Brano: [...] ».
Quattro Tèmpora tirò fuori la sua parola di poeta.
« FA l'orgia — disse — l'orgia notturna ».
Bucaneve ridacchiò e osservò che l'orgia è la virtù dei grandi e
degli eletti. Sulla storia romana c'è un'orgia dietro l'altra.
Libertario non sentiva. Aveva gli occhi addosso a Mangione. Sen
tiva il cuore battere forte e il sangue correva su e giù per le vene.
Una cosa che faceva impressione. Mangione se ne accorse e cercò di
non guardarlo, ma Libertario insisteva. Lo seguiva da ogni parte. An
che dietro l'albicocco. Anche dietro il muro di cinta. Allora, Man
gione si fece coraggio e gli si avvicinò. Gli parlò con voce calma,
suasiva. Da angelo custode.
« Tu l'hai con me! » disse Mangione. Libertario non rispose.
« Fu uno scherzo — disse Mangione — uno scherzo e nulla più,
te lo posso giurare. Tua moglie non l'ho neppure toccata ».
« Gli hai anche sputato addosso! » disse Libertario. II fiato alla gola
lo strozzava.
Mangione avrebbe avuto piacere che questa frase non fosse stata
detta ad alta voce. Così. Di fronte agli altri. Ma tan[...]
[...] gola e lo stomaco, disse ad alta voce (e la voce era troncata): « Federale. Mangione é entrato in casa mia. Ha preso con la forza la mia Pavana. E poi le ha sputato addosso ». Il federale aspettava queste parole. Ormai conosceva già da molto tempo Mangione e sapeva di lui vita e miracoli.
Disse: «Camerata, ci vogliono le prove! ». Il federale, chissà perché, sperava in cuor suo che le prove ci fossero. Quel Mangione ne stava combinando troppe. Ma Libertario era ormai troncato. Si guardò intorno, notò i quattro passi che lo distanziavano dagli altri ed ebbe le vertigini di quell'abisso. Si cercò le mani e se le strinse. Piagnucolò: « Federale io... sono cornuto! ».
« Ma le prove, le prove ci sono? » disse ancora il federale.
Non rispose. Non rispose piú. La testa gli girava per via di quella barriera oltrepassata. Allora, per la stanza, cominciò a girare la pancia di Quattro Témpora. Voluminosa. Potente. Entrava in mezzo ai fascisti. Strusciava le altre pance. Le cozzava. Le comandava come una regina. Ci fu una pausa. Una lunga pausa. Il federa[...]
[...]ino a un finestrone. Guardò la notte al di là dei vetri. Una notte regale e taciturna.
« Camerata! — disse il federale. — Se non ci sono le prove... ». Si mosse dal tavolino. Andò accanto a Libertario e gli parlò paternamente. « Sei stanco figliolo... Hai la barba lunga. L'uniforme scomposta. Hai bisogno di riposo, di calma... ». Gli mise una mano sulla spalla. Gli disse: « Coraggio. Ci sono passato anch'io ». Come se lui avesse avuto le corna. Ma Libertario era già lontano coi pensieri. Già diviso da quella gente. Era dentro alla casa accanto alla Pavana. O nel campo a frullanare il fieno. Qualunque cosa dicessero, qualunque cosa facessero, non lo riguardava più. La vera vita da vivere, da accettare
QUELLA VOLTA CHE VENNE IL FEDERALE 113
come sofferenza vera, era un'altra. Al di lá di quelle mura. Subito al di lá. Dove c'erano la luna, la notte, le case del paese, i campi addormentati, i grilli canterini, le rane, i muggiti di vacche partorienti. Tutte cose attaccate all'anima e alla carne.
Qualcuno lo prese per le spalle, dolcemente. Gli sus[...]