Brano: Socialista Italiano, Partito
i! risorto partito socialista (che aveva egemonizzato e ridimensionato nel suo seno i fermenti maggiormente innovativi), cioè il P.S.I.U.P. del 194347, essendo in primo luogo la somma e l'incrocio di una pluralità di nuclei operativi e di formazioni stratificate, diverse per ideologia, generazione, esperienza e prospettiva politica, avrebbe potuto resistere nella sua labile unità solo in virtù di un forte dinamismo di lotta, di una capacità di egemonia aH’interno e aH'esterno sufficientemente moderna nelle idee e ben strutturata nelle sue funzioni.
La scissione del 1947
La scissione di Palazzo Barberini (gennaio 1947) capeggiata da Saragat segnò la chiusura di tutta un’epoca e anticipò un nuovo ciclo; ma più immediat[...]
[...]cepresidente; dalla crisi di questa formula dopo il fallimento della riunificazione del P.S.I.P.S.D.I. (196669) all’esperienza dei governi di “solidarietà nazionale”, fino all'approdo di Bettino Craxi, già luogotenente di Nenni nella corrente autonomista, che salirà alla presidenza del Consiglio nel 1983. Ancora alleato del P.C.I. e fortemente radicato a una strategia di cambiamento sociale e di opposizione, dopo la sconfitta del Fronte popolare il P.S.I. venne egemonizzato in un particolare rapporto di vertice (fino al 1954) da Nenni e Morandi, un binomio nel quale il primo rappresentava l'esperienza e il fascino di un agitatore di idee e di formule politiche estroverse, il secondo concentrava una grande intensità etica e intellettuale in un arduo tentativo diretto a forgiare e disciplinare le strutture del partito.
Il pragmatismo di Nenni
Già nel 1947 aveva preso rilievo la confluenza dell'ala “socialista” del Partito d'Azione (v.) dalla quale in prosieguo di tempo sarebbero usciti in posizione eminente Riccardo Lombardi (v.) ed Ern[...]
[...]amento della difficile situazione tattica del P.S.I.. Le prime proposte erano già state avanzate alla sinistra della D.C.. In prospettiva, si trattava già di un mutamento ideologico e sociologico del P.S.I., come contropartita correlativa a una tattica che si definiva via via sul traguardo, non immediato, dell'andata al governo.
Se la D.C. era stata definita da Alcide De Gasperi come « un partito di centro che mar
cia verso sinistra », per il P.S.I. sembrava verificarsi il contrario: un partito di sinistra che marcia verso il centro.
La conversione di rotta si realizzò fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, e comportò, anche nelle nuove posizioni, un ulteriore e notevole indebolimento intorno a un apparato moderno e realmente egemonico.
Dall’opposizione al governo
Su un lungo periodo, dalla revisione del 1956 ai nostri giorni, il problema della tattica e strategia socialista (permanendo un’obiettiva, costante irrequietezza di rapporti con i grandi partiti di massa, la D.C. sulla destra e il P.C.I. su[...]
[...]roblema della tattica e strategia socialista (permanendo un’obiettiva, costante irrequietezza di rapporti con i grandi partiti di massa, la D.C. sulla destra e il P.C.I. sulla sinistra) sembrò risolversi da un lato nella cogestione del potere governativo (pur da posizioni minoritarie) in accordo con le varie forze di centro, dall'altro nella compresenza nei sindacati e negli enti locali in accordo con i comunisti e altre forze di sinistra laica. Il P.S.I. rimase infatti all'opposizione fino alla svolta rappresentata dal luglio 1960 e dalla lotta di popolo contro il governo Tambroni; ma l'ingresso nell’area governativa, il distacco dal P.C.I., quindi da una concezione popolare e classista della politica, costarono al partito una nuova scissione, sulla sinistra: rinacque il P.S.I.U.P. (19641972), nel quale si distinsero Lussu, Tullio Vecchietti, Aldo Valori e Foa, vale a dire ex morandiani ed ex azionisti sotto il patrocinio un po' distaccato di Lelio Basso.
Con la crisi del 196869 diventò evidente che il P.S.I. aveva conseguito assai scarsi risultati nella pratica del centrosinistra e nell'attuazione di un programma di riforme (elaborato e propugnato soprattutto da Riccardo Lombardi). Anche per questo, sebbene emblematicamente il partito avesse portato un settore del movimento di classe alla gestione del potere, l'ampiezza dei suoi consensi elettorali subì il più notevole dei ridimensionamenti.
Fu ancora una volta Nenni a delineare lucidamente questa contraddittoria situazione. Nel l 'Intervista sul socialismo, affermò (1977): « L’essere ad un tempo indebolito e determinante espone il P.S.I. a[...]
[...]ugnato soprattutto da Riccardo Lombardi). Anche per questo, sebbene emblematicamente il partito avesse portato un settore del movimento di classe alla gestione del potere, l'ampiezza dei suoi consensi elettorali subì il più notevole dei ridimensionamenti.
Fu ancora una volta Nenni a delineare lucidamente questa contraddittoria situazione. Nel l 'Intervista sul socialismo, affermò (1977): « L’essere ad un tempo indebolito e determinante espone il P.S.I. a tutte le seduzioni e a tutte le tentazioni, col rischio di diventare il partito degli “assessori” (secondo l’espressione che adoperai parlando al XL Congresso sulla questione delle giunte)
o il partito dei ministri. Cioè la condizione più difficile che si possa immaginare e che richiederà, per essere affrontata, una forza morale di cui sovente nella nostra storia I socialisti hanno dato prova ».
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