Brano: [...]enne attuata una politica economica recessiva: a partire dal 1959 cessò di crescere il prodotto nazionale, furono ridotte le importazioni, colpiti i salari e smantellato lo Stato sociale. Tale processo raggiunse il culmine nel 1967, con l’avvento del governo di Jorge Pacheco Areco che completò
lo smantellamento dello Stato sociale e del liberalismo politico. Il conseguente malessere sociale sfociò in un duro scontro politico.
Dalla crisi alla dittatura
Per far fronte alla crisi del vecchio regime, emersero da sinistra due soluzioni, contando entrambe sull'appoggio della piccola borghesia radicaiizzata (soprattutto studenti e bancari) per estendersi poi ad altri settori sociali. La prima soluzione fu tentata dal Movimento di liberazione nazionale (M.L.N.) Tupamaros, un’organizzazione armata che acquistò rapidamente prestigio grazie ai suoi colpi contro il governo: la lotta raggiunse il culmine l’8.10. 1969, con l’occupazione di Pando, una cittadina ad appena 32 km da Montevideo. Ma, in seguito, la spirale delle repressioni e l’aggravarsi [...]
[...] ne arrogò le funzioni.
I sindacati e il Fronte Ampio che, in un primo tempo, si erano illusi
di poter contare su un settore “progressista” delle forze armate, risposero organizzando la resistenza civile e proclamando uno sciopero generale che durò 15 giorni. Il governo reagì sciogliendo i sindacati e arrestando dirigenti politici e sindacali. Al termine della prima settimana del luglio 1973 la resistenza popolare appariva ormai sconfitta. La dittatura militare affermò allora il principio generale che avrebbe guidato i successivi 11 anni di storia dell’Uruguay: sostenere l’accumulazione con l’uso di una medicina iperliberale, abitualmente chiamata monetarismo.
Com’è noto, “le misure di ritorno alle leggi naturali del l'economia” comportano specificamente: il ripristino deirequilibrio di bilancio e della bilancia esterna; la riduzione dei dazi doganali; la liberalizzazione dei prezzi e dei cambi; uno stretto controllo dei salari. Tutto ciò, nei paesi sottosviluppati, assume normalmente l’aspetto di una tutela statale sui sindacati e il di[...]
[...]llo 0,8%; nel 1983 addirittura del 10%. La disoccupazione triplicò. Si aprì così la fase di transizione verso un governo civile, dopo una dittatura militare che, per 8 anni, non aveva permesso l’uscita di alcun organo di stampa dissidente, non aveva legittimato alcuna forma di organizzazione sindacale né di associazione in difesa dei diritti dell’uomo; che aveva trasformato sevizie, tortura, rapimenti e assassini in normali strumenti di governo. La dittatura stessa non era però mai riuscita a zittire l'opposizione e questa, già nel novembre 1980, aveva respinto un progetto politico chiamato cronogramma, attraverso il quale i militari avrebbero voluto consolidarsi al potere con una nuova Costituzione ed eleggendo un presidente da loro stessi proposto.
Crisi della dittatura
Nel novembre 1982, ormai in piena recessione, l'opposizione ottenne I’80% dei voti nelle elezioni indette per scegliere i delegati alle convenzioni dei tre partiti ammessi dal governo. A ciò seguì un tentativo dei militari di far marcia indietro: nel maggio 1983 i generali rimisero in vigore il cronogramma, presentato come unica opzione possibile. Ma i partiti risposero (luglio 1983) con l’interruzione del “dialogo”.
In settembre si assistè alla prima, grande manifestazione indetta dall'opposizione con la parola d'ordine “Democrazia subito”, mentre nell'esercito cominciarono ad affronta[...]