Brano: [...]un lago in cui svariati fiumi e torrenti immettono le loro acque mescolandosi e placandosi in una limpida superficie che l'occhio pus?) scrutare in modo riposato e sicuro. Impulsi d'indipendenza, polverizzazione tribale che cerca di cementarsi in una unità nazionale, ricerca di collegamento con popolazioni affini per la formazione di en= tità federali, problemi di coesistenza razziale con i coloni europei, perplessità politiche e psicologiche dello stato colonizzatore nel passare da una politica di puro governo coloniale a un riconoscimento degli interessi preminenti indigeni, sono oggi individuabili nel Congo belga nella fase di avvio, di prima maturazione. La problematica di questi aspetti di vita è meno vivace e perentoria che in altri territori africani, ma per ciò stesso può essere colta nella sua più umana e logica radice.
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Forse in nessun altro territorio africano, quanto nel Congo, il regime coloniale ha trovato un ambiente più comodo e adatto per insediarsi e svilupparsi. Il Congo appariv[...]
[...]elle regioni di nordest), non poneva problemi particolari d'ordine politico, mentre la ricchezza agricola di alcune regioni e mineraria di altre non addossava sacrifici al bilancio metropolitano e offriva vantaggiose prospettive d'impiego di capitali. Anche per quanto riguarda la sicurezza esterna, tutto fu risolto rapidamente, prima ancora che una apposita conferenza internazionale riunita a Berlino consa crasse (23 febbraio 1885) la nascita dello Stato indipendente del Congo, attraverso una serie di accordi di confine con la Francia (14 aprile 1884), con la Gran Bretagna (15 maggio 1884), con la Germania (8 novembre 1884) e col Portogallo (durante la conferenza di Berlino). In più, la clausola della porta aperta, stabilita alla conferenza di Berlino e ribadita dalla successiva conferenza di Bruxelles (Atto generale del 2 luglio 1890), neutralizzò in gran parte l'interesse di terze potenze a provocare occasioni che inde bolissero la posizione coloniale belga.
Allorché il 18 agosto 1908 si apre a suo favore la successione stabilita da re Leo[...]
[...]massicce che sembrano circondare il grande spazio umano del Congo. Entro il loro recinto il tempo pare essersi fermato e continua
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l'età dell'oro del mondo coloniale. Un belga, J. Labrique, ha puntualizzato di recente nel parigino Le Monde gli elementi costitutivi dell'idilio coloniale congolese, la ricetta pratica di quello che egli definisce « paternalismo integrale » del regime coloniale belga : « Lo StatoProvvidenza e l'ImprenditoreProvvidenza vigilano, con la collaborazione delle missioni cattoliche, sul benessere materiale e morale dell'indigeno. Questi é curato gratuitamente da quando é nel seno materno e dalla fanciullezza fino al letto di morte. È fornito di, alloggio dal suo imprenditore o beneficia d'una indennità e di prestiti edilizi autorizzati dall'amministrazione. È nutrito scientificamente e ricreato con saggezza. L'imprenditore gli versa direttamente parte del salario alla Cassa di risparmio. Al privato non è consentito legalmente di prestargli denaro o anticipargli prodotti. Il [...]
[...]i cattoliche
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con 4430 missionari — cui si affiancano 258 missioni protestanti
con 1170 missionari controllano in maniera capillare orientamenti ed esigenze delle masse indigene, scoraggiando spiritualmente e suggerendo di scoraggiare politicamente qualsiasi indizio di eversione (« un vero potere nel Congo » le definisce J. Pirenne); l'industria, soprattutto mineraria, nella quale per legge il 50% delle azioni spetta allo stato belga in veste peró di capitalista privato, condiziona l'intera vita della colonia ed é arbitra delle direttive di governo. Non é, il Congo, colonia di popolamento, non serve per obiettivi strategici, ma funziona come una coraggiosa impresa economica e la sua ragion d'essere é legata alla tutela degli interessi economici che vi si sono trasferiti e sviluppati. La finalità della colonia del Congo spiega bene la politica belga nel Congo. Probabilmente, se Bruxelles avesse la certezza che la formazione d'un nazionalismo congolese e il suo sbocco nella creazione di uno stato africano non alterass[...]
[...]o quello Lari del
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Youlou, ma costituisce ugualmente una manifestazione dell'esigenza di avvicinamento, di collaborazione tra le diverse forze politiche di questo settore africano. Se è soltanto frutto della tendenza belga ad attribuire a influenze esterne la perdita della « buona salute » del Congo, l'affermazione di un ministro di Bruxelles relativa alla responsabilità dell'abate Youlou nell'evoluzione dello stato d'animo congolese, è certo però che frequenti divengono i contatti nella seconda metà del 1958 tra gli esponenti dell'Abako e il mondo nazionalista extracongolese. E sono contatti che servono a rinvigorire i propositi di porre decisamente sul tappeto il problema politico congolese. Tali propositi ricevono le estreme sollecitazioni morali nella ricordata conferenza di Accra, dove l'Abako è rappresentato da due « eletti » del 1957, Diomi e Lumumba.
L'eco della conferenza di Accra nei centri congolesi è d'un genere caratteristico di taluni momenti nella vita dei popoli in cui la suggestione col[...]
[...]a vita dei popoli in cui la suggestione collettiva riversa su un episodio marginale, su un evento qualsiasi aspettative sproporzionate, altera le dimensioni della realtà, crea un'atmosfera quasi messianica di attesa. Tornando dal Belgio dopo alcune settimane di assenza, il presidente del sindacato dei funzionari congolesi e borgomastro del comune di Kaluma, A. Pinzi, rimane sorpreso per il mutamento avvenuto nell'opinione pubblica africana, nota lo stato d'eccitazione che Accra ha creato. I sintomi di eccitazione si rivelano anche il 28 dicembre, al prima dei comizi politici autorizzati dall'autorità belga a Leopoidville: ogni volta che gli oratori del Movimento nazionale congolese accennano alla necessaria evoluzione verso l'indipendenza, parte della folla risponde con grida che rivendicano l'immediato raggiungimento di tale obiettivo. In siffatta atmosfera, l'annunzio alla folla già riunita, il 4 gennaio 1959, del divieto del governatore al comizio che avrebbero dovuto tenere Kasavubu, Diomi e Lumumba, è accolto come una sfida contro le asp[...]
[...]amente beni e persone che siano europei. Per due giorni incendi e saccheggi degli africani si frammischiano a cariche e sparatorie, ad arresti ed uccisioni ad opera della polizia e dei reparti paracadutisti accorsi in rinforzo da
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Kamina. Poi, per diversi giorni ancora, strascichi di disordini e di violenza repressiva qua e là per le località del Congo; ed infine, il gran silenzio del coprifuoco, lo stato d'assedio, le carceri colme di rivoltosi, la ripresa del consueto ritmo di vita.
Le sanguinose giornate del gennaio segnano la comparsa sulla scena politica congolese di una volontà indigena distinta e opposta alla volontà dello stato colonizzatore, e capace di porre sul tappeto il problema dell'autonomia del Congo. L'urto violento con l'amministrazione coloniabelga serve anche a consacrare l'Abako come il nucleo organizzativo più efficiente, per il momento, nel tenere vivo e incanalare lo sforzo autonomistico. Il suo prestigio ne esce rafforzato, e più ancora si rafforza per la malaccorta decisione di Bruxelles di ordinarne lo scioglimento e di arrestare i suoi capi J. Kasabuvu, D. Kanza e S. Nzeza (insieme ad un gruppo di altri esponenti politici, tra i quali Diomi e Pinzi). Uomini politici di altri movimenti, come ad es[...]
[...]pulsi di vendetta, ma é sommerso dalla prevalente tendenza a puntare i piedi, a considerare lo spirito di moderazione come una debolezza foriera di distruzione degli interessi bianchi. Una mozione dell'Association des colons, subito dopo gli incidenti, chiede « la costituzione immediata d'un corpo di protezione armata », reclama « il risarcimento integrale dei danni », domanda che « severe misure siano prese contro tutti i responsabili » e che « lo stato di assedio sia proclamato immedia tamente in caso di ripresa dei disordini »; proclama infine la pe
rennità e dei legami tra Belgio e Congo. Allorché
poi il ministro per il Congo Van Hemelrijk si reca nella colonia per convincere gli europei sulla necessità di riforme, trova, specie nella provincia di Kivi.I, un'accoglienza assai ostile. « Promettendo suffragio universale e indipendenza », afferma un manifesto degli. ultra nell'occasione, « il governo ha dato un premio alla rivolta! Coscienti di rappresentare l'immensa maggioranza della popolazione, sosteniamo che gli impegni presi dal gove[...]