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Il segmento testuale Lo stato è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 303Entità Multimediali , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 279

Brano: Fascismo

stesso « spirito antipacifista — conclude Mussolini su questo tema della pace e della guerra —, anche nella vita degli individui e l’orgoglioso motto squadrista ” me ne frego ", scritto sulle bende di una ferita, è un atto di filosofia [...], il sunto di una dottrina [...], un nuovo stile di vita italiano ».

Per quanto riguarda i rapporti tra i cittadini e lo stato, Mussolini, che nelle « idee fondamentali » aveva esaltato la « disuguaglianza feconda e benefica degli uomini », spiega come appunto l'esistenza di tale provvidenziale disuguaglianza abbia indotto il fascismo a respingere « l’assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico ». Dopo aver espresso la sua convinzione « che la questione delle forme politiche di uno stato non è oggi preminente », Mussolini ricorda comunque agli ultimi patiti della democrazia che il fascismo, tutto sommato, può essere definito « una democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria »; ma aggiunge, per c[...]

[...] politiche di uno stato non è oggi preminente », Mussolini ricorda comunque agli ultimi patiti della democrazia che il fascismo, tutto sommato, può essere definito « una democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria »; ma aggiunge, per chiunque temesse un ritorno aH'assolutismo del XVIII secolo, che « non si torna indjtetro » e che il fascismo « è un fatto nuovo nella storia. Non sono possibili riferimenti e confronti ».

La concezione dello stato rimane dunque « caposaldo della dottrina fascista ». Si tratta di uno stato che « porta gli uomini dalla vita elementare della tribù alla più alta espressione umana di potenza che è l'impero »; di uno stato « rivoluzionario », in quanto « anticipa la soluzione » di tutti quei problemi che nelle democrazie parlamentari sono costituiti dall’esistenza dei partiti e « dall’irresponsabilità delle assemblee »; e nondimeno di uno «stato [...] poggiato su una larga base popolare », « su milioni di individui pronti a servirlo ». Lo stato fascista non annulla affatto l’individuo, ma anzi lo moltiplica,[...]

[...]che « porta gli uomini dalla vita elementare della tribù alla più alta espressione umana di potenza che è l'impero »; di uno stato « rivoluzionario », in quanto « anticipa la soluzione » di tutti quei problemi che nelle democrazie parlamentari sono costituiti dall’esistenza dei partiti e « dall’irresponsabilità delle assemblee »; e nondimeno di uno «stato [...] poggiato su una larga base popolare », « su milioni di individui pronti a servirlo ». Lo stato fascista non annulla affatto l’individuo, ma anzi lo moltiplica, « così come in un reggimento un soldato non è diminuito, ma moltiplicato per il numero dei suoi camerati ».

Poche parole spende Mussolini riguardo alle libertà: « Lo stato fascista organizza la nazione », limitando « le libertà inutili o nocive », e a giudicare quali queste siano « non può essere l’individuo, ma soltanto

lo stato ». Quanto alle libertà degli altri popoli, obiettivo principale dello stato fascista sul piano internazionale è l’impero, ossia « la nazione che direttamente o indirettamente guida altre nazioni ». L’atteggiamento fascista verso la religione si compendia nell'affermazione che « nello stato fascista essa viene [...] non soltanto rispettata, ma difesa e protetta »; il fascismo infatti « non crea un suo ” Dio ” », ma rispetta « il Dio degli asceti, dei santi, degli eroi » e perfino « il Dio così com’è visto e pregato nel cuore ingenuo e primitivo del popolo ».

Quella esposta era, secondo Mussolini, « la dottrina più adeguata a rappresentare le tendenze, gli stati d'animo di un popolo come l’italiano che risorge dopo molti secoli di abbandono o di servitù straniera »; e poiché « l’impero » non poteva essere fatto senza « disciplina, coordinazione degli sforzi, dovere, sacrificio[...]

[...]azioni ed espressioni tra i due testi. Che non fosse Hitler il plagiario è dimostrato dal fatto che 8 anni erano trascorsi dalla stesura dèi «Mein Kampf»; e Mussolini ammette di non aver avuto, fino a quell’epoca, alcun « piano dottrinale ». Le « idee fondamentali » che Mussolini andò esponendo sulla Treccani sono esattamente le stesse che si incontrano (per la verità, in mezzo a molta altra zavorra) nel libro scritto da Hitler: l’esaltazione dello stato autoritàrio e totalitario e il confuso concetto di nazione « creata dallo stato » (Hitler lo chiama Voiksstaat); il principio delI’« Uno », geniale interprete della coscienza e della volontà di tutti (che Hitler chiama Fuhrerprinzip: « Ogni uomo ha al suo fianco dei consiglieri, ma la decisione è affare di un uomo solo »); il totale ripudio quindi di ogni sistema democratico (per Hitler, si tratta della « idiozia democratica » o « parlamentarismo irresponsabile »); il rifiuto della « pace perpetua » e l’esaltazione della guerra (Hitler aveva scritto: « Chi vuole vivere deve combattere, in questo mondo di eterna lotta »); l’esaltazione della « disuguaglianza » tra gli uom[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 85

Brano: [...]erra italoabissina affiorarono diffusi consensi all’insegna di una romanità cattolica da imporre ai popoli (presunti) pagani, e ciò esplodeva in tante manifestazioni a contenuto religioso, la benedizione di bandiere e soldati inviati a portare in trionfo la Croce e a spianare la strada ai missionari, senza tener conto del sangue innocente e dei reali motivi colonialisti alla base deN’impresa che colpiva una gente già ampiamente evangelizzata.

Lo stato d’animo di molti cattolici, perplessi ma sostanzialmente affascinati dall'operazione, apparve in pieno in uno scritto su una rivista di alto prestigio, anche se di scarsa diffusione (Studium, ottobre 1935), dove si potè leggere: « I cattolici non dimenticano che l’aspirazione di Cristo e della Chiesa in ogni tempo è la pace dei popoli e la concordia delle nazioni. Lo stato di conflitto non può essere che transitorio. Noi quindi, mentre ci accingiamo con animo forte a compiere tutti i sacrifici che la Patria ci potrà chiedere, preghiamo Dio perché affretti il giorno nel quale, realizzata la giustizia, tornino la pace e la concordia ».

In sostanza, solidarietà condizionata, ma nessun intralcio all'azione imperialista.

Analogamente, ritenendo la causa di natura religiosa e morale più che politica, si comportò la stragrande maggioranza dei cattolici italiani durante la guerra civile spagnola, in terra iberica infatti il governo repubblicano si era lasciato pr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 573

Brano: [...]le, fu deferito al Tribunale speciale che, il 6.7.1928, lo condannò a 3 anni di reclusione. Uscito dal carcere, non si sottomise al fascismo e mantenne cautamente i collegamenti con i vecchi compagni. Dopo T8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza pavese e membro del C.L.N. provinciale. Arrestato dai fascisti nel dicembre

1944, riacquistò la libertà alla vigilia del 25.4.1945. Fu il primo sindaco di Pavia dopo la Liberazione, suc

Lo stato maggiore del « Gramsci ». Da sinistra: Gian Battista Cavallotto, Giuseppe Monti, Bruno Brunetti, Domenico Poletai (10.10.1944)

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 135

Brano: [...] e il solidificarsi di rapporti precapitalistici nelle campagne), che non poche famiglie coloniche trevigiane fossero tra quante vennero inviate a bonificare l’Agro Pontino e Romano o, nel 1938, a colonizzare la Libia, che infine sul finire del decennio la Germania venisse a costituire per i nostri lavoratori una sorta di terminale migratorio per stagionali e più in generale assorbisse dal Veneto mano d’opera agricola, sono indicatori precisi dello stato in cui versavano le campagne trevigiane, anche se ciò non si traduceva, almeno neH’immediato, in moti eversivi dell’ordine costituito, in realtà, la miseria come dato storico insopprimibile agiva come sedativo su ogni potenziale di lotta e come elemento destinato a protrarsi nel tempo, se non fosse intervenuto qualche elemento nuovo. Date le premesse, tale elemento nuovo non poteva essere che di provenienza esterna e, infatti, fu la guerra che avviò processi di movimento impensabili in altre circostanze.

Seconda guerra mondiale

Anche a Treviso, in quell’inverno

194243 che segnò il mo[...]

[...]ocessi di movimento impensabili in altre circostanze.

Seconda guerra mondiale

Anche a Treviso, in quell’inverno

194243 che segnò il momento di rottura nel corso della guerra fascista, si assistette al rafforzarsi dell’organizzazione comunista (che, come tale, mai era venuta meno) e al rinascere delle altre forze politiche antifasciste, tra le quali la nuova realtà del Partito d’Azione che si andò formando attorno a Leopoldo Ramanzini. 1 Lo stato relativamente avanzato dell’organizzazione antifascista spiega il tipo di manifestazioni che si ebbero il 25.7.1943, non intonate a mero giubilo per la caduta del fascismo, bensì indirizzate piuttosto verso chiari obiettivi politici. Venne infatti immediatamente costituito un Comitato antifascista, nel quale il P.C.I. fu rappresentato da Geromin e da Mario Prevedello (v.), il P.S.I. da Mario Maddalena e venne data diffusione immediata, ovviamente dopo gli opportuni aggiustamenti, di

135



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 381

Brano: [...]a, lasciando sui campi quella dei proprietari fino al giorno in cui questi ultimi non avessero deciso di trattare. La lotta era stata vinta e i mezzadri avevano ot

tenuto soddisfazione alle loro richieste grazie all’appoggio delle organizzazioni operaie e dellamministrazione “rossa”, il che aveva contribuito a rinsaldare i rapporti fra i vari strati della popolazione. Ciò aveva creato un clima di tensione e un pesante intervento repressivo dello Stato, tanto che sui 790 “sovversivi” detenuti nelle carceri liguri (secondo il calcolo del giornale anarchico “Il libertario”) alla data del 7.5.1921, una parte notevole erano appunto della Lunigiana storica. Di fronte a un ordine pubblico già così ben tutelato dalle autorità locali, non risultava tanto necessaria la funzione del fascismo come “guardia bianca” e garante delle istituzioni. Quindi la penetrazione fascista nella zona fu lenta.

Il fascio di Sarzana fu fondato nel maggio del 1921, capeggiato dall’avvocato Pier Paolo Bedini, ma quasi nulla fu la sua influenza per l’ostilità della pop[...]

[...]no Magra furono fermati dagli Arditi del popolo. Come era già avvenuto il 12 giugno, i carabinieri al comando del tenente Nicodemi intervennero per sedare lo scontro.

I fascisti si dispersero allora in piccoli gruppi per le campagne, uccisero due persone del tutto estranee al fatto ed ebbero a loro volta due morti. I carabinieri fermarono e rinchiusero nel carcere della Cittadella di Sarzana 11 fascisti, compreso il loro capo Renato Ricci.

Lo stato di tensione divenne incandescente. Il Comitato di difesa poteva contare su 150 Arditi del popolo tra Sarzana, Arcola e La Spezia, ma vennero mobilitate per l’occasione tutte le organizzazioni proletarie del circondario. A queste si aggiunsero numerosi antifascisti che, banditi da altre zone, si erano rifugiati nel Sarzanese. Infine si può dire che l’intera popolazione agricola si schierò contro i fascisti: furono istituiti posti di blocco nelle campagne e alle porte della città, come pure al suo interno.

Per contro, anche i fascisti fecero una specie di mobilitazione generale: dalla Spezia[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 167

Brano: [...]rni di distanza dagli altri. Solo a Foligno (Perugia) e a Rieti la vertenza rimase ancora irrisolta per alcuni mesi. A Rieti, dopo che vari incontri tra contadini e proprietari ebbero dato esito negativo, il 21 agosto la Camera del lavoro (per iniziativa dell’onorevole Fora) decise di mettere in atto lo sciopero nell’assistenza del bestiame e questa decisione fu risolutiva per costringere gli agrari ad accettare il patto colonico provinciale.

Lo stato di agitazione in Sabina si mantenne vivo per tutto l’inverno successivo, coinvolgendo anche categorie di lavoratori della terra che fino a quel momento erano state coinvolte solo in forme indirette nella lotta per il patto colonico. A partire da novembre, particolarmente difficili divennero le condizioni dei braccianti colpiti dalla disoccupazione. L’11 dicembre si ebbe un nuovo gravissimo fatto di sangue: un corteo di braccianti che si avviava a occupare una tenuta di Canneto Sabino fu affrontato con le armi dai carabinieri che uccisero

6 dimostranti e ne ferirono altri 11. Il patto colon[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 794

Brano: Proletarie, Brigate

Lo stato maggiore della Divisione « Italia » dopo la liberazione di Zagabria. In primo piano, secondo da destra: Giuseppe Maras

menti, il comandante e il commissario politico di una Brigata Proletaria non dovevano mai separarsi tra loro. Queste Brigate furono quasi sempre al seguito del Comando supremo e sostennero le battaglie più impegnative (sulla Neretva, a Sutjeska, ecc.). La loro composizione plurinazionale era un principio basilare, perché esse dovevano anche costituire una scuola di fratellanza e di unità delle varie etnie del paese.

La creazione delle Brigate Proletarie fu disapprovata [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 680

Brano: [...]sse « pubblicare dei manifesti ogni volta che sette polacchi vengono fucilati, le foreste della Polonia non basterebbero ».

Il GeneraJplan Ost, elaborato da Hitler, contemplava la deportazione oltre gli Urali di almeno 30 milioni di slavi, assegnando ai germanici le terre tra la Vistola e il Volga. Era quindi allo sterminio biologico che i polacchi dovevano opporsi, uno sterminio che i tedeschi applicarono subito nei confronti degli ebrei.

Lo stato d’animo degli ebrei polacchi durante l’occupazione tèdesca sarà così espresso nello scritto lasciato da un ragazzo quattordicenne chiuso in un lager: « Se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me ».

Al convegno italopolacco sulla Resistenza, organizzato dall’Associazione ItaliaPolonia e svoltosi a Milano il 2021.10.1965, il colonnello Tadeusz fìawski, dell'istituto polacco di storia militare, affermerà: « Per comprendere nel giusto modo il rapporto reciproco tra programmi sociali e problemi mi

li[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 177

Brano: '

Novotny, Antonin

Lo stato maggiore del N.O.V.J,. Al centro: il comandante Tito

ste) e per incrementare ulteriormente l’ampliamento della forza armata, questa fu denominata « Esercito volontario e distaccamenti partigiani ». Questa denominazione fu però di breve durata perché, dopo alcuni grandi successi nella lotta (tra cui un’importante battaglia, detta della Kozara) alla fine del

1942 fu cambiata in Narodna Oslobodilacka Voiska i Partizanski Odredi Jugoslavije (N.O.V. / P.O.J.) (Esercito popolare di liberazione e distaccamenti partigiani di Jugoslavia), denominazione che rimarrà poi tale fino alla vigilia dell[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 110

Brano: [...] democratico, come motivazione dell’ascesa del nazismo e insieme del modo nel quale esso realizza la sua gestione del potere, fornendo strumenti di analisi e concettuali che, al di là dell’esperienza determinata dal nazismo, recano un contributo teoricometodologico per lo studio dei regimi fascisti in generale e di taluni aspetti della società contemporanea nel suo complesso, specialmente per quanto riguarda l’intreccio crescente tra apparato dello Stato e capitalismo privato (che lo portò fra l’altro a negare il carattere corporativo del regime nazista).

L'esperienza dello studio del regime nazista non fu estranea alla collaborazione che Neumann diede durante la Seconda guerra mondiale all’Office of Strategie Services e al Dipartimento di Stato statunitensi. Dopo la guerra fu anche in missione in Germania, pur conservando la sua cattedra presso la Columbia University, fra l’altro contribuendo alla creazione della Freie Universitàt di Berlino Ovest. Morì in Svizzera, in un incidente automobilistico. Dall’opera saggistica pubblicata negli u[...]

[...]sua attività, sembra di poter concludere che l’esperienza del nazismo, della guerra e del dopoguerra non rimase senza traccia sugli stessi presupposti teorici del suo lavoro, che dall’iniziale propensione verso una forma di democrazia socialista, quale quella che aveva caldeggiato negli anni di Weimar, tendeva a volgersi verso l'ideale di una democrazia liberale resa consapevole dagli scacchi dell’esperienza storica.

Bibliografia: F. Neumann, Lo stato democratico e lo stato autoritario, Intr. di N. Matteucci, Bologna, 1973 (ed. or. 1957); F.

Neumann, Behemoth. Struttura e pratica del nazionalsocialismo, Intr. di E. Collotti, Milano, 1977, ed. or. 1942).

E. Co.

Neurath, Konstantin von

N. a Klein Glattbach (Wùrttemberg) il 2.2.1873, m. a Finzweilingen il 14.8.1956; diplomatico tedesco.

Di nobile famiglia di proprietari terrieri, nel 1908 entrò nel corpo diplomatico dell'impero germanico (v. Germania). Sotto la repubblica di Weimar ricoprì funzioni di capomissione presso Stati esteri, in particolare come ambasciatore in Gran Bretagna (193032). Fu per[...]

[...]ente conservatrici e moderatamente autoritarie, il barone von Neurath vide nel tentativo di von Papen il momento della riscossa delle forze conservatrici e, in cuor loro, legate alla tradizione monarchica del secondo Reich contro il parlamentarismo e la democrazia weimariani. Da allora fu elevato a una carica che se non rispondeva a doti di uomo di stato, quali egli non aveva, esprimeva bene tuttavia l’adesione del funzionario e del servitore dello Stato, come entità astratta della tradizione prussiana, a ideali di ordine e di restaurazione. Con tali intendimenti, e senza esprimere una posizione politica autonoma, von Neurath conservò la carica di ministro degli Esteri anche nel gabinetto del generale von Schleicher, che facendo seguito al fallimento di von Papen era destinato ad aprire immediatamente la strada alla presa del potere del nazismo (v.).

Nel Terzo Reich

Grazie alla sua sostanziale indifferenza rispetto alle sorti della repubblica democratica, von Neurath accolse anche l’invito di Hitler, divenuto il 30.1.1933 cancelliere de[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Lo stato, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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