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Il segmento testuale Laterza è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 45Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Recensione di Franco Martina a Daniela Coli, Croce, Laterza e la cultura europea in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: RECENSIONI

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dia, l’avanguardia catalana in questo caso, tra i non pochi risultati innovativi che ottenne può infatti annoverare l’utopica riunificazione della letterarietà squisita, elitista e raffinata, e della pratica paraletteraria, spesso dialettale e consolatoria. Cultura urbana e frustrazione contadina si misero insieme allora per la prima volta e, da allora, non si sono più separate.

Giuseppe Grilli

Daniela Coli, Croce, Laterza e la cultura europea, Bologna, il Mulino, 1983, pp. 237.

Orgoglio e timore sembrano essere alla base di mostre e convegni, di studi e celebrazioni che si addensano con crescente frequenza per sottolineare il ruolo dell’editoria novecentesca. Orgoglio per un lavoro culturale prima che economico; timore per un futuro fatto di forme nuove di trasmissione e fruizione del sapere. Tuttavia, non manca un effetto positivo, anche se, forse, non quello principalmente sperato. Lo studio dei cataloghi, gli scavi negli archivi degli editori non solo vanno abbozzando un capitolo per sé importante della [...]

[...]ario momento di prova; mentre la figura dell’editore è venuta trasformandosi per l’esigenza di trovare un difficile equilibrio tra scelte culturali e necessità di bilancio.

Daniela Coli con questo libro è andata all’origine della nuova funzione dell’editoria. Certo, non è nuova l’attenzione per il rilievo culturale della casa barese, sottolineato in diverse circostanze da Russo, Garin, Gregory e oggetto di un recente libro di Claudia Patuzzi (Laterza, Napoli, Liguori, 1982) ispirato comunque più da intenti informativi che di indagine storica. Nuova è invece l’angolazione scelta dalla Coli per studiare il rapporto tra Croce e Laterza. L’aver basato lo studio sui materiali dell’archivio Laterza (con riscontri in quelli di Croce, Russo e De Ruggiero) ha permesso non solo di incrinare o sfatare consolidate opinioni, ma anche di tracciare un quadro più mosso e ricco degli interessi e delle relazioni intellettuali di Croce; per altro verso ha permesso di dare giusta collocazione alla figura di Giuseppe Laterza, che nel rapporto con un Croce spesso invadente e pignolo volle fin dall’inizio rivendicare la specificità del proprio ruolo. Divenendo « editore di roba grave », secondo il consiglio del filosofo, Laterza si mostrava consapevole che la sua volontà di essere editore di tipo nuovo, moralmente e civilmente impegnato, doveva procedere parallelamente a un’opera di profondo rinnovamento intellettuale.

Da parte sua Croce arrivava a quell’incontro con un’esperienza abbastanza chiara dei limiti dell’editoria tradizionale. Egli stesso aveva fatto tentativi editoriali. Nel 1903 aveva pubblicato Dal Genovesi al Galluppi di Gentile, primo e unico volume di una progettata collana di « Studi di letteratura, storia e246

RECENSIONI

filosofia pubblicati da B. Croce ». La stessa stima e fiducia per Val[...]

[...]alcosa da fare: svegliare le menti alla discussione. Ma non bisogna contare sui vecchi o sugli uomini maturi, cresciuti nell’odio alla filosofia e ormai impotenti a comprenderla: non bisogna mettere il vino nuovo nelle botti vecchie. Bisogna contare sui giovani. Occorre preparare una nuova messe, dissodando il terreno e seminando; ed avere la pazienza di aspettare » (Lettere a Giovanni Gentile, Milano, Mondadori, 1981, p. 84).

Il rapporto con Laterza nasceva e si situava all’interno di questo ancor iniziale progetto di rinnovamento. È merito di Daniela Coli averne verificata la portata in relazione a un aspetto certamente discusso ma anche affascinante: l’atteggiamento e la disponibilità nei confronti della « cultura europea ». Ne è venuta la possibilità di affrontare quell’accusa di « provincialismo » rivolta prima a Croce e poi, nel secondo dopoguerra, a quanti fecero della critica a Croce il punto di avvio d’un necessario rinnovamento culturale. Un’accusa ancora attiva, almeno sul terreno storiografico. Pietro Rossi in un recente saggi[...]

[...]5) sosteneva l’isolamento e la sostanziale antitesi di Croce nei confronti dello storicismo tedesco sopravvenuti al proficuo confronto d’inizio secolo e sottolineava l’ignoranza, verificabile già in Teoria e storia della storiografia, « della conoscenza dei saggi diltheyani [...] dei saggi metodologici di Max Weber [...] Weber aveva letto e discusso il Croce della Logica; Croce si limiterà a conoscere il Weber politico, e ne farà tradurre presso Laterza Parlament und Regierung im neugeordneten Deutschland ». Lo studio e le ricerche della Coli ci permettono di valutare meglio questi atteggiamenti crociani. Sappiamo ora della stima e dell’interesse che Croce aveva non solo per il Weber politico, ma anche per quello della Ròmische Agrargeschichte e soprattutto di Die protestantische Ethik, come anche per alcuni saggi di Troeltsch che dipendevano da Weber. A questi occorre aggiungere i nomi di Simmel, di Meinecke, di Fueter e altri che infittivano le proposte di traduzione per Laterza. Se molte di quelle opere non furono mai pubblicate in italia[...]

[...]della Coli ci permettono di valutare meglio questi atteggiamenti crociani. Sappiamo ora della stima e dell’interesse che Croce aveva non solo per il Weber politico, ma anche per quello della Ròmische Agrargeschichte e soprattutto di Die protestantische Ethik, come anche per alcuni saggi di Troeltsch che dipendevano da Weber. A questi occorre aggiungere i nomi di Simmel, di Meinecke, di Fueter e altri che infittivano le proposte di traduzione per Laterza. Se molte di quelle opere non furono mai pubblicate in italiano, fu a causa non solo delle « pretenzioni » degli editori stranieri e soprattutto tedeschi, ma anche per la scarsa fortuna che incontravano sul mercato, come proprio il caso di Parlamentò e governo dimostrava.

La Coli insiste su questo punto per sottolineare i condizionamenti esterni che limitavano i programmi di Croce e Laterza. Osservazioni giuste, ma insufficienti da sole a dar conto delle scelte che comunque venivano operate: perché un certo Meinecke o un certo Fueter? perché Freud e Dewey e nonRECENSIONI

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Mann o Russell? Emerge anche dai materiali dell’archivio Laterza la piena consapevolezza crociana d’essere parte integrante e non riflesso del dibattito europeo. Ciò che fa della diffusione in Italia di alcune grandi opere europee l’espressione non di un astratto spirito illuministico, ma un’articolazione delle posizioni crociane. Se per un verso le traduzioni furono lo strumento per una più ampia circolazione delle idee, per altro verso furono anche un importante momento di confronto e di sostegno della specifica prospettiva crociana. Lo ha mostrato bene la Coli rilevando il legame esistente tra alcune traduzioni e particolari aspetti del dibattito intern[...]

[...]stente tra alcune traduzioni e particolari aspetti del dibattito interno. È il caso, per fare un solo esempio, della traduzione del libro di Simmel su Schopenhauer und Nietzsche voluto anche per contrastare il nietzschianesimo dannunziano. Tuttavia il confronto era tutt’altro che ristretto. Soprattutto con il trionfo del fascismo la casa editrice divenne un terreno di incontro e di lavoro per molti intellettuali confinati (« Ho pensato scriveva Laterza a Croce nel ’39 — che sono proprio destinato ad essere l’editore delle anime del Purgatorio ») e, per Croce in particolare, un momento di confronto con personaggi che andavano battendo strade assai diverse dalla sua. Si rifletteva su questo atteggiamento la convinzione crociana del valore primario delPintellettuale, come il solo in grado di stabilire e garantire il necessario rapporto tra razionalità e realtà, tra eticità e politica. Al punto che potè mettere insieme senza sentire la contraddizione il disprezzo per Spengler e l’accondiscendenza e l’aiuto per Julius Evola, come anche di tenere[...]

[...]valore primario delPintellettuale, come il solo in grado di stabilire e garantire il necessario rapporto tra razionalità e realtà, tra eticità e politica. Al punto che potè mettere insieme senza sentire la contraddizione il disprezzo per Spengler e l’accondiscendenza e l’aiuto per Julius Evola, come anche di tenere un atteggiamento ironico ma non ostile verso la « Biblioteca esoterica » (che doveva essere la prima prova di autonomia culturale di Laterza nei suoi confronti), nel momento in cui in alcune pagine della Storia d’Italia, scritte alla Zerstorung der Vernunft, attaccava, mettendoli insieme, intuizionismo e misticismo, pragmatismo e teosofismo, magismo e futurismo.

Ma occorre dire che la questione del « provincialismo » ne comporta un’altra: quella della « sprovincializzazione », del suo momento d’avvio, dei suoi caratteri. Identificato il primo con Croce, con la Laterza e quindi con il Mezzogiorno, la rinascita europea non poteva venire che dal Nord. Si delineò cosi, ha scritto qualche anno fa Sergio Bertelli, una contrapposizione « tra l’Einuadi e la casa editrice barese dei Laterza: due poli distinti della cultura antifascista, ma portatori anche di due culture, le culture delle due Italie, in cui ancora la Penisola è divisa » {Il gruppo, Milano, Rizzoli, 1980, p. 305). Certo quella divisione c’era e il non averla opportunamente valutata ha prodotto non pochi guasti. Tuttavia, la linea di demarcazione non è cosi lineare. L’idea che ci fosse Croce, il liberalismo, l’idealismo da una parte e l’Europa, la cultura positiva, il socialismo, quando non il comuniSmo, dall’altra, rispondeva a uno schema che se ebbe efficacia polemica nel dopoguerra non per questo rispondeva a ve[...]

[...] primi sottolineò la contrapposizione tra le due Italie, ha ricordato poi come Torino fosse dopo Napoli la città dove più fortuna aveva avuto Croce. Mentre la Coli ha ricostruito con garbo i rapporti di Croce con Leone Ginzburg. Quando all’inizio degli anni Cinquanta si sviluppò quella sorta di grande Debatte intorno a De Sanctis e si delineò la248

RECENSIONI

possibilità della doppia edizione delle opere, una presso Einaudi l’altra presso Laterza, le preferenze di Croce furono per la prima, diretta dall’« azionista » Muscetta, mentre non risparmiò critiche a quella della « sua » casa editrice, che doveva essere diretta da Russo, reduce dalla Russia bolscevica, e alla quale doveva collaborare il « comunista » Ernesto Ragionieri (da questo punto di vista sono interessanti le Lettere di Benedetto Croce a Manlio Ciardo, Bologna, Li Causi Editore, 1983 1).

Il lavoro di Daniela Coli contribuisce a meglio conoscere un periodo decisivo della storia non solo intellettuale italiana, ma anche a delineare un’immagine di Croce, come anche altri[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Laterza, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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