Brano: Fascismo
stesso « spirito antipacifista — conclude Mussolini su questo tema della pace e della guerra —, anche nella vita degli individui e l’orgoglioso motto squadrista ” me ne frego ", scritto sulle bende di una ferita, è un atto di filosofia [...], il sunto di una dottrina [...], un nuovo stile di vita italiano ».
Per quanto riguarda i rapporti tra i cittadini e lo stato, Mussolini, che nelle « idee fondamentali » aveva esaltato la « disuguaglianza feconda e benefica degli uomini », spiega come appunto l'esistenza di tale provvidenziale disuguaglianza abbia indotto il fascismo a respingere « l’assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico ». Dopo aver espresso la sua convinzione « che la questione delle forme politiche di uno stato non è oggi preminente », Mussolini ricorda comunque agli ultimi patiti della democrazia che il fascismo, tutto sommato, può essere definito « una democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria »; ma aggiunge, per c[...]
[...] politiche di uno stato non è oggi preminente », Mussolini ricorda comunque agli ultimi patiti della democrazia che il fascismo, tutto sommato, può essere definito « una democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria »; ma aggiunge, per chiunque temesse un ritorno aH'assolutismo del XVIII secolo, che « non si torna indjtetro » e che il fascismo « è un fatto nuovo nella storia. Non sono possibili riferimenti e confronti ».
La concezione dello stato rimane dunque « caposaldo della dottrina fascista ». Si tratta di uno stato che « porta gli uomini dalla vita elementare della tribù alla più alta espressione umana di potenza che è l'impero »; di uno stato « rivoluzionario », in quanto « anticipa la soluzione » di tutti quei problemi che nelle democrazie parlamentari sono costituiti dall’esistenza dei partiti e « dall’irresponsabilità delle assemblee »; e nondimeno di uno «stato [...] poggiato su una larga base popolare », « su milioni di individui pronti a servirlo ». Lo stato fascista non annulla affatto l’individuo, ma anzi lo moltiplica,[...]
[...]che « porta gli uomini dalla vita elementare della tribù alla più alta espressione umana di potenza che è l'impero »; di uno stato « rivoluzionario », in quanto « anticipa la soluzione » di tutti quei problemi che nelle democrazie parlamentari sono costituiti dall’esistenza dei partiti e « dall’irresponsabilità delle assemblee »; e nondimeno di uno «stato [...] poggiato su una larga base popolare », « su milioni di individui pronti a servirlo ». Lo stato fascista non annulla affatto l’individuo, ma anzi lo moltiplica, « così come in un reggimento un soldato non è diminuito, ma moltiplicato per il numero dei suoi camerati ».
Poche parole spende Mussolini riguardo alle libertà: « Lo stato fascista organizza la nazione », limitando « le libertà inutili o nocive », e a giudicare quali queste siano « non può essere l’individuo, ma soltanto
lo stato ». Quanto alle libertà degli altri popoli, obiettivo principale dello stato fascista sul piano internazionale è l’impero, ossia « la nazione che direttamente o indirettamente guida altre nazioni ». L’atteggiamento fascista verso la religione si compendia nell'affermazione che « nello stato fascista essa viene [...] non soltanto rispettata, ma difesa e protetta »; il fascismo infatti « non crea un suo ” Dio ” », ma rispetta « il Dio degli asceti, dei santi, degli eroi » e perfino « il Dio così com’è visto e pregato nel cuore ingenuo e primitivo del popolo ».
Quella esposta era, secondo Mussolini, « la dottrina più adeguata a rappresentare le tendenze, gli stati d'animo di un popolo come l’italiano che risorge dopo molti secoli di abbandono o di servitù straniera »; e poiché « l’impero » non poteva essere fatto senza « disciplina, coordinazione degli sforzi, dovere, sacrificio[...]
[...]azioni ed espressioni tra i due testi. Che non fosse Hitler il plagiario è dimostrato dal fatto che 8 anni erano trascorsi dalla stesura dèi «Mein Kampf»; e Mussolini ammette di non aver avuto, fino a quell’epoca, alcun « piano dottrinale ». Le « idee fondamentali » che Mussolini andò esponendo sulla Treccani sono esattamente le stesse che si incontrano (per la verità, in mezzo a molta altra zavorra) nel libro scritto da Hitler: l’esaltazione dello stato autoritàrio e totalitario e il confuso concetto di nazione « creata dallo stato » (Hitler lo chiama Voiksstaat); il principio delI’« Uno », geniale interprete della coscienza e della volontà di tutti (che Hitler chiama Fuhrerprinzip: « Ogni uomo ha al suo fianco dei consiglieri, ma la decisione è affare di un uomo solo »); il totale ripudio quindi di ogni sistema democratico (per Hitler, si tratta della « idiozia democratica » o « parlamentarismo irresponsabile »); il rifiuto della « pace perpetua » e l’esaltazione della guerra (Hitler aveva scritto: « Chi vuole vivere deve combattere, in questo mondo di eterna lotta »); l’esaltazione della « disuguaglianza » tra gli uom[...]