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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 413

Brano: [...]ini caddero Nazzaro Costa, Mario Saba, Livio Poi etti, Romolo Menzolini e la situazione divenne a un certo momento molto grave, ma i partigiani seppero desistere. Caddero in quest’altra fase della battaglia il commissario Bruno Pirazzoli, Gino Grandi, Renato Torregiani e altri. Verso sera i gruppi superstiti riuscirono a ripiegare ordinatamente

su Poggio Termine, dove si trovava l’infermeria delle formazioni ospitante numerosi feriti. Durante la notte i garibaldini (circa 140 uomini) scavarono postazioni, improvvisando una linea di difesa per una resistenza a oltranza.

, Alle 10 del mattino dopo (12 ottobre) il combattimento riprese. I tedeschi vennero ripetutamente all’assalto, ma dopo 6 ore, duramente provati dalle perdite, rinunciarono ai loro tentativi. La battaglia poteva considerarsi conclusa: anche se non erano riusciti nell’intento di passare la linea del fronte, i partigiani non avevano perduto il controllo deHa situazione.

La sera del 12 ottobre ebbe inizio una lunga marcia che, dopo tre giorni, doveva portare le formazioni[...]

[...]ell’intento di passare la linea del fronte, i partigiani non avevano perduto il controllo deHa situazione.

La sera del 12 ottobre ebbe inizio una lunga marcia che, dopo tre giorni, doveva portare le formazioni garibaldine a raggiungere le unità alleate al Passo del Muraglione.

I feriti più gravi vennero nascostamente ricoverati nella parrocchia di Gavina, ma qui furono scoperti dai tedeschi, che li trasferirono all’ospedale di Brisighella. La notte successiva gli stessi feriti furono prelevati dai fascisti e condotti a Bologna, per esservi fucilati, in quel Poligono di tiro, il 20 ottobre (fecero questa fine i partigiani Ferruccio Terzi, Renato Moretti, Sergio Minozzi, Alfonso Bagni, Nino Bordini, Desilbo Bagni, Giovanni Borghi, Gianni Guesini, Carlo Muratori, Luigi Rispoli, Teodosio Toni),

Al Passo del Muraglione ebbero termine le vicissitudini della 36a Brigata. La formazione fu sciolta e gli uomini entrarono a far parte di gruppi di lavoro al servizio deH’VIII Armata britannica. Più tardi, quando sorsero i Gruppi di combattimento,[...]

[...]rdini precisi e di un piano coordinato dello stato maggiore per contrastare le operazioni nemiche (v. Armistizio e difesa di Roma).

Occupata la Capitale dai tedeschi, Cadorna riuscì a sfuggire alle loro ricerche e si collegò al centro cospirativo del colonnello Montezemolo (v.). Nel giugno 1944, avendo il C.L.N. dell’Àlta Italia (v.) richiesto di poter usufruire della sua opera di consigliere tecnico, accettò di essere paracadutato al Nord e, la notte dell’11.8, si lanciò in vai Cavallina, nel Bergamasco, raggiungendo un reparto delle « Fiamme verdi ». Portatosi poi a Milano, si insediò nel nuovo incarico, ma ben presto apparve chiaro che non vi era un accordo sulle mansioni riservategli fra C.L.N.A.I. da una parte e Alleati e governo centrale dall’altra.

I contrasti col C.L.N.

Gli Alleati e il governo Bonomi avevano infatti artatamente interpretato la richiesta del C.L.N.A.I. di un « consigliere militare » nel senso di concentrare nelle mani di un mili* tare di carriera (nella fattispecie il Cadorna) tutto il comando del Corpo volon[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 444

Brano: [...]149 e mortai la zona tenuta dalla « Cairoli ». Al mattino dell’8 i nazisti iniziarono l’avanzata verso Doèl e Monte Pizzoc, ma i battaglioni partigiani riuscirono ancora una volta ad avere la meglio, ricacciandoli sulle posizioni di partenza.

I garibaldini avevano subito lievi perdite, ma la loro situazione si prospettava estremamente pericolosa: erano privi di mortai, scarseggiavano di armi pesanti e le munizioni erano pressoché esaurite. Nella notte tra I’8 e il 9 settembre il Comando di divisione ordinò a tutte le brigate dislocate sul Cansiglio di ritirarsi in direzione Pian di Cavallo. Lo sganciamento si effettuò ordinatamente e con successo: soltanto pochi garibaldini caddero nelle mani dei nazifascisti. Questi ultimi, che avevano impiegato nel massiccio rastrellamento circa 6.000 uomini, solo la sera del 10, al termine di undici giorni di offensiva, riuscirono a occupare Pian di Cansiglio. Alcune . settimane dopo, le Brigate « Mazzini » e «Trentin » ricostituirono i loro organici e si attestarono sulle montagne a sinistra del Piave,[...]

[...] Pertuso. Verso mezzogiorno del 25, circa 300 fascisti giunsero infatti a Borghetto e avanzarono verso le posizioni tenute dai partigiani; ma questa volta, invece di procedere lungo la strada, ammaestrati dell’esperiènza gli attaccanti salirono sul monte dalla destra della gola, individuata la manovra, i partigiani spostarono buona parte delle loro forze su quel punto. Lo scontro esplose violento. Alla fine i fascisti, approfittando del calar della notte, si ritirarono. Nel corso della battaglia vi furono morti e feriti da entrambe le parti.

Il 26 agosto i fascisti attaccarono nuovamente in forze. I partigiani della 58a Brigata, avendo quasi esaurite le munizioni, non poterono tenere la posizione di Pertuso e questa volta dovettero ritirarsi, tallonati dalle forze nemiche. La notte tra il 28 e il 29 vide i partigiani in gravi difficoltà. I nazifascisti ne avevano circondato la formazione da tre Iati: dalle Capanne di Car

rega, dalla parte di Cosola a ovest, e dal Brallo a nord. L’unica via di scampo era la discesa in vai Trebbia, che stava però per essere occupata a sua volta. Durante la notte i partigiani attraversarono l’intera zona boscosa: il 29 erano in salvo a Zerba, donde risalirono poi sui monti della vai Borbera.

Lo scambio dei prigionieri

Un’altra battaglia di rilievo nel l’Alessandrino fu quella del 2.2.1945 Una colonna tedesca unitamente a un distaccamento di mongoli aveva occupato Cantalupo. I partigian della « PinanCichero », prontamen te avvertiti, accorsero, circondaro no la colonna e l’attaccarono: j te deschi ebbero. 16 morti, numerosi feriti e 46 prigionieri. I partigiani ebbero alcuni feriti e un caduto l’eroe sovietico Fiodor Poletaev (v.) Pertuso, punto [...]

[...]talupo. I partigian della « PinanCichero », prontamen te avvertiti, accorsero, circondaro no la colonna e l’attaccarono: j te deschi ebbero. 16 morti, numerosi feriti e 46 prigionieri. I partigiani ebbero alcuni feriti e un caduto l’eroe sovietico Fiodor Poletaev (v.) Pertuso, punto di confine tra il territorio partigiano e quello occupato dai nazifascisti, divenne anche luogo d’incontro tra italiani e tedeschi per lo scambio dei prigionieri. Nella notte del 23.4.1945 un ufficiale inviato dahgenerale Meinhold, comandante delle forze germaniche in Liguria, giunse al ponte di Pertuso chiedendo alle sentinelle partigiane di essere condotto al Comando. Presentatosi come il tenente Utech, egli si disse incaricato di trattare una tregua: il plenipotenziario tedesco chiedeva che si concedesse il passaggio alle forze tedesche verso il nord, in cambio della promessa di Meinhold di effettuare la ritirata senza operare distruzioni. II rifiuto del Comando partigiano a conce

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 520

Brano: [...]ati stessi. Queste divergenze, manifestatesi sin dal primo momento, si precisarono e persistettero sino alla fine della Guerra di liberazione.

P.Se.

Cervarolo, Strage di

A Cervarolo, frazione di 200 abitanti del comune di Villa Minozzo (Reggio Emilia), il 20.3.1944 i nazisti consumarono una delle loro stragi.

Paracadutisti e guastatori della Divisione corazzata « Goering » al comando del capitano Hartwig, provenienti dal Modenese, nella notte tra il 19 e il 20 marzo affluirono a Gazzano, dirigendosi poi a Civago e a Cervarolo. A Cìvago incendiarono un caffè, alcune case e, sparando all’impazzata, uccisero cittadini inermi; a Cervarolo, con l’aiuto dei fascisti che bloccarono le uscite del villaggio, irruppero nelle abitazioni razziando e compiendo ogni sorta di violenze senza risparmiare donne, vecchi e bambini. 27 uomini rastrellati furono dapprima rinchiusi in una stalla e, al tramonto, ammassati in un cortile e completamente denudati; infine, dopo essere stati tenuti per due ore sulla neve ed esposti ai rigori del clima, venner[...]

[...]a rinchiusi in una stalla e, al tramonto, ammassati in un cortile e completamente denudati; infine, dopo essere stati tenuti per due ore sulla neve ed esposti ai rigori del clima, vennero tutti fucilati. Tra le vittime si trovava il parroco di Cervarolo don Giovan Battista Pigozzi, per essersi rifiutato di firmare un foglio in cui si dichiarava che gli ostaggi catturati dai tedeschi erano partigiani. Tre dei fucilati, rimasti soltanto feriti, nella notte riuscirono a mettersi in salvo, I tedeschi avevano cosparso i cadaveri di benzina cercando di distruggerli col fuoco, ma, a causa della gran neve, le fiamme non attecchirono.

Le 24 vittime dell'eccidio furono Alfredo Alberghi, Egisto Alberghi, Emilio Alberghi, Giacomo Alberghi, Mario Alberghi, Mauro Alberghi, Cesare Borea, Ennio Costi, Lino Costi, Adolfo Croci, Armido Ferrari, Paolo Fontana, Remigio Fontana, Amerigo Genesi, Sebastiano Maestri, Pio Paini, don Giovan Battista Pigozzi, Gaetano Pini, Antonio Rovali, Celso Rovali, italo Rovali, Gino Tazzioli, Agostino Vannucci, Giovanni Vannucc[...]

[...] di notte per preparargli i vestiti e le camicie, compravano perfino i polli per dare la carne fina ai feriti e agli ammalati quando c’erano rimaste solo le galline da uova. Sette figli hanno pagato per queste opere di bene, e la madre se n’è andata con loro per crepacuore. E qual è stata la riconoscenza? Che fino a oggi gli americani sono stati dalla parte di quelli che ci hanno bruciato cinque volte la casa e hanno distrutto la famiglia ».

La notte del 25 novembre i fascisti accerchiarono la casa. Dopo aver resistito sparando dalle finestre, esaurite le munizioni i Cervi furono costretti ad arrendersi. Portati nel carcere di Reggio Emilia, i sette figli vennero uccisi dai fascisti il 28 dicembre. Alcide rimase



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 612

Brano: [...]Braccìni, Balbis, Biglieri, Giachino, Montano, Giambone, Bevilacqua; ergastolo per Leporati, Geuna, Giraudo e Cariando; 2 anni di reclusione a Brosio; assolti per insufficienza di prove Fusi e Chignoli. La sentenza fu accolta dal grido di « Viva l’Italia! », lanciato per primo dal generale Perotti. All’alba del 5 aprile, nel Poligono del Martinetto, gli otto condannati a morte subirono il supplizio. Caddero gridando « Viva l’Italia libera! ».

La notte precedente l’esecuzione ciascuno dei condannati aveva indirizzato ai congiunti lettere d’addio che rimangono fra i documenti più nobili della storia d’Italia. Nel loro sacrificio si esprimeva simbolicamente anche il carattere unitario della Resistenza: accanto ai militari Perotti e Balbis caddero l'operaio meccanico Giambone e il mosaicista Bevilacqua, gli impiegati Giachino e Montano, il bibliotecario Biglieri, il docente universitario Braccini (si vedano le rispettive voci).

Il nuovo comitato

Con 8 dei suoi membri fucilati e l’arresto di quasi tutti gli altri il Comitato era distrutto[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 623

Brano: [...]vette risiedere nella combattività delle locali formazioni partigiane, che i fascisti avevano avuto modo di sperimentare. Sin dal mese di marzo, reparti della 55a « Rosselli » avevano bloccato la Valsassina, portando, duri colpi ai presidi nemici. Anche i reparti della pianura, in particolare quelli della 52a « Luigi Clerici », assolsero efficacemente ai loro compiti.

Il 24 aprile le formazioni della città e della pianura entrarono in azione. La notte <§u\ 25, una squadra S.A.P. della brigata territoriale di Lecco attaccò la caserma fascista di Calolziocorte, ma fu costretta a ritirarsi. Il 26 aprile il Comando della Brigata « Puecher » bloccò la provinciale ComoBrivio all’altezza di Bulciaghetto; la notte sul 27, il reparto incaricato del blocco fermò e costrinse a ripiegare quella parte della colonna Farinacci che cercava di raggiungere Como. Solo il 27, rafforzata da altri fascisti provenienti da Milano, la colonna riuscì a forzare il blocco. Nello scontro perirono 18 partigiani e 13 rimasero feriti; i fascisti persero alcune decine di uomini.

Il 26 aprile, nella zona di Cantù, l'attacco della Brigata « Perretta » fu appoggiato dall’intera popolazione: il colonnello tedesco comandante del presidio fu costretto a firmare la resa nelle mani del ragioniere Luciano Inganni, animatore del movi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 113

Brano: [...]la notizia, i lavoratori affluirono a centinaia alla Camera del lavoro, dove Di Vittorio si era installato con la moglie incinta e la figlia Bai dina.

I fascisti non tardarono a muovere all’attacco e allora una squadra di Arditi del popolo, comandata da L. Ottolino, si preparò a rispondere appostandosi all'imbocco della strada che porta a piazza Mercantile (oggi piazza Gramsci). Si sparò da una parte e dall'altra e i fascisti furono respinti. La notte stessa Anita Di Vittorio diede alla luce il figlio, cui venne messo il nome di Vindice. . L’indomani la Camera del lavoro venne occupata, ma non dai fascisti, bensì da reparti dell'esercito. Di Vittorio nel frattempo aveva lasciato la città.

Sotto la dittatura fascista

Forti pressioni furono esercitate su di lui perché aderisse ai sindacati fascisti, ma egli respinse sdegnosamente tali profferte. Quando, nel 1923, si costituì nel Partito socialista la frazione terzinternazionalista (v.) sostenitrice della fusione con i comunisti, Di Vittorio, superate le ultime riserve, vi partecipò e i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 116

Brano: [...]are una resistenza valida, quantunque l’iniziativa dei soldati e degli ufficiali di truppa riuscisse in vari casi a conseguire successi locali e a infliggere perdite ai tedeschi.

Il generale Carta, comandante la Divisione «Siena» e la 51a Brigata di stanza nell’isola di Rodi, prese il volo per il Cairo, abbandonando i suoi uomini alla mercè del nemico. Il generale Scaroina e tutto il suo stato maggiore furono fatti prigionieri il 9 settembre. La notte sull’11 settembre la Luftwaffe bombardò duramente la città di Rodi e le guarnigioni che opponevano resistenza. Al mattino Kleemann inviò un suo rappresentante all'ammiraglio Campioni e gli impose di far cessare ogni forma di resistenza contro i tedeschi, proponendogli al

tempo stesso di collaborare e di mantenere la carica di governatore civile delle isole. Il Campioni accettò di arrendersi, ma rifiutò di collaborare e chiese di essere rimpatriato. Consegnato ai fascisti della repubblica di Salò, per la sua mancata collaborazione venne processato, condannato a morte e fucilato.

Più lung[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 151

Brano: [...]avera del 1944 fu trasferito in Toscana, agli ordini dell 'organizzazione Otto, incaricata di curare i lanci alleati alle formazioni partigiane. Dispersa quest’organizzazione dagli arresti, raggiunse l’Appennino e raccolse nuclei partigiani a ridosso della linea del fronte. Attraversò quindi le linee ed ebbe dal Comando americano il compito di svolgere un regolare servizio di informazioni facendo la spola tra i due opposti settori del fronte.

La notte dell’1.4.1945 fu sbarcato da un mezzo alleato nei pressi di Marina di Massa con gli ordini per l'insurrezione, alla quale partecipò a fianco delle forze partigiane locali. Seguì poi gli angloamericani nella loro avanzata dal 14 aprile fino all'inizio di maggio, quando le colonne alleate raggiunsero Torino.

Esercita attualmente la professione di scultore a Carrara. Sulla Guerra di liberazione ha scritto un libro autobiografico, Memorie partigiane, edito nel 1957 a Firenze.

M.Gi.

Dunkerque

Città francese di 26.000 abitanti (1962) e porto sulla Manica. Nel giugno 1940, durante la sec[...]

[...]6.000 abitanti (1962) e porto sulla Manica. Nel giugno 1940, durante la seconda guerra mondiale, con una magistrale manovra il corpo di spedizione inglese, di fronte alla travolgente avanzata tedesca in Francia, riuscì a porsi in salvo attraverso la Manica. La battaglia di Dunkerque rappresentò il momento culminante dell’offensiva tedesca sul fronte occidentalé; dopodiché la Wehrmacht rimase padrona del territorio francese.

La battaglia

Nella notte fra il 12 e il 13.5.1940 le armate tedesche attaccarono lo schieramento difensivo francese della Mosa, scardinandolo rapidamente. Il corpo di spedizione inglese in Francia, al comando di lord Gort, a fianco delle truppe francesi e dell’esercito belga tentò vanamente di contenere la pressione nemica e le colonne corazzate tedesche, comandate da von Kleist, si incanalarono nella breccia apertasi nello schieramento alleato puntando verso il mare, lungo le direttrici

segnate dalla rete fluviale dell'Aisne e della Somme.

Il 20 maggio, mentre l'esercito francese era ormai in rotta su tutto il[...]

[...]francese era ormai in rotta su tutto il fronte, il comandante in capo francese generale Gamelin venne sostituito dal generale Weygand, ma prima ancora che quest’ultimo potesse studiare un piano di difesa (durante una conferenza militare tenuta a Ypres il 21.5.1940), i tedeschi avevano mutato le posizioni del fronte e aperto nuove falle fra le linee alleate. Vista l’impossibilità di contrapporre un qualsiasi argine al dilagare della Wehrmacht, nella notte tra il 24 e il 25 maggio partì da Londra l’ordine a lord Gort di attuare l’operazione Dynamo, in altri termini di ripiegare immediatamente sul porto di Dunkerque e ivi imbarcarsi al più presto per tornare in Inghilterra. Dal piccolo porto, stretto nella morsa delle Panzerdivisionen germaniche e sotto incessanti, violentissimi bombardamenti della Luftwaffe, 250.000 militari britannici e 90.000 francesi, protetti dall’aviazione britannica che si batté con leggendario valore, riuscirono a prendere il largo verso .le coste inglesi a bordo di ogni tipo di imbarcazione, dai mezzi militari agli yach[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 307

Brano: [...] il governo di Pilsudski fu arrestato (1933) e condannato a 7 anni di reclusione. Quando Hitler minacciò la Polonia, Bierut chiese di essere arruolato come volontario nell'esercito, ma la sua domanda venne respinta. Nel settembre 1939 potè uscire dal carcere e partecipare alla difesa di Varsavia.

Dopo l’occupazione, si rifugiò per qualche anno a Minsk (Bielorussia) e successivamente rientrò a Varsavia per dirigervi la lotta contro i tedeschi. La notte del 31.12.1943 fu tra i fondatori del Consiglio nazionale del popolo (Krajowa Rada Narodowa), organo unitario della Resistenza polacca, che sarebbe poi diventato il primo organismo della nuova repubblica popolare di Polonia. Nel luglio 1944 divenne presidente del Consiglio nazionale del popolo (funzionante, in regime di occupazione, come parlamento clandestino) e mantenne tale carica fino alla prima assemblea del parlamento polacco eletto dopo la liberazione.

Eletto presidente della repubblica il 5.11.1947, con l’allontanamento di Gomulka (v.), divenne anche segretario del Partito operaio [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 286

Brano: [...] Carlo

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a San Felice sul Panaro (Modena) nel 1888, caduto in combattimento nelle acque dell’Asinara (Sardegna) il 9.9.1943. Uscito dall'Accademia navale di Livorno, partecipò alla prima guerra mondiale come tenente di vascello; promosso capitano di vascello nel 1934 e ammiraglio di divisione nel 1939, all’inizio della seconda guerra mondiale era capo di stato maggiore della I Squadra navale.

La notte sul 9.9.1943, in seguito alla firma deH'armistizio, imbarcato sulla corazzata « Roma » lasciò La Spezia con tutte le unità della squadra per raggiungere la nuova destinazione; ma alle 13,40, poco prima di Punta Sardegna, ricevette la notizia che l’isola Maddalena (v.) era già occupata dai tedeschi. Senza esitazione, ordinò allora di invertire di 180° la rotta, per sottrarre le navi alla cattura. La manovra era compiuta da pochi minuti, quando l’intera formazione venne attaccata da bombardieri tedeschi. Una bomba colpì la nave ammiraglia sotto la plancia, facendola rapidamente scomparire tra i[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La notte, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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