis pet una cultura realistica porta il critico, sul piano culturale, ad opporre ad uno scrittore fra i grandissimi qual è Manzoni uno scrittore di minor statura come Zola. Ma, leggendo senza prevenzioni culturali le pagine desanctisiane su Zola, ben ci si accorge che mai al critico si affaccia l'intenzione di diminuire la portata artistica dell'opera manzoniana. È invece in questione una critica all'atteggiamento ideologico manzoniano. Ed è qui che s'innesta la tanto discussa notazione gramsciana sull'atteggiamento morale del Manzoni verso gli umili (e si potrebbe riproporre la distinzione fra « amore » e « ammirazione » e il metodo del « distacco », oggi s'intende, proposti da Gramsci per Dante). Ma, d'altra parte, l'« appassionato fervore » polemico proprio degli scritti desanctisiani su Zola giova, ci pare, alla stessa felice determinazione e caratterizzazione della « novità » di certi personaggi dello scrittore francese. (A questo proposto, mi sia consentito di rinviare ad un mio scritto su De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna)1.
Esempi negativi
Il fatto che si sia accennato a serie di esempi positivi (ne [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]tuali ») che tendono a costituirsi con fisionomia e aspirazioni determinate (storia di cose e individui concreti al posto di nozioni vaghe e nebulose).
D'altronde, se Gramsci risente di tutto un clima culturale nella valutazione dei secoli XVII e XVIiIiI, e nella limitata attenzione rivolta, per esempio, all'opera degli scienziati, di nuovo l'analisi dei suoi giudizi dovrà farsi molto attenta per quel che riguarda 1'800. Dalle considerazioni su Manzoni (Manzoni di fronte a Tolstoi nel rapporto col popolo) e su Gioberti, al peso attribuito a De Sanctis e alla sua opera, è tutta una serie di nette prese di posizione su argomenti centrali della cultura italiana. Finché ritroviamo il punto nodale costituito da Hegel in Italia, ossia delle posizioni di Spaventa e Labriola, di Croce e Gentile.
E proprio qui si colloca l'originalità della gramsciana filosofia della prassi, col suo giudizio rapido, ma chiaro e indicativo, sul valore di Labriola: («,i1 Labriola, affermando che la filosofia della prassi è indipendente da ogni altra corrente filosofica, è aut[...]



da Massimo Mila, L'antico e il progresso nel carteggio tra Verdi e Boito in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]nostra lettera aveva per tema lo studio d’una grande opera d’arte » (Lettera 107). Verdi si baloccava con la scala enigmatica d’un’Ave Maria, e Boito quasi lo prendeva in giro: « Molte Ave Maria ci vogliono perché Lei possa farsi perdonare da S. S. il Credo di Jago » (Lettera 115). Salta fuori perfino (nota alla Lettera 117) la notizia sorprendente del progetto verdiano d’un poema sinfonico su La notte dell’innominato, ne parlò in un articolo su Manzoni e Verdi ne « La Lettura » nel giugno 1923, un misterioso X. Y., che asseriva di tenerne il racconto da Boito, con particolari circostanziati sulla trama sonoranarrativapsicologica del lavoro.

Perciò si capisce la prontezza con cui fu accolta da Verdi la proposta del Falstaff, sapientemente architettata da Ricordi con la complicità di Boito. « Facciamo addunque Falstaff! Non pensiamo pel momento agli ostacoli, all’età, alle malattie! Desidero anch’io di conservare il più profondo segreto (...): nissuno deve saperne nulla! (...). Intanto Voi, se vi sentite in lena, cominciate pure a scrivere[...]

[...]costumi, di regìa e di cantanti. Verdi spedisce Boito di qua e di là, ad ascoltare soprani e contralti (la parte del protagonista era da sempre destinata a Maurel, anche se Verdi gliela faceva cader dalPalto). Come Quickly, Boito avrebbe visto bene la giovane Guerrina Fabbri, che infatti lo diventerà, ma assai più tardi, con Mugnone e poi con Toscanini. Per la « prima » Verdi preferì la più esperta Giuseppina Pasqua. In un Don Pasquale al Teatro Manzoni pareva a Boito « d’aver riconosciuto un buon Ford e una buona gaja comare » (Lettera 146). « La voce del basso è bella, è giusta e sana e giovane. L’individuo mi pare intelligente, bisognerà che si liberi dalle vecchie tradizioni dei buffi italiani che nel D. Pasquale vanno bene ma che nel Ford sarebbero una bestemmia ». Sempre c’era in Boito questa volontà di rottura col passato, che Verdi non condivideva. L’arrabbiatura che si prese quando il critico Noseda riferì sul « Corriere della Sera » da Berlino, dove

il Falstaff era stato rappresentato il 6 marzo 1894: « Fa piacere annunciare un [...]



da Franco Fido, Saggi e studi. Giacinta nel paese degli uomini: interpretazioni delle «villeggiature» in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]Amori di Zelinda e Lindoro: «La commedia è di grande intreccio, di gran passione... » (Opere, xiv, 299).
7 Cosí ORTOLANI, in Opere, Ix, 1333.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 377
critica ha sempre riservato ai romanzi del Chiari, anche quando si tratta di opere ricche di trovate narrative e di idee.
Di Fatima, la fanciulla ancora innamorata dello sposo che la ripudia per una schiava, poté ricordarsi il Manzoni (che vide con ogni probabilità La sposa persiana a Venezia l'8 febbraio 1804 8) per il personaggio di Ermengarda: « Caddi qual fior sul campo, colto dai rai del sole... » (iv, 10). Ma non fu Fatima, bensí la sua appassionata rivale Ircana, interpretata dalla seconda donna Caterina Bresciani, a sedurre il pubblico veneziano e a indurre quindi l'autore a seguirne le vicende in altre due commedie.
Come agli inizi della sua carriera 9, e come piú tardi nei testi parigini per Arlecchino e Camilla, Goldoni si abbandona dunque alle sollecitazioni di un forte temperamento drammatico, le asseconda, e[...]

[...]ome poi nelle Smanie l'invito a Guglielmo a villeggiare con Filippo e Giacinta): « Se mi soddisfi in questo, teco sarò qual fui; / Ti crederò mio caro, piú non darotti un duolo, / Tutto soffrir m'impegno, con
8 Recitata dalla compagnia di Salvatore Fabbrichesi al teatro San Giovanni Grisostomo: cfr. ORTOLANI, Nota storica alla Sposa persiana, in Opere complete, Venezia, Ed. del Municipio, 190760, xxiv, 215; e FERRANTE, 1961, p. 82. Come è noto, Manzoni fu a Venezia dall'ottobre 1803 al marzo 1804.
9 Mi riferisco naturalmente ai ruoli scritti alla fine degli anni 30 per il « Pantalone » Francesco Golinetti, dal Momolo cortesan in poi: v. Mémoires, I, 40 (Opere, I, 185 sgg.). In vista dello stimolo che la Bresciani e poi a Parigi la Veronese esercitarono sulla fantasia di Goldoni, andrebbe riformulata meno recisamente l'osservazione in sostanza giusta che « il rapporto personaggioattore va certamente diminuendo di importanza a mano a mano che il personaggio vive entro un piú organico rapporto con altri personaggi e attinge una verità sempre [...]



da Giuliano Briganti, Barocco, strana parola in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: [...]matici5 di origine prevalentemente germanica e, soprattutto, rendersi conto della necessità di un serio chiarimento. Per giungere alla certezza della condizione negativa nella quale si trova oggi quel termine, il metodo semantico risulterà utilisBAROCCO> STRANA PAROLA

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simo, nè, prima di averlo sperimentato, si dovrebbe ancora adoperare la parola ‘ barocco5 nella storia delle arti figurative.

Con la consueta lucidezza, già scrisse il Manzoni che è ‘ condizione comune a tutti i vocaboli destinati a rappresentare un complesso d’idee e di giudizi quella di essere intesi più o meno diversamente dalle diverse persone5. A questa sorte si deve se il termine di ‘barocco5 si è prestato a continue molteplici definizioni e se il tentativo, esperito nei testi di storia dell5arte, di trovare un impiego comprensivo alla parola, risulta compito impossibile. La ragione di ciò, per adoperare un metodo comune ai semantici, si può stabilire in tre punti. Primo, la parola: il suo significato immediato è assolutamente ambiguo e polivalente; secondo: [...]



da m.m.[M. Marchi], scheda sintetica di «Officina» (1955-1959) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]a liquidati i miti « dell'individualismo romantico, dell'evasionismo decadente, del conformistico anticonformismo dei poeti borghesi » partecipasse in modo davvero incisivo e responsabile alla risoluzione dei problemi della società e dell'uomo contemporaneo. In questa prospettiva si situano le riletture della recente tradizione letteraria alle spalle, per misurare distanze e rinvenire agganci (« Pascoli » di Pasolini, « Leopardi » di Leonetti, « Manzoni » e « La scapigliatura » di Romanò, « Serra » e « I crepuscolari » di Scalia); gli interventi di più esplicita teorizzazione dei motivi di poetica (si vedano le citate Analisi criticobibliografiche di Romanò); le inquietanti prese di posizione pasoliniane sullo « sperimentalismo » a carica polemicoeversiva; e, naturalmente, la pubblicazione dei testi creativi che l'intera équipe dei redattori, ad eccezione di Scalia, andava producendo.
Fra i suoi « ospiti » Officina accolse Gadda, Caproni, Bertolucci, Luzi, Bassani, Ungaretti, Sbarbaro, Penna, Rebora, Volponi, Erba e Pagliarani. Le presenze [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Manzoni, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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