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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Jugoslavia è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 153Analitici , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Paolo Alatri, Il Governo Nitti e la questione adriatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]o sacrificare eventualmente qualcosa alla celerità
(*) Il presente articolo riproduce alcune pagine conclusive di un ampio lavoro dallo stesso titolo di prossima pubblicazione presso l'editore Feltrinelli.
(1) FRANCESCO SAVERIO NITTI, Rivelazioni. Dramatis personae, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1948, pp. 34041.
(2) Non pare perciò fondata l'affermazione di F. S. NIrri (ibid., p. 343): « Al trattato di Rapallo segui l'accordo con la Jugoslavia: nulla era stato ottenuto che io non avessi ottenuto; anzi la situazione era stata di molto peggiorata D. Più aderente al vero RENÉ ALBRECHTCARRIÉ, Italy at Me Peace Conference, New York, Columbia University Press, 1938, p. 289, che scrive: « C'è ogni ragione di ritenere che la lunga disputa [italojugoslava] sarebbe stata portata a conclusione a Pallanza, e che, se così fosse stato, gli jugoslavi si sarebbero asicurate condizioni migliori di quelle che avrebbero ottenute di lì a qualche mese in condizioni che, sotto qualche aspetto, poterono sembrare meno favorevoli ad essi s.
IL GOVERNO NIT[...]

[...] p. 289, che scrive: « C'è ogni ragione di ritenere che la lunga disputa [italojugoslava] sarebbe stata portata a conclusione a Pallanza, e che, se così fosse stato, gli jugoslavi si sarebbero asicurate condizioni migliori di quelle che avrebbero ottenute di lì a qualche mese in condizioni che, sotto qualche aspetto, poterono sembrare meno favorevoli ad essi s.
IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA 161
della conclusione dell'accordo con la Jugoslavia per essere in grado di dare rapida attuazione al programma di smobilitazione militare, politica e psicologica del Paese, in vista di una politica di riduzione delle spese, di concentrazione interna, di ricostruzione economica, mentre Giolitti, tornato al potere con l'appoggio di una maggioranza assai più vasta di quella che appoggiava il Governo Nitti, poteva permettersi di temporeggiare; e dall'altra parte che Giolitti poté trattare in condizioni più favorevoli, per alcune congiunture internazionali determinatesi nel frattempo: infatti la posizione della Jugoslavia fu gravemente indebolita, [...]

[...]l Paese, in vista di una politica di riduzione delle spese, di concentrazione interna, di ricostruzione economica, mentre Giolitti, tornato al potere con l'appoggio di una maggioranza assai più vasta di quella che appoggiava il Governo Nitti, poteva permettersi di temporeggiare; e dall'altra parte che Giolitti poté trattare in condizioni più favorevoli, per alcune congiunture internazionali determinatesi nel frattempo: infatti la posizione della Jugoslavia fu gravemente indebolita, tra il giugno e il novembre 1920, sia dall'esito del plebiscito di Klagenfurt (3), sia dal definitivo tramonto di Wilson, che aveva costituito, per tutto il tempo in cui Nitti era rimasto al potere, il maggiore appoggio di Belgrado e il più forte ostacolo a una soluzione positiva del problema fiumano; inoltre le intensificate mène francesi nell'Europa balcanica e danubiana, preoccupando la Jugoslavia e facendole intravedere il pericolo di un isolamento, la indussero a maggiore arrendevolezza di fronte all'Italia per chiudere in qualche modo il grave contrasto sul problema adriatico.
Tuttavia, anche tenuto conto di questo mutamento della situazione generale in cui si trovò a trattare Giolitti in confronto di Nitti, non ci sembra di grande importanza discutere se il Trattato di Rapallo fu più sfavorevole all'Italia dell'accordo che il precedente Governo avrebbe potuto firmare. Piuttosto, va messo in rilievo che, nell'affrontare il problema adriatico, Giolitti non soltanto poté avvalersi de[...]

[...]n Remo, e da quel momento s'intensificano anche le mène di Barrère contro il Governo Nitti che arriverà a chiedere, senza peraltro ottenerlo, il richiamo dell'ambasciatore francese a Roma. Su questa base avviene il riavvicinamento sempre più stretto tra la politica inglese e quella italiana.
Contrari sempre a una soluzione della questione adriatica che, con il riconoscimento dell'italianità di Fiume, sembrava ledere e sopraffare i diritti della Jugoslavia, gli Stati Uniti. Si possono mettere in rilievo — e lo abbiamo fatto altrove — le ragioni non spregevoli dell'atteggiamento americano. Rimane da notare, tuttavia, che nella querela Wilson portò uno spirito d'intransigenza e una rigidezza dogmatica che apparvero dannosi anche a Lloyd George e a Clemenceau (6) e che più di una volta, prima ancora delle trattative dirette tra Roma e Belgrado, impedirono il raggiungimento di una soluzione obiettivamente non peggiore di quella assai più faticosamente trovata soltanto nel novembre 1920 a Rapallo. In sostanza, quindi, la difesa della nazione più deb[...]

[...]puntarono sull'eversione degli ordinamenti parlamentari, doveva essere la « marcia su Roma ». Le destre nazionaliste hanno un bisogno organico di « questioni nazionali » su cui montare le agitazioni: sia per giustificare il programma di riarmo e di potenziamento delle forze armate, sia per avere una leva mediante la quale tentare, al momento opportuno, di sollevare l'insurrezione contro il governo parlamentare. Ciò in Italia come in Francia o in Jugoslavia. Infatti, se il conflitto per Fiume, in gran parte artificiosamente gonfiato dopo la guerra, costituì la bandiera dei nazionalisti italiani, non è da credere che le stesse resistenze ad un'equa e moderata soluzione del conflitto non vi fossero da parte del nazionalismo jugoslavo, altrettanto cieco e irresponsabile di quello italiano. Dati i termini del problema fiumano, e più in generale di quello adriatico, data cioè l'intricata struttura etnica dei territori in contestazione, la questione di Fiume era in qualche modo ideale per potercisi ac
quest'ultimo: cfr. l'appunto bissolatiano del 24 [...]

[...]oprio per studiare direttamente la situazione; e dalla collaborazione tra Nitti e Badoglio nacque e si sviluppò la linea di condotta intesa a svuotare e isolare il movimento dannunziano. Questa linea produsse i suoi effetti, dapprima sdrammatizzando tutta la situazione e riportando alle sue proporzioni il movimento dannunziano che in un primo momento sembrò diffondersi come un'epidemia, poi rendendo possibile la stipulazione di un accordo con la Jugoslavia e la conseguente forzata uscita dei « legionari » da Fiume; giacché non vi é dubbio che su questo terreno Giolitti poté valersi dell'eredità lasciatagli da Nitti.
La linea di condotta stabilita per Fiume da Nitti in collaborazione con Badoglio ebbe anche un altro effetto importante: quello
di mostrare, attraverso le vicende fiumane del dicembre 1919, che
a soli tre mesi dalla « marcia di Ronchi » D'Annunzio aveva perduto il controllo della cittadinanza, di cui non poteva più essere considerato l'esponente rappresentativo. Almeno a partire dallo sconfes
sato plebiscito del 18 dicembre, il [...]



da [Gli interventi] Boris Ziherl in Studi gramsciani

Brano: Boris Ziherl

Mi si permetta di esprimere la mia riconoscenza all'Istituto Gramsci per averci data la passibilità di intervenire ai lavori del Convegno dedicato alla attività pratica e teorica del grande rivoluzionario e pensatore italiano Antonio Gramsci.

In Jugoslavia il nome di Gramsci è largamente conosciuto e non solo per l’attività da lui svolta negli anni tra il 1918’21, non solo per la sua opposizione al fascismo ohe contro di lui si accani nel modo più barbaro. Il nome di Gramsci è conosciuto nel nostro Paese attraverso la traduzione in serbo e in sloveno delle lèttere che egli venne scrivendo dal carcere, e per gli studi che sulla sua figura vengono condotti. Le Lettere dal carcere di Gramsci hanno profondamente commosso l’opinione pubblica jugoslava e sono state largamente diffuse non solo tra i comunisti. È significativo che la personalità di Gra[...]

[...]ccani nel modo più barbaro. Il nome di Gramsci è conosciuto nel nostro Paese attraverso la traduzione in serbo e in sloveno delle lèttere che egli venne scrivendo dal carcere, e per gli studi che sulla sua figura vengono condotti. Le Lettere dal carcere di Gramsci hanno profondamente commosso l’opinione pubblica jugoslava e sono state largamente diffuse non solo tra i comunisti. È significativo che la personalità di Gramsci è stata presentata in Jugoslavia attraverso una prefazione scritta per l’edizione slovena delle Lettere da Ivan Reggent, un vecchio rivoluzionario ben noto tra i comunisti italiani e jugoslavi. È con vivo rammarico che dobbiamo riconoscere che in Jugoslavia sono state pubblicate fino ad ora solo le Lettere di Gramsci ma già si è al lavoro per la traduzione degli altri suoi scritti.

Non sfugge a noi il profondo legame che unisce Gramsci alla vita del suo paese; non si può essere un dirigente rivoluzionario del movimento operaio se questo legame non è profondo. Solo questo legame, per esprimerci con parole di Lenin, può fare di un individuo un dirigente autorevole. In Gramsci questo legame si manifestò nella capacità di interpretare e di assimilare creativamente, alla luce del marxismo, la storia578

Gli interventi

italiana, i suoi sommov[...]

[...]me l’erede legittima delle migliori e più deviate 'tradizioni della storia italiana.

Questo Convegno attesta altresì che uno dei metodi più efficaci per la conoscenza reciproca tra il movimento operaio dei diversi paesi, le loro idee, le loro 'esperienze, le loro tradizioni rivoluzionare, è quello di studiare a fondo la loro storia politica e ideale. A maggior ragione ciò è vero per il movimento operaio di due paesi vicini quali l’Italia e la Jugoslavia, i quali hanno interessi tanto comuni, nella lotta per il progresso e la prosperità dei loro popoli. Siamo certi che questo Convegno contribuirà a rafforzare i già solidi legami di amicizia tra i movimenti operai dell’Italia e della Jugoslavia.



da Alberto Caracciolo, A proposito di controllo e democrazia operaia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]minati errori, anche seri, di squilibrio, di spreco e sacrificio registrati nelle condizioni di accentrata pianificazione polacca e ungherese, sovietica e jugoslava, hanno ancor più richiamato negli ultimi anni l'attenzione sulle maniere in cui controllare la funzionalità del K piano » elaborato centralmente, allorché manchino i tradizionali contrappesi della domanda e dell'offerta. E da una critica a questi errori, precisamente, si è partiti in Jugoslavia per combinare il piano con le richieste periferiche degli organi di autogestione; in Unione Sovietica nell'estendere a consultazioni decentrate la determinazione dei piani pluriennali; in Cecoslovacchia, in Polonia, in Cina, più o meno timidamente resuscitano istituti di fabbrica o assemblee di produzione. Sul terreno più propriamente scientifico, a contrastare le tendenze per le quali il piano consentirebbe di superare arbitrariamente le leggi economiche, si è passati anzi a rivalutare, in questi stessi paesi, elementi della legge del valore regolatrice delle economie mercantili.
È questa n[...]

[...]iù sociale com'è quello generato dall'industrialismo contemporaneo, è soggetta a degenarazioni qualora non venga accompagnata da un sistema di controlli democratici. In campo marxista, la polemica condotta dai trotskisti contro il cosidetto K centralismo burocratico », contro il « capitalismo di Stato », contra i regimi di apparato, aveva mostrato da qualche decennio una certa sensibilità a questo ordine di problemi. Un paese importante, come la Jugoslavia, ha successivamen
A PROPOSITO DI CONTROLLO E DEMOCRAZIA OPERAIA 83
te sviluppato sul proprio corpo una critica dello stesso genere, rivoluzionando il sistema di pianificazione, i poteri di gestione diretta, i modi di intervento politico della classe operaia. Le più recenti riforme in Unione Sovietica dimostrano se non altro che anche i successi di edificazione economica li registrati durante quarant'anni non eliminano un problema di metodo di pianificazione, di controlli, e in ultimaanalisi_di .democrazia economica e politica. Al quale a loro modo non sono neppure estranei, per altro verso,[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Valdo Magnani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: VALDO MAGNANI
1. Nel secondo dopoguerra, malgrado l'immenso e legittimo prestigio dell'Unione Sovietica per il suo decisivo concorso alla vittoria, le conseguenze funeste dei metodi di Stalin apparivano sempre più gravi. La rottura della solidarietà pur viva durante la guerra — tra comunismo sovietico e socialismo occidentale, il conflitto con la Jugoslavia rivoluzionaria, la necessità di ripetuti processi terroristici nei paesi di democrazia popolare, la guerra di Corea e il conseguente riarmo dell'Occidènte sotto il . comando americano, questi ed altri fatti, come l'arretratezza di alcuni settori tecnici e culturali sovietici, erano sintomi allarmanti di una situazione che poteva volgere al peggio. Gli attuali dirigenti del PCUS, dopo la morte di Stalin, in ragione della loro ormai scoperta e diretta responsabilità, hanno presa più viva coscienza della necessità di rivedere impostazioni ormai superate e dannose. Non si sono infatti limitati a [...]

[...] in termini non fatalistici ma tali da contenere l'indicazione di una lotta positiva da condurre, il prevalere di tesi erronee in alcuni settori, ivi compresa la politica estera. (Ad esempio la tesi tipicamente cominformista, che identificava, dopo la seconda guerra mondiale, la vittoria del socialismo nel mondo con l'estensione del potere statale e militare sovietico. Come é noto questa concezione staliniana sta all'origine del conflitto con la Jugoslavia socialista). Nel passaggio dal comunismo di guerra alla NEP, alle forme di centralizzazione burocratica esasperata, alla ricerca, ora intrapresa, di forme decentrate con accentuazione delle autonomie vi è l'indicazione di una problematica nuova, la problematica di una società socialista in quelle particolari condizioni.
In secondo luogo occorre vedere le forme particolari, russe, in cui si è espresso il tentativo di conciliare i principi — tenuti costantemente fermi nell'adorazione dei testi — con la realtà con cui. si aveva a che fare. Il lavoro bizantino di forzare l'interpretazione dei te[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]mperlo, alla peggio é meglio sbagliare insieme disciplinatamente, che creare una soluzione di continuità) e agiva sulla base con provvedimenti disciplinari e sui responsabili alti con l'allontanamento o l'epurazione. Tanto più se un alto responsabile si faceva in qualche modo rappresentante della protesta di base e proponeva una modifica sostanziale, che avrebbe dovuto comportare una revisione generale della « linea unitaria » stabilita (il caso Jugoslavia vale per tutti). L'efficienza generale era considerata superiore ed assorbente le eventuali, anche motivate, inefficienze particolari. L'esattezza della visione totale e del suo indirizzo avrebbe di fatto compensato gli errori parziali. Tuttavia, quando gli errori considerati parziali o secondari assumevano proporzioni non superabili con la pressione, si arrivava a riconoscere, ma solo attraverso ]'estremo vertice, che la linea generale era errata e occorreva cambiarla (cosa che si fece più volte). In breve, si riteneva che lo strumento della osservazione e della denuncia democratica non foss[...]

[...]» (« La politica estera della Russia sovietica » Vallecchi, vol. II, pag. 774, 1955). Certo che occorre veder chiaro e senza timori nell'atteggiamento preso dall'URSS verso il partito comunista cinese nel 192527, verso i partiti comunisti francese e spagnolo nel 193639, verso la Germania nel 193941, ed il duplice rapporto tenuto nel primo dopoguerra verso gli « Alleati » da una parte e verso le attuali democrazie popolari, la Grecia, la Cina, la Jugoslavia, ecc., dall'altra. La politica estera staliniana del primo dopoguerra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a[...]



da Ercoli [Palmiro Togliatti], Classe operaia e partecipazione al governo in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]istico, sia, come in Spagna o in Francia, schierandosi dalla parte di un invasore straniero al quale le univa, contro la nazione, una solidarietà reazionaria criminosa. Mussolini, come sempre, ha voluto avere anche in questo campo un primato. Prima ha gettato l' Italia nell'abisso, e poi l'ha vilmente tradita, mettendosi al servizio diretto dei suoi aggressori.
II fatto che non soltanto nelle regioni occupate del nostro paese, ma in Francia, in Jugoslavia e negli altri paesi invasi e soggiogati da Hitler, sono i lavoratori, gli operai, e in prima linea gli operai d'avanguardia, che combattono in prima fila per la difesa della nazione e per la sua libertà, ha dunque un profondo valore politico e storico, che darà
4 LA RINASCITA
una nuova impronta alla vita dell' Europa di domani. E inevitabile che là dove le caste reazionarie fasciste o semifasciste hanno abbandonato e tradito quelle posizioni nazionali che i gruppi dirigenti di borghesia progressiva tennero nel passato, ivi la classe operaia tenda a mettersi a capo di tutte le forze del popo[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Carlo Cassola in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]coraggio e prontezza a liquidare il sistema dello Statoguida e del Partitoguida, cioè a liquidare l'aspetto più caratteristico dello stalinismo nel campo dei rapporti tra l'Urss e i paesi e i partiti comunisti.
Anche la politica estera staliniana nei confronti dei paesi capitalistici, pur essendo improntata a un sincero desiderio di pace, si era dimostrata troppo rigida. Atti come il blocco di Berlino o come le rappresaglie economiche contro la Jugoslavia non potevano non contribuire all'aggravamento della tensione internazionale. Anche qui, si rendeva necessario un buon colpo di timone. Anche qui, bisognava farla finita con lo stalinismo.
Risposta alla Seconda e all'Ottava domanda — Lego insieme le risposte alla Seconda e all'Ottava domanda, anzi comincerò proprio a rispondere a quest'ultima. Non vi è dubbio che la condanna e la liquidazione dello stalinismo siano avvenute in gran parte con metodi staliniani. Basta pensare all'incriminazione di Beria, accusato di essere un agente del capitalismo fin dal 1919 ecc. Basta porre mente al fatto c[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Jugoslavia, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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