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Il segmento testuale La guerra è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 657Analitici , di cui in selezione 18 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Osvaldo Bayer, Il cimitero dei generali prussiani in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]manenza in Argentina del maresciallo tedesco conte von der Goltz, il colonnello argentino José Felix Uriburu ne fu l’accompagnatore. Venti anni dopo, nel 1930, quel colonnello, ormai con i galloni di generale, realizzerà il primo « golpe » militare contro la democrazia argentina. Così il generale Uriburu ha vinto anche lui la sua guerra. Era un militare convinto che le guerre fossero utili all’umanità. Nel 1915, in un’analisi fatta a tavolino della guerra europea, scriveva: « Ci fa piaceIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI

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re dichiarare che all’interesse militare che risveglia in noi questa guerra, va aggiunta una profonda attrazione che deriva dalla grandezza della lotta e dall’eroismo di coloro che l’affrontano ». Ovviamente, il generale Uriburu morì nel suo letto.

Lascio la parte più solenne del cimitero ed entro in un limbo: le tombe dei soldati. Centinaia e centinaia di morti allineati, come in fila per una parata. Solo che stanno in orizzontale e non c’è musica. E non ci sono nemmeno uccellini gorgheggianti e pianti. Soli con[...]

[...]ila ». La cosa132

OSVALDO BAYER

è semplice, Gli avvoltoi volano in basso. Il principe Lobkowicz, prima di partire, fece omaggio ai militari argentini di una statua di Sant’Ignazio di Loyola.

« Vorwàrts », Buenos Aires, 1 agosto 1900. Gli esiliati socialisti tedeschi denunciano agli argentini gli acquisti di armi presso la fabbrica Krupp da parte del ministro della Difesa argentino, il colonnello Riccheri: « Coloro che sono in favore della guerra (contro il Cile) il cui numero non è irrilevante, sono molto contenti per le buone prospettive dell’affare. Si tratta di imporre l’acquisto delle armi attraverso opportune pressioni ». Brema, Germania federale, 8 agosto 1980. Il Senato socialdemocratico di Brema riceve il comandante e gli ufficiali della nave da guerra argentina « Libertad ». (Nei cantieri di Brema vengono costruite le fregate per l’Argentina, un affare importante che deve essere curato con attenzione attraverso le relazioni pubbliche). Il giorno del ricevimento, un numeroso gruppo di studenti tedeschi si mette di fronte alla[...]

[...]e vecchie idee, gli anacronismi e sostituirle con idee nuove e migliori. Viva la Germania! »).

L’illusione non muore, l’utopia va avanti. Non può essere distrutta né dai calcolatori delle polizie politiche, né dalla Realpolitik, né dalla morte.

Il silenzio che sale dalle tombe dei soldati mi distoglie da ricordi e da cavilli. I caduti del 1914 hanno lapidi migliori di quelli morti nel 1918. La pietra era di migliore qualità al principio della guerra; poi tutto divenne scadente, perfino la morte. Prima si moriva uno alla volta, poi aIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI

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dozzine. I soldati. Si chiamava Jorge Aguila, visse a Neuquén, Argentina. Era pastore di pecore a cavallo, o come diciamo noi, pecoraio. Aveva i tratti dell’indio araucano. Manteneva, col suo lavoro, la mamma e il nonno materno. Appena compì 18 anni gli misero l’uniforme e in aprile del 1983 lo mandarono alle Georgine del Sud. Appena arrivato si beccò una pallottola. Lo seppellirono lì. Ecco la storia di un soldato argentino classe 63.

A cento metri da casa mia [...]

[...]oprio come altri burattini truculenti apparsi in altri balconi di altre latitudini. E i giornali, tutti i giornali. E il popolo, tutto il popolo. Tranne gli incorreggibili. Quelli che von der Goltz chiama con arrogante ironia: « gli ‘ apostoli ’ della pace ».

Decido di aspettare il crepuscolo perché è questa l’ora di Georg Trakl per la sua poesia « Grodek », la pagina letteraria che in diciassette versi dice più di un’intera biblioteca contro la guerra: « Nel crespuscolo rimbombano i boschi autunnali / di armi mortali / ...la notte copre ormai soldati moribondi, / il selvaggio lamento delle loro bocche lacerate ».

Georg Trakl, il giovane poeta non potette resistere alla visione di quei corpi massacrati, dei suoi compagni morti nella battaglia di Grodek dove lui stesso porrà fine alla sua vita, li al fronte. I nostri generali delle Malvine continuano a fare colazione. Georg Trake scrive « Grodek » e si suicida.

« Tutte le strade finiscono in negra putredine... ». È la visione fantasmale di ciò che è aberrante. La barbara orgia in cui i[...]

[...]relazione con il potere. E invece di affrontare i generali, invece di affrontare i Krupp, si mettono a distruggere dei poveri diavoli uguali a loro. Nello stesso momento in cui Jorge Aguila veniva colpito, a Kassel, Germania federale alleata dell’Inghilterra una delegazione di militari argentini si esercitava sul Leopard il. Un affare di milioni di dollari.

« Tutte le strade finiscono in negra putredine... ». I generali prussiani hanno perso la guerra del 14 ma hanno vinto la guerra contro il loro stesso popolo. Quando i marinai delle navi da guerra si ribellarono a Kiel al grido di « vogliamo pace e pane per il popolo! », scoppiò la rivoluzione, il Kaiser dovette andarsene e fu proclamata la Repubblica. Ma i rivoluzionari non volevano solo questo, volevano anche il socialismo. Fu quello il momento in cui i militari, che non avevano saputo vincere la guerra, si riunirono nei « Freikorps », organizzazioni paramilitari finalizzate ad eliIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI

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minare tutto quanto esisteva dal centro verso la sinistra. I gruppi paramiliri, i commandi della morte o parapolizieschi, sono, nella maggior parte dei casi, creature degli alti comandi, degli stati maggiori in freddi studi di « teorie della sicurezza ». I « Freikorps » operavano con assoluta impunità, alla luce del giorno. Fu famosa la brigata Ehrhardt, comandata dal capitano di corvetta Ehrhardt. (Ehrhardt: « fin da piccolissimo ho amato molto tutto quello che serviv[...]

[...]are Tordine di caricare! Allora noi abbiamo risposto Fuoco! »).

Quello di von Salomon è un linguaggio tipico della destra che ha trovato la sua massima espressione nel nazismo che userà l’indefinibile e ambigua parola « virilità » fino alla noia. Nella frase del militarescrittore Ernst Junger si nasconde una vera e propria chiave psicologica: « Benché

10 non sia nemico delle donne, mi irritava sempre il tipo femmina quando

11 destino della guerra mi conduceva in ospedale. Dalle azioni maschili, energiche e logiche della guerra, entravo in un’atmosfera di indefinite irradiazioni ».

(Archivio del fdcl, Centro di Ricerca e Documentazione per P America Latina di Berlino. Trovo una lettera del generale argentino Albano Harguindeguy, ministro degli Interni di Videla, alla professoressa Hilde Kaufmann, direttrice del Dipartimento di Criminologia dell’Università di Colonia, nella Germania federale. Chiedo come ha fatto ad arrivare fin lì questa lettera. L’archivista mi dice che è stata mandata dalla professoressa Kaufmann poco prima di morire, nel 1982. L’Università tedesca di Colonia si era interessata nel 1976 di un p[...]

[...]di che ho impegnato la mia parola d’onore per un azione futura che riguarda il caso di cui si tratta ».

Come un vero uomo. I nostri generali forse non combattono fino alla promessa « ultima goccia di sangue » ma sanno come rispondere ad una « signora » soprattutto se è straniera. Le frasi che scrive dipingono a tutto tondo questo generale forgiato nei safari in Africa del Sud e nei campi di polo che è anche uno degli esecutori fondamentali della guerra sporca. Ma il generale è magnanimo con le signore, per questo aggiunge:

« Tuttavia, per sua tranquillità éd al fine di tranquillizzare la sua emotività, le ripeto che non appena saranno esaurite tutte le pratiche legali e sia trascorso il tempo previsto dalla legge perché il Potere Esecutivo possa riunire tutti i dati necessari per la soluzione del caso, il mio Ministero emanerà l’opportuno decreto per consentire la partenza del dott. Bergalli per la Repubblica federale tedesca. Spero che il suddetto professore, nel suo lavoro e nelle lezioni universitarie, in Germania e sotto la sua tutel[...]

[...]are i regimi al fine di, una volta realizzato ciò, annullare la libertà e non permettere la benché minima sopravvivenza di un qualsiasi diritto per i cittadini »).

Il cimitero comincia ormai a tingersi del colore dell’ombra. Assomiglia ad un immenso monumento all’aggressione e all’obbedienza, le due caratteristiche essenziali della vita militare, dell’educazione castrense. La ripetizione stentorea di frasi come « Si vis pacem para bellum », « La guerra è una continuazione della politica con altri mezzi », « La guerra è la madre di tutte le cose » e quelle del generale von Seeckt: « L’onore dell’ufficiale non consiste nel sapere meglio o nel voler di più, consiste nell’obbedienza », trova nel cimitero dei generali la sua migliore espressione, la sua sintesi. Ma c’è ancora una sintesi migliore di questa filosofia militare, ed è l’altro cimitero a circa ottocento metri da questo, dove sono sepolte le vittime dei bombardamenti di Berlino, dal 1943 al 1945. Li ci sono delle lapidi che coprono una madre con cinque figli, delle famiglie intere, dalla bisnonna al bisnipote. Aggressione e obbedienza. « La miglior [...]

[...]ezzi per imporre l’autorità. Il rango affoga qualunque dubbio, qualunque insicurezza, qualunque critica. Non è, pertanto, necessario imporre il proprio parere con l’idea, la discussione, la persuasione fondata su argomenti. Imporsi con questo metodo e questi attributi è già di per sé un’aggressione. « L’aggressione scrive Leifert nei militari è qualcosa di sottinteso ed è una necessità categorica. La famosa frase del maresciallo von Moltke: ‘ La guerra è un elemento dell’ordinamento divino del mondo. La pace eterna è un sogno, e neanche un bel sogno ’, definisce in modo evidente questa necessità di aggressione ». Il sociologo Alexander Mitscherlich aggiunge: « Perché l’aggressione arrivi al momento di scarico deve incontrare un nemico, e se non l’incontra, se l’inventa ».

L’uniformità non accetta la critica. Per questo l’odio dei militari verso gli intellettuali che mettono in dubbio i criteri tradizionali di autorità ed onore e la sfiducia verso quel sistema politico che promuove discussioni di base. Il generale tedesco Wolf, conte di B[...]

[...]e che l’esercito non solo era ben informato dei massacri eseguiti dagli squadroni ss ma che vi partecipò direttamente, con l’autorizzazione dei marescialli von Manstein, von Reichenau, Ritter von Leeb, von Kuchler, Ritter von Schobert, il colonnello generale Busch ed il colonnello generale Hoepner, fra gli altri.

(Generale Santiago Omar Riveros comandante di istituti militari nel 1976 nell’alludere alla repressione 19761980: « Abbiamo fatto la guerra con la dottrina alla mano, con gli ordini scritti dei comandi superiori, non abbiamo mai avuto bisogno, cosa di cui ci accusano, di organismi paramilitari, ci era sufficiente la nostra capacità e la nostra organizzazione legale per combattere faccia a faccia le forze irregolari in una guerra non convenzionale (...) Questa nostra guerra è stata condotta dalla Giunta Militare del mio paese attraverso gli Stati Maggiori (...) Guerra cui ho partecipato per Grazia di Dio »).

I marescialli Keitel e Jodl, comandante in capo e capo dello Stato Maggiore della Wehrmacht durante l’ultima guerra impos[...]

[...]dopo Tultima guerra cominciarono le pratiche di commilitanza fra ex ufficiali nemici. Gli aviatori da caccia inglesi per esempio — che avevano difeso Londra dalla Blitzkrieg aerea tedesca, si danno appuntamento ogni quattro anni con gli ex aviatori dei bombardieri nazisti, loro ex nemici. Li accompagnano le loro mogli ed a volte anche i loro nipotini. Passano due o tre giorni in case di campagna, al mare o in montagna fraternizzando sui temi della guerra e ricordando le prodezze reciproche. Le riviste settimanali documentano tali incontri e pubblicano fotografie di anziani sorridenti che mimano con i gesti immaginarie battaglie aeree. Titoli nostalgici come « I veterani dimenticano i rancori », « In fondo, eravamo tutti dei soldati », o « Le aquile uniscono le loro ali ». I bambini sepolti dalle macerie, i corpi orribilmente bruciati dal fosforo, il terrore delle donne incinte, la vulnerabilità dei vecchi di fronte al vile attacco dall’alto, tutto ciò non conta. Il disperatoIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI

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che lancia una bomba in[...]

[...] nazionalità, per seppellirceli vivi insieme ai fabbricanti di armi. Questa idea fu esecrata dai pulpiti delle chiese come prodotto di una mentalità malata ed eversiva.

Riunioni di affratellamento fra ex nemici. Il fatto è che nelle norme morali e di condotta del militare, il militare che gli sta di fronte tranne gli irregolari, i guerriglieri, i civili armati è solamente l’avversario della sfida. Gli inglesi in questo sono maestri. Danno alla guerra un certo tono sportivo. Furono loro a inventare il carisma di Rommel ed a dargli il soprannome di « volpe del deserto »: il maresciallo tedesco che compariva e scompariva con i suoi carri armati, un mago che innovava tutta la scienza militare. Tutto ciò sotto la formula: se lui è così abile e noi lo sconfiggiamo, è segno che noi siamo migliori.

(Quando, nella seconda guerra mondiale ad Anzio e a Nettuno in Italia, la colonna di testa dell’invasione alleata era in pericolo, gli inglesi parlarono del146

OSVALDO BAYER

valore degli aviatori italiani fino a quel momento nemici che con [...]

[...]rono ai bordi esterni ma non osarono arrivare al centro. Prima di definirli coraggiosi e temerari bisognerebbe ridefinire quei valori. È forse più coraggioso colui che ha una maggiore carica di aggressività, chi vede la sua grande opportunità di emergere nell’unico modo in cui sia capace, cioè sparando all’impazzata, chi, forse, ha collezionato più insuccessi nella sua vita privata e di relazioni? O si tratta della semplice emozionalizzazione della guerra

questa pericolosa seduttrice, come l’ha chiamata Anna Seghers perché altrimenti, come spiegare il fatto che migliaia di semplici soldati si siano lanciati cantando all’attacco delle trincee nemiche nella Grande Guerra? Erano diventati all’improvviso tutti coraggiosi? Il mondo cambierà quando insegneremo nelle scuole il coraggio civile, cioè la capacità spontanea di ribellarsi contro un’ingiustizia? Il « valore » degli aviatori argentini non fu notato affatto durante la brutale repressione di VidelaMasseraAgosti. Nessuna voce di brigadiere o di sottotenente si alzò a protestare contro i b[...]

[...]atto durante la brutale repressione di VidelaMasseraAgosti. Nessuna voce di brigadiere o di sottotenente si alzò a protestare contro i brutali trasporti aerei dei prigionieri politici argentini che durante il volo venivano umiliati e castigati duramente; non fu udita nemmeno una voce di quei coraggiosi per protestare contro la scomparsa dei bambini, le torture alle donne incinte o l’assassinio di migliaia di persone).

Quando nel 1945 cominciò la guerra civile, inglesi e nordamericani inventarono la leggenda di Rommel antihitleriano. Ne avevano bisogno per offrire un modello per un nuovo esercito tedesco. Ma gli storici, questi simpatici segugi con denti di carta che riescono a denudare certe figure inventate al momento opportuno dagli interessi creati, hanno messo allo scoperto la vera « volpe del deserto ». Una volpe, è vero, ma arrampicatrice. Sono state pubblicate le sue lettere a Hitler che sono un capolavoro di adulazione e servilismo. Quanto al suo « genio militare » ormai è chiaro che le sue vittorie si basavano sull’assoluta mancanz[...]

[...]suo « genio militare » ormai è chiaro che le sue vittorie si basavano sull’assoluta mancanza di rispetto per la vita dei suoi soldati, specialmente degli alleati italiani. Non gliene importava niente di perdere vite umane pur di raggiungere un obiettivo o di portare a termine un’azione spettacolare. La sua famosa resistenza contro Hitler, nel 1944, è stata solo la fase finale del suo opportunismo: quando si rese conto che era impossibile vincere la guerra cercò di capovolgere la sua situazione. Ma il suo padrone, prima tanto adulato, fu più rapido di lui.IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI

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(Jorge Luis Borges, l’intellettuale che nel 1976 aveva detto che « i militari argentini erano dei gentiluomini » che però quattro anni dopo, quando il progetto militare cominciò a mostrarsi perdente, passò clamorosamente alla « resistenza » quando andò in Germania, nel 1982, espresse il personale desiderio di incontrare Ernst Jùnger, il geniale e raffinato scrittore, il grande ammiratore della guerra come atteggiamento di virilità e di purificazi[...]

[...] di lui.IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI

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(Jorge Luis Borges, l’intellettuale che nel 1976 aveva detto che « i militari argentini erano dei gentiluomini » che però quattro anni dopo, quando il progetto militare cominciò a mostrarsi perdente, passò clamorosamente alla « resistenza » quando andò in Germania, nel 1982, espresse il personale desiderio di incontrare Ernst Jùnger, il geniale e raffinato scrittore, il grande ammiratore della guerra come atteggiamento di virilità e di purificazione, lo stesso che, come tenente dello Stato Maggiore aveva partecipato alla prima guerra mondiale, poi nei corpi paramilitari dando la caccia agli operai e poi nella seconda guerra mondiale come alto ufficiale. Jùnger, il creatore del cosiddetto « nihilismo eroico » concepì letterariamente la raffinatezza per eccellenza, il non plus ultra dei piaceri, il grande bagno di sangue, di fuoco e di acciaio, il gusto di partecipare alla guerra come a uno spettacolo, la guerra come azione igienica e poetica per il maschio. Ebbe la fortuna (secondo lui) di[...]

[...]ità e di purificazione, lo stesso che, come tenente dello Stato Maggiore aveva partecipato alla prima guerra mondiale, poi nei corpi paramilitari dando la caccia agli operai e poi nella seconda guerra mondiale come alto ufficiale. Jùnger, il creatore del cosiddetto « nihilismo eroico » concepì letterariamente la raffinatezza per eccellenza, il non plus ultra dei piaceri, il grande bagno di sangue, di fuoco e di acciaio, il gusto di partecipare alla guerra come a uno spettacolo, la guerra come azione igienica e poetica per il maschio. Ebbe la fortuna (secondo lui) di partecipare alle due guerre. Tormenta d’acciaio è uno dei suoi libri esegetici sul massacro degli esseri umani. Contiene frasi profonde e ben espresse del tipo di questa sulla partenza per il fronte: « Domani, sì, forse domani mi schizzerà il cervello fra le fiamme ». Mentre il poeta Trakl non resisterà al dolore di fronte al massacro di Grodek, a Ernst Jùnger gli effluvi della polvere, del sangue, delle viscere incancrenite dei morti e della merda delle trincee lo riempivano di aromi e scriveva:

« Il sangue vo[...]

[...] loro vuote orbite brilla sempre la speranza: un’altra occasione, l’ultima occasione. Questa sì, definitiva. Ora sì che gli « apostoli » del pacifismo saranno definitivamente sconfitti.

Quelli che giacciono senza più nessuna speranza, senza nessuna ulteriore occasione, sono i soldati morti. Se ne stanno nel loro limbo dove non sono altro che una massa nebulosa con qualche breve lamento da affogato di tanto in tanto. Questi non torneranno.

(La guerra delle Malvine non è finita, dicono i generali argentini mentre fanno colazione. Ma il pastore Aguila e i marinaretti di 18 anni della « Generale Belgrano » hanno chiuso definitivamente, per i secoli dei secoli. Non ci sarà nemmeno un Giudizio Universale).

Ma nell’attesa della loro battaglia finale e del loro definitivo trionfo, la storia è crudele, cinica e sarcastica con gli scheletri dei generali che giacciono a Gamisonfriedhof. La storia deve essere un dio grasso, volgare e sudicio a cui piace fare scherzi grossolani. Al cimitero dei generali prussiani è stato tolto un pezzo di terra ed[...]

[...], Los Anarquistas e Los vengadores de la Patagonia tràgica in quattro volumi; il film di Bayer La Patagonia rebelle, sul massacro dei braccianti nel 1921, fu presentato e premiato a Berlino nel 1974.

Le citazioni che figurano nel testo sono state tratte da:

Paul von Schmidt, Das deut sche Offizierskorps, Berlin 1904; Colmar Graf von der Goltz, Reiseeindrucke aus Argentinien, Berlin 1911 e Denkwiirdigkeiten> Berlin 1929; José Félix Uriburu, La guerra actual, prefacio, Buenos Aires 1915; Friederich Freksa, Kapitàn Ehrhardt, Berlin 1924; Otto Runge, Der Mord von Rosa Luxemburg und Karl Liebknechtì Klassenbuch 2, Luchterhand, Darmstadt 1972; Egon Erwin Kisch, Rettungsring an einer kleinen Bruke, in « AIZ », J. 7, 1928; von Salomon, Die Geàchteten, Berlin 1930; M. Moncalvillo, Inchiesta su « Humor », fotocopia s.d.; Josef Leifert, SoldatenehreKritik eines Mythos, Freiburg 1933; Ratgeber in Ehrenfragen aller Art, Teil II, Berlin 1911; Wolf de Baudissin, Die zornigen alten Mànner, Hamburg 1979; Helmut Krausnick e HansHeinrich Wilhelm, Die Trupp[...]



da La barbarie prussiana nel giudizio di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...] ci siamo trovati in compagnia della libertá in un solo momento : il giorno dei suoi fa, nera/i s =
Già allora, Marx comprendeva l'origine delle disgrazie nazionali del popolo tedesco: in tutti i momenti decisivi della sua storia, quando gli si presentavano problemi vitali, dopo un breve slancio rivoluzionario esso ricadeva sotto l'influenza della reazione, che portava alla restaurazione dei vecchi ordinamenti conservatori. Durante la Riforma e la guerra dei contadini, nel periodo della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche, nel 1848, nel corso della unificazione nazionale, le classi reazionarie finirono sempre per avere il sopravvento. E per quali motivi ? Mentre gli altri paesi dell'Europa oce'i dentale si erano impegnati da tempo sulla via dello sviluppò capitalistico e della formazione di Stati borghesi moderni, la Germania rimaneva un paese nazionalmente diviso ed economicamente arretrato. Nelle sue note sulla storia della Germania tra il
L II presente studio è stato fatto servendosi di scritti di Marx ed Engels per la maggio[...]

[...]de miseria e le masse popolari in una disperazione profonda. Così la prima grande battaglia rivoluzionaria del popolo tedesco, terminò con la disfatta di quest'ultimo. I principi ne trassero profitto per impadronirsi dei beni e delle terre più ricche del clero e i contadini furono assoggettati a un doppio giogo. La potenza delle classi reazionarie si accrebbe, mentre le forze rivoluzionarie popolari per un lungo periodo di tempo furono esauste.
La guerra dei trent' anni tra il potere centrale dell' Impero tedesco e i piccoli. principati ebbe per effetto di devastare ancor più il paese, di ridurre in cenere città e villaggi, saccheggiati dalle truppe mercenarie di cui erano composti gli eserciti dei belligeranti. c Si era formata, — scrive Engels, — una classe di persone che vivéva della guerra e per la guerra... L'Europa centrale venne inondata da ogni sorta di condottieri che si servivano dei conflitti religiosi e politici come di pretesto per saccheggiare e devastare tutto il paese 8.
Il brigantaggio, il saccheggio e la violenza furono per i lanzichenecchi tedeschi metodi ordinari di guerra, del tutto legali, costituenti una specie di retribuzione supplementare dei loro servizi, e i signori tedeschi li incoraggiavano a questi misfatti, vedendo in essi un mezzo di migliorare la loro situazione finanziaria. Il sistema finì per penetrare di sè il militarismo tedesco, il quale si è fatto nei secoli[...]

[...]i, vedendo in essi un mezzo di migliorare la loro situazione finanziaria. Il sistema finì per penetrare di sè il militarismo tedesco, il quale si è fatto nei secoli una triste faina per i mostruosi atti di barbarie di cui è stato l autore. L' odierno vandalismo degli eserciti hitleriani ha fatto rivivere i lineamenti più odiosi e repugnanti dei lanzi dell'età media, esagerandone ancora la crudeltà e le infamie.
La disfatta del popolo tedesco nella guerra dei contadini e la devastazione del paese nella guerra dei trent' anni tolsero per secoli ogni energia ri
K. MARX e F. ENGEis, Etudes philosophiques, p. 65. Paris 1935.
s F. ENGEIS. Note varie sulla Germania.
3 La nuova enciclopedia americana, Vol. IX, 1860 a Fan
teria >, pag. 5.18. voluzionaria al popolo tedesco. La guerra dei trent' anni c finì per cancellare per duecento anni la Germania dal novero delle nazioni politicamente attive d' Europa > . La borghesia tedesca, perduta la fiducia nelle sue forze, s impregnò di spirito filisteo. c In Germania, — scriveva Engels, — il filisteo è il frutto di una rivoluzione abortita, e di una evoluzione interrotta e rientrata. La guerra dei trent'anni e il periodo che le è seguito gli hanno dato il carattere che gli è proprio e particolarmente pronunziato di poltroneria, strettezza, impotenza, inettitudine a far prova del minimo spirito di iniziativa. anche in quei campi dove tutti gli altri popoli hanno conosciuto un rapido sviluppo. Egli ha conservato questo carattere anche più tardi, quando la Germania è di nuovo stata presa nella corrente dello sviluppo storico
Questo sopravvento della reazione in conseguenza della disfatta del popolo nel primo suo tentativo di assolvere una funzione nazionale determinò in gran parte il[...]

[...]primo suo tentativo di assolvere una funzione nazionale determinò in gran parte il carattere dello sviluppo ulteriore della Germania. La Prussia, uno degli Stati tedeschi più reazionari, diventò uno dei principali appoggi di tutta la reazione tedesca, l'inesrnazione di essa, ed è nella sua itoria che devono essere cercati i motivi della preponderanza delle classi reazionarie in tutta la successiva storia tedesca.
La Prussia : Stato reazionario
La guerra dei trent'anni aveva reso ancora più deboli i legami che univano i numerosi piccoli principati tedeschi. < Ognuno di questi mille principi era un monarca assoluto; da questi farabutti grossolani e ignoranti non ci si poteva attendere nessuna azione comune, ma solo dei capricci a sazietà... Il più infame dei loro delitti, però, era il fatto stesso della loro esistenza s °. Questo stato di sfacelo e di caos fu oltre ogni dire favorevole alla elevazione del reame prussiano brandeburghese. I principi prussiani, — gli Hohenzollern, — invece di portare un elemento di unità e di ordine nel caos tede[...]

[...]territori tedeschi servendosi dell'appoggio di potenze straniere di cui si faceva lo strumento: c La lotta di Federico essendo diretta contro il potere tedesco e in pari tempo contro il capo titolare dell'Impero, egli fa appello a volta a volta con la stessa indifferenza prima ai francesi, poi ai russi, di cui si serve come di alleati > X.
La politica di perfidia verso i suoi alleati e ditradimento della Germania si manifestò particolarmente nella guerra di Federico II contro l'Austria e gli altri Stati tedeschi per la Slesia e nella guerra dei sette anni, in cui alla fine, battuto dai russi che arrivarono a occupare Berlino, egli fu salvato dal voltafaccia di Pietro III. c La storia mondiale,—dice Marx,—non conosce un altro re i cui scopi siano stati così meschini! Che cosa poteva essere di (grande > nei piani di un elettore di Brandeburgo, re per cortesia altrui, che agisce non a nome di una nazione, ma nell'interesse del suo patrimonio, che cerca .di arrotondare e ingrandire i suoi domini a carico dei territori della nazione... Trasformare il regno e mettersi alla sua testa era cosa molto al di sotto della sua ambizione 3. Tu[...]

[...]nker prussiani si comportarono nei territori polacchi come solo lo potevano i precursori degli odierni banditi hitleriani. c Dopo aver occupato le province limi
K. MARX, I Prussiani (le canagliel.
r Ibid.
3 A id.
c La nuova enciclopedia americana, vol. IX, 1860 e Fan
tena , pag. 520.
trofé polacche pur mantenendo la pace con la repubblica,—scriveva Marx,—egli permise alla c sua gloriosa armata a dt applicare un sistema consistente nel fare la guerra con mezzi pacifici ,. Si abbandonò su larga scala al furto sistematico di cavalli, di denaro, di bestiame, di esseri umani, senza parlare degli eccessi dei mercenari prussiani
semiaffamati Dall'inizio del 1771, regioni in
tiere della Polonia prussiana vengono invase dai mercenari prussiani che si abbandonano ad atti incredibili di saccheggio, a crudeltà, azioni obbro briose e atroci di ogni genere. Queste canaglie affamate non si accontentano di saccheggiare di loro iniziativa o per ordine del governo. I villaggi sono in pari tempo tenuti a fornire secondo liste stabilite precedentemente, c[...]



da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: fica accettarle; ma significa negarle, avendole meglio comprese (applausi); significa studiare quale deve essere il punto d'insurrezione della nostra leva di resistenza, non già a ritroso, ma lungo la legge inevitabile della storia.
Orbene, o compagni, tutto quel poco che ho scritto sulla guerra l'ho raccolto fino dall'inizio in un volumetto a vostra disposizione. Ne accetto piena ed intera la responsabilità dalla prima all'ultima parola. E vi ricordo una sola cosa: che ho cominciato a scrivere sulla guerra fino dalla fine di agosto del 1914 sull'Avanti ! ed ho sempre mantenuto la stessa posizione. Io ho detto: noi socialisti dobbiamo essere sempre contro la guerra decisamente, ma non dobbiamo cadere nell'imboscata e nell'errore storico di prendere sul serio questa mostruosità non già socialista, ma borghese, della neutralità assoluta. E misi in guardia i compagni. Eravamo nell'agosto del 1914 (rumori), ed io dissi ai compagni: cc Non fidatevi della neutralità assoluta né di Giolitti, né di Salandra. Anche Salandra, come Giolitti, vi darà la guerra ». Ho mantenuto le mie previsioni: esse fatalmente, purtroppo, si dovevano avverare, si sono avverate.
Concludo, ricordando che per questo mio atteggiamento fermissimo sul terreno dei nostri principi, ma di previsione della storia, e per avere anche sempre sostenuto, in linea subordinata, gli interessi stessi del Partito, perché, non solo eravamo contro la guerra, ma dicevamo che il fare la guerra con quella preparazione era un errore dal punto di vista borghese, io sono stato accusato e attaccato in tutti i modi da interventisti e già che qui è presente il compagno Zambianchi, egli pub testimoniare come nel 1915 io ebbi l'onore di essere aggredito a Roma, al caffè Aragno. (Qualche applauso).
Discorso Kabaktceff
ROBERTO, presidente: Do la parola al compagno Kabaktceff, delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi; grida di r Viva la Terza Internazionale)». Il compagno Kabaktceff parla per delega ed incarico del Comitato dell[...]

[...]uzione.
KABAKTCEFF: Compagni: sono venuto a questo Congresso come
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rappresentante del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e prima di leggere il discorso già preparato, mi permetto di fare alcune dichiarazioni.
Saluto il vostro Congresso a nome del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e un particolare saluto vi porto a nome della Federazione dei Partiti comunisti della regione balcanica. La Bulgaria attraverso le prove della guerra e nelle condizioni del dopo guerra, ha messo in prima linea il problema della lotta di classe ed il proletariato bulgaro è tutto concorde sotto la bandiera del Partito comunista, il quale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista greca, e, per la coordinazione fra la politica greca e la politica internazionale, rappresenta la bancarotta della politica dell'Intesa nei paesi balc[...]

[...]iformisti e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi assolverete questo compito con dignità e con coraggio.
Compagni, il dovere del proletariato italiano e del Partito socialista italiano nel momento presente, è determinato dalla situazione interna e internazionale, creatasi in seguito alla guerra imperialista. Qual'è la situazione interna? Essa vi è molto nota, mi ci soffermerò brevemente. La distruzione delle forze produttive durante la guerra ha.
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creato quella profonda crisi economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne pub procurare a cagione della loro rarefazione nell'Europa capitalista ed a cagione del deprezzamento della moneta italiana. Nello stesso tempo cresce sempre maggiormente il costo delle merci di prima necessità, dovuto al monopolio che la grande borghesia finanziaria e industriale, arricchitasi durante la guerra, è riuscita ad imporre sulle materie prime e sugli oggetti di largo consumo. La condizione della clas[...]

[...]economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne pub procurare a cagione della loro rarefazione nell'Europa capitalista ed a cagione del deprezzamento della moneta italiana. Nello stesso tempo cresce sempre maggiormente il costo delle merci di prima necessità, dovuto al monopolio che la grande borghesia finanziaria e industriale, arricchitasi durante la guerra, è riuscita ad imporre sulle materie prime e sugli oggetti di largo consumo. La condizione della classe operaia in Italia diviene via via piú miserabile, perché il rincaro della vita è assai maggiore degli aumenti di salario, e, in effetto, porta verso una reale diminuzione dei salari. Operai, le lotte della classe operaia per gli aumenti di salari incontrano nella borghesia un'opposizione ostinata, poiché questa pretende che il rialzo dei prezzi delle materie prime non le consente di aumentare i salari; chiude, perciò, le fabbriche e proclama il lockaut per gli operai. Per schiacciare la lot[...]

[...]vista del profitto capitalistico e non da quello della ricostruzione, e dello sviluppo della produzione — per il quale piange sempre lacrime ipocrite — preferisce esportare i suoi capitali, anche le macchine e le fabbriche, privare di lavoro centinaia di migliaia di operai, condannandoli alla fame, insieme con le loro famiglie. Voi sapete assai bene che la borghesia nazionalista italiana ha cominciato ad esportare la ricchezza accumulata durante la guerra con lo sfruttamento del proletariato italiano ed a cercare una seconda patria, in cui i propri profitti sarebbero stati maggiori e piú sicuri. Con questa stessa misura la borghesia italiana peggiora la crisi economica, aggiungendo al caroviveri, la disoccupazione crescente. Secondo i dati ufficiali, il caroviveri in Italia, dal 1914 è aumentato di piú del 500 per cento. Soltanto nello spazio di un anno, dal giugno 1919 al giugno 1920, l'aumento dei prezzi è stato del 428 per cento per i generi di prima necessità.
La crisi finanziaria in cui la guerra ha gettato l'Italia, aumenta senza tregua[...]

[...]fitti sarebbero stati maggiori e piú sicuri. Con questa stessa misura la borghesia italiana peggiora la crisi economica, aggiungendo al caroviveri, la disoccupazione crescente. Secondo i dati ufficiali, il caroviveri in Italia, dal 1914 è aumentato di piú del 500 per cento. Soltanto nello spazio di un anno, dal giugno 1919 al giugno 1920, l'aumento dei prezzi è stato del 428 per cento per i generi di prima necessità.
La crisi finanziaria in cui la guerra ha gettato l'Italia, aumenta senza tregua; gli ultimi rapporti ufficiali dimostrano che il debito pubblico in Italia raggiunge oggi la cifra di 122 miliardi e la carta moneta in circolazione ascende alla cifra di 19 miliardi. È, dunque, un aumento del debito pubblico e della emissione di carta moneta dieci volte maggiore dell'anteguerra.
La guerra, che ha costato tante vittime al popolo italiano, ha portato alla borghesia, ai banchieri, agli speculatori ed ai patrioti, grandi
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ricchezze, ed alle masse lavoratrici la rovina economica ed una miseria incredibile.
La politica nazionalistaimperialista della borghesia italiana ha fatto bancarotta completa. Le illusioni per la conquista delle grandi colonie e dei grandi mercati sono svanite. L'Italia, nella sua qualità di uno dei piú deboli degli alleati dell'Intesa, è uscita dalla guerra con il bottino piú scarso. La parte del leone è stata fatta dai suoi alleati, dall'Inghilterra in pr[...]

[...] italiano, ha portato alla borghesia, ai banchieri, agli speculatori ed ai patrioti, grandi
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ricchezze, ed alle masse lavoratrici la rovina economica ed una miseria incredibile.
La politica nazionalistaimperialista della borghesia italiana ha fatto bancarotta completa. Le illusioni per la conquista delle grandi colonie e dei grandi mercati sono svanite. L'Italia, nella sua qualità di uno dei piú deboli degli alleati dell'Intesa, è uscita dalla guerra con il bottino piú scarso. La parte del leone è stata fatta dai suoi alleati, dall'Inghilterra in prima fila. La pace imperialista ha distrutto le luminose speranze, con le quali la borghesia nazionalista italiana ingannava le masse durante la guerra. La pace non apre piú alcuna prospettiva, non soltanto per la politica espansionista del capitalismo italiano, ma anche per la sua consolidazione interna: il capitalismo italiano esce dalla guerra piú debole di quando vi è entrato. La borghesia non sa proporre altra uscita a questa crisi economica e finanziaria, all'infuori della costrizione violenta degli operai a lavorare nelle fabbriche sotto regime di sfruttamento e in una miseria sempre crescente; la soluzione che la borghesia propone, costituisce la schiavitú del proletariato. al capitalismo, la sua degradazione fisica e morale progressiva.
Il proletariato italiano, per difendersi e per salvarsi, intraprende una lotta sempre piú decisa e rivoluzionaria. Ha cominciato coll'entrare in sciopero per l'aumento dei salari; e, quando l[...]

[...]llora il proletariato ha trovato rifugio nell'unico mezzo che gli rimaneva: la occupazione delle fabbriche. Questo mezzo di lotta è rivoluzionario per eccellenza: mira alla trasmissione della proprietà sui mezzi di produzione, dalle mani della borghesia a quelle del proletariato. La borghesia ha piena coscienza di ciò; ed è per questo che si prepara a schiacciare queste lotte rivoluzionarie con il sangue e col fuoco. La borghesia ha incominciato la guerra civile con la fucilazione parziale degli operai; e organizza regie guardie e fascisti per intraprendere la fucilazione in massa del proletariato italiano.
Cosí la crisi economica e finanziaria, rende piú acuta in Italia la lotta di classe e crea una situazione rivoluzionaria. E soltanto coloro che chiudono volontariamente gli occhi dinanzi ai fatti piú evidenti e piú eloquenti, possono negare l'esistenza e l'aggravarsi di questa situazione rivoluzionaria. Il proletariato italiano e il Partito socialista italiano si trovano in questa situazione. Ed è soltanto prendendo in considerazione e ten[...]

[...]ossono stabilire in modo infallibile il loro dovere. Coloro che negano una simile situazione, coloro che la trascurano, si collocano sul
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piano della borghesia, lavorano per la consolidazione delle basi del capitalismo e della dominazione borghese; lavorano per l'incatenamento del proletariato in uno sfruttamento ancora maggiore.
Qual'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grand[...]

[...]citori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grande quantità di mezzi di produzione, di materie prime e di mezzi di trasporto: conseguenza inevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei valori monetari in tutti i paesi capitalisti, fatta eccezione per l'America e per una parte dell'Inghilterra. E ciò, dopo la distruzione dei mezzi di trasporto, è l'altra causa dello sfacelo del commercio internazionale odierno. Oggi, il mondo capitalista si trova in queste condizioni: mentre i depositi dei capitalisti americani sono rigurgitanti di merce, i proprietari non possono esportare queste merci stesse a cagione del deprezzamento del valore della moneta nei pa[...]

[...]a mancanza di prodotti industriali. D'altra parte, i paesi industriali, che hanno bisogno di materie prime, come, ad esempio, l'Inghilterra, per timore della rivoluzione russa, privano se stessi e l'Europa intera della sorgente piú importante di materie prime: la Russia. La produzione cessa in alcuni paesi, perché é stato molto prodotto e non si può esportare; la produzione cessa in altri paesi a cagione della mancanza di materie prime.
Durante la guerra, la borghesia ha trovato il collocamento migliore dei suoi capitali nelle grandi industrie militari e nei prestiti per l'esercito. Le ricchezze colossali, da essa accumulate durante la guerra, non sono oggi collocate nelle industrie, perché questa borghesia non vi può trovare il medesimo utile. Insieme con i capitali accumulati, la borghesia accumula anche le materie prime ed i prodotti di largo consu
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mo, monopolizza la produzione ed il commercio di questi prodotti all'interno ed all'estero, si getta in una speculazione accanita ed aumenta, senza limite, i prezzi di tutte le merci. La guerra imperialista ha aumentato e fortificato l'accentramento del capitale. Il monopolio capitalista sui mezzi di produzione: la terra, le materie prime e i prodotti di largo consumo, ha preso proporzioni mostruose. Ed il monopolio capitalista è la causa principale della crescente miseria. Ma il caroviveri che aumenta senza tregua, costituisce un nuovo inciampo per la. produzione, perché porta con sé anche l'aumento dei prezzi delle materie prime e diminuisce contemporaneamente la capacità consumatrice delle classi lavoratrici.
Il fatto che la borghesia si dedica non già alla produzione, ma alla s[...]

[...] 17 miliardi di attivo e 8 miliardi di passivo; la Francia 3 miliardi e mezzo di attivo contro 100 miliardi e mezzo di passivo. I debiti dell'Inghilterra e della Francia oltrepassano del 50 per cento la rispettiva ricchezza nazionale. I debiti dell'Italia oltrepassavano, qualche mese fa, il 70 per cento della sua ricchezza nazionale.
La quantità di carta moneta in tutti i paesi oltrepassa parecchie decine di volte la quantità esistente prima della guerra. Non parleremo
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dei debiti e della quantità di carta moneta negli Stati nuovi — come, ad esempio: in Austria, in Polonia ed in altri — che sono in completa rovina e bancarotta. Tale è anche la situazione finanziaria dei paesi balcanici, ecc. ».
Dunque, la crisi finanziaria cresce senza tregua. Tutte le forze finanziarie dei Governi borghesi per fermarla e salvare la situazione, sono restati e restano vani. L'unica uscita, per il momenta, essi la trovano nella macchina da stampa della carta moneta. Ma é precisamente questo mezzo che aggrava maggiormente la crisi.
In conseguenza della cri[...]

[...]arretrati. Essa sostituisce i metodi di produzione, con i metodi della spogliazione e del brigantaggio dei popoli soggetti.
Ecco l'uscita che la borghesia trova alla crisi economica, finanziaria e politica. Essa vuole salvarsi mediante questa uscita se il proleta
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riato internazionale ed i popoli oppressi si lasciano ricacciar indietro,. nella barbarie della borghesia imperialista dominante.
Ma la crisi economica e finanziaria, creata dalla guerra imperialista, ha aperto una nuova epoca rivoluzionaria nella storia. Il proletariato cerca e trova la sua salvezza da questa crisi, fuori della borghesia. Al grido generale di questa per il ristabilimento della produzione, il proletariato risponde con la rivendicazione di rialzare prima di tutto le proprie forze produttive: la forza produttiva degli operai. Al lockaut e al sabotaggio della produzione mediante i quali la borghesia vuole schiacciare la latta degli operai per l'aumento dei salari, il proletariato risponde rivendicando l'introduzione del controllo sulla produzione ed anche l'occu[...]

[...] rivendicando l'introduzione del controllo sulla produzione ed anche l'occupazione delle fabbriche. All'aumento delle imposte indirette, per il pagamento del debito pubblico, il proletariato risponde rivendicando l'annullamento di tutti i debiti pubblici. In una parola, la crisi economica e finanziaria, spinge ineluttabilmente il proletariato internazionale sulla via delle lotte rivoluzionarie decisive.
La rivoluzione russa è una conseguenza della guerra imperialista: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i [...]

[...]one, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del po[...]

[...]ropa centrale, ma anche dall'Inghilterra, dalla Francia e dagli Stati Uniti nei quali paesi la rivoluzione, sotto vostro ordine, dovrebbe essere affrettata ».
Come vedete, il compagno Serrati si burla di coloro che ammettono che noi ci troviamo dunque in un periodo rivoluzionario e che le condizioni della rivoluzione proletaria in Italia ed in Europa sono già
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mature. A priori, egli nega il carattere rivoluzionario delle lotte condotte dopo la guerra dal proletariato e dai contadini d'Italia.
Se voi fate un parallelo fra la dichiarazione di Serrati e la risoluzione dei riformisti votata a Reggio Emilia, vedrete chiaramente che il compagno Serrati si è definitivamente collocato sul terreno dei riformisti. (Interruzioni e rumori vivaci in tutta la sala. Violenti battibecchi fra secessionisti e unitari che obbligano l'oratore ad interrompere la lettura).
ROBERTO, presidente: Adesso che vi siete calmati, per non rendere impossibile il funzionamento dell'ufficio di presidenza, vi prego di rimanere tranquilli. Si tratta di ragionare e non di [...]

[...]a liberazione delle colonie significherebbe il crack del piú potente capitalismo, del capitalismo inglese. Il proletariato internazionale che lotta per la sua emancipazione, commetterebbe un delitto verso la propria classe e verso i popoli oppressi che lottano per l'emancipazione nazionale, se non tendesse a questi popoli la sua mano fraterna. L'unione fra il proletariato rivoluzionario ed i popoli oppressi che insorgono e fanno la rivoluzione e la guerra contro l'imperialismo, è una necessità per la vittoria della rivoluzione comunista universale. I Governi imperialisti attaccati dal proletariato nell'interno dei loro paesi e dai popoli oppressi all'esterno, saranno finalmente spazzati via.
Ecco il profondo senso rivoluzionario delle tesi sulla questione nazionale e coloniale accettate dalla I.C. Ma il compagno Serrati non pub
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o non vuole comprendere questo significato, ed accusa l'Internazionale comunista di aver preparato l'unione con le classi dominanti dei paesi coloniali, e perciò di aver tradito le tradizioni rivoluzionarie del so[...]

[...]asse lavoratrici. Il Congresso, invitando le masse lavoratrici turche e di tutto l'Oriente a sostenere il movimento generale, nazionale e rivoluzionario, chiama i contadini e gli operai della Turchia ad unirsi in organizzazioni indipendenti ed essere pronti a continuare la lotta fino all'emancipazione definitiva ».
Come vedete, la I.C., non soltanto ha respinto ogni legame con i capi nazionalisti turchi e del Partito giovane turco, coinvolti nella guerra imperialistica, ma ha condannato i suoi capi ed ha insegnato alle masse lavoratrici turche di essere caute verso la politica nazionalista delle classi dominanti.
No, compagno Serrati, la I.C. non vi chiede di cessare la lotta contro la borghesia nazionalista ed ancor meno di concludere l'unione con essa. Al contrario vi chiede di lottare con un'energia maggiore, con intransigenza e con coraggio contro la politica nazionalista ed imperialista della borghesia italiana; vi chiede di opporvi con tutte le forze alla politica di confisca dell'Italia nei Balcani, in Asia Minore ed in Africa e di te[...]

[...]artito — il Partito comunista bulgaro — chiamava in passato il Partita dei socialisti « stretti » a levare ancora la sua voce al Congresso di Copenaghen del 1910 contro questa politica della Seconda Internazionale e dell'Ufficio socialista internazionale, e quando ha domandato l'esclusione degli opportunisti bulgari (chiamati socialisti « larghi »), l'Internazionale è rimasta muta dinanzi a tale protesta. Ebbene: i socialisti « larghi », durante la guerra, hanno sorretto la borghesia nazionalista e dopo la guerra sono divenuti ministri, e per salvare il regime borghesemonarchico in Bulgaria, non si sono peritati di fare scorrere il sangue degli operai bulgari. Gli opportunisti nell'intero mondo hanno tradito nel 1914, nel momento decisivo. Questo tradimento della Seconda Internazionale è dovuto sovratutto a questo: che la Internazionale si componeva di Partiti autonomi, debolmente legati fra loro, senza unità nella tattica e nell'azione. E per questo che l'Internazionale non ha avuto la possibilità di salvare la solidarietà internazionale del proletariato nel 1914 ed ha lasciato che la classe operaia [...]

[...]a fingere una politica ipocrita verso la Russia dei Soviet. (Applausi).
Voce: Cattive informazioni !
MISIAN0: I comunisti unitari, che si dichiarano contrari alla frazione comunista ed all'I.C. pretendono in pari tempo di essere pure nemici dei riformisti. In altri termini essi formano il centro e non devano protestare quando noi li chiamiamo centristi. Ma il centro ed i
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centristi sostengono la parte piú nefasta nel movimento operaio dopo la guerra imperialistica. I riformisti ed i socialpatrioti, che durante la guerra sono stati apertamente in favore della pace civile con la borghesia, che hanno cioè sostenuto la guerra imperialistica e dopo di essa sono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, sono passati apertamente nel campo dei controrivoluzionari ed hanno sparso il sangue di migliaia di operai per schiacciare la rivoluzione comunista (Scheidemann e Noske in Germania, Pastukoff e Sasikoff in Bulgaria), i riformisti ed i socialpatrioti si sono smascherati completamente. Le masse proletarie già li abbandonano. La prova piú eloquente di questo fatto sta nel fallimento della Seconda Internazionale, alla quale essi aderivano. Ma oggi i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria sono i centris[...]

[...]la quale è stata educata durante questo periodo, mentre il movimento proletario si limitava alla azione parlamentare e legale, ha aperto le porte del socialismo all'opportunismo, di cui sono usciti dal suo seno gli apostoli. Nelle loro mani l'Internazionale ha cessato di essere l'organizzazione di lotta della classe per l'emancipazione proletaria e nel momento decisivo, nel 1914, è passata apertamente nel campo della borghesia.
L'imperialismo e la guerra imperialistica hanno aperto un'epoca nuova di battaglie e di rivoluzioni. Nonostante il tradimento della 2'
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Internazionale, una parte del proletariato, prima minoranza insignificante, ma in seguito minoranza sempre piú forte, è rimasta fedele alle tradizioni rivoluzionarie del marxismo. Sotto la bandiera del marxismo ha vinto il proletariato russo, sotto la sua bandiera oggi si radunanonell'Internazionale comunista milioni di operai. La nuova epoca rivoluzionaria esige metodi di lotta e di organizzazione rivoluzionaria. Chi non é capace di comprendere e di adottare questi metodi sarà sch[...]

[...]a della rivoluzione proletaria. Tale é, e non potrà essere altro, il destino dei centristi italiani, se essi non si correggono e non dimostrano di essere capaci di comprendere i doveri della rivoluzione. L'Internazionale comunista vi chiede di correggere i vostri errori e le vostre manchevolezze e di raccogliervi con coraggio e dignità sotto il suo stendardo rivoluzionario spiegato.
L'Italia si trova in una crisi rivoluzionaria permanente. Dopo la guerra, durante l'estate del 1919, è cominciato il movimento di masse contro il rincaro dei viveri, il quale in molte località é giunto fino alla creazione dei Consigli di operai e delle guardie rosse. Da allora gli scioperi e le insurrezioni operaie parziali sono diventate sempre piú numerose e violente. Ma questi episodi di lotta rivoluzionaria non si sono organicamente unificati in una lotta rivoluzionaria comune, coscientemente diretta verso la conquista del potere politico e verso la instaurazione della dittatura proletaria: sono rimasti sporadici e separati, privi di un piano e di una direzion[...]

[...]mente diretta verso la conquista del potere politico e verso la instaurazione della dittatura proletaria: sono rimasti sporadici e separati, privi di un piano e di una direzione comune. La borghesia ed il Governo approfittano di questa debolezza del movimento rivoluzionario per sconfiggerlo in episodi separati. Le fucilate parziali e le provocazioni organizzate dalla reazione borghese diventano sempre piú numeroseLa borghesia, il cui potere dopo la guerra era scosso ad un punto tale che essa non riusciva piú a respingere gli attacchi della classe operaia, a poco a poco si è rafforzata. Essa si organizza ogni giorno di piú e diventa ogni giorno piú insolente e piú violenta nello schiacciare i tentativi di lotta degli operai. La borghesia ha organizzato un corpo speciale di mercenari ed una guardia bianca con i quali oggi essa compie gli eccidi e le provocazioni parziali per spezzare lo slancio rivoluzionario, per disorganizzare le forze proletarie, per creare tra operai e contadini in latta il terrore, lo smarrimento e l'apatia. Domani la borgh[...]

[...]. Domani la borghesia, se il proletariato le lascia il tempo di rafforzarsi e di organizzarsi ancora di piú, passerà dalla difensiva all'offensiva (applausi), e cercherà di dare colpi mortali alla rivoluzione italiana schiacciando le forze del proletariato nei principali centri industriali.
In tutto il mondo capitalistico la borghesia internazionale, per
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schiacciare la rivoluzione proletaria in marcia, scatena con sempre maggiore intensità la guerra civile. Non v'è un solo paese europeo in cui non sia stato organizzato un corpo speciale di mercenari, in cui non sia stata organizzata una guardia bianca, in cui non si organizzino eccidi proletari. In Germania, in Ungheria, in CecoSlovacchia, in Ita lia, in Irlanda, in Ispagna, nei Balcani, dappertutto la borghesia fa scorrere il sangue delle classi oppresse che lottano per la loro emancipazione. Per schiacciare l'insurrezione dei paesi coloniali, i Governi imperialisti continuano d'altra parte la guerra nell'Asia Minore ed in altre colonie.
Le potenze dell'Intesa poi, nonostante la crisi[...]

[...]stato organizzato un corpo speciale di mercenari, in cui non sia stata organizzata una guardia bianca, in cui non si organizzino eccidi proletari. In Germania, in Ungheria, in CecoSlovacchia, in Ita lia, in Irlanda, in Ispagna, nei Balcani, dappertutto la borghesia fa scorrere il sangue delle classi oppresse che lottano per la loro emancipazione. Per schiacciare l'insurrezione dei paesi coloniali, i Governi imperialisti continuano d'altra parte la guerra nell'Asia Minore ed in altre colonie.
Le potenze dell'Intesa poi, nonostante la crisi e la miseria delle masse popolari, continuano ad accrescere loro eserciti e le loro flotte. Ci troviamo in un periodo di rivalità e di armamenti inauditi degli Stati capitalisti. Gli antagonismi ed i conflitti fra gli Stati Uniti da una parte e l'Inghilterra ed il Giappone dall'altra, quelli che sussistono ancora tra l'Inghilterra e la Francia, in Europa ed in Asia, e cosí via, questi antagonismi e questi conflitti spingono inevitabilmente verso una nuova guerra imperialistica per la conquista dei paesi del[...]



da Nostra Guerra in KBD-Periodici: Avanti! 1943 ottobre 25 numero 10

Brano: Nostra guerra
Noi la sentimmo lontana, la bufera che ora è per le vie e per le piazze d'Italia: l'annunciava il quetarsi delle armi a Versailles. Ancorchè spossata per lo sforzo sostenuto dopo appena quarant'anni della sua costituzione unitaria e irretita nelle sue responsabilità economiche e politiche, la borghesia italiana non intendeva pagare le spese della guerra che il sistema politico di cui era premessa e conseguenza aveva reso inevitabile, e si preparava a resistere alle domande di una più umana distribuzione dei redditi rinnegando le promesse fatte ai combattenti in trincea e irreggimentando nei più vieti luoghi comuni i disperati di ogni ventura per far argine all'insorgenza delle classi lavoratrici. Nei cantici della reazione in camicia nera noi avvertimmo allora il .rantolo di una classe ormai giunta alla fine della sua missione.
Nella sua reviviscenza canora moriva la voce di una civiltà. Oramai la lotta si sarebbe fatta aspra e dura. Le for[...]

[...]non bastando più a fermare il moto d'ascesa dei ceti contadini e operai sospinti dalle loro condizioni e chiamati dalla loro vocazione ad assumere la direzione della cosa pubblica, la dittatura monarchicofascistareazionaria si poneva come necessità. E poi che era un rimedio e non una soluzione, una compressione e non una evoluzione, e nella proclamata collaborazione delle idee e degli interessi la lotta continuava insopprimibile, era inevitabile la guerra che la monarchia dichiarava e il fascismo intraprendeva.
Non potendo più vivere sui margini attivi di un cinpuantennio di ininterrotto progresso, il fascismo clave1a e?Tcare all'estero q+volln ehe .nnn trovava più all'interno: la giustificazione del suo resistere ad ogni condanna e del suo vivere oltre la morte. La guerra era nella sua logica. L'alleanza can il nazismo era nella sua morale. Incrostazione economica e storica di una forma di convivenza ferma ai precetti di una dottrina che la vita aveva svuotato di ogni attualità, ii fascismo doveva allearsi con chi ne seguiva i procedimenti e ne ripeteva in nitro clima i modi e i custumi.
La sua guerra non era la nostra guerra. La guerra fascista non era del popolo italiano, ma sul popolo italiana. La sua vittoria sarebbe stata la nostra sconfitta, il tuo trionfo la nostra fine. Nel nazismo nel quale ora si ripara si esaurisce ogni sua forza e si macchia della stessa sua tabe la borghesia monarchica.
Fascismo e nazismo sono due effetti diversi, diversi ma non opposti, dello stesso complesso mondo reazio
nario teso alla restaurazione, in una unità coatta, delle forme e delle istituzioni che ne promossero la storia. I due fini, fascista e nazista, si identificano nella accanità volontà
della conservazione ad ogni costo e
si[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]sse conservano il carattere dell'editoriale di un quotidiano che entri in polemica diretta con le correnti e con gli uomini che in quel momento sono attivi sulla scena nazionale.
Ma anche le altre parti dell'opera carceraria non si comprendono, nel loro aspetto politico, se non si restituisce loro l'attualità. Che cosa avveniva in Italia e nel mondo mentre G., nel carcere, meditava e scriveva? Si era passati — per usare la sua terminologia — dalla guerra manovrata alla guerra di posizione, dalla crisi drammatica del primo dopoguerra e dal primo vittorioso attacco rivoluzionario, ai tentativi di stabilizzazione dei regimi borghesi da una parte e alla costruzione di una società socialista dall'altra. La grande vittoria della Rivoluzione socialista dell'Ottobre 1917 era uscita dalle contraddizioni oggettive del mondo capitalistico, le quali continuavano a esistere e svilupparsi. Esse agivano però in altro modo, mentre era in atto lo sforzo borghese di restaurazione riformistica e la classe operaia, consolidato il suo potere nello Stato sovietico, tendeva, con un'azio[...]

[...]a Rivoluzione socialista dell'Ottobre 1917 era uscita dalle contraddizioni oggettive del mondo capitalistico, le quali continuavano a esistere e svilupparsi. Esse agivano però in altro modo, mentre era in atto lo sforzo borghese di restaurazione riformistica e la classe operaia, consolidato il suo potere nello Stato sovietico, tendeva, con un'azione molteplice, ad affermare la propria egemonia in una competizione che già era di portata mondiale. La guerra di posizione, cui si era in questo modo passata, era, secondo G., la fase decisiva della lotta, ma la fase .piú difficile. « La guerra di posizione domanda enormi sacrifizi a masse sterminate di popolazione; perciò è necessaria una concentrazione inaudita della egemonia e quindi una forma di governo piú " intervenzionista ", che più apertamente prenda l'offensiva contro gli oppositori e organizzi permanentemente l' " impossibilità" di disgregazione interna » j. A questa de
P., p. 71.
18 1 documenti del convegno
finizione generale del momento storico si collegano, se ben si riflette, tutte le analisi particolari, tanto sulla natura del potere in una società nuova, diretta dalla classe operaia, quanto sui diversi modi di co[...]



da Roberto Magni, Dalla civiltà precolombiana alle lotte attuali. La Colombia in KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1968 - numero 290 - dicembre

Brano: [...] quelle terre fra i commercianti, i nobili, i militari e gli ordini religiosi, creando così a spese degli indios, immensi latifondi.
Lo sviluppo economico della Colombia era notevole e, in Colombia come nel resto dell'America questo provocò sempre maggiori contrasti d'interessi fra i residenti creoli e la corona. La scintilla che originò la sommossa fu l'arrivo del Visitador Gutierrez de Pineres, giunto dalla Spagna, allora (1779) impelagata nella guerra con l'Inghilterra, per aumentare le imposte. Fra l'altro, il Visitador impose una pesante tassa sul cotone di cui la Colombia era forte produttrice. Queste tassazioni provocarono la rivolta che scoppiò nella città di Socorrò, dove aveva molta influenza il movimento populista detto dei « comuneros », e si estese quindi fino a infliggere una dura sconfitta all'esercito spagnolo e a costringere alla fuga il visitatore reale. I « comuneros », dopo aver ottenuto una serie di concessioni, per mediazione dell'arcivescovo di Bogotà, tornarono ai loro campi. Ma il vicerè, Manuel Antonio Flores, non te[...]

[...]dente della Gran Colombia, ossia della Confederazione dei territori liberati, e come Vicepresidente elesse Santander.
La politica
di Santander
Santander tentò di stabilire ordine, ma anziché creare nuove strutture economiche emanò una serie di leggi severissime e ne pretese, nel fervore della recente rivoluzione, la ferrea applicazione. Ciò provocò malcontento e più di una volta Bolivar dovette intervenire con il suo prestigio per scongiurare la guerra civile. Ma non sempre gli interventi del Libertador erano graditi a Santander e ai colombiani, tanto che un gruppo di congiurati tentò di metterlo agli arresti per toglierlo di mezzo. Ma Bolivar era troppo popolare e potente per restare vittima di una congiura di Palazzo: chi pagò fu Santander che venne arrestato, condannato a morte e quindi esiliato. Questo episodio non restò isolato: una guerra di frontiera, una ribellione militare ad Antiochia che si concluse con la fucilazione del suo capo, il generale Cordoba, eroe dell'indipendenza, furono gli episodi principali degli antagonismi esiste[...]

[...]lacare il malcontento nel paese, né a risolvere problemi di frontiera che si erano creati con lo smembramento della Gran Colombia. Quando morì, nel 1840, a soli 48 anni, due tendenze politiche dividevano il paese: il « centralismo » che cercava la costituzione di un governo forte, e il « federalismo » che voleva l'autonomia delle provincie. Questa divisione è all'origine dei due partiti tradizionali della Colombia: il conservatore e il liberale. La guerra fra queste due tendenze provocò in tre anni (18981900) oltre 30 mila morti e più di 200 combattimenti in quella.` che fu chiamata « La revolución de los Mil Dias ».
Fino all'inizio del secolo ebbe grande influenza in Colombia l'impero britannico, che appoggiò i conservatori e dominò il mercato del caffè colombiano, uno dei più ricchi del mondo. Nel 1903 sorsero fra la Colombia e gli Stati Uniti, che cominciavano a essere una potenza imperialista, le prime difficoltà per il Canale di Panama.
La vittoria del candidato liberale Enrique Olaya Herrera alla presidenza della Repubblica, nel 1930, [...]

[...]ombia, sognata da Bolivar per opporsi a quella che stava per diventare la più grande potenza imperialista del mondo. In questo stesso anno venne fondato in Colombia il Partito Comunista; nato attorno alle prime fabbriche di Bogotà, il P.C.C. si è sempre caratterizzato, da allora, come un partito essenzialmente operaio.
Sotto la presidenza di Eduardo Santos (19381942) la Colombia si alleò agli U.S.A. durante la seconda guerra mondiale. Terminata la guerra, cominciò in Colombia un periodo di indicibile violenza che provocò le dimissioni del presidente liberale Alfonso López e l'ascesa al potere del conservatore Mariano Ospina Pérez. Era l'anno 1946: al presidente e alla sua fazione si opposero non solo i liberali, ma tutti i settori popolari fino ai comunisti. Nel 1948, la violenza raggiunse il suo culmine con l'assassinio del leader liberalrivoluzionario Jorge Eliacer Gaitán. In seguito a questo delitto, i contadini cominciarono ad armarsi ed a creare quelle « zone di autodifesa » che avranno gran peso nella storia del movimento popolare colom[...]



da Ercoli [Palmiro Togliatti], Classe operaia e partecipazione al governo in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]e che la massa stessa del popolo intuisce, anche se non sarebbe capace di esprimerla chiaramente, la profonda differenza che passa tra la situazione odierna del nostro paese e quella del primo periodo di sviluppo e affermazione del movimento socialista, quando la partecipazione al potere fu considerata inammissibile da tutta la parte sana e vitale di questo movimento.
La situazione del nostro paese è determinata oggi da due elementi. Il primo è la guerra di liberazione nazionale contro i tedeschi; l'altro è la necessità di far seguire al crollo del regime fascista, che si produsse in quel modo che tutti sanno, la distruzione effettiva e completa di tutti i residui di questo regime.
La classe operaia, — è bene ripeterlo, quantunque mi sembri che nessuno lo metta in dubbio, oggi, tra di noi, — non è contro tutte le guerre. Essa lotta risolutamente contro le guerre ingiuste, s il cui scopo è di assoggettare altri paesi, altri popoli »; ma sostiene le guerre giuste, le guerre di liberazione, il cui scopo è a la difesa del popolo contro le aggres[...]

[...] tutti i residui di questo regime.
La classe operaia, — è bene ripeterlo, quantunque mi sembri che nessuno lo metta in dubbio, oggi, tra di noi, — non è contro tutte le guerre. Essa lotta risolutamente contro le guerre ingiuste, s il cui scopo è di assoggettare altri paesi, altri popoli »; ma sostiene le guerre giuste, le guerre di liberazione, il cui scopo è a la difesa del popolo contro le aggressioni esterne e i tentativi di assoggettarlo ,. La guerra del popolo italiano contro gli invasori hitleriani e contro i traditori fascisti è, fra tutte, la più giusta. Essa è tale perchè 1' Italia fu presa alla gola e aggredita a tradimento quando, spossata da otto anni di brigantaggio internazionale fascista, aveva chiaramente espresso la sua volontà di cercare nella uscita dalla guerra un inizio di rinnovamento. Essa è tale perchè l' invasione h;tleriana, oltre ad avere offeso i sentimenti più elementari della giustizia e della dignità umana, pone in giuoco la nostra libertà, indipendenza e unità come nazione. Essa è tale, infine, perchè combattiamo contro Hitler, il nemico di ogni libertà, di ogni civiltà, di ogni progresso politico e sociale, l'uomo che è sceso in campo, a capo delle forze del militarismo e dell' imperialismo tedesco, per annientare le libertà di tutti i popoli, ma prima di tutto quelle della classe operaia e dei lavoratori.
Noi non siamo mai stati, in t[...]

[...] di progressivo nello sviluppo della civiltà umana noi vogliamo infatti conservarlo e difenderlo, respingendo decisamente ogni rigurgito di barbarie e in pari tempo infondendo a tutta la vita sociale uno spirito e un Rontenuto nuovi, in cui si compendiano le nostre aspirazioni di libertà e di giustizia.
Quindi nessuno può stupirsi che proprio noi comunisti, prendiamo il posto d'avanguardia nella lotta per l' unità di tutte le forze nazionali nella guerra contro l' invasore hitleriano. Sappiamo che questa unità è condizione della vittoria; che senza di essa la libertà ,e l'indipendenza del paese, e la sua stessa unità territoriale, possono essere seriamente compromesse e che quindi corriamo tutti il rischio di venire respinti addietro, verso la servitù e le sofferenze; sappiamo che senza l'unità reale di tutte le forze nazionali per schiacciare Hitler e Mussolini non ci è possibile fare uno sforzo di guerra serio, non ci è possibile alimentare e organizzare le schiere dei nostri partigiani eroici nelle regioni occupate, e nelle regioni già lib[...]

[...]oriale, possono essere seriamente compromesse e che quindi corriamo tutti il rischio di venire respinti addietro, verso la servitù e le sofferenze; sappiamo che senza l'unità reale di tutte le forze nazionali per schiacciare Hitler e Mussolini non ci è possibile fare uno sforzo di guerra serio, non ci è possibile alimentare e organizzare le schiere dei nostri partigiani eroici nelle regioni occupate, e nelle regioni già libere fare tutto ciò che la guerra richiede. Spetta dunque a noi, che vogliamo la vittoria completa su Hitler e su Mussolini nel tempo più breve, ricordare a tutti che l'unità è necessaria, e fare o promuovere tutto ciò che occorre per realizzarla, mantenerla , consolidarla.
Ma la guerra contro l' invasore tedesco ha per noi, come ha in altri paesi d'Europa (in Francia, ad esempio) anche un altro carattere. Essa è guerra per la distruzione completa di tutti i residui del regime fascista, responsabile della catastrofe del paese, traditore della nazione, e nemico acerrimo della classe operaia, dei lavoratori e di ogni sorta di progresso economico, politico, sociale.
Il crollo del fascismo è avvenuto in circostanze speciali, che richiederanno da parte nostra uno studio accurato. Hanno potentemente influito nel determinare questo crollo la resistenza e l'azione orgaQizzata degli[...]

[...]ne s, cioè il fascismo, non solo c dal basso s, dal di fuori, ma anche c dall' alto s, dal seno del governo. Ciò che noi facciamo è, nelle condizioni di guerra, di catastrofe nazionale e di pericolo di rinascita fascista, un' applicazione originale e nostra di quella proposta di creare dei governi di un fronte nazionale antifascista che venne avanzata nelle file del movimento comunista sin dal 1935 e che trovò la prima realizzazione nel corso della guerra di Spagna, dove servì ad assicurare, in condizioni difficilissime, l' eroica resistenza dçl popolo spagnuolo per quasi tre anni al tentativo fascista di distruggere la sua libertà.
Mentre il vecchio riformismo socialdemocratico
e sciovinista andava al potere oppure chiedeva di andarvi per servire l' imperialismo e preparare o condurre guerre di espansione e rapina, contrarie agli interessi del popolo, noi partecipiamo al governo, dopo il crollo dell' imperialismo italiano, per condurre una guerra giusta e santa, nell'interesse vitale del popolo e di tutto il paese.
Mentre la partecipazion[...]



da Gian Pietro Testa, [p. 1] La strategia per saldare «rossi» e «neri» [sottotitolo: Mutti, dal legame con Freda e Giannettini alla «milizia» radicale - L'ipotesi di Rauti] [p. 24] La strategia in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 19

Brano: [...]itto ad essere "splendido compagno" dei radicali». (Per quanto riguarda Mutti, ora il prof. Caputo precisa che il giovane ideologo neonazista sarebbe infiltrato negli ambienti del PR, facendo iscrivere un suo «camerata»).
Dicevamo: niente di che stupirsi. La strategia parte da lontano. Dovessimo fissarla in una data, dovremmo rispondere: maggio 1965, quando all'Hotel Parco dei Principi di Roma si tenne un convegno (divenuto poi famoso) sul tema «La guerra rivoluzionaria», organizzato da uno sconosciuto istituto Alberto Pollio, finanziato dal Sifar. Tra i relatori Enrico De Boccard («qualsiasi violazione compiuta dai comunisti nei confronti del santuario — il potere, ndr — costituirebbe un atto di aggressone tanto grave da rendere necessaria l'attuazione dei loro confronti di un piano di difesa totale»), Giorgio Pisano («Il comuninismo sta entrando nel santuario. Allora è tempo di fare qualcosa che vada al di là di questo convegno»). Edgardo Beltrametti, l'allora ignoto Guido Giannettini, al quale Ventura scriveva dal carcere tramite Mutti, Pin[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]braio 1924; Giornale d’italia luglio 1924). Nell’ultima intervista (luglio ’24), p. 377, si legge: «esso [fascismo] non poteva e non doveva esser altro, a mio parere, che un ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime liberale, nel quadro di uno stato più forte... Poteva ben soddisfarsi della non piccola gloria di ridare tono e vigore alla vita politica italiana, cogliendo, per merito dei già combattenti, il miglior frutto della guerra... Non si poteva aspettare, e neppure desiderare, che il fascismo cadesse a un tratto. Esso è stato un infatuamento o un giochetto. Ha risposto a seri bisogni e ha fatto molto di buono, come ogni animo equo riconosce. Si avanzò col consenso e tra gli applausi della nazione... ». Nel ristampare queste pagine nel ’43 (il volume fu finito il 20 marzo del ’43) il Croce annotava : « L’autore... non intende punto sottrarsi alla taccia che... gli può essere data di facile ottimismo e di non sufficiente preveggenza politica » (cfr. N. Bobbio, Politica e cultura, Torino, 1955, p. 217 e sgg.; M. Abbate[...]

[...]di san Pietro, e taglia di qua, taglia di là, correggi, abbozza, fini col ricavare un manico di lesina » 2. Sono righe di una consapevolezza crudele, che vien fatto di mettere a fronte al program
1 11 grido del popolo di Torino, 20111915: «il Serra ha dato una lezione di umanità : in ciò egli ha veramente continuato Francesco De Sanctis, il più grande critico che l’Europa abbia mai avuto... Ora non possiamo aspettarci più nulla da Renato Serra. La guerra l’ha maciullato, la guerra della quale egli aveva scritto con parole cosi pure, con concetti cosi ricchi di visioni nuove e di sensazioni nuove. Una nuova umanità vibrava in lui; era l’uomo nuovo dei nostri tempi, che tanto ancora avrebbe potuto dirci ed insegnarci. Ma la sua luce s’è spenta e noi non vediamo ancora chi per noi potrà sostituirla... ». Ne La città futura, ove pure riporta un lungo testo di Salvemini sul concetto di cultura, nel riprodurre anche un testo di Croce* Gramsci lo chiama « il più grande pensatore d’Europa in questo momento ». E più oltre (« Margini » 6), a proposito del « socialismo scientific[...]

[...]tificare. Si rende conto di quello che possono significare Alberti, Castiglione o Della Casa, dei tratti che li avvicinano a Machiavelli, ma un’immagine artificiosa dell’uomo del Rinascimento gli preclude un’adeguata valutazione di due secoli decisivi per la storia d’Italia1. Su Machiavelli, invece, è veramente originale e suggestivo. « Bisogna considerare — premette — il Machiavelli come espressione necessaria del suo tempo... Non solo YArte della guerra deve essere connessa al Principe? sibbene anche le Istorie fiorentine, che devono servire appunto come un’analisi delle condizioni reali ed europee da cui scaturiscono le esigenze immediate contenute nel Principe... La dottrina del Machiavelli non era, al tempo suo, una cosa puramente 46 libresca ”, un monopolio di pensatori isolati, un libro segreto che circola tra iniziati. Lo stile del Machiavelli non è quello di un trattatista sistematico... è stile di uomo d’azione,, di chi vuole spingere all’azione, è stile da “ manifesto ” di partito »2. Manifesto e profezia: dover esser che si fa cost[...]

[...]quando reca su Labriola quel giudizio tanto notevole circa la possibilità di un’elaborazione autonoma della filosofia della prassi; quando, infine, polemizza con egual vigore contro i “ mistificatori ” del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti, Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa; e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione deU’hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabile : un « sistema » della « filosofia dello spirito », una « natura umana » assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l’atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l’ultimo « [...]



da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]a violenza.
Nel 1892 il Partito socialista in Italia è sorto appunto spogliandosi di tutte queste vecchie fantasie che ci erano lasciate in eredità da tutto
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quell'atavismo delle generazioni passate, che aveva consumato se stesso per poter dare alla nostra nazionalità la sua indipendenza e la sua coesione. Attraverso circa trenta anni di lotta e di azione, il Partito si era portato compatto ad affrontare la situazione nel nostro Paese dopo la guerra e dopo la vittoria. I mezzi artificiali con cui l'anno scorso nel Congresso venne fatta trionfare questa esaltazione dei mezzi della violenza, che noi non abbiamo mai negato, ma che noi contestiamo continuamente possano e debbano essere uno dei mezzi di azione programmatici del, nostro Partito, ci ha convinti che non si è fatta abbastanza propaganda di questa verità fondamentale del nostro .movimento. Ed anche oggi noi siamo dominati da questa esaltazione per cui, forse, coloro che hanno trionfato nel Congresso di Bologna l'anno scorso, dovrebbero sentire pesare qualche rimorso per la situazi[...]

[...]o senza nemmeno un rigo di commenta, e ci faceva ritornare alla stessa sensazione etica e morale della civiltà mosaica, anche prima del diluvio universale, io allora avevo preparato un articolo che ho avuto sempre scrupolo di pubblicare. Ed in questo articolo io ricordavo le memorabili e grandi parole che sono state espresse in principio della rivoluzione russa dal nostro compagno Krilenko, un umile ufficiale diventato commissario del popolo per la guerra, il quale, ritornando dall'essere stato a sciogliere lo Stato maggiore dell'esercito russo, ha dovuto assistere impotente all'assassinio del generale Zakunine, che egli conduceva con sé dinanzi al Tribunale di Pietrogrado. Il compagno Krilenko ha pubblicato un proclama, che ho avuto il piacere di tradurre, che è stato pubblicato sull'Avanti! del 17, in cui richiamava i compa
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gni soldati di terra e di mare, a considerare la inutilità della violenza e della crudeltà. Ebbene, noi abbiamo adottato, voi avete adottato, nel Congresso dell'anno scorso, questo mezzo di azione, il quale confonde[...]

[...]ano oltre a quelle che
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sono le esigenze del movimento internazionale, a quelle che sono le esigenze del nostro movimento nazionale. In verità il compagno Graziadei ha creduto necessario, dopo il suo primo discorso di ieri mattina, di venire alla tribuna a fare una specie, non dico di atto di contrizione, ma una specie di spiegazione che poteva parere una giustificazione perché comunemente viene ritenuto che il suo atteggiamento di fronte alla guerra non fosse stato realmente un atteggiamento contro la guerra. E difatti noi ricordiamo benissimo che quando nelle nostre manifestazioni di fronte a questo grave fatto politico della guerra, noi eravamo considerati come degli elementi pericolosi e siamo stati incolpati appunto per questo, anche il compagno Graziadei faceva le sue osservazioni in proposito, ma ricordiamoci che le sue osservazioni, i suoi scritti, i suoi commenti andavano sulle colonne del Giornale d'Italia e servivano come strumento contro di noi. (Applausi). Perché il torto del compagno Graziadei e di parecchi altri — qualcuno di essi appartiene alla sfera dei dotti, degli eruditi, dei professori — il loro torto é quello di considerare generalmente tutti i fatti e tutte le necessità della vita e della storia att[...]

[...]ue osservazioni, i suoi scritti, i suoi commenti andavano sulle colonne del Giornale d'Italia e servivano come strumento contro di noi. (Applausi). Perché il torto del compagno Graziadei e di parecchi altri — qualcuno di essi appartiene alla sfera dei dotti, degli eruditi, dei professori — il loro torto é quello di considerare generalmente tutti i fatti e tutte le necessità della vita e della storia attraverso la lente della scienza. Il fatto della guerra deve essere osservato come un fatto scientifico? Io dico di no. Il giorno in cui abbiamo assunto la posizione di militanti politici, specialmente se siamo rappresentanti politici — e il deputato Graziadei è uno dei deputati piú anziani del momento presente e successore di Andrea Costa — abbiamo il dovere di considerare questi fatti non comè fatti scientifici, ma come fatti politici e su di essi non possiamo fare le nostre esercitazioni dotte ed erudite. (Applausi, rumori).
Ecco perché noi dobbiamo tener presente la necessità di avere una visuale chiara e precisa la quale non abbia confusioni[...]

[...]l'Internazionale comunista », che raccomando ai compagni di meditare per vedere quale immenso patrimonio di osservazioni, di coscienza e di onestà, vi sia in esse e come esse possano servire alla tesi che vengo a sostenere.
Avete osservato questi ultimi avvenimenti di Europa? Hanno un valore ed una importanza ed uno scopo diversi da quello che proponiamo noi, ma che rispondono per analogia, ai mezzi di sviluppo e di soluzione. Come risultato della guerra, i vincitori della guerra, l'Intesa, il blocco, la coalizione capitalisticoborghese anglosassone, hanno detronizzato il re di Grecia. Uno dei piú audaci avventurieri, il piú abile dell'imperialismo greco, Venizelos, era diventato l'arbitro della situazione. Il popolo di Grecia, il quale è uno dei popoli dell'antica civiltà, piú ancora, avanti di noi, che nella psicologia sua ha già liquidato questo vecchio culto verso l'eroismo degli altri, che anche per noi è roba vecchia e consumata che non risponde piú alla nostra vitalità. Ebbene, é successo questo: contro Venizelos le varie frazioni della borghesia che gli contra[...]

[...]mo personale ed i propositi delle frazioni sono condannati a non avere possibilità di
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esercitare, su tutto lo spirito e su tutto l'insieme del sentimento del nostro popolo, quella forza di attrazione e di coesione che è pure necessaria perché la nostra azione di Partito possa servire a creare quella grande società in cui l'interesse del popolo italiano debba avere la possibilità di essere riconosciuto per liquidare la posizione venuta dopo la guerra.
Ma il compagno Graziadei concludeva il suo discorso in questo senso. Egli trovava che, perdurando nella sua composizione attuale, colla sua formazione delle varie frazioni, il Partito socialista era condannato alla impotenza rivoluzionaria. Quindi era naturale e logico che la Terza Internazionale domandasse al Partito socialista italiano di modificare la sua composizione in modo da rispondere maggiormente alle esigenze rivoluzionarie che erano espresse dalle deliberazioni del Congresso della Terza Internazionale. La constatazione di questa impotenza rivoluzionaria del Partito socialista ita[...]

[...]la quale ci troviamo e vogliono portare alla Terza Internazionale una forza compatta e cosciente e non una debolezza. (Applausi).
Il compagno Graziadei diceva che noi, per i meriti che abbiamo nel passato, intendiamo ottenere delle eccezioni dai compagni della Terza Internazionale. No, noi non crediamo di avere meriti speciali:. noi crediamo, semplicemente — ed io che sono stato uno degli artefici responsabili dell'andamento del Partito durante la guerra — di avere sempre fatto il nostro dovere, tutto quel dovere che potevamo fare di fronte al dilemma della compagine socialista nazionale ed internazionale. Tutto quello che dovevamo, che potevamo fare, abbiamo cercato di farlo e quindi domandiamo ai nostri compagni di Russia non un riconoscimento dei nostri meriti, ma la valutazione chiara della situazione nella quale noi ci troviamo. Ecco perché noi non domandiamo eccezioni, ma facciamo semplicemente appello alle stesse deliberazioni della Terza Internazionale, un appello certamente molto modesto, ma onesto, per cui nella mia mozione è appunt[...]

[...]etti nel nostro criterio, nel nostro giudizio, da questo alto sentimento di solidarietà e di fraternità coi compagni della Terza Internazionale — noi comprendiamo perché i compagni della Terza Internazionale manifestano delle preferenze e delle indulgenze per i compagni della Francia, dell'Inghilterra e della Germania i quali hanno compiuto meno di noi, anzi non hanno compiuto affatto, il loro dovere nazionale ed internazionale (bravo !) durante la guerra. Noi comprendiamo. E c'è qui scritto, nelle «Tesi e Statuto dell'Internazionale comunista », quel luminoso documento che è il « manifesto », ove si legge, nella prima parte, il primo documento portato. Troverete ivi espresso, in modo indiretto, questo concetto che io esprimo. Nell'orribile conflitto degli interessi capitalistici del mondo, che per 4 o 5 anni ha devastato tutta la vita morale e materiale della civiltà attuale, l'Italia non ha contato che come un accessorio, come una appendice, ed è stata trattata come una appendicite da potere risolvere e tagliare. La borghesia italiana, il ca[...]

[...]cumento portato. Troverete ivi espresso, in modo indiretto, questo concetto che io esprimo. Nell'orribile conflitto degli interessi capitalistici del mondo, che per 4 o 5 anni ha devastato tutta la vita morale e materiale della civiltà attuale, l'Italia non ha contato che come un accessorio, come una appendice, ed è stata trattata come una appendicite da potere risolvere e tagliare. La borghesia italiana, il capitalismo italiano, allo scoppio della guerra non era ancora arrivato ad una sufficiente potenza onde potere essere considerato nei destini della civiltà moderna borghese come una forza reale ed effettiva; quindi nella determinazione dei rapporti internazionali fra gli Stati, l'Italia, come ha contato poco prima della guerra, come ha contato poco durante la guerra, conta ancora meno dopo la guerra e dopo la vittoria. È per questo che i compagni della Terza Internazionale, nel loro bisogno di servire giustamente, legittimamente, la rivoluzione di Russia, come il faro, il centro del fuoco, della fiamma inestinguibile della rivoluzione mondiale, hanno bisogno che in questo paese, che non ha un grande valore sul bilancio dell'equilibrio internazionale e mondiale della borghesia, si desti e si sviluppi quella fiamma rivoluzionaria proletaria che purtroppo è stata una entità trascurabile in mano dei Par
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titi socialisti della Francia, dell'Inghilterra e della Germania, Partiti so cialis[...]

[...]non portavano certamente alle conclusioni a cui essi sono venuti. (Approvazioni). Io mi ricordo che salutando i compagni di Russia, insieme ai quali facevo parte di diverse Commissioni, salutando quei compagni, perché si avvicinava il primo maggio ed era quindi necessario che io fossi in Italia, dissi al compagno Lenin: « Noi andiamo in Italia. Io ho la direzione del Partito socialista italiano. Io vi dico, compagni di Russia: Siamo nel pieno della guerra, nel pieno dei furori, degli orrori che sono scatenati nel mondo dal conflitto degli interessi degli sfruttatori del lavoro. Noi socialisti d'Italia non possiamo promettervi di fare grandi cose: vi promettiamo una cosa sola: noi non ci curveremo mai di fronte al misfatto dei nostri dominatori ». (Bravo !). Il compagno Lenin ha detto: « Questo basta per la nostra coscienza, per assicurarci della fede e della bontà del Partito socialista italiano ». Noi ci siamo lasciati, poi gli avvenimenti ci hanno travolto e oggi troviamo il compagno Lenin e gli altri compagni di Russia informati imperfettam[...]

[...]e, non vogliamo dire artificiosamente informati, sulla situazione in cui ci troviamo. Oggi essi vengono a con
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sigliarci ed a spingerci continuamente verso la scissione fra noi, che non è né utile né necessaria.
La direttiva di questa scissione quale è? L'anno scorso a Bologna noi eravamo agitati da questa visione che naturalmente si era introdotta anche nelle file del nostro Partito e che era conseguenza dello scatenarsi della violenza della guerra, della violenza armata cosí perfetta, cosí sistematica, cosí bene organizzata dal capitalismo che aveva cagionato il conflitto, ed aveva fatalmente, logicamente portato l'animo di molti nostri compagni ad apprezzare questa forma della violenza armata come una forma di risoluzione delle questioni e dei conflitti che esistono continuamente. Quindi si capiva che il nostro Partito era costretto a dibattersi con questa visione. Io lo chiamo un fantasma, io lo chiamo una deformazione dalle nostre vere direttive, che sono contrarie a credere che questo culto verso gli strumenti della violenza debba [...]

[...] i mezzi; i mezzi malvagi non danno che fini malvagi, ed il fine buono ha bisogno di mezzi buoni. E per questo vincolo, per questa catena immediata e continua fra i mezzi ed il fine che noi siamo contro la violenza. Se c'è un esempio nella storia del mondo che può incoraggiarvi su questa via, non esito a dirvi di considerarlo. Pensate però quello che è avvenuto alla fine dell'Impero romano. Le legioni cristiane di Procaspio che si sono trovate alla guerra di Persia non hanno avuto bisogno di esercitare la violenza. La violenza armata era data dal regime dell'Impero romano: la violenza dei cristiani è stata invece questa: una violenza morale che ha tolto loro il mezzo di adoperare le armi e gli strumenti che erano dati per difendere i privilegi, e con questa violenza morale essi hanno lasciato cadere il regime iniquo dell'Impero romano. Ora questo grande esempio dovrebbe farci capire che noi apprezziamo anche oggi come la violenza sia una triste necessità storica, ma abbiamo bisogno di adoperare questa violenza non per se stessa, non come una b[...]

[...] la nostra lotta e propaganda l'anima di questo povero proletariato italiano. Pensate alla situazione in cui si sono trovati con l'esito delle elezioni politiche del 1919. Ci avete mai pensato? Non siamo nemmeno raddoppiati come forza elettorale, e siamo quadruplicati di forza parlamentare. C'è una sproporzione evidente in questo successo elettorale politico che deve insegnare qualche cosa. Ma come? Noi abbiamo continuato per tutto il periodo della guerra nel nostro atteggiamento, nella nostra propaganda, nella nostra influenza; noi dopo la guerra abbiamo cercato di rendere sempre piú perfetto il congegno della nostra lotta e siamo arrivati a questo risultato, negativo per me, per i concetti miei, di avere cioè quadruplicato le nostre forze parlamentari e di non avere neppure raddoppiate le nostre forze elettorali. Questo risultato è quello che ci deve ammonire della situazione in cui ci troviamo e deve farci capire come le esigenze e le necessità del nostro movimento non siano finite e non possiamo fare getto di questa nostra compagine e di questa nostra forza di organizzazione. Per questo la necessità della scissione, che viene consi[...]

[...]aremo gli esecutori della rivoluzione, abbiamo l'onore e la gloria di essere stati i preparatori ed i difensori. In questo modo intendiamo servire la causa della rivoluzione e tutti gli altri modi che vengono presentati come un rimedio non possono portare che all'impotenza. Cosí è per la proposta di scissioni piccole o grandi che non possono rendere un servigio alla causa della rivoluzione.
È per questo atteggiamento, tenuto ferma anche durante la guerra, che noi del Partito socialista italiano siamo guardati dall'Internazionale con tanto interesse. È per questo che i nostri compagni dell'Internazionale credono, e giustamente, che in Italia il periodo rivoluzionario vada maturando continuamente. E questo periodo noi affretteremo in tutti i modi. L'azione compiuta dalla Confederazione Generale del Lavoro ha dimostrato come realmente anche questi uomini, che nel campo politico vogliono distinguersi con la preferenza verso un modo piú dolce di condurre la nostra politica, sanno compiere realmente la loro funzione di socialisti, massime nell'orga[...]

[...]
Uno degli araldi principali di questa separazione, di questa teorizzazione, di questo cambiamento di nome e di domicilio del socialismo italiano è, tra gli altri, il compagno Seassaro di Milano, il quale è altamente benemerito per avere studiato il rimedio ai nostri mali anche nell'organizzazione. È arrivato a presentare un progetto di organizzazione del Partito con sezioni militari. Speriamo che abbia fatto anche le caserme ed il Ministero della guerra e le fabbriche di proiettili e di f ucili, ecc. (Rumori e interruzioni da parte dei comunisti). Il nostro compagno Seassaro è diventato uno dei banditori di queste ragioni della frazione comunista e della sua separazione dal Partito. Il compagno Seassaro è pieno di benemerenze. Ricordo però che egli è appena appena venuto al Partito... (nuove interruzioni dei comunisti) ed .ha militato fino a ieri nelle file della democrazia cristiana... (Rumori vivaci, interruzioni dei comunisti, applausi da altre parti). È venuto al nostro Partito trascinato e sedotto dal buon esempio che abbiamo dato noi d[...]

[...] queste ragioni della frazione comunista e della sua separazione dal Partito. Il compagno Seassaro è pieno di benemerenze. Ricordo però che egli è appena appena venuto al Partito... (nuove interruzioni dei comunisti) ed .ha militato fino a ieri nelle file della democrazia cristiana... (Rumori vivaci, interruzioni dei comunisti, applausi da altre parti). È venuto al nostro Partito trascinato e sedotto dal buon esempio che abbiamo dato noi durante la guerra. Noi ci felicitiamo della sua conversione, ma io mi credo in diritto di ricordare l'alto insegnamento che ci ha dato, in quel tempo, la conversione del compagno Edmondo De Amicis il quale, entrato nelle nostre file, vi è restato semplicemente, non col proposito di diventare un ispiratore di scissioni o di divisioni, ma semplicemente per essere un buon milite e fare anche lui la sua coscienza e la sua esperienza, (approvazioni), quella coscienza che tutti possono farsi. Ed in nome di questa io dico: andiamo adagio in queste voltate se non vogliamo correre il rischio di danneggiare maggiormente[...]

[...]te per essere un buon milite e fare anche lui la sua coscienza e la sua esperienza, (approvazioni), quella coscienza che tutti possono farsi. Ed in nome di questa io dico: andiamo adagio in queste voltate se non vogliamo correre il rischio di danneggiare maggiormente la compagine del nostro Partito.
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Il nostro Partito è aumentato vertiginosamente. Era giusto. Lo avevamo preveduto. Ma ricordo che nelle ultime riunioni della Direzione durante la guerra, prima di essere arrestato, si prevedeva e si faceva già un quadro preventivo di quello che si doveva stabilire sui prevedibili successi dell'organizzazione del nostro Partito per la condotta ehe si teneva durante la guerra. Però chi ha facilitato in modo eccessivo l'andamento delle nostre forze è stata appunto la deliberazione di Bologna dell'anno scorso, la quale ha aperto il varco a tutti i fanatici della violenza i quali credevano che si potesse facilmente servire questa ,causa colla preparazione e l'esecuzione della violenza armata. Le discussioni avvenute l'anno scorso a Bologna hanno chiaramente espresso quali erano i propositi della Direzione del Partito che allora trionfava. Attraverso questa seduzione, attraverso la credenza nella forza e nella potenza di una violenza che possiamo preparare per opporre[...]

[...]tri... (Rumori, interruzioni).
Voce: Giolitti diverrà segretario del vostro Partito !
LAZZARI: Io vi ricordo che queste discussioni non sono nuove nei nostri Congressi. Vi ricordo la terribile polemica degli anni passati che era agitata tra Marx e Bakunin che rappresentavano due poli di una
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azione che si contrastava allora per il dominio di questa forza ugualitaria che si andava presentando nel mondo. Allora non c'era stata la. guerra. La guerra mondiale non vi era stata. Vi era però la guerra del. '70. È stato necessario ancora allora separare, dividere le responsabilità e purtroppo molte cose abbiamo visto. Vi sono state diverse fasi attra verso le quali è passato anche l'anarchismo. Esso però è rimasto come una forza filosofica dell'avvenire, non pratica; un sistema che non ha forza per liberáre dalla catena della schiavitú moderna. Per questo noi diciamo: Pensate a quello che fate.
Voce: Non siamo anarchici noi ! (Rumori).
LAZZARI: Questa scissione viene consigliata nell'interesse della Terza Internazionale. E veniamo a decidere su questa scissione. Il compagno Graziadei vi h[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La guerra, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---siano <---Ciò <---italiano <---Pratica <---fascismo <---ideologia <---italiana <---italiani <---comunisti <---marxismo <---Diritto <---Filosofia <---socialismo <---socialisti <---Dialettica <---Engels <---Meccanica <---capitalismo <---comunista <---d'Italia <---fascista <---riformismo <---Così <---Dio <---Etica <---Francia <---Inghilterra <---Lenin <---Marx <---Perché <---Stato <---abbiano <---ideologie <---italiane <---marxista <---socialista <---Ecco <---Estetica <---La lotta <---Logica <--- <---Ordine Nuovo <---Partito <---Quale <---Scienza politica <---Scienze <---Sistematica <---Sociologia <---capitalista <---dell'Ordine <---eroismo <---fascisti <---idealismo <---imperialismo <---imperialista <---materialismo <---militarismo <---opportunismo <---riformista <---sociologia <---storicismo <---Agraria <---Basta <---De Sanctis <---Del resto <---Fenomenologia <---Filologia <---Fisica <---Gramsci <---Hegel <---Hitler <---Il lavoro <---Noi <---Più <---Psicologia <---Repubblica <---Retorica <---Russia <---Spagna <---Storiografia <---artigiano <---comunismo <---cristiana <---cristiani <---crociana <---dell'America <---dell'Internazionale <---dinamismo <---economismo <---fanatismo <---filologia <---filologico <---hegeliana <---lasciano <---machiavellismo <---nazismo <---opportunisti <---ottimismo <---psicologia <---riformisti <---rigorismo <---sindacalisti <---sull'Avanti <---terrorismo <---Atti del Convegno <---Benedetto Croce <---Bibliografia <---Buenos Aires <---Bulgaria <---Carlo Bini <---Carlo Marx <---Che Gramsci <---Chimica <---Claudio Treves <---Comune di Parigi <---Confederazione Generale del Lavoro <---Converrà <---Cosmo <---Croce-Erasmo <---Dei <---Del Croce <---Discipline <---Editori Riuniti <---Energie Nuove <---Enrico Ferri <---Entro <---Francesco De Sanctis <---Giappone <---Già <---Gobetti <---Gramsci-Machiavelli <---Il Principe <---Kienthal <---La Critica <---La Nuova Italia <---La Russia <---La critica critica <---Labriola <---Le Monnier <---Limpido <---Machiavelli <---Machiavelli-Rousseau <---Manifesto dei comunisti <---Matematica <---Metafisica <---Mosca <---Movimento <---Nuova Italia <---Nuovo Mondo <---Né Gramsci <---Papa <---Pensiero filosofico <---Poetica <---Presso <---Principe-Discorsi <---Problemi <---Reggio Emilia <---Renato Serra <---Risorgimento <---Romagnosi <---Romagnosi-Cattaneo <---Rosa Luxemburg <---Rousseau <---Ruggiero a Omodeo <---Salvemini <---Savonarola-Machiavelli <---Scheidemann <---Scienze sociali <---Stalin <---Stati <---Statica <---Stilistica <---Storia mondiale <---Sulla <---Svizzera <---Tarozzi <---Teologia <---Treves <---Trotzki <---Umberto Cosmo <---Ungheria <---Venizelos <---Viene <---Zimmerwald <---Zulù <---antagonismi <---antigentiliana <---apprendista <---apriorismo <---artigiani <---astrattismo <---astrattisti <---cattolicesimo <---centralismo <---centristi <---colonialismo <---corporativismo <---cristiane <---crociani <---crociano <---d'Europa <---dell'Esercito <---dell'Europa <---dell'Impero <---dell'Inferno <---dell'Inghilterra <---dell'Istituto <---dell'Italia <---dell'Oceano <---dell'Ottocento <---dell'Unione <---denunciano <---determinismo <---economista <---einaudiano <---erasmismo <---esperantismo <---fatalismo <---fenomenologia <---feticismo <---gentiliana <---gentiliano <---gramsciana <---gramsciane <---gramsciani <---gramsciano <---hegelismo <---hitleriani <---hitleriano <---idealisti <---ideologiche <---illuministi <---immanentismo <---individualismo <---infantilismo <---kantiana <---kantiani <---laicismo <---leninismo <---leninista <---lista <---marxisti <---metodologici <---mitologica <---modernismo <---modernisti <---moralisti <---nell'Africa <---nell'Europa <---nell'Unione <---opportunista <---parallelismo <---parlamentarismo <---positivismo <---positivista <---positivisti <---protestantesimo <---prussiana <---prussiani <---prussiano <---psicologica <---realismo <---revisionisti <---sindacalismo <---socialiste <---sociologica <---teologia <---teologico <---terroristi <---toffaniniano <---trattatista <---umanesimo <---umanismo <---vociano <---A Buenos Aires <---ADELIA NOFERI <---Abano Terme <---Abbiamo <---Abissinia <---Academiae Scientiarum <---Acculturation <---Aceros Tu <---Acta <---Acta Ethnographica <---Africa Egli <---Africa del Sud <---African <---African Church <---African Separatist <---African Studies <---Africanas <---Afrique <---Afrique Equatoriale <---Afrique Noire <---Afrique Occidental <---Afro-American <---Akim-Kotoku <---Al C E <---Albano Harguinde <---Albert Einstein <---Albert Hensley <---Alberto Asor Rosa <---Alberto Lorenzo Padilla <---Alberto Pollio <---Albino Pierro <---Alessandra Riccio <---Alessandro Neri <---Alessandro Nievskii <---Alexander Mitscherlich <---Alletz <---Alonso de Ojeda <---Altri <---Ambienti <---Amburgo <---American Church <---Amicale Balali <---Amministrativamente <---Amsterdam <---Amérique <---Ana Maria <---Ana Rosa Frigerio <---Analfabeto <---Anche a Parigi 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