Brano: [...]ietto e per trasportare Pacqtia dal vicino pozzo o dalla vicina fontana, il fratello Lorenzo l’attuale insegnante si trovava volontario a fare il, corso di allievo sergente, il fratello Giovanni c’era ma faceva solo qualche apparizione improvvisa e poi scappava via e le altre due sorelle Elena ed Iva l’attuale mia moglie che venivano dopo l’Aurora si vedevano anche loro raramente, perché impegnate, dicevano loro, l’Elena all’assesto della casa e la Iva a stare in permanenza nel negozio specie quando non c’era presente il padre, per vendere qualcosa di ciò che ancora vi era rimasto. Io, dato che li sapevo in ristrettezze, i presenti, e specialmente i genitori e l’Aurora, i quali erano, ripeto, in quel periodo i più assidui in casa mia, li facevo restare spesso a pranzo con noi o a cena. Dopo un certo tempo me ne accorsi che sia la madre che la figlia se ne venivano da noi tutte addobbate e impomatate e che non tralasciavano occasione per mettere in mostra la loro bellezza e le loro qualità personali. La madre principalmente, ad ogni minimoch[...]
[...]quindi pronta per andare a marito? Eh, no! L’Elena non la poteva mandare per due ragioni essenziali. Prima perché c’era stata già una certa diceria con un certo Vincenzino Sofia figlio di marinaio, un bravo ragazzo in fondo, che sicuramente, se la mia suocera fosse stata una accorta e ottima madre di famiglia, avrebbe sposata l’Elena; ma poi anche perché l’Elena era un po’ bruttina e certamente non avrebbe fatta molta impressione sui miei sensi. La Iva allora aveva circa sedici anni ed era tutt’altro che brutta. Ma io non vedevo in lei la bellezza: vedevo l’inganno. Pensavo che quella ragazza lì, era costretta a rappresentare inconsapevolmente ed innocentemente una farsa poco pulita e tutto ciò mi rattristava e m’impietosiva. Ma qualcuno forse dirà: ma anche questo è amore? Sarà, ma io posso affermare che in quel momento sentivo solo pietà e compassione. E poi c’era mia sorella che aveva capito anche lei tutto il retroscena e sorvegliava e non permetteva, per un complesso di cose che ognuno può immaginare da sé, che io mi spingessi oltre i [...]
[...]era mia sorella che aveva capito anche lei tutto il retroscena e sorvegliava e non permetteva, per un complesso di cose che ognuno può immaginare da sé, che io mi spingessi oltre i buoni rapporti affettivi di parentela, anche perché mia sorella era molto affezionata all’Iva, dato che quando era rimasta sola a M... l’aveva avuta per compagna, e non voleva farle142
SAVERIO MONTALTO
provare un’amara disillusione. Ed io amavo spassionatamente la Iva e la trattavo con molti riguardi e non solo per riverbero della particolare affezione di mia sorella, ma anche perché la mia indole e natura non era capace di trattare diversamente una donna e fu forse questa mia indole e natura che poi, quando fummo sposati, fece prendere il sopravvento a mia moglie nei miei riguardi. Ma mia moglie scambiò allora questo mio affetto, direi soltanto fraterno, per amore dei sensi; e, del resto, alla sua età non solo lei ma qualsiasi donna l’avrebbe scambiato; e quando poi, dopo un certo tempo, io alquanto seccato di questo suo abbaglio feci comprendere che non [...]
[...]uo abbaglio feci comprendere che non ne volevo sapere di niente e che non avevo intenzione di sposare, lei rimase male e per poco non fece una malattia, tanto vero che un giorno fummo costretti insieme a mio cognato di portarla a M... dal dott. Nino D’Ascola perché la visitasse attentamente per stabilire di che cosa si trattava. Il dott. D’Ascola non trovò niente di straordinario e così tutti ci pacificammo. Seppi in seguito che per il fatto che la Iva veniva da noi, ci furono in quel tempo, fra l’Aurora e la madre delle scenate, guerre, ingiurie scambievoli ecc. ecc. E dichiaro, fin da questo momento, che se io sono stato costretto fin qui a mettere in chiaro alcuni fatti poco piacevoli riguardanti le donne della famiglia Armoni, come del resto sarò costretto ancora nel seguito di questa esposizione, non l’ho fatto, né lo farò, per mia giustificazione, perché io ormai non ho nulla più da sperare dalla vita, ma l’ho fatto e lo farò perché mio cognato Giacomo impari a conoscere, e sempre che Iddio, o presto o tardi, gli voglia togliere dagli[...]
[...] col quale feci
il contratto e gli pagai pel momento il fitto e poiché il locale era molto grande fu stabilito di dividerlo a metà mediante un tramezzo e così provvisoriamente la metà anteriore fu adattata a magazzino e la metà posteriore per dormire mio cognato e mia sorella considerato che andare e venire da me non era possibile perché abbastanza lontano ed anche perché ormai ognuno di noi voleva rendersi libero per i fatti suoi.
Intanto la Iva aveva smesso anche lei di venire a casa mia, però
io avevo continuato lo stesso ad andare da loro, ma ora sia la madre che il resto della famiglia, benché si sforzassero di accogliermi come prima, pur si capiva benissimo che lo facevano per necessità e perché sapevano che ancora senza di me sarebbero morti di fame. La madre in ispecie si vedeva così chiaro che schizzava veleno da tutti i poriSAVERIO MONTALTO
della pelle che solo chi non avesse voluto per partito preso non avrebbe intuito la feroce malvagità contenuta e son certo che se lei avesse potuto mi avrebbe senza pietà e miseric[...]