Brano: [...]ffermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all’attività del Croce. Anche se poi, spesso, molto più che di Croce, dovrebbe farsi il nome del De Sanctis o del Labriola, o perfino, in sede di critica letteraria, di Renato Serra, che crociano senza
1 La Critica, XXII, 1924 (20 maggio), p. 191 : « non è detto... che la eventuale pioggia di pugni non sia, in certi casi, utilmente e opportunamente somministrata»; Pagine sparse, voi. II, Napoli 1943, p. 37179 (dal Giornale d’Italia, 27 ottobre 1923; Corriere italiano, 1 febbraio 1924; Giornale d’italia luglio 1924). Nell’ultima intervista (luglio ’24), p. 377, si legge: «esso [fascismo] non poteva e non doveva esser altro, a mio parere, che un ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime liberale, nel quadro di uno stato più forte... Poteva ben soddisfarsi della non piccola gloria di [...]
[...], più comprensiva, superiore, che si pone come sola 44 vita ”, come sola “realtà ” in confronto del passato morto e duro a morire nello stesso tempo. La filosofia della prassi è la concezione storicistica della realtà, che si è liberata da ogni residuo di trascendenza e di teologia anche nella loro ultima incarnazione speculativa; lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologicospeculativa ».
3 L., p. 41.
4 Quaderni della Critica, 10, 1948, pp. 789.402
Le relazioni
Non diverso discorso dovrà farsi, del resto, a proposito delle altre opere del Gramsci: le lettere, e, innanzitutto, gli articoli del periodo anteriore all’arresto. Di essi è noto i1 giudizio che l’autore dette nel settembre del 1931 : pagine « scritte alla giornata » e, come tali, destinate a « morire dopo la giornata » 1. In realtà, di nuovo, la forma espressiva è solidale con un modo d’intendere la funzione dello scritto, anzi del pensiero, della riflessione; e, se si vuole usare il termine grave, della filosofia. In una delle sue osservazioni più[...]
[...]siero di Gramsci, che a me non compete: sarebbe necessario infatti seguire il maturare della sua riflessione attraverso la lotta politica, che lo portò a leggere, o a rileggere con occhi resi diversi da eventi decisivi, le pagine medesime di Marx3. Ma in tale prospettiva, e nel modo d’intendere il filosofo
1 L., p. 137 (sulla «frammentarietà», pref. a M. S., pp. XIXXX).
2 M. S., pp. 2334.
3 Sono da rileggere gli articoli del ’18, quali «La critica critica» (Il grido del popolo, 12 gennaio 1918): «la nuova generazione pare voglia ritornare alla genuina dottrina di Marx, per la quale l’uomo e la realtà, lo strumento di lavoro e la volontà non sono dissaldati, ma si identificano nell’io storico. Credono pertanto che i canoni del materialismo storico valgano solo post jactum,Eugenio Garin
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« individuale », andrà ricollocata tutta la sua impostazione delle vicende degli intellettuali italiani : tutta la sua storia della filosofia, della cultura; anzi, a un certo punto, tutta la storia italiana cercata nel concreto degli individui [...]
[...]tosto che letture già fatte. Certo,,
acuto com’era, Gramsci si rese ben conto che anche in posizioni legate al « positivismo » non mancavano temi fecondi (basterebbero i richiami a Vailati, l’accenno alla teoria della « previsione » in Limentani ecc.). Ma la sua battaglia era altrove.
1 O. N., pp. 78.406
Le relazioni
«protesta del divenire storico contro ogni irrigidimento e ogni impaludamento del dinamismo sociale ». E prosegue : « la critica marxista alla economia liberale è la critica al concetto di perpetuità degli istituti umani economici e politici; è la ridiuzione a storicità e contingenza di ogni fatto, è una lezione di realismo agli astrattisti pseudoscienziati».
Non è facile staccarsi da questi testi gramsciani, cosi limpidi e precisi, sul processo storico come effettiva conquista di libertà, contro ogni mistificazione del socialismo, contro ogni esperantismo pseudomarxista che non tenga conto della vita reale di un popolo1. Tutti gli articoli del 19 andrebbero sottolineati con quelle loro dichiarazioni nettissime: « l’esperienza liberale non è vana, e non può es[...]
[...]pi, e soldati. Non è difficile « schedare » il materiale dei Quaderni gramsciani lungo queste linee, e ordinarlo per argomenti ad esse riconducibili. D’altra parte questa « storia » doveva sempre legarsi criticamente alle « altre storie » : a quelle più valide per intima solidità, esprimenti efficacemente forze e temi di rilievo; cosi come a quelle dominanti e trionfanti sul piano politico italiano. Uno dei segni del carattere non velleitario della critica gramsciana dei Quaderni sta proprio nel suo rapporto costante con Croce da un lato, e con le più vistose e rilevanti manifestazioni delle correnti cattoliche e idealistiche dall’altro.
Il fatto che cosi spesso l’opera di Gramsci si faccia dialogo serrato con Croce, il fatto che le impostazioni discusse, elaborate o respinte si leghino alla situazione culturale creata dal Croce, è segno di forza e di attualità di un pensiero che non lavorava alteri saeculo, ma per questo secolo. L’altro secolo che poi giudica, che indica limiti e ingiusti giudizi, probabilmente non sarebbe mai nato cosi acu[...]
[...]visioni, e
1 M. S., pp. 75 sgg., 25, 21 sgg. (per la distinzione forze materialiideologie, contenutoforma, distinzione «meramente didascalica», cfr. M. S., p. 49).412
Le relazioni
tener distinte cose distinte, e rendersi ragione di pur sempre validi temi polemici (e andare magari a rileggersi il Marx di Loria, del 1902) 1, è certo che Gramsci risenti di tutto quel moto culturale che caratterizzò i primi due decenni del secolo, e in cui la Critica ebbe tanta parte. Cosi come, viceversa, negli accenni all’importanza dei « modernisti » italiani, a guardar da vicino, ce da chiedersi quanto pesasse — questa volta — la polemica antigentiliana. Né, per fare un altro esempio, par sostenibile il peso specifico attribuito una volta al movimento vociano, rilevante soprattutto come espressione paradigmatica di una singolare confusione di idee. Il discorso potrebbe continuare, ma per esser davvero utile dovrebbe estendersi — e questo non è possibile qui ora — a tutta la rete, fittissima, di rapporti e dibattiti che travagliarono la cultura italian[...]
[...]perde l’anima » ; alla volontà generale si sacrifica tutto 2. Tragica nel momento deH’autoritàprineipato : armonica in quello del consensorepubblica, la situazione umana, la natura umana è sempre un movimento storicamente concreto : « non esiste un’astratta “ natura umana ”, fissa e immutabile (concetto che deriva dal pensiero religioso e dalla trascendenza);... la natura umana è... un fatto storico accertabile... coi metodi della filologia e della critica... ». Che son parole che andranno messe a confronto con le altre su Kant : « la formula kantiana, analizzata realisticamente, non supera [un] qualsiasi ambiente dato, con tutte le sue superstizioni morali e i suoi costumi barbarici; è statica, è una vuota forma che può essere riempita da qualsiasi contenuto storico attuale e anacronistico (con le sue contraddizioni...). La formula kantiana, sembra superiore perché gli intellettuali la riempiono del loro particolare modo di vivere e di operare... » 3. Nella « staticità » formale kantiana, opposta al non velleitario dover essere di Machiavelli,[...]
[...]Labriola e nella revisione deU’hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabile : un « sistema » della « filosofia dello spirito », una « natura umana » assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l’atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l’ultimo « aroma speculativo » svanirà : nella critica alla doppia mistificazione del marxismo — sia in direzione idealistica che materialistica — e nella elaborazione di una originale « concezione del mondo » si consoliderà nitidissimo un integrale umanismo storico: uomini veri, reali, che vivono convivendo in reali rapporti: mobili, in un processo condizionato insieme e libero.
Limpido e preciso qui Gramsci è veramente nostro 1, ossia di quanti credono nel compito critico di una cultura volta a liberare gli uomini in terra, per costruire una città giusta; per la sua moralità impietosa; per la sua ironica lucidità; per il suo atteggiamento di[...]
[...]ucidità; per il suo atteggiamento di lotta in un tempo di lotta. Della sua « zuffa » continua con Croce, come dellessersi consapevolmente calato tutto nella tradizione culturale italiana più viva, non c’è persona seria che possa dubitare. E a caratterizzare la sua distanza da posizioni a cui pure, in origine, era stato vicino, nulla giova quanto la sua ripetuta osservazione sul carattere delle due celebri « storie d’Eu
1 Cfr. CROCE, Quaderni della Critica, 8, 1947, p. 86.418
Le relazioni
ropa e d’Italia » : Croce non è storico dei momenti rivoluzionari; Croce è storico degli istituti e delle « forme » da conservare, non delle libertà reali da conquistare. La storia eticopolitica potrà anche esser riassunta nel momento del consenso: nella crudeltà della lotta, quando si chiede piuttosto il giustiziere che il giustificatore, quando essere ingiusti è necessario, e bisogna dannarsi e non salvarsi, l’olimpica serenità gocthiana è piuttosto irritante che consolante. Gramsci — l’aveva già notato Gobetti (che per questo gli fu vicino) — è invec[...]