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Suggerimento: provare anche M.E.C.Il segmento testuale MEC è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 90Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Romano Ledda (a cura di), Dossier NATO in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 5 - 9 - numero 19

Brano: [...]gni credibilità la NATO cerca di darsi un nuovo volto, di riscoprire o far nascere una sua « vocazione democratica » per dirla col ministro degli Esteri Nenni. Ma può la NATO trovare questa vocazione? La sua natura, le sue ragioni di nascita e di esisten
I paesi europei membri del
za lo consentono? Che cosa è in realtà la NATO? Rispondere a questi interrogativi vuol dire ripercorrere le scelte fondamentali e la storia della NATO, descriverne i meccanismi, mettere in luce i suoi più autentici significati, rivelarne la poliedrica funzione. Ed è cosa agevole. Perchè la NATO si è presentata sulla scena politica mondiale
Patto atlantico. Basi NATO
con alcuni precisi e irrefutabili connotati. E' stata strumento, da un lato, di una lotta aperta al mondo socialista, e di una repressione crescente verso le aree del « terzo mondo ». E' stata, dall'altro lato, la struttura portante della difesa e del consolidamento dei regimi capitalistici dell'occidente europeo. Elemento unificatore di questi due aspet ti sono state la politica dei blocchi vo[...]

[...]i
attacco armato » contro una o più di esse. La vaghezza delle definizioni (cos'è un attacco armato? un incidente di frontiera o una invasione? cosa si intende per minaccia alla sicurezza? un mutamento di regime interno vi rientra?) conferma il carattere militare del Trattato. « Proprio per la presenza di termini tanto vaghi e così poco obbliganti — scriveva tempo fa il settimanale delle ACLI Azione sociale in una inchiesta sulla NATO — solo un meccanismo militare precostituito » può dare « un contenuto e una certezza di garanzia » a quegli articoli.
Non si può certo negare che alcuni fautori dell'Alleanza avessero in mente qualche cosa di più di un patto militare. Sta di fatto però che l'Alleanza si è concretizzata « tutta e soltanto in una struttura militare », ed è attraverso di essa che si è stabilito il vero rapporto tra gli Stati Uniti e l'Europa sul terreno politico ed economico: un rapporto di subordinazione dell'Europa agli, USA.
In uno studio sui problemi della NATO apparso su Lo Spettatore internazionale (numero 1, 1967) si[...]

[...]o 1, 1967) si riconosce che « spesso le scelte e gli indirizzi assunti in sede NATO hanno contrastato e contrastano con la prospettiva di distensione, e che l'organizzaatone in quanto tale può costituire un elemento di ritardo sul processo. Ma questo è dovuto non tanto alla influenza di Washington sugli europei, quanto alla egemonia dei militari (americani ed europei) sui civili ». Anche se così fosse, non bisognerebbe chiedersi attraverso quale meccanismo si è potuto arrivare a ciò? Ma non è così. Lo Spettatore coglie una verità parzialissima. All'interno dell'Alleanza non si sono verificati alcuni accidenti ne una dolorosa ma necessaria separazione tra obiettivi politici e militari. L'impronta militare è stata data dalla sua stessa natura, perchè: 1) l'Alleanza voleva essere uno strumento di pressione della potenza americana nei confronti dei paesi socialisti, sulla base della politica äi contenimento; 2) la struttura militare era l'unica che garantisse, grazie al rapporto di forza, un naturale dominio statunitense; 3) la « paura » del[...]

[...]icostruire il processo che ne ha fatto un'appendice dell'imperialismo americano può essere perciò di qualche interesse_ Vediamo prima di tutto gli aspetti specificamente militari e il modo con cui hanno inciso sugli indirizzi politici. Essi possono essere esaminati sotto diversi profili.
Il primo e più elementare è quello dell'organizzazione che si diede l'Alleanza. Fin dal primo Consiglio atlantico del 17 settembre 1949, venne messo a punto il meccanismo organizzativomilitare dell'Alleanza, ossia la NATO. (North Atlantic Treaty Organization). E tale sarebbe rimasto fino ai nostri giorni. Nel corso del 1950 (soprattutto alle sessioni di New York e di Bruxelles) esso venne puntualizzato con tre decisioni importanti che riguardarono: a) il potenziamento delle forze tradizionali degli alleati europei; il progetto, definito successivamente in un Consiglio atlantico a Lisbona, prevedeva l'allestimento di 100 divisioni e di 9.000 aerei; b) l'istituzione di un esercito integrato, sotto comando americano; c) l'adozione della « strategia in avan[...]

[...]e legittimo, oltre che politicamente accettabile. Il giurista Alberto Predieri nel suo studio su « Il Consiglio supremo di difesa » (organismo nazionale italiano) si chiede, ad esempio, fino a che punto « integrando la difesa italiana nella NATO », con i suoi organi che « impartiscono direttive ai singoli governi degli Stati », si siano « limitati i poteri » di quel Consiglio, in netto contrasto con l'articolo 87 della Costituzione italiana.
Il meccanismo è stato reso ancora più evidente dal fatto — non tecnico, ma poli
tico che il comandante
americano della NATO (Saceur) è contemporaneamente comandante di tutte le forze americane in Europa non integrate nella NATO (EUCOM). Se si considera che nell'arsenale della NATO le forze più importanti sono i bombardieri del SAC e la VI flotta americana nel Mediterra neo, e che essi non sono integrati nella NATO, si capisce subito quale sia il reale rapporto di dipendenza dagli USA.
Dobbiamo insistere brevemente su questo punto. Si tratta infatti di un potenziale militare atomico e missilistico[...]

[...]olitico che sottese alla nuova strategia militare. Basterà ricordare che il punto di partenza fu — una volta considerato che l'uso dell'atomica avrebbe toccato anche l'America — una più acuta coscienza della sterilità della « rappresaglia massiccia », del carattere catastrofico di una guerra nucleare su scala mondiale e del fallimento dei tentativi di disgregare il campo socialista.
Ne derivava una visione politica che tendeva a disinnescare il meccanismo della guerra fredda, per varare un processo distensivo le cui caratteristiche dovevano però essere: 1) status quo internazionale, con un equilibrio statico tra i due sistemi, di cui si riconosceva finalmente la esistenza; e quindi smobilitazione della crociata antisovietica dullesiana; 2) garanzia dell'equilibrio attraverso un accordo « bipolare » tra USA e URSS, da potenza a potenza, e quindi tenendo intatto il potenziale di blocco che stava loro dietro; 3) i mutamenti in qualsiasi area del mondo dovevano essere contrastati, se necessario con l'intervento armato.
Questo il quadro pol[...]

[...]ropa. La loro sicurezza comune è coinvolta anche in ciò che accade in Africa, nel Medio Oriente, nell'Amertica latina, nell'Asia meridionale e nel Pacifico occidentale. L'Alleanza atlantica deve adeguarsi a nuove esigenze ». Gli impegni via via assunti dalla NATO nel Mediterraneo (v. Rinascita, nn. 41 e 50 del 1967, nn. 5,6,13,14 del 1968), la sua diretta partecipazione alla guerra coloniale portoghese, sono un segno della natura assunta dal suo meccanismo politicomilitare.
In terzo luogo e infine, la accettazione della strategia flessibile ripropone necessariamente una nuova corsa al riarmo degli eserciti convenzionali per la guerra limitata (la copertura atomica e il grilletto della escalation rimangono agli americani); anche degli eserciti europei, perchè si dovrebbe combattere in Europa, nel territorio degli « alleati », i quali però, come non hanno avuto nessuna parte nell'elaborazione della nuova strategia, non avrebbero nessun potere nel determinare il corso stesso, politico
e militare, dell'eventuale conflitto. Nonostante quest[...]

[...] RFT passino oggi per una radicale liquidazione di quella eredità, investendo la stessa NATO e la logica dei blocchi.
Questo fu il primo prezzo: attraverso la questione tedesca, la divisione dell'Europa. Tutto ciò, ovviamente, sconvolse anche i più bei sogni europeistici che animavano alcune forze politiche intorno agli anni '50. Nell'ambito dell'Alleanza atlantica tutti i processi d'integrazione occidentale — dalla comunità carbosiderurgica al MEC — non potevano non portare il segno della politica DullesAdenauer, ossia il segno di una Europa angusta e soffocata: l'Europa carolingio cattolico autoritaria, cara ad Adenauer, De Gasperi, Schuman, recinto e baluardo di una « civiltà » conforme e subalterna all'ideologia della guerra fredda. Per cui non molto tempo fa un articolo del periodico democristiano Politica si chiedeva se non esiste « una inconciliabilità reale tra europeismo
e atlantismo ». E la rivista delle ACLI, Relazioni sociali (n. 10, 1968) si domandava a sua volta se la prospettiva europeistica « non sia stata bloccata in[...]

[...]ne
del missile
. Bullpup,,. Oslo
trifrastrilture
elettrOnica
della difesa aerea
(NAOGE). Parigi
Produzlone
dell'aered F 104 G
`âlarfighler .
Coblenza
OleodotIi
Centro Europa.
Versailles
Approvvigionamenl0
e manutenzione
I NAMSO.). Parigi
Produzione
del missile .Hawk,.
RueilMalmaison
/ ALTRI
ORGANI CIVILI DELLA NATO ISTITUITI DAL CONSIGLIO ATLANTICO
Conviene a questo punto chiedersi quale sia il reale rapporto, attraverso i mecca nismi politici e militari della NATO, che si è venuto stabilendo tra Europa e USA in questo ventennio, sia sul terreno economico sia su quello degli sviluppi interni a ogni singolo paese europeo.
All'inizio di queste note si osservava lo stretto intreccio che si stabiliva fin dal dopoguerra tra obiettivi militari, politici ed economici. E cib per diverse ragioni. Prima fra tutte, e la più contingente, quella del « mercato militare » europeo, che per il peso assunto dall'industria bellica nel meccanismo produttivo statunitense, diveniva uno dei pilastri degli orientamenti dell'economia amer[...]

[...]enuto stabilendo tra Europa e USA in questo ventennio, sia sul terreno economico sia su quello degli sviluppi interni a ogni singolo paese europeo.
All'inizio di queste note si osservava lo stretto intreccio che si stabiliva fin dal dopoguerra tra obiettivi militari, politici ed economici. E cib per diverse ragioni. Prima fra tutte, e la più contingente, quella del « mercato militare » europeo, che per il peso assunto dall'industria bellica nel meccanismo produttivo statunitense, diveniva uno dei pilastri degli orientamenti dell'economia americana dei dopoguerra. Nel n. 2/1968 di Critica marxista si possono leggere utilmente alcuni saggi su questo problema. La funzione della NATO fu inizialmente, ma questo aspetto perdura ancor oggi, quella « di perpetuare un alto livello di spese militari negli Stati Uniti, attraverso commesse per il riarmo degli eserciti europei e la istituzione di un sistema di basi militari, il cui costo divenne uno stimolo costante alla domanda interna USA, un incentivo alla ricerca scientifica e tecnologica e alla[...]

[...] l'economia americana compiva il più grosso balzo di questo dopoguerra, aumentando il suo distacco rispetto all'economia europea considerata complessivamente, l'attenzione veniva centrata piuttosto sulle difficoltà della bilancia dei pagamenti USA e sui crescenti attivi realizzati dai paesi della CEE, trascurando che i fenomeni monetari dissimulavano una situazione reale capovolta. Ciò che si può dire in sintesi su questo punto è che i paesi del MEC accettando tra le proprie riserve dollari inflazionati, senza esigerne la conversione in oro (Francia a parte), trasferendo capitali europei negli USA e finanziando con capitali propri gli investimenti USA in Europa, hanno consentito all'economia americana di mettere insieme tre politiche, che senza l'aiuto europeo sarebbero state tra loro incompatibili: le guerre del Vietnam, un forte tasso di espansione interna, una crescita senza precedenti degli investimenti in Europa ».
Il problema che quindi si pone, in questo quadro, non è soltanto quello di una resistenza agli Stati Uniti d'America, [...]

[...]
Non può stupire, alla luce di quanto siamo sinora venuti esponendo, che la NATO sia stata colpita da una profonda crisi politica. Le sue cause sono varie. La sua vecchiaia in una situazione mondiale assai diversa, che ha visto scomparire la credibilità di un immaginario pericolo di un'aggressione sovietica all'occidente, che fu uno dei punti di saldatura degli interessi americani e di quelli delle classi dominanti europee. La pesantezza dei suo meccanismo, l'aumento e non la diminuzione dei rischi per i paesi alleati degli Stati Uniti nella tnrhinosa vipenria internazionale di questi ultimi anni. Ma la sua radice principale è nella subalternità
e diseguaglianza in cui si
è trovata l'Europa rispetto agli Stati Uniti. L'urto e il uu.seaiso sono divenuti nnevitabili nel momento in cui la politica di Washington, lungi dall'esercitare una mediazione in nome degli interessi di tutto l'occidente capitalistico, si è rivelata pienamente come corrispondente a specifiche scelte dell'imperialismo USA, cercando di coinvolgervi l'Europa. La crisi d[...]

[...]li USA a cedere parte della loro leadership non solo strategica . ma anche politica in seno alla NATO e quindi a capire quale sia il ruolo dell'Europa nell'Alleanza atlantica ». Le stesse controproposte americane, di cui rimane emblematico il grande disegno kennediano di una
minimo », il quale sarebbe tuttavia largamente sufficiente a distruggere almeno i tre quarti dell'Italia. I cerchi indicano le zone di effetto diretto delle bombe (termico, meccanico, radioattivo); il quadro nero la zona di espansione dell'effetto radioattivo intenso a seguito dell'esplosione
Atlantic partnership, hanno questo segno, chiamando semmai l'Europa occidentale a una integrazione più profonda nel terreno politico e economico.
Adesso, si dice, il quadro sarebbe cambiato molto e vi sarebbe un ripensamento profondo verso l'Europa da parte degli USA. E' vero? E se è vero, in che cosa consiste il mutamento? Nelle diverse varianti che appaiono in tutti coloro che hanno aperto questo discorso — da Alastair Buchan a Henry Kissinger — tre sono gli elementi che ap[...]

[...]itico e economico.
Adesso, si dice, il quadro sarebbe cambiato molto e vi sarebbe un ripensamento profondo verso l'Europa da parte degli USA. E' vero? E se è vero, in che cosa consiste il mutamento? Nelle diverse varianti che appaiono in tutti coloro che hanno aperto questo discorso — da Alastair Buchan a Henry Kissinger — tre sono gli elementi che appaiono in maggiore evidenza: 1) gli Stati Uniti potrebbero essere anche disposti a rive dere il meccanismo interno dell'Alleanza, pronti a fare « realistiche » concessioni agli alleati europei, a condizione che non venga meno il loro sostanziale predominio sugli affari europei; 2) il blocco della NATO dovrebbe essere rinsaldato in funzione di un dialogo bipolare — Stati Uniti e URSS — su tutti gli affari mondiali; 3) l'Europa occidentale dovrebbe partecipare più attivamente alla politica repressiva degli Stati Uniti in tutte le altre aree del mondo.
Ciò che in realtà si vuole non è un'autonomia dell'Europa occidentale, ma una sua diretta corresponsabilizzazione alla politica mondiale de gl[...]



da Francesco Cataluccio, Il Congo Belga nel nazionalismo africano in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]). In campo economicosociale, fanno spicco la creazione, nel gennaio 1954, di una Commissione per la collaborazione tecnica nell'Africa a sud del Sahara tra Belgio Francia Gran Bretagna Portogallo Federazione dell'Africa Centrale e Unione Sudafricana, la costruzione di varie centrali elettriche fornitrici di energia alle industrie di più territori vicini e, ultimamente, la decisione di inserire i territori d'oltremare nel Mercato comune europeo (MEC).
Molto problematica é invece l'esistenza o anche la semplice chiara impostazione d'una politica occidentale che esprima la preoccupazione di comprendere l'ampiezza del travaglio delle forze nazionali africane e di assecondare la soluzione dei loro problemi, di legare i propri interessi ai loro interessi in divenire, di stabilire un rapporto, possibilmente una conciliazione, tra le loro esigenze e i propri interessi politicoeconomici, di precisare in definitiva la propria linea di condotta di fronte ai vari aspetti in cui si articola la realtà africana, dal problema dell'autonomia dei territ[...]



da Massimo Robersi, Crisi in Turchia [sopratitolo: Il governo di Ismet Inonu ha rassegnato le dimissioni] [sottotitolo: Dopo le speranze suscitate dall'abbattimento della dittatura di Menderes e Bayar il paese si ritrova con un regime inadatto ad attuare le riforme sociali necessarie] in KBD-Periodici: Rinascita 1963 - 12 - 7 - numero 48

Brano: [...]ggiori delle attuali, grazie all'ammodernamento degli imRepubblica turca è legata dalla fine della seconda guerra mondiale, sono anche quelli più ostili agli sforzi dei paesi sottosviluppati per uscire da una posizione economicamente subordinata; ed è precisamente con questi pianti ed a più precise ricerche per individuare nuovi giacimenti.
Ma è proprio su questi punti che le alleanze politiche della Turchia giocano sfavorevolmente: i paesi del MEC e della NATO con i quali la criteri di subordinazione che è stato attuato l'inserimento nella CEE. Da lungo tempo giungono prestiti americani (destinati a essere spesi in acquisti di prodotti americani) e ven
Ismet Inonu
gono fornite eccedenze agricole (che mantengono in una condizione depressa l'agricoltura turca); ad essi si sono poi aggiunti gli altri sussidi, mascherati in vario modo, della Gran Bretagna, della Francia. della Germania 'occidentale. Ma lo scopo di tali trasferimenti di denaro è sempre quello di mantenere il paese virtualmente soggetto all'Occidente obbligandolo a vivere [...]



da Pier Paolo Pasolini, Saggio per una antologia con poesie di Francesco Leonetti, Pier Paolo Pasolini, Elio Pagliarani, Roberto Roversi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]orazione comportano strutture
monopolistiche, vale a dire il prodotto industriale
ha minor costo di quello artigianale: Ha ragione il monopolio!
se non facciamo confusione
fra costi e prezzi — ma di ciò altra volta. Nasce la FIAT coi suoi
settantamila
operai, può chiudere la FIAT? Si può buttare
sul lastrico operai settantamila? Non si può piú. Teniamocela la
FIAT.
E se c'é la Volkswagen che fa concorrenza
mettiamo le dogane alte.
(Il MEC condurrà l'acciaio all'allineamento
mille lire il prezzochilo?)
— Sei fuori strada, resta nel tema, il Sud che cosa c'entra?
C'entra perché
chi compra un'auto
al Nord o al Sud
paga di più
trecentomila lire,
trecentomila lire
gli son rubati.
Con questa differenza:
al Nord quei soldi
in parte tornano
sotto la voce
SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 57
salari operai
che i bravi operai
fan circolare.
Al Sud invece
niente ritorna
perdita secca
ecco perché é legittimo
dire che il Sud
al Nord si sfrutta.
(E non c'é colpa
o abilità,
se non nelle strutture
per legge irresponsabili) ([...]



da Renato Mieli, La constrata evoluzione della sicilia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]in Sicilia, per quanto apprezzabile in valore assoluto e relativo, non deve farci dimenticare che l'isola con una popolazione
137
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA

Posto in questi termini, il problema si riduce a una ripetizione di quanto si è già detto. In realtà, se si tiene conto della funzione prioritaria che la produzione energetica ha in un'economia in sviluppo, non ci si può accontentare di un ragionamento così limitato e meccanico per commisurare i progressi compiuti al fabbisogno dell'isola. Intanto si deve precisare che cosa si intenda per « fabbisogno ». Se si intende dire la richiesta attuale degli utenti, praticamente non si giustificherebbe la costruzione di nuove centrali (11). Se si pensa invece alla « richie sta potenziale » allora è un altro discorso. Ed è proprio su questo punto che si impernia la polemica sul problema dell'energia elettrica in Sicilia. Che la richiesta potenziale sia superiore a quella attuale nessuno può onestamente negarlo. Il fatto stesso che la SGES continui a costruire nuove ista[...]

[...]plessi abbiano una parte di responsabilità a causa della loro istintiva tendenza a provvedere direttamente alla creazione delle attività 'sussidiarie, quando sono economicamente fruttuose, e a non farlo, quando sono poco convenienti? Se si vuole insomma che gli utili ricavati dalle attività industriali sorte in Sicilia vengano, almeno in parte, investiti in altre attività produttive a beneficio dell'isola, sarebbe opportuno studiare meglio quali meccanismi o quali incentivi dovrebbero essere messi in opera per raggiungere questo scopo, che, fino a prova contraria, è il vero scopo da proporsi.
A conti fatti, si deve comunque riconoscere che nei settore dell'industria chimica e petrolchimica l'iniziativa privata ha dato un apporto considerevole allo sviluppo economico dell'isola, anche se l'ordine di grandezza degli investimenti effettivi é meno elevato di quello che la Confindustria avrebbe voluto far credere. Ma non si può dir lo stesso per altri settori, come quello siderurgico e quello meccanico in cui non si é compiuto alcun progress[...]

[...]prova contraria, è il vero scopo da proporsi.
A conti fatti, si deve comunque riconoscere che nei settore dell'industria chimica e petrolchimica l'iniziativa privata ha dato un apporto considerevole allo sviluppo economico dell'isola, anche se l'ordine di grandezza degli investimenti effettivi é meno elevato di quello che la Confindustria avrebbe voluto far credere. Ma non si può dir lo stesso per altri settori, come quello siderurgico e quello meccanico in cui non si é compiuto alcun progresso durante questi anni. Il calcolo in termini di convenienza sembra aver dissuaso non solo i privati ma anche l'I.R.I. ad intervenire in tale direzione. Ora, se è comprensibile che la grande industria del Nord abbia ritenuto di non doversi impegnare con investimenti che non le garantivano profitti pari a quelli ottenibili altrove, meno comprensibile riesce la circospezione dimostrata dalle aziende di Stato nel declinare l'invito, ad esse ripetutamente rivolto, di creare in Sicilia un complesso siderurgico o un complesso meccanico. Intendiamoci: sare[...]

[...]suaso non solo i privati ma anche l'I.R.I. ad intervenire in tale direzione. Ora, se è comprensibile che la grande industria del Nord abbia ritenuto di non doversi impegnare con investimenti che non le garantivano profitti pari a quelli ottenibili altrove, meno comprensibile riesce la circospezione dimostrata dalle aziende di Stato nel declinare l'invito, ad esse ripetutamente rivolto, di creare in Sicilia un complesso siderurgico o un complesso meccanico. Intendiamoci: sarebbe sciocco mettere in dubbio la competenza tecnica dei diri genti dell'I.R.I. Ne sanno certamente piú di noi in materia di distribuzione degli investimenti in rapporto agli utili prevedibili. Né c'è da pensare che tale atteggiamento tragga la sua origine da inconfessate finalità politiche, in quanto esso é rimasto immutato nonostante il cambiamento di governo e di indirizzo verificatosi a Palermo. Con La Loggia o con Milazzo, 1'I.R.I. non ha dimostrato alcuna inclinazione ad investire in Sicilia come invece ha fatto in altre regioni sottosviluppate della penisola.
A[...]

[...]tizio, le quali possono rappresentare un serio ostacolo. I crediti che vengono in generale concessi con una oculata valutazione della solvibilità del richiedente sono spesso insufficienti a dar vita ad una attività industriale
148 RENATO MIELI
sana. L'industriale che riesce a ottenere dei crediti di impianto si trova poi, a stabilimento costruito, nella necessità di ipotecare il complesso delle attività disponibili per poter mettere in moto il meccanismo produttivo. Non avendo altre garanzie da offrire non riesce, cioè, ad ottenere quei crediti che gli occorrerebbero per la gestione dell'impresa. Le facilitazioni e gli incentivi che sono stati introdotti in Sicilia per favorire lo sviluppo industriale hanno dato un apprezzabile risultato, ma si sono dimostrati ancora insufficienti. Occorre trovare una soluzione al problema dei crediti di esercizio, per superare la strozzatura finanziaria che tuttora blocca il processo di industrializzazione.
Scarsità di maestranze qualificate e di tecnici: questa è una seconda difficoltà che si somma [...]

[...]e sostituita dall'iniziativa pubblica. La soluzione di questo problema è in gran parte affidata alla Sofis. La Società potrebbe infatti assumere una serie di iniziative industriali, con una partecipazione maggioritaria (in virtù di una recente deroga ad una norma precedente che fissava nel 25% il massimo di partecipazione in imprese miste) stabilendo un limite di tempo per il disinvestimento della quota di avviamento. Si creerebbe in tal modo un meccanismo di riscatto, che darebbe luogo ad un processo di privatizzazione, più o meno automatico. Questo potrebbe essere uno schema per favorire la formazione di imprese private siciliane nel settore della produzione di beni di consumo: schema ingegnoso, senza dubbio, ma — come dire? — un po' troppo teorico. Se gli imprenditori siciliani non hanno dato finora segni di vita, nonostante gli aiuti e gli incentivi messi in opera dalla Regione, é piuttosto ardito pensare che lo faranno nel prossimo avvenire, perché sorretti dalla Sofis. La Cavera che di questo problema si sente investito con il ferv[...]

[...]di che dovrebbero essere destinati all'industria evaporino in altre direzioni, bisogna decidersi a proporre un piano di interventi pubblici, da parte dello Stato e della Regione. E dovrà essere un piano che si integri nello sviluppo nazionale. Altrimenti l'autonomia, male interpretata, si ritorcerà a danno della Sicilia, la quale, come parte integrante dell'Italia, non pub sottrarsi alle conseguenze della politica liberistica, in generale, e del MEC, in particolare, che maggiormente colpiscono le aree sottosviluppate in questa. fase del loro incipiente sviluppo industriale. Tener conto delle leggi del mercato, non solo nazionale ma mondiale, operando con una prospettiva non di consumo locale ma di scambio, è una necessità inderogabile.
160 RENATO MIELI
Non si può rinchiudere il rimodernamento dell'economia e della società siciliana nei confini ristretti dell'isola. Occorre ragionare con mente aperta al futuro e guardarsi dal confondere l'autonomia con l'isolazionismo.
Queste riflessioni ci hanno condotto a non condividere nel passato [...]



da Enea Cerquetti, Si accumulano le tensioni politiche e militari [sopratitolo: L'Italia nel Mediterraneo] in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 12 - 19 - numero 50

Brano: L'Italia nei Mediterraneo
Si accumulano le tensioni
politiche e militari
di Enea Cerquetti
Sono molti, ormai, a chiedersi come fare per operare con efficacia politica dentro una Italia che nel MEC è il meridione dell'Europa comunitaria, mentre, nello stesso tempo, è al centro geografico e politico militare del comando meridionale della NATO e sarà il centro politico economico della progettata Organizzazione per lo sviluppo del Mediterraneo.
Sviscerare le implicazioni di questo duplice ruolo e delle possibili linee di lotta, tuttavia, non basta: la complessa iniziativa dell'imperialismo sta già ampliando lo spazio politico e militare entro cui il nostro paese è costretto ad operare, e lo scopo di questo articolo è appunto quello di segnalare tendenze in atto che complicano il nostro du[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine MEC, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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