Brano: [...] un'inchiesta condotta dall'A.C. a Milano: nella capitale lombarda la frequenza alla messa festiva sarebbe variata, nelle varie parrocchie, con percentuali dal 14 al 36% (i giovani dal 6 all'8%, gli uomini dal 3 al 4%); il precetto pasquale avrebbe invece il 38% della popolazione mentre la dottrina domenicale solo l'1%.
Il prospetto più esauriente sulla pratica d'un capoluogo medio di provincia é stato dato da don Aldo Leoni (13) a proposito di Mantova che, nel 1948, l'anno base delle sue statistiche, contava 56.262 ab. suddivisi in undici parrocchie. In quell'anno, su 60 nati (sic), 9 non furono battezzati (o almeno non risultarono battezzati nel febbraio '49), 5 matrimoni su 383 e 4 funerali su 699 furono celebrati col solo rito civile. Alla messa festiva soddisfaceva normalmente più d'un terzo della popolazione (35%): delle donne il 47%, degli uomini il 24% (cioè neppure un quarto). Tra costoro i giovani erano il 31%, gli adulti il 17%. Il precetto pasquale era osservato dal 57% della popolazione obbligata, con la solita prevalenza delle[...]
[...]i missione dove il distacco tra clero e popolo è ormai totale.
Anche per le parrocchie rurali tradurre in cifre il processo di scristianizzazione che va pervadendole é impossibile per la mancanza di statistiche già deplorata a proposito di quelle urbane. Il solo studio scientifico a cui é possibile rifarsi é, anche qui, quello purtroppo assai circoscritto del Leoni, che concerne, come s'è visto, una diocesi eminentemente agricola. La diocesi di Mantova per() ha il vantaggio di essere limitrofa di tre regioni — la Lombardia, il Veneto e l'Emilia — notoriamente assai diverse per il loro carattere religioso, e può assurgere quindi a un valore di testimonianza assai singolare. Il Leoni ha riassunto complessivamente la situazione religiosa del mantovano in questi termini: a Abbiamo potuto stabilire che nel sec. XVI tutti gli abitanti delle campagne e della città, fatte rarissime eccezioni, erano osservanti, sicché non si scorgono differenze né tra le classi sociali, né tra i sessi, né tra una generazione e l'altra. Nel secolo scorso il quadro era già molto diverso, presentando, tra le malte zone di ancor viva osservanza, parecchie altre zone di indifferenza religiosa, persino nelle campagne. Il qua
(16) in Problèmes missionnaires de la France rurale, Paris, 1945, ridotto in it. Nelle parrocchie di campagna a cura. di G. Barra, Brescia, 19[...]
[...]a politica e la lotta sociale dall'altra (i rapporti fra sesso e religiosità e età e religiosità sono ovvi e non vi indugeremo). Circa i fenomeni relativi alla distribuzione della popolazione si apprende tra l'altro che « dove c'è minor dispersione c'è una pratica religiosa più intensa e dove c'è maggior dispersione c'è una pratica più debole» (20) e che «ove minore é la densità, ivi abbiamo notato minor pratica religiosa» (21): infatti il Basso Mantovano — cioè la zona che presenta soltanto parrocchie notevolmente popolose, è il meno praticante (22). Ma anche la coincidenza tra le zone religiose e quelle pedologiche non é meno sorprendente: « Composizione, configurazione, giacitura altimetrica e grado di permeabilità del terreno ci spingono a riconoscere nel territorio diocesano una zona morenica e ghiaiosa, bibula, di alta pianura, corrispondente in gran parte a quella da noi chiamata, sotto l'aspetto religioso, Alto Mantovano, di intensa pratica cristiana, e due zone di bassa pianura, impermeabili, tagliate dal Po, l'una siliceocalcareocr[...]
[...]enta soltanto parrocchie notevolmente popolose, è il meno praticante (22). Ma anche la coincidenza tra le zone religiose e quelle pedologiche non é meno sorprendente: « Composizione, configurazione, giacitura altimetrica e grado di permeabilità del terreno ci spingono a riconoscere nel territorio diocesano una zona morenica e ghiaiosa, bibula, di alta pianura, corrispondente in gran parte a quella da noi chiamata, sotto l'aspetto religioso, Alto Mantovano, di intensa pratica cristiana, e due zone di bassa pianura, impermeabili, tagliate dal Po, l'una siliceocalcareocretosa, l'altra alluvionale argillosa, corrispondenti in gran parte rispettivamente al Medio M., di media pratica religiosa, e al Basso M., di scarsa pratica religiosa. Tale coincidenza sarà meramente causale o non indicherà un'influenza della diversa natura del suolo sulle varietà delle attitudini religiose? Propendiamo per la risposta affermativa, giacché a diverse strutture del
(20) op. cit., p. 138.
(21) op. cit., p. 139.
(22) op. cit., cfr. i dettagli specifici a pp. 52, [...]
[...]. cit., cfr. i dettagli specifici a pp. 52, 79, 91 e 137.
LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA 65
suolo corrispondono di fatto diversi generi di economia, diversi tenori di vita, che certamente incidono sulla struttura sociale e quindi anche sul fatto religioso» (23).
Il declinante movimento demografico e la crisi dell'istituto familiare sono — sempre secondo il Leoni — conseguenze del diminuito senso religioso. La diminuzione di fecondità nel mantovano è un dato incontestabile (nel quinquennio 19251929: 9565 nati vivi, pari al 24%; nel quinquennio 193034: 8607, pari al 21,6%; nel quinquennio 193539: 8074, pari al 19,9%); e altrettanto quella delle nascite illegittime, dovuta al maltusianesimo e alle pratiche abortive: ((la contrazione dell'indice delle nascite illegittime forse più della denatalità ci sospinge verso la stessa conclusione, che l'allontanamento della pratica religiosa incide negativamente sulla moralità coniugale e individuale ». Anche (( le famiglie patriarcali non esistono [ormai] più ». Già nel 1936 le famiglie con 7 e p[...]
[...]ice della società, é rimasto pressoché estraneo» (25): che non é poco.
***
Ma forse le osservazioni piú ghiotte si riferiscono ai rapporti tra la situazione sociale e politica da una parte e la religiosità delle popolazioni rurali dall'altra. Ed entriamo così nel terza aspetto della crisi della parrocchia: quello provocato dall'evoluzione sociale.
Non possiamo qui esporre tutti i dati raccolti dal Leoni a proposito della pratica religiosa nel mantovano secondo le varie classi sociali. Ci limiteremo a quelli relativi all'osservanza del precetto festivo e pasquale ricordando ch'egli suddivide le categorie sociali in sei gruppi: 1) proprietari terrieri, 2) affittuali diretti e mezzadri, 3) salariad e braccianti, 4) industriali e artigiani, 5) operai e 6) impiegati statali, ecc. Per il primo precetto l'osservanza raggiunge rispettivamente la media diocesana del 57, 54, 28, 37, 34 e 56%; per iI secondo quella del 66, 55, 35, 43, 35, 66. E cioè: la categoria dei proprietari terrieri si afferma su tutte le altre, seguita immediatamente dagli imp[...]
[...] fatto che 1/2 di essi (braccianti e salariati) siano assai poco praticanti, mentre gli appartenenti ad altre condizioni sociali (proprietari e fittavoli) sono del doppio più osservanti, non pue) lasciar dubbi sull'incidenza del fattore `condizione sociale' sul fenomeno religioso. Si sa infatti che nessuna professione, in genere, è più favorevole alla pratica religiosa di quella del lavoratore fissato sullo terra... » (26) e più oltre: «oggi nel Mantovano la piccola e media proprietà mostrano uno stretto legame con la pratica religiosa, mentre alla mancanza di proprietà va spesso congiunta l'indifferenza religiosa. E assai probabilmente questo stato di cose deve mettersi in relazione con la propaganda collettivistica, che trova terreno ostile tra i proprietari, ma molto adatto fra i proletari >> (27).
(Crediamo d'effetto accostare a queste statistiche d'una provin cia rurale i risultati d'un'inchiesta condotta per incarico del C.I.F. col metodo Gallup nel Gallaratese nel febbraio del '51. Il Gallara
tese — come il lettore sa é una zona ind[...]
[...],8%), il divorzio il 4,7% incondizionatamente, il 27% in certi casi. Vien da chiedersi se sia scalata la religiosità dei rurali o se invece sia risalita quella degli operai: ma forse é più giusto dire che si sono prudentemente equilibrate).
Per tornare alla solita fonte del Leoni — la più precisa e analitica — non abbiamo ancora osservato un particolare che costituisce come il leitmotiv dei suoi commenti statistici; e cioè il fatto che il Basso Mantovano, confinante con la «rossa Emilia» é, per co
(26) op. cit., p. 167.
(27) op. cit., p. 168.
68 CARLO FALCONI
stante coincidenza, la zona della diocesi in cui — in evidente nettissimo contrasto con le altre — l'indifferenza religiosa segna le punte più spinte, senza accennare a una sosta nel suo metodico affermarsi. Inutile dire che dei bambini non battezzati nel 1948, 29 su 30 appartenevano a questa regione; dei matrimoni civili, 14 su 15; dei funerali civili 17 su 22. Quanta al precetto festivo, mentre gli osservanti nell'Alto e Medio M. erano rispettivamente il 47 e il 36%, nel Basso M,[...]
[...]lti rispettivamente il 34, il 17 e il 10%; le femmine adulte, il 55, il 41 e il 32%). Ma sarebbe monotono continuare. Più interessante invece é constatare il moto accelerato dell'allontanamento del B. M. dalla pratica religiosa pur nel generale riflusso a cui sottostanno anche le altre due partizioni del territorio. L'osservanza del precetto pasquale nel 1885 e nel 1948 segnava queste percentuali (% della popolazione complessiva) nell'A. M. e B. Mantovano: 82,3 75 e 77% nel 1885; 69, 61 e 51 nel 1948, con uno scarto rispettivamente di 13,3 14 e 26. Poiché le condizioni sociali tra le tre regioni e specialmente tra la prima e la terza allo stato attuale non sono sostanzialmente dissimili, un motivo plausibile (oltre quello accennato della dispersione e della densità della popolazione) che spieghi il perché del regresso religioso del B. M. non può essere individuato che nel contagio politicosociale comunicatogli dalle terre emiliane con cui confina. Anche dal punto di vista politico, infatti, il Mantovano si distingue «in tre zone politiche as[...]
[...]hé le condizioni sociali tra le tre regioni e specialmente tra la prima e la terza allo stato attuale non sono sostanzialmente dissimili, un motivo plausibile (oltre quello accennato della dispersione e della densità della popolazione) che spieghi il perché del regresso religioso del B. M. non può essere individuato che nel contagio politicosociale comunicatogli dalle terre emiliane con cui confina. Anche dal punto di vista politico, infatti, il Mantovano si distingue «in tre zone politiche assai ben delineate, corrispondenti in gran parte alle nostre zone religiose. Si veda [nell'annessa cartina] quanto la parte alta della Diocesi differisce dalla parte bassa. Lassù tutto indica chiaramente come il Fronte [Popa lare] non abbia raggiunto il 50% dei voti nella maggior parte dei comuni; nell'oltrePo invece, sezione occidentale, addirittura la situazione é capovolta, mostrando che li il Fronte raggiunse almeno i '2/3 e spesso i 3/4 dei suffragi, mentre nella zona sudorientale é chiaro che il Fronte raggiunse e per lo più superò 1/2 dei voti. Tr[...]