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Il segmento testuale Leopardi è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 198Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]ante, per il « reale » contro l'« ideale », per una cultura dell'Italia unita borgheseavanzata con forti cautele « antiutopistiche ». Se nell'immediato dopoguerra si esagerò in « desanctisismo di sinistra », fu perché non si videro i limiti (d'indirizzo politico e, connessi con questi, anche di gusto estetico) di una prospettiva storica e critica che tagliava fuori Cattaneo, Pisacane, la prima scapigliatura, e fondamentalmente non capiva nemmeno Leopardi. Tuttavia nello Studio sul Leopardi, l'ultima opera rimasta incompiuta, c'è un'esigenza di ricerca filologicostorica e addirittura di preparazione bibliografica, di metodo
« tedesco ». Che cosa di tutto ciò ereditò Marchesi? Direi nulla, anche a volersi limitare al « gusto », che In Marchesi è sempre collegato con uno psicologismo, con una predilezione per le « anime tormentate » a cui De Sanctis (anche per
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ragioni di diversa epoca, di diverso clima socialeculturale) fu estraneo. Io temo che a questo ravvicinamento De SanctisMarchesi abbia contribuito una nozione di « critica romantica » assunta in u[...]

[...]elicità nella culla del sapiente o del santo faccia brillare le sue luci lontane ». C'è qui l'accenno vago ad una speranza, ma l'esclusione di ogni certezza; e la speranza è cosí debole da lasciare « immoto » il dolore umano (vedi anche Tacito', p. 186). Piú in là di questo punto, per quel che si può sapere, Marchesi non si spinse mai; certo, chi, pur conscio ed esperto dell'infelicità umana, intenda mantener fermo il coraggio della verità di un Leopardi (un poeta e pensatore che Marchesi cita qualche volta, ma con cui non dové consentire mai pienamente), troverà che Marchesi si era spinto già troppo oltre.
D'altra parte (e su questo si è forse sorvolato troppo) il « bisogno di Dio » era in Marchesi contrastato da una persuasione, a tratti riaffiorante, che proprio il dubbio e l'angoscia fossero il prezzo necessario della nobiltà umana, della poesia, di quella senechiana meditazione (ben diversa dall'orgogliosa sicurezza filosofica e scientifica) senza le quali la vita si sarebbe immeschinita, si sarebbe abbassata al vegetare di quel « volgo[...]

[...]ongono su ogni vizio di forma » (Umanesimo e comunismo, p. 397). Ma, a parte quell'accenno stranamente sprezzante a « ogni vizio di forma » in autori grandissimi, è facile obiettare che la maggiore o minore traducibilità delle opere artistiche si misura caso per caso, e anche a seconda del genere letterario, non già con una contrapposizione globale antichimoderni. Sarebbe arduo sostenere che, traducendo in lingua diversa dall'originale Shelley o Leopardi o Verlaine,
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Ma come si era formata questa cosmopoli romana che « costituiva veramente non uno Stato, ma una civiltà » (Storia lett. lat., if, p. 468)? Non con mezzi pacifici, ma con una delle piú lunghe e feroci serie di conquiste militari, e con uno dei piú esosi sfruttamenti dei conquistati, che la storia ricordi. Per far sorgere l'homo, c'era voluto il civis: un civis molto piú ricco di disciplina e di virtú militari che di spirito democratico (troppo presto soffocato dopo i parziali successi dei primi secoli della Repubblica): un civis che proprio in conseguenza[...]

[...] dalle ansie e dai timori, esaltatore del suo maestro Epicuro proprio per questa azione liberatrice, eppure soggiacente esso stesso a una visione desolata della vita e ad un'angoscia che costituirebbe il piú verace motivo ispiratore della sua poesia. Questa interpretazione — in parte giusta finché individuava il senso tragico della Weltanschauung lucreziana; tendenziosa quando mirava, con un'operazione analoga a quella tentata e ritentata per il Leopardi, a fare di Lucrezio un poeta « religioso », a negare l'entusiasmo scientifico e la lucidità razionale che nel suo poema coesistono sempre con la tragicità, e che sono anch'essi fonti di poesia — fu enunciata da H.J.G. Patin in un saggio dal sottotitolo brillante: Du poème de la Nature. L'Antilucrèce chez Lucrèce (in Études sur la poésie latine, I, Paris 1868, p. 117 ss.) e ottenne molta fortuna, perché s'inseriva assai bene nel positivismo angosciato dell'ultimo Ottocento. Un documento significativo di questo tipo di lucrezismo è, pur con un certo ritardo, il libro di Spartaco Borra, Spiriti [...]

[...]i di poesia — fu enunciata da H.J.G. Patin in un saggio dal sottotitolo brillante: Du poème de la Nature. L'Antilucrèce chez Lucrèce (in Études sur la poésie latine, I, Paris 1868, p. 117 ss.) e ottenne molta fortuna, perché s'inseriva assai bene nel positivismo angosciato dell'ultimo Ottocento. Un documento significativo di questo tipo di lucrezismo è, pur con un certo ritardo, il libro di Spartaco Borra, Spiriti e forme affini in Lucrezio e in Leopardi (Bologna 1911). Ma anche un lucreziano, tutto sommato, piú « entusiasta » che « desolato » come l'anticlericalissimo Gaetano Trezza, nel suo Lucrezio (Firenze 1876', la ed. 1870) diceva: « In quella calma che ti pare olimpica senti un'acre inquietudine che ti accusa un dolore dominato ma non vinto », parlava di « sgomento dell'infinito », di « pianto compresso », e asseriva che proprio per questa consapevolezza tragica (che tuttavia non menoma in lui il coraggio della verità) Lucrezio è superiore a Epicuro (op. cit., pp. 157, 163 s.). Senza soffermarci in altre citazioni che ci ruberebbero tr[...]

[...]ione manoscritta, ma di lotta contro le congetture normalizzatrici, classicistiche, ciceronianizzanti: lotta che in parte (e senza dubbio con qualche esagerazione) investiva i testi classici stessi, lo stesso Cicerone, meno ligio ad un uniforme ciceronianismo di quanto fosse apparso fin allora. E la scuola svedese aveva avuto come s'è accennato, i suoi precursori in Germania (oltre a precursori italiani piú remoti e rimasti isolati, come Giacomo Leopardi)
e aveva seguaci e alleati, di nuovo, nella Germania del Novecento. Ora, l'edizione di Arnobio non è soltanto una continuazione piú cauta
e bibliograficamente piú aggiornata del vecchio conservatorismo « all'italiana » del Marchesi giovane: è una svolta e un'adesione a questo nuovo conservatorismo, particolarmente necessario per un autore come Arnobio, cosí pieno non solo di volgarismi e arcaismi, ma di espressioni personali, di hapax, quasi tutti disconosciuti dal mediocrissimo editore anteriore al
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Marchesi, August Reifferscheid. Per la prima volta [...]

[...] nell'interpretare Virgilio forse egli [Fiore] guardava a quella catena di intellettuali disorganici, a partire da Bruno e Campanella, da cui una tradizione illuministica e liberale faceva dipendere il progresso culturale e civile in Italia. La catena si colloca in una visione della storia italiana discutibile, forse non ancora adeguatamente discussa; ma quella visione si può dire superata e seppellita? Non mi pare; anche il dibattito attuale su Leopardi sembra dimostrare il contrario. [...] Un potere che non sia dominio di classe o esente dal pericolo di degenerare in dominio di classe, un organismo statale che coincida col libero sviluppo di tutta la società, sono una mèta lontana, forse raggiungibile solo quando lo stato sia estinto; finché restiamo lontani da quella mèta, è bene, anzi necessario, che ci sia una cultura non controllata e non manipolata dal potere.
Di questa cultura, attualmente minoritaria ma non disposta a capitolare, Antonio La Penna è oggi un rappresentante di primo piano, non solo in Italia. Nelle sue opere (nelle mag[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Seroni, La distinzione fra «critica d'arte» (estetica) e «critica politica» in Gramsci, il concetto di «lotta culturale» e le indicazioni metodiche per un nuovo storicismo critico in Studi gramsciani

Brano: [...]a notazione, estremamente importante, su Dante, « ammirazione » e « amore », e conseguentemente il consiglio di leggere i classici con distacco 1. Mi è già avvenuto, in un recente articolo pubblicato sugli Studi danteschi 2 di notare che, in una posizione del genere, Gramsci si trova d'accordo con uno studioso di ben diversa formazione e tendenza qual è lo Spitzer;
b) la profonda e fondamentale intuizione della posizione storica della poesia di Leopardi 3: il poeta non è staccato dal tempo, ma vi è riimmerso storicamente; esprime, da artista, una crisi storica;
c) le considerazioni sul folclore e sulla poesia popolare, con la negazione della « spontaneità » della poesia tradizionale.
Nei casi citati, Gramsci ha saputo impostare lo studio di importanti questioni, fornendo lo spunto per una interpretazione critica basata sulla relazione fra gli elementi di fondo del metodo critico all'inizio accennata. La giustezza di queste impostazioni gramsciane si pub chiaramente sperimentare: nel caso di Dante, ad esempio, la notazione gramsciana confor[...]

[...]elazione fra gli elementi di fondo del metodo critico all'inizio accennata. La giustezza di queste impostazioni gramsciane si pub chiaramente sperimentare: nel caso di Dante, ad esempio, la notazione gramsciana conforta la tesi degli studiosi moderni che, contro le argomentazioni crociane (e in parte contro la stessa distinzione desanctisiana), affermano la sostanziale unità e organicità del mondo dantesco e della poesia della Commedia. Quanto a Leopardi, basterebbe indicare tre ordini di fatti: il riacquisto alla piú alta poesia leopardiana del canto La ginestra tutt'inrero contro le distinzioni fra strofe poetiche e strofe didascaliche; l'atten
1 L. V. N., p. 125.
2 VOI. XXXIII, fasc. 2, p. 180.
3 L. C., p. 205.
18.
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zione della moderna critica leopardiana ad opere come I paralipomeni o la satira I nuovi credenti (contro dunque la concezione di un Leopardi astratto dal suo tempo); infine, la rivalutazione del pensiero leopardiano nella sua organicità (contro, anche questa volta, la svalutazione operata dal Croce).
Da queste note consegue (ed è, in un certo senso, l'elemento originale della nostra comunicazione) il fatto fondamentale della indagine critica organica sull'artista; filo questo che lega le molte sparse notazioni gramsciane dei Quaderni e delle Lettere su problemi letterari e su scrittori.
A proposito di questa nostra affermazione, giova osservare che Gramsci, indicando il « tipo » della nuova critica in De Sanctis 1, non fa mai riferimento a quella ch'è certo la parte piú debole, e ormai superata, del[...]



da Franco Fido, Saggi e studi. Giacinta nel paese degli uomini: interpretazioni delle «villeggiature» in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]luministica dell'amor sui: « Il solo interesse viene ad essere l'anima di tutte le nostre vicende. Qual cosa si fa per gli altri, che non si faccia colla gran massima universale di vederlo ridondare in pro' di noi stessi? ... Senza questo spirito d'interesse non sarebbe il mondo che una società di sfaccendati incapaci di muovere un passo per se medesimi » u e tendono verso un « machiavellismo di società » vagamente presago di quello abbozzato da Leopardi nell'amara solitudine di Recanati: « L'esito è quello, che giustifica le azioni degli uomini, perocché ordinariamente si attribuiscono a lode dell'umana prudenza anche le favorevoli stravaganze del caso ... non volli, che mancasse né d'oriuolo, né di tabacchiera, né d'anelli di non poco valore; cose necessarie oggidí piú d'ogni umano talento presso il volgo ignorante, per conciliarsi la venerazione, e l'onore »26.
La stantia e « sfiduciata visione della donna » del Gozzi (Berengo 1962, p. xxxiii), il piú autorevole e acuto critico di Goldoni a Venezia, e le audacie « filosofiche » del suo ri[...]



da m.m.[M. Marchi], scheda sintetica di «Officina» (1955-1959) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...] in poi », ma che una volta liquidati i miti « dell'individualismo romantico, dell'evasionismo decadente, del conformistico anticonformismo dei poeti borghesi » partecipasse in modo davvero incisivo e responsabile alla risoluzione dei problemi della società e dell'uomo contemporaneo. In questa prospettiva si situano le riletture della recente tradizione letteraria alle spalle, per misurare distanze e rinvenire agganci (« Pascoli » di Pasolini, « Leopardi » di Leonetti, « Manzoni » e « La scapigliatura » di Romanò, « Serra » e « I crepuscolari » di Scalia); gli interventi di più esplicita teorizzazione dei motivi di poetica (si vedano le citate Analisi criticobibliografiche di Romanò); le inquietanti prese di posizione pasoliniane sullo « sperimentalismo » a carica polemicoeversiva; e, naturalmente, la pubblicazione dei testi creativi che l'intera équipe dei redattori, ad eccezione di Scalia, andava producendo.
Fra i suoi « ospiti » Officina accolse Gadda, Caproni, Bertolucci, Luzi, Bassani, Ungaretti, Sbarbaro, Penna, Rebora, Volponi, Erba e[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Leopardi, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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