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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 473

Brano: Senghor, Léopold Sédar

pi ex tribali sono i fulani (costituenti il 15% della popolazione), i tukulor (10%) e i mauri (2%). Quasi tutti i coloni europei (francesi, libanesi ecc.) vivono nelle città, dove dirigono l’economia per conto delle società multinazionali che sfruttano il Senegai. Nelle città il 50% della popolazione è sotto i

17 anni e solo il 7% supera i 60 anni. Esiste un massiccio movimento immigratorio dalle campagne verso la città, con conseguenze molto gravi sotto l'aspetto sociale [bidonvilles). Dakar sta raddoppiando la propria popolazione ogni 14 anni, mentre le zone agricole abbandonate dalla popolazione sono soggette a una rapida desertificazione (Sahel).

Cenni storici

La storia del Senegai costituisce un tipico esempio di trapasso traumatico dalla comunità tribale africana alla società coloniale imposta dagli europei. Il genocidio prodotto dalla tratta degli schiavi all'interno e sulla costa, e per contro la resistenza senegalese contro lo schiavismo, poi contro la co[...]

[...]ndingo e lebou, dopo aver operato al servizio di governatori coloniali come Gallieni, Augagneur e Isaac nel Dahomey, nel Gabon, a Réunion, nel Madagascar, in Guyana e in Guadalupa, nel 1914 si presentò alle elezioni su una piattaforma non razziale e le vinse, diventando il primo deputato africano non “meticcio” eletto aH’Assemblea francese. Intorno a Blaise Diagne sorsero i primi movimenti nazionalisti: i Giovani Senegalesi, guidati da T. Diop e M.M. Mbaye, cui fecero seguito LamineGueye, Cledor, A.K. Diallo e M.M. Gaye.

Diagne pensava di conquistare l’indipendenza del Senegai per via parlamentare, battendosi dalla tribuna deH’Assemblea di Parigi, ma il suo primo atto politico fu di reclutare truppe africane per sostenere l'esercito francese nella guerra 191518, vera carne da cannone che subì durissime perdite.

Dopo aver presieduto a Parigi, nel

1919, il primo Congresso panafricano con B. Du Bois, Diagne ruppe con il “panafricanismo”. Nel 1930 sostenne a Ginevra la International Labour Organisation (I.L.O.) che, sotto tale etichetta, di fatto organizzava il lavoro forzato nelle colonie francesi[...]

[...]518, vera carne da cannone che subì durissime perdite.

Dopo aver presieduto a Parigi, nel

1919, il primo Congresso panafricano con B. Du Bois, Diagne ruppe con il “panafricanismo”. Nel 1930 sostenne a Ginevra la International Labour Organisation (I.L.O.) che, sotto tale etichetta, di fatto organizzava il lavoro forzato nelle colonie francesi. Diagne divenne così uno dei più noti collaborazionisti africani. Legato ai socialisti, sarà alto commissario delle Forze militari africane, poi presidente della Commissione coloniale della Assemblea

Nazionale. Resterà al servizio di otto ministeri, inclusi quelli particolarmente reazionari di Clemenceau e Lavai, sotto il quale sarà nominato segretario per le Colonie.

Nel 1930 Diagne introdusse Léopold Senghor (v.) nella vita politica francese e, nel 1934, il suo seguace LamineGueye fondò con Armand Angrand il Partito socialista senegalese. Senghor, rompendo con il socialismo francese in favore della politica detta della “personalità africana” (proposta da Aimé Césaire) sotto l’influenza di Sartre e dei cattolici, delle ideologie della “negritudine” [...]

[...]recaria l’esistenza stessa delle popolazioni.

Dopo l’aiuto militare fornito da Diouf al presidente del Gambia Dawda Jawara (agosto 1981), che era stato deposto da un colpo di stato, i due paesi si sono uniti nella Confederazione di Senegambia (febbraio 1982), dando luogo a un patto di difesa e a una progressiva integrazione economica.

Senghor, Léopold Sédar

N. il 9.10.1906 a Jocal (Senegai); poeta e uomo politico.

Figlio di piccoli commercianti della tribù Serer (v. Senegai), frequentò la scuola di una missione cattolica e, dal 1926, il liceo di Dakar. Vinta una borsa di studio, nel 1928 si trasferì a Parigi, dove potè continuare gli studi al prestigioso liceo LouisleGrand e presso l’Ecole Normal, fino alla laurea in Lettere. Nella capitale francese fu tra i seguaci del leader senegalese Blaise Diagne (molto stimato dai colonialisti per il suo collaborazionismo e fondatore, con Du Bois, del “panafricanismo”) e amico di George Pompidou (futuro presidente della Francia) che lo aiutò e lo protesse sia sul

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 273

Brano: Rossiglione

mata nelle prime tre legislature dèlia repubblica. Nel 1947 fu eletta presidente de\VUnione Donne Italiane, incarico mantenuto nei congressi successivi fino al 1956. Successivamente fu vicepresidente della Federazione democratica internazionale femminile fino al 1964.

Nel novembre 1964 entrò nel Consiglio comunale di Portovenere (La Spezia), di cui fu assessore ai Lavori pubblici e infine sindaco fino al 1975.

Della sua notevole attività parlamentare, si ricorda che nel corso della seconda legislatura M.M. Rossi presentò, tra le altre, una proposta di legge per l’accesso delle donne alle giurie popolari e ai Collegi giudicanti dei Tribunali per minorenni. Alcuni mesi dopo la sua presentazione, una proposta analoga venne presentata dal democristiano Aldo Moro, allora ministro della Giustizia; le due proposte di legge furono esaminate e approvate contemporaneamente, e da quel momento ebbe inizio l'accesso delle donne alla magistratura.

Rossi, Modesta

Medaglia doro alla memoria. N. a Bucine (Arezzo) nel 1914, m. a Solaia di Monte San Savino (Arezzo)

il 29.6.1944; contadina.

Contadina e[...]

[...]la Val \ii Chiana), mentre accudiva ai figli, il maggiore dei quali aveva 7 anni, si rifiutò di dare qualsivoglia informazione ai rastrellatori che cercavano il marito e gli altri partigiani. Assistette impotente all'uccisione del figlioletto di 13 mesi che teneva stretto in braccio e lei stessa fu uccisa a pugnalate. Il suo corpo, con il bambino ancora al seno, fu poi ritrovato assieme a quel

li di altre 4 vittime in una capanna data alle fiamme.

Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d’oro al valor militare.

Rossi, Oreste

N. a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1888, m. a Cocconato (Asti) il 27.2.1945.

Padre di Bruno, Italo e Francesco Rossi, tutti impegnati nella Resistenza piemontese, nonostante l’età avanzata prese attivamente parte alla guerriglia, partigiano combattente dal 1943.

Dopo aver perduto nel corso della lotta uno dei suoi figli, nel febbraio

1945 venne egli stesso ferito durante un combattimento a Castagneto Po (Torino). Caduto in mano al nemico, resse a pesanti interrogatori e a sevizie se[...]

[...]rra di liberazione, lavorando a fianco di Leone Ginzburg nella redazione di “Italia Libera”, ma in novembre venne arrestato nella tipografia del giornale e rinchiuso a Regina Coeli.

Riacquistò la libertà nel febbraio

1944 e riprese la lotta clandestina fino alla liberazione della Capitale (6.6.1944). Dopo la Liberazione fu tra i dirigenti del P. d’A., occupandosi prevalentemente di problemi sindacali e del lavoro agrario.

Fu designato commissario dell'istituto nazionale per l'economia agraria (19441947) e membro della Consulta Nazionale (aprile 19451.6.1946).

Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione (primavera 1948) si diede all’insegnamento, divenendo ordinario di Economia e politica agraria a Portici.

Rossiglione

Comune di 3.800 abitanti in provin

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 587

Brano: [...]erazione. Fu responsabile del Partito d’Azione per l'Emilia Romagna e organizzatore delle prime formazioni gielliste in questa regione. Catturato dai nazifascisti a Bologna il 3.8.1944, venne processato insieme ad altri dirigenti azionisti arrestati in quei giorni (v. Bologna, Comando « G.L ») e condannato a morte. Sottoposto ad atroci torture, rifiutò di sottoscrivere la domanda di grazia, affermando che « un uomo libero non chiede al tiranno nemmeno la vita che sta per togliergli ». Venne fucilato al Poligono di tiro di Bologna con altri 7 patrioti.

Il suo nome fu poi assunto daH'VIII Brigata G.L. « Masia » operante in Emilia e dalla Divisione « Masia » dell’Oltrepò Pavese.

Bibliografia: M.M. nel ricordo degli amici della Resistenza, Ist. Naz. per la storia del movimento di Liberazione, Milano 1971; A. Gavagnin, Vent'anni di Resistenza al fascismo, Torino 1957.

Masina, Cesarino

N. a San Giorgio in Piano (Bologna) il 15.5.1909; meccanico. Attivo nell’organizzazione comunista clandestina, nel 1937 fu condannato dal Tribunale speciale a 2 anni e 6 mesi di reclusione.

Dopo I’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, combattendo nelle file della Resistenza emiliana, membro del Comando della 4a Brigata Garibaldi « Venturoli ».

Masina, Medardo

N. a Bologna il 28.8.1[...]

[...]il 26.10.1889, m. a Bergamo il 15.3.1959; ufficiale dell’esercito.

Iniziò la carriera militare nel 1910, partecipando alla guerra italoturca con il grado di sottotenente di fanteria. Passato negli alpini e promosso capitano, prese parte alla Prima guerra mondiale al comando dei battaglioni « Belluno » e « Monte Pelmo », ottenendo per atti di valore due medaglie d'argento e una croce di guerra. Dopo essere stato dal 1920 al 1926 addetto alla Commissione per la delimitazione dei confini italojugoslavi nella Venezia Giulia, e in seguito comandante dei battaglioni « Tirano » e

« Feltre », nel 1937 raggiunse il grado di colonnello e fu nominato ispettore militare presso il Comando zona di Firenze. Nel 1942, promosso generale, ebbe il comando della 3a Brigata alpina, che conservò fino al luglio 1943.

L’8.9.1943 si trovava nella Venezia Giulia e prese contatto con le forze della Resistenza.

In alcune pagine di memorie, Fermo Solari scrive che Giuriolo e Carlo Commessatti, ufficiali dell’esercito e organizzatori della Resistenza nel[...]

[...] in seguito comandante dei battaglioni « Tirano » e

« Feltre », nel 1937 raggiunse il grado di colonnello e fu nominato ispettore militare presso il Comando zona di Firenze. Nel 1942, promosso generale, ebbe il comando della 3a Brigata alpina, che conservò fino al luglio 1943.

L’8.9.1943 si trovava nella Venezia Giulia e prese contatto con le forze della Resistenza.

In alcune pagine di memorie, Fermo Solari scrive che Giuriolo e Carlo Commessatti, ufficiali dell’esercito e organizzatori della Resistenza nel Friuli, s’incontrarono con il generale Masini e lo invitarono ad assumere il comando delle bande partigiane che si stavano costituendo. Successivamente Masini partecipò con Mario Lizzerò e Solari a un convegno svoltosi a Zapotoc, al quale presero parte i capi della Resistenza ai confini orientali dell’Italia. Ma il suo nome è legato soprattutto all’attività svolta alla testa delle « Fiamme verdi » (v.), formazioni di orientamento cattolico attive nelle zone alpine del Bresciano e del Bergamasco,

Comandante delle «■ Fiamme[...]

[...]ufficiali dell’esercito e organizzatori della Resistenza nel Friuli, s’incontrarono con il generale Masini e lo invitarono ad assumere il comando delle bande partigiane che si stavano costituendo. Successivamente Masini partecipò con Mario Lizzerò e Solari a un convegno svoltosi a Zapotoc, al quale presero parte i capi della Resistenza ai confini orientali dell’Italia. Ma il suo nome è legato soprattutto all’attività svolta alla testa delle « Fiamme verdi » (v.), formazioni di orientamento cattolico attive nelle zone alpine del Bresciano e del Bergamasco,

Comandante delle «■ Fiamme verdi »

Fu Gastone Franchetti, ideatore e primo organizzatore delle « Fiamme verdi », ad assicurare alle formazioni la guida del generale Masini. Nel novembre del 1943 questi partecipò con un gruppo di antifascisti lombardi e veneti alla riunione che, a Brescia, approvò il famoso « regolamento » delle « Fiamme verdi » e lo nominò comandante generale delle formazioni (v. Brigate cattoliche). Da quel momento i piani organizzativi, le istruzioni e le norme disciplinari alle bande dislocate nella fascia alpina lombarda recheranno la firma « Fiori », suo nome di battaglia.

Il generale Masini parla ai partigiani durante un’ispezione alla 53a Brigata Garibaldi in vai Cavallina (Endine, agosto 1944)



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 383

Brano: [...]ioni per indirizzare la sua spinta espansionistica verso Est.

Dopo l’annessione deH'Austria e poi con l’invasione della Cecoslovacchia, nel 1939 la politica internazionale entrò in una nuova fase. La seconda guerra mondiale batteva alle porte. Litvinov fu sostituito da Molotov (v.) e nel 1941, dopo l’aggressione tedesca aH’Unione Sovietica, venne nominato ambasciatore a Washington.

Rientrato in U.R.S.S. nel 1943, ricoprì la carica di vicecommissario agli Esteri fino al 1946. Dal 1934 era membro del Comitato centrale del Partito comunista dell’Unione Sovietica.

Bibliografia: M.M. Litvinov, Notes for a Journal, London, 1955; V. Potiomkin, Storia della diplomazia, Roma, 1956.

Liu Shaoch’i

N. a Ninghsiang nell’Hunan (Cina) nel 1898, si ritiene m. in Cina nel 1973; dirigente politico e sindacale. Appartenente a una famiglia di contadini ricchi dell’Hunan, compì gli studi magistrali nella stessa scuola in cui aveva studiato Mao Tsetung e, dopo il movimento rivoluzionario studentesco del 4.5.1919, fu uno dei primi militanti che cercarono di organizzare in sindacati i lavoratori cinesi, mobilitando in particolare i minatori della sua provincia natale. Già attivo nei gr[...]

[...]no dei primi quadri rivoluzionari cinesi a ricevere la propria formazione dall'lnternazionale Comunista.

Dirigente sindacale

Tornato in Cina (v.), nel periodo dell’alleanza tra comunisti e Kuomintang, continuò l’attività di mobilitazione e di organizzazione sindacale, in particolare a Shanghai: contribuì così a gettare le basi del « Movimento del 30 maggio » (1925) che, con il vasto intervento antiimperialistico del proletariato di quella immensa metropoli, costituì uno dei punti culminanti dell’ondata nazionalistica tra il 1923 e il 1927. Nella fase culminante della rivoluzione nazionalista del 1927 Liu Shaoch’i continuò il lavoro nelle

organizzazioni sindacali, portando in primo piano nella lotta numerosi gruppi di lavoratori, ma accedendo anche a quei compromessi che la stessa linea del partito in quel momento comportava.

Dopo la repressione del 1927 cercò di riallacciare le file del movimento sindacale e rimase impegnato nella lotta urbana, non seguendo Mao e altri nella guerriglia rurale. Nel 1928 fu a Mosca, in occasio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 274

Brano: [...]no il Battaglione « Picelli » assaltava le colonne autocarrate tedesche in località Padivarma. Da ricordare infine la battaglia del Lago Santo (v.), del 1819.3.1945.

Lotta in città

A La Spezia, lo sciopero del 1" marzo 1944 riuscì pienamente; vi parteciparono i lavoratori della OtoMelara, della Termomeccanica, dei cantieri del Muggiano, dello Jutificio Montecatini, della Pertusola, e anche quelli della più importante officina dell’Arsenale M.M., nonostante fosse sorvegliata dai tedeschi. La Decima M.A.S. (v.) effettuò massicci arresti tra gli scioperanti, che in gran numero furono deportati: 220 spezzini non fecero ritorno dai campi di deportazione tedeschi. Alcuni mutamenti vennero portati alla composizione del C.L.N.: ad Anelito Barontini, trasferito a Genova per assumere l’incarico di commissario politico della VI Zona operativa ligure, subentrò Poggi, segretario della Federazione del P.C.I.. Quando questi venne ucciso dai nazifascisti a Follo, fu sostituito da Antonio Borgatti [Silvio), inviato da Genova.

A metà giugno, malgrado i trasferimenti e i cambiamenti avvenuti, la polizia riuscì a mettere le mani sul C.L.N.. Da Pozzo, Ghironi, Iso Matazzoni e Trivelloni finirono in Germa

nia, da dove soltanto il Trivelloni avrebbe fatto ritorno. Il presidente del C.L.N., Ennio Carando, riuscì a sfuggire alla cattura e si trasferì in Piemonte, ma alcuni mesi dopo venne arrestato [...]

[...] rastrellamenti che colpirono duramente i partigiani e le popolazioni. A Compiano, nel Parmense, il

19.7.1944 i tedeschi devastarono il paese, diedero fuoco alle case, trucidarono Andrea Ponzini, Lino Giovanazzi, Giuseppe Giovanazzi e Silvio Mezzetta. Altri eccidi furono consumati dai nazifascisti a Strela, dove furono massacrati 17 civili; a Sidolo, dove il 20 luglio furono uccisi 3 sacerdoti e 5 civili; e a Cereseto (Compiano), data alle fiamme nello stesso giorno. A Cereseto furono fucilati alcuni civili (tra cui Pio R a petti, Giovanni Rapetti, Eliseo Gonzaga) e deportati una trentina di giovani. Il 21 luglio, in località Poggio di Credarola, furono fucilati Gildo Negro e Giulio Serventi, catturati durante il rastrellamento.

L’8.10.1944, reparti fascisti della « Monte Rosa », della Decima M.A.S., delle Brigate nere e unità tedesche, per un complesso di 4.000 uomini, tentarono di circondare la Brigata « Vanni » e il Battaglione « Val di Vara », dislocati nella zona del Calicese. I combattimenti si protrassero per tre giorni. I [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine M.M., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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