Brano: [...], cioè artisticamente rivissuto. Lalla Romano è un personaggio che vive con gli altri personaggi e ne condivide il destino, ne ricerca le dissonanze, ne suggerisce, o ne dice, le affinità. Borlenghi molto acutamente, a proposito della presenza della scrittrice nella Penombra, ha parlato di « una propria storia in minore, nel cerchio delle memorie ».
C'è sempre una dialettica intensa — un dramma — in questo rapporto tra personaggio e personaggi (il punto estremo sono Le parole tra noi leggère), spesso doloroso fino allo spasimo perché la memoria (autentica) non vuole patire inganni. In questo senso, l'opera della Romano è memoriale e non autobiografica: una differenza, che ha la sua ragion d'essere e che è
stata polemicamente ribadita piú volte dalla scrittrice nelle interviste, con taglio perfino troppo netto:
È vero che un romanzo, in quanto tale, brucia e ricrea ogni dato, ogni fatto — reale o immaginario — cosí che i fatti stessi costituiscono appunto un materiale; ora, questi dati si possono sempre far risalire all'esperienza piú o men[...]
[...]a alla pari, si offre alla rappresentazione senza reticenze, con un anticonformismo che è anche esibizione perché cosí vuole l'età. Il progetto ventilato in un'intervista, rilasciata al quotidiano « La Repubblica » (1 agosto 1976), di scrivere Una giovinezza « come se fosse la vicenda di un'altra persona », è ancora una volta abbandonato, come già era accaduto per la Penombra che una prima volta in terza persona era stato effettivamente scritto. Il punto di vista è quello di un « io » che s'accampa e non ammette trasgressioni.
Il rapporto di questo « io » con la storia è parziale ma concreto, s'incarna nei personaggi che rimemora e ricrea. Cosí quando la scrittrice sostiene: « Per me il fascismo era un adolescente dalle mani fredde » (Una giovinezza cit., p. 36), non adopera una semplice metafora. Tutto è storico in questo romanzo, ha dichiarato la scrittrice in un'intervista, « nel senso che i personaggi sono tutti veri, con il loro nome e cognome. Venturi è Venturi, Casorati è Casorati. E il fascismo è il fascismo. Ma insieme si può dire c[...]
[...]e 1953; G. Contini, « Letteratura », XII, 1953; F. Sanvitale, « Giornale del Mattino », 27 gennaio 1954; G. De Robertis, « Il Nuovo Corriere », 18 marzo
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LALLA ROMANO 685
1954; L. Baldacci, « Il Giornale del Mattino », 11 gennaio 1958; G. Bartolucci, « Avanti! », 11 gennaio 1958; G. Manacorda, « Il Contemporaneo », 11 gennaio 1958; P. Milano, « L'Espresso », 12 gennaio 1958; A. Paoluzi, « Sicilia del Popolo », 24 gennaio 1958; E. Croce, « Il Punto », 1 febbraio 1958; G. Gramigna, « Settimo Giorno », 13 febbraio 1958; G. Vigorelli, « Rotosei », 21 febbraio 1958; G. C. Ferretti, « L'Unità », 24 febbraio 1958; G. De Robertis, « Tempo », 27 febbraio 1958; G. Pullini, « Comunità », III, 1958; A. Paolini, « Situazione », marzo 1958;
E. Montale, « Corriere della Sera », 20 maggio 1960; P. Dallamano, « Paese Sera », 21 aprile 1961; G. Manacorda, « Il Contemporaneo », aprilemaggio 1961; P. Milano, « L'Espresso », 19 giugno 1961; L. Baldacci, « Letteratura », VIIVIII, 1961; C. Bo, « Corriere della Sera », 21 giugno 1964; F. Antonicelli, « La St[...]