Brano: [...] però nel sangue di questi diseredati il ricordo cocente delle pecore, delle terre, dei denari loro rubati o sottratti con inganno dai ricchi; cova il ricordo delle umiliazioni, delle sofferenze, dei lutti subiti in passato; cova il presente di una vita tristissima e grama che debbono sopportare. Di tanto in tanto, e molto spesso, essi si ricordano di essere sensibili, ostili, ribelli a una ingiustizia immeritata, a una crudele sopraffazione.
La lotta contro il ricco e l’uomo di migliore condizione si svolge, così, in modo aperto o nascosto, con il furto di pecore, con gli sgarrettamenti, con il furto nelle campagne, con la loro devastazione, con il ricatto, con il sequestro, con l’omicidio.
Assai di recente, dall’ultimo dopoguerra, tutta la lotta tra le due classi è andata assumendo in Orgosolo anche un aspetto più moderno, che la mitiga e la nobilita (come vedremo) : una lotta culturale e politica; ma, in generale, si deve ritenere che essa si svolge quasi tutta, ancora, con i metodi primitivi o « barbari » che sono propri della struttura e tradizione locale.
Parrebbe, a questo punto, che l’esistenza di Orgosolo si sviluppi per intero in un « ciclo culturale » di pastori, chiuso in una organizzazione famigliare, la quale nell’interno è divisa in individui isolati, quasi zoologici, nell’insieme in due grandi e rudimentali42
FRA[...]
[...]he lingua asiatica — il che non ci pare inverosimile — si potrebbe anche trattare di lontane sopravvivenze mediterranee ». Bibliotheca romanica cdendam curat W. v. Wartburg. Series prima. Manualia e commentationes. III. La Lingua Sarda di M. L. Wagner. Casa editrice A. Francke. S. A. Berna (195IX PP 28991.■16
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male che assaliva le pecore, del nemico delle greggi, ma un ludo, nna mimesi, uno spettacolo che si generava da quella lotta ragionevole.
In una fossa scavata nella terra l’orgolese poneva una carogna putrida di pecora, di capra, e se l’osceno odore non attirava l’avvoltoio, sulla cima di un’altura, in zona ventilata, egli uccideva ed arrostiva un cane. Giungeva ben presto da chilometri, da distanze incalcolabili, attirata dall’odor nauseabondo e dalla fame la fiera celeste, isolata o a schiere, e si avventava rutilante sulla carogna per ingozzarsi e riempirsi di carne marcia. Per distruggere gli avvoltoi l’orgolese, che oggi usa il fucile, poneva forti uncini di ferro legati a corde nelle carcasse, perché, ingo[...]
[...]o, trucidato a colpi di pietra. Ma molte volte, trasformando tutto in una sottile pazzia, in un « gioco », senza mettere gli uncini, l’orgolese sfidava direttamente l’animale satollo, lo eccitava, lo aggrediva, e lo combatteva a colpi di bastone. Si scatenava una lotta barbara, terribile, una sfida tra forze umane e meramente animali, con la posta dello scempio e della morte: un mulinello di rostri e di bastoni, di penne, di ali, di braccia. Era la lotta più misteriosa, più antica e più segreta del paese. Risaliva a ragioni primitive della specie umana: suggeriva l’idea degli uomini che contendono al caos le distinzioni dell’essere, che cercano di distinguersi dalla forza del bruto con le astuzie, con l’intelligenza, il lavoro, lo strumento. L’orgolese giocava, mimava inconsciamente l’origine dell’uomo.
Anche il più grande zoologo di Sardegna del XVIII secolo, padre Francesco Cetti S.J., ricorda questa lotta (6).
Che l’abitante di Orgosolo fosse probabilmente un popolo cacciatore (e guerriero) può essere sottolineato anche, indirettamen[...]
[...]e ad un particolare periodo storico dell’umanità: al ciclo definito in etnologia «dei cacciatori e raccoglitori».
È nota in etnologia la importanza decisiva che in tutte le società primitive ha la estensione o generalizzazione dell’« esperienza fondamentale », del lavoro principale in una singola e delimitata unità economica e sociale.50
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Il momento fondamentale per il ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » è la caccia, la lotta tra l’uomo e la bestia; una lotta fondamentale che coincide, altrettanto, con un momento generale, quale il momento del rischio della esistenza, della vita di fronte alla morte.
La connessione ideologica tra la caccia e la « vendetta » potrebbe, probabilmente, essersi generata in questo modo:
Il cacciatore vedendo in tutto il suo mondo che se si perde sangue, di uomo o di bestia, si perde la vita, ritiene, in modo primitivo, che il sangue è l’elemento fondamentale della vita, del mondo. Nel corso della sua esistenza il cacciatore trova, altrettanto, che lui e un suo « fratello » sono un[...]
[...] ha di non continuare a perder sangue e non morire è quello di far perder sangue alla bestia e farla morire. L’unico modo proprio di difendersi e salvarsi, cioè, si configura come il solo modo di ferire e far morire. L’estensione di questa esperienza della caccia a tutta la vita, al mondo totale — secondo la generalizzazione propria del primitivo — conduce alla applicazione generale anche nella sola società umana, ai rapporti tra soli uomini, nella lotta tra uomo e uomo. Si ingenera la « vendetta ».
La « vendetta », nasce e non può nascere che da una società di cacciatori; la sua estensione può avvenire solo quando questa attività sia preminente: cioè in un «ciclo culturale» di cacciatori che è, appunto, noto all’etnologia come « ciclo dei cacciatori e raccoglitori ».
Rimane il problema della sua persistenza in un qualsiasi ciclo che gli si sostituisca, e, per esempio, nel ciclo dei pastori della « grande famiglia », nel quale l’« esperienza fondamentale », il lavoro principale non è più, certamente, la caccia ma la domesticazione e l’a[...]
[...]ra esperienza importante: ila domesticazione, poi l’allevamento. Il momento di passaggio da questo primo ciclo al secondo, lungo a yolte per millenni, non è certo ricostruibile, né si può dire che esso sia originato od importato. Rimane però un forte legame tra il ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » e quello dei pastori; e la stessa cultura di questi, specialmente nella «grande famiglia», viene molto influenzata.
Sebbene si sia passati dalla lotta cruenta alla domesticazione e aH’allevamento, rimane pur sempre come « esperienza fondamentale », lavoro principale del nuovo ciclo, il rapporto tra l’uomo e la bestia. Un momento subordinato di questo, ma importantissimo, e residuo di quel ciclo precedente, è ancora quella pur sempre cruenta lotta che è l’uccisione dell’animale domesticato e allevato, la macellazione della pecora. Il generale ambiente ideologico proprio della società dei cacciatori, il cui elemento fondamentale è il « sangue », con la formazione della società dei pastori in una famiglia sempre più forte che si riconosce lega[...]
[...] in tutte le precedenti vendette.
L’istituto della «vendetta» è così diffuso nel paese di Orgosolo che si può ritenere, a mio parere, inestinguibile, almeno finoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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a che non saran modificati la struttura più profonda dell’economia del paese ed i più profondi rapporti sociali di struttura delle « grandi famiglie ».
Il continuo alimento alla vendetta viene dato ora (e, naturalmente, anche in passato) oltre che dalla lotta tra le grandi famiglie, dalla lotta sociale tra le due classi, tra i ricchi e i poveri. Questa si articola così largamente nella « vendetta » che si deve cercare in essa, di volta in volta, lo sviluppo proprio e locale di una primitiva lotta di classe.
L’istituto della « vendetta » contribuisce così grandemente alla formazione della mentalità e del carattere degli orgolesi che, per il suo esercizio millenario, si può dire che, quanto nessun altro in Italia, questi possono considerarsi un antico popolo guerriero che, per concorrenza di economia e di cultura, è riuscito a sopravvivere sino ai nostri giorni.
Ma per porre in [...]
[...]sona a fine di ricatto. E ancora sgarrettamenti, e danni e incendi a colture ed alberi. I reati contro individui, condotti sulla strada, sono la gassazione del passante isolato, dal pastore al signore in auto con valori e denaro; e, preferito a quello in casa, il sequestro di persona.
Le imprese contro collettività sono (o erano) rivolte contro un comune vicino o contro enti privati o statali.
I reati contro un comune vicino sono (o erano) la lotta per il possesso di territorio di pascolo e il saccheggio di tutte le case.
Dal medioevo le lotte per il possesso di territorio di pascolo è stata, con continuità, una delle forme più gravi e più famose di « bardana ». Le lotte contro il comune di Locoe, ad es., sono vive tuttora nel ricordo dei vecchi orgolesi. L’intero paese, armato, a piedi e a cavallo, scendeva a torme per battersi ogni tanto con quello di Locoe in vere e proprie battaglie. Il territorio, a poco a poco conquistato dagli orgolesi, era militarmente presidiato, e si accendevanoINCHIESTA SU ORGOSOLO
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continuamente [...]