Brano: [...]posito o a sproposito una citazione di Alfieri. Un alfierismo tanto piú interessante da studiare e da capire in quanto né l'uno né l'altro erano letterati, e sono stati invece entrambi prevalentemente scrittori politici. Per Gobetti si potrebbe trovare una ragione della sua passione alfieriana anche nel « piemontesismo », ma per Calosso questa ragione non vale perché proprio in una nota del suo Alfieri canzona gli amici piemontesisti ed equipara il piemontesismo al filisteismo i'. Il motivo fondamentale che spinge i due amici a cercare l'Alfieri è uno solo: l'anelito verso la libertà, tanto piú forte e irresistibile in quanto proprio negli anni dei loro studi alfieriani era soffocato. Se Alfieri sia stato piú filosofo o piú poeta è una vecchia questione, dibattuta tra i suoi commentatori, sin da quando la pose Leopardi. Si potrebbe dire a mo' di conclusione che per Gobetti Alfieri fu piú il filosofo della libertà, per Calosso piú il poeta is. Ma non vorrei che anche questa distinzione, come tutte le distinzioni troppo nette, fosse un po' forzata[...]
[...]oro personaggio Gobetti e Calosso furono attratti dallo stesso amore della libertà, e ne resero con la loro vita un'alta testimonianza cui ben si apporrebbe la citazione di uno dei tanti forti versi che l'odiator di tiranni dedicò alla « bella e terribil dea ».
NORBERTO BOBBIO
16 M. FusINI, Saggi e ricordi, MilanoNapoli, 1971, p. 214.
i~ L'anarchia di Vittorio Alfieri, cit., p. 24. Calosso si riferiva probabilmente all'articolo di N. SAPEGNO, Il Piemonte e le province, in « La rivoluzione liberale », i, n. 35, 30 novembre 1922, p. 131.
18 Su Alfieri poeta della libertà, vedi M. BONI, Sull'Alfieri politico, Modena, Soc. tip. editrice modenese, 1963, e autori ivi citati, p. 33 e ss. Ma vedi anche le osservazioni di A. GAROSCI, La critica di Calosso, in « Comunità », xlil, n. 75, dicembre 1959, pp. 97101. Da ultimo ancora W. BINNI, Settecento maggiore, Milano, Garzanti, 1978, p. 363 e ss.