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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale La lotta è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 612Analitici , di cui in selezione 26 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da N. Talenskii (Maggior generale dell'esercito rosso), La battaglia di Stalingrado (parte seconda) in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...] invano. Il 24 gennaio l'avanzata sovietica raggiungeva la linea GorodiaceOrlovka. jl nemico perdette ogni speranza di poter ancora ricevere aiuti e incominciò ad arrendersi a gruppi e unità intiere, con i Comandi e con gli Stati maggiori.
Tra il 24 e il 26 gennaio gli attaccanti raggiunsero i sobborghi di Stalingrado, si congiunsero con le forze dell'eroica 62.uas Armata e divisero i tedeschi in due gruppi, uno meridionale, uno settentrionale. La lotta continuò accanita per le vie della città per alcuni giorni. Infine, il 1.° febbraio il gruppo meridionale, con a capo von Paulus, si arrese. Il giorno dopo si arrese anche il gruppo settentrionale. La VI Armata tedesca aveva cessato di esistere. Erano stati completamente distrutti o in parte presi prigionieri 6 Corpi d'armata e 2 Corpi corazzati, cioè 22 divisioni, con un effettivo totale di 330 mila
uomini (di cui 91 mila fatti prigionieri, 24 generali e un maresciallo).
In questo modo si chiudeva con un trionfo per l' Esercito rosso la più grande battaglia che mai sia stata nella storia, [...]



da p. t., [recensione a] Arturo Labriola, Dopo il fascismo, che fare?, Napoli, Fiorentino in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]tta dell'ordinamento che l'autore chiama c sovieticocomunista s. Non è nostra intenzione seguirlo nelle sue osservazioni, alcune di semplice buon senso, altre stravaganti. Vorremmo soltanto fare, per chiudere, una semplice proposta. Che si esprimano simpatie per il comunismo è cosa quasi di moda, oggi, e a noi non fa dispiacere che si confutino alcune delle più stupide calunnie che contro il comunismo vennero fatte circolare e circolano tuttora. La lotta contro la stupidità è sempre stata a beneficio del genere umano. A noi interessa però soprattutto che la nostra dottrina, la nostra storia e le realizzazioni socialiste vengano conosciute, e conosciute attraverso le fonti autei:tiche e i fatti come veramente sono accaduti e stanno svolgendosi, piuttosto che attraverso brillanti ma equivoci travisamenti. Vogliamo fare, insomma, un appello alla serietà scientifica e polemica. Come ci sdegna il professore di filosofia il quale crede di poter confutare la nostra dottrina asserendo che comunismo significa c uniformità di sentimenti, di concetti e [...]



da Milovan Ginas (dello Stato Maggiore dell'Esercito di Liberazione jugoslavo), Il Maresciallo Tito in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]vano. L'esistenza stessa di questo esercito, dai primi suoi passi sino ad oggi, è legata al nome del suo organizzatore e dirigente — il maresciallo Jossip Bros — Tito.
I popoli della Jugoslavia nel passato ebbero ognuno i suoi grandi uomini. Per la prima volta nella storia essi hanno in Tito un capo la cui autorità è rieonosciuta da tutti, dai serbi, dai croati, dai macedoni, dagli sloveni e dai montenegrini. Questo perchè Tito è il capo di quella lotta per la loro esistenza nazionale e per il loro avvenire, in cui, per la prima volta nella loro storia, tutti questi popoli si sono uniti. Nella persona di Tito il talento dell'uomo politico si unisce alle doti brillanti del capo militare. Era neeessaria infatti una profonda, penetrante comprensione della situazione politica, erano necessarie notevoli capacità militari, per poter eondurre una guerra così complicata come quella della Jugoslavia contro la Germania hitleriana, non solo resistendo alla pressione nemica, ma riportando segnalate vittorie. Soltanto un uomo animato da un grande e gener[...]

[...]itleriana, non solo resistendo alla pressione nemica, ma riportando segnalate vittorie. Soltanto un uomo animato da un grande e generoso ideale d'amor patrio é di devozione al popolo. soltanto un uomo di enorme energia e di volontà ferrea, pieno di decisione e di coraggio, poteva formare e dirigere l'Armata jugoslava e conquistarsi il rispetto e l'amore dei popoli della Jugoslavia. E tale è il Maresciallo Tito.
Chi conosce la storia gloriosa della lotta secolare degli slavi del sud, — dall'epoca delle Crociate fino. agli anni oscuri dell'attacco hitleriano contro l'Europa, — chi conosce la storia di questi popoli, uniti dal sangue e dal destino e che da tempo immemorabile tendono all'unità, all'indipendenza e alla parità di diritti, sa eome i nemici secolari degli slavi del sud sfruttarono le rivalità nazionali per asservirli ed opprimerli. Ed è alla luce di questa esperienza storica che si comprende la grande importanza dell'unità di questi popoli forgiata nella lotta contro Hitler e che si comprende quindi anche la funzione del Maresciallo[...]

[...]i anni oscuri dell'attacco hitleriano contro l'Europa, — chi conosce la storia di questi popoli, uniti dal sangue e dal destino e che da tempo immemorabile tendono all'unità, all'indipendenza e alla parità di diritti, sa eome i nemici secolari degli slavi del sud sfruttarono le rivalità nazionali per asservirli ed opprimerli. Ed è alla luce di questa esperienza storica che si comprende la grande importanza dell'unità di questi popoli forgiata nella lotta contro Hitler e che si comprende quindi anche la funzione del Maresciallo Tito.
E' quindi chiaro che è un errore pensare a Tito, — così come non di rado si fa all'estero, — semplicemente come a un capo ardito e eapace di partigiani e di masse in rivolta, 'o semplicemente come all'uomo che ha saputo dominare una situazione politica intricata, o infine come a un fenomeno occasionale o transitorio, a un essere portato alla superficie dalla tempesta della guerra e destinato a sparire senza tracce quando la tempesta sarà passata.
Nella sua vita privata Jossip BrosTito è, come tutti gli uomini gr[...]

[...]fondato nei suoi pensieri. Allora sappiamo che egli medita un piano di azione, che cerca la soluzione di un problema complicato. Attorno a sè egli diffonde un senso di sicurezza e di fiducia, che si estende non solo a coloro ehe lo circondano, ma a tutto il suo esercito. Questa sicurezza e fiducia sgorga in lui dalla profonda convinzione della giustezza della sua causa e dalla sua linea politica, confermata dall'esperienza e da tutto il corso della lotta contro gli invasori, per l'eguaglianza e la fratellanza dei popoli della Jugoslavia.
Come capo militare, Tito non conosce e non tollera schemi. La pratica vivente della guerra è la sua legge.
Ricordo che nella primavera del 1943 le nostre unità, prive di qualsiasi materiale del Genio, dovevano attraversare la Drina, fiume rapido e impetuoso, ben difeso dalle truppe fasciste italiane e dai cetnici di Michailovic. Alcuni nostri specialisti dubitavano della possiblità di attraversare la Drina in quelle condizioni. Tito invece era sicuro che potevamo e dovevamo attraversarla. Egli meditò a lung[...]

[...]provvisati, portando con sè persino quattromila feriti. I tedeschi avevano preparato quattro divisioni per schiacciarci sulla Neretva. Queste quattro divisioni, col loro enorme materiale e con le loro ricche provviste di munizioni e di viveri, si trovarono davanti a un vuoto. Esse non riuscirono nemmeno a passar la Neretva per inseguirci e dovettero ritirarsi.
Oggi Tito lavora alla organizzazione del nostro nuovo Stato, ehe si crea nel corso della lotta di liberazione nazionale ed è cementato dal sangue dei figli migliori del nostro popolo. Noi avremo questo nuovo Stato. La dura storia dei popoli della Jugoslavia, l'esperienza della più dura tra le guerre della loro storia ci ha insegnato che solo nell'unità, fratellanza e uguaglianza di questi popoli è la garanzia della loro indipendenza, della loro libertà, del loro progresso. Noi sappiamo che è arrivato il momento storico in cui la vita di questi popoli confluirà finalmente in un solo grande fiume. In questo momento decisivo per il nostro destino la storia ci ha dato Jossip Bros Tito, l'[...]

[...]orico in cui la vita di questi popoli confluirà finalmente in un solo grande fiume. In questo momento decisivo per il nostro destino la storia ci ha dato Jossip Bros Tito, l'uomo che ha compreso a perfezione l'importanza e il senso della nostra evoluzione storica e incarna gli ideali di libertà e di fratellanza dei nostri popoli.
Di lui canta il nostro poeta nazionale Radovan Zogovic:
,Tito è sorto dall'odio e dalle pene
D'un popolo titano.
La lotta è la madre sua.
Tito siam tutti noi.
E' l'esercito — è il paese,
Sono le selve e le montagne nostre.
MILOVAN GINAS
dello Stato Maggiore dell'Esercito
di liberazione iugoslavo
In ultima istanza„
...Secondo la concezione materialistica della storia il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato nè da Marx nè da me. Se ora qualcuno travisa le cose affermando che il fattore economico sarebbe l'unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una frase vuota, astratta, assurda. La[...]

[...]toria il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato nè da Marx nè da me. Se ora qualcuno travisa le cose affermando che il fattore economico sarebbe l'unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una frase vuota, astratta, assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della soprastruttura, — le forme politiche della lotta di classe e i suoi risultati, le Costituzioni promulgate dalla classe vittoriosa dopo aver vinto la battaglia, ecc., le forme giuridiche, e persino i riflessi di tutte queste lotti: reali nei cervello di coloro che vi partecipano, le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le concezioni religiose e la loro evoluzione ulteriore sino a costituire un sistema di dogmi, — esercitano pure la loro influenza sul corso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano la forma in modo preponderante. Vi è azione e reazione reciproca di tutti questi fattori, ed è attraverso di esse che il movimento[...]



da g. s., Il nemico di Cipro è la politica inglese [sopratitolo: Intervista con il deputato dell'EKEL Demetriades] in KBD-Periodici: Rinascita 1964 - 3 - 7 - numero 10

Brano: [...] stranieri. L'unione del resto era un fatto già realizzato nel sindacato maggioritario di Cipro ove lavoratori greci e turchi difendevano assieme le loro condizioni di vita. E' stata soltanto l'opera sobillatrice dei leaders sciovinisti e nazionalisti turchi che ha prodotto una separazione ed ha costretto i lavoratori turchi ad abbandonare progressivamente il sindacato unitario per tema di rappresaglie che sono arrivate fino all'assassinio ».
« La lotta oggi a Cipro — conc/ude il parlamentare dell'EKEL — non" e fra greci e turchi ma al di là del terrorismo, degli attentati e del tragico bagno di sangue di cui l'isola è teatro, è una lotta dèl popolo di Cipro contro gli imperialisti. Cipro, con le sue basi militari britanniche in cui sono depositate anche armi nucleari, è prigioniera della politica di accerchiamento dell'URSS e di difesa degli interessi coloniali e petroliferi di Londra nel Medio Oriente. Questo è il vero, questo é l'unico nemico del popolo cipriota ».
g. s.
del



da Asiaticus, Due tesi sull'evoluzione dei paesi ex-coloniali. [sopratitolo: "democrazia nazionale" e "Nuova democrazia"] [sottotitolo: Diverse vie di sviluppo per i popoli del Terzo mondo - Dalla democrazia al socialismo. Le prime esperienze storiche in Mongolia, Cina e Turchia - Il ruolo dirigente del proletariato] in KBD-Periodici: Rinascita 1963 - 1 - 26 - numero 4

Brano: [...]o tale Stato il popolo deve avere la possibilità di ottenere l'applicazione della riforma agraria e l'accoglimento di altre rivendicazioni nel campo delle trasformazio_ ni democratiche e sociali, la possibilità di partecipare alla determinazione del la politica statale. Ponendosi sulla via della democrazia nazionale, questi Stati hanno la possibilità di svilupparsi speditamente sulla via del progresso sociale, di assolvere una funzione.attiva nella lotta dei popoli per la pace, contro la politica aggressiva del cam po imperialista,, per la liquidazione completa del giogo coloniale. . I ,par titi comunisti conducono una lotta attiva per portare a fondo coerentemente la rivoluzione antimperialista, antifeudale e democratica, per fondare uno Stato a democrazia nazionale, per migliorare decisamente il tenore di vita delle masse popolari ».
Il significato di questo concetto cosi ricco e così nuovo merita di essere precisato.
La lotta per l'indipendenza e per la democrazia
In primo luogo, si tratta di una via aperta, di una possibilità offerta a[...]

[...]tro la politica aggressiva del cam po imperialista,, per la liquidazione completa del giogo coloniale. . I ,par titi comunisti conducono una lotta attiva per portare a fondo coerentemente la rivoluzione antimperialista, antifeudale e democratica, per fondare uno Stato a democrazia nazionale, per migliorare decisamente il tenore di vita delle masse popolari ».
Il significato di questo concetto cosi ricco e così nuovo merita di essere precisato.
La lotta per l'indipendenza e per la democrazia
In primo luogo, si tratta di una via aperta, di una possibilità offerta ai paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina (il « terzo mondo ») che stanno per staccarsi dall'imperialismo. I due elementi fondamentali e strettamente complementari che caratterizzano questa via sono la lotta per l'indipendenza nazionale e la lotta per la democrazia. Il paragrafo della risoluzione degli 81 che abbiamo citato è sufficientemente chiaro su questo punto.
Se uno di questi due caratteri fondamentali, lotta per l'indipendenza nazionale e lotta per la democrazia, viene a mancare, non si potrà parlare di democrazia nazionale. Certo, non si deve cessare di considerare positivo il ruolo dei governi non democratici e dominati dalle forze feudali o capitaliste i quali lottano attivamente per la loro indipendenza na zionale. E' il caso di un certo numero di paesi come il Nepal, l'Afghanistan, l'Egitto, lo Yemen. Ma nella misura in c[...]

[...]zionale e lotta per la democrazia, viene a mancare, non si potrà parlare di democrazia nazionale. Certo, non si deve cessare di considerare positivo il ruolo dei governi non democratici e dominati dalle forze feudali o capitaliste i quali lottano attivamente per la loro indipendenza na zionale. E' il caso di un certo numero di paesi come il Nepal, l'Afghanistan, l'Egitto, lo Yemen. Ma nella misura in cui essi non hanno una vera base democratica, la lotta di questi governi contro l'imperialismo è necessariamen te debole, manca di decisione e di continuità. Per l'avvenire dei paesi del Terzo mondo, indipendenza nazionale e democrazia sono connesse da un legame di reciproca necessità, sul quale non si è forse insistito abba
e
Truppe dell'esercito popolare cinese durante la « lunga marcia »
stanza nel passato. Esso è uno dei significati del concetto di democrazia nazionale.
In secondo luogo, la democrazia nazionale, se si distingue nettamente dalla democrazia socialista, non è tuttavia meno diversa dalla democrazia borghese di tipo occidental[...]

[...]ica (come sottolinea con esempi concreti la dichiarazione degli 81 nel paragrafo sopra citato). Si dice in tal caso che quei paesi, come il Mali, l'Indonesia, Ceylon, la Guinea, sono orientati verso la democrazia nazionale.
Questo carattere progressivo ed evolutivo della democrazia nazionale è molto importante. In certi casi, l'evoluzione verso il socialismo può essere rapida, come a Cuba, dove essa è stata accelerata dalle necessità stesse
della lotta contro i piani di intervento degli Stati Uniti e contro i loro eventuali complici all'interno. In altri casi, la democrazia nazionale può rappresentare una fase di stabilizzazione abbastanza lunga. Gli 81 partiti non hanno d'altronde mai cessato di proclamare che il socialismo costituisce la sola soluzione veramente definitiva ai problemi degli Stati moderni, compresi quelli dell'Asia e dell'Africa. Da questo punto di vista, la democrazia nazionale non ha niente di comune con le posizioni di un Nehru o di Senghor, che cercano di definire per l'Asia e per l'Africa un avvenire radicalmente e de[...]

[...] che sia indipendente e democratico.
Il concetto di democrazia nazionale è anche un contributo alla discussione che si è recentemente aperta nel movimento operaio, sulla questione delle vie della rivoluzione nei paesi del Terzo mondo.
La dichiarazione
degli 81 partiti
Infine, e si tratta anche qui di temi che sono attualmente oggetto di accese controversie in seno al movimento comunista mondiale, il concetto di democrazia non è separabile dalla lotta per la coesistenza pacifica. E' una di quelle « condizioni favorevoli della situazione storica attuale » di cui parla la dichiarazione degli 81. La possibilità di stabilire per un certo periodo degli Stati a democrazia nazionale, degli Stati basati sull'indipendenza nazionale e sulla democrazia, che si avviano a staccarsi dal sistema mondiale dell'imperialismo senza passare tuttavia direttamente a un regime socialista e a un'economia socialista, questa possibilità esiste soltanto perchè il campo socialista lotta per la coesistenza :pacifica: E' la lotta per la coesistenza pacifica che accorda[...]

[...]e » di cui parla la dichiarazione degli 81. La possibilità di stabilire per un certo periodo degli Stati a democrazia nazionale, degli Stati basati sull'indipendenza nazionale e sulla democrazia, che si avviano a staccarsi dal sistema mondiale dell'imperialismo senza passare tuttavia direttamente a un regime socialista e a un'economia socialista, questa possibilità esiste soltanto perchè il campo socialista lotta per la coesistenza :pacifica: E' la lotta per la coesistenza pacifica che accorda á questi nuovi Stati un margine di movimento, che, ofite loro la possibilità di non" dipendere più totalmente dài grandi monopoli occidentali per smerciare i propri prodotti o per ottenere crediti e tecnici, la possibilità anche di seguire, per esempio all'ONU, una politica estera relativamente indipendente.
Tutte queste caratteristiche della democrazia nazionale risultano chiaramente dalla dichiarazione degli 81 partiti e dai commenti pubblicati dalla stampa sovietica. Pensiamo in particolare all'articolo apparso nel numero del maggio 1961 della rivis[...]

[...]zionaria dì Canton all'epoca di Sun Yatsen (nel 1923'27), al primo periodo del kemalismo in Turchia (il compagno Ponomariov fa d'altronde un'allusione a questo esempio nel suo articolo), al programma del 1941 del Vietminh, al funzionamento della Repubblica democratica del Vietnam dalla sua proclamazione nell'agosto 1945 sino alla guerra con la Francia nell'autunno del 1946.
Tutti questi episodi sono caratterizzati dalla stessa profonda unità della lotta per l'indipendenza nazionale e la democrazia, dalla medesima preoccupazione (anche da parte dei comunisti) di formulare un programma rivoluzionario ere sia molto più avanzato della democrazia borghese di tipo occidentale, pur senza avere un contenuto socialista.
Ma questi episodi, che precedettero l'affermazione delta democrazia nazionale, differivano da questa per un tratto fondamentale: essi si collocavano in un'epoca in cui, nè le forze del campo socialista, nè quelle dei movimenti di liberazione nazionale permettevano d'imporre la coesistenza pacifica. Perciò questi episodi si collocavan[...]

[...]udio delle origini teoriche e pratiche della democrazia nazionale: il concetto di « nuova democrazia » (Xin Minzhou zhouyi) quale è stato formulato nel 1940 da Mao Tsetung in un'opera teorica rimasta giustamente celebre.
Fra la « nuova democrazia » definita nel 1940 da Mao e la « democrazia nazionale » definita nel 1960 dagli 81 partiti, esiste tin parallelismo che non si può passare sotto silenzio. Nei due casi, l'accento è messo sull'unità della lotta antiimperialista (della lotta contro il Giappone per la Cina del 1940) e della Iotta democratica (cioè, sempre per la Cina del 1940, della lotta contro il comportamento autoritario e dispotico del Kuo Mintang). Mao fece appello a partire dal 1940 al fronte unito di tutti coloro che accettavano questa duplice esigenza.
Il parallelismo può anche essere spinto più lontano, poiché, nello spirito di Mao, la « nuova democrazia » è una soluzione che non interessa solo la Cina ma che può presentarsi a tutti i paesi coloniali e dipendenti dell'Africa e dell'Asia. Opponendo la « nuova democrazia » alle vecchie democrazie borghesi da una parte e all'URSS dall'altra, egli dichiara in effetti che si tratta di « un terzo tipo, una forma transitor[...]

[...] potere si trova nelle mani « dei rappresentanti delle forze progressive della nazione ». Egli oppone le forze reazionarie alle masse popolari nel loro insieme e definisce la classe operaia soltanto come il « combattente più conseguente », senza attribuirle esplicitamente un ruolo dirigente. Egli qualifica l'alleanza fra operai e conta dini come « essenziale », e indica che da essa « dipende il grado di partecipazione delta borghesia nazionale alla lotta di liberazione ». Egli evita cioè di pronunciarsi sulla questione specifica della direzione di classe. del movimento, lasciando chiaramente intendere che l'evoluzione verso la democrazia nazionale.è possibile in differenti situazioni di equilibrio delle forze sociali. Egli afferma inoltre che « l'essenziale è di ricercare (tenendo conto dei caratteri specifici della vita economica, politica e culturale di ogni popolo) le forme: più appropriate di unione di tutte le forze sane della nazione nella lotta per estirpare le radici dell'imperialismo e delle sopravvivenze del feudalesimo, per avanzar[...]

[...]i sulla questione specifica della direzione di classe. del movimento, lasciando chiaramente intendere che l'evoluzione verso la democrazia nazionale.è possibile in differenti situazioni di equilibrio delle forze sociali. Egli afferma inoltre che « l'essenziale è di ricercare (tenendo conto dei caratteri specifici della vita economica, politica e culturale di ogni popolo) le forme: più appropriate di unione di tutte le forze sane della nazione nella lotta per estirpare le radici dell'imperialismo e delle sopravvivenze del feudalesimo, per avanzare sulla via del progresso sociale ». Questa frase, per quanto prudente nella sua formulazione, non significa . chiaramente che queste « forme appröpriate u possano essere diverse e che non esista quindi un modello unico, per ciò che concerne le basi di classe e la direzione di classe del movimento verso la democrazia nazionale, nei pae. si del terzo mondo.
La struttura di classe nei nuovi paesi
Ci sembra, in tutti i casi, che non sia desiderabile eludere questo problema, quale appare dal confronto fr[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ndacalismo rivoluzionario e quanto di intuizionismo volontaristico possa ritrovarsi in questi pochi scritti che conosciamo.

Per il problema che trattiamo, tra questi scritti del *17 e del ’18 e la successiva ricerca dei Quaderni, c’è, a parte il diverso livello di cultura, una coerenza logica e una direzione univoca che non si può negare.

Due premesse implicite si intravvedono in questi brevi scritti: in primo luogo la necessità teorica della lotta contro il vecchio positivismo, che aveva irretito e inaridito il marxismo nelle secche di un volgare evoluzionismo; in secondo luogo l’impulso violento della Rivoluzione d’ottobre che viene a confermare praticamente proprio la necessità di quella lotta teorica.306

1 documenti del convegno

Due premesse, tra loro complementari, che sono forse la base storica* di un certo sviluppo che il marxismo da questo momento intraprende.

È ancora tutta da studiare l’influenza pratica che la Rivoluzione dottobre ha avuto sul marxismo teorico: eppure proprio su questo terreno si è creato un nodo di problemi che ancora oggi è difficile sbrogliare. Non certo per caso il riformismo tendeva verso un’interpretazione positivistica del marxismo; era spinto a questo dai suoi stessi presupposti, che vedevano nel capitalismo una possibilità illimitata di s[...]

[...]ico, essi credono che asMario Tronti

307

Non è certo formula episodica come non è facile slogan >la efficace e puntuale espressione gramsciana della « Rivoluzione contro il Capitale ». Quando egli dice : « I bolsceviki rinnegano Carlo Marx », pone un problema fondamentale. Le soluzioni teoriche della II Internazionale avevano prodotto l’opportunismo politico e il tradimento totale, al momento dello scontro decisivo, di fronte alla guerra. La lotta contro quelle soluzioni, la negazione di esse, aveva prodotto il grande fuoco liberatore della Rivoluzione d’ottobre. La scelta era precisa e, forse, anche facile. Comunque era una scelta cosi impegnativa che non poteva restringersi nell’ambito della pratica politica, non poteva rimanere vuota di pensiero e di riflessione più profondi : portava a ridimensionare in conseguenza tutto l’orizzonte teorico del marxismo. Oggi possiamo dire che ogni grande crisi storica del movimento operaio pone il problema del « vero » marxismo. In un saggio del ’19 Lukàcs pone la questione: « Che cos’è il marxism[...]

[...]seguenze di questa impostazione dobbiamo riprendere il discorso sulla « filosofia della prassi ».

Il Mondolfo, tra il 1909 e il 1912, pubblicava i suoi saggi su questi argomenti. « La coscienza e la volontà — egli dice — appaiono un momento essenziale della storia, in quanto condizionano l’azione e, pertanto, lo stesso processo storico. Il materialismo metafisico non può dunque racchiudere nei suoi quadri il realismo storico e il principio della lotta di classe, ma ne risulta superato: un’altra concezione filosofica si rende necessaria. E certamente la concezione filosofica più consentanea appare quella dell’idealismo volontaristico. Non per nulla Marx ed Engels movevano dal volontarismo feuerbachiano e dalla filosofia della prassi » 5.

Occorre vedere se in Gramsci non sia passata almeno una parte di questa concezione6.

1 M. Sp. 39.

2 M. S., p. 44.

3 M. S., p. 35.

4 M. S., p. 49.

5 Rodolfo Mondolfo, op. cit., II ed., p. 24.

6 « La coincidenza (con Gramsci) in questo caso consiste appunto in un eie316

I documenti de[...]



da Federico Engels, lettera a Giuseppe Bloch del 21 settembre del 1890 "In ultima istanza" in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]provvisati, portando con sè persino quattromila feriti. I tedeschi avevano preparato quattro divisioni per schiacciarci sulla Neretva. Queste quattro divisioni, col loro enorme materiale e con le loro ricche provviste di munizioni e di viveri, si trovarono davanti a un vuoto. Esse non riuscirono nemmeno a passar la Neretva per inseguirci e dovettero ritirarsi.
Oggi Tito lavora alla organizzazione del nostro nuovo Stato, ehe si crea nel corso della lotta di liberazione nazionale ed è cementato dal sangue dei figli migliori del nostro popolo. Noi avremo questo nuovo Stato. La dura storia dei popoli della Jugoslavia, l'esperienza della più dura tra le guerre della loro storia ci ha insegnato che solo nell'unità, fratellanza e uguaglianza di questi popoli è la garanzia della loro indipendenza, della loro libertà, del loro progresso. Noi sappiamo che è arrivato il momento storico in cui la vita di questi popoli confluirà finalmente in un solo grande fiume. In questo momento decisivo per il nostro destino la storia ci ha dato Jossip Bros Tito, l'[...]

[...]orico in cui la vita di questi popoli confluirà finalmente in un solo grande fiume. In questo momento decisivo per il nostro destino la storia ci ha dato Jossip Bros Tito, l'uomo che ha compreso a perfezione l'importanza e il senso della nostra evoluzione storica e incarna gli ideali di libertà e di fratellanza dei nostri popoli.
Di lui canta il nostro poeta nazionale Radovan Zogovic:
,Tito è sorto dall'odio e dalle pene
D'un popolo titano.
La lotta è la madre sua.
Tito siam tutti noi.
E' l'esercito — è il paese,
Sono le selve e le montagne nostre.
MILOVAN GINAS
dello Stato Maggiore dell'Esercito
di liberazione iugoslavo
In ultima istanza„
...Secondo la concezione materialistica della storia il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato nè da Marx nè da me. Se ora qualcuno travisa le cose affermando che il fattore economico sarebbe l'unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una frase vuota, astratta, assurda. La[...]

[...]toria il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato nè da Marx nè da me. Se ora qualcuno travisa le cose affermando che il fattore economico sarebbe l'unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una frase vuota, astratta, assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della soprastruttura, — le forme politiche della lotta di classe e i suoi risultati, le Costituzioni promulgate dalla classe vittoriosa dopo aver vinto la battaglia, ecc., le forme giuridiche, e persino i riflessi di tutte queste lotti: reali nei cervello di coloro che vi partecipano, le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le concezioni religiose e la loro evoluzione ulteriore sino a costituire un sistema di dogmi, — esercitano pure la loro influenza sul corso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano la forma in modo preponderante. Vi è azione e reazione reciproca di tutti questi fattori, ed è attraverso di esse che il movimento[...]



da Sergio Criscuoli, Le nuove accuse dei giudici a Negri [sopratitolo: Dai rapporti internazionali al vertice Br le contestazioni nei verbali d'interrogatorio] [sottotitolo: Lettere all'estero in cui si parla di contatti con la Germania, la Francia, la Spagna e gli USA - Un «telefono rosso a partire da Parigi...» - Una testimonianza sul «braccio militare» dell'«autonomia» - Polemiche tra imputato e magistrati] in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 29

Brano: [...]piuto centinaia di attentati attraverso varie sigle (soprattutto Prima linea), dall'inizio della sua attività fino ai giorni nostri.

Risoluzioni strategiche
Per quanto riguarda le Brigate rosse vere e proprie, Negri è accusato di avervi fatto parte fin dalla fondazione del gruppo, come componente della «direzione strategica», ma sostenendo un indirizzo strategico (no al «partito armato» come arma fondamentale ed unica di presa del potere, sì alla lotta armata di lunga durata, con il coinvolgimento di tutte le istanze del «movimento»), rimasto «minoritario» nei primi anni di vita delle Br. Le ultime due «risoluzioni strategiche», invece, secondo i giudici dimostrerebbero che «almeno a partire dal 1978 è prevalsa la tesi di Negri». La contestazione si basa sul confronto con una serie di appunti e scritti del docente, che però nel verbale d'interrogatorio vengono citati riportando soltanto alcune isolate frasi («le urgenze del dopo Moro», «questione del Partito», «rapporto statiorganizzazione», eccetera).
Inoltre si è tornati sul famoso docum[...]

[...]ne isolate frasi («le urgenze del dopo Moro», «questione del Partito», «rapporto statiorganizzazione», eccetera).
Inoltre si è tornati sul famoso documento, che lega Negri a Corrado Alunni.
Gran parte dell'interrogatorio è stata dedicata anche alla citazione di una quantità di documenti, scritti di Negri che gli inquirenti giudicano importanti per dimostrare che egli avrebbe sempre valicato il confine della pura analisi teorica del fenomeno della lotta armata, dando ogni volta direttive strategiche al terrorismo. E' stato citato anche un passo di «Partito operaio contro il lavoro», uno dei libri di Negri: «La lotta armata è il filo rosso dell'organizzazione dell'operaio multinazionale e del suo ciclo di lotta: dobbiamo dipanarlo... Qui, nella lotta, l'autonomia ha rappresentato un terreno di innovazione costante della iniziativa politica e soprattutto ha aperto l'orizzonte della lotta armata... La domanda è... come si realizza il passaggio alla forma complessiva di organizzazione? ...se seguiamo l'esperienza Fiat del marzo '73 alcuni elementi fondamentali per la soluzione del problema possono essere indicati... ». E vengono puntualmente indicati.



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...] corrispondono quasi nettamente alle
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due classi sociali tradizionali, alla interna divisione paeseStato. È interessante notare che l'antico « Partito » Sardo d'Azione — basato su
clientele — subisce un processo di disgregazione, cosí che la parte con
servatrice si orienta verso la d. c. e la parte popolare verso il p. c. La frattura si acuisce. Ma per la prima volta la vecchia vita del paese, la
lotta tra le classi, la lotta paeseStato, abbandona il terreno, individuale del terrorismo che, come abbiamo visto, é quello della vendetta, del banditismo, per passare al terreno della lotta civile, del dibattito delle idee, della organizzazione in partiti. Nobilitati, elevati nella vita di moderni partiti, gli interessi locali — i vecchi « partiti », se così si può dire — sono spinti ad abbandonare ogni legame col sangue. È questa la prima grande vittoria, la « rivoluzione » iniziata dal proletariato pastorale, dai suoi «intellettuali », che ha imposto a tutto il paese, amici ed avversari questo terreno di lotta. Il comunismo, come nessuno per secoli, sembra aprire la via della civiltà moderna in Orgosolo; sembra essere il fenomeno che può introdurre una nuova vita moderna nel p[...]

[...] paese con il movimento nazionale e internazionale degli operai, dei contadini, degli intellettuali; ha sviluppato in difesa di Orgosolo una campagna contro i soprusi statali, polizieschi e burocratici; ha sottolineato la necessità di pace, di abbandono del terrorismo individuale, dei delitti ecc. e la improrogabile necessità (perché questo si ottenga) che vi sia lavoro, progresso economico, trasformazione della struttura del paese nel quadro della lotta per l'Autonomia e la Rinascita di tutta la Sardegna (8). Questa azione è stata determinante nella formazione di « intellettuali » comunisti, di « dirigenti politici » comunisti locali.
Ma non si deve intendere questa azione come una azione venuta dall'esterno, una azione di « importazione ». Essa è stata « possibile »: è stata soltanto — e soprattutto — un approfondimento, un inquadramento della azione sviluppata immediatamente, direttamente da comunisti locali. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista orgolese formatosi in paese da dopo l'ultima guerra è degno di attenzione: egli [...]

[...].
Abbasso l'ingiustizia sociale
che regna qui nel mondo universale.
Verrà nel mondo uguaglianza feroce
se no guerra e rivolta sociale.
L'operaio non si tratta male
perché il Comunismo non vuole.
La Legge deve essere uguale
come sono le bimbe nelle scuole.
Essere analfabeta, o quanta male:
è non avere la luce del sole.
Inquisitori, Signori brutali,
sarete uccisi a colpi di pugnale.
Ma altrettanto l'azione pratica, l'organizzazione della lotta e del lavoro ha avuto in Orgosolo già una storia, ed una storia epic,a.
Il 1950, in lotta contro la disoccupazione 300 pastoribraccianti organizzano il primo « sciopero », uno sciopero « a rovescio », la prima « rivoluzione » nel paese. La sua cronaca si può leggere nel vivo racconto del protagonista, Peppino Marotto, di cui pubblico qui alla fine l'autobiografia.
Il 1953 tra i braccianticontadini invece si verifica la prima « rivoluzione ». Novantadue c,ontadini della cooperativa «La popolare », sorta formalmente il 1948 ma inattiva sino al 1950, con sforzo eroico acquistano il 1° novembre[...]

[...] forme specialissime : tipicamente « coloniali », non riscontrabili, almeno per intensità, in ogni altro paese d'Italia.
Rimane qui da sottolineare un aspetto fondamentale che riguarda l'atteggiamento « nuovo » del paese nei riguardi del banditismo, cioè del problema più grave, piú immediatamente grave del paese.
L'attività sociale di « liberazione » dei comunisti pare la sola forma volta profondamente alla pace, allo sviluppo della cultura, alla lotta per il lavoro : la sola che non porti al sangue ma combatta il sangue, che combatta la ribellione individuale, il banditismo.
Riporto qui, ad es., due documenti importanti per la storia del paese : l'intervento del calzolaio Giovanni Menneas fatto al congresso della sezione comunista di Orgosolo nell'aprile 1953 ed una lettera del pastore Peppino Marotto, inviata al Maresciallo dei carabinieri di Orgosolo dal confino di Ustica :
1) « Cari compagni, molti di voi sono qui intervenuti sulla necessità di lottare per i pascoli, per un piano di opere pubbliche, per una trasformazione di Orgosolo [...]

[...]di Orgosolo ecc. Ma una lotta ancora piú importante noi comunisti di Orgosolo dobbiamo condurla nel campo ideologico, e pratico, contro chi non comprende che il banditismo é una via del tutto ingiusta, radicalmente sbagliata, che proviene da una ideologia e da una pratica che noi condanniamo : l'anarchia. Col fucile e coI mitra del bandito non si risolve niente e ci procuriamo tutti sofferenze, galera, confino e umiliazioni. Dobbiamo trasformare la lotta da individuale e sanguinosa in latta civile, pacifica e collettiva. Bisogna che comincino i giovani ad abbandonare qualsiasi spirito di avventura e gli uomini a non cercare nella ribellione individuale la soluzione. La lotta politica è certo più difficile perché non richiede soltanto coraggio ma intelligenza, studio, preparazione, lettura; richiede che noi facciamo respingere da tutti il banditismo e unire tutti invece per la rinascita economica, per la libertà di lottare contro la politica dei veri e grandi banditi della nostra isola e della nostra nazione, per costringerli
INCHIESTA SU ORGOSOLO 237

ad attuare il piano di rinascita, per rispettare l'autonomia, per applicare la legge uguale per tutti. Il banditismo provoca sofferenze terribili a tutti e noi siamo contra queste sofferenze. Non è la rivolta [...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Orgosolo antica [e appunti di Ernesto De Martino sul pianto rituale sardo] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...] però nel sangue di questi diseredati il ricordo cocente delle pecore, delle terre, dei denari loro rubati o sottratti con inganno dai ricchi; cova il ricordo delle umiliazioni, delle sofferenze, dei lutti subiti in passato; cova il presente di una vita tristissima e grama che debbono sopportare. Di tanto in tanto, e molto spesso, essi si ricordano di essere sensibili, ostili, ribelli a una ingiustizia immeritata, a una crudele sopraffazione.

La lotta contro il ricco e l’uomo di migliore condizione si svolge, così, in modo aperto o nascosto, con il furto di pecore, con gli sgarrettamenti, con il furto nelle campagne, con la loro devastazione, con il ricatto, con il sequestro, con l’omicidio.

Assai di recente, dall’ultimo dopoguerra, tutta la lotta tra le due classi è andata assumendo in Orgosolo anche un aspetto più moderno, che la mitiga e la nobilita (come vedremo) : una lotta culturale e politica; ma, in generale, si deve ritenere che essa si svolge quasi tutta, ancora, con i metodi primitivi o « barbari » che sono propri della struttura e tradizione locale.

Parrebbe, a questo punto, che l’esistenza di Orgosolo si sviluppi per intero in un « ciclo culturale » di pastori, chiuso in una organizzazione famigliare, la quale nell’interno è divisa in individui isolati, quasi zoologici, nell’insieme in due grandi e rudimentali42

FRA[...]

[...]he lingua asiatica — il che non ci pare inverosimile — si potrebbe anche trattare di lontane sopravvivenze mediterranee ». Bibliotheca romanica cdendam curat W. v. Wartburg. Series prima. Manualia e commentationes. III. La Lingua Sarda di M. L. Wagner. Casa editrice A. Francke. S. A. Berna (195IX PP 28991.■16

FRANCO CAGNETTA

male che assaliva le pecore, del nemico delle greggi, ma un ludo, nna mimesi, uno spettacolo che si generava da quella lotta ragionevole.

In una fossa scavata nella terra l’orgolese poneva una carogna putrida di pecora, di capra, e se l’osceno odore non attirava l’avvoltoio, sulla cima di un’altura, in zona ventilata, egli uccideva ed arrostiva un cane. Giungeva ben presto da chilometri, da distanze incalcolabili, attirata dall’odor nauseabondo e dalla fame la fiera celeste, isolata o a schiere, e si avventava rutilante sulla carogna per ingozzarsi e riempirsi di carne marcia. Per distruggere gli avvoltoi l’orgolese, che oggi usa il fucile, poneva forti uncini di ferro legati a corde nelle carcasse, perché, ingo[...]

[...]o, trucidato a colpi di pietra. Ma molte volte, trasformando tutto in una sottile pazzia, in un « gioco », senza mettere gli uncini, l’orgolese sfidava direttamente l’animale satollo, lo eccitava, lo aggrediva, e lo combatteva a colpi di bastone. Si scatenava una lotta barbara, terribile, una sfida tra forze umane e meramente animali, con la posta dello scempio e della morte: un mulinello di rostri e di bastoni, di penne, di ali, di braccia. Era la lotta più misteriosa, più antica e più segreta del paese. Risaliva a ragioni primitive della specie umana: suggeriva l’idea degli uomini che contendono al caos le distinzioni dell’essere, che cercano di distinguersi dalla forza del bruto con le astuzie, con l’intelligenza, il lavoro, lo strumento. L’orgolese giocava, mimava inconsciamente l’origine dell’uomo.

Anche il più grande zoologo di Sardegna del XVIII secolo, padre Francesco Cetti S.J., ricorda questa lotta (6).

Che l’abitante di Orgosolo fosse probabilmente un popolo cacciatore (e guerriero) può essere sottolineato anche, indirettamen[...]

[...]e ad un particolare periodo storico dell’umanità: al ciclo definito in etnologia «dei cacciatori e raccoglitori».

È nota in etnologia la importanza decisiva che in tutte le società primitive ha la estensione o generalizzazione dell’« esperienza fondamentale », del lavoro principale in una singola e delimitata unità economica e sociale.50

FRANCO CAGNETTA

Il momento fondamentale per il ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » è la caccia, la lotta tra l’uomo e la bestia; una lotta fondamentale che coincide, altrettanto, con un momento generale, quale il momento del rischio della esistenza, della vita di fronte alla morte.

La connessione ideologica tra la caccia e la « vendetta » potrebbe, probabilmente, essersi generata in questo modo:

Il cacciatore vedendo in tutto il suo mondo che se si perde sangue, di uomo o di bestia, si perde la vita, ritiene, in modo primitivo, che il sangue è l’elemento fondamentale della vita, del mondo. Nel corso della sua esistenza il cacciatore trova, altrettanto, che lui e un suo « fratello » sono un[...]

[...] ha di non continuare a perder sangue e non morire è quello di far perder sangue alla bestia e farla morire. L’unico modo proprio di difendersi e salvarsi, cioè, si configura come il solo modo di ferire e far morire. L’estensione di questa esperienza della caccia a tutta la vita, al mondo totale — secondo la generalizzazione propria del primitivo — conduce alla applicazione generale anche nella sola società umana, ai rapporti tra soli uomini, nella lotta tra uomo e uomo. Si ingenera la « vendetta ».

La « vendetta », nasce e non può nascere che da una società di cacciatori; la sua estensione può avvenire solo quando questa attività sia preminente: cioè in un «ciclo culturale» di cacciatori che è, appunto, noto all’etnologia come « ciclo dei cacciatori e raccoglitori ».

Rimane il problema della sua persistenza in un qualsiasi ciclo che gli si sostituisca, e, per esempio, nel ciclo dei pastori della « grande famiglia », nel quale l’« esperienza fondamentale », il lavoro principale non è più, certamente, la caccia ma la domesticazione e l’a[...]

[...]ra esperienza importante: ila domesticazione, poi l’allevamento. Il momento di passaggio da questo primo ciclo al secondo, lungo a yolte per millenni, non è certo ricostruibile, né si può dire che esso sia originato od importato. Rimane però un forte legame tra il ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » e quello dei pastori; e la stessa cultura di questi, specialmente nella «grande famiglia», viene molto influenzata.

Sebbene si sia passati dalla lotta cruenta alla domesticazione e aH’allevamento, rimane pur sempre come « esperienza fondamentale », lavoro principale del nuovo ciclo, il rapporto tra l’uomo e la bestia. Un momento subordinato di questo, ma importantissimo, e residuo di quel ciclo precedente, è ancora quella pur sempre cruenta lotta che è l’uccisione dell’animale domesticato e allevato, la macellazione della pecora. Il generale ambiente ideologico proprio della società dei cacciatori, il cui elemento fondamentale è il « sangue », con la formazione della società dei pastori in una famiglia sempre più forte che si riconosce lega[...]

[...] in tutte le precedenti vendette.

L’istituto della «vendetta» è così diffuso nel paese di Orgosolo che si può ritenere, a mio parere, inestinguibile, almeno finoINCHIESTA SU ORGOSOLO

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a che non saran modificati la struttura più profonda dell’economia del paese ed i più profondi rapporti sociali di struttura delle « grandi famiglie ».

Il continuo alimento alla vendetta viene dato ora (e, naturalmente, anche in passato) oltre che dalla lotta tra le grandi famiglie, dalla lotta sociale tra le due classi, tra i ricchi e i poveri. Questa si articola così largamente nella « vendetta » che si deve cercare in essa, di volta in volta, lo sviluppo proprio e locale di una primitiva lotta di classe.

L’istituto della « vendetta » contribuisce così grandemente alla formazione della mentalità e del carattere degli orgolesi che, per il suo esercizio millenario, si può dire che, quanto nessun altro in Italia, questi possono considerarsi un antico popolo guerriero che, per concorrenza di economia e di cultura, è riuscito a sopravvivere sino ai nostri giorni.

Ma per porre in [...]

[...]sona a fine di ricatto. E ancora sgarrettamenti, e danni e incendi a colture ed alberi. I reati contro individui, condotti sulla strada, sono la gassazione del passante isolato, dal pastore al signore in auto con valori e denaro; e, preferito a quello in casa, il sequestro di persona.

Le imprese contro collettività sono (o erano) rivolte contro un comune vicino o contro enti privati o statali.

I reati contro un comune vicino sono (o erano) la lotta per il possesso di territorio di pascolo e il saccheggio di tutte le case.

Dal medioevo le lotte per il possesso di territorio di pascolo è stata, con continuità, una delle forme più gravi e più famose di « bardana ». Le lotte contro il comune di Locoe, ad es., sono vive tuttora nel ricordo dei vecchi orgolesi. L’intero paese, armato, a piedi e a cavallo, scendeva a torme per battersi ogni tanto con quello di Locoe in vere e proprie battaglie. Il territorio, a poco a poco conquistato dagli orgolesi, era militarmente presidiato, e si accendevanoINCHIESTA SU ORGOSOLO

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continuamente [...]


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La lotta, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---italiana <---ideologia <---italiano <---Pratica <---siano <---socialista <---comunista <---fascismo <---Ciò <---Così <---comunisti <---marxismo <---socialismo <---capitalismo <---Diritto <---Stato <---fascista <---Engels <---Fisica <---Logica <---Marx <---Perché <---comunismo <---Dialettica <---Ecco <---Filosofia <---Francia <---Lenin <---abbiano <---d'Italia <---imperialismo <---socialisti <---Agraria <---Basta <---Già <---Linguistica <---Scienze <---Stalin <---dell'Europa <---ideologiche <---italiani <---marxista <---opportunismo <---riformista <---Cosa <---Giappone <---La guerra <--- <---Russia <---dell'Esercito <---fasciste <---fascisti <---idealismo <---ideologici <---ideologico <---ideologie <---italiane <---lasciano <---leninismo <---leninista <---lista <---marxisti <---nazionalista <---nazionalisti <---riformismo <---terrorismo <---Dei <---Del resto <---Diecine <---Discipline <---Dogmatica <---Editori Riuniti <---Gli <---Hegel <---Inghilterra <---La Nuova Italia 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