Brano: p. 32 Rinascita n. 19
Luigi Russo
e i
trent'anni
di
"Belfagor „
La copertina di un numero di Belfagor. In basso: Luigi Rus',so con Emilio Sereni e Giulio Trevisani
di Sergio Antonielli
Un punto fermo nella storia ormai trentennale di Belfagor mi sembra costituito dal fascicolo straordinario del novembre 1961, nel quale amici e allievi di Luigi Russo ricostruivano la figura del maestro, scomparso il 14 agosto di quell'anno, con una serie 'di saggi storicamente disposti e una varia raccolta di « immagini e ricordi ». Quel fascicolo, per i nomi e per l'impegno di coloro che vi scrissero (i primi in elenco, sul fron tespizio, sono Francesco Flora, Eugenio Garin, Walter Binni, Natalino Sapegno), conserva ancora una sua solennità. Ma non è questo aspetto che ora intendo sottolineare. L'importanza del fascicolo mi sembra da vedere nel carattere critico che assunse in esso la commemorazione, ossia nel tacito accordo, in cui tutti gli scriventi s[...]
[...]ova del critico: « Insomma, il tipo di critica letteraria propria della filosofia della prassi è offerto dal De Sanctis [...]: in essa devono fondersi la lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo, la critica del costume, dei sen timenti e delle concezioni del mondo con la critica estetica o puramente artistica nel fervore appassionato, sia pure nella forma del sarcasmo » (Quaderni del carcere, ed. curata da Gerratana, (pag. 2188). Luigi Russo, proprio a un modello desanctisiano si era studiato di rifarsi. L'insegnamento del De Sanctis, indipendentemente dai giudizi particolari, legati al tempo, gli si era manifestato proprio in una « fusione » del genere indicato da Gramsci, certo non esclusa la « forma del sarcasmo ». Non è adesso il caso di procedere a un'analisi della formazione culturale del Russo. Dovremmo citare anche íl Carducci, il Croce e il Gentile. Quello che va ripetuto è che se pensiamo a lui, la complessa indicazione del « ritorno al De Sanctis » diviene un concreto punto di riferimento, il titolo di un effettivo mom[...]
[...]i procedere a un'analisi della formazione culturale del Russo. Dovremmo citare anche íl Carducci, il Croce e il Gentile. Quello che va ripetuto è che se pensiamo a lui, la complessa indicazione del « ritorno al De Sanctis » diviene un concreto punto di riferimento, il titolo di un effettivo momento della cultura italiana novecentesca. Una sera d'estate del 1951, ai familiari raccolti sul retro della sua casa al Fiumetto, a Marina di Pietrasanta, Luigi Russo diede lettura di alcune pagine appena composte. Si trattava della prima puntata di una nuova rubrica belfagoriana, « Nascita di uomini democratici », che sarebbe durata circa due anni. La straordinaria lettura terminò nell'imprevisto di una commozione generale: non tanto per il potere coinvolgente dei casi, o per il risaputo fascino del lettore, quanto per il carattere esemplare che quella storia di una coscienza democratica, sprigionatasi dal fondo religioso e feudale della provincia siciliana, veniva a dimostrare immediatamente e con forza. Consustanziato all'intellettuale e allo scrittore,[...]
[...]tro il tecnicismo fine a se stesso, il professionismo come giustificazione di aridità morale, gli inquinamenti da consumismo, nel campo della letteratura non è mai venuta a cessare la domanda di un atteggiamento di tipo desanctisiano. Difficile, interpretare una simile domanda ed esaudirla nel più aggiornato dei modi. Ma rispettando la formula iniziale, Belfagor non è venuto meno al suo compito.
BE LFAG OR
RASSEGNA DI VARIA UMANITÀ
FONDA, DA
LUIGI RUSSO
CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKIFIRENZE
ANNO XXXI N. 2 31 MARZO 1976
7 maggio '76 LJ Testimonianze
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