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Il segmento testuale La notte è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 216Analitici , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Vita sfortunata di Ziu Marrosu Gangas vecchio orgolese in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]uarda e si mette a ridere.

— Che ci avete?

Viene un uomo anche e la ragazza gli dice qualche cosa all’orecchio.

Viene quest’uomo e mi dice: — Salute, salute!

— Salute — faccio io. E mi ero insospettito.

— Dobbiamo bere insieme — dice l’uomo. — E pago io.

— Di dove siete? — dice.

— Della parte di Oliena.

— Ah, questo non è vero. (Mi conosceva dal vestire).

— Di Orgosolo.

— Dite — dice. — Non per male. Ma dove eravate la notte tale, ad ora tale.

— A casa mia. « Porca miseria — penso io. — È un gendarme ».

Gli dico a tale e tale posto.

— Non è vero! Tu ti trovavi fuori dalla tua abitazione, dalla parte di ***.

Io dico : — Sì. Può essere — e stavo per mettere la mano al coltello.

Allora chiama sua figlia e le dice: — Nina, ti ricordi di quest’uomo?

— Sì, perché c’era un raggio di luna e l’ho conosciuto in volto.

Porca madonna, stavo proprio per dare un colpo!

— Ci avete fatto bene — dice l’uomo. — Non temete. Bevete ora e grazie, grazie davvero.

Allora gli ho manifestato e siamo stati amici[...]

[...]mo ammazzati e li puliamo bene bene.

La mattina viene Crapoledda e mi chiede: — Dammi il maiale.

— E la mia parte?

— No — dice Crapoledda. — Se no ti arresto. Tieniti le zampe!

11 maialese lo ha fatto imbarcare a casa sua.

Quel brigadiere, così e così, mi dice un giorno: —1 Vedete. Se mi portate ancora in casa un maiale ve lo pago.

— Sentite — gli dico io. — Non mi ingannate.

— No. No.

— Beh, ce ne ho uno a casa.

Viene la notte a casa, io stavo a dormire, e se lo ruba.108

FRANCO CAGNETTA

Allora mi volevo vendicare.

Vado in caserma la mattina, facendo finta di niente, e dico:

— Crapoledda, il maiale ce l’ho per te.

È rimasto male. Chi sa che pensava!

— Quanto pesa?

— 20 chili.

Quello che aveva rubato lui ne pesava 5 o 10.

— Io in casa, però, non ce Pho.

— Chi lo tiene?

— Quella donna.

Va in casa di una donna che gli avevo detto. Ed era una donna che a lui gli piaceva, ma ad Orgosolo la conosceva sotto un altro nome

— come succedeva allora con i carabinieri. Va alla casa e trova[...]

[...]

— Andate via! Andate via! — e si mette la mano là.

— Oh, oh. Ci ho paura di quei porci.

Breve: mi cacciano di là. Torno a imballare grano, in camerone.

Quei maiali mi passavano giorno e notte tra le gambe. Era troppa tentazione. Da quando li avevo visti.

Mi accorgo che sto solo, mi sincero bene bene, e: pam! pam!112

FRANCO CAGNETTA

Due maialetti sono morti. Li metto nelle ballette per il grano e li passo ad un mio compagno. La notte li mangiamo.

Quando si sono accorti del furto non potevano pensare a me, credendo la mia paura.

— È stato uno puzone. Lo ho visto che scendeva dall’alto.

Si hanno bevuto. E basta.

Un giorno con tre compagni (quello di Orune era morto: incidente di fabbro) andiamo in un grand hotel. Eravamo tutti sardi. E all’entrata del grand hotel c’erano tante forme di formaggio sardo. Ho detto al cantiniere: — Dammi un litro di sarvenas — così si chiama la birra. Mentre bevevamo, davanti al cantiniere, spostiamo con i piedi i pezzi di formaggio. Così facevo io ed un mio compagno. Abbiamo preso [...]

[...]e su una strada buona. A sa balentia. Gli ho sempre detto che: 1) non devono avere paura; 2) devono usare il cervello; 3) devono sapere usare le armi.

Per esser coraggiosi, sin da piccoli, li tenevo alla campagna. Tante volte li facevo: — Bau, bau — all’improvviso. Poi gli dicevo: — Lo faccio io.

Paura non avevano più di nessuno.

11 coraggio ognuno se lo prende da se: è una natura. Ma bisogna fargli scuola e svilupparlo per il tempo.

La notte li mandavo sempre fuori, in ogni ora. C’era un modo che ho usato con Giuseppe e con Antonio Maria. Per ogni croce che mi portavano dal cimitero a mezzanotte gli davo una lira. E la notte stessa dovevano riportarla : il cimitero si rispetta.

Io dicevo: — Non avete paura per niente. Non esiste niente.

Gli mettevo l’arma in mano e giocavano come ogni bambina con la bambola.

Una volta ho trovato Giuseppe con un fucile che sparava: meglio di me. Ed io, non per vantarmi, con il fucile ci sapevo fare.

Hanno detto che li ho educati ladri, imbroglioni, assassini. Che per avere un pezzo di carne ogni giorno li avrei voluti vedere morire e ridotti ad un pezzo di carne. Che dicevo: — Vergogna, oggi sei meno delinquente di un altro. Fai ancora a tempo. Provvedi.

Non è vero.[...]



da Giovanni Pirelli, Questione di Prati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]rnia del ragazzo Attilio era, ancora più che triste, tetra. Quanto alla sbornia di César, si stava facendo rabbiosa. Malediceva se stesso per aver venduto il suo unico prato e sua moglie che si era opposta alla vendita. Malediceva il pessimo affare e Salomone che si permetteva di insinuare che era stato un pessimo affare. Indietro nel tempo, malediceva la zia Jacqueline che, morendo, gli aveva lasciato quel prato. Più indietro ancora, malediceva la notte in cui suo padre e sua madre avevano fatto all'amore, sporcaccioni, non poteva suo padre andare a dormire nel fienile invece di generare un figlio cos' disgraziato?
« Al diavolo », esplose. Prese la bottiglia vuota e la scagliò sul pavimento. La bottiglia scivolò sull'assito umido e non si ruppe. César le fu sopra, la schiacciò con lo scarpone, la ridusse in mille frammenti. Non si fermò, discese in cantina, ne risali con un'altra bottiglia identica alla prima. La stappò con i denti, riempi i tre bicchieri fino all'orlo.
« E adesso? », disse. « Cosa avete da dire, fagiani? ».
« Ha ragione [...]

[...]».
« Chissà », disse Salomone con voce distaccata, come parlasse di una persona lontana. « Infinite sono le vie del Signore. Può darsi che gli vada bene. Tutto può darsi. Ti ricordi Pession Eliseo? Era malato di cancro e nessun medico gli dava più di tre mesi di vita. Invece é morto un anno dopo e non di cancro. È morto perché, per paura del cancro, si é buttato nella Dora ».
« Povero Eliseo », disse il ragazzo Attilio.
« E Brunod? Ti ricordi la notte in cui bruciava il fienile di Brunod? ».
« Di Luigino Brunod? », disse il ragazzo Attilio.
« Non c'era uno che non giurasse che il fuoco gli avrebbe preso tutto, fienile e casa. Che fuoco! Invece la casa si é salvata. È vero che per rifare il fienile ha dovuto ipotecare la casa. Però, dico io, gli é andata bene. Sinceramente, mi auguro che anche a César vada bene. Bevo a che gli vada bene », concluse, levando il bicchiere.
« A che gli vada bene », disse il ragazzo Attilio levando il bicchiere. Bevvero. Il solo César non bevve. Non beveva e non parlava. Salomone ed il ragazzo Attilio beveva[...]

[...]e, facendo voltare la mucca muso alla porta. « Cosa fanno i signori di notte? » disse. Era eccitato, sprizzava foga e cattiveria. « Escono a divertirsi. Cosa fa il signor Borgne? Esce a divertirsi. Avanti, servi, apritegli la porta ».
VIII
Uscirono. César, davanti, trascinando la mucca. Dietro, attaccato alla coda della mucca, l'ilare e barcollante Salomone. Ultimo, strascicando i piedi in sintonia con la sua sbornia tetra, il ragazzo Attilio. La notte era nera, umida e fredda. Una cappa di nebbia bassa sui tetti rifletteva il chiarore opaco della lanterna che César reggeva nella mano libera. Nel vicolo, tra due compatte file di muri in pietra, grigi, quasi neri, figure ed ombre apparivano ugualmente fantomatiche. Cornicioni di neve sporgevano dagli spioventi dei tetti, ma, sul passaggio dove lo
QUESTIONE DI PRATI 93
scolo delle gronde alternava disgeli e geli, la neve aveva fatto luogo ad un lucido, infido velo di ghiaccio.
«Facciamo un bel corteo », disse César. Il freddo pungente gli infondeva nuovo vigore e cattiveria. « Tu, Salomone[...]

[...]osì facendo urtava con le ginocchia le mani di César aggrappato alla sbarra di ferro. La pelle delle dita di César, già indurite dal freddo, prese a spaccarsi.
« Smettetela! », urlava adesso César. « Basta! Basta! ».
« Più fforte, più fforte », diceva Salomone al ragazzo Attilio.
« Vi ammazzo! Assassini! », urlava César. « Vi ammazzo! ».
Più gridava, più i due dalla scala tiravano, più la mucca s'agitava. I rintocchi si diffondevano ormai nella notte sull'intera borgata e oltre, oltre le circostanti frazioni sino ai casolari dispersi sulla costa e giù verso il fiume.
102 GIOVANNI PIRELLI
XI
Ce ne vuole, da queste bande, per cavare uno dal letto. Se il rumore è in casa o viene su dalla stalla, è un'altra faccenda. Ma se viene da fuori, si pensa a uno dei soliti ubriaconi che fa bisboccia o baruffa con i compagni, o impreca contro la moglie che ha sprangato l'uscio di casa. Affari suoi. Ci si tira la coperta sopra la testa e si ripiomba nel sonno. Infatti, per quanto forti fossero le urla di César, nessuno vi aveva badato, nessuno si era[...]



da Saverio Tutino, Concluso il festival latino-americano. Cuba: la rivoluzione è generosa con il teatro. Dario Fo e Franca Rame all'Avana. Il premio a una commedia di Josè Triana. in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1966 - - dicembre - 17

Brano: [...]onterà lui o forse non lo racconterà e lo conserverà gelosamente tra le cose che contano nella vita di un uomo.
Dario Fo era contrario ad attribuire un premio e diceva a tutti che un festival di teatro non deve terminare con premi di nessuna specie. Tuttavia un premio è stato attribuito, per la migliore esecuzione dell'opera migliore: il «Gallo dell'Avana» è andato meritatamente alla direzione di Vicente Revuelt, per la commedia di José Triana, La notte degli assassini: un'opera che cammina per sentieri assai lontani da quello dei campi di canna da zucchero, dove è tutta impegnata la rivoluzione cubana. Però, un'opera valida.
Cuba seguita a vivere la sua rivoluzione in un ambiente di buona fede. Da un lato, i rivoluzionari fanno sentire le loro preoccupazioni, dall'altro le minoranze intellettuali fanno sentire le loro. Non sempre le esigenze pratiche dei rivoluzionari coincidono con l'espressione dei creatori d'arte. Vi è una tolleranza notevole da parte della direzione rivoluzionaria nei confronti degli artisti e questi rispondono talvolt[...]

[...]e che abbia perlomeno intuito le contraddizioni specifiche della rivoluzione nel suo paese. Manca un terzo atto che sarebbe la terza dimensione e il vero scioglimento: la tragedia, dell'urto fra questa esigenza di libertà e il limite dell'uomo nella sua origine piccoloborghese universale. Ma non è ancora giunto il momento — si direbbe — per una tale consapevolezza e ci si può accontentare di una buona commedia.
Quando è stata data la prima della Notte degli assassini In sala del Teatro Hubert De Blank era colma come forse non era mai stata. Regista e interprete era Vicente Revuelta — un uomo di teatro che ha dentro una cultura e un senso di responsabilità di proporzioni rare. Revuelta ha visto che l'opera di Triana, con la sua aneddotica patologica intuibile (complessi edipici e eterosessuali, violenza ribelle e situa zioni che sfiorano l'incesto, odi giustificati e immaginazione grottesca,ironia e impeti) si prestava a due interpretazioni: una tutta appostata a recepire e ritrasmettere con una sorta di godimento isterico gli elementi pato[...]



da Angelo Muscetta, Memorie del cavaliere Angelo Muscetta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]dita nei paesi limitrofi e nei mercati. Naturalmente niente serve, niente garzoni: per quest'ultimo, a malincuore, lo confesso, lo rimpiazzai io, curando e governando, strigliando il somarello, a cui mi ero affezionato molto, unico forse superstite di una triste famiglia agiata. Si usciva quasi tutte le notti per trovarci presto sui mercati, e il sabato sera (vuoi sabato inglese, vuoi sabato fascista) si usciva alle venti di sera caminando tutta la notte, per trovarci al mercato di domenica mattina a Caiazzo, vicino a Piedimonte d'Alife, e questo mercato non si poteva trascurare, perché il più redditizio. Venivo su grandicello, ero un pochino invidioso di qualche mio compagno che vestiva molto meglio di me, ed a furia di insistenza, ottenni, per la prima volta, un vestito nuovo, che mia madre comprò a credito da una sua sorella che aveva negozio di tessuti e siccome questa sorella di mia madre non aveva figli, pensò bene mia madre non pagarglielo più: pagò,, s'intende, solo al sarto, pochi soldi. Descrivervi la moda della confezione è inutile[...]

[...]e se non inocui«.
(2) Grand chemin d'Aix.
56 ANGELO MUSCETTA
atripaldesi, che come noi raggiungevano i loro cari. Erano passate circa venti ore che stavamo a bordo e nessuno aveva toccato cibo. Facevamo a gara, a chi piú rovesciava (per il mal di mare) non abituati, e credo che a stento rimasero gl'intestini: i limoni furono la nostra salvezza, e ci trovammo una buona provvista, perché quel parente Martino ce lo aveva consigliato. Sopravvenne la notte, e verso le ventuno arrivammo al golfo di Genova, golfo pericoloso, come diceva il personale del vapore. Fu tale una tempesta, che tutti credevamo fosse vicino la nostra fine. Le grida maggiori furono degli atripaldesi che invocavano S. Sabino, e tutti gli altri invocavano il loro protettore.
Fu tale lo spavento e la compassione, che il capitano diede ordine di farci passare tutti dalla coverta ai saloni di prima e seconda classe. Non l'avesse mai fatto: riducemmo quei tappeti e quei mobili un porcile, da tutta la biancheria che buttavamo dalla finestra (per non dire altro). Venne l'indomani[...]

[...]rco Minghetti » di Palermo] c'imbarcammo, prendendo posto (unito ad altri emigranti, forse pili poveri di noi) in coverta (1). Alle tredici incominciammo a bordo il primo pasto, e si partì alle ore sedici, tempo bellissimo. Salutammo Marsiglia col suo grande porto, e anche il santuario della Bonne Mère (2) della Garde, a cui rivolgemmo una preghiera, perché ci facesse arrivare sani e salvi. Alla sera facemmo il secondo pasto con appetito e tutta la notte fu deliziosa, mare bellissimo, contrariamente a quello burrascoso dell'andata. Col mare bellissimo e con la paura passata del padron di casa di Marsiglia ci sviluppò tale un appetito, che in meno di ventiquattr'ore avevamo esaurito la scorta che avrebbe dovuto bastare cinque giorni. Arrivammo a Genova alle ore tredici del giorno dopo. Fummo avvisati che potevamo scendere per sole quattro ore, e che alle ore diciassette dovevamo trovarci tutti a bordo. Sbarcammo io e mia madre per comprare qualche cosa, ma ci avvedemmo che i generi
(1) Ho ritrovato i dati esatti, segnati a matita, sul librett[...]

[...]ciante, che aveva preso alloggio all'Hotel Columbia, vicino alla stazione Principe, prendendo i pasti nei migliori ristoranti. Ho vissuto tutta la vita (tanto necessaria) dal pane duro e salacche, al burrothe, e marmellata, dalla taverna dormire sulla paglia, al vagone letto, a Genova).
Salimmo a bordo, ma i viveri erano per esaurirsi. Mio padre era timido per chiedere qualche cosa, mia madre era audace, ma era sempre donna. Avevamo passato quella notte il golfo di Genova con un mare tranquillo. Avevo fatto amicizia con un marinaio di bordo, siciliano come tutto l'equipaggio, e quella mattina domandai al marinaio chi era il comandante. Ero ragazzo, e non sapevo distinguere il grado: me lo indicò da lontano. Mi avvicinai, e nel chiedergli scusa, lo pregai di ascoltarmi. Mi porto nella sua gabina, ed io gli raccontai tutta l'odissea della mia famiglia: dato il bel tempo di mare avevamo esaurito la scorta di viveri ed il denaro. Pregandolo che ci avesse aiutato, dandoci un piatto di minestra e siccome aveva visto per caso fare il trasbordo (da [...]

[...]in che modo io vedevo la festa da Avellino. La chiesa del Carmelo a Montefusco era situata al principio del paese e proprio sul fronte del paese verso Avellino, .e su una piazzetta vicino alla chiesa venivano addobbate delle bellissime luminarie, che erano ben visibile dalla nostra stazione ferroviaria di Avellino, quindi il sabato, vigila della festa, fu per me una tortura, vedere da lontano quella festa, e non poterci andare. Non riposai tutta la notte e né anche la domenica fino alla sera, e senza pensarci due volte, dissi a mio zio Sabina, se mi permetteva alle undici di andare a Montefusco, con l'impegno di trovarmi il lunedì mattina alle sette per aprire (anche con qualche ora di ritardo) il buffet. Mio zio in un primo momento non era consenziente, dicendo che avrei dovuto fare setteotto chilometri a piedi in salita, di notte, e altrettanto al mattino; ma poi fini per accontentarmi.
Alle ventitrè vi era l'ultimo treno che, proveniente da Napoli, passava per Avellino, e proseguiva per Benevento. Feci in cinque minuti succintemente la mi[...]

[...] ferroviario e con la distruzione di parecchi chilometri della ferrovia. E proprio in quell'epoca vi doveva essere un forte passaggio di truppe che dovevano prepararsi per la Libia, e tutte queste truppe dovettero passare per molti giorni per Avellino, finché non fosse riattivata la ferrovia nel Salernitano. Descrivervi il lavoro per noi, giorno e notte è impossibile. Mentre il giorno si lavorava con i pranzi per gli ufficiali ininterrottamente, la notte si doveva lavorare con la truppa, fornendo vino in fiaschi e liquori. Mobilitai diversi ragazzi e, insieme a me, svegliavamo tutti i soldati, e tutti acquistavano vini, liquori e panini imbottiti. Basti dirvi che dopo un anno dalla morte di mio zio, avevo non solo pagato tutti i
96 ANGELO MUSCETTA
debiti, rifornito abbondantemente il buffet dai migliori salami di Modena ai formaggi di ogni specie, ai vini pregiati di Chianti, ai migliori liquori. Avevo in cassa come riserva lire 6000, somma favolosa per quei tempi, e che al momento che scrivo non si può comprare neanche un paio di scarpe mo[...]

[...] — Facendo dello spirito, risultato: tutti abili.
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 103
Comunque ebbi l'esonero, fui subito incaricato per gli acquisti. Da un mese la città era senz'olio, e in due giorni comprai ad Andria q.li 450 olio, dalla Sardegna 250 q.li di formaggio, tanto che ebbi un elogio dal Prefetto, il quale mise a mia disposizione fondi e personale. Ero soddisfatto, sia per l'esonero, che mi dava l'agio di guardare la mia azienda. La notte per me non esisteva, la passavo in treno, sui carretti, e pur di fare bella figura e in parentesi anche redditizia.
Come se non bastassero tutte le occupazioni, non tralasciavo coltivare le altre che si presentavano.
Una sera fioccava la neve a. larghe falde, si presentò un signore sulla cinquantina chiedendomi in francese una camera, e fu molto soddisfatto quando gli risposi anche in francese che potevo ospitarlo. Presi le sue generalità, e gli domandai che cosa fosse venuto a fare,
e con tutta la franchezza mi disse che doveva acquistare 45 mila q.li di vino. Allora gli risposi che ero m[...]



da Massimo Mila, L'antico e il progresso nel carteggio tra Verdi e Boito in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]1888, « Vorrei che ritornasse quel tempo quando ogni nostra lettera aveva per tema lo studio d’una grande opera d’arte » (Lettera 107). Verdi si baloccava con la scala enigmatica d’un’Ave Maria, e Boito quasi lo prendeva in giro: « Molte Ave Maria ci vogliono perché Lei possa farsi perdonare da S. S. il Credo di Jago » (Lettera 115). Salta fuori perfino (nota alla Lettera 117) la notizia sorprendente del progetto verdiano d’un poema sinfonico su La notte dell’innominato, ne parlò in un articolo su Manzoni e Verdi ne « La Lettura » nel giugno 1923, un misterioso X. Y., che asseriva di tenerne il racconto da Boito, con particolari circostanziati sulla trama sonoranarrativapsicologica del lavoro.

Perciò si capisce la prontezza con cui fu accolta da Verdi la proposta del Falstaff, sapientemente architettata da Ricordi con la complicità di Boito. « Facciamo addunque Falstaff! Non pensiamo pel momento agli ostacoli, all’età, alle malattie! Desidero anch’io di conservare il più profondo segreto (...): nissuno deve saperne nulla! (...). Intanto Vo[...]



da Orazio Barbieri, La leggendaria liberazione di Firenze ad opera del popolo fiorentino in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1954 - numero 7 - luglio

Brano: [...]er trovare un luogo ove posare un materasso. Intanto gli uomini politici dirigenti il movimento patriottico prendevano gli ultimi accordi, stabilivano i contatti, davano le direttive sulla tattica da seguire per preparare l'attacco decisivo contro i tedeschi.
Il 3 agosto il comando germanico proclamava lo stato d'assedio e nessuno poteva più uscire dalla propria casa. Come era stato previsto e denunciato dal C.T.L.N., i tedeschi e i fascisti, nella notte fra il 3 e il 4, si ritirarono di qua dall'Arno e minarono i ponti di S. Niccolò, alle Grazie, S. Trinita, alla Carraia, della Vittoria e tutta la zona intorno al Ponte Vecchio, di qua e di là dal fiume. La notte si udirono i primi boati dello scoppio delle mine. La mattina alle 5, altre esplosioni scossero la città. I ponti e Por Santa Maria erano saltati in aria.
Di qua d'Arno si diffuse nella città un clima di squallore e di morte. Nessuno poteva uscire di casa, neanche per seppellire i morti. Fin quando sarebbe durata quella agonia? Ancora un giornale clandestino, diffuso attraverso staffette sanitarie e vigili urbani l'8 agosto chiama il popolo alla lotta:
Senza pane, senza fuoco, senza luce, senza medicine, senza acqua; fra il boato delle mine, il rombo dei mortai, il sibilo dei proiettili, che [...]

[...]ate per continuare la lotta contro i fascisti e i tedeschi. Potente, inoltre, sottomise agli ufficiali alleati un piano particolareggiato di attacco per liberare Firenze coi suoi partigiani a fianco di unità militari canadesi.
La sera dell'8 agosto, Potente e Gracco tennero rapporto, nel chiostro di S. Spirito, ai comandanti delle compagnie partigiane che dovevano attaccare all'alba del 9: Tutta la divisione garibaldina era in linea. Quando calò la notte i partigiani riposarono intorno al chiostro in attesa dell'attacco. I proiettili dei mortai tedeschi continuavano a cadere distaccati l'uno dall'altro, ma in modo sconcertante nei centri abitati, nei giardini, nei cortili. I feriti alcuni dei quali orribilmente mutilati — erano trasportati sui carretti ai luoghi di soccorso. Uno dei proiettili cadde nel cortile del chiostro, scoppiò e illuminò di sinistra luce l'ambiente. Potente era colpito! Sulla sua camicia rossa, sgorgavano flotti di sangue. Lo rialzarono i suoi compagni, il capitano inglese, anche egli ferito, volle che sull'autoambulan[...]



da Rocco Scotellaro e lettera di Francesca Armento, Racconti sconosciuti in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]enere in una casa dove lo tenevano per magazzino siccome nella casa dove stavano doveva andare la macchina a sinfettare la casa. Non passarono otto giorni dopo portato l'olio andai a casa la sorella della nuora e disse alla suocera della sorella zia. Nunziata che ora gli devi fare le carte a mia sorella della tua proprietà, rispose la suocera deve vedere ancora come si porta bene o male, gli vado a donare la robba dopo mi maltratta, come faccio. La notte seguente landarono a rubare l'olio, tutto si portarono pure due damigianelli di vino, la porta chiusa era e chiusa la trovarono, non si trovò chi laveva preso, andarono a fare la dinungia dal maresciallo e gli disse avete qualche sospetto, rispose la nuora sarà stato qualche nipote di mia suocera, mentre non poteva essere. Si comingiarono a bisticciare così il padre della nuora gli mandò alla commara le vendario 1 della robba, così andarono a finire per giudici carabinieri avvocati divisero tutto per fortuna che la robba era quasi tutta della commara Nunziata e divisero quella del suocero che[...]

[...]uando la consegnato la sua casa, letto la meta,
1 L'inventario.
2 L'usufrutto.
I RACCONTI SCONOSCIUTI 121
una collonetta e così hanno finito di dividere, così la suocera è lasciata nella stessa casa dove sempre stava, la nuora è andata a stare nella casa che era magazzino e la nuora per darla la chiava alla suocera cosa a fatto se primo non le dava il letto ecc. ecc. cioè altre robbe. La suocera sta sola però vai a stare di giorno dai nipoti la notte sta sola che ognuno ha paura della malattia, la nuora altro non vai facendo che ha avuto poca robba, poi essa la nuora aveva avuto dal padre un pezzo di terreno per dota e non era buono per seminare, anno fatto la vigna che gli costato 180 mila lire e lasciata pure con la vigna che il compare Antonio portava gli operai e faceva anche lui la scatena', si metteva in primo a zappare e faceva a zappare appresso gli operai e lá ha preso quella malattia che non era abbituato a fare un lavoro così sforzato e sempre gli facevano male le spalle, gli prendevano le febbre, lui credeva che era sempre sta[...]



da Quinto Martini, Memorie in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...].
La casa si vuotò in un attimo. Si senti correre intorno alla casa e sparare all'impazzata. Nessuno di noi ebbe il coraggio di guardare da una finestra.
La mamma disse al babbo:
« Non credo che Aldo sia stato tanto scapato da farsi vedere in torno a casa ».
Andrea rispose: « Non sarà per Aldo. Avranno visto qualcuno ne' campi. Ci sono altri uomini in queste case vicine, e quando hanno sentito il camion avranno cercato di nascondersi ».
Quella notte nessuno di noi dormi. Tutti non si vedeva l'ora che venisse il giorno. Al mattino verso le dieci, dopo aver dato alle fiamme, distrutto o caricato sul camion tutto quanto si trovava nel circolo socialista, salirono su fino alla nostra casa. Era un miscuglio di uomini eccitati, che sparavano come forsennati al solo volare d'una mosca. Nessun uomo quella mattina, dopo l'accaduto, si trovava in paese o nelle case dei' contadini. Ognuno aveva pensato a rimpiattarsi nel modo più sicuro. _ Aiutai il babbo a nascondersi nel fienile. Gli altri due fratelli tagliarono la corda andando in fondo al pode[...]

[...]so strascicante, Remo disse:
« Io non darei mai nulla a questa gente. Sono dei vagabondi che non hanno voglia di lavorare. Se volessero mangiare dovrebbero venire con me ne' campi con la zappa e la vanga. Di giorno vanno in giro a chiedere il pane, si fermano sempre a parlare con le donne, fanno complimenti ai ragazzi. Dicono sempre, nmilï come frati `Dio sia con voi' e intanto guardano dov'è il pollaio, la stalla, lo stalluccio del maiale... E la notte vengono a rubare. Questi mendicanti fanno tutti parte di bande di ladri ».
E la mamma:
« Ricordati figlio che è sempre bene dare da mangiare a chi ha fame se si fa del bene non ci troveremo mai pentiti ».
« Si, a quelli che lavorano. A chi non lavora, pure essendo sano, nulla... » .
Io non potevo pensare come lui che gli uomini fossero tutti dei farabutti. Lui non si fidava di nessuno, sbrigava tutto da sé. Ricordo che una volta ordinò un paio di scarpe al calzolaio del paese. Era d'inverno, lui stava sempre vicino al bischetto perché non ci mettesse del cartone nella suola. Quando portò [...]

[...] che avevo visto coi miei occhi, e udito con i miei orecchi. Finito il racconto mi mise sulle sue ginocchia, mi strinse forte, sentii male ma non gridai, e ridendo mi disse:
« Bravo, sono fiero di te... » e me lo disse con quel suo modo scherzoso che aveva anche quando parlava di cose serie.
« Mi vuoi a dormire con te questa notte? Posso farti anche la guardia, ad un ragazzo nessuno spara ». Lo pregai molto, gli dissi che sarei restato con lui la notte e alle prime luci dell'alba sarei ritornato a casa. Ma lui mi guardò scuro e disse:
«Devi andare subito a casa: sarebbe pericoloso se ti vedessero tornare quassù. E poi... andrò via presto di qui. Non bisogna restare molto in un posto, verrebbero a saperlo e allora... ».
« Allora fammi restare con te fino a buio ».
«Non é possibile; pensa cosa si metterebbe in testa la mamma se non ti vedesse tornare appena si fa scuro, e poi guarda lassù ». E con l'indice m'indicò delle grosse nuvole color piombo che salivano dietro alla collina di fronte. Io guardai, spostando una frasca che mi stava dav[...]

[...]fame dopo tutta questa camminata che hai fatto ».
« Davvero, ora che mi fai vedere il pane con l'olio mi sento fame e anche sete ».
« Prendi il fiasco, li sopra all'acquaio », si voltò indicandomelo con la mano tutta aperta.
Dopo aver bevuto un bicchiere di vino annacquato mi misi a sedere fra la madia e la tavola a mangiare. La mamma tornò dalle altre donne. Io dopo mangiato andai nei campi a cercare i miei fratelli e il babbo.
Nel mezzo della notte eravamo tutti a letto e fummo svegliati da
132 QUINTO MARTINI
piú colpi battuti con furia e violenza sulla porta e gridare: «Aprite.
Presto, aprite! È la forza pubblica ».
Andrea disse alzandosi sul letto:
« Ci siamo. Sono i carabinieri. Aldo non c'è e se la prenderanno
con noi ».
La mamma si mise il vestito e mentre scendeva le scale disse:
«Vado io ad aprire: state a letto voi ».
«Già, disse Beppe, è bene farsi trovare a letto, se no... ».
Sentii i carabinieri che salivano la scala a due gradini alla volta
ed uno gridare:
« Sorbetti, con i tuoi uomini, fate la guardia a tutte le[...]

[...]diciotto anni ti porterò in città e te la farò vedere. Va bene? ».
« Nono dire a nessuno quello che ti ho chiesto » risposi.
MEMORIE 137
Quei giorni erano interminabili, in casa mia si viveva con l'animo sospeso e il cuore che ci diventava tutti i giorni più vizzo. La nostra casa dal crepuscolo al mattino era sempre circondata dai carabinieri. Una settimana durò quell'assedio notturno. Erano delle notti bellissime e la luna era piena. Durante la notte, a luce spenta, mi alzavo per vedere attraverso lo spiraglio delle imposte socchiuse, i carabinieri passeggiare nell'orto vicino al fico grande.
Mio fratello cambiò alloggio. Un giovane che io non conoscevo veniva spesso da noi, e fu lui a portarci la notizia che Aldo aveva lasciato la capanna per andarsene altrove. Egli ci disse:
«Non era più il caso di starsene li. C'era qualcuno che passava. troppo spesso dal bosco. Lui vedeva ma non era visto ».
Mia madre faceva la stessa vita di prima. Al mattino scendeva giù in paese per la spesa facendo prima una visitina in chiesa. Non aveva molta [...]

[...]
ricordi quando mia sorella, tua zia Elvira, s'impiccò al trave della sua camera? quella mattina il cane abbaiò nello stesso modo ».
Ci fu un breve silenzio. Io stavo in piedi, seguivo i lumi delle automobili e delle biciclette che correvano fra il nero degli alberi. Sospirò, e si ripeté lentamente:
«SI, il cane abbaiò nello stesso modo; proprio come stasera ».
Drago seguitava a lacerare l'aria e la mia anima col suo lungo lamento. A me, quella notte così calma non fece che aumentare la mia ansia per quello che mamma prevedeva.
Un mio fratello dall'altra camera gridò:
«Libero! Vai a farlo tacere. Non si pue' dormire così ».
E mia madre:
« Vai giù, portagli un po' di pane con l'olio. Però non lo picchiare ». Si scostò, socchiuse la finestra e accese la luce.
Scesi gib. in cucina, andai alla madia, partii una fetta di pane e ci misi sopra dell'olio. Arrivato sotto il portico, a un passo dalla colonna dov'era legato a catena, urtai in una vanga cadendogli vicino. Drago mi si fece appresso leccandomi la faccia. Mi alzai scostando con un [...]

[...]e una sciagura. Divenivo sempre piú inquieto, tutto cercavo di analizzare come mai avevo fatto, e temevo da un mi
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nuto all'altro che il cane tornasse a fare udire il suo ululato. La mattina, quando mi alzai, vidi la mamma più pallida del solito. Mi avvicinai a lei mentre stava scaldando il caffè e le dissi:
«Avete dormito, mamma? ».
Lei senza scomporsi, rispose:
« Non sono stata capace di chiudere occhio. Ho pregato tutta la notte. Ora sento un nodo alla gola e come se avessi delle spine nel cuore ».
Io, per rassicurarla, le dissi:
«Il cane, pere), non ha fatto più l'abbaio del lupo. Forse aveva fame ».
Entrò in cucina mio padre dicendo:
« Vado nei campi. Sarò a lavorare nella piaggia, se viene qualcuno a cercarmi portalo là, Libero ».
Mia madre mi mise la tazza del caffè sulla tavola e disse:
«Io vado a sciacquare dei panni al pozzo, tu resta qui in casa finché non sarò tornata. Se verrà qualcuno dammi una voce dalla finestra ».
Il pomeriggio tornando dai campi con su le spalle un covone di vecce, trovate fra i[...]

[...] Vinci é nato laggiù, ad Anchiano, dove stava la zia che si impiccò, vicino a Faltognano. C'è laggiù un prete che ha fatto il busto del nostro Leonardo con barba e capelli lunghi ». E cosí dicendo faceva il gesto con la mano di toccarsi la barba e ravviarsi i capelli.
Vicino a mio zio ero riuscito a distrarmi un po' soprattutto durante la giornata che era sempre varia per i clienti che venivano e i passanti che si fermavano a bere e a mangiare. La notte però, cadevo spesso in una tristezza amarissima. Al mattino andavo per il bosco e stavo subito meglio. Spesso per qualcuno mi mandavano da casa mia notizie di Aldo. Ma la gioia più grande per me fu quando ricevei una cartolina postale. Non so quante volte la rilessi. La leggevo di giorno e di notte, come si legge una delle prime lettere d'amore. Mi diceva che a Natale sarebbe tornato. Io credevo a quello che scriveva e contavo i giorni e mi ripetevo quand'ero solo:
« A Natale ritornerà.., presto ritornerà... ».
Un pomeriggio afoso degli ultimi giorni d'agosto, stavamo seduti sotto il noce d[...]



da Saverio Montalto, Memoriale dal carcere in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...] due anni, le mie due sorelle maggiori erano sposate per i fatti loro una a M... stesso e l’altra a R.« e perciò in famiglia erano rimasti mio padre, il quale ancora abbastanza vegeto accudiva ai lavori della piccolissima proprietà che avevamo, e mia sorella Anna ventiquattrenne che accudiva alle faccende domestiche. Io, dato che ormai avevo il posto di applicato comunale definitivo a N..., andavo e venivo soffermandomi di quando in quando anche la notte a M... Io, è notorio, ho voluto sempre bene ai miei parenti facendo nei limiti del possibile non lievi sacrifici per loro, ma per questa mia sorella poi nutrivo, fin d’allora, un affetto speciale. Me la ricordavo piccina piccina di quando la mamma ci aveva abbandonati morendo e quel che contava di più era il fatto che vedevo che lei sapeva comprendermi bene anche nei discorsi un po* fuori del comune, sia perché aveva fatto la sesta elementare e letto abbastanza, sia perché come intelligenza di donna si elevava al disopra delle altre che io conoscevo. E, del resto, come può nascere un vero aff[...]

[...]re più il mio fondo trepido e pauroso per cui rimanevo stordito e intontito senza sapere più come regolarmi e le decisioni da prendere.

Fu verso questo periodo che una mattina di buon’ora a N... intesi bussare alla porta. Andai ad aprire e ti vedo entrare mio padre. Capii subito dalla sua faccia che doveva essere successo qualcosa di grave e per poco il mio cuore non cessò di battere. Si sedè e mi raccontò colle lagrime agli occhi che durante la notte aveva sorpreso il Giacomo Armoni nella stanza di mia sorella. Mi disse che aveva cercato di reagire, ma che lui, dato che era giovine e più forte, aveva avuto il sopravMEMORIALE DAL CARCERE

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vento. Allora mio padre li aveva lasciati al loro destino e se n’era allontanato di casa. Io pregai mio padre di andare momentaneamente a stabilirsi dall’altra mia sorella a R... e lui pazientemente se ne andò. Come si fu allontanato mi sdraiai sul letto colla faccia affondata nel cuscino e non so per quanto tempo vi rimasi immobile e senza coscienza. Non so più quando mi alzai e quanti giorni r[...]

[...]e. Non so perché: io qualsiasi pianto sopportavo, anche quello delle altre sorelle, ma il pianto di questa mia sorella non ero capace di sopportarlo. Vedevo che soffriva per avere troppo amato, vedevo ch’era vittima dell’ingratitudine e che soffriva perdavvero, perché le persone molto sensibili soffrono per davvero, e non sapevo darmi pace. Cercai di dominarmi per poterla confortare; poi rimasi ancora un po’ nel negozio e me ne andai.

Per quella notte non dormii, né per altre notti appresso. Non sapevo mettermi assolutamente il cuore in pace, né sapevo intanto quale risoluzione prendere. Volevo chiamare mio cognato, ma avevo paura, non tanto per me, quanto per mia sorella e rimanevo indeciso. Ed ora non solamente avevo paura di lui, ma di tutti i presenti della famiglia, perché proprio sapevo che tutti potevano fare del male a mia sorella. Dopo qualche tempo m’incoraggiai e chiamai mio cognato. Lui dap154

SAVERIO MONTALTO

prima si sorprese, poi si addolorò, poi disse sarcasticamente che credeva di potere correggere sua moglie perché[...]

[...]nte disse: « Mettetela a posto, perché se arriva Giacomo vi fa tutti a pezzi! ». Io tremavo come una foglia. Capii che forse la causa di tuttocciò ero stato io e mi piegai e baciai mia suocera chiedendole perdono per farla rinvenire. Sento ancora sulle labbra l’impressione di aver baciato un serpente. Ma con tuttocciò mia suocera non rinvenne lo stesso e si dovette portare di peso sul suo lettino ove rimase per diversi giorni e svenuta per tutta la notte e buona parte del giorno appresso. Io dopo un certo tempo pregai tutti i . presenti di non dire niente a Giacomo ch’eravamo stati io e mia sorella la causa di tutto quel guaio e me ne andai con mia moglie. Non ricordo più ciò che mi fece e mi disse mia moglie in quella occasione; ma penso che mi avrà combinato un facsimile della madre. L’indomani sera ritornai da mia suocera per chiederle nuovamente scusa e perdono e così lei dopo alcuni giorni si alzò dal letto. Seppi in seguito che quello era lo stratagemma prediletto di mia suocera quando si sentiva nel torto e non poteva avere ragione alt[...]

[...]e benché non lo meriti, essa è la regina di N**#. Chi c’è nel paese più contenta di lei? ».

Allora io piansi di fronte a mia suocera, mi umiliai, la scongiurai e la pregai ginocchioni, ma lei rimase dura e col suo contegno di donna perbene.

Verso la mezzanotte decidemmo che mia sorella, ormai rassegnata anche a morire, sarebbe rimasta a letto chiusa a chiave di dentro e che io, mio cognato Giacomo e mia moglie andassimo a casa mia. Per quella notte nessuno mangiò o dormì. Io nel letto vicino a mia moglie ebbi dei momenti orribili di orgasmo e di allucinazione e per poco non mi tirai un colpo di pistola alle tempia. La mattina mio cognato Giacomo si alzò ed uscì. Mia moglie, che fino a quel momento era rimasta muta per la presenza del fratello, ora che il fratello non c’era più si mise a copiare la madre dicendo che se ne voleva andare via a fare la cameriera dato che ormai lei non poteva stare più nella sua casa e che io mi ero permesso di scacciarla via. Allora io mi umiliai anche di fronte a mia moglie, mi get'jii ai suoi piedi, pians[...]

[...]

il giorno avanti mi disse al solito suo quante ne ha potute e siccome io rimanevo muta senza dire una paròla, lei, sempre più inferocita, prima mi diede uno schiaffo e poi mi sputò in faccia. Io senza fiatare mi asciugai questa faccia col fazzoletto. E non è la prima volta che mi asciugo questa faccia imbrattata dal loro sputo! ».

« Voglio chiamare ancora una volta tuo marito ».

« No, no; ti scongiuro! Ammazzano anche a te se parli! Quella notte anche a te, a nostro padre, a nostra madre morti ed a tutta la nostra famiglia vi ha presi per miserabili, vigliacchi, pezzenti, morti di fame; anzi parlando di te disse che se ti permetterai più di dire una parola ti darà tante da ricordartele per tutta la vita. AÌTultimo mi disse che quanto la moglie di Angelo Saba ha portato di gioielli, io e te e tutta la nostra famiglia non lo valevamo assommati assieme.176

SAVERIO MONTALTO

Io gli dissi che lui non era Angelo Saba e lui gridando che Angelo Saba di fronte a lui era una patata continuò a battermi con più ferocia di prima. Non so com[...]

[...]resenti si rimaneva paralizzati, tanto vero che il mio cognato Giacomo si sentì in dovere di dire: « Ci siamo ridotti come i... » e nominò una famiglia di facchini del paese famosa per le continue risse fra di loro. Io, incoraggiato da queste parole, ebbi la forza di dire a mia moglie:

«Però neanche voi dovete avvicinare più i vostri?».

« Sì, neanche io! ».

« Andiamo allora! » ed andammo muti e senza più dire una parola.

Rimasi tutta la notte e buona parte del giorno appresso sdraiato nello studio con la testa fra le mani. Non saprei descrivere ciò che mi passava per la mente. La mattina il padre ed i fratelli, tranne di mio cognato Giacomo, entravano di colpo nella mia casa, parlavano sottovoce con mia moglie e poi se ne andavano. Quando non volevano entrare fischiavano, perché un’altra caratteristica degli Armoni era quella di chiamarsi col fischio, mia moglie apriva il balcone e così si allontanavano. Quel fischio mi attraversava le cervella da parte a parte e mi dava un senso di lugubricità tale da farmi perdere completamente [...]

[...]ividuo mi faceva vedere tutto indistinto ed avvolto d’ombre. Però mi accorgevo con un certo compiacimento che ormai il cuore non mi tumultuava più come prima e se non fosse stato che di quando in quando avvertivo come un chiodo conficcato sulla sommità del cranio, per il resto, potevo dire di sentirmi bene. Io però, d’ora in poi, continuerò a raccontare lo stesso come se nei giorni che si susseguirono vedessi tutto distinto e sgombro d’ombre.

La notte non dormii e me la feci girandomi e smaniando nel letto come mi accadde anche le altre notti che vennero dopo. E se dormivo facevo dei sogni opprimenti ed ossessionanti che lo strano individuo poi me li faceva subito dileguare. Il giorno dopo, mentre mia moglie gridava con la servetta in cucina ed io mi trovavo nella stanza da letto e gli operai nel salotto, profferii: «Dì alla puttana che si stia zitta, ché basta quanto si è frustata e che ci sono gli operai in casa! ». Mia moglie mi raggiunse nella stanza da letto e mi disse: «Cosa avete detto? Perché avete detto quelle parole? ». Io rispos[...]

[...] Carabinieri, né quando fui portato via da N##*. Né mi rammento più quanto tempo passò prima che mi accorgessi che mi trovavo custodito nel carcere ed ancora oggi a volte mi domando: è sogno o realtà, ero io o non ero io, è vero o non è vero? Un’altra cosa mi ricordo ancora di quei primi giorni indecifrabili: mi ricordo che volevo piangere ma che il pianto non veniva. Il pianto venne dopo che vidi varie volte mia sorella durante la solitudine della notte e dopo che una notte mi disse: «Taci ormai, non ti disperare, perché lo so bene che non sei stato tu ad uccidermi. E prego sempre il Signore perché non permetta che tu soccomba, e non per te, perché ormai il tuo ed il mio destino si confondono, ma per i miei figli, perché so che un giorno,194

SAVERIO MONTALTO

quando saranno in condizione di poter conoscere il bene dal male, si accosteranno sicuramente a te e solo allora ed in te troveranno queiraffetto che il mio povero cuore, dato che Lui ha creduto così, non gli ha potuto dare ». Dopo queste parole potei piangere profusamente ed il p[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La notte, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Così <---Storia <---Basta <---Diritto <---Perché <---Più <---siano <---Andiamo <---La sera <---Però <---autista <---italiano <---Certo <---Cosa <---Ecco <---Già <---Gli <---Lascio <---Macché <---Non voglio <---Quale <---eroismo <---fascismo <---fascista <---Ahi <---Andate <---Chiesi <---Come <---Dico <---Dio <---Entrò <---Francia <---Fuori <---Giunti <---Giustizia <---Giù <---Hai <---La casa <---Ma mi <---Meglio <---Mugnone <--- <---Passò <---Povera <---Pratica <---Pure <---Sei <---Sulla <---Tua <---Uno di noi <---Va bene <---Vado <---Voglio <---centesimi <---comunista <---comunisti <---fascisti <---grossista <---italiane <---italiani <---mangiano <---Abbandonò <---Abbatterla <---Acconciagioco <---Acone <---Acquistò <---Ad Avellino <---Adesso <---Agustinu <---Ah <---Aiutai <---Aix <---Albergo Wachinton <---Alberto Carocci Iscrizione <---Aldo Arditi <---Aldo Oberdorfer <---Aldobrando Medici Tornaquinci <---Alessandro Carona <---Alfredo Mazzoni <---Alla <---Alla Villa Torrigiani <---Allegre <---Allentò <---Allontanatosi <---Allontanò <---Altro <---Amedeo Fontana di Brescia <---Anche <---Anchiano <---Andiamo Libero <---Angela Chiaravalle <---Angelo Chiarenza <---Angelo Muscetta <---Angelo Saba <---Angelo Spurio <---Angelo Venezia <---Angiolillo <---Anguria <---Antonio Maria <---Antonio Marrosu <---Antonio Raddi <---Antonio Roasio <---Antonio Spaccamon <---Antonio Spataro <---Aosta <---Archibusieri <---Arciprete <---Armando Gualtieri <---Armando Romeo <---Armoni <---Arnpos <---Arrigo Boito <---Arrivabene <---Arriverò <---Artiglieria <---Arturo Calabrese <---Arturo Petracca <---Arzana <---Asciugati <---Aspettate <---Atripalda <---Attaccati <---Attenzione Marco <---Attilio Glarey <---Atto da Falstaff <---Atto del Simon Boccanegra <---Audino <---Audino Pasquale <---Auguri vivissimi <---Autobiografia <---Autonomo <---Avaro <---Avellino-Napoli-Saviano <---Avete <---Babbo <---Baccani <---Ballo Escelsior <---Ballo Excielsior <---Bambin Gesù <---Bambino Gesù <---Baranti 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